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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 12/06/2023 in tutte le sezioni

  1. Sintetizziamo così: Giusfredi è bravo ma in questa storia non ha molto da dire né da raccontare, però lo racconta bene. Il soggetto è esile e il tema "fratelli di sangue" alla fine sembra più che altro un pretesto tutto sommato poco significativo (ci si aspettava, per suggellare il patto, un evento più drammatico e particolare di quello qui proposto) ma la scrittura è scorrevole e piacevole, i dialoghi sintetici e incisivi. Un grosso limite è che tutto sa un po' di già visto, e fin troppe volte, a partire dal solito amico di Kit Willer che ci lascia le penne (quanti ne abbiamo visti da "Giungla crudele" in poi?), per proseguire con scontri a fuoco tra i carri di pionieri (un po' troppo acrobatici) e assalti al forte sbrigativi e quindi poco coinvolgenti, per non parlare dell'immancabile duello indiano, di cui se ne poteva fare a meno (compreso il possibile ritorno di Fulmine rosso, antagonista non particolarmente memorabile), con un finale che avrebbe richiesto uno sforzo in più di fantasia per non essere così scontato. Il pregio di Giusfredi è comunque quello di saper sceneggiare bene e soprattutto cercare di dare epicità e pathos alla storia, a volte riuscendoci a volte no (contrariamente all'ultimo Nizzi, che invece non ci prova neppure, preferendo navigare placidamente nelle tiepide acque del sempre uguale e finendo per scivolare subito nel comico, volontario o involontario che sia). Talvolta Giusfredi ci riesce a dare linfa vitale ai personaggi (per esempio le belle scene tra Tiger e la ragazza, che però potevano essere maggiormente sviluppate, anzi poteva essere questo il vero filo conduttore della storia, visto che il punto di partenza era il dopo -"Furia rossa"; non certo una storia sentimentale, ma concentrarsi più su Tiger e i suoi sentimenti, rendendo il salvataggio della fanciulla più drammatico, non sarebbe stato male); in altre circostanze invece è tutto un po' troppo rapido, oppure prevedibile, o fin troppo facilmente eroico per appassionare veramente. Almeno per i miei gusti. Comunque, tutto sommato una discreta prova, positiva, che lascia bene sperare per il futuro, anche se i personaggi, anche quelli secondari, andrebbero maggiormente caratterizzati per dare più spessore alla storia, come Boselli docet... Font, invecchiato, è ancora meglio di tanti altri.
    1 point
  2. A mia volta, esprimo un parere personale. Secondo me, Tiger rivela nei confronti di Astrid qualcosa di più che sola curiosità per i suoi insoliti capelli biondi (che accennano già all'origine scandinava del gruppo di coloni da cui lei proviene), ma la bravura di Giusfredi a questo riguardo è quella di lasciare le conseguenze questo incontro in sospeso, senza eccedere in tentativi di sviluppo di un rapporto sentimentale che, oltre ad essere stonato con le caratteristiche del personaggio Tiger, non potrebbero certo essere gestite adeguatamente in un albo solo e che ha altre priorità narrative. A mio avviso, anche Astrid apprezza Tiger (e non solo in quanto suo salvatore - del resto le sue abilità di guerriero e di uomo erano state ammirate, tanto per dirne una, anche da Hanaba nel n. 168), ma è soprattutto lui a mostrare una tenerezza insolita nel modo con cui si prende cura della ragazza, di cui apprezza di fronte a Tex la tenacia e la forte tempra "come quella di una donna Navajo" (un bel complimento, non c'è che dire...). Poi tutto finisce lì, anche perché in quel preciso istante si fa vivo un presumibile spasimante della ragazza, ma lo stesso questo siparietto a me è parso interessante e gestito con mano leggera ma sicura da Giusfredi, che lascia eventualmente al lettore la responsabilità di fantasticare (se lo desidera) su eventuali rimpianti/nostalgie legati a questa vicenda, che fa lo stesso emergere in qualche modo la sensibilità umana di Tiger.
