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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 30/04/2020 in tutte le sezioni

  1. Ciao! Finalmente ho il tempo e la tranquillità per rispondere adeguatamente al tuo lungo post. Ma una breve risposta l'avevo già data, il primo "+1" che ti è arrivato pochi minuti dopo che avevi postato, è il mio! "ma come..." dirà qualcuno "...Diablero mette il +1 ad un post che nega le sue teorie complottistiche, e che sostiene invece che il crollo di Nizzi sia soprattutto un crollo totale dell'autore, praticamente bollito sin dal 400?". Beh, sì. Prima di tutto l'ho messo perché fa piacere leggere su questo tema post articolati ed argomentati, invece delle solite tirate da tifosi calcistici. E poi, perché devo dire che nel corso del tempo, mi sto sempre più ricredendo su certi punti, e mi sto sempre più avvicinando a tesi simili alla tua. Onestamente, devo ammettere che l'idea che Nizzi lo facesse apposta, a riempire le storie di figuracce e umiliazioni per Tex, era basata praticamente solo su una cosa: LA MIA STIMA DI NIZZI COME AUTORE. (e l'ho sempre detto dall'inizio, anche se chi invece di rispondere preferisce dire che sono prevenuto ha sempre "stranamente" ignorato quelle parti). Non riuscivo a credere che lo stesso autore che aveva scritto storie che ricordavo bellissime potesse oggi (o trent''anni fa) non accorgersi delle figure da rimbambito che faceva collezionare a Tex. "È impossibile che un autore come lui non se ne renda conto, deve per forza farlo apposta", dicevo dieci-quindici anni fa quando postavo su Tex Willer Online. Questa immagine che avevo di Nizzi con il tempo ha subito, e sta subendo, duri colpi. Il primo fu proprio l'infimo ultimo numero di Nick Raider, che hai citato, una roba quasi impubblicabile che non poteva certamente essere addebitato ad odio per il personaggio. Poi il leggere dopo anni che ne sentivo parlare le avventure di Larry Yuma, che ho trovato davvero un "nulla di che". Poi il ritorno di Nizzi su Tex in avventure (le primissime) dove Tex non era più umiliato, ma erano abbastanza scarse lo stesso. E infine il rileggermi dopo più di trent'anni "Fuga da Anderville" e un paio di altre storie di Nizzi dell'epoca, trovandole molto, molto inferiori a come le ricordavo. Mi sono reso conto che in realtà, quello che voleva salvaguardare era la mia auto-stima come "giudice di buoni fumetti". Non volevo ammettere di aver preso una cantonata pazzesca con Nizzi all'epoca. Con il senno di poi, immagino che dopo anni del Tex isterico e pasticcione di Nolitta mi sarei aggrappato come un salvagente a CHIUNQUE avesse proposto un Tex almeno un po' più accettabile. E così è stato. E poi, quando quello stesso autore ha iniziare a scrivere storielline sempre più banali e svogliate, che si facevano notare solo per l'assurda quantità di figure di merda che collezionava il protagonista, mi sono trovato mille spiegazioni, probabilmente per non ammettere che la più probabile era semplicemente che non era più in grado di fare di meglio e che comunque se ne fregava. (detto questo, mi fa un po' ridere come forumisti che trovavano inaccettabile la mia critica ben più benevola poi abbiano acclamato la tua che è davvero senza appello, mi sa che è mancata lo spiegone ripetuto tre volte... ) Parlando di fazioni di lettori, leggendo diversi post in cui altri forumisti dichiaravano che erano "cresciuti con il Tex di Nizzi" e parevano dare per scontato che Tex si facesse salvare sempre (o peggio, che non sembrano vedere la differenza fra l'essere salvati ogni singola storia ed essere salvati ogni tanto), o che erano convinti che le patatine fritte ci fossero sempre state, o che considrrano normalissimo che Tex giri con le manette, o che vedono Tex come "uno sbirro ligio ai regolamenti", ho realizzato una cosa abbastanza... disturbante. (soprattutto perchè è collegata al rendermi conto di quanto sono vecchio, e quanto siamo vecchi in generale noi GLBonelliani): L'ultima volta che un lettore di Tex ha potuto leggersi solo il "vero" Tex di GLBonelli, è stato nel 1975. Quarantacinque anni fa! Nel mondo del fumetto americano, che ama