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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 28/04/2020 in tutte le sezioni

  1. Ciò che non mi torna: Tex e Tiger arrivano a Magdalena e già sanno che i vaqueros di Manuel non conoscono Harry e non lo hanno mai visto prima. Forse è sfuggito a me, ma quando avrebbero appreso questa informazione, visto che Carson e Kit ne vengono a conoscenza nel saloon? Ciò che non mi è piaciuto: il tentativo di Harry di sparare a suo fratello. Mi erano piaciute le frizioni tra i due, durante la storia, nate da due modi diametralmente opposti di intendere la vita, tanto che avevo elogiato Borden nel mio precedente post per il guizzo di felicità negli occhi di Harry Logan quando vede arrivare Tex a Magdalena: il criminale non vede in Tex un nemico, ma la sua vita avventurosa, la sua adrenalina, la battaglia quotidiana di cui ha bisogno e che teme di veder svanire tra gli ozi del ranch del fratello. Questi sentimenti li capisco e mi vanno bene. Ma voler ammazzare il proprio fratello solo perché "non è degno" dopo che peraltro si è fatto il mazzo per salvarti la vita, insomma, l'ho trovato un po' forzato. Come detto in premessa, perplessità di poco conto per quella che resta una storia straordinaria. Poi Villa. Il migliore. Punto e basta. Volevo fare una riflessione. E' indubbio che la forza degli avversari di questa storia non sta solo nel come li ha concepiti Boselli, ma anche nelle loro fattezze, nelle loro espressioni. La missione di San Xavier, poi, con il contorno di spaventosi apaches, e la sonnacchiosa Magdalena, con quei messicani più veri del vero... Villa è stato decisivo nella riuscita del Texone, e d'altronde questa è un'ovvietà, essendo il fumetto una combinazione di testi e disegni. Però Villa nella sua intervista dice che "il disegnatore di fumetti fa il casting, allestisce le scenografie e i costumi... è il tecnico delle luci e il regista". Il regista. Ho sempre pensato che, in un fumetto, il regista fosse l'autore dei testi, senza il quale la storia non partirebbe nemmeno. Invece Villa mi schiude una prospettiva diversa. L'autore dei testi è "solo" lo sceneggiatore? Volessimo fare un parallelismo col cinema (se ha senso un simile accostamento), il regista sarebbe il disegnatore?
    1 point
  2. Si diciamo che quando si parla di politica, si scalda facilmente. Da quel che ho letto è così, io in genere mi guardo bene dall'andare a discutere di politica sui social, si arriva sempre alla polemica o allo scontro
    1 point
  3. Rilettura di oggi. Storia eccellente, chiaramente. Tutto abbastanza già visto (i soliti negri del voodoo, il solito mascherato, che stavolta è una donna, nascosta, i soliti locali sfasciati) ma è sempre un bel vedere. Molti momenti sono divertentissimi, il quartetto durissimo e in gran forma. Certo, è un Tex di altri tempi. Un Tex sfasciatutto, che piacchia tutti, ammazza tutti, sfascia tutto "Tex e se il ristorante non fosse buono?" "Lo sfasceremo, vecchio mio", è il genere di dialoghi di questa storia, visti oggi addirittura esagerati nella loro crudezza (senza parlare dell'infinita serie di epiteti divertentissimi ai negri, ma che letti oggi farebbero venire un colpo a mezza italia), ma perfettamente in linea con lo stile Bonelliano doc. Storia, comunque, che lascia incollati agli albi dall'inizio alla fine, con un Fusco in piena forma (come fa volare lui la gente presa a cazzotti da Tex, nessuno). Bonelli 8.50 Fusco 8
    1 point
