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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 10/08/2023 in tutte le sezioni

  1. Cioè, non ho capito, stai dando del fanzinaro nerd a Boselli, che vuole a tutti costi sapere che fine ha fatto Higgins perché se no non ci dorme la notte (Higgins di cui, tra l'altro, credo a nessuno, qui o altrove, freghi niente), incapace di vedere la bellezza? E meno male che - secondo qualcun altro - questo è un forum di tutti "plauditores" di Boselli... Domanda: la bellezza dell'ambiguità di una storia viene rovinata dal seguito di quella storia e dal suo finale diverso? Prendiamo "Il figlio di Mefisto", capolavoro assoluto che termina in modo "ambiguo": il vascello su cui è fuggito Yama viene colto da un'improvvisa tempesta e, con le vele stracciate, sparisce tra i flutti, come guidato da forze oscure. Su questo nero veliero maledetto, dice la didascalia finale, nasceranno anche leggende, come quelle che parlano di vascelli fantasma che vagano per i mari. Tex e gli altri assistono dalla riva alla scena e sono convinti che Yama sia sparito per sempre e che non lo rivedranno più. FINE. Bellissimo e poetico finale, con tanto di splendida copertina di Galep. Io, personalmente, la saga di Mefisto e Yama l'avrei chiusa qui per sempre. Poi però ne "Il ritorno di Yama" (e meno male che l'ha scritto GLB, se no sentivi le critiche!) si scende coi piedi per terra e si scopre che Yama non è morto né diventato leggenda, ma è lì che litiga con Loa e alla fine si salverà finendo in Yucatan. Bella storia ma neanche parente con "Il figlio di Mefisto". Non parliamo poi dell'ulteriore seguito: "L'ombra di Mefisto", una delle peggiori di GLBonelli. Domanda: questi due seguiti, in particolare "Il ritorno di Yama", rovinano la poetica e ambigua bellezza del finale de "Il veliero maledetto"? A mio parere no. Un lettore quando si rilegge "Il figlio di Mefisto" lo apprezza e continua ad ammirarlo dall'inizio alla fine, anche se i suoi seguiti smentiscono il finale (e per di più non sono particolarmente riusciti). Stessa cosa per il ritorno di certi personaggi. Io, personalmente, ridurrei al minimo i ritorni, non mi interessano più di tanto. Però molti lettori li vogliono e molti sceneggiatori pensano di avere delle ottime idee per resuscitarli. Spesso non è così, ma i ritorni poco riusciti rovinano la storia precedente? Per quanto mi riguarda no (e questo vale anche per i film: un sequel poco riuscito non mi rovina il film originale, "Blade Runner" e il suo finale continuano a piacermi anche se hanno fatto "Blade Runner 2"). Io Jack Thunder l'avrei lasciato morire nella miniera (e "Winnipeg" tra l'altro non mi è piaciuta molto), ma la sua non-morte non mi rovina la rilettura de "I sette assassini" e il suo finale. Così come il ritorno di Lupe o Manuela Montoya non mi hanno rovinato le versioni originali. Le storie vanno prese anche singolarmente. Se tornerà Higgins, questo non mi toglierà la bellezza de "L'implacabile" e della scena in cui lui e il suo complice vengono abbandonati nel deserto (che, tra l'altro, particolare non secondario, non è il finale della storia). Poi si dice sempre: "i ritorni vanno bene purché ci sia dietro una buona idea", poi arriva un ritorno e, senza neanche aspettare di vedere se la buona idea c'è davvero, si parte subito con le critiche a priori. Domanda: chi è più nerd? Chi vuole sempre i ritorni dei personaggi o chi invece tutte le volte che viene toccata una sacra storia di GLB grida al tradimento e alla ret-con? Forse tutt'e due. Come se tra l'altro non fosse lo stesso GLB per primo a modificare la storia del personaggio nel corso degli anni con i ritorni di Brennan e Teller e la nuova versione della Guerra Civile e la non-morte di Mefisto, e la non-morte di Yama, ecc. ecc. La critica che si può fare, semmai, è che i personaggi creduti morti in questo 2023 sono decisamente troppi e uno dietro l'altro: il banchiere di Redrock, Wolfman, Higgins, la Tigre Nera. Anche meno. (Ma probabilmente è una questione di programmazione delle storie determinata dalla velocità dei disegnatori...)
