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virgin

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  1. Il fatto di usare due pesi e due misure è sempre stato contestato dal sottoscritto, ma con ciò non voglio dire che si debba sparare su Gianluigi Bonelli come alcuni fanno, solitamente, con gli sceneggiatori più recenti. Anzi, sotto questo profilo non posso rimproverarmi nulla: ho messo sovente Nizzi e Boselli sullo stesso piano di GLB, ed ho ammesso più volte di apprezzare più il Nizzi del quarto centinaio del GLB del secondo . D'altronde, però, non vedo nemmeno il problema che Don Fabio ha sollevato a proposito di borden: che egli abbia un'altissima considerazione di se stesso mi sembra innegabile, ma le magagne hanno cominciato a saltare fuori proprio quando il suo stile ha perso quelle caratteristiche che lo rendevano unico e straordinario. Non so cosa sia cambiato, n° quali siano le motivazioni (forse lo scoprir? andando a intervistare Boselli a fine mese, forse non lo scoprir? mai... mica sono Mike Hammer), ma nella produzione di borden mi sembra di trovare un discrimen abbastanza netto, vale a dire quel lungo periodo di assenza trascorso fra "A sud del Rio Grande" e "I lupi rossi". Escludendo quest'ultima, Boselli non ha più scritto storie memorabili. Non sono mancati episodi più felici di altri, come "Colorado Belle", "Omicidio in Bourbon Street" e la recente e bellissima "La mano del morto", ma chi di noi, leggendo ammirato le storie di Boselli nella seconda metà degli anni novanta, l'avrebbe mai creduto capace di scrivere storie tediose e senz'anima come "Morte nella nebbia", "Buffalo soldiers", "Missouri", "Patagonia" e "I ribelli di Cuba"? Che notate, non sono soltanto brutte, ma sono soprattutto molto lontane dal suo stile di un tempo. Ora, io direi che se qualcosa ha penalizzato Boselli, non è stato certamente il narcisismo, ma piuttosto... vai a sapere, il superlavoro, l'avvilupparsi su se stesso, oppure faccende personali nelle quali per rispetto non abbiamo alcun diritto di ficcare il naso. Fatto sta, però, che nelle sue storie pubblicate su "Dampyr" tale calo non mi sembra ci sia stato, perciò mi chiedo quanto la questione sia dovuta ad un problema di Boselli soltanto o ad un problema fra egli e Tex. I medesimi problemi sono stati sofferti da GLB dopo il numero 200, che riusciva a dare alle storie un sapore simile, ma non la medesima epicit?, e da Nizzi dopo il numero 400. Questo per dire che, per me, gli autori texiani sono tutti sullo stesso piano, indipendentemente dal nome. A me piace Tex, indipendentemente da chi lo scriva, e gli episodi meno esaltanti possono essere offerti da chiunque. Mi sono annoiato leggendo GLB, mi sono cascate le braccia leggendo Nizzi e mi sono addormentato leggendo Boselli... ma ciò non vuol dire che tali sensazioni mi vengano trasmesso esclusivamente da uno solo. Certo che, essendo Bonelli il creatore, si è portati ad essere più indulgenti. Il che secondo me è giusto... ma spesso mi capita di leggere critiche ognitempo celebrative quando sarebbe più salutare ammettere che anche Bonelli inciampava. Vedere le ultime due recensioni storiche pubblicate da UBC: "Il ritorno di Montales" credo sia, oggettivamente, una storia ORRENDA, così come "I due rivali". Eppure siamo qui a distribuire voti che vanno dall'ottimo all'eccellente. Analizzando questi ultimi due casi, sono ottimista per il futuro: certo, Bonelli ha scritto brutte storie, ma ciò non vuol dire che, successivamente a "Il ritorno di Montales", sia riuscito a sfornare capolavori (il periodo d'oro, appunto). Dunque, speriamo che Boselli faccia altrettanto. Su Nizzi, secondo me, ad essere prevenuti ormai si fa bene: ma chissà che almeno una delle ultime due storie rimaste non sia quantomeno sufficiente. Se leggessi "Dieci anni dopo 2" sarei contentissimo!
  2. Che vergogna ignominiosa!!! Forse le più belle vignette mai scritte da Nizzi, scempiate in quel modo. Vergogna!!! Chi ha avuto la geniale pensata dovrebbe andare sul sagrato di San Pietro a flagellarsi fino a Natale. Ancora vergogna!!! :
  3. virgin

