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I Pi? Bei Personaggi Di Claudio Nizzi


paco ordonez
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Inauguro questo topic dedicato ai migliori personaggi partoriti dalla penna di Claudio Nizzi con Winfred MacRedy, il viscido avversario di "Un ranger del Texas", datata luglio-settembre 1984.

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MacRedy è un essere viscido, che fa del doppio gioco l'arma con cui ingannare gli avversari:infatti dapprima si presenta a Tex e pards come un innocente giornalista che deve scrivere un articolo sulla zona geografica."Innocente" perchè si mostra ai nostri come un uomo innocuo che non può che subire le angherie dei duri e violenti uomini della frontiera.
Dopodich? abbandoner? questa identit?, svelando ai pards quale sarebbe il suo vero maestiere:agente della Pinkerton in missione;con questo stratagemma otterr? la loro fiducia:infatti Tex lo coinvolger? pienamente nell'inchiesta.
Quasi un triplo gioco, dunque, con cui il nostro viscidone riesce quasi a fregare i nostri, che infatti riescono a spuntarla solo grazie all'intervento della fortuna.
Un nemico degno di cotanto nome, anche perchè non ha problemi a sporcarsi le mani, a potare personalmente e freddamente i rami secchi della propria organizzazione.

Questo è il primo grande nemico inventato da Claudio Nizzi, che già mostra i segni distintivi dei tipici nemici nizziani:il doppiogiochismo, la furbizia e la scaltrezza, uniti ad una spietata determinazione.

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Su MAcredy c'è da dire una cosa: per quanto riuscito sia come personaggio, a livello di storia era OVVIO che il colpevole fosse lui per il semplice motivo che NOn vi erano altri personaggi papabili, in quanto lo sceriffo aveva il miglior alibi del mondo: essere assieme a Tex almeno un paio di volte mentre il "misterioso" capo dettava ordini a Butler e tirapiedi... Purtroppo Nizzi ha sempre avuto questo difetto di NON mettere altri possibili colpevoli nei suoi "giualli" tanto in Tex quanto in Nick Raider, ci si arrivava sempre per esclusione.

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Forse hai ragione, Ammiraglio, ma concordo con Paco sul fatto che Macredy sia un personaggio affascinante. Io poi ho l'abitudine, leggendo un giallo, di non cercare - di proposito, e comunque non so se ci riuscirei - di individuare il colpevole, ma mi godo molto più la lettura "accompagnando" il detective e gustandomi i suoi metodi di indagine. Per Tex è un po' la stessa cosa, quindi non mi sono mai resa conto di quello che hai messo in evidenza rispetto ai cattivoni nizziani. Comunque sia, esiste un altro vilain creato da Nizzi che forse non rientra nella tua descrizione, ed è l'Howard Walcott di "Fuga da Anderville". E a differenza di Macredy, conoscenza occasionale e presunto collaboratore di Tex, Walcott con il ranger aveva sufficiente confidenza per rintracciarlo con un messaggio e chiedergli di raggiungerlo per fargli una terribile confessione al termine della sua vita. Per tutto il racconto il lettore viene per così dire sbalzato tra i due nipoti, schierati su campi opposti della guerra civile, senza mai riuscire ad individuare con sicurezza il "cattivo" della situazione, e questo proprio perchè viene rivelato solo alla fine lasciando tutti, Tex, Carson e il lettore, con un gran senso di amaro in bocca.