dividere i fumetti in varie "ere" (Golden age, silver age, etc) c'è un detto: "the golden age of comics is twelve". Cioè, "l'età d'oro del fumetto è 12 anni", intendendo con questo sia che i fumetti sono (erano) letti soprattutto a quell'età, sia che il lettore tenderà a mitizzare i fumetti che leggeva a 11-13 anni. A parte la battuta, per me è vero che quella è probabilmente l'età in cui "fissiamo" la nostra "immagine mentale" di Tex: quando siamo abbastanza grandi da capire meglio le storie, comprese sfumature che prima ci sfuggivano, ma siamo ancora abbastanza giovani da sognare con Tex. Se è così, le ultime persone che hanno potuto leggere coerentemente il Tex di GLBonelli a quell'età, oggi hanno almeno 55 anni... (e io purtroppo rientro in questa fascia...) Queste sono le persone che rimangono perplesse di fronte ad un Tex "sbirro ligio alla legge e ai regolamenti", che gira con le manette. Questi sono quelli che si mettono ridere a sentire straparlare di come sia "impossibile scrivere storie con un protagonista che vince sempre". E questa, mi pare di capire dai commenti (ma sarebbe magari utile un sondaggio al riguardo), è l'età tipica dei "Boselliani" del forum, visto che Boselli (che è cresciuto anche lui con quel Tex) ripropone, certo "ammodernato" nel linguaggio e con le ovvie differenza di stile, proprio quel Tex "originale" (ed è il primo a farlo dal 1975...) I lettori più giovani, che ormai temo siano la maggioranza... sono cresciuti prima con un Tex che passava da un mese all'altro dal modello GLBonelliano al Tex di Nolitta, quindi non hanno un immagine altrettanto coerente di chi sia Tex. Sono cresciuti con un Tex che gira con le manette, che strepita di rabbia impotente praticamente ogni storie, che è più ligio ai regolamenti che alla giustizia, che fondamentalmente fallisce sempre e chi si affida a lui finisce male. Ad un certo punto si affianca anche il primo Nizzi, e quindi per un breve lasso di tempo appaiono le storie di tre autori, aumentando l'incoerenza, ma Nizzi anche se recupera nel linguaggio il Tex di GLBonelli, come modello ha ancora lo "sbirro" di Nolitta (ed è anche comprensibile che faccia storie che siano più simili all'idea del personaggio che ha l'editore) virando sul "giallo" I lettori che "avevano 12 anni con Nolitta" (1976-1985) sono quelli che oggi hanno dai 47 ai 56 anni, e sono TANTI, e temo che come dicevo prima siano quelli che sentono molto la mancanza di un Tex tragica figura che passa di sconfitta in sconfitta... E quelli che hanno meno di 47 anni, anche se la cosa mi sgomenta un po'... sono arrivati a Tex con Nizzi, sono cresciuti con il Tex di Nizzi, leggono Tex perchè gli piacciono gli spiegoni, le botte in testa, il protagonista che viene salvato anche tre-quattro volte a storia da chi era venuto a salvare, storielle semplicissime e banali (e si vede come rimangono interdetti di fronte ad un personaggio dalla psicologia minimamente complessa), e gli sembra "strano" e "superato" il Tex di Bonelli... (e chi ha iniziato con Borden come curatore? Sorry, no, non esistono lettori di Tex così giovani... ) È una grossolana semplificazione tagliata con l'accetta? Certo, lo ammetto tranquillamente, è un discorso "per grandi numeri" che non tiene conto del fatto che siamo persone diverse, con gusti diversi, e che uno può aver iniziato con le ristampe, può aver letto i vecchi Tex in casa fino a quando è diventato maggiorenne, o magari già a quell'età preferiva fumetti di un altra epoca (come io a 12 anni preferivo le storie di Barks ristampate dagli anni 50 - anche se non lo sapevo - alle più "moderne" storie contemporanee). Non ha una grande validità se pensiamo di usarlo per capire cosa piace ad un singolo forumista. Ma se invece andiamo sui grandi numeri, per me anche una semplificazione così grossolana ha una sua validità. E quindi si capisce perchè per tante persone, il Tex inutile e pasticcione di Nizzi è "il vero Tex", mentre il Tex di Bonelli è "superato" e quello di borden "è troppo difficile" (mi si potrebbe chiedere "e te ne accorgi adesso"? No, questo fenomeno l'avevo già notato. Non avevo fatto mente locale al fatto che il periodo nizziano è durato TRENTACINQUE ANNI, non è stata una parentesi, come la vedo io, per molti è "tutta la loro vita con Tex"... e il Tex "originale" di GLBonelli l'hanno letto - se mai l'anno letto - molti anni dopo e con minore attaccamento, non è il "loro" Tex ... i danni inferti al personaggio da questi 35 anni di Nizzi rimarranno per decenni...) (ho scritto un sacco, non voglio rischiare di superare il limite di caratteri, intanto posto questa parte e poi proseguo)