    [Maxi Tex N. 11] Fort Sahara

    Io ho cominciato a stancarmi di Tex proprio leggendo questa storia, Piero! Mi ci sono voluti tre anni per riprendermi...
  4. virgin

    [598/599] La Prova Del Fuoco

    Oh, assolutamente nulla. Nella sceneggiatura originale, dopo aver ricevuto il cibo, Carson le diceva qualcosa come "Grazie, bella signora", e lei dunque ha un sorriso lusingato. Purtroppo, la frase è stata eliminata in fase di revisione. Infatti, se rileggi la scena ti accorgi che c'è una sorta di vuoto ritmico, dovuto appunto alla battuta soppressa di Carson.
  5. virgin

    [598/599] La Prova Del Fuoco

    Per dire se sono del tutto d'accordo, bisognerebbe che mi ricordassi la storia. Purtroppo, le storie di Boselli degli ultimi tre anni mi escono di mente dopo pochi giorni, e se devo essere sincero de "Le terre maledette" ricordo ben poco, ma non mi era dispiaciuta affatto. Mi sembra che il suo difetto più grave, come le altre storie più recenti di borden, risiedesse soprattutto nell'inverosimile accelerazione finale, come accade solitamente nei suoi texoni e nelle sue doppie. Però, ripeto, per essere più preciso dovrei rileggermi la storia, cosa che non farà a breve, perchè dopo aver terminato "Un buon giorno per morire" di Jim Harrison ho già pianificato la rilettura de "La lunga pista".
  6. Ciao ciao... per allora, se dovessi trovare una pia donna disposta a sopportarmi, potrei già avere dei figli, oppure essere diventato un precario o essere stato investito da una macchina...
  7. virgin

