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Condor senza meta

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Tutto il contenuto pubblicato da Condor senza meta

  1. Condor senza meta

    [729 BIS] Agente indiano

    In alcune vignette sembra proprio l'effetto di una 8B o giù di lì, ma una simile tecnica necessita pure un buon fissaggio che non comprometta le chine. Onestamente ignoro pure come possa essere l'esito in fase di scansione e stampa tipografica, ma magari la tecnologia di oggi, unita a ottimi macchinari, garantisce una buona resa.
  2. Per quanto possa servire una fredda media matematica per descrivere il gradimento soggettivo di un'opera artistica come il fumetto, finora il quadro della discussione in oggetto è la seguente: - Poe 6,45 - Jim Brandon 6,08 - Barbanera 6,40 - Condor Senza Meta 6,30 - Grande Tex 6,80 Medie non trascendentali, ma finora non fallimentari.
  3. Condor senza meta

    [729 BIS] Agente indiano

    Mi riallaccio alla tua frase per evidenziare un dubbio, già espresso nel mio commento. La tecnica dei chiaroscuri usata da Dotti non riesco a individuarla. Tu sostieni che si possa trattare di mezza tinta (ovvero china diluita con abbondante acqua) però non mi convince troppo. L'effetto della mezza tinta dovrebbe avere una resa più "acquosa" simile proprio agli acquerelli (vedasi il flashback di Calegari sulla "Ballata di Zeke Colter"). A tratti pare proprio una matita grassa su un foglio ruvido, ma anche questa ipotesi appare debole, una tecnica suppongo non indicata per tavole destinate alla stampa tipografica. In un post su Facebook, Bruno Brindisi raccontava che era sua abitudine caricare i vecchi pennarelli usati a punta spessa con la china per ottenere sfumature simili; è possibile che lo faccia pure Dotti, ma la tendenza a riempire ampie aree del disegno con questo tratto, porterebbe a credere che un simile stratagemma non garantirebbe la resa finale che il bravissimo disegnatore ottiene. Brushpen? Pennello a setole intinto nella china e asciugato al massimo prima di essere usato per raggiungere l'effetto secco? Matite? Boh? Sta di fatto che l'esito è molto piacevole.
  4. Sebbene consapevole che siamo totalmente off-topic, da appassionato di medie e statistiche, non riesco proprio a esimermi dal stilare la mia lista di voti degli episodi recenti. Ci perdonino i moderatori . - L'assedio di Mezcali (Nizzi-Filippucci) 6 - I forzati di Dryfork (Rauch-Prisco) 7 - La Rupe del diavolo (Nizzi-Mastantuono) 6 - Netdahe (Boselli-Seijas) 8 - Sulla cattiva strada (Ruju-Font) 6 - Guatemala (Ruju-Biglia) 7 - Il monaco guerriero (Zamberletti-Candida) 5 - Il pistolero vudu (Ruju-Ramella) 5 - Una colt per Manuela Montoya (Boselli/Monni-Laurenti) 5 - Agente indiano (Boselli-Dotti) 8 Media aritmetica = 6,30 Premettendo che ci muoviamo nei "paludosi" campi della soggettività e ogni valutazione è personale e opinabile, dalla media dei miei ultimi voti, il livello si attesta appena sopra la sufficienza. Un lieve calo di rendimento lo riscontro, ma siamo ancora lontani dai livelli di guardia. Spero tuttavia che si possa presto invertire la tendenza con le nuove storie in arrivo. Giudizio per autore - Mauro a mio modo di vedere si è difeso, con due prove notevoli e una poco ispirata (ma da lui pretendiamo sempre il massimo e ogni piccola incertezza fa più rumore - il prezzo da pagare per i grandi autori) - Nizzi ha reso il minimo sindacale ed è già qualcosa, almeno non è incappato in scivoloni pericolosi come la storia del Color brevi. D'altronde non credo possiamo aspettarci tanto più di questo da lui. - Bene Rauch, il suo esordio fa ben sperare, le doti ci sono, ma il precedente di Faraci insegna che bisogna valutare un autore esordiente su Tex alla distanza. Incrociamo le dita. - Zambeletti è ingiudicabile, si è trovato a esordire per caso con una storia tutt'altro che eccezionale. Vedremo eventuali sviluppi, sempre che la sua prova non resti "figlia unica di madre vedova" come si dice dalle mie parti . - Ruju per me ha palesato un appannamento che spero sia solo temporaneo. Senza infamia né lode la storiellina dei gemelli, ma essendo un piccolo riempitivo può starci; troppo arruffata e sui generis quella di "Slash nel far west" (ammetto che mi ha convinto poco), "Guatemala" nel complesso si salva, ma da una prova così ambiziosa, sia per ambientazione che lunghezza (peraltro affidata ai pennelli di uno dei migliori disegnatori delle giovani leve) mi sarei aspettato una prova da 9 pieno, invece tirando le somme, solo il voto in più portato da un impeccabile Biglia, ha fatto lievitare una sufficienza stiracchiata. Sulla bravura di Ruju non nutro alcun dubbio, di fatto non vorrei che sia proprio il buon Pasquale l'autore che soffre più di altri la sovrapproduzione.
  5. Condor senza meta