  4. Ho letto con interesse tutta l’ultima decina di pagine. Da una parte dispiace vedere come i toni un po’ troppo accesi talvolta sfocino in attacchi personali, dall’altra nessun dubbio sul fatto che discussioni così sono il sale di un forum. Dall’esterno, mi sono molto divertito, forse anche perché io personalmente mi trovo in mezzo ai due grandi partiti, i pro e gli anti-Nizzi. Non credo ci sia da parlare per nessun forumista di pregiudiziali verso l’autore, perlomeno in senso spregiativo, credo però che l'approccio di Nizzi si presti ad essere di per sé divisivo. Anzi, forse è proprio per questo che Boselli lo ha fatto tornare a scrivere Tex, perché una certa fazione radicale di lettori quella chiave di lettura l'apprezza e la considera la più classica dell’epoca moderna, mentre si sente sperduta di fronte a quasi tutte le altre. Mi sembra corretto che anche questo gruppo dai gusti così conservatori venga accontentato, ogni tanto, e che la gestione di un personaggio passi dalla volontà di raccontarlo secondo approcci differenti, talvolta anche contraddittori tra loro. Per quanto mi riguarda, io credo che di Nizzi ci siano almeno tre fasi di carriera, non due. -La prima fase è quella coperta dalle copertine di Galep, diciamo, anche se credo che (generalizzando) al suo interno vi si possano distinguere altre due diverse fasi. Inizialmente, infatti, le sfumature da romanzo giallo sono tanto marcate che le storie di western hanno quasi solo la cornice: a salvarne, come storie di Tex, è il manierismo di andare a riprendere con insistenza vecchi nemici, vecchi amici, vecchie battute e vecchie trovate. E’ solo successivamente, direi dal 320 circa, che Nizzi acquista un’effettiva padronanza del genere western. Aumentano le storie con gli indiani, i nuovi nemici e si canonizza anche uno stile che guarda sì al GB dell’epoca d’oro ma insieme lo rinnova, involontariamente e probabilmente inconsapevolmente. Due differenze tra le altre, quelle che ai miei occhi più risaltano, sono la mancanza di atmosfere soprannaturali e una maggiore freschezza di sceneggiatura, che mi rende la lettura dei suoi Tex molto più leggera di quella dei Tex degli anni ’60/’70 ma ha un rovescio della medaglia nella mancanza d’epicità. Si crea, insomma, una nuova routine, uno stile neo-classico aggiornato ed efficace, con i suoi limiti ma ben nascosti. I risultati, in tutta questa fase dagli esordi al 400, sono perlopiù ottimi, in piena coerenza con i grandi risultati di Nizzi su Mister No e Nick Raider: gli anni '80 sono il culmine qualitativo dell'autore. -La seconda fase va dal ritorno di Nizzi a Tex dopo la crisi del ’93 alla tanto temuta mefistolata, che a me personalmente non dispiace ma che aprì gli occhi a molti sull’involuzione dell’autore. E’ un decennio, più o meno, caratterizzato da pochi alti, pochi bassi e molte storie mediocri. Ricordo al riguardo un commento sul vecchio forum che potrei quotare parola per parola, se ancora ci fosse: il topic credo fosse quello di commento a “Al di sopra della legge” (456/7), Tommaso forse l’autore. Vi si diceva, in sostanza, che le debolezze di quegli albi, e io direi di tutto il periodo, erano gli stessi che poi avrebbero caratterizzato il centinaio successivo, ma diversa era la capacità di nasconderli perché c’era una quota di mestiere ancora indubbio. Dunque si assiste a un impoverimento fortissimo delle soluzioni narrative, ma in costruzioni dove l’impianto generale ancora regge, la verosimiglianza rimane e le sceneggiature tappano ulteriormente le pezze. Concorreva poi a nasconderle anche una benevolenza ancora molto forte tra i lettori: Nizzi, come dicevo, fino alle delusioni del 500 e di Mefisto nelle varie fanzine online era perlopiù difeso, su UBC per dire andarono avanti a oltranza a parlare di sfida ad armi pari tra lui e Boselli, e generalmente chi si mostra critico su questo periodo lo fa a posteriori. D’altra parte, comprendo anche chi lo bocciò sin da subito, perché è qui che fa la comparsa una rilettura