    [598/599] La Prova Del Fuoco

    Be', mi pare abbastanza ovvio che il fantasma sia soltanto un epifenomeno connesso con l'interiorit? mentale di Loman, e che nulla abbia a che fare con l'anima di Michael tornata dall'oltretomba. Se fosse davvero il fantsma di Michael, come potremmo provare pietà per lui, se si mostra così meschino, sebbene dopo la propria morte?Ma lasciatemi un attimo commentare questo episodio grandioso!Ci sono momenti nei quali sono fiero di leggere Tex. Negli ultimi tempi mi accadeva sempre più raramente, per anni interi non mi è mai accaduto. Da quando è iniziato quest'anno di grazia 2010, invece, mi è accaduto tre volte: -la prima con Faraci, che ci ha regalato la divertentissima e dinamica "L'uomo di Baltimora" arricchita da spunti metanarrativi e da una chiusura toccante e umana;-la seconda con Mauro Boselli, che ha riscattato le incertezze degli ultimi tempi con l'entusiasmante "La mano del morto";-la terza (e per il momento ultima) volta con Ruju, grazie a questa indimenticabile avventura. Il che è strano: nutrivo fiducia per Ruju, avendo apprezzato le sue prime due storie sull'almanacco, ma mi aspettavo "soltanto" una buona avventura. E invece, cosa ti tira fuori dal cilindro questo magnifico sardo? Un concentrato puro di emozioni, di sentimenti violenti, senza rinunciare al ritmo e all'azione presenti in quantit? soverchianti. Ma non soltanto: similmente a quanto aveva fatto Manfredi con "La guerra dell'acqua", Ruju si dedica ad un po' di sana archeologia texiana, bruciando Gianfranco alla partenza e tagliando il traguardo prima che il creatore di Magico Vento riesca a staccare le mani da terra. Anzitutto, Ruju sembra quasi giocare con i propri detrattori: in apertura del primo albo ci consegna un Carson bonariamente lamentoso, simpaticamente sbugiardato da Tex, usando senza vergogna gli sterotipi della serie circa bistecche e patatine fritte. Ciò mi ha divertito moltissimo, mi ricordava molto la vignetta pubblicata su Baci e spari, con Carson che diceva: "Tex, possiamo ancora parlare di bistecche senza che qualcuno si arrabbi?"Proseguendo nella storia, Ruju recupera molti elementi tipici della serie: da quanto tempo non si vedeva la riserva indiana? Benissimo, qui è presente come elemento narrativo, non soltanto come casa-base. Da quanto tempo non si vedeva lo stregone Nuvola Rossa? C'è anche quello, alla sua prima apparizione dopo il memorabile siparietto che Nizzi ci aveva regalato facendolo vedere che gioca a poker con Tex ("Peste, è la quarta volta di fila che lo stregone del villaggio mi batte a poker. Cosa mi sta succedendo?"). Inoltre, torna l'elemento bonelliano della riserva arricchita di nuovi comprimari come Dente di volpe e la squaw ingiustamente insultata dal nostro Jack65. Ci sono molti elementi che rendono questa avventura indimenticabile: uno dei tanti è l'arrivo di Carson al villaggio navajo sotto la pioggia, una scena secondaria che dimostra come Ruju curi l'atmosfera. In questa storia nulla è fatto a caso, si procede per scene madri senza un calo di ritmo o di tensione: Ruju stupisce ad ogni curva, pennellando le traiettorie. Qualche difetto c'è: ad esempio, il comportamente dei personaggi nelle sparatorie è sempre incredibilmente suicida, e il comportamento di Michael a Jackal's Creek è di una stupidit? memorabile perfino per un ranger inesperto. Ma che importa se ci viene regalata la sequenza di pag. 44-45° Leggendola, mi sono venuti i brividi. Da quanto tempo una scena non mi emozionava così?Qualcuno si è lamentato di una tendenza all'eroismo e all'esagerazione, nella parte in cui Tex raccoglie Kit ferito, ma si tratta di esagerazione perfettamente glbonelliana. Questo Tex è lo stesso Tex che, in un giorno ventoso, giur? vendetta sulla tomba di Lilyth: non è l'investigatore ironico e sornione di Nizzi, n° il monolite di indifferenza che ci ha regalato Boselli. A Ruju va il merito di avercelo ricordato. Con una storia che, pur essendo molto violenta, si mantiene sempre nei limiti del texiano buongusto, con un Seijas che non esagera nel mostrare sangue e ferite, al punto di mostrare ferite che si rimarginano perfettamente nel giro di poche pagine, come nella prima sparatoria, col ranger amico di Loman che viene colpito al braccio sinistro e poche pagine dopo ha la spalla e la giacca perfettamente ricuciti. Ho notato un certo isporchimento nel suo stile, tanto che alcune vignette sembravano disegnate da un Ortiz insolitamente preciso, ma devo dire che si mantiene sempre nell'eccellenza, regalando un West selvaggio come pochi. VOTO: sono un po' indeciso... una storia ottima o eccellente? Insomma... non leggevo una storia così dai tempi di "Nei territori del Nord Ovest"... ma sè, crepi l'avarizia: un bel 10 suggella perfettamente il significato della fatica di un Ruju in stato di grazia e di un Seijas ottimo gregario. La miglior storia del sesto centinaio, indubbiamente. Il tempo ci dir? se questa storia sarà un capolavoro, ma io sono pronto a scommettere a favore. Non avevo mai visto tante spontanee esclamazioni di giubilo in shoutbox!
  8. virgin

    Tex ? Un Buon Padre?