    1 point
  3. Ieri sera, contrariamente a ciò che hanno fatto milioni di telespettatori, invece di sintonizzarmi per vedere la finale di Instabul alla tv, ho preferito sprofondare sul divano e recuperare la lettura dell'albo autoconclusivo di questo mese. Paradossalmente il caso ha voluto che l'autore della sceneggiatura è legato ai colori della squadra che è uscita sconfitta nella sfida e spero che non se l'abbia a male col sottoscritto se dovesse leggere il mio commento. E' stato il karma a punirlo per aver voluto dare le sembianze di Barella ad Arkansas Joe in una recente storia di Tex Willer? Dopo l'orripilante errore di Lukaku che ha tolto il sonno a molti tifosi, ce lo ritroveremo nei panni di un futuro villain nella saga? Chiusa la premessa ironica (velata di O.T calcistico di cui mi scuso), torniamo alla storia che è decisamente meglio. Episodio anomalo ma intrigante, con una prima parte indipendente che vede Kit e un giovane amico alle prese con un gruppo di scalcinati ladri di manzi. Purtroppo Piccolo Falco è davvero sfortunato con i giovani amici, visto che anche questa volta se lo vede uccidere sotto gli occhi. Porzione breve, non originalissima ma che si fa apprezzare per via del patto di sangue che Kit stipula con il morente amico e l'interessantissima sequenza della sepoltura navajo, che dà un tocco di epicità. La seconda parte che vede Tex narrare al figlio l'episodio del passato, mi ha preso di meno, vuoi per la ripetitività di alcune trovate di soggetto (carovane fuorviate da guide fuorilegge, assalti di indiani complici dei banditi e via dicendo) ma nonostante ciò Giusfredi riesce comunque a tirar fuori alcuni spunti particolari, come la forte vignetta della giovane donna trafitta dalla freccia, l'intervento di Tiger che riesce a salvarla, ma è soprattutto il rapporto del pard Navajo con colei che definisce "Capelli di sole" che mi ha colpito: di solito Tiger è freddo e irreprensibile, ma stavolta imho la giovane Ingrid non gli è indifferente. L'autore lascia tutto sfumato, come è giusto che sia, ma per me è evidente che fra i due si instaura qualcosa di più forte di una semplice riconoscenza per essere stata salvata. Anche quando l'eroe indiano la consegna alle cure del fidanzato, la freddezza di Capelli di Sole verso il suo coetaneo è palese e Tiger pare uno di quei paladini romantici che si sacrifica facendosi da parte. Sulle pagini finali e il patto di sangue fra Tex, Tiger e Carson se n'è già parlato abbastanza. Provo comunque a dire la mia. Trovo sia stata una scelta giusta quella di non dilungarsi troppo nella sequenza, si sarebbe rischiato di divenire stucchevoli, tuttavia la scena non è riuscita a coinvolgermi come avrei voluto, forse a causa di come è stata preparata e concepita. La sfida che Tex chiede al capo Osage Cervo Forte è un po' forzata, così come è ovvio che il capo indiano non rispetterà la parola. In fondo la precauzione della pistola è indice che lo stesso Tex è convinto della mancanza di lealtà dell'avversario, quindi è quasi un suicidio una simile scelta. D'altronde senza l'intervento di Carson e Tiger prima e dei Pawnee dopo, la sua sorte sarebbe segnata. Una scelta coraggiosa o del tutto folle? Ognuno formulerà la sua risposta in merito. Anche la scelta del giovane Pawnee di rinunciare alla sua vendetta per "sportività" è buona per fungere da assist a un suo ritorno, ma convince poco. Proprio questi aspetti, a mio avviso poco convincenti, hanno depotenziato il lirismo della tavola finale per me, Giusfredi è un autore bravo e promettente, ha un ottimo maestro come riferimento, ma proprio da lui deve carpire meglio i segreti di come creare davvero sequenze epiche e memorabili (di recente da me citate in un altro trhead). Riassumendo una storia non male, ma neanche indimenticabile. Dopo le recenti prove non convincenti di Burattini e Ruju, e questa breve alquanto lineare, comincia a pesare l'assenza di Mauro sulla regolare. Font si conferma un autore spacca platee. Parecchi lettori non lo digeriscono, altri gli riconoscono una buona capacità narrativa. Come sempre il sottoscritto si attesta a metà fra le categorie