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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 15/01/2024 in tutte le sezioni

  1. Se il punto,come dice qualcuno,é il fatto che il "salvato" sia magari rappresentato come ingenuo,e questo sia offensivo, mi viene però da dire...cosa lo salvi a fare? Una persona pienamente consapevole e in gamba mica ha bisogno che gli vengano aperti gli occhi. E infatti nei film Holywoodiani di oggi succede di solito il contrario,con il personaggio occidentale che entra in contatto con una cultura più primitiva ed é lui che viene cambiato( per carità,niente di male,succede ed ha senso,ma quando in ogni film,libro o fumetto il risvolto é sempre questo,la cosa diventa davvero forzata).
    3 points
  2. Altro esempio: Vendetta indiana, anno 1967, si apre con l’esercito americano che entra all’alba in un campo indiano massacrando donne, vecchi e bambini, scena ovviamente ispirata a Chivington al Sand Creek o Custer sul Washita. Chi all’epoca aveva avuto il coraggio di raccontare questo episodio dal punto di vista dei pellerossa? Piccolo grande uomo è del 1969, Soldato blu del 1970, gli albi di Storia del West, Ken Parker e I protagonisti di Albertarelli arrivarono dopo. Il primo - credo a livello mondiale - fu GL Bonelli su Tex. E devo anche sentire accuse di paternalismo o white saviour?
    3 points
  3. La definizione presuppone che ci sia un "salvatore bianco" e delle persone, di una razza non bianca, che devono essere da lui salvate. Quindi San Francesco e la mamma non vanno bene come esempi, mentre Madre Teresa viene in effetti considerata spesso come uno degli esempi supremi di "white savior"...
    1 point
  4. Secondo me è uno di quei passaggi narrativi "forzati" che alle volte occorrono per dare sviluppo al proseguo della trama. Da notare come Mauro, che ultimamente non si risparmia in descrizioni di piani e spiegazioni, abbia diligentemente bypassato per non metterlo troppo in evidenza. In effetti analizzandolo con attenzione la logica traballa, ma nel complesso della scoppiettante narrazione lo si accetta senza eccessive pretese. Ripeto: nella narrativa di passaggi simili ce ne sono tanti e fanno parte di quel patto d'intesa stipulato da autore e lettore, e un'opera per goderla appieno bisogna giudicarla nel complesso. Poi è ovvio che se le forzature sono macrosopiche, il patto decade e l'opera può essere valutata negativamente.
    1 point
  5. Io "stavo sfuggendo" dalle mani della storia nei primi due albi. Non mi hanno preso. Ho cominciato a divertirmi con l'apparizione di Daniel Silva, e da lì fortunatamente non ho più smesso fino alla fine
    1 point
  6. È un po' tirata per i capelli. In fin dei conti, perché Tex dovrebbe andare fin nel Borneo? Rapirgli il figlio è il modo migliore per dire: vieni. Mai e poi mai tex avrebbe potuto pensare che l'ostacolo non sarebbe stato tecnicamente un prigioniero. La Tigre odia Tex, quale migliore occasione per colpirlo tramite il figlio?
    1 point
  7. Non mi sono spiegato bene. Il white saviorism c’è anche in GLB se lo guardi con gli occhi di oggi, quello che però oggi uno può vedere come paternalismo all’epoca magari erano scelte narrative coraggiose e in anticipo sui tempi. Idem il personaggio di Tom in Fuga da Anderville (che è una storia di 40 anni fa), giudicarlo secondo la sensibilità odierna lascia il tempo che trova.
    1 point
  8. E’ uno sbaglio solo se lo guardi dalla prospettiva del 2024. Già se lo guardi dalla prospettiva di 10 anni fa è una normale scelta narrativa. Se lo guardi dalla prospettiva degli anni '50 del secolo scorso è una scelta controcorrente, anticonformista e in anticipo sui tempi. Sangue navajo è del 1961, quindi in anticipo di 10 anni buoni sul cinema western "dalla parte degli indiani" e sulla Storia del West di D’Antonio, di 15 anni su Ken Parker (che a quel cinema si ispirava). Quale altro eroe all’inizio degli anni '60 combatteva dalla parte degli indiani e contro l’esercito americano? L’unico che scriveva cose del genere era Oesterheld in Argentina, ma Oesteheld ancora non era pubblicato in Italia. Il discorso ovviamente vale anche per il personaggio di Tom di Fuga da Anderville.