    Oh, i miei complimenti a West10, che è riuscito a centrare il tema del "fumetto come mondo di carta" in modo molto più efficace di chiunque altro!Poi ci sarebbero montagne di disquisizioni da fare su quanto Zio Paperone sia un buon zio, sulla base di quanto visto nella "Jeunesse de Picsou", ma sarebbe perfino più OT della discussione sui magistrati...
  9. virgin

    [600] I Demoni Del Nord

    No, non sottovaluto Bacchilide, ma non conoscendolo come Pindaro mi baso su quello che credo essere il parere comune. D'altronde anche Orazio quando scelse di imitare la lirica corale greca, prefer? Pindaro a Bacchilide... ma dubito di essere in grado di fornire un mio parere personale con adeguate conoscenze critiche a suffragarlo. Conosco Villon, che apprezzo particolarmente (e non sono il solo, per una volta... De Andr? mi tiene compagnia), mentre Rutebeuf solo di nome. Cosa vuoi, sono solo un pischello...
  10. virgin

    [600] I Demoni Del Nord

    Non ti preoccupare, mi diverte difendere le mie idee. Più sono strampalate e più è divertente. P. S.: scorgo con preoccupazione una qual certa vena sarcastica nelle tue parole. P. S.2: rispetto ad Eschilo preferirei Sofocle, mentre a Bacchilide antepongo Pindaro, ma faccia lei. Preferirei Ipponatte e Archiloco, però. Su Lope de Vega sarei capace di sostenere un'interrogazione, purch? la durata non superi i trenta secondi.
  11. virgin

    Tex ? Un Buon Padre?

    Non credo, Cheyenne: oltre al rischio insito nel fare il criminale (in un mondo senza tutori della legge, ci sarebbero comunque gli amici disposti a trasformarsi in ex-amici trasformandoti al contempo in un cadavere) vuoi mettere a quanti rischi si espone un piedidolciò E se tutto gli va bene, c'è sempre il pericolo di prendersi la gotta per la troppa carne ingurgitata...
  12. virgin

    Tex ? Un Buon Padre?

    La domanda mi sembra divertente o quantomeno interessante, in partenza. Ma poi, diamine, tentare di esprimere giudizi del genere su un fumetto, mi sembra veramente azzardato. Insomma, si tratta di un fumetto, dunque di una finzione retta da regole assurde e assolutamente antirealistiche, nella quale è facile pronunciarsi su questioni più semplici, come la giustezza o meno di una singola azione, ma su fattori più complessi diventa difficile, per non dire impossibile. Io ho un parere molto semplice, al proposito: per essere una macchia d'inchiostro autoreplicante, Tex non se l'? cavata affatto male . In ogni caso, al di l' del far correre rischi o no, mi sembra che Tex sia stato un padre severo, ma non ottuso, dunque complessivamente un buon padre. Ma lasciatemi esprimere la gioia per il fatto che qualcun altro condivida con me il valore del "tengo famiglia"! Gli eroi vanno bene, ma certamente quando si è padri di famiglia non è sempre facile fare i coraggiosi, visto come va il mondo. Sarebbe il punto centrale dell'"Apologia di Vincenzo Monti" che vorrei scrivere... se ne fossi in grado!
  13. virgin

    [600] I Demoni Del Nord

    Da quel poco che vedo, spero si tratti di una storia tutta azione: l'ideale, per borden, per riscattarsi dai passi falsi compiuti negli ultimi due anni con "Missouri", "Patagonia" e "I ribelli di Cuba". Se questa storia non dovesse deludere, complice la buona "La mano del morto" si potrebbe quasi parlare di un borden tornato a livelli dignitosi. haha
  14. virgin

    [511/512] Ritorno A Culver City

    Guarda, Anthony, credo che scatenare reazioni contrastanti sia la caratteristica principale del Nizzi post-500: siamo tutti d'accordo nel ritenerlo un periodo di decadenza, ma ognuno vi rintraccia degli episodi più felici di altri... senza però che si giunga mai ad una visione unitaria. Il che è perfettamente normale, ma su questo periodo di Nizzi accade molto più diffusamente che altrove. D'altronde, si tratta di divergenze che, almeno per quanto mi riguarda, si situano sempre nel campo del comprensibile. Ciò che come te non riusciò mai a concepire, invece, è il fatto che esistano persone in grado di non apprezzare Civitelli...
  15. virgin