appena citate, comunque forse per l'età che avanza o la fretta di realizzazione, un lieve calo l'ho riscontrato anch'io. Sullo stile sui generis e alquanto caricaturale, sappiamo fin dal suo esordio sulla saga che fa parte del suo bagaglio personale, tuttavia rispetto al passato, mi hanno convinto davvero meno gli sfondi, alquanto vuoti e tirati via, quasi del tutto privati di quei bei tratteggi incrociati che arricchivano parecchio i paesaggi soprattutto notturni o in tempesta. Davvero sgraziate le ultime due vignette di pagina 17, con Kit che assume posizioni troppo innaturali e anatomicamente non ideali. Anche parecchi primi piani dei nostri sono troppo ridotti all'osso e quasi tirati via. Dimenticavo: fa un particolare effetto vedere Carson brezzolato ma non ancora del tutto imbiancato . Il mio voto finale è 7
    1 point
  4. Buonasera......scrivo raramente sul Forum e lo faccio in modo sincero quando ne sento realmente l'esigenza.....bene,ora la sento: la copertina di questo albo e' stupenda.Ricorda i quadretti alla Galep,i piani ripresa alla John Ford...coraggio,intensita',azione....quello che il western e' e sara sempre sia su carta che su pellicola.Il mio modesto applauso all'immenso Claudio Villa. Saluti a tutti
    1 point
  5. Chiedo a qualche forumista di buon cuore di ricordarmi la genesi di questo albo: perché è di un solo albo? Perché i tempi di lavorazione erano stretti? Grazie in anticipo Quanto alla storia, mi è piaciuta. Amici e nemici sono tanti ma orchestrati bene, e vedere Carson in solitaria è sempre un bel vedere. Mi è piaciuta la lettura di @Laramie, anche se più su Tiger che su Tex. È infatti probabile che Capelli di Sole abbia rappresentato per il navajo un riscatto dopo la tremenda storia di Taniah, e che questo spieghi la "dolcezza" del nostro nei confronti della ragazza. Ho trovato peraltro bellissima la tavola riassuntiva di Furia Rossa, una tavola che è un capolavoro che giustamente omaggia un altro capolavoro, una pietra miliare della nostra saga. Circa Tex, invece, non credo che la sua sia una scelta suicida, quasi dettata dal fatto di non aver ancora elaborato il lutto. Perché Tex suicida lo è sempre stato, prima e dopo. Il suo non è solo un guadagnare tempo, ma è anche un combattere con la speranza che Corvo Grigio sia un uomo leale. Tanto che anche Carson e Tiger avrebbero voluto duellare. Il comportamento di Tex, la sua proposta del duello, è perfettamente in linea con il personaggio di Atlante che lui è sempre stato. Se Tex ha un complesso, è quello - immenso e giustificato - di superiorità che lo porta a sentire di dover reggere tutto il peso del mondo, o almeno quello del mondo attorno a sé. E il duello è perfettamente in linea con le scelte dissennate che continuerà a fare, anche decenni dopo la morte della moglie. La scena del vincolo di sangue mi è piaciuta tantissimo. Priva di retorica, di dramma a buon mercato, è una sequenza secca e diretta, come quei tre uomini che mescolano il proprio sangue. Perché questo è sì un atto simbolico di grande pathos, ma è fatto tra uomini rudi, che lo compiono consci dell'importanza che esso ha, ma lo fanno in fretta e senza svenevolezze, da uomini d'azione, che non sprecano tempo e parole ma affidano il significato di tutto a un coltellaccio che squarcia un po' della loro pelle. E non è un caso che il tutto sia suggellato da una battuta di Carson su Belzebu', quasi a dire: siamo fratelli, ma non c'è bisogno di ricamarci sopra. Lo eravamo già e lo saremo sempre. Il patto di sangue, in questo senso, non sta a significare solo la fraternità tra i tre uomini, che non era mai stata in discussione, ed anzi in questo senso l'atto mi parrebbe barocco, ridondante. È più un patto che cementa l'unione tra i tre uomini in nome di qualcos'altro di esterno, e cioè di Kit. Se non ci sarò più io, dice Tex, mio figlio è vostro, ve lo affido, sarete i suoi zii anche nella "realtà" del nostro vincolo di sangue. Questo è. Questo credo volesse dire Giusfredi. Font è invecchiato. Ma resta uno spettacolo. Sfilacciato, caricaturale, a volte oggettivamente brutto. Ma sempre tremendamente suggestivo ed efficace.