    [729 BIS] Agente indiano

    Sai cosa penso Loriano? Il calo che in tanti abbiamo percepito, è stato in parte "amplificato" da alcune circostanze. Mi spiego: al netto delle due prove con poco mordente di Nizzi, nei diciotto mesi da te citati sono capitati due palesi riempitivi. Il primo (senza infamia e senza lode) di Ruju per far quadrare le pagine dopo "Guatemala" e quello di Zamberletti (che evidentemente è stata spostata sulla regolare per impreviste esigenze redazionali). Mauro a mio avviso, ha composto una buona storia "Netdahe", e una poco ispirata con la Montoya, ma entrambe hanno suscitato opinioni contrastanti tra noi forumisti. Una buona fetta ha criticato la prima e apprezzato la seconda, altri il contrario. E' evidente per me che ciò che ha più inciso è il lieve appannamento di Ruju in questo arco temporale. "Guatemala", sebbene ambiziosa, non è riuscita a ritagliarsi i giusti onori e quella del pistolero vudu è troppo sopra le righe per la saga e suona come un passo falso. Sono solo circostanze fortuite o davvero, come alcuni temono, si sta decidendo di giocare al risparmio sulla regolare? Onestamente io opterei per la prima ipotesi, la seconda sarebbe una sorte di suicidio per l'editore, ma sarà il tempo a confermare eventuali timori o speranze. P.s. Confermo che oggi in Sicilia sembra di essere sulla Death Valley, di conseguenza se ho scritto castronerie, perdonatemi, sono in parte giustificato.
  6. Scusate se mi permetto: ma oltre ai contenuti, per mantenere sana e costruttiva una discussione, necessita pure che ci siano i giusti toni e una buona dose di rispetto per l'interlocutore. E' fuori dubbio che Diablero sia una risorsa per il forum, poichè è una mente brillante e molto competente in materia (io adoro leggere i suoi commenti, sempre e comunque) tuttavia un minimo di impulsività in meno sarebbe gradita. Come sosteneva Camilleri "le parole diventano pietre" e se tu preso dalla foga, dai dell'idiota o dell'incompetente al prossimo che non la pensa come te , rischi di scatenare una "sassaiola" . Viva Tex e vogliamoci bene pard!
  7. Condor senza meta

    [729 BIS] Agente indiano

    Purtroppo è vero, la penuria di sceneggiatori è più marcata; nel fumetto in generale per via di un scarso ricambio generazionale, ma special modo su Tex, dove non è affatto semplice scriverlo. Oltretutto sulla celebre saga il metro di paragone, rappresentato dall'ottima opera di Borden in questi anni, è uno scoglio notevole su cui spesso vanno a sbattere autori di buon livello (vedi il pur bravo Ruju) che si disimpegna discretamente, ma non riesce né a eguagliarne i risultati, né a conquistare del tutto il cuore dei fans. Purtroppo però Borden non lo potremo clonare, e quando si stuferà di mettersi alla macchina da scrivere e "sobirsi" i nostri giudizi anche noi lettori dovremo rassegnarci a un ridimensionamento del livello globale.
  8. Condor senza meta

    [729 BIS] Agente indiano

    E' innegabile che ultimamente un sostanziale calo di resa sulla regolare ci sia stato. Di certo una delle cause potrebbe essere il sopraffollamento di proposte, nessuno lo nega, ma prima di fasciarci totalmente la testa, direi di attendere e giudicare in un arco temporale più ampio. Magari è solo un appannamento momentaneo, come spesso capitava pure in passato, quando le uscite annuali erano minori. L'impressione da te citata, sorge spontanea al cospetto di alcune storie meno riuscite, ma mi rifiuto di credere che professionisti del settore facciano simili scelte azzardate, inoltre la presenza di Boselli come curatore è una garanzia (Tex Willer docet). A dire il vero, appare pure un po' ingeneroso pensare che in Bonelli si possa snobbare la serie ammiraglia, considerando la programmazione dell'immediato futuro. Storie ambiziose come "Erebus", il ritorno di Barbanera col grande Andreucci o il Kolossal Mefisto-Yama vs Tex, in sette albi e con autori del calibro dei Cestaro e Civitelli, non mi par proprio che indichino una tendenza a trascurare la serie regolare. Magari mi sbaglio, ma una delle difficoltà che può incontrare un curatore al giorno d'oggi è quella di gestire delle tempistiche più dilatate nella realizzazione degli episodi, dovute alla maggior lentezza dei disegnatori moderni. Fermo restante l'assoluta e indiscutibile qualità del parco disegnatori attuali, ma gli eventuali rallentamenti o i ritardi di un artista, possono costringere la redazione a far slittare alcuni episodi programmati e coprire eventuali buchi con prove originariamente destinate ad altre collane (un esempio può essere quella di Zamberletti e Candida). Ovviamente il tutto sarebbe più gestibile con meno uscite, ma purtroppo temo che, per quanto siano esatte le teorie di Diablero, difficilmente si potrà tornare indietro sotto questo aspetto. Uno sceneggiatore oggi non avendo più a disposizione velocisti del passato come Letteri o Marcello, è pure un po' vincolato sulla lunghezza di una prova da proporre, poichè pensare di dover attendere più di un lustro per vederla completata non credo faccia fare i salti di gioia all'intero ambiente. Non a caso che le ultime maratone narrative siano state affidate a Biglia e Dotti, che essendo abbastanza celeri, possono in qualche modo assumersi un simile onere in tempi più accessibili. Per non tacere del fatto, che una lunghissima gestazione di una sceneggiatura, può influire pure sulla qualità della stessa, visto che l'autore costretto a riprendere l'opera più volte e dopo tanto tempo, può rischiare di perdere il filo, l'ispirazione o l'interesse per la stessa. Comunque confido che al più presto si possa rialzare la china, le premesse ci sono tutte.
  9. Condor senza meta

