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TWF - Tex Willer Forum

Valutare Una Storia Di Tex


Tahzay
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Finalmente apro una discussione anche io! :trapper: Resto spesso colpito, quando leggo le recensioni degli utenti a questa o quella storia di Tex, sia dalle definizioni trancianti ("? un capolavoro" ... "? illeggibile") come anche da quelle "mediane", a modo loro vagamente imperscrutabili ("non è un capolavoro ma si fa leggere" ..."tutto sommato godibile"..."storiellina senza pretese, ma carina"). Molto spesso, a questi giudizi segue un voto numerico che dovrebbe sintetizzare - in scala 1/10 - il giudizio stesso. A questo punto, anche a fronte di sintesi numeriche palesemente (o solo apparentemente, per me?) incongrue rispetto al giudizio complessivo affibbiato alla storia, mi chiedo quale sia il paradigma maggiormente utilizzato nello stilare tali sintesi classificatorie. Riflettevo, infatti, su un fenomeno che riscontro spesso (chiedo scusa per la breve digressione): in linea di tendenza, la nostra società, il nostro modo di vedere e intendere le cose, ha bisogno di un "paradigma immediato" su cui poggiare i propri giudizi di valore. La scuola di oggi fa ribrezzo rispetto a quella del passato, sfornando giovani sempre più ignoranti e poco competitivi rispetto alla media europea? Probabilmente sè, ma i 100/100 alla maturit? (come i 110 e lode all'universit?) non credo siano tanti in meno rispetto a quelli di 15, 20, 30 anni fa.... anzi!Il campionato italiano di calcio è paurosamente sceso di livello, rispetto a quello di 15/20 anni fa? Ecco che comunque sentiamo regolarmente definire fuoriclasse i Milito, gli Jovetic, i Pato.... gente che fa la differenza in Italia, ma che impallidirebbe sia nel confronto con il calcio estero, che con i top players del recente passato. Ribaltiamo il discorso. Di solito, viene definito scadente uno studente universitario con la media del 20, senza tener conto che comunque è giunto sino agli studi superiori; oppure, brocco un calciatore che magari non ha i piedi raffinati, ma comunque è giunto in serie A, mentre la maggior parte degli aspiranti giocatori viene scartata da ragazzino. Allo stesso modo, vengono giudicati inguardabili delle sceneggiature e dei disegni, con voti "2/3" (ho visto anche degli "1"!). Ma qual è la pietra di paragone, considerando che lo sceneggiatore/disegnatore medio (.... per essere arrivati a Tex, si è per definizione sopra media...!), e vieppiù l' "uomo medio", possono solo sognare quei livelli?E dunque, per concludere: qual è il vostro personale sistema classificatorio, o quello che ritenete più giusto, allorquando giudicate una storia adoperando un giudizio di valore (nella formula di una sintesi numerica, o di un aggettivo)?Le storie di Tex globalmente intese (dunque, l'intera saga)? La media delle storie del passato recente del personaggio? Le potenzialità medie dell'autore/disegnatore? I "picchi" raggiunti da quell'autore/disegnatore? Le capacità attuali dell'autore/disegnatore? La collocazione della storia? (mediamente, ci si attende di più dalle storie in tre albi, di meno da speciali ed almanacchi, e così via), o altro ancora?