    2 points
  2. Figlio mio, allora ci vuole un esperto di lingue antiche con specializzazione in Diablerese e votato alla traduzione di testi enciclopedici (vista la durata) per capire cosa si cela nei tuoi interminabili discorsi. Abbi pietà.😃
    1 point
  3. Ciao e benvenuto. Non è facilissimo rispondere a questa domanda Per quanto mi riguarda è difficile parlare di periodi. Forse Ticci è "invecchiato" meglio rispetto a Letteri, nel senso che si è evoluto ma è difficile se non impossibile trovare errori di proporzioni, come invece purtroppo non è raro trovarne nelle ultime storie di Letteri. Comunque non riesco a parlar male dell'ultimo Letteri, uno dei disegnatori che ha fatto la Storia di Tex e quindi (secondo me) si possono perdonare gli ultimi anni non certo all'altezza dei suoi periodi d'oro. Ticci ancora oggi fa un lavoro magnifico, credo che le sue inquadrature e i suoi cavalli siano ancora studiati un pò da tutti i disegnatori che si avvicinano a Tex o che ci lavorano già
    1 point
  4. Di queste io salvo Monctezuma, che non mi pare così horror, anche se, è vero, ci sono un pò troppe catture. Le altre per carità di Dio... Beh nei 500 c'è anche Athabaska Lake che è piuttosto bella. Ritorno a Culver City e pioggia non mi dispiacciono. Il maxi Rio Hondo è bello e lo squadrone infernale è una buona lettura.
    1 point
  5. Questo è indubbio: la sensazione che ho sempre avuto anch'io è che Nizzi sia sempre stato un buon mestierante. Non è un'offesa, sia ben chiaro, né un modo per deprezzarlo: anche gli onesti mestieranti fanno un egregio lavoro e io li apprezzo parecchio, non foss'altro perché a differenza di gente che si ritiene, a torto o a ragione, un grande artista, hanno meno pretese di stupire e quindi rischi di sbracare. Fra gli studenti, ad esempio, io apprezzo moltissimo quelli magari meno dotati, ma che si spaccano di studio e prendono otto; quando magari quelli più dotati affrontano i compiti con sufficienza e strappano un sette con poco lavoro. Penso che sia semplicemente un dato di fatto. I bravi sceneggiatori di fumetti si dividono in geni assoluti (Gianluigi Bonelli, Guido Martina), in autori estremamente dotati e fini (Boselli, Berardi, Romano Scarpa, Rodolfo Cimino) e infine in sceneggiatori solidi e professionali (Alessandro Sisti, Claudio Nizzi)*. Nizzi non ha, come ben dice @pecos, la creatività di altri autori; non ha nemmeno la cultura sopraffina di un Boselli o di un Guido Martina; ma è stato, indubbiamente, un autore di grande talento che con una certa dose di studio e se vogliamo di manierismo è stato in grado di dare vita a storie molto riuscite in grado di rivaleggiare con quelle di autori oggettivamente più dotati. Certo nelle sue storie non ci sono l'esplosività di quelle di Gianluigi Bonelli o le sfumature di quelle di Boselli, ma, accidenti, prendete "I cospiratori", "La congiura" e "La Tigre Nera", per dire le prime che mi vengono in mente, e ditemi se non sono fra le migliori storie di Tex di sempre. Purtroppo, come sempre succede quando i buoni risultati sono dovuti più allo studio e alla ricerca che non al talento naturale, col declinare delle motivazioni e della persona la caduta di Nizzi è stata brutale; l'intensificarsi della produzione ha, come giustamente già detto, aggravato ulteriormente la situazione. Le ultime storie di Guido Martina e Gianluigi Bonelli, con tutti i loro difetti dovuti all'età avanzata degli autori, mantengono comunque scintille di quello che quegli sceneggiatori erano stati in grado di fare al loro apice; quelle di Nizzi, ahinoi e ahilui, no. *= i nomi tra parentesi sono tali, ovviamente, sulla base dei miei gusti e della mia sensibilità.
