Anche io sono tra coloro che hanno apprezzato molto questa storia, magari non particolarmente conforme ai classici canoni texiani (non a caso, Nolitta è sotto molti aspetti il meno texiano tra gli sceneggiatori di Tex), ma comunque sia una storia di tutto rispetto che ha il merito, almeno dal mio punto di vista, di manetenere costantemente elevate l'attenzione e le attese dei lettori che la leggono per la prima volta, e lascia poi la voglia di tornare ciclicamente a rileggerla di nuovo, come è successo a me più di una volta.
Senza dubbio il Tex che giostra in questa avventura canadese è decisamente meno spaccamontagne di come siano stati abituati a vederlo, spesso e volentieri arriva secondo dietro i nemici di turno, ma per come la vedo io ci sta che, di tanto in tanto, il nostro possa apparire un po' più "umano": come tale, infatti, nemmeno Tex può, anzi DEVE, essere infallibile. Se, viceversa, si desidera leggere SEMPRE avventure in cui Tex si sbarazza di nemici "canonici" (vale a dire semplici banditi, pistoleri ed indiani, diversissimi da Mefisti, Tigri Nere e Maestri) con la medesima semplicità con la quale sbatte le palpebre, forse tanto varrebbe buttarsi a leggere esclusivamente avventure di supereroi della Marvel (con tutto il rispetto, sia chiaro ).
Tex meno infallibile del solito, dunque, ma anche meno rigido del solito, vuoi ad inizio della storia quando fa il guascone nel saloon, vuoi nei suoi dialoghi con Jim Brandon: per i miei gusti, grasso che cola.
Altrettanto vero che non mancano sbavature o punti deboli nella sceneggiatura. In riferimento alle prime, l'assenza di chiarezza circa i tempi di recupero di Brandon dopo essere rimasto ferito (la storia inizia ad agosto, il medico impone a Brandon dieci giorni di riposo per riprendersi dalla ferita, il calendario riporta ottobre: la lacuna mi pare evidente), quanto ai punti deboli della sceneggiatura personalmente ho avuto l'impressione che Nolitta, se da un lato ha dipinto un Tex meno spaccamontagne del solito e lo si può arrivare ad accettare, dall'altro mi è sembrato voler accentuare sin troppo l'incapacità dei mounties nell'opporsi adeguatamente ad una ribellione condotta da trappers ed indiani, ossia gente certamente pratica del posto ed esperta nell'arte della guerriglia, ma dipinta da Nolitta come una sorta di Invincibile Armata al cospetto di un'accozzaglia di imbelli soldatini.
Ho trovato invece ben caratterizzati i personaggi principali. Notevole la contrapposizione tra l'antagonista idealista Roger Goudret, che nella sua lucida follia appare come mosso comunque da un ideale, ed il cugino Pierre, sanguinario malvivente per il quale evidentemente la rivolta messa in atto dagli ideali di Roger altro non è che un pretesto per dare sfogo a quella che sembra la sua naturale inclinazione alla delinquenza (per usare un eufemismo). Ricca di sfumature la figura del sergente Donovan, sì traditore ma a suo modo ancora contraddistinto da un barlume di onore e buonsenso, tale da indurlo in fin di vita a fornire un aiuto decisivo a Tex e Brandon. Suscita infine indubbia simpatia il buon Soublette, apparente pacioccone ma nei fatti quanto mai risoluto.
Tutto sommato, insomma, una buonissima storia, illustrata da un Fusco ancora lontano dai livelli di eccellenza raggiunti negli anni successivi, ma comunque autore di disegni di grande livello.