    1 point
  9. Ho letto il secondo albo "Un ragazzo in pericolo" Mi è piaciuto, la storia sembra solida e coinvolgente, Winter Bear mi ricorda tremendamente Tiger ma lo ritengo un "plus", vediamo col prossimo come si metterà visto che il nostro è andato a ficcarsi tra l'incudine e il martello come si suol dire.
    1 point
  10. Si è chiuso col quarto albo, la lunga (e attesa!) avventura dei quattro pards in Borneo. La curiosità per il ritorno della Tigre Nera era molto alta, sia perché, per quanto se ne dica, il villain di Nizzi (soprattutto nella prima apparizione) ha avuto il suo spessore e fascino, sia perché, dopo un declino dovuto a due successive storie meno memorabili e una presunta fine banale e rapida, si cercava di capire quale escamotage narrativo avesse scelto Mauro per rendere plausibile il “recupero” e dove volesse andare a parare. Non ho mai nascosto in passato, che ero molto scettico sulla soluzione di “risuscitazione” da adottare dopo la fatidica scena tombale scritta da un Nizzi, ormai giunto al minimo sindacale della voglia di comporre Tex, ma il fatto che Borden puntasse molto su questo soggetto, mi faceva intravedere un piccolo spiraglio. Appena letto l’albo, ho appurato che l’autore è stato bravo a cavarsela per il rotto della cuffia: ovviamente una lieve forzatura è presente (non poteva essere altrimenti visto il precedente epilogo nizziano), ma con un’accettabile richiesta di sospensione d’incredulità (la narrativa fantastica è una cosa, la presunta logica reale è un’altra!), la scena funziona e non stride alquanto e già questo si è mostrato un buon viatico per il proseguo della lunga odissea tropicale. Un primo albo di preparazione, con la camera rivolta ai numerosi piani e doppi giochi vari, fra i canali di New Orleans e vecchi alleati voodoo quali Omoro, Juffure e l’affascinante Lohana in prima linea, delinea quella che sarà l’ossatura portante della lunga vicenda. Alcuni hanno contestato il lungo flashback con la spiegazione del salvataggio mirabolante di Sumalkan, con sosia degni di “Tale e quale show” ma Mauro, ben consapevole di rischiare di scontentare comunque qualcuno, ha scelto la via più spinosa ma obbligata, visto la sorte da cui doveva riprendere il personaggio. Chissà se la sua scelta è stata pure influenzata da alcuni post sul forum? Comunque, a mio avviso, ripeto, la scena è comunque accettabile. Faccio uno strappo alla regola, rispetto al mio consueto modo di scrivere i commenti: prima di proseguire con una disamina più dettagliata dei personaggi più importanti che recitano su questo splendido scenario esotico, spendo alcune parole per l’enorme e ottimo lavoro di Venturi ai pennelli. Fin dai suoi esordi su Dyd, Andrea Venturi mi aveva molto colpito, grazie a un tratto personale e molto funzionale. A onore del vero, sebbene avessi notato una buona maturazione già sul genere horror, agli inizi non avrei scommesso troppo sulla sua adattabilità al genere western. Mi sbagliavo e in toto: dopo un breve e proficuo rodaggio, l’artista ha sfoderato gli artigli e mostrato tutto il suo innato talento. Ormai è un veterano e punta di diamante della scuderia, tuttavia la prova in questione è davvero il suo capolavoro grafico. Lentezza di esecuzione a parte, la maestria e la continuità qualitativa con cui si è cimentato in questa complicatissima sceneggiatura è da encomio. Passare con così disinvoltura dalla umida Lousiana, ai scorci cittadini, velieri e oceani e le spiagge selvagge del Borneo, fra capanne e Dayaki, regge e scorci di salgariana memoria è davvero un’autentica prova del nove. Chapeau. Chiusa la parentesi sul comparto grafico, torniamo alla storia e ai suoi protagonisti. Tex come tradizione boselliana, si mantiene il consueto eroe dal polso forte e molto deciso. I riflettori non sono rivolti solo su di lui, ma quando è al centro dell’azione non sfigura e soprattutto, sebbene l’ovvio rancore portato verso il sanguinoso nemico, al momento clou non esita a saper scegliere quali sono i reali oppressi da difendere. La scena finale a me ha pure commosso, per quanto Sumalkan abbia seminato terrore e morte, perseguendo una strada del tutto errata per i suoi piani e ideali, merita una sorta di onore della armi e son certo che in cuor suo, il nostro ranger abbia accettato una tale fine “onorevole” per l’avversario e non doverlo ricondurre in catene negli States. Carson meno in evidenza di altre prove boselliane, ma sempre utile e sul pezzo. Si lamenta il giusto, mostra sprazzi ironici ma il suo contributo è comunque sufficiente. Mauro troverà storie più adatte per tornare a metterlo più al centro del gioco. Tiger l’ho trovato brillante e a suo agio tra gli scenari esotici. E’ colui che prende seriamente il compito di addestrare gli impreparati indigeni e a differenza di altre volte, è loquace e al