    1 point
  6. Ma guarda, io credo che rileggere le storie del miglior Nizzi con senno di poi, scottati dalla sua ultima produzione, possa portare a ravvisare anche in quel primo periodo la presenza dei difetti che poi avrebbero caratterizzato la maggior parte delle sue storie, diciamo dal numero 450 in poi. Se uno ci fa attenzione, i difetti ci sono. Forse però noi preferiamo goderci quelle storie - che sono indubbiamente belle storie - e magari non darci troppo peso. Oppure non ce ne accorgiamo nemmeno, le sceneggiature erano talmente coinvolgenti e divertenti da farli passare in secondo piano. In ogni caso io ritengo che anche il Nizzi migliore non fosse un soggettista del livello di altri - GLB, Boselli, Manfredi, Berardi, giusto per limitarci a quelli che abbiamo visto all'opera anche su Tex. Ok, di Nizzi non ho mai letto nulla al di fuori delle sue storie di Tex mentre di Boselli o Manfredi ho letto molto di più (tutto Dampyr e tutto Magico Vento, per esmepio). Però l'impressione che ho da lettore, e non da addetto ai lavori, è che senza dubbio è un autore che sapeva fare il suo mestiere in modo egregio nei tempi migliori, ma non ha mai raggiunto i livelli di creatività di altri suoi colleghi. E questo si è reso evidente quando, cessato il periodo di maggior inventiva, non è stato in grado di supportare il suo "mestiere" con delle idee che rendessero valide le sue sceneggiature.
    1 point
  7. Su un punto in particolare credo che Diablero abbia ragione: chi ha iniziato a leggere Tex da ragazzino, tenderà a "mitizzare" quelle letture giovanili da cui ha iniziato - chiunque ne fosse l'autore - perché, almeno è quello che succede a me, durante le riletture successive subentrano sempre elementi personali e soggettivi, ricordi e nostalgia. Ma è anche questo il piacere di riprendere in mano una vecchia storia. Anch'io, come Virgin, sono cresciuto col Tex di GLB, di Nizzi e di Boselli Ho iniziato comprando in edicola il 401, era il lontano 1994; pochi giorni prima, il mio primo Tex era stato "La legge del più forte", recuperato in uno scatolone di mio padre. Da lì ho iniziato la lettura dell'intera serie, procedendo in parallelo con i vecchi Tex riletti in ordine cronologico, e con le nuove storie della fascia 400, in cui si alternavano Nizzi e Boselli. Devo ammettere che non ho mai prestato troppa attenzione all'autore delle sceneggiature. Mentre mi divertivo a riconoscere i vari disegnatori storici che si alternavano nelle storie, forse non ero nemmeno consapevole che c'erano diverse persone che quelle storie le scrivevano. Me le gustavo, e basta. Sapete quando ho iniziato a fare attenzione al nome dello sceneggiatore sul tamburino? Proprio nella fascia 500. Ormai leggere quel "Nizzi" mi infastidiva, e anche qui mi ritrovo perfettamente con Virgin che si "predisponeva a una lettura meno appassionante e divertente". Ero talmente nauseato che negli anni successivi non ho mai ripreso quelle storie, quando rileggevo qualcosa di quella fascia stavo ben attento a scegliere le storie di Boselli e non di Nizzi. Tutto questo ben prima di iniziare a frequentare i forum; il giudizio me lo ero fatto da solo. E nonostante quel Nizzi fosse lo stesso Nizzi che mi aveva divertito con "La leggenda della vecchia missione" e "L'uomo con la frusta". Cos'era che mi nauseava? Io, onestamente, non mi sono mai preoccupato del Tex piccione, dei cinturoni slacciati, del personaggio "tradito". Non credo nemmeno di averci mai fatto troppa attenzione. Quello che non sopportavo erano le sceneggiature. Terribili, vuote, senza idee, piatte, banali. Da un certo punto in poi, pur se con qualche sempre più rara eccezione, le