    [729 BIS] Agente indiano

    Se fossi un tizio suscettibile, potrei risentirmi un po' di questa risposta che mal cela l'intento di mettere in dubbio le mie capacità cognitive, su un punto poi che ho sempre condiviso in passato, ma non lo sono e ci passo sopra, a maggior ragione del fatto che reputo che tu sia un utente preparato e interessante, ma credimi, il confine fra l'arroganza ed essere il primo della classe a volte diviene molto labile. Ecco un punto su cui mi trovi d'accordo, ma è anche vero che noi ragioniamo da lettori, gli addetti ai lavori devono considerare altri aspetti che esulano da quello squisitamente tecnico. Ormai è ovvio che la Bonelli senza le vendite di Tex, se la vedrebbe brutta, di conseguenza è utopia pensare che fin quando i numeri lo permettono, la redazione decida di tagliare gli extra per far contenti utenti come noi. E' come se un club di calcio decidesse di non giocare la champions solo perchè la numerosa mole di partite stagionali influisce sulla qualità del gioco espresso e i soldini dove li mettiamo? Considerando questo elemento, venale quanto vogliamo ma fondamentale in un azienda, noi lettori di lungo corso ci dovremo abituare all'andazzo e in tal ottica nel mio commento, esprimevo la personale opinione che preferirei alla lunga un bis annuale estivo, nel formato tradizionale e in bianco e nero, rispetto a uscite come il color brevi autunnale o il maxi con due storie complete. Preferenza soggettiva e opinabile ma non vedo perchè non dovrei esporla. Giusto, ma permettimi di dire che l'ironia che traspare dalla tua frase è superflua nei confronti di un utente come me che ha sempre riconosciuto e rispettato gli autori e l'immensa mole di lavoro che sta dietro l'universo delle nuvole parlanti. Non potrei fare altrimenti, visto che, anche se non professionalmente, so bene quanto fatica si faccia a scrivere e disegnare. Detto questo, qua la mano hombre e senza rancore, il prossimo giro al banco lo offro io!
  10. Condor senza meta