    2 points
  2. Prima di tutto una considerazione (psicologica) sul prezzo: 8.90 euro non sono pochi, ma tutto sommato accettabili per un albo con 160 pagine. Zagor e Dragonero ne hanno 128 e lì invece la sensazione è di averli pagati, se non più del dovuto, comunque cari. Ok, ok, lo so che una pizza costa di più, che dietro c'è un lavoro di persone che merita rispetto ed è giusto venga retribuito. Tutte cose sacrosante, però il mio potere d'acquisto di lavoratore dipendente si è ridotto negli ultimi 20 anni e se una volta facevo 3 settimane di ferie, oggi ne faccio 2. Tutto questo sproloquio per dire che un albo a 9 euro è per me un limite che mi impone qualche riflessione. L'epoca dell'acquisto compulsivo in edicola è finita. Non sono un completista e I lupi di Shannonville ha vinto sul ritorno di Wolfman. La storia mi è piaciuta. Intrigo classico ma molto ben raccontato da Zamberletti: buoni e cattivi non sono evidenti da subito, ma si rivelano poco a poco. I disegni di Cossu e la colorazione di Celestini (perfetta l'accoppiata) creano la giusta atmosfera di questa vicenda: cieli plumbei, tramonti rosseggianti, montagne verdeggianti... Tutto meraviglioso. Insomma 8.90 euro spesi bene.
    2 points
  3. Kit risponde alle domande di un giovane navajo grande ammiratore di Tiger, ma il destino crudele incombe e si passa subito alla tragedia. Patto di sangue in punto di morte e commovente funerale. Spiegazione di quando avvenne un altro patto di sangue, quello tra Tex e Tiger, anzi di quello chiesto da Tiger a Tex e Carson per suggellare l' impegno a prendersi cura di Kit bambino in caso di morte del padre. Non che tra loro non ci fosse anche prima l' impegno a proteggersi ed aiutarsi reciprocamente negli scontri con gli avversari, ma il patto è un atto formale ( anche in di fronte alla comunità navajo e dei ranger) a protezione di Piccolo Falco. Nel mezzo il ricordo di un' avventura in cui 3 uomini combattono contro rinnegati criminali che portano una carovana al massacro. Eroiche le scene di Tex che salva la carovana, di Tiger che da solo in compagnia Astrid ferita affronta i 2 mandriani criminali e recupera la mandria rubata, di Carson finto ubriaco che fredda le 2 guide traditrici e poi si avvia da solo a salvare la carovana e anche i suoi 2 pard come apprende dal messaggio di Tex. Tiger quasi un "curandero" a protezione della giovane e Carson attore nato e sempre meno saggio nonostante l' età avanzi (troppo vecchio per morire giovane). Ma se fossero "saggi" farebbero un altro mestiere! Gli Osage rappresentati come "falsi" (o almeno il loro capo) e i Pawene come combattenti leali (sono intervenuti solo dopo la vigliaccheria del capo Osage infatti un simile personaggio avrebbe potuto essere un pericolo anche per loro e comunque disprezzavano un simile comportamento). Sentimenti come l' amicizia, la lealtà, il coraggio, il sacrificio, il rispetto, la cura espressi con sensibilità e pudore dall' autore. Un bell' albo singolo per il 75 anno del nostro eroe.
    1 point
  4. Certo che se ne leggono di cose in questo forum. Mi dovrò decidere di suggerire un soggetto al Bos: Un pronipote di Buonarroti, tale Miguel Angel, che, in una serie di affreschi nella cappella Quintina di Ciudad Juarez, narra lo sviluppo cronologico delle casacche di Tex, a partire da quella con le frange, per arrivare, attraverso la camicia rossa, all'attuale camicia gialla.
    1 point
  5. Un Texone indimenticabile! Per me è un texone dedicato al Carson giovane, che Borden già al suo esordio ci ha fatto amare. Bene la scelta di dividere in due narratori la vicenda che si riferisce ad un evento storico. Oltretutto ci permette di apprezzare i pensieri di Tex e Carson attuali su come erano allora. E "hanno abituato troppo bene" anche noi lettori, abituati come siamo a vederli risolvere ogni problema! E' un racconto epico di chi combatte contro l' impossibile riuscendo comunque a salvare molti, anche se non tutti. Con sentimenti alti come l' amicizia (Tex e Konrad) (Carson e Ripp Ford), il senso di giustizia di chi non approva le scelte del propio governo e non rinuncia a rischiare la morte e l' infamia di "traditore" pur di non rinunciare alla solidarietà umana. Dick e Kate sono "comprimari" non personaggi "aggiunti". Un "quartetto" micidiale al pari di quello classico! Certo che adesso aspettiamo con ansia la vicenda successiva di Kit e Kate! Anzi sarei curiosa di vedere una avventura con Kate nel presente del mondo texiano, con anche Kit e Tiger! Dotti superlativo! Boselli ogni volta ci sorprende, ormai Tex è lui!