sceneggiature sono diventate il trionfo della banalità. E qui mi ricollego ad un post precedente di Diablero, che notava come in questo periodo la produzione di Nizzi fosse pure aumentata rispetto al periodo pre-crisi! Per forza: sono pagine scritte col pilota automatico, senza guizzi, senza lo sforzo di inventarsi qualcosa; se si arriva a un punto di stallo, ci mettiamo un origlione e facciamo andare avanti la trama; se manca qualche pagina per arrivare alla fine del secondo albo, aggiungiamo un bello spiegone; e così via... Per me, il problema non era il "tradimento" del personaggio, che non era più il Tex di GLB; il problema erano le storie, che erano storie brutte. E proprio per questo - adesso dico una cosa forte - a me il Tex di Nolitta è sempre piaciuto! E questo (per smentire Diablero) nonostante io non abbia certo iniziato a leggere Tex con Nolitta, ma è stato forse l'ultimo autore a cui sono arrivato. Sono belle storie! Non fanno cagare! E, forse, all'epoca mi facevo molte meno pare e quello che mi bastava era la lettura di una bella storia
    1 point
  8. Macchè, la discussione è interessante, e se Diablero si mantiene su toni non troppo apodittici e sereni nessuno si mette a litigare, anzi. P.S. Vorrei chiedere a Diablero se ha mai letto il Texone L'ultima Frontiera, o comunque se lo ha riletto. Nel caso fosse tra le storie che non si ricorda nemmeno più gli consiglio la lettura, sarei molto curioso di sapere poi che ne pensa.
    1 point
  9. (proseguo la mia lunga e prolissa risposta a "Gulliver") In gran parte concordo. Un tempo forse avrei usato toni anche più entusiastici. Dopo le delusioni delle ultime riletture, non so, per giudicare meglio quanto del "buono" di quel periodo era reale, e dura ancora oggi, e quanto invece era dovuto al "momento storico" e al sollievo per il fatto che non era Nolitta, dovrei rileggerle, e non ne ho molta voglia, anche se probabilmente lo farò, almeno per le primissime, per capire quanto e se mi sia illuso all'epoca (detto questo, se all'epoca valutavo Fuga da Anderville un capolavoro e oggi no, temo sia più affidabile il mio giudizio attuale, ora che ho una base di comparazione molto più ampia di quella che avevo trentacinque anni fa, e non ho più l'effetto di anni ed anni di storie di Nolitta a ingigantire chiunque arrivasse dopo... insomma, non è che "le storie successive di Nizzi hanno falsato il mio giudizio" su quella storia, bensì mi hanno dato basi più solide per giudicarlo correttamente senza più l'onda del mio ingenuo entusiasmo dell'epoca) Qui inserisco una doverosa risposta anche a Leo e agli altri che hanno postato elenchi di storie di questo periodo chiedendomi cosa ne pensassi: ne penso male, e ne pensavo tanto male da allora, che non le ho mai più rilette, e non ho la minima intenzione di farlo in futuro (così come non leggerò mai le ultime storie di Nizzi di dieci anni fa prima del suo abbandono della serie, vivo molto meglio senza), e quindi non mi ricordo manco di che parlano. "Ma... Diablero..." mi chiederanno i miei 5 lettori che hanno retto questo lungo post "...allora, se non te li ricordi, come fai a sostenere che Tex ci fa solo figure di merda?" La domanda sembrerebbe legittima, ma il fatto è che da allora io già tenevo il conto! All'epoca ero in un "giro" di appassionati di fumetti, quasi tutti lettori anche di Tex. Avevamo anche pubblicato un paio di fanzine, poca roba (preferivamo passare il tempo a giocare a carte e andare a donne, per questo ora non siamo famosi, anche se alcuni di noi effettivamente sono arrivati a lavorare professionalmente nel fumetto). Ed è nell'ambito di quel gruppo che ad un certo punto