    [729 BIS] Agente indiano

    Spoiler Una premessa: nel recente passato si è discusso qui sul forum in merito alla presenza dei lettori “dinosauri”, insofferenti alle novità editoriali della saga; il sottoscritto può essere annoverato in questa categoria, se le iniziative sono rappresentate da trovate un po’ fini a sé stesse come le figurine o le medagliette, ma di certo, al cospetto di albi speciali come questo o ristampe particolari, non ha nulla da eccepire, anzi! Mi sembra di capire che l’iniziativa del "bis" sia un unicum per i festeggiamenti degli ottant’anni della casa editrice, ma visto il risultato, mi viene da dire peccato! In effetti l’albo fuori serie che stringo in mano, dopo averlo gustato con calma, rappresenta a mio avviso la storia migliore finora pubblicata quest’anno sulla regolare. Chi temeva che la storia fosse riciclata per via della presunta bassa qualità(poi chissà perché mi chiedo), è stato smentito alla grande, anzi, chissà se, seguendo il noto detto “l’appetito vien mangiando” la redazione non decida di rendere l’albo estivo una nuova tradizione, una sorta di “tredicesima” per noi lettori. Personalmente trovo molto più adatto un albo bis che un color autunnale fatto di storie brevi, ma ovviamente è un’opinione soggettiva e come sempre, simili opinioni vanno prese per quelle che sono. Ma torniamo alla storia: Boselli ci propone una bella trama dal sapore classico, muovendosi nettamente nei solchi bonelliani della saga. Non nego che episodi originali siano necessari per garantire una buona varietà atta a non stancare i fans, ma leggere episodi classici è sempre un “felice ritorno a casa”. L’impostazione della sceneggiatura è la tipica di Borden, ben collaudata e sempre molto efficace, con un prologo ambientato nel presente a cui segue un racconto del passato in flashback, stavolta dedicato ai tempi in cui il nostro eroe venne nominato agente indiano della riserva. La sessione ambienta ai “giorni d’oggi” è breve ma sceneggiata magistralmente. In poche pagine l’autore sciorina una sequenza serrata, con i giusti tempi e qualche buona trovata per stupire il lettore, in poche parole un vero manuale da studiare per chi vuole imparare i segreti del comporre una buona sceneggiatura. Come poi Mauro riesca, con poche vignette, a caratterizzare i suoi personaggi è un mistero dovuto all’innato talento. Permettetemi il paragone ardito: Manzoni, con pochi tocchi di penna dipingeva perfettamente anche i personaggi secondari, in par modo anche Boselli riesce con poche sequenze a far conoscere ai lettori le caratteristiche delle sue creature letterarie; da vedere in proposito come già in poche pagine comprendiamo che l’albino sia un elemento particolare e pericoloso, così come è evidente che Cad, sebbene imbracatosi con i banditi, sia di una pasta diversa. Ottima la performance di Tiger, sempre al top con la gestione boselliana e particolare il rimprovero bonario di Carson al pard dopo la bruciatura della lampada. Chiuso lo scoppiettante prologo, ci immergiamo nel passato e comincia “l’episodio nell’episodio”, che mantiene sempre una piacevole scorrevolezza ed è contraddistinto dai classici capisaldi della serie, ovvero funzionari corrotti, militari arroganti e collusi e l’inossidabile Tex sempre il solito baluardo in difesa del popolo indiano. Unico neo per un carsoniano della mia risma, il fatto che nel flashback il vecchio cammello rimanga “in panchina” ma è una piccolezza perdonabile, dai . Scherzi a parte, l’episodio mantiene buon ritmo e si legge con estremo piacere. Nei commenti degli utenti che mi hanno proceduto, sono state evidenziate eventuali piccole incongruenze tempistiche, ma trovo siano veniali. D’altronde visto che Bonelli senior se n’era sempre infischiato di mantenere una plausibilità cronologica alle sue vulcaniche storie (di fatto spesso abbiamo assistito a svarioni come due guerre di secessione, macchine e telefoni nel far west, date improbabili nelle didascalie da dover correggere nelle ristampe) per chi come Borden deve garantire un minimo di sequenza logica, diviene un rompicapo incredibile barcamenarsi tra le date, anzi finora se la sta cavando alla grande e se a volte necessita forzare qualche passaggio per aggiornare alcune eventi alla sua cronologia personale, dovremmo concederglielo senza eccessive critiche. Interessante pure il ritratto fornito di Lorenzo Hubbel, il tipico galantuomo non certo eroe, ma che nel momento clou trova la giusta dose di coraggio pur di salvare un suo simile. Brillante. Come trovo pure bello il dialogo fra lui e Tex, con quest’ultimo che gli rimprovera bonariamente di dargli ancora del “lei” dopo un decennio di conoscenza. Chiudo con una rapida opinione in merito al comparto grafico. Che dire di Dotti, una vera manna per un curatore. Un disegnatore dotato di tecnica e talento, dal segno personale, molto rapido e affidabile. La storia in questione è l’ulteriore conferma di un artista sempre più a suo agio con le tematiche western, ottimo nel bilanciamento dei neri, buone anatomie e vignette dinamiche sebbene ricche di dettagli. L’espressione dei pards è alquanto atipica ma non per questo meno apprezzabile. Adoro pure i suoi chioroscuri e mi chiedo come vengano realizzati. Non credo con pennarelli caricati a china come Brindisi su Dyd, suppongo che usi il pennello quasi asciutto ma riguardando alcune vignette mi rimane il dubbio, magari Mauro che lo conosce e ammira le sue tavole originali, può darmi una risposta in merito. Il mio voto finale è 8