    [511/512] Ritorno A Culver City

    Per una volta, non sono troppo d'accordo col pard Paco Ordonez. Oh, intendiamoci, è impossibile detestare completamente questa storia, per il semplice motivo che, successivamente, Nizzi ha prodotto sceneggiature mostruosamente peggiori: se al proprio peggio è arrivato al livello di sembrare un dilettante svogliato, qui per lo meno sembra un professionista svogliato e con la testa altrove. Ciò che stride sono le continue dichiarazioni strafottenti di Tex, che riportano alla mente GLB e il miglior Nizzi, rispetto al suo comportamento: un Tex che sbaglia molto, chiacchiera ancor di più, si lascia infinocchiare troppo facilmente, e anche quando prende in pugno la situazione non riesce mai ad essere credibile. Di riflesso la storia, che si annega in chiacchiere inutili, spiegando, rispiegando e ripetendo il già noto o il banale, quando poi offre scene d'azione risolve tutto affrettatamente. Peccato, perchè qualche buon momento c'è, come le scene che vedono Tex e il figlio rievocare l'infanzia del nostro eroe, che Nizzi richiama con parole accorate e misurate, piccoli dettagli quotidiani capaci di creare un'atmosfera familiare del tutto ignota all'ultimo Boselli (e anche al primo, che tendeva sempre alla spettacolarizzazione del pathos). Complici i disegni di Civitelli, le scene d'azione sono la parte migliore, ma sono troppo poche: la sparatoria al Red Corral è piacevolmente dinamica, nonostante gli avversari siano degli emeriti imbecilli, peccato che poi Tex si faccia ammanettare buono buono senza protestare come era solito fare un tempo. Va decisamente meglio con la scena della diligenza nel secondo albo, ove il non-eroismo degli avversari venne reso bene: per una volta non si ha la sensazione di trovarsi davanti a dei cretini incapaci di sparare, bensì a delle persone normali schiacciate da fenomeni. La resa dei conti finale è indubbiamente realizzata molto bene, ma più progredisce e più tutto diventa sbrigativo, soprattutto nella scena al "White horse", dove gli avversari si arrendono troppo facilmente. Ma in generale quest'ultimo è un difetto di tutto l'ultimo quarto di storia, come se Nizzi, dopo essersi perso in chiacchiere inutili, una volta giunto all'acm? avesse deciso di tagliare il tutto. Dunque, una storia molto mal organizzata: due albi sarebbero stati sufficienti, ma con un ritmo e un'impostazione completamente diversi. Peccato per i disegni di Civitelli, impeccabile come sempre, che nella terza vignetta di pag.52 del primo albo cita le due copertine galepiniane de "La costa dei Barbari" e "Il re del Rodeo". In questa storia aveva ormai raggiunto la perfezione, ma ciò che è incredibile è come nelle storie successive tale perfezione verr? addirittura superata. Non è un uomo, è un Dio del disegno. VOTO: a malincuore, direi 5. I disegni di Civitelli sono da 10, ma non sono sufficienti a diradare la coltre di noia e la delusione per un sequel tanto scialbo de "Il passato di Tex".
  16. virgin

    Alleanze....tra Vecchi Nemici

    Purtroppo' Secondo me, invece, è un bene: un personaggio estremo come Jack Thunder, se riproposto perderebbe molto del proprio fascino irripetibile!
  17. virgin

