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TWF - Tex Willer Forum

[458/460] Sulla Pista Di Fort Apache


Guest Colonnello_Jim_Brandon
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“Fort Apache”, il cui titolo italiano è “Il massacro di Fort Apache”, è un film del 1948 che vede insieme ben tre mostri sacri della cinematografia americana: John Ford, John Wayne e Henry Fonda.


Boselli, nel realizzare questa ottima storia con l’aiuto del bravo José Ortiz, si ispira a questo capolavoro di celluloide cui rende omaggio chiamando Quincannon il gigantesco sergente del Terzo Cavalleggeri.


Apache buoni, cattivi ma soprattutto esasperati, ufficiali arroganti e inetti, donzelle in pericolo, scout con due centimetri di pelo sul cuore (che però si rivela palpitante per un paio di occhioni femminili), rapimenti, agguati, battaglie, duelli, sparatorie: ci sono tutti gli ingredienti per un’ottima storia western.


Quella di Boselli trae, è vero, ispirazione dal film, ma la storia è tutta sua e si vede.
E non solo per la presenza di Tex, qui insolitamente in coppia con Tiger Jack invece che con il consueto Kit Carson, e per la grande assenza di Cochise, figura maestosa che rende quasi invisibile (come si chiama? Ah, sì…) Chunz, l’Apache ribelle: in comune c'è solo, anche se con epiloghi diversi, il filo conduttore, che a sua volta è ispirato alla sconfitta di Custer al Little Big Horn.


I personaggi sono ben caratterizzati, forse un po’ troppo accentuato il tenente Parkman (possibile che sia così imbecille?) ma, se imbecille doveva essere, perché non abbondare?:D
Avrei preferito una maggiore coerenza da parte dell’arrogante ufficialetto e una sua fine ingloriosa, trafitto, magari alla schiena, da una freccia apache, ma la soluzione dell’autore non è poi così malvagia e ci può stare.   


Gustosissima la coppia Liz-Laredo, con il loro primo approccio leggermente burrascoso che ci ricorda, non solo Shakespeare, ma anche episodi di vita vissuta: chi può affermare, con assoluta sincerità, che la prima impressione della persona amata sia stata del tutto idilliaca?


Tex, come al solito, non è dalla parte dei bianchi o da quella degli indiani: è dalla parte degli uomini giusti indipendentemente dal colore della loro pelle.
Riconosce le ragioni degli Apache e i soprusi subiti, ma non approva il metodo con cui si chiede giustizia.


E stupisce un po’ che, tornando alla pellicola di Ford, nel 1948, in epoca molto lontana dai primi film cosiddetti “revisionisti” dei nativi americani   (“Piccolo grande uomo” del 1969 e “Soldato blu” del 1970), gli Apache di Cochise vengano rappresentati in maniera rispettosa e che venga loro riconosciuto il diritto a vivere sulla propria terra mantenendo le loro tradizioni.


Tex è così da subito (e non parlatemi di politically correct, per favore): è sempre stato dalla parte dei più deboli.
Ma il nostro eroe è un’eccezione: TEX, lasciatemelo dire, è un italiano.

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