ci siamo resi conto, ancora prima del fatidico numero 400, di QUANTE botte in testa prendeva Tex, e quante volte si facesse salvare da chi era andato a salvare (e quante volte alla fine Tex avesse peggiorato la situazione) Ad un certo punto, dopo il ritorno di Nizzi... iniziamo a tenere la conta! Di quante volte CONSECUTIVE una storia presentasse un Tex salvato da chi era andato a salvare, ridicolizzato, mostrato come stupido e impotente. L'idea era di scrivere una lettera a Sergio Bonelli, alla fine, con le "congratulazioni per la prima volta in x albi in cui Tex vince", o di fare un articolo al riguardo su una fanzine. Passano gli anni. Di fanzine non ne facciamo più, il gruppo si disperde, sempre meno di noi continuano a leggere Tex, mentre la maggioranza smette, disgustata dalle "nizzate" come abbiamo iniziato a chiamarle (quel termine nasce in quel gruppo prima che iniziassi ad usarlo su TWO). Ad un certo punto alcune lettere a Bonelli le scrivo lo stesso, lamentando il fatto che Tex venisse ridicolizzato in tutte le storie. Non gli scrivo da quanto tempo perché ho perso il conto, sono passati anni, anni sempre in attesa della mitologica "storia di Nizzi in cui Tex non fa figure di merda". Non arriverà mai. (o meglio, è arrivata solo dopo il suo ritorno, pochi mesi fa, e nella storia successiva ha già ricominciato con Tex in mutande che chiede scusa) Quindi, Leo (e tutti gli altri), capisci perché, pur non ricordando nulla di gran parte di quelle storie, sono sicuro che in nessuna Tex evita di fare quelle figure? Perché all'epoca probabilmente se fosse stata pubblicata una storia di Nizzi così, avremmo dichiarato festa e avremmo brindato con lo champagne... Concordo abbastanza sul livello generale delle storie, ma sul vero e proprio massacro che stava subendo la figura di Tex... no, quello non c'era "mestiere" che potesse coprirlo. (anche senza pensare che lo facesse apposta... un certo astio inconscio verso il personaggio almeno doveva esserci, va bene cercare la soluzione più semplice e banale, ma proprio sempre "Tex prende una botta in testa, si cala le braghe, e viene salvato da un bambino o da un vecchio paralitico" doveva scegliere?) Credo che invece, da una parte per i "nizziani" più accaniti QUELLO ERA TEX, era il personaggio che avevano conosciuto e a cui erano affezionati, e magari si trovavano a disagio con il Tex di GL. Bonelli (su TWO alcuni nizziani deridevano apertamente le storie di Bonelli dicendo che erano "superate" perchè "poco realistiche"...). Altri semplicemente si leggevano le storie in maniera passiva, che Tex desse una botta in testa o la prendesse era la stessa cosa, non vedevano differenze. Altri ancora, probabilmente, come me non erano pronti ad accettare che l'autore che aveva "salvato" Tex si fosse ridotto così. La differenza era che io non potevo far finta di non vedere quello che leggevo... Capisci perchè mi fa abbastanza ridere che i più noti filo-nizziani del forum abbiano esaltato il tuo post? Come dicevo all'inizio, ormai mi sono dovuto arrendere anch'io all'idea che la crisi di Nizzi non lo abbia solo portato ad "odiare Tex", ma che davvero, il Nizzi post-crisi sia.. ancora in crisi, e via via sempre più grave, come qualità delle storie, Tex o non Tex (rimane incomprensibile la cocciutaggine della casa editrice nel lasciare su quel ruolo un autore sempre più palesemente inadatto. Oltre a procurarci trent'anni di arrabbiature e di storie indecenti, quell'incomprensibile ostinazione ha molto rallentato il ricambio generazionale, e si vede oggi la carenza di autori per Tex causata anche da quella scelta autolesionista) NON concordo invece sull'idea