  11. Rileggendo questa breve prova, mi si è ripresentata l’annosa questione: ma quello di Nolitta è Tex? Personalmente ho sempre avuto un’idea chiara in proposito e spesso l’ho palesata nei commenti relativi alle storie composte dal compianto Sergio; un’idea in parte condivisa da altri forumisti e in parte no, visto che ho notato, che una buona fetta di utenti lo adora. Chiariamo: non ho mai messo minimamente in dubbio il talento compositivo di Nolitta, né tantomeno mi sognerei di dire che non fosse in grado di scrivere fumetti, anzi, a lui si devono storie memorabili e personaggi cardine del fumetto italiano, però trovandoci su un forum tematico dedicato a Tex, siamo chiamati a giudicarne l’opera sulla saga del ranger e qui si azzoppa l’asino! Mi sono sempre chiesto se il buon Sergio ci fosse o ci facesse; visto le sue qualità narrative, è mai possibile che non fosse in grado di scrivere episodi tenendosi nel possibile nei ben marcati solchi tracciati dal padre? Capisco che il personaggio non fosse proprio nelle sue corde, ma trovandosi costretto a scrivere per affiancare l’affaticato genitore, perché non sforzarsi a mantenere un minimo di coerenza e tradizione al celebre personaggio? Senza pochi giri di parole, per quanto alcune storie siano pure belle, ma in nessuna ha mai centrato le caratteristiche pecuniarie dell’eroe e non credo influisca la questione dello stile. Ovvio che ogni autore abbia il suo stile compositivo, se è per questo anche Boselli scrive in maniera personale e molto differente dal vecchio Bonelli, eppure il suo Tex è tutto sommato riconoscibile e alquanto bonelliano, quello di Nolitta non lo sfiora nemmeno di striscio. Mi chiedo: non è che Sergio inconsciamente, per senso di repulsione alla creazione del padre, finisse di proposito a prendersi simili licenze artistiche, che vuoi o non vuoi, finivano con snaturare il protagonista a prescindere dell’esito finale? Dubito che simili sceneggiature proposte da un autore esterno avrebbero ricevuto approvazione, così come mi chiedo quanto Sergio avrebbe potuto tenere su la baracca senza l’arrivo di Nizzi nei primi anni ’80. Chiusa la lunga premessa, torniamo all’episodio in questione, che a mio avviso rappresenta l’emblema di ciò che finora si è accennato. Una storia western non eccelsa ma alquanto piacevole, forse un po’ lenta di ritmo e a tratti troppo riflessiva e verbosa per un fumetto d’azione del selvaggio west, ma l’autore mostra di saperci fare e in un brevissimo arco di pagine, cesella una trama accettabile. Questo giudizio però andrebbe bene solo se il Cowboy senza nome (che dà titolo all’albo) fosse uno dei tanti cavalieri solitari che popolavano gli spaghetti western negli anni ’70, ma trattandosi di un episodio di Tex, tutto cambia. Piccola digressione: la Bonelli potrebbe fare i remake delle storie nolittiane, trasformando Aquila della Notte in un Ted Wilson qualunque e indire una nuova collana editoriale chiamata Tuttowest . A parte le battute, trattandosi di una saga con dei paletti ben saldi, le incongruenze caratteriali è difficile non notarle. Già nell’incipit, il consueto monologo del Tex nolittiano che, in preda a un’eccessiva loquacità gratuita, pensa a voce e alta e dialoga col cavallo, mette a dura prova la pazienza del lettore. Poco male, a breve arrivano i tre scalcinati Apache che vogliono derubarlo e inizia l’azione, si pensa. Bene, anche qui Tex muove meglio la lingua che le braccia; bleffa con gli indiani lasciandogli il winchester scarico ma gira e rigira, dopo una decina di pagine finisce col perdere il cavallo. Tralasciando la sorpresa al trading post, dove oggettivamente non poteva prevedere il piano dei banditi, col proseguo della trama, a mio avviso, troppo spesso lo vediamo in eccessiva difficoltà al cospetto di quattro rubagalline, perché quello sono in fondo i villain della storia. Il modo in cui il nostro si libera a pagina 14 di Kaminsky, mi ricorda Spiderman a dire il vero: pose come quella dell’ultima vignetta di pagina 14 o la seconda e terza della pagina successiva, con le mani legate dietro la schiena sono al limite del credibile. Magari Nicolò con il suo disegno contribuì a ingigantire questa presunta incongruenza di postura, ma tralasciando questo aspetto, e il modo di agire successivo di Tex a lasciarmi interdetto. Nuovamente libero, il ranger preannuncia banalmente la sua presenza al bandito appostato sul tetto, facendo cigolare un piolo della scala in legno; può capitare, mi direte e vi do ragione, però mi chiedo cosa gli prenda subito dopo. Nella sequenza sul tetto, vediamo benissimo che Tex disarma il nemico, facendogli saltare di mano prima il fucile e dopo la colt, di fatto mi chiedo il perché, invece di averne ragione a suon di sganassoni, come logico, finisce invece con lo sparargli a bruciapelo e farlo precipitare di sotto. Questa cinica freddezza mancherà stranamente nella sequenza successiva, dove il nostro assiste inerme alla soppressione dei passeggeri della diligenza, senza nemmeno sparare un colpo in loro aiuto. Bah! Ancor più strano il fatto che un tiratore come Tex riesca a farsi fregare da posizione favorevole, al cospetto di avversari modesti che in altre condizioni si sarebbe pappato a colazione. La trama prosegue e l’arrivo fortunato dell’avventore al trading post cava d’impaccio Tex che a piedi avrebbe potuto far ben poco per salvare l’avvenente ballerina. L’esito del duello con i banditi è rapido e alquanto scontato, tanto è vero che, alla minaccia di Kaminsky, il lettore spera che alcuni complici misteriosi animino il finale, magari rappresentati anche dall’ineffabile gambler, nei panni di una presunta talpa infiltrata, ma niente. L’epilogo è solo costituito dalla scena della soppressione dell’odioso giocatore, ma solo perché ha fatto il cascamorto con la ballerina. Curiosa la scena del casto bacino di ringraziamento della bella donna dopo essere stata liberata da Tex e il dubbio che il nostro eroe barcolli dinanzi il suo fascino, rappresenta forse la cosa più interessante del finale, ma ovviamente sarà una prevedibile fumata nera. Sfruttato pure poco il piedidolci rappresentante di profumi: visto che è palese che sia innamorato della ballerina, c’era d’aspettarsi un maggiore coinvolgimento, magari pure una scenata di gelosia con Tex, invece sparisce fra le pagine e dire che all’inizio Nolitta ci “delizia” con un lunghissimo e inutile dialogo in merito ai profumi del west. Visto che non sono riuscito a essere breve nel mio commento, riduco al minimo il giudizio sul comparto grafico, considerato che l’opera di Nicolò ai pennini è come di consueto solida e regolare. Il suo Tex è sempre molto elegante e signorile, così come il tratto mantiene la solita pulizia ed espressività. E’ evidente che le prime due vignette di pagina 21 sono state realizzate integralmente da Gamba, lo stacco di segno si nota subito. Riassumendo: il voto per la storia generica sarebbe 7, per la storia texiana è 4; la media è presto fatta! (togliendo il mezzo punto per ciò che ho finora cercato di esporre) Il mio voto finale è 5
  12. Condor senza meta