    1 point
  6. Arrivo tardi a parlare di questa storia che sembra aver sollevato un notevole dibattito “filosofico”. Prima di tutto faccio i complimenti al buon Antonello @Barbanera (che purtroppo ha deciso di prendersi un periodo sabbatico dal forum), non è da tutti avere un soggetto pubblicato, figuriamoci due. Aggiungo come premessa che non sono un “hater” di Ruju (ho votato “Vancouver” storia dell’anno nel 2022 e mi piace molto Cassidy, solo per fare due esempi). Prima di leggere gli albi ho approfittato di Bonelli Digital per rileggermi la storia originale e sono d’accordo sul fatto che la storia può essere giudicata su due livelli, quello di “sequel” e quello di “storia indipendente”. Il problema in questo caso è che entrambi i livelli di lettura non sono soddisfacenti, anche se in maniera diversa. Purtroppo non ho letto il post di @Barbanera in cui spiegava i retroscena che l’hanno portato a scrivere il soggetto. Li ho in parte dedotti dai commenti del thread e credo che siano comprensibili e molto personali, qualcosa che ognuno di noi a livello “emozionale” può capire. Ciò non toglie che la storia originale non appartenesse ai capolavori di GLB, non riguardasse antagonisti memorabili e che il finale GLBonelliano fosse “compiuto”, di conseguenza per chi non è coinvolto “emozionalmente” c’erano pochi motivi per renderla meritevole di una seconda parte. E non una “normale” seconda parte, perché siamo di fronte a un ribaltamento ingiustificato, una negazione totale, quasi umiliante (per Tex), del finale di GLB. Corrompere una giuria ci può anche stare, salvarsi dalle acque ci può anche stare, corrompere una giuria E salvarsi dalle acque (nella stessa storia) è davvero troppo.*** La cosa procede poi con situazioni “carta carbone” molto poco fantasiose (Mandero è il fratellastro di El Tuerto? Holmer vuole ancora impossessarsi delle concessioni minerarie? Spring è sempre il suo scagnozzo che sistema le cose con le cattive maniere? Rick Sander viene di nuovo falsamente accusato d’omicidio?) che ne fanno alla fine più un “remake” che un “sequel” e questo non mi è piaciuto. Mi spiace essere forse troppo netto ma sotto questo aspetto, non tanto nell’idea quanto nello sviluppo definitivo, il giudizio finale non può che essere decisamente negativo. Letta invece come storia indipendente, come immagino sarà capitato a molti (in fondo la storia originale è del 1979), la storia si fa leggere, è appoggiata da disegni adeguati, ma non va oltre la sufficienza a causa dei difetti già evidenziati da altri: l’assoluta casualità della presenza a Redrock dei pards, l’impalpabilità degli apaches e dei pistoleri avversari, Tex che folgorato agli occhi sulla via di Damasco capisce che Holmer è vivo, l’incredibile processo, i cambi di bandiera dei cittadini verso lo sceriffo e così via. Come accennato invece il reparto grafico è all’altezza. A mio parere, sia pure con una visibilissima influenza civitelliana, Rossano Rossi fa la sua parte in maniera più che onorevole (meglio nei paesaggi e nelle atmosfere che in alcune scene dinamiche) e sono curioso di vedere altre sue prove. In conclusione, sinceramente ho cercato di leggerla in modalità “storia indipendente” (più che altro per evitare che il fastidio per lo “svergognamento” del finale GLBonelliano mi portasse a mettere via gli albi senza leggerli) e alcune cose durante la lettura hanno fatto suonare il mio personale “radar delle cose stonate”. Alla fine non posso dire che sia una storia “brutta”, ma per me rappresenta il “minimo sindacale” accettabile e devo dire che mi aspettavo qualcosina in più. *** Senza contare che il numero di avversari di Tex dati per morti e che tornano poi dal presunto aldilà alla loro consueta vita di malefatte sta diventando un po’ eccessivo (vedi Wolfman a ruota di Holmer), su questo concordo con @Diablero (e altri).
    1 point
  7. Vedi, credo che sia proprio per questo che gran parte di questi "ritorni" diano luogo a storielline insipide (se va bene) o a ciofeche. "Vediamo se possiamo farlo tornare" è una nerdata, a dà luogo a storie il cui unico interesse è il ritorno. Cioè fai una storia su una storia che una volta trattava qualcosa, tipo fotocopia di una fotocopia di una fotocopia. Se vuoi fare una storia "forte" su un tema, parti dal tema. Non dalla storia dove già tornava quello che prima faceva parte di una storia dove un altro trattava il tema. E se fai una storia "forte", il personaggio te lo crei nuovo, per la tua storia. È la differenza fra fare storie come narratori, o come fanzinari. Fra il vedere il valore di una storia in quello che dice, o in quello che cita. Partire da "ma questo posso farlo tornare o no?" è già la domanda sbagliata, e porta a storie fanzinare.
    1 point
  8. Soprattutto, il color serve a ricordarci che la camicia di Tex è gialla canarino, senza sfumature, di giorno e di notte, anche dopo una lunga cavalcata lungo una polverosa pista. Per intenderci, vedere dal minuto 1:00
    1 point
  9. Probabilmente si era logorata e quel modello non era più in produzione. Potrebbe essere un inciso in una storia che narra le origini e le vicissitudini della Levi & Strauss, taglieggiata fin dagli esordi da una banda di ricattatori cinesi mafiosi ante litteram e difesa da Tex. Il periodo storico è quello, la collocazione geografica potrebbe ubicarsi a San Francisco (quindi una location non inusuale per Tex) dove (leggo da wikipedia) esisteva una grossa filiale della sede di New York.
    0 points
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