dell'"unità d'azione di sapore aristotelico" di G Bonelli. Semmai, la "telecamera fissa in diretta sul protagonista" è tipica di NOLITTA (vedi Zagor o Mister No per esempio, dove non vediamo quasi mai cosa fanno i "cattivi" e li scopriamo spesso insieme ai protagonisti nel corso della storia) Le storie di G.L. Bonelli spesso iniziano con scene in cui vediamo solo i "cattivi", ambientate magari a lunga distanza e molto prima. O vediamo antefatti di decenni precedenti. L'azione si alterna fra gli eroi, spesso divisi e i villain. Basta vedere le storie con Mefisto, i 4 pards divisi in scene separate di Black Baron, con Mefisto che pianifica ed è protagonista di molte scene (Mefisto tende a diventare lui il protagonista di quelle storie, facendo diventare Tex l'antagonista. Lo stesso avviene con la storia d'esordio di Yama), e poi l'intero albo dedicato praticamente in "esclusiva" a Yama mentre pianifica la sua vendetta, con Tex che si vede solo nelle ultime pagine. O per citare un'altra storia di cui si è parlato recentemente, in "Diablero" la scena salta in continuazione prima fra un tempo passato con i primi attacchi, fino all'arrivo di Tex nell'azione, e poi si salta continuamente da Tex a Mitla a El Morisco e di nuovo a Tex (quando non si separa dai pards, e le scene diventano due per i due gruppi di pard) e di nuovo a Mitla e di nuovo ad El Morisco, componendo un mosaico in cui nessuno dei personaggi vede l'intero disegno, ma il lettore sì. O come "il grande intrigo", che si svolge nell'arco di mesi, fra intrighi e anche qui i pards e i villain sparpagliati in posti diversi con sfide diverse. O con "il giuramento", in cui passano quasi vent'anni fra la prima vendetta di Tex e l'ultima. Insomma, l'intreccio delle scene, con salti di spazio, di tempo, di personaggi, l'uso di conoscenze parziali (Tex che affronta un alieno senza rendersene conto!) è MOLTO più sofisticata e complessa in GLBonelli che non in Nizzi e Nolitta. Persino borden, forse per non "spiazzare" i lettori non più abituati a questa sarabanda di cambi di scena dopo tanti anni di "telecamera fissa" nizziana, non arriva a tale complessità. Amen...
    1 point
  10. C'è da dire che nel fumetto i vari ruoli sono molto più "variabili", e dire semplicemente "sceneggiatore" e "disegnatore" dice poco, se non sai COME LAVORANO (e quindi, come si dividono i compiti) Sai come funzionava "il metodo Marvel", usato da Stan Lee negli anni 60? Lee e il disegnatore facevano una breve chiacchierata su quello che sarebbe avvenuto nella storia da disegnare. Narra la leggenda (e alcune testimonianze) che Stan Lee "mimasse" le scene d'azione, a volte saltando sulla sua scrivania per mimare scene un po' acrobatiche. Il disegnatore poi andava a casa, e decideva LUI la divisione in tavole, in vignette, le inquadrature, insomma, tutta la sceneggiatura. POI, quando riceveva le tavole già disegnate, Stan Lee ci scriveva i dialoghi (non nel senso che li scriveva nelle nuvolette, c'erano i letteristi per quello). Chiaro che, in un caso come questo, Stan Lee aveva l'idea di base ("plot"), e poi decideva le parole esatte che i personaggi dicevano. Come la descrivi in termini cinematografici qualcosa di simile? Il disegnatore era regista, sceneggiatore, attore, scenografo, addetto ai prop di scena, mentre Stan Lee era... il produttore che aveva l'idea e il responsabile del doppiaggio? (questo metodo funzionava con autori come Jack Kirby o Steve Ditko, anche se poi questi si incavolavano e per esempio anche prima di andarsene Ditko non parlava più con Stan Lee e aveva iniziato a realizzare le storie SENZA discuterne con Lee, che si vedeva recapitare le tavole con