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Poe

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Tutto il contenuto pubblicato da Poe

  1. Poe

    [741/744] Sierra Nevada

    Secondo me Diablero ha ragione a proposito di certi dialoghi "di ordinaria amministrazione" che dovrebbero essere più agili, più secchi e stringati, rendendo la lettura più veloce. Esempio a caso: pag. 28, seconda vignetta, Carson chiede informazioni al barista e lui risponde: "Ho visto quel carro. E' arrivato a mezzogiorno. Amici vostri?" A cosa serve sapere che è arrivato a mezzogiorno e non alle due? Non era meglio un più secco: "Amici vostri?" Poi Carson dice: "Li conosco appena. Devo restituire loro una cosa. Sai dove si trovano?" C'è bisogno di far dire a Carson che deve restituirgli qualcosa? E' un dialogo veloce, non deve dare spiegazioni a un barista, e poi è chiaro che Carson li cerca per un motivo che non vuole dire. Non bastava un: "No, ma sai dove si trovano?" E' più brusco, ma dà l'idea di chi ha fretta e sta inseguendo. Altro esempio a caso: pag. 33 ultima vignetta e pag. 34, prima vignetta. Kit e Carson dicono a un tizio che li ha aiutati di andarsene a casa, lui preferisce di no e dice: "Ci sarà azione, vero?... Voi state dando la caccia a quegli strani individui. E adesso vorreste che mi perdessi tutto lo spasso?" Anche qui: la frase "Voi state dando la caccia a quegli strani individui" è inutile, sia per il lettore che per il personaggio. Sono esempi banali, questi, che cambiano poco, ma in molti balloon si potrebbero togliere frasi inutili, sfoltirli parecchio e rendere così i dialoghi più rapidi e la lettura più scorrevole. Anche perché nei fumetti più ci si dilunga a spiegare, più i lettori con poca pazienza saltano i ballon, e quindi meno capiscono... Poi, per carità, questa è la mia opinione di semplice lettore che non saprebbe da che parte farsi per scrivere una sceneggiatura...
  2. Poe

    [741/744] Sierra Nevada

    Perdonami ma io sinceramente non ho notato tutti questi discorsi filosofici, tranne il flashback iniziale in cui ci viene presentato il passato di Padma, che da lama tibetano autoritario (che ha usato il sapere e i suoi poteri per se stesso e per il male), si è poi pentito e ora deve espiare i suoi peccati fino alla morte, che per lui sarebbe gradita come una liberazione e inizio di reincarnazione (seguendo la ruota del Dharma), ma che ancora non gli è concessa perché deve portare a termine la missione di sconfiggere Mefisto. Fine parentesi spirituale (a pagina 19). Mefisto può piacere o non piacere, ma Boselli non fa che riprendere personaggi e tematiche di GL Bonelli e inevitabilmente li approfondisce, per non trasformare i personaggi in marionette, quindi Padma (e la sua visione del mondo) ha e avrà sicuramente anche nel prosieguo un ruolo (anche quantitativamente) importante. Temo comunque che questa storia non piacerà a molti lettori, soprattutto a quelli che vogliono un Tex molto centrale: già dal prossimo albo entreranno in scena - secondo le anteprime - El Morisco e Lily, quindi altri personaggi importanti a cui Boselli dovrà inevitabilmente dare spazio e che avranno tante cose da dire e raccontare, quindi molti dialoghi (El Morisco, poi, si sa che è piuttosto logorroico!) E poi mancano ancora Loa e Narbas, tutti pezzi da novanta che toglieranno spazio ai nostri 4 pards. Senza dimenticare ovviamente Mefisto, Yama, Ruth, ecc. ecc. Insomma, sarà una storia molto corale, si intuisce già da questo inizio con Padma e in cui si parlerà di morte, reincarnazione, resurrezioni, ecc... Con un personaggio come Mefisto - e con tutto il suo passato che Boselli sta cercando di mettere in ordine e portare forse a conclusione - è possibile fare diversamente? Poi non dimentichiamo quel capolavoro che è "Il figlio di Mefisto": è stato detto tante volte, ma lì GL Bonelli diede un enorme spazio a Yama e a Loa, ai loro riti di magia nera, viaggi nell'oltretomba, e così via (nel primo albo Tex quasi non c'è). Credo che sia inevitabile con nemici così fortemente caratterizzati. Piuttosto, più si va avanti con questa maratona mefistofelica, più viene da chiedersi come si fa a non concludere definitivamente la vicenda di Mefisto. Qui siamo già al limite: come detto da altri, quante volte ancora Mefisto può fallire nell'uccisone dei pards senza risultare involontariamente ridicolo? E' il destino dei nemici ricorrenti, dopo un po' rischiano di diventare ripetitivi e poco credibili. E infatti secondo me i nemici ricorrenti dopo un po' andrebbero fatti fuori, tranne nei fumetti comici, vedi Gambadilegno e la Banda Bassotti!
  3. Concordo col giudizio. Secondo me questo albo è una delle cose migliori di Tex e Tex Willer degli ultimi periodi. Se non l'hai mai letta, "Pinkerton Lady" è la storia che fa per te (è intrecciata a questa, anche se scritta prima), albi n. 10-11-12-13 di Tex Willer, sempre con un grandissimo De Angelis.
  4. Poe

    [741