    Alleanze....tra Vecchi Nemici

    Come direbbe Carlos Bersacamas: "Non è abbastanza banale per essere interessante". Non sei il solo a bramarlo... ma a non sperarci troppo! :capoInguerra: :capoInguerra:
  18. Be', Paco, chiamarla teoria è un po' eccessivo, visto che non è supportata da alcun dato! Ma insomma, Ezra è un nome molto raro e particolare, almeno per le orecchie di noi italiani, e credo che quasi tutti, sentendolo, pensino a Pound. Potrebbe benissimo trattarsi di una assonanza non voluta, ma bisogna ammettere che alludere al suo nome tramite un personaggio certamente non eroico è un'allusione molto sottile. Tuttavia, non ci sono dei precedenti significativi: fosse stato Boselli, sarei stato pronto a scommettere sull'intenzionalit?, ma Nizzi non si è mai dimostrato troppo interessato da questi giochi intertestuali. Chissà? Credo che sarà una domanda destinata a rimanere senza risposta... e, detto sinceramente, mi sembra una questione irrilevante . La mia era soltanto una curiosità estemporanea: per esperienza, so che quando si scrive si tende a fare questi giochetti, che però in queste sedi lasciano il tempo che trovano. In una storia di Manfredi o D'Antonio, conoscendo le loro ossessioni, l'allusione sarebbe stata probabilmente inserita in un impianto allegorico, ma grazie a Dio Nizzi si è sempre tenuto lontano da queste paranoie. E per fortuna: il pregio di Nizzi è appunto la leggerezza e il rifiuto dell'intellettualizzazione. Di tutti i successori di GLB, è stato l'unico a conservare questa caratteristica del patriarca. In sintesi: la volontarietà o no dell'allusione, nel contesto de "I rapinatori del Missouri" è del tutto indifferente. Cosè come l'utilizzo del cognome O'Hara: Nizzi l'ha inserito pensando a "Via col vento", oppure il nome gli girava semplicemente in testa? Vai a sapere...
  19. virgin

    Alleanze....tra Vecchi Nemici

    So che non è in topic, ma a proposito delle alleanze della Tigre Nera, io avrei ben visto il tigrotto allearsi con Tex. La cosa divertente è che Nizzi ci aveva pensato, ma il soggetto venne rifiutato...
  20. Volevo rileggermi una storia del Nizzi 300-400 e sono rimasto a lungo sospeso fra le avventure più quotate, che però conosco ormai a memoria, per poi scegliere questo episodio minore scoprendo che poi tanto minore non è! Non sarà mai un capolavoro, ma contiene tutto ciò in cui Nizzi eccelleva al tempo: tanto, tantissimo divertimento senza troppe pretese. Anzitutto, menzione d'onore va all'ambientazione: i paesaggi del Missouri erano quasi inediti e, soprattutto, dopo 600 numeri di Tex finiscono per essere molto più affascinanti del Sud-Ovest, anche per il contesto storico-culturale che qui è reso alla perfezione, pur senza lungaggini in quanto si tratta pur sempre di decorazioni al servizio dell'avventura (e non il contrario, vale a dire una storia sottomessa alla Storia). Fa piacere, infine, vedere i banditi descritti per ciò che erano in realtà, avidi assassini, invece di eroi, come troppe volte la narrativa ha mitizzato. Tex e Carson vengono presentati come eroi infallibili, certo, ma per niente tronfi delle proprie sovrumane capacità e sempre disposti ad ironizzare argutamente e a sminuire le proprie imprese, il che è senza dubbio salutare, dopo anni di mignatte e di complimenti rivolti anche agli stallieri. Il soggetto della storia è semplicissimo, pur non essendo elementare come nella successiva "La nave perduta", e ciò acuisce ulteriormente la riuscita della storia. Al solito, il problema non è il cosa, ma il come, e la risposta è una sola: in modo dannatamente divertente. Certo, vi sono alcune imperfezioni: la sparatoria al Golden Crow è legnosa e non ci sarebbe proprio bisogno della spifferata di Lizze (Tex e Carson avrebbero potuto anche arrivarci da soli), ma si tratta di errori veniali, senza contare il fatto che la spifferata ha anche un ruolo narrativo importante, di fatto giustificando la clemenza dei rangers. Sul versante grafico, ammetto che da bambino non amavo molto Blasco, ma ultimamente lo sto rivalutando: soffre di qualche sproporzione e l'impostazione delle vignette è talvolta un po' ingenua, ma l'atmosfera è sovente resa magistralmente, soprattutto durante il cambiamento atmosferico. Le nubi dapprima si avvicinano, e Blasco le visualizza con un orizzonte molto basso e la vignetta letteralmente invasa dalle nubi, poi il temporale si scatena con una violenza che par quasi vera, rendendo indimenticabile la scena dello scontro finale. Voto: 8, si tratta di fumetto popolare nella propria forma più pura. Grande intrattenimento, ma soprattutto farebbe piacere leggere oggi storie di Tex così spigliate e divertenti. Infine, due curiosità: il nome di Ezra Brown a me suona come un ammiccamento abbastanza evidente ad Ezra Pound, mentre l'uso del cognome O'Hara potrebbe essere una citazione da "Via col vento" che io non ho mai visto! Particolarmente suggestivo il fatto che si parli degli O'Hara come se fossero scomparsi. Poi, Richmond viene visualizzata come una modesta cittadina e chiamata paese quando era una delle città più grandi del sud degli Stati Uniti.
  21. virgin