le indicazioni per i dialoghi. Quando la Marvel si ingrandì fu abbandonato perchè non tutti sono Jack Kirby o Steve Ditko...) All'altro estremo, le sceneggiatura di Alan Moore sono leggendarie per la loro dettagliatezza. Alcune sono state pubblicate come libri a sè stanti. La sceneggiatura del primo numero di Watchmen (lungo una trentina di pagine) erano cento figli dattiloscritti riempiti di testo fino ai bordi... per fare un albo di Tex probabilmente scriverebbe una sceneggiatura di 300 pagine! Aggiungici quelli che le sceneggiature le fanno disegnando già i layout dei personaggi sulla pagina, tipo Harvey Kurtzman. E non intendo i veloci schizzi che facevano Bonelli padre e figlio (e fra di loro comunque già si vede una certa differenza di dettaglio dei disegni), Kurtzman praticamente abbozzava a matita tutto il disegna della tavola! Ci sono divisioni ancora più strane. In Cerebus di Dave Sim, l'autore dei testi disegna anche i personaggi e scrive con le sue mani tutto il lettering, ma tutto il resto è disegnato da un secondo disegnatore (Gerhard), con uno stile ultra-realistico, che contrasta con i personaggi da cartoon.. Nei vecchi fumetti EC il lettering veniva fatto PRIMA dei disegni, e il disegnatore doveva disegnare sulla tavola già letterata. Senza andare a snocciolare altri nomi, ci sono fumetti dove una persona scrive il plot, una il soggetto, una la sceneggiatura, e poi quello che aveva scritto il plot la disegna. Altri dove a scrivere il soggetto è il colorista. in generale, la divisione dei compiti nei fumetti cambia davvero da fumetto a fumetto (e anche per questo esistono tante parole per indicare chi fa cosa, distinguendo fra breakdown, pencils, inks, art 9quando si usa questa vuol dire che ha fatto tutto la stessa persona), etc. Tutta questa lunga (e temo estenuante) premessa per dire una cosa semplicissima: che nel corso della storia del fumetto si sono provate tutte le combinazioni possibili, e davvero, spesso è sorprendente scoprire come venivano realizzati in pratica certi fumetti. E che quindi, non si può dire che un disegnatore si anche il regista o no, o che CI SIA un ruolo assimilabile a quello del regista, finchè non sai come è stato fatto quel fumetto. Anche nella Bonelli, ci sono sceneggiatori che di una tavola ti danno un paio di scarne indicazioni su cosa fanno i personaggi nelle varie vignette, altri che aggiungono descrizioni poco o molto dettagliate, altri che schizzano le vignette e la posizione relativa dei personaggi, etc. Anche su Tex: non so come lavorino molti dei nuovi autori, ma Bonelli, Nolitta, Boselli e Nizzi realizzano sceneggiature di tipo diverso, e quindi cambia anche il lavoro di chi le deve disegnare. E infine... in genere, se non puoi confrontare la sceneggiatura, tu NON SAI quanto il disegnatore vi è stato fedele. Anche con lo stesso sceneggiatore, alcuni disegnatori rispettano rigorosamente le sue indicazioni, altri si prendono più "libertà" interpretative. Vabbè, termino dicendo che, in ogni caso, la capacità di Villa di far "recitare" i personaggi è incredibile, e quella penso che possiamo essere sicuri che è merito suo!
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  11. Il terzo bottone della camicia di Tex è troppo in alto. L'albero a sinistra ha troppi rami secchi a destra. Il bollino del prezzo è troppo bianco.
    0 points
  12. Io non lo rileggo da dieci anni minimo, eppure ce l'ho ancora stampato nel cervello scena per scena. Più che una storia, uno storione, e mi perdonino i pescatori del forum.
    0 points
  13. Vergogna! Urge subito una rilettura Io l'ho appena fatto!
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