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  • Collaboratori

Nella valutazione intervengono diversi parametri. Il giudizio complessivo scaturisce in me dal divertimento o appagamento che riesco a trarre da una storia. Per le nuove storie inedite, è vincolante anche il giudizio che esprimo per la prima parte ( primo albo ) e per la seconda ( secondo o terzo albo ): quest'ultima deve risultare più brillante della precedente, altrimenti il voto complessivo ne risentir? in negativo ( esempio: "Vendetta per Montales" di Piccinelli, oppure "Missouri" di Mastantuono ). Non guardo generalmente all'autore, ma alla sua capacità di sorprendermi ( trucchi della narrazione, colpi di scena, personaggi chiave ). Nel giudizio complessivo intervengono anche fattori come l'ambientazione, territoriale ( Nord, West, città ecc ) e/o stagionale ( inverno, pioggia o tempesta, estate, distese aride bruciate dal sole ). Tengo conto anche della presenza dei quattro pards e/o di eventuali "amici" o "nemici" e in particolar modo della gestione di Carson. In ultimo, lascio spazio anche al genere narrativo: prediliggendo l'avventura, è più facile che una storia che si prefigura per esempio come un giallo ( aka "La mano del morto" ) prenda alla fine un voto di meno. Ho lasciato da parte il linguaggio: tanto più si avvicina all'efficacia quasi brutale di quello di G. L. Bonelli e il voto si attester? nelle sfere alte; tanto più se ne allontaner?, sia per verbosit? sia per contenuti che tendono a snaturare la psicologia del personaggio e il voto scender? ( in caduta libera ). In effetti ritengo l'alchimia del linguaggio bonelliano una delle ragioni del successo del personaggio. Di pari passo va la gestione del personaggio: Tex deve essere Tex, cioè al centro della storia, pena il leggere una buona storia western ( l'ultimo maxi di Segura ), ma non una storia di Tex!Edito per aggiungere uno degli attributi principali della storia: I DISEGNI. Quante volte mi sono detto fra me... ah se questo albo l'avesse disegnato Villa!

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Non ho spesso riflettuto sui presupposti teorici delle mie valutazioni delle storie di Tex ( o di qualunque storia a fumetti ), tuttavia tendo seguire anch'io un certo numero di parametri. In primo luogo, la coerenza logica della vicenda: IMHO è una pecca abbastanza seria sacrificare all'effetto momentaneo di una scena o di una sequenza narrativa la logicit? della trama ( mi dispiace citare nuovamente un esempio già fatto da Ymalpas, ma "Vendetta per Montales" IMHO risente soprattutto del fatto che il ricatto di Nacho Gutierrez all'amico di Tex viene reso inconsistente da quattro parole del secondo albo ). Penso inoltre che una sceneggiatura di buono o ottimo livello debba essere in grado di dare il giusto risalto a tutti gli elementi che la compongono, in modo tale che essi si integrino armoniosamente, cooperando a tenere desta l'attenzione del lettore senza stridere gli uni con gli altri. Altro elemento importante per una bella storia è inoltre per me il ruolo importante di Tex nell'azione, in assenza del quale la vicenda può anche essere gradevole, ma non può per me aspirare al rango del capolavoro ( esempio: "Apache Kid" di GLB ). Per quanto riguarda i generi narrativi, ho una certa predilezione per le storie gialle e di intrigo, ma non al punto di non apprezzare anche il filone western classico o le storie basate sul mistero e sull'elemento soprannaturale. Anche l'ambientazione non mi pare decisiva per la valutazione di una vicenda: IMHO, purch? venga ben sfruttato, qualsiasi ambiente può fare da sfondo ad un capolavoro. Anche il linguaggio e lo stile, a meno che non vi siano eccessi evidenti di artificiosit? e prolissit?, non rappresentano fattori di primaria importanza per definire una vicenda "capolavoro": dei dialoghi scintillanti possono mascherare fino a un certo punto carenza nella costruzione narrativia o situazioni forzate e inverosimili, ma non sono IMHO in grado di cancellare tali difetti. Per quanto invece riguarda i disegni, non credo sia necessario che siano in sè e per sè capolavori grafici ( per quanto questo possa dare un buon contributo all'esito finale ); è sufficiente che siano gradevoli e funzionali allo sviluppo della trama: in questo senso mi sento di citare in positivo molte prove di Nicol' e Letteri, mentre, se dovessi fare degli esempi in negativo, i primi nome che mi verrebbero in mente sarebbero quelli di un Gamba o di un Font.