    Carson Donnaiolo E Autarchico ?

    Scusate se torno in tema con un altro messaggio, ma... nell'avventura "La banda Border", scritta da Nizzi e pubblicata sui numeri 326-328, nelle prime pagine de "Il mulino abbandonato", Carson esprime nostalgia per la riserva ed il desiderio di tornarvi il prima possibile... dunque, per il Nizzi dei primi tempi, Carson abitava evidentemente alla riserva!Non so se ci sia stato un fraintendimento delle coordinate di GLB oppure sia stata un'operazione incoraggiata dall'editore, tuttavia allora (1987) la Daim Press era indubbiamente molto meno strutturata della Sergio Bonelli Editore di oggi.
  22. virgin

    Carson Donnaiolo E Autarchico ?

    Secondo me entrambe le caratterizzazioni di Carson proposte sono accettabili: quella che ne sottolinea maggiormente l'indipendenza ha un sapore maggiormente da secondo centinaio (dunque bonelliano), mentre quella che lo vede come membro a tutti gli effetti della famiglia della riserva mi richiama alla mente il Nizzi del quarto centinaio, ovvero quello che io ritengo essere stato il secondo vertice di massimo splendore della serie.(S?, lo so che dopo anni di "Soldi sporchi" sembra eretico dirlo, ma ritengo che il Nizzi anni ottanta non avesse nulla da invidiare a Bonelli)Dunque, inutile dirlo, preferisco la seconda, ma ciò non vuol dire che anche la prima non possa essere svolta in modo interessante: anzi, uno dei meriti più grandi di Boselli è stato proprio l'aver arricchito di risvolti inediti ed inconsueti proprio mentre il Nizzi del quinto centinaio trasformava l'atletico Carson nella mignatta che tutti conosciamo (e il termine "mignatta" è stato introdotto da Nizzi stesso). Da quel che avete scritto, nell'ultimo albo che devo ancora leggere, Ruju mi sembra si sia mosso nella prima direzione, e confesso che il fatto non mi spiace, visto che tutti ne hanno parlato bene. Aspetto di dire la mia... :colt:Su Segura non sono troppo d'accordo con Don Fabio: è vero che il buon Tonio si è mosso in tal senso, ma le sue storie sono state talmente poche che certamente non hanno potuto influenzare altri autori. Nizzi, che credeva di essere l'unico degno erede della formula glbonelliana, non mi sembra proprio il tipo da farsi influenzare da Segura...
  23. virgin

    Storia O Geografia?

    Bellissimo topic, Cheyenne: ricordo che alle elementari Storia e Geografia erano le mie materie preferite, perfino più di Italiano, dunque non posso esimermi dal dire la mia anche su questo argomento . Anch'io sono un nostalgico delle cartine che mostrano i luoghi nei quali avvengono le avventure dei nostri eroi!Ricordo, tanto per citare un esempio simile a quelli riportati da Cheyenne, che una delle mie caratteristiche preferite di "A sud di Nogales" era proprio lo splendido splash-panel col quale la storia si apriva, che Ticci aveva riempito con la magnifica riproduzione di una cartina. Provo la stessa emozione, oggi, riguardandomi i luoghi su Google Earth... anche se a volte mi chiedo come abbia fatto Tex a passare attraverso gli stabilimenti della Texaco senza vederli. :lol:La mia, però, è un'ossessione che risale all'infanzia: ricordo che quando ero piccolo una delle mie più grandi passioni era trascorrere ore a guardare cartine geografiche fantasticando sul nulla. haha Per quanto riguarda le avventure storiche, io sono sempre stato favorevole. A parte la doccia fredda di "Missouri", i tentativi in tal senso hanno sempre dato ottimi risultati, almeno secondo me, ed è sempre affascinante documentarsi sul periodo storico e vedere in quali punti lo sceneggiatore ha maggiormente aderito alla realtà e in quali, invece, si è concesso maggiori libertà. Paco Ordonez ha citato "Congiura contro Custer", che io annovero fra le avventure storiche più affascinanti. Non la più epica, "Tra due bandiere" ha un respiro ben diverso, ma trasmette perfettamente quel lento senso di tragedia e di continua, inesorabile caduta che hanno le vicende storiche riviste ai giorni d'oggi. Dunque, memore delle mie antiche passioni, dico: non Storia O Geografia, ma Storia E Geografia! :italia:
  24. virgin