centro delle decisioni. Non ha nemmeno la minima remora ad avallare la scelta di Kit di schierarsi a fianco con i pirati e mostra grande empatia con il popolo soppresso dall’usurpatore olandese. Brillante! Il giovane Kit è assieme a Daniel Silva, il vero protagonista della storia. Il suo iniziale rapimento lascia intendere che ci si trovi al cospetto del solito leitmotiv che spesso lo ha visto protagonista, ma Mauro ci spiazza, imbastendo un interessante rapporto di stima e amicizia fra lui e il giovane capitano, figlio della Tigre Nera. Acuto e deciso, sa liberarsi dalle situazioni più ingarbugliate e brilla di umanità, quando rischia la vita pur di salvare le vite dei Dayaki. Non ci pensa due volte a scegliere con chi schierarsi e fornisce il suo prezioso contributo. Ho spesso in passato criticato la gestione boselliana del giovane rampollo, ma anche su questo aspetto Mauro stavolta mi ha fatto ricredere e gliene do atto. La Tigre Nera contrariamente a quello che si poteva in principio aspettare, risulta piuttosto defilata sia nel lungo incipit in terra americana, che nella parte nevralgica e centrale dell’opera. Recupera la ribalta nel finale, dove riesce a sconfiggere l’acerrimo nemico Rajah e liberare il suo popolo, aprendo di fatto le vie del regno al figlio Daniel. Rispetto alla figura più pazzoide iniziale, Borden modella con audacia il personaggio, ridandogli smalto e concretezza. L’abilità nell’ordire tranelli rimane invariata, ma si mette più in risalto il suo legame con il trono spodestato, il suo popolo, il lato umano con i sentimenti da padre e teneri verso la fedele Loahana. Il villain riconosce pure il valore di Tex e di fatto in questa storia, non lo vede mai come un vero avversario e gli muore tra le braccia, in quella scena che ho già elogiato. Daniel Silva, figlio della famigerata Tigre Nera, fin dall’inizio ci viene mostrato come un simpatico ragazzo coraggioso. Il suo presunto ruolo di avversario perpetrato col rapimento di Kit, è solo una breve parentesi. Come già descritto fra i due s’instaura subito un rapporto di stima reciproca e una forte empatia, che li renderà perfetti alleati per l’assalto finale al fortino di Van Gulik. Per chi temeva che la ormai nota “sfiga degli amici di Piccolo Falco” potesse colpire pure lui, il sospiro di sollievo è d’obbligo: Mauro cambia registro e ce lo consegna meritatamente vincitore, con un Regno da governare e un ruolo davvero di spicco in questa lunghissima avventura. Molto diverso dal padre per ciò che riguarda l’etica ma simile nel coraggio e nel valore di conduttore. Van Gulik è il tipico tirannello prepotente e alquanto vigliacco, che si scherma del suo potere e mostra tutta la sua mediocrità appena perde il suo scudo e deve agire di persona. Nessuno piangerà per la sua dipartita, comunque prima di schiattare, porta con sè sia Loahana che Sumalkan, nel concitato e solenne finale. Dekker è il tipico soldato tutto d’un pezzo al servizio del suo comandante. Ha del valore ma lo spende per la sponda sbagliata, è tuttavia duro e prepotente e, almeno il sottoscritto, non vedeva l’ora che una pallottola di Tex ponesse fine alla sua rigida esistenza. Lohana stavolta riesce a immolarsi per la salvezza del suo amato Sumalkan (nella storia di Nizzi per le note ragioni, la scena fu cassata da Sergio Bonelli). Boselli riesce a cavarne tutto ciò che c’era da questo personaggio, lo fa brillare nell’arte del doppio gioco nel primo albo e ne mette in evidenza il suo amore e venerazione per il sovrano Malese. Se dovessi continuare a descrivere anche i personaggi secondari che l’autore caratterizza durante la lunga durata dei quattro albi, farei l’alba e raggiungerei la lunghezza di un papiro degna dei celebri rotoloni pubblicizzati in tv , di conseguenza mi accingo ai titoli di coda. Storia epica e coraggiosa, molto avvincente e avventurosa. Cosa manca per poter essere fregiata del titolo di capolavoro? Una caratteristica che ultimamente riscontro in Boselli e che spesso rende più faticosa la lettura: premetto che è una valutazione soggettiva la mia, comunque trovo una tendenza ad appesantire i dialoghi, rendere farraginose alcune sequenze con troppe informazioni e spiegazioni di piani d’azione. In storie con molti personaggi e vari cambi di scenari, questo aspetto si avverte parecchio e la narrazione in alcune sessioni perde di fluidità e interferisce con i ritmi di sceneggiatura. La mia valutazione finale è comunque positiva. Il mio voto finale è 8
    1 point
  11. Non sono d'accordo. Il white saviour, a volercelo trovare, lo trovi anche in San Francesco e in Santa Teresa di Calcutta che, nel fare del bene, trovavano una pace interiore e una gioia personale. Lo trovi anche in una madre che dà la vita per salvare il proprio figlio. Cerchiamo di dare al termine la giusta definizione.