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Guest Colonnello_Jim_Brandon

TOpic interessante, soprattutto perchè, aquanto vedo, sembra voler mettere "a nudo" quelle che sono le strategie cognitive che qualsivoglia texofilo adotta per valutare una storia. Interessante, soprattutto perchè, per come la vedo io, i nostri PERSONALI parametri di giudizio riflettono moltissimo la nostra personalit? di lettori. Per quel che mi riguarda, il sottoscritto tende a valutare la storia secondo due filoni principali, ovverosia : 1) Il conivolgimento emotivo2) Lo spessore dei personaggiPer quanto mi concerne infatti, il sottoscritto tende a dare parecchia importanza alla "voracit?" con cui legge uan storia; dal mio personalissimo punto di vista la sceneggiatura perfetta è quella che avvinghia il lettore, quelle che lo "prende per il collo" e lo fa agognare di arrivare alla fine, è quella storia che, mentra la leggi, ti rapisce, quella che ti fa perdere le fermate della metropolitan, quella che ti fa sentire il respiro e la tensione che vive il personaggio... Logicamente questo elemento lo si ottiene fondamentalmente con 3 elementi ovverosia : Colpi di scena inaspettati, dialoghi brillanti e azioni da cardiopalma. Altro punto che mi porta a valutare positivamente una storia è lo spessore psicologico dei personaggi, ovverosia la loro introspezione ( la quale traspare dalle loro azioni, dalle loro parole e, soprattutto, dai loro pensieri ), ma ache la loro intelligenza, la loro arguzia, la loro capacità di metere in difficolt? Tex... Personaggi come Galidez, Oliveira, nuvola gialla,Jack Thunder, Ray Clemmons e Kid Lotero sono personaggi che, anche se inseriti in una storia dalla trama "classicamente western" riescono ad elevare la storia a livelli altissimi con la loro personalit? e la loro "introspezione".... Per quanto concerne i disegni, essendo io un "profano dell'arte", tendo a guardarli non tanto per "come son fatti" ma soprattutto per quanto si "armonizzano con la storia", storie dalla trama investigativa, ambientate in ambienti cupi ( magari temporaleschi ) ben si adattano a disegnatori dai tratti "pesanti", amanti delle ombreggature e dei chiaroscuri... L'ambientazione, così come il numero di pard che partecipano all'azione ?, per me, assolutamente irrilevante. Diffatti non cred, e non ho mai creduto che azioni ambientate nella desertica ariziona o nel gelido canada possano, in un qualche modo, influenzare la sceneggiatura stessa.

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L'opinione del Colonnello rispecchia sostanzialmente anche la mia tranne che in un punto:

L'ambientazione, così come il numero di pard che partecipano all'azione ?, per me, assolutamente irrilevante.

Infatti, per quanto mi riguarda, l'ambientazione è qualcosa di molto importante: delle storie che normalmente avrei considerato normalissime oppure anche peggio possono guadagnare punti grazie al luogo in cui sono ambientate, così come delle buone storie possono perdere qualcosa se si svolgono in posti (come ad esempio le paludi) che non mi coinvolgono. Questo perchè penso che nel western la "location" sia un elemento fondamentale nella storia!Per il resto anche per me una storia che ottiene un buon voto è una storia che mi coinvolge, che finisco di leggere prima del solito e che soprattutto mi resta impressa (a livello di personaggi o di dettagli) a lungo... Sotto l'aspetto dei disegni invece sono uno senza troppe pretese: nel 99% dei casi sono sempre soddisfatto, anche perchè molto raramente viene sbagliata la scelta del disegnatore in rapporto alla storia: naturalmente ci sono alcuni artisti che non mi vanno troppo a genio (tipo Font) però se inseriti in un contesto in cui danno il meglio (sempre Font, per esempio, nella storia attualmente in edicola) allora non posso fare a meno di apprezzarli. In sostanza se a mio modesto parere una storia vale poco lo si deve soprattutto allo sceneggiatore, e quasi mai al disegnatore.
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Stranamente, nessuno ha toccato il punto che a me pareva nevralgico, ossia: quanto vi fate condizionare dal confronto (a volte impietoso) con altre storie dello stesso Autore, o con storie del passato, e quanto influisce questo (se influisce) sulla valutazione finale?

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Stranamente, nessuno ha toccato il punto che a me pareva nevralgico, ossia: quanto vi fate condizionare dal confronto (a volte impietoso) con altre storie dello stesso Autore, o con storie del passato, e quanto influisce questo (se influisce) sulla valutazione finale?