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PIERRE TOUISSANT è un'altro personaggio tra i più simpatici e umani nati dalla fervida inventiva di Claudio Nizzi. E' una sorta di doppione di Tex, essendo un agente Pinkerton. Nella storia riesce a trarre fuori dai pasticci i due pards ( si veda la scena della fuga nelle fogne ) e potrebbe essere visto quindi da molti come l'antesignano di numerosi personaggi creati dall'ultimo Nizzi, come il Taiga di "Fratello bianco" per intenderci. Niente di tutto questo ovviamente, Pierre è un personaggio di notevole spessore, con grandi capacità investigative e coabita alla perfezione con Tex e Carson formando con loro un irresistibile terzetto ( o meglio quartetto, inedito, con l'altra protagonista Julie Calvi ). Come personaggio, il fascino gli deriva sicuramente dal colore della pelle e forse ancor più dall'origine "francese" ( molto probabilmente coloniale, cioè antillese ) evidenziata dal nome francofono ( a proposito il Touissant potrebbe essere una deformazione di Toussant, nome che Dumas affibbi? a uno dei suoi personaggi de "Il conte di Monte Cristo", lasciando intendere che era un nome dato ai trovatelli nati in un determinato periodo dell'anno, ovvero Tutti i Santi ). Nizzi non lo ha mai più riutilizzato da quel giugno 1995, data che vide la sua ultima apparizione nella serie. Alla stazione, con il treno in partenza che attende i due pards per il lungo viaggio di ritorno, in un paesaggio freddo e innevato, Tex lo saluta con la promessa di un arrivederci: "Ci vediamo, Pierre. In gamba come siete, farete una gran carriera nella Pinkerton. E chissà che il destino non ci faccia incontrare di nuovo". Il fatto che tale incontro non si sia ancora concretizzato è forse da imputare all'ambientazione cittadina ( un agente "nero" sarebbe fuori luogo nelle polverose towns del West ), ma è un bel personaggio, che se in difficolt?, potrebbe chiamare in suo aiuto i quattro satanassi meglio di chiunque altro e nelle mani di Boselli, per le sue caratteristiche, potrebbe assumere delle interessantissime sfumature. le ultime sue parole, in risposta a quelle di Tex, sono un "Lo spero con tutto il cuore". Ci sentiamo di condividere con lui la stessa speranza.

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Io poi ho l'abitudine, leggendo un giallo, di non cercare - di proposito, e comunque non so se ci riuscirei - di individuare il colpevole, ma mi godo molto più la lettura "accompagnando" il detective e gustandomi i suoi metodi di indagine. Per Tex è un po' la stessa cosa, quindi non mi sono mai resa conto di quello che hai messo in evidenza rispetto ai cattivoni nizziani.

Concordo in pieno, amiga!:-)Se voglio un giallo vero, che fino alla fine non mi dia idea idea di chi possa essere il colpevole, e mi sorprenda quando esso viene scoperto, non leggo Tex ma Agatha Cristhie-e questo non esclude che su Tex un giallo vero non possa esserci!La scontatezza o meno dell'identit? del colpevole non ?, a mio avviso, il metro con cui giudicare una storia di Tex. Nella fattispecie,"Un ranger del Texas" è comunque una gran bella storia, e MacReady un bel personaggio;e se la storia e i personaggi mi piacciono, non sento proprio il bisogno di scervellarmi per trovare io il colpevole, perchè tanto c'è già Tex:? in questo modo che ho letto, per esempio,"Omicidio in Bourbon street"... Comunque ognuno legge come vuole, e tutto è legittimo :trapper:
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Tornando a Winfred Macredy, se può essere sostenibile che il suo personaggio diviene sospettabile agli occhi del lettore proprio per la sua apparente insospettabilità ( ma Tex e i pards non hanno certo letto Agatha Christie o Conan Doyle e di conseguenza non possono certo permettersi di indagare sulla base dei topoi del giallo ), mi pare però difficile trovare un altro "cattivo" texiano che riesca a tenere in scacco il nostro ranger così bene e così a lungo avendo a disposizione tanto poco, dato che la sua unica arma è costituita dall'astuzia e dal calcolo. Certo, come ha fatto notare Paco, ammazza pure un paio di persone ( il ranger Malone e il suo stesso luogotenente Butler ), ma non si può certo dire che questo lo accrediti molto come uomo d'azione, visto che li sorprende alle spalle. Al contrario, Howard Walcott non solo deve affrontare un Tex più giovane e meno esperto, ma ha anche dalla sua la condizione sociale e il potere politico, che gli permettono di ordire nell'ombra i suoi intrighi, coronati perciò dal successo ( anche se stroncati dal rimorso e- soprattutto - dall'incurabile malattia che vanifica le sue ambizioni politiche e lo spinge a vuotare il sacco con Tex ).

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Verissimo Cobra, per quanto io mi riferissi non all'inganno in cui cadde allora Tex, ma al modo il cui il lettore viene sviato fino all'ultimo con una specie di ping-pong fra John e Leslie, che in realtà nessun'altra colpa hanno che non quella di essere stati tanto diversi caratterialmente e nemici sul campo di battaglia.

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TOM-JIM,LESLIE e HOWARD WALCOTT

E' arrivato il turno dei coprotagonisti di "Fuga da anderville", una delle storie di Claudio Nizzi più amate dai lettori, contenuta nei nn.297-299, apparsa tra il luglio e il settembre del 1985.