    0 points
  12. È un punto che mi ha sempre emozionato. È un punto che mi ha sempre indignato. Oggi, non sarebbe più possibile scriverla (oddio, magari alla Bonelli ancora sì, vedo diversi autori che vogliono fare storie "educative" e lo fanno tanto maldestramente che oggi negli USA sarebbero considerati razzisti e sessisti...). Per lo stesso motivo per cui oggi non è più accettata la classica scena della fidanzata o moglie che muore "per motivare l'eroe" o la scena di popolazioni native ingenue come bambini che si ribellano solo quando un bianco (che loro sì sono intelligenti e hanno la schiena dritta) gli spiega che sono sfruttati... E fra tante esagerazione o vere e proprie follie "woke", su quest'ultimo punto invece sono d'accordo, perchè ha sempre dato fastidio anche a me. Presentate Tom in questa maniera è paternalistico e razzista. Tom (a differenza di Tex che a quanto si vede nelle scene "ma lasciatemi spiegare" non ne sa nulla) conosce bene la schiavitù. e si ribella. Nelle prime pagine della SPARA AD UN SOLDATO SUDISTA E LO UCCIDE. Altro che "farci a botte". Quando Tex chiede di portarlo in missione con lui, sono passare settimane e sono in un campo militare nordista. Sta facendo la spia collaborando con l'esercito per far fuori altri Rod, come sta facendo Tex in questa storia di Nizzi? No, altrimenti sarebbe stato scontato che sarebbe andato con Tex. Tex lo chiede al comandante militare, quindi mi pare sia lasciato capire, implicitamente, che Tom si è arruolato. E quindi spara contro i sudisti da giorni (infatti è migliorato con le pistole) Davvero "ha bisogno che Tex glielo spieghi"? Ma vediamo chi è Tom: NON LO SAPPIAMO. Nizzi non ci dice niente di lui. Dall'inizio è il "tipico n##ro che muore per motivare gli eroici bianchi". Il suo destino è chiaramente di morire, e la descrizione di Tom è il suo colore della pelle. Tex al campo non lo chiama Tom, dice "il mio amico ne##o" All'inizio della storia lo vogliono linciare. Perché? Boh. Che ci faceva veramente in giro da solo di notte? Boh. Ma 1e uno schiavo o un nero liberato (minoranza, ma non erano rari)? Boh. Conosce John, ma non si dice perchè. È uno schiavo di John o dello Zio? Boh. Tom non è un "personaggio", è una sagoma di cartone con attaccato sopra "nero che deve morire in una scena eroica per motivare l'eroe bianco". Oggi (oggi? Da almeno vent'anni) una cosa simile non sarebbe più tollerabile in un fumetto o in un film senza essere considerata razzista e paternalista. E per una volta non è una follia woke, perchè è una "scorciatoria narrativa" così banale e squallida che mi dava fastidio anche prima che fosse esecrata universalmente. E attenzione, non è un discorso del "vogliamo tutto spiegato". Damned Dick ci viene presentato come socio di Tex e basta, senza nessuna altra informazione, ma ci basta perchè è tutto quello che serve, e nel corso dell'avventura lo conosciamo e ne conosciamo il carattere. (E soprattutto non viene introdotto solo per morire. Rod sì, ma Rod lo vediamo solo nelle due scene in cui serve, quando decide di arruolarsi e da moribondo. Non viene portato dietro in tutta la storia con un cartello "morto che cammina", e soprattutto viene ucciso dalla "parte per cui sta Tex" e invece di "motivarlo" gli fa pensare "ma che xxxxx sto facendo?", e già questo evita il clichè. Tom invece proprio è una valigia che Tex si porta dietro. Viene trascinato per tutta la storia dalle decisioni di Tex che non lo sta MAI a sentire. Anche se combatte per il Nord, Tex qui appare davvero paternalista e razzista. Sappiamo che in genere Tex è un uomo che tende a "prendere il comando", a trascinare gli altri e diventare di fatto "il capo" in ogni occasione, ma di solito almeno ASCOLTA quello che gli dicono gli altri. Qui no, viene rappresentato come uno tanto sicuro di sè che non ascolta