    [Texone N. 24] I Ribelli Di Cuba

    Sul fatto che Boselli ultimamente mostri una certa freddezza mi trovo d'accordo... ma dire che non ami Tex è una bestemmia! Senn°, come avrebbe potuto procurarci capolavori a getto continuo per quasi dieci anni?Poi, anch'io mi trovo basito sull'affermazione che il Texone di Parlov sia vergognoso...
  25. Bah, credo che parlare di errori di gestione di Sergio Bonelli sia completamente sbagliato. Non so, ma ho come la sensazione che ben pochi di coloro che fanno rimostranze (ed io per primo, lo ammetto) abbiano anche la minima idea di come debba essere gestita una casa editrice, oltre a non avere alcuna esperienza in merito. A Sergio Bonelli si deve dare il merito di avere fatto sopravvivere egregiamente il mito di Tex ben oltre l'abbandono di GLB, il che non è poco. Certo, forse con una gestione diversa serie dal valore artistico indubbiamente superiore rispetto a Tex, come Mister No, avrebbero potuto essere salvate, ma si tratta di un discorso che non sta in piedi, in quanto fondato sull'evanescenza delle possibilità. Riprendendo il discorso su Mister No, ritengo che per salvarlo sia stato fatto quasi tutto il possibile: si è architettata una meravigliosa saga per farlo tornare a New York, ove le avventure si erano mantenute interessantissime, addirittura più umane e coinvolgenti di quelle amazzoniche... ma non è bastato. Il lavoro superlativo di Masiero, Marzorati e Colombo non è stato compreso. E credimi, al di l' delle soggettivit?, non si può negare che Masiero fosse un grandissimo sceneggiatore, "un ragazzino trentenne", come diceva Bruzzo, con la stoffa di un autentico genio. Mister No era il suo ambiente naturale, ove il suo talento trovava la migliore atmosfera per esprimersi. Se la serie fosse sopravvissuta, Masiero si sarebbe probabilmente segnalato come uno dei più grandi sceneggiatori italiani. Ora, purtroppo, è finito a ricoprire incarichi amministrativi. Forse sarà anche contento, ma non poter più leggere sue storie è un dolore immenso. Sapeva emozionare anche con storie ordinarie come "Il clan dei colombiani"... Ma forse ho divagato troppo: tornando in topic tutto questo era per dire che non sempre il lettore esigente è anche un lettore intelligente. Non sempre chi esercita il proprio sacrosanto diritto di critica lo fa ragionando con strumenti parimenti critici. Ed è naturale che lo sia, diciamocelo: in fin dei conti, leggere un fumetto è svago, dunque se uno non vuole più leggere un dato personaggio per caratteri secondari come il cambio d'ambientazione, ha tutto il diritto di farlo, così come di condannare una storia di Tex perchè "troppo soprannaturale". Poi siamo tutti d'accordo che siano critiche stupidissime, ma c'è anche chi pensa in questo modo. Una domanda, però, mi rimane: se uno scrive alla SBE, significa che conosce bene la serie di Tex e ha speso un po' di tempo per ragionarci su. E allora perchè ha scritto cose così superficiali?
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