    1 point
  6. A me la pizza con l'ananas non piace proprio. Mi hanno convinto ad assaggiarla e l'ho trovata pessima come mi aspettavo. Gli spaghetti con la nutella non riesco neanche a provarli. Saranno buonissimi per carità, ma non fanno per me. Invece adoro la pasta e fagioli. L'ho mangiata migliaia di volte e ne desidero ancora. Certo è meno chic e su MasterChef fa meno audience. Si potrà dire che è sempre la solita "minestra" e che chiunque la può fare. Non è così. Quella di mia nonna era speciale. Unica. Forse solo perché la faceva lei. Aveva sempre un gusto leggermente diverso, vuoi i fagioli, vuoi mezza girata di pepe in meno, eppure tutte le volte mi stupiva. Era unica ogni volta. Tex è la pasta coi fagioli. Giufredi non la fa come quella che preferivo, però stavolta mi ha convinto. Ha messo un po' troppo sale e aggiunto qualche spezia che non mi ha convinto. Invece ha spento il gas al momento giusto e l'ho apprezzata con moderazione. Imho Giusfredi si dimostra autore con dei numeri, cosa che non rilevo in altri suoi colleghi più esperti. Devo sperare che continui a crescere, restando attento a non finire col servire Tex al sushi solo perché va di moda il cibo giapponese. Un grazie anche a Font che nonostante gli anni fa tuttora la sua bella figura.
    1 point
  7. +Nulla di più semplice: il soggetto è molto semplice e molto classico ma sviluppato decisamente bene specie considerando le circostanze in cui la storia è nata. La sceneggiatura è di buon livello. La composizione di pag., 7, riassuntiva "Furia rossa" meriterebbe un plauso a se stante Un'altra menzione d'onore la merita la sequenza di pag. 24 che è una descrizione abbastanza accurata di un funerale navajo, cosa che dimostra che Giusfredi si è documentato per bene. Buona l'idea della carovana di emigranti svedesi ed anche qui con l'uso di parole svedesi che conferma quanto Giusfredi si documenti prima di scrivere. La classica idea delle guide traditrici viene poi sviluppata in modo non sempre convenzionale e mi è piaciuto che sia stato Carson per conto suo a risolvere i conti con due di essi. Molto carino e ben realizzato il rapporto tra Tiger e la giovane svedese che si dimostra tutt'altro che la classica damigella in pericolo Carino anche lo scontro con Fulmine Rosso il cui scopo principale è preparare il finale. A questo proposito, è abbastanza ovvio che se e quando Giusfredi avrà il tempo di scriverla ci sarà una storia con il ritorno del giovane ed impulsivo Pawnee. Sul fronte disegni Font ha fatto decisamente un buon lavoro. Ci sono delle incertezze qua e là ma va anche tenuto conto che Font ha 77 anni seppur portati benissimo e posso ben dirlo avendo avuto l'onore di incontrarlo di persona e perfino di parlarci.
    1 point
  8. Mah, non credo fosse necessario un patto di sangue per chiamarsi 'fratelli' tra loro, in decenni di Tex i membri della stessa tribù indiana o persino tra indiani di diverse tribù, o lo stesso Tex quando incontra per la prima volta un indiano con il qualche non ha certo stretto in precedenza alcun patto di sangue, non han problemi ad apostrofarsi tra loro come 'fratelli'. Spesso lo stesso Kit Willer chiama 'fratello' Tiger Jack (e viceversa) e non risulta (salvo sia in una qualche storia ancora da raccontare...) che abbiano mai stretto un patto di sangue tra loro due. "Salve fratelli!" "Salve! Glielo hai detto tu che siamo fratelli?" "Io? E chi lo conosce?" (ok la citazione non è texiana, e non è un dialogo tra indiani, ma il senso non cambia )
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