nessuno (e questa è una costante nella rapprentazione di Nizzi, non solo in questa storia, mi sto convincendo che sbagliavo a dire che presentava Tex così dopo la crisi per ripicca, Nizzi ha SEMPRE considerato Tex solo un antipatico e ottuso bullo fortunato). Ma alla fine, non è questione di "cercare peli nell'uovo" o "scene da attaccare". Non c'è una singola scena di questa storia che non appaia "storta" perchè è "storto" Tex, è irriconoscibile (se non, appunto, come il Tex di Nizzi). Perché è una storia che si dice antirazzista ma tratta i neri in questa maniera, il plot "giallo" è ridicolo e stra-telefonato, la guerra è rappresentata come "buoni buonissimi contro cattivi subumani", e nessuno per me è riuscito a contestarmi questo fatto (quando si arriva a portare LESLIE come "rappresentazione positiva" vuol dire che si è alla frutta). Non sono "difetti di una scena", sono problemi che percorrono tutta la storia. FdA è semplicemente SCRITTO MALE e presenta un protagonista che non può essere Tex (e non solo perchè rinnega totalmente fra due bandiere e si fa fregare come un pollo, è TUTTA la rappresentazione, persino in una scena in cui mangia al ristorante, che è inaccettabile. P.S.: vedo una rappresentazione di questo thread che non riconosco. In realtà, se andiamo a controllare, i post in cui si commenta la storia in base a quello che c'è scritto e disegnato sono pochissimi. Se ci si fosse limitati a commentare la storia saremmo ancora probabilmente a pagina 10. Se questo thread è arrivato a pagina 34 è perchè stato "gonfiato" all'inverosimile da (1) attacchi personali a chi criticava la storia, (2) reazioni offese alle critiche alla storia viste come offese personali, (3) negazioni di cose scritte e stampate (non dell'interpretazione, proprio di cosa c'è scritto e stampato), e (4) riferimenti "ad cazzum" ad altre storie per dimostrare che "fanno tutti così", e, dimenticavo (5) reiterazioni della storiellina per cui se c'è una magagna in una storia, È COLPA DI CHI LA NOTA, e che tutte le storie sono uguali, "in tutte le storie di GL Bonelli se vai a vedere con il lanternino Tex viene sconfitto e finisce che strilla come un gallinaccio isterico impotente"... Non ho più intenzione di contribuire a questo circo. Per questo non ho minimamente risposto alle varie accuse. Ma ne sto semplicemente tenendo conto. Noterete spero che da quanto qualcuno ha detto che gli dava fastidio "coglione" ho smesso di usarlo. perchè era semplicemente una maniera abbreviata per risparmiare tempo invece di scrivere che Tex in questa storia è un ottuso prepotente che non ascolta nessuno e fa solo un errore dietro l'altro (il termine "coglione" dà nell'uso comune un idea "grande e grosso e prepotente" oltre al resto che usare "idiota" o "stupido" non hanno, e quindi per me era il termine più corretto. Ma visto che non voglio dare adito ad altri off-topic su quanto siano maleducati quelli che OSANO criticare questo "santino" di storia, posso benissimo usare la descrizione lunga. A chi si lamenta che questo thread degeneri sempre, dico: sono d'accordo con voi. Ma magari per non farlo degenerare basterebbe parlare DELLA STORIA, senza inalberarsi e partire OGNI SINGOLA FOTTUTA VOLTA con amenità sul fatto che che se dici che un personaggio è scemo stai dando dello scemo anche ai suoi lettori () e quindi sei offensivo (quindi nessun personaggio letterario televisivo, mai, si può definire scemo, è un offesa anche per i lettori. Però come facciamo a recensire, magari, Scemo + Scemo e I soliti Idioti allora senza offendere tutto il pubblico che li ha visti? E tutti i critici che li hanno recensiti sono offensivi?)
    0 points
  13. Sai la Tigre Nera? È scappata in Borneo, l'abbiamo seguita e l'abbiamo ripresa. Perché sprecare 4 albi?
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