dell’universo texiano personalissima, che mescola a uno stile di sceneggiature che rimane ancorato a GB un concetto subdolamente filo-nolittiano (Tex e Carson diventano più fallibili che con GB, ma laddove Nolitta puntava quasi a fare degli anti-eroi organici con Nizzi si hanno solo degli eroi incapaci): le cause sono la maggior autonomia accordata a Nizzi nella casa editrice e il suo scarso feeling con Tex, l’effetto uno slittamento sempre meno silenzioso dei personaggi principali verso un sovvertimento dei loro caratteri naturali. -La terza fase è quella del definitivo declino. Non è vero, come diceva Diablero, che il Nizzi post-’93 va preso tutto insieme perché ad essere andata in crisi era la sua volontà di rispettare le caratteristiche di un personaggio che non ha mai amato sino in fondo. Nel periodo della svolta post-500 non affonda più solo Tex: l'albo unico a colori d'epilogo per Nick Raider, personaggio creato dallo stesso Nizzi quasi vent’anni prima, è stato uno dei punti più bassi del fumetto Bonelli del nuovo millennio, e lì non ci sono volontà di rispettare il canone, poca congenialità o pigrizia che tengano. L’involuzione di quest’autore è dunque deflagrante, ed è un’involuzione tutta tecnica. C’è sì la lettura personalissima del mondo texiano già proposta negli anni precedenti, e che già mandava in bestia i lettori più legati al Tex eroe di GB, ma si moltiplicano anche le incongruenze e le sceneggiature si fanno sempre più logore e banali. Solo alcune storie si salvano, soprattutto con il diradarsi delle pubblicazioni, anche se non abbastanza per pensare a un ritorno di Nizzi in pompa magna sulla scena. Contemporaneamente, dal 2002 in poi, nei forum si radicalizza il conflitto tra pro-Nizzi e pro-Boselli: quest’ultimo è in grado di proporre una versione aggiornata agli anni duemila del Tex tutto-eroe GBonelliano, che ha nell’epicità e nelle mancanze storiche di Nizzi i suoi punti di forza, l’altro invece è il paladino di quei lettori che del Tex di GB vogliono sia rispettata un’unità d’azione di sapore aristotelico e una routine seriale nelle sceneggiature cui Nizzi, effettivamente, sembra venire incontro. Il confronto, tuttavia, è bacato in partenza, perché pone a confronto un autore nel pieno del suo vigore creativo a un altro ormai irrimediabilmente sul viale del tramonto. Poiché due differenti sono alla base i modi d’intendere Tex, il confronto non trova né vincitori né vinti, nonostante lo squilibrio enorme di qualità a favore dell’attuale curatore. In ultima analisi, le valutazioni sul secondo e sul terzo Nizzi sono inficiate da uno scadimento delle sue capacità tecniche che non ci permette d’avere una visione chiara del “suo” Tex, se non a spanne. E se, purtroppo, nella vulgata il “suo” Tex rimane insolubilmente legato alle poco fortunate prove dell’autore in cui questo ci viene mostrato, a scanso di equivoci io credo davvero che nel giudicarle dal punto di vista artistico non si possa prima non chiarire in quale apprezzamento si tenga l’approccio teorico di questo Nizzi al personaggio Tex.
    1 point
  5. Ragazzi, vi voglio bene. A tutti. Ma mi arrendo, non riesco a starvi dietro.
    0 points
  6. Ripesco un post di gennaio per dire che sono MOLTO deluso dai "cacciatori di trivia" del Forum! Avete avuto ormai tre mesi, e magari un sacco di tempo libero, e ANCORA non è saltata fuori la lista delle differenze fra le varie edizioni del Texone? State invecchiando, ragazzi...
    0 points
  7. Manfredi ? Ottimo quando non è addirittura irritante, quando non è anti-texiano a 360 °, quando non scambia le pagine di un western ottocentesco per le pagine dell'Unità firmandosi Gretina Thunberg.
    0 points
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