    [323] La Città Corrotta

    Ripercorrendo a ritroso alcune vecchie avventure bonelliane, mi sono recentemente imbattuto in questo albo autoconclusivo. Ci troviamo al cospetto presumibilmente della "storia senza soggetto", poiché par chiaro fin dal principio che una vera e propria trama non c’è. Il fatto che i nostri si trovino a New Orleans per sgominare la famigerata “Banda del fiume” più che uno spunto rappresenta solo il pretesto per accompagnare il lettore in una serie ritmata di scazzottate, sparatorie e sequenze d’azione nel tipico stile texiano. Bonelli riesce comunque a far divertire, con il consueto stile pittoresco di sceneggiatura, proponendoci due pards tirati a lucido e molto esilaranti nelle loro azioni e dialoghi. Ovviamente fa di contro una carente caratterizzazione degli antagonisti, che, inutile girarci intorno, sembrano solo fantocci messi lì apposta per subire sganassoni, umiliazioni e lezioni varie. Anche Rod Rever introdotto nelle prime pagine come un potente gangster in pieno stile, si rivela più invertebrato di un mollusco e con estrema facilità viene dai nostri “schiacciato”. Presumibilmente Bonelli non se la sentiva più di orchestrare trame elaborate e lo stesso Sclavi, che lo ha coadiuvato in questa che rappresenta una delle sue ultime prove, ha evitato di complicarsi troppo la vita e si è limitato a rendere accettabile questo episodio breve e senza eccessive pretese. Rispetto ad altri lavori del periodo comunque, la storia si presta a valutazioni più positive ma è indubbio che l’ambientazione e lo spunto avrebbero potuto costituire lo scenario per tutt’altra prova, così rimane solo una fuggevole parentesi che si gusta rapidamente e rapidamente si archivia nei cassetti dell’oblio dopo aver riposto il volume sullo scaffale. Pirotecnico il finale a suon di dinamite sulla bisca galleggiante ma che di certo non profuma di originalità, visto che scene simili sono già state viste in passato, una su tutte che mi viene in mente su due piedi, quella ai danni dei seguaci del voodoo nella lunga (e soporifera!) storia di Yama nei primi anni ’80. Nota senz’altro positiva, i disegni di un giovanissimo Civitelli, in pieno rodaggio nella serie ammiraglia ma già al suo agio col personaggio e soprattutto nelle ambientazioni cittadine. Il segno visto oggi, appare ancora un po’ acerbo, ma già dalle pulite tavole traspare tutto il talento di un autore destinato a divenire con gli anni una meritata colonna portante della saga. Splendidi gli scorci della città o le rappresentazioni dei battelli. Impeccabili le anatomie e buone le espressioni facciali; mancano ancora i superlativi puntinati che arricchiranno di chiaro scuri le sue future vignette, tuttavia il bilanciamento tra i bianchi e neri è apprezzabile e nel complesso la prova grafica è di alto spessore e lo stile già molto personale e “moderno”. Il mio voto finale è 6
  13. Nel mio caso finiscono nel dimenticatoio le storie catalogabili nella fascia dell'ignavia, ovvero quelle senza infamia e senza lode. Quelle davvero brutte (o ciofeche se preferite) le dimenticherei volentieri ma non ci riesco. Sfido a cancellare dalla memoria picchi memorabili come "Oltre il fiume" o "Alleati pericolosi" . E' già tanto se non ho ancora gettato dalla finestra gli albi.
  14. Ho recentemente recuperato tra gli scaffali di un mercatino, l’albo numero 188, colmando di fatto un buco della mia collezione e completando la storia in questione, dopo tantissimi anni dalla lettura dei volumi precedenti. Una prova molto valida del vecchio Bonelli, che imbastisce una trama accattivante che, soprattutto nella prima parte, coinvolge e trascina il lettore nel mistero ed è segnata da una sceneggiatura molto ritmata e ben calibrata. Le indagini dei nostri sono avvolte nel mistero e pagina dopo pagina, si arricchisce la curiosità di scoprire cosa bolle in pentola. Fra un attentato e un altro, passando dalla presunta traccia rappresentata dalle lettere tracciate sulla segatura dal morente barman, Tex risalirà la china e scoprirà il ben congegnato piano attuato dai carcerieri del penitenziario, coadiuvati dai forzati. Un’idea brillante, che mi ricorda alcuni piani escogitati da Diabolik nei suoi straordinari colpi. Ho scoperto qui sul forum, che lo spunto di soggetto fu fornito a Bonelli dal figlio Giorgio e bisogna ammettere che si presenta molto interessante nella sua atipicità. Come già detto, la prima parte di sceneggiatura è resa magistralmente e le pagine si fanno divorare con estremo interesse, nella parte finale tuttavia l’autore si dilunga forse un po’ troppo nell’inseguimento dei nostri ai villain; tanta azione è vero, ma di fatto il ritmo cala un po’ e la lettura, a mio avviso, perde un po’ di mordente, visto che è prevedibilissimo dove si andrà a parare nell’epilogo. Nel complesso però una buona storia, che mostra quanto il patriarca del fumetto italiano, sebbene in fase discendente, sapesse ancora tenere brillantemente la scena. Classico come di consueto il tratto del grande Nicolò, pulito ed espressivo. E’ ormai noto che Gamba collaborasse alla stesura delle matite e in alcune strisce è palese anche il suo intervento nelle chine. Un binomio di esperienza e qualità che contribuì alla buona resa grafica dell’episodio. Il mio voto finale è 7
  15. Di sicuro la rileggerò più avanti, come faccio di solito con le nuove uscite, per gustarmele senza interruzione di albo e metabolizzarle meglio, soffermandomi soprattutto sui disegni, che alla prima lettura non vengono attenzionati a pieno, presi dalla trama. Tuttavia ho la netta impressione che il mio giudizio varierà poco. Confido di rifarmi presto con il numero bis e il proseguo dell'avvincente avventura nordica del giovane "Tex Willer".
  16. La lettura del secondo albo ha finito con il confermare le impressioni della prima parte. Personalmente la storia in questione non mi ha preso e come assai di rado mi accade con Boselli, sono arrivato a fatica all'ultima pagina. Non so, forse per via di una trama non eccessivamente ricca, o avversari non indimenticabili, ma soprattutto ho trovato troppo pesanti i dialoghi e pedanti alcune scene contraddistinte da una lunghissima sequenza di spiegazioni, commenti e dettagli sul piano che alla lunga mi hanno stancato. Un piano tutto sommato nella media sulla saga che a furia di essere decritto e ribattuto mi si è mostrato indigesto. Il finale tra Kit e Manuela era l'unico proponibile senza snaturare il ruolo del giovane rampollo, (far morire la bella Montoya sarebbe stato ancora peggio e ripetitivo), ma tirando le somme ripescare la giovane messicana è stata una scelta, sì rispettabile, ma al contempo non destinata a lasciare il segno. Oltre a Borden che mi è parso un po' sotto tono, non ha affatto contribuito a migliorare la situazione Laurenti che, mi dispiace dirlo, non l'ho reputato degno della regolare. Oltre a una eccessiva incertezza su fisionomie e armonie anatomiche delle figure, ho trovato molto arruffato il tratto e poco convincente il dinamismo delle sue vignette. Non so se questa sua involuzione sia dovuta alla fretta o a un calo di resa dovuto al passare delle primavere, comunque l'eccellente disegnatore apprezzato su Zagor in passato, qui sembra solo uno sbiadito ricordo. Peccato! La mia impressione è quella di una prova corale poco ispirata degli autori che per il mio gusto non raggiunge la sufficienza. Il mio voto finale è 5
  17. La storia in questione ha spaccato letteralmente l'utenze del forum: chi la sta apprezzando oltremodo e chi rimane alquanto perplesso e attende l'epilogo per stilare un bilancio definitivo, ma ciò è fisiologico e diventa un bene per il confronto e le discussioni del forum. Anch'io come Pecos però ho trovato da ridire sul termine pretestuoso, usato più volte per apostrofare alcune critiche. Lo reputo fuori luogo perchè qui nessuno (credo) si diverte a bersagliare Carlo, anzi il coro di complimenti per la coronazione del suo sogno è pressoché unanime. Tuttavia il fatto che sia Carlo che Mauro siano presenti sul sito non vuol dire che bisogna esimersi dall'esprimere alcuni appunti critici, che poi ovviamente possono essere condivisi o meno, ma tutto è soggettivo. Questo punto di vista porterebbe a trasformare in pretestuosa ogni eventuale critica mossa anche ad altri autori, visto che ci sarà sempre qualcuno che la penserà diversamente da te, ma non credo funzioni così.
  18. Condor senza meta