Beh, io di sicuro non mi faccio per niente condizionare dal passato dell'autore, sia quello recente che quello più lontano... Penso che sia un parametro che rovina un p? la lettura, ogni storia deve essere presa un p? a se: con questo non voglio dire che non si possano fare dei paragoni con altre storie dello stesso autore, però di certo le sue storie passate non influiscono sul giudizio di una nuova.
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  • Rangers

Esatto concordo pienamente con il precedente messaggio di AtTheRock. Fare paragoni con le storie del passato (che siano dello stesso autore o che siano uscite dalla penna di GLB) lo trovo sbagliato e "pericoloso" per la lettura. Un giudizio per essere il più obiettivo possibile deve venir fuori senza inutili pregiudizi. Certo, mi rendo conto che è difficile valutare una storia senza fare paragoni con altre. Io stesso quando ho commentato l'ultimo ritorno della Tigre Nera, avevo fatto confronti con le precedenti, di livello sicuramente migliore. Il difficile è anche non farsi condizionare dai giudizi dei numerosi recensori che scrivono in rete (Ubc, forums di Tex, incluso quello in cui stiamo scrivendo). Ognuno dovrebbe cercare di leggersi la storia e valutarla in maniera libera, prendendola come una storia a sè. Quello che mi condiziona nel giudizio, non è assolutamente chi l'ha scritta, ma devono essere rispettate le caratteristiche salienti della serie e del personaggio. La trama deve essere avventurosa e non annoiante. Sicuramente influenzano il giudizio anche l'ambientazione, i disegni, la lunghezza della storia. Una buona storia non deve aver passaggi troppo affrettati, soprattutto quelli fondamentali come i finali!! :trapper:

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Guest Colonnello_Jim_Brandon

Idem con patate a quanto già asserito da Sam & At The Rocks. Per come la vedo io, ogni storia fa "testo a sè", sia per quanto riguarda l'auotre che l'ha scritta, sia per quanto concerne storie scritte da altri autori. Paragoni come questi creano, a mio parere personale, solo dei pregiudizi che ci impediscono di poter gustare ogni piccola stilla della storia che abbiamo tra le mani.

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Secondo me, come ha detto anche Sam, è difficile giudicare senza che inconsciamente ci venga da fare confronti con analoghe storie precedenti, che siano degli stessi autori ( anche per il disegnatore il confronto con il proprio passato può rivelarsi non troppo semplice, come dimostra l'attività tarda di Galep, Letteri e anche Ticci ) o meno; ciononostante, nei limiti del possibile, cerco di valutare ogni vicenda sulla base di ciò che mi sembra offra concretamente. Del resto, se il confronto con il passato dovesse essere spinto alle ultime conseguenze, potremmo trovarci a concludere paradossalmente che GLB avrebbe dovuto far scomparire la serie prima di ritirarsi ( o magari interromperla già nel corso del terzo centinaio.... ); che Nolitta avrebbe dovuto appendere la penna al chiodo piuttosto che scrivere "Il segno di Cruzado" ( malgrado abbia poi scritto "Il solitario del West" o 2La strage di Red Hill" ); che Nizzi avrebbe fatto meglio a non superare la sua famosa "crisi creativa" del 1992 ( anche se in seguito avrebbe ancora firmato storie come "Gli uomini che uccisero Lincoln" o "Le colline dei Sioux" o come il Texone di Parlov ); che Boselli, sforzandosi ( come ha detto lui stesso ) di dare il massimo delle sue potenzialità ne "Il passato di Carson", avrebbe condannato la più parte delle sue storie successive a sembrare meno riuscite al confronto ( nonostante vicende come "Cercatori di piste", "Sulla pista di Fort Apache" o "La grande invasione" ) . Il rispetto delle caratteristiche tradizionali della serie e dei personaggi mi pare estremamente importante, ma IMHO non può condurre n° gli autori n° i lettori a schiacciare sempre e comunque la valutazione delle storie inedite sotto il peso del confronto con il buon tempo antico.

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Nel valutare una storia di Tex (ma anche, con qualche punto in meno, i romanzi e le opere che leggo), tengo conto di diversi aspetti, per me fondamentali:

1) La psicologia dei personaggi: i personaggi della storia mi devono appassionare, devono essere vivi e coerenti. Questo non vuol dire che l'approfondimento psicologico debba essere psicanalitico ed eccessivo: all'autore esperto bastano pochi tratti per rendere interessante un personaggio, e a proposito della "semplicit? efficace", vorrei citare personaggi come Rhonda Carpenter di "Dieci anni dopo", la vedova di "Puerta del diablo", Liz ne "Il villaggio assediato", ma, andando a toccare il grande GLB, che cito sempre molto poco, anche il personaggio di Mitla nella mitica "Diablero!". Certo, personaggi più complessi "? la" Boselli non mi dispiacciono per niente, ma in un fumetto come Tex se ne può anche fare a meno.

2) L'andamento della trama: deve avere due caratteristiche, non per forza insieme: essere divertente e non eccessivamente prevedibile. Le due caratteristiche insieme fanno un'ottima storia, ma vi sono buonissime storie anche con la sola prima caratteristica. Storie dall'andamento interessante, ma scarsamente "divertenti", nel senso più letterariamente gastronomico del termine, mi paiono invece fatalmente perdenti. Vedere "Missouri" e "Patagonia": ben realizzate, ma che non vellicano minimamente la mia sensibilit? di lettore texiano che gradisce, oltre a varie raffinatezze, sparatorie in stile GLB, bistecche e patatine fritte e scazzottate con botte da orbi.

3) La capacità della trama di suscitare emozioni: purtroppo, rispetto alla totalit? della serie, queste storie sono abbastanza rare, ma quando un episodio si conclude in modo mesto, tragico o elegiaco che sia, conquista più facilmente il mio favore. Le storie nolittiane, fra le quali cito il linciaggio di Loretta in "Cheyenne Club", sotto questo profilo sono ottime. Ah, dimenticavo l'eccelso finale di "La strage di Red Hill", secondo me il migliore della serie. Ma anche Nizzi non ha mancato di colpire questo mio punto debole, come col finale de "L'uomo senza passato" o de "L'ultima frontiera". Boselli, invece, trovo tenda sempre al classico ottimismo texiano, ma il finale di "Colorado Belle" aveva una bella atmosfera, così come quello di "Eroe per caso", non tragico, ma gustosamente realistico.

4) I disegni: mi piacciono i tratti chiari, puliti e precisi. Quando una storia è disegnata da Civitelli, Letteri, Monti, Rossi e Del Vecchio (ma anche Cossu e Capitanio), il mio parere tende ad essere più indulgente. Altri disegnatori da me apprezzati sono Galep, Niccol', Villa e nemmeno Venturi mi spiace. Non amo troppo Fusco, l'ultimo Ticci, e detesto con tutto il cuore Ortiz e l'ultimo Font, quest'ultimo passato dalla magnificenza de "I territori del Nord-Ovest" alle inguardabili porcate realizzate successivamente... ed è anche prolifico, maledizione!

Poi, certo, ci sono anche altri dettagli più o meno importanti: come i congiuntivi, ma anche le ambientazioni. Se una storia è ambientata in Messico, tendo ad essere più indulgente (infatti ho dato 3 a "Fort Sahara", un voto che, ripensandoci ora, è follemente alto!) rispetto alle storie con ambientazioni statunitensi o canadesi. Poi, altra cosa che mi irrita, è quando i Messicani definiscono "americani" gli Statunitensi, una cosa che nessun Messicano farebbe mai nella realtà. Se siete mai andati nel Sud-Ovest degli Stati Uniti, in Messico o in Sud America, lo saprete bene. Ma queste ultime tre caratteristiche sono piccolezze. In poche parole, il successo delle storie di Tex per me si concentra in due parole: INTELLIGENZA e DIVERTIMENTO.

Poi, tengo a precisare, si tratta del mio personalissimo parere. Da quanto ho potuto confrontarmi, nemmeno troppo condiviso... :trapper:

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