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L'icontro tra Tex e Tom avviene in modo quantomeno rocambolesco:il poeveretto, infatti, sta per essere impiccato da un gruppo di razzisti.
Ormai, per lui, come per molti altri della sua razza, la vita in Virginia in quegli anni di guerra è impossibile:ecco che allora diventa il compagno d'avventure di Tex.
Tom non è certo un uomo votato all'avventura, tuttaltro:? infatti goffo e un p? sprovveduto, sicuramente sfortunato;non sa sparare, non sa fare a cazzotti, non sa nuotare:in alcuni frangenti sembra più una palla al piede che un utile pard.
La sua sarà però una fine eroica e commovente, che a lungo peser? sulla coscienza di Tex...

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Jim Walcott è un ufficiale dell'esercito nordista intelligente e simpatico:quando corre in aiuto di Tex e Tom attaccati dai sudisti, lo fa col sorriso e in maniera quasi divertita.
La sua personalit? è molto diversa da quella del cugino Leslie;eppure gli vuole molto bene:non esita infatti(anche per rispetto verso lo zio) a far di tutto pur di salvarlo, quando la colonna sudista è ormai condannata.
E' anche uno degli amici di Tex più sfortunati dell'intera saga:dapprima vive sulla sua pelle l'orrore del campo di concentramento di Anderville, e in seguito vivr? i suoi giorni con l'ombra del sospetto a sovrastarne le azioni passate e presenti, tanto che perfino Tex avrà dubbi sulla sua onest? e rettidudine.
La morte in combattimento è forse stata per lui il male minore....
Commovente la sua supplica in punto di morte:"Vi chiedo solo.... di conservare... un buon ricordo... di me!"

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Leslie Walcott è più del classico ufficialetto borioso con la faccia da schiaffi;in quegli anni di guerra civile le idee, infatti, non possono che radicalizzarsi, fino a prendere le sembianze del vero e proprio fanatismo ideologico. Leslie non transige, non vuole che la sua condotta e la sua moralit? venga mai messa in dubbio, tanto che preferirebbe la morte ad una arresa in ogni caso disonorevole!
Eppure è un uomo che, quando le circostanze lo impongono, sa andare oltre la dedizione alla causa:per amore del cugino(e Nizzi è stato grande nel creare il rapporto di amore-odio tra i due ufficiali!) non esita infatti a chiedere la grazia, a far di tutto pur di farlo uscire dall'inferno!
Un altro personaggio psicologicamente tridimensionale, anche lui sfortunato...

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Howard Walcott non è un semplice farabutto;? uno dei personaggi più abietti mai apparsi in oltre 60 anni di avventure!
Per usare le parole di Tex, quello che lui commette è un autentico abominio, un crimine che ci fa torcere le budella!
Vogliamo vederlo morto, questo farabutto, vogliamo vedere Tex che gli da una lezione delle sue, che lo trascina nella polvere facendolo cadere dal piedistallo che si è costruito col suo crimine immondo!!
... ma tutto questo sarebbe stato facile e nella norma delle aspettative del lettore texiano, che sempre vuole veder il cattivo punito dall'Eroe...
Questa volta il copione non si ripete, perchè Nizzi realizza il suo capolavoro:e il capolavoro consiste nella mazzata che, attraverso Walcott, lo sceneggiatore da al lettore;una mazzata diretta alla sua sensibilit?:come non essere meno severi, come non avere pietà di un uomo condannato dal cancro, di un uomo che le sue colpe le ha scontate con anni e anni di purgatorio interiore?...
Nizzi crea un personaggio che odiamo profondamente, e per cui contemporaneamente proviamo grande pietà:questo è il suo capolavoro, questa è la mazzata che da al lettore, che si ritrova frastornato e confuso, indeciso su quale atteggiamento avere nei confronti di Walcott (e forse la morale è che a volte può essere impossibile avere un atteggiamento univoco verso le cose).
Tanto più che veniamo a conoscenza di un particolare commovente:le foto dei nipoti sempre davanti a lui...
L'ultima mazzata al lettore è quel "Bang" che giunge dallo studio...

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Successivamente a zio e nipoti, Nizzi crea una serie di personaggi di grande interesse e spessore. I due di cui parlo adesso non sono forse tra i più importanti, ma spiccano per malvagit? e astuzia (non difficile quest'ultima, perchè hanno a che fare con un gruppo di ingenui minatori). Mi riferisco, come forse si sarà capito, a Forrest - alias Remick - e Bulder, de "La miniera del terrore". Forrest è la mente di quell'avida coppia che non esita, venuta a conoscenza dell'esistenza di una ricca miniera, a uccidere a sangue freddo i due uomini che ne hanno ingenuamente parlato e un ingegnere minerario. E in seguito convincono i minatori, ai quali si uniscono, ad accettare una clausola-trappola che obbligher? chiunque se ne andr? dalla miniera prima di una certa scadenza, a rinunciare alla sua parte di guadagno. Ovviamente, perche il giochetto funzioni bisogna che i minatori se ne vadano, e cosa di meglio che sfruttare un'antica superstizione e un astuto travestimento?Perfino Tex e Carson rischiano di rimetterci la pelle... ma le due canaglie non hanno fatto i conti con il beffardo caso che ha lasciato in vita una delle loro presunte vittime. Smascherati in una scena drammatica, non sfuggiranno alla loro meritata sorte, che per Forrest avrà davvero il sapore del contrappasso.

Modificato da Cheyenne
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LA FAMIGLIA WALLACE

Questa volta si parla dei coprotagonisti di "La locanda dei fantasmi", storia apparsa nei nn.301 302, del novembra-dicembre 1985.

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E' un altra tragedia familiare, quella che ci presenta Nizzi in questa storia:un dramma non nato, questa volta, a causa di bassi fini politici;questo è un dramma che esplode come conseguenza inevitabile di una follia omicida inarrestabile.
Sembrerebbe essere una famiglia qualunque, quella dei Wallace, eppure è evidente da subito che qualcosa di strano cova sotto l'apparenza della normalit?:perchè questa famiglia di brave persone decide di vivere un'esilio volontario in una locanda dalla fama sinistra?
Tragica la storia di Terry, ragazza dolcissima divenuta assassina a causa di un trauma infantile incancellabile. Ancora una volta Nizzi ci mette di fronte ad un criminale verso cui non possiamo che provare pietà, un criminale che ci è difficile condannare senza troppi problemi.
Nizzi quindi si diverte ancora una volta a spiazzare e "disturbare" il lettore, mettendolo di fronte ad una realtà complessa e deprimente, paurosa perchè non è scritto da nessuna parte che non potrebbe un giorno diventare la nostra;una realtà che forse non vorremmo nemmeno guardare in faccia(e forse, specialmente sulle pagine di Tex).
E la fucilata finale sarà il triste e sconcertante epilogo alla lunga e tragica vicenda.
I pochi sprazzi di normalit?(come l'amore di un fratello per la sorella)vengono spazzati via da una follia questa volta invincibile...

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il COLONNELLO MIDDLETON-il GENERALE DAVIS

E' arrivato il momento di presentare il colonnello Middleton, nemico di "Messaggero di morte", storia apparsa sui nn.302-304 del dicembre '85 -febbraio '86.
E' in questa stessa storia che fa la sua prima apparizione uno dei personaggi più riusciti di Claudio Nizzi:il generale Davis;e dunque non si potr? non parlare anche di lui!

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Il colonnello Middleton è il classico ufficiale borioso alla ricerca di medaglie da appuntarsi sull'uniforme, una tipologia di personaggio che tante volte abbiamo visto su Tex.
E anche lui decide di farsi un nome sulla pelle degli indiani, questa volta i Cheyennes di Lupo Grigio;e probabilmente ci sarebbe riuscito, se sulla sua strada non avesse incontrato il misterioso "Uomo della morte"...
Ma Middleton è troppo intelligente e scaltro per cadere nell'inganno, e non ci sarà un solo momento in cui dubiter? della vera identit? del nemico.
Sono le scene in cui Middleton litiga con Tex mettendo in mostra tutta la sua boriosa arroganza che rendono questo personaggio memorabile, insieme alla sua ostinazione(Tex gliene deve fare parecchie per convincerlo a mollare!), alla sua consapevole ottusit?, alla sua scaltrezza.
E a farci ricordare di lui concorre il magnifico finale della storia che è anche la tragica fine della sua vita...

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Come si diceva, il generale Jim Davis è uno dei personaggi più riusciti di Nizzi, che diventer? con la gestione dello sceneggiatore un comprimario vero e proprio(e speriamo che non venga abbandonato dagli attuali sceneggiatori!).
Nizzi fa in modo che sia chiaro al lettore che Tex e il generale sono amici da parecchio tempo:sono informali nel loro dialogare, sanno anche(e questo lo vedremo nelle storie successive)prendersi bonariamente in giro;Davis, addirittura, sa tenere testa a Tex(e anche questo verr? mostrato nelle storie successive):tra i due c'è un rapporto a tal punto paritario che il generale può anche permettersi di alzare la voce e arrabbiarsi con Tex.
Insomma, questo è un personaggio che ha una sua personalit? ben definita e molto severa:basti vedere il modo in cui sa far scattare sull'attenti gli ufficialetti vanagloriosi come Middleton o, in storie successive,Stonewhell e Drake.
E risulta simpatico, questo soldato tutto d'un pezzo, anche perchè è dalla parte degli indiani, uno dei pochi:? quindi per Tex un alleato importante nella lotta per difendere il popolo rosso(e questo ha anche portato all'equivoco del Davis deus ex machina).
In "Messaggero di morte" Davis compare a storia avanzata-e questa sarà la costante delle più belle storie in cui appare-e con Tex, in realtà, parla in sole 5 pagine. Possiamo quindi concludere che in queta storia l'obiettivo principale di Nizzi è stato quello di presentare il suo nuovo personaggio, e in un certo senso di spianargli la strada per preparare la sua futura più massiccia presenza nella saga.

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Il generale Davis e' uno dei miei personaggi preferiti creati da Nizzi. Non si puo' considerare alla stessa stregua dei vari Brandon,Montales,Morisco etc..., ma sicuramente attraverso gli anni si e' ritagliato un posto di tutto rispetto nella lunga saga, con una personalita' simpatica e ben definita. Non e' stato mai un comprimario vero e proprio e il suo ruolo sempre da "guest star" che l'ha visto presente in diverse storie non e' stato mai pesante e fuori luogo e soprattutto non e' stato mai un personaggio che ha fatto ombra a Tex o che ha rubato il suo ruolo da protagonista. E per me questo e' importantissimo. Gli ormai celeberrimi detrattori di Nizzi, piu' di un occasione lo hanno considerato una stucchevole "deus ex machina". Inutile dire che non sono d'accordo. Credo che difficilmente vedremo in futuro l'utilizzo da parte di altri autori di questo riuscitissimo personaggio. E mi dispiace.

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Se funzionasse il "Quote" ti avrei quotato su tutto,Antony, e specialmente sulle ultime tre righe!Anche io sono pessimista riguardo al futuro di questo splendido personaggio, e credo che dopo la prosssima storia di Nizzi disegnata da Rossi, forse non lo vedremo più:Boselli, per esempio, ha detto più volte di non amarlo;e credo che siccome Faraci e Manfredi per molti siano ancora "sotto esame", difficilmente hanno anche solo il pensiero di farlo comparire in una loro storia... Peccato!-ma non si sa mai!!!

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Gli ormai celeberrimi detrattori di Nizzi, piu' di un occasione lo hanno considerato una stucchevole "deus ex machina". Inutile dire che non sono d'accordo. Credo che difficilmente vedremo in futuro l'utilizzo da parte di altri autori di questo riuscitissimo personaggio. E mi dispiace.

Sempre che Nizzi non decida di farlo sparire dalla scena nella storia "Intrigo militare" disegnata da Rossi, così com'? avvenuto con la Tigre. Se non sbaglio è stato lo stesso Nizzi ad aver detto di non voler vedere i suoi personaggi più riusciti riutilizzati da altri sceneggiatori.
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IL TEDESCO

Questo personaggio appare ne "I cospiratori", nn.304-307, del febbraio-maggio '86.

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Si', non in altro modo potevo riferirmi a questo personaggio, se non con una generica indicazione di nazionalit?.
Sembra infatti che quest'uomo non abbia nome;e non ci sono dubbi sul fatto che è bravissimo nel cambiare personalit?, grazie soprattutto ad una abilità notevole nell'arte del travestimento.
Un personaggio, dunque, lontano parente di tutti quei personaggi alla Diabolik che hanno fondato la loro fortuna su questa spregiudicata caratteristica.
Il Tedesco è un freddo e spietato killer, pagato dai capi di un complotto per assassinare in un attentato dinamitardo il segretario di stato americano e il ministro degli esteri messicano. E lui è davvero in gamba:Tex deve sudare le classiche sette camicie per riuscire a fermarlo(complice anche la sfortuna), e sarà solo per un caso fortuito che riuscir? a sventare l'attentato.
I capi del complotto, ovviamente, non sono meno carogne del nostro killer:non esitano, infatti, a prenderlo a pistolettate pur di non far venire a galla i loro nomi.
Peccato per loro che il Tedesco sia davvero un tipo tosto:ferito e ormai in punto di morte, gli resta la forza di lanciargli contro la pietanza indigesta!

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RAYMANGAN

Ecco il principale antagonista di "Gli strangolatori", storia apparsa nei nn.312-314 dell'ottobre-dicembre 1986.

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Raymangan è davvero spietato e pronto a compiere i più efferati delitti:e dunque si dimostra il degno capo del gruppo di Thugs sanguinari evasi da una prigione e rifugiatisi nella foresta di Brazoria, in quel di Galveston.
Rifugiatisi, certo, ma questi Thugs sono tutt'altro che delle povere pecorelle smarrite!... infatti, con la complicità di delinquenti americani avidi di tesori, i nostri Thugs cominciano a rapire caste fanciulle da offrire in sacrificio alla loro sanguinaria Kal', e a saccheggiare navi massacrando sempre tutto l'equipaggio.
Raymangan, il loro spietato capo,? bravo a creare il segreto intorno all'esistenza della sua amichevole comunit?;lui non solo(e non tanto)? certamente il più intelligente tra i Thugs, ma è qualcosa di più:lui è il "figlio prediletto della dea", il sacerdote degli orridi sacrifici di vergini che Kal' esige...
Peccato però che, evidentemente, l'amore di Raymangan per la sua dea non sia poi così tanto ricambiato... infatti, nonostante si avvinghi a lei come un bimbo alla sua mamma,Kal' non è che faccia poi molto per salvarlo dalle acque che inondano la caverna...

Modificato da paco ordonez
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  • 2 settimane dopo...

JOKE LANGLEY

Questo personaggio appare ne "Il bisonte bianco", storia apparsa nei nn.314-316 del dicembre 1986- febbraio '87

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Giunti a questo punto, possiamo già rilevare un dato importante, un dato che caratterizza i primi anni dell' attività di Nizzi su Tex.
Come abbiamo visto attraverso i personaggi principali di "Fuga da Anderville" e "La locanda dei fantasmi",Nizzi sovente mette in scena personaggi ambigui;ambigui perchè risulta difficile per il lettore identificarli come cattivi tout court e quindi condannabili senza farsi troppi problemi o porsi troppe domande.
Nei membri della famiglia de "La locanda dei fantasmi" vi ?, ad esempio, una forte componente di umanit? che non può non toccarci e porci, nei loro confronti, in un rapporto fortemente empatico.
E' un destino tragico, quello di questi personaggi, un destino segnato che non può che indurci, almeno in misura minima, a provare pietà per loro:? quello che avviene con lo zio Walcott di "Fuga da Anderville", uomo roso dal rimorso e dal cancro che finir? i suoi giorni con un colpo di pistola in testa.
Joke Langley rientra in questa categoria di personaggi, e forse, pur non essendo memorabile come Howard Walcott, ne è l'esponente principale.
Nizzi scava dentro la psicologia di questo personaggio, fino a mostrarci gli esiti infausti di una ossessione insopprimibile che sconfina nella follia pura.
E' vero,Langley è stato un grande sterminatore di bisonti;e potremmo quindi vedere, in quello che gli capiter?, una sorta di giustizia divina-tanto più che il bisonte che lo ossessiona ?, appunto, un essere considerato dagli indiani come una divinit?.
Ma è solo con i nostri occhi di persone del 2000 che potremmo condannare Langley, sterminatore di bisonti;Langley, in realtà, non ha fatto nulla di male, nulla che ai suoi tempi non fosse consuetudine più che giustificata.
Se Langlet ha sbagliato, ha sbagliato nei confronti della Storia:ma lui questo non poteva saperlo.
E dunque, quest'uomo tormentato ci impietosisce, e quasi riusciamo a giustificare la sua decisione di dare la caccia al mitico bisonte. E chi se ne frega che può scoppiare una guerra?Chi se ne frega che, uccidendo quel bisonte, si oltraggerebbe un intero popolo?
Chi non farebbe di tutto pur di ritrovare la pace interiore, pur di porre fine agli incubi?
Ma quello di Langley è un destino segnato:l'incubo, evidentemente, poggiava su basi molto solide, e non baster? a sopprimerlo uno Sharp fino a quel momento infallibile.

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  • 5 mesi dopo...

MATT E JOHN RANDALL ("IL RAGAZZO SELVAGGIO").

Appaiono nei nn.317-319, marzo-maggio '87

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Matt Randall è sicuramente un personaggio che ispira tanta pietà. Pietà non solo per la tragedia che ha subito-la morte della moglie e la scomparsa del figlio- un lutto che ormai, dopo tanti anni, dovrebbe aver elaborato (e non ditelo a Tex!), ma anche per la testarda ostinazione con cui, dopo quindici anni, il ranchero continua a credere che il figlio sia vivo, l' da qualche parte sulle montagne, un luogo che Matt non si rassegna a considerare inesistente.
Nizzi è indubbiamente molto bravo nel gestire questo personaggio, a farne un padre vero e proprio, un padre disperato e angosciato, ma ancora pieno di quella speranza ostinata e pietosa. Stupenda e liberatoria, la scena in cui Matt ritrova il figlio:non gli importa che il suo John sia ridotto a uno stato quasi del tutto selvaggio, l'importante è che sia di nuovo con lui- e ora si può anche svenire!
Tra il padre e il figlio Nizzi crea così un rapporto che non c'è mai stato nel giro di poche pagine:commovente quando il ragazzo si accascia sul padre con le lacrime agli occhi;bellissimo e colmo di suspance il momento del riconoscimento del padre da parte del figlio, che pian piano gli si avvicina leccandone la mano.
E di John Nizzi ci mostra anche il lato veramente selvaggio:non solo quando azzanna Willie sotto gli occhi increduli di Tex e Carson, ma anche quando, nella magistrale scena finale, corre via a dare l'ultimo saluto ululante ai suoi fratelli?

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A riguardo di questa storia, mi è sempre piaciuta molto una figura secondaria, Alce Silente, il capo indiano da cui Tex cerca informazioni su Randall jr . Tra il ciarlatano e il filosofo, questo personaggio mi è sempre stato simpatico. Paco, se vuoi, aiutami con lo scanner ( che non ho) per l'immagine...

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MARTIN STINGO

Appare in "Nelle paludi della Louisiana", nn.330-333, aprile-luglio '88.

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Martin Stingo è uno degli avversari più temibili tra quelli che Claudio Nizzi ha fatto incontrare a Tex.
Machiavellico, cinico, con due dita (e più!) di pelo sul cuore, il nostro non esita a tradire amici e nemici, a manovrare tutti come burattini alle sue dipendenze pur di giungere alla realizzazione dei suoi scopi. Scopi che in verità si restringono a uno soltanto:liberarsi dei fratelli de la Rochelle, suoi amatissimi padroni, per ereditarne le ricchezze.
Quindi prima rapisce il folle Pierre, poi tradisce due volte Julien:prima facendo intendere a Tex che quello della pazzia è un fatto familiare, e che quindi è anche lui pazzo come il fratello, poi attentando direttamente alla sua vita-e non dimentichiamo le parole velenose contro Nat Mac Kennet!
Ma non finisce qui, perchè Stingo, scaltro e bastardissimo, approfitta del fanatismo di un gruppo di neri capeggiati da Manbela e dal vecchio Kabagi, prima per istaurare un clima di terrore nei dintorni di New Orleans, poi per far fuori i quattro pards, e infine per addossare proprio a loro l'omicidio di Julien del Rochelle.
E ancora:da vero genio criminale, non esita a fingersi morto per manovrare i suoi burattini a loro insaputa!
Peccato per lui che alla fine di ogni storia di Tex il cattivo perda:la sua dipartita avviene dopo un volo volontario dalla finestra-resta una domanda:suicidio o estremo tentativo di fuga?

Modificato da paco ordonez
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PADRE RAMON

Appare ne "La leggenda della vecchia missione", nn.333-335, luglio-settembre '88

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La vecchia missione di Escondida custodisce un leggendario tesoro:una tonnellata di lingotti d'argento!
Escondida è però anche una missione maledetta:lo sanno bene i poveracci che, spinti dalla brama di ricchezza, l'hanno visitata alla ricerca del suddetto tesoro;e lo sanno bene tutti gli abitanti della regione circostante che, siano banditi o brav?uomini, non osano nemmeno pensare di gironzolare intorno a quegli spessi muri di pietra.
Ma come scopriranno Tex e i suoi pards, la maledizione del convento ha l'aspetto di un -apparentemente- inerme fraticello che, per proteggere la sacralit? del luogo, in tanti anni ha scagliato frecce mortali sui cercatori di turno:il suo nome è Ramon!
Unico sopravvissuto allo spaventoso massacro dei frati attuato dagli Apaches,Ramon decise di non abbandonare il convento e di diventarne il protettore. Ovviamente, tanti anni passati nella solitudine hanno fatto qualche danno al suo cervello:infatti al nostro ogni tanto parte qualche rotella, come vediamo nella splendida scena in cui racconta la sua storia.
Ma Ramon, pluriomicida,? un buon diavolo;di più, un cuore d'oro che agisce per motivi nobili (?):inoltre,? un tipo così servizievole e gentile che dopo averti fatto la pelle ti seppellisce con tutti i crismi della religione! Inoltre, come dir? Tex,? anche un ingenuo, uno che, mosso da una sconfinata bontà d'animo, cade nella più ovvia delle trappole.
A mio modo di vedere, nella sua semplicit? di fondo, questo è un personaggio maiuscolo, dalla storia affascinante, caratterizzato da un Nizzi in stato di grazia.

-da rilevare che Ramon è il primo di una fortunata serie di arzilli vecchietti, efficaci alleati temporanei, che Nizzi metter? sulla strada di Tex.

Modificato da paco ordonez
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CHARLES REMICK

Appare ne "La miniera del terrore", nn.336-338, ottobtre-dicembre '88

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Sperduto sui monti Sacramento, si erge il paesino minerario di Bendito. In realtà sono quattro baracche, affilate su due linee parallele a formare una ben misera main street (l'unica via del paese).
Ma a Bendito, oltre alla noia e a un ricco filone d'oro, serpeggia l'orrore. Un orrore che nasce proprio dalle viscere di quella terra che promette ricchezza?
Cosè, tra odori nauseabondi di corpi in decomposizione, cadaveri di minatori, e serpenti giganteschi materializzatisi dalle più spaventose leggende indiane,Bendito ha ben poco a che spartire col significato del suo nome!
Ma l'orrore più grande non lo stanno assaporando quelli che vivono in superficie;l'orrore più spietato è il professor Charles Remick a viverlo!
Privato della sua identit? e dei frutti della sua scoperta,? stato condannato a una sorte atroce:la morte nelle viscere della terra, nel buio più profondo e nella più solitaria delle solitudini. Un'attesa della morte spaventosa, nella piena consapevolezza che della luce del sole rimarr? solo un ricordo che sbiadir? presto?
E all'orrore psicologico (se così si può definire) se ne aggiunge un altro. Un orrore necessario, da attuare obbligatoriamente;un orrore che lascia Remick nella più totale innocenza e nel più penetrante rimorso?
Inutile dire che quello che Tex e Carson ritroveranno e riporteranno alla luce è un uomo ridotto allo stremo delle forze fisiche e mentali, un uomo che a lungo ha camminato tra la follia e la morte.
Eppure Remick, con l'aiuto dei due pards, avrà la forza di ritrovare la sua umanit? e il suo orgoglio, e di cercare la vendetta verso i suoi crudeli carnefici!

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il CAPITANO FREEMONT

Appare ne "I diavoli rossi", nn.338-340, dicembre-febbraio 1989

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?I diavoli rossi? offre una galleria di personaggi straordinaria per ricchezza di tipi e quantit?.
Non potendoli mostrare tutti, ne ho selezionato uno, quello che, secondo il mio gusto, risulta essere il più significativo e memorabile.
Ce lo ricordiamo, il capitano Freemont, per la sua umanit? sincera;un umanit? che si esprime nelle contraddizioni che ne hanno segnato la vita.
Egli è indubbiamente un uomo d'onore, legato alla sua divisa e al suo rango;non teme di inimicarsi il farabutto Chase, in vena di scherzi con la sua cappelliera, e quando ci sono gli Apache da affrontare dimostra di essere un buon combattente.
Ecco perchè Tex, che già lo conosceva e lo rispetta, si chiede quale sia il motivo di una carriera conclusa solo al grado di capitano? Nella risposta alla domanda di Tex troviamo tutta la complessit? del personaggio, e quella ambiguit? del tutto umana che trasform? un uomo coraggioso in un vigliacco. E quel momento di vigliaccheria, l'unico della sua vita,Freemont lo pag? a caro prezzo:e il prezzo consiste innanzitutto in quel marchio che, per un uomo d'onore rappresenta la più grande delle umiliazioni:il marchio del vigliacco!
E così, le parole che il capitano pronuncer? in punto di morte hanno il suono della supplica, una supplica per tutti quelli che in vita lo considerarono un vigliacco:?Ditegli come è morto il capitano Freemont??

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