    [565/566] La Sentinella

    Non per scoraggiarti Diablo, ma se stai risalendo il centinaio nizziano 500-600, avrai ancora qualche sgradita sorpresa. Sul finire, con "Oltre il fiume" il buon Claudio non tocca solo il fondo, ma scava addirittura una voragine. Fatti un cicchetto prima di leggerla, ti aiuterà ad arrivare in fondo.
  19. Finora non ho recensito nessuna storia della nuova collana, ma programmerò in futuro un'attenta rilettura delle storie finora pubblicate ed esprimerò le mie opinioni in maniera più dettagliata su questa ottimo prodotto editoriale. Tuttavia, appena finita la lettura del Tex Willer di giugno, mi è partito il riflesso incondizionato di lasciare un commento in questo topic. Ammetto che all'inizio ero molto scettico su questa nuova proposta della Bonelli, tanto è vero che avevo deciso di acquistare i primi dieci albi e poi mollare; ma numero dopo numero, la freschezza compositiva, l'ottima fattura delle sceneggiature di Borden e un comparto grafico di tutto rispetto, mi ha costretto a cambiare radicalmente idea. Sia chiaro, gran parte di questo successo è merito di Mauro che è riuscito a trasformare e rendere vincente un'idea un po' strampalata del direttivo: un reboot delle classiche storie delle origini sarebbe stato quasi un sacrilegio e pare che proprio queste fossero le iniziali intenzioni. Da grande amante della materia e doverosamente rispettoso per la creatura del grandissimo Bonelli, Borden ha scelto la strada più difficile, ma al contempo la più affascinante e azzeccata, ovvero quello di creare un puzzle di storie e fantasia a incastonarsi con le vecchie opere bonelliane; con molta attenzione e cura della cronologia e dei dettagli la giovane saga sta sfoggiando un look molto affascinante, giusto mix di freschezza e tradizione. Spesso ci si lamenta che il livello attuale della regolare stia calando, forse è vero, tuttavia il fatto è reso più palese dal metro di paragone al momento rappresentato da "Tex Willer". Con un prodotto di così pregiata fattura, avrei mai potuto mollare al numero 10? Sarebbe stato come rinunciare alle succulente portate di un lussuoso ristorante dopo aver solo gustato un rapido antipasto. Anche la storia attuale, ambientata nell'Upper Missouri (perchè anche la plausibilità storica deve essere garantita e Borden non lascia nulla al caso) conferma tutto ciò di buono che finora è emerso in questi tre anni. La sceneggiatura è ariosa, ben calibrata. I personaggi sempre molto curati e l'azione non manca. Ovviamente alcuni paletti, uno dei quali l'impossibilità di far incontrare ancora i due affiatati pards, reggono e costringono l'autore a fare i salti mortali, ma la cosa è gestita abilmente e non disturba. Mica facile eh... L'unico neo il dover attendere abbastanza mesi per leggere interi gli episodi, ma è un piccolo sacrificio che si accetta ben volentieri. Chiudo complimentandomi con Del Vecchio, autore che apprezzo molto, dallo stile estremamente pulito e raffinato. Le fattezze del giovane Tex e Carson sono eccellenti, ma ottimo pure il lavoro svolto sulla caratterizzazione grafica dei celebri personaggi creati dal compianto Marcello, quali Ray Clemmons, la dolce Lena e Cyrus Skinner. P.s. Credo proprio che acquisterò pure Tex Willer Extra, sebbene già possieda da anni il texone; in molti stanno criticando questa iniziativa, ma trovo invece sia utilissima per chi si è avvicinato a Tex passando dalle sue avventure da giovane, poi Andreucci va acquistato senza se e senza ma e il fatto di poter ammirare tavole inedite e bozzetti preparativi, mi manda in brodo di giuggiole. Chissà se Mauro in futuro decida di utilizzare un simile stratagemma, per coniare il "Tex Extra" e riprendere così il deludente Maxi Alaska, creando quel collegamento, accennato sul forum, per alcune sue recenti storie in lavorazione.
  20. Personalmente il generale Davis sulla serie Tex Willer non ce lo vedo. Se si trova uno spunto per recuperarlo sulla regolare, bene, se no forse è meglio lasciarlo dietro le quinte. Le origini dell'amicizia fra lui e Tex la lascerei all'immaginazione del lettore, in fondo Tex conosce una miriade di sceriffi e non e mica Mauro può ricamarci una storia sopra per ognuno. Su Montales invece credo che si possa lavorare parecchio, per non parlare di Hutch e company. Ma anche nuovi personaggi sono ben accetti, anzi garantiscono maggiore libertà narrativa e meno paletti. Sempre mia opinione personale, s'intende.
  21. Mac, un conto è una citazione, un altro vederlo direttamente all'opera o quanto meno con una parte importante in una storia. Sulla seconda ipotesi sono molto scettico a dire il vero. Mauro, mi pare, dichiarò ufficialmente sul forum di non aver tanta voglia di ripescarlo, poi magari cambia idea, però...
  22. Temo che un ritorno di Phil Davis sia difficile oggi. Borden mi è parso molto deciso in proposito, reputandolo un "deus ex machina" non affine al suo modo di concepire le sceneggiature. Magari potrà avallare qualche eventuale futuro spunto del redivivo Nizzi, ma vedendo l'attuale livello da "compitino" di quest'ultimo, un simile ritorno potrebbe presentarsi un'arma a doppio taglio. Rassegniamoci all'idea che il generale, dopo anni di missioni e beghe in divisa, sia giunto all'età di godersi una meritata pensione, coltivando l'orto nella sua villetta ubicata in una popolosa città dell'est.
  23. Certamente Johnny, grazie. Il sottoscritto è entrato a farne parte da qualche anno, ma il presidente dell'associazione è davvero un lodevole esempio di impegno e tenacia e da trent'anni si batte vulcanicamente per la sua passione. Purtroppo diviene sempre più difficile coinvolgere i giovani alla lettura e pure le istituzioni locali latitano, appoggiando poco o niente simili iniziative a sfondo socio culturale. Non è affatto facile trovare soluzioni per rilanciare le nuvole parlanti, poichè, a mio avviso, la crisi getta le sue radici nell'inarrestabile metamorfosi socio-culturale che è in atto da parecchi anni ormai. Aziende come la Bonelli possono pure cercare di cavalcare l'onda da te indicata, con film, videogames, gadget e quant'altro, ma siam sicuri che un auspicabile simile rilancio (a voler essere ottimisti) non andrebbe a discapito dell'aspetto puramente qualitativo del fumetto vero e proprio? Perchè di fumetto qui stiamo parlando. Se la Bonelli con iniziative multimediali e di brand limitasse i cali d'introiti, può far piacere, ma se nel tempo fosse costretta a snaturarsi del tutto per seguire le mode dei giovani (che variano con la stessa velocità del vento) e trascurare ciò che ha sempre fatto, ottimi fumetti, a noi lettori appassionati cosa resterebbe: la medaglietta? La sfilata di Cosplay? La pubblicità su Tik Tok? Non so, ma non riesco a essere così ottimista vedendo l'andazzo, o quantomeno bisognerebbe cercar di rieducare fin dalla tenera età i bambini alla lettura e non mettergli uno smartphone in mano, ma c'è più interesse a farlo in questa società dedita solo all'apparenza e al consumo?
  24. Alla domanda del post, la risposta che mi sorge spontanea è che Tex, ancora oggi dopo più di sette decenni, ha da offrire ai lettori, una bellissima lettura di evasione, un tuffo nel limpido torrente della fantasia, dove l'avventura ne fa da padrona. Offre un prodotto ottimamente confezionato, frutto di un notevole lavoro di squadra svolto da uno stuolo di preparati professionisti, che seguendo la loro innata passione ci permettono di sognare ancora. Se Tex è ancora forte in edicola lo deve pure all'ottima qualità delle sceneggiature e al livello elevatissimo dei disegnatori della scuderia. Scusate se è poco, ma artisti del calibro di Ticci, Villa, Civitelli, Andreucci, Piccinelli, Del Vecchio, Dotti, Biglia (ma potrei continuare a lungo) sono garanzia di successo, un vero dreamteam dei pennelli al servizio del nostro inossidabile ranger. Eppure ciò non basta per attirare le giovani leve di lettori. Errori di marketing? Non so, non ho conoscenze sull'argomento, tuttavia credo che è proprio il giovane lettore a non essere più interessato a farsi attrarre dal formato fumetto. Mi fido se mi dite che i manga vendano, ma personalmente non conosco nessun ragazzino sotto i vent'anni che legge un fumetto e ahimè sono rarissimi quelli che leggono almeno un libro. Troppi social, smartphone e aria fritta. Un'associazione culturale di cui sono socio, si impegna da anni di proporre alle scuole periodicamente graphic novel e fumetti impegnati, organizzando pure mostre con autori e quant'altro per cercare di rilanciare questo splendido mezzo di comunicazione, ma la reazione dei ragazzi è fredda (troppo fredda!). Inutile nasconderlo, anch'io sono molto scettico sul futuro. Il fumetto forse non morirà del tutto, ma rimarrà un prodotto di nicchia per pochi eletti ed è davvero un gran peccato. Marketing, promozioni, brand sono tutte belle parole ma può bastare tutto questo per invertire l'ormai lunghissima tendenza?
  25. Condor senza meta

    [729 BIS] Agente indiano

    Credo che possa essere considerato a tutti gli effetti un numero speciale, vuoi per la ricorrenza degli 80 anni della casa editrice e per la presunta straordinarietà della pubblicazione (dubito che diventi regola a luglio una simile strategia, ma chissà..). Tuttavia, aldilà della numerazione canonica o meno, rimane a mio parere una gradita iniziativa e l'ulteriore occasione per noi lettori di gustarci una storia confezionata da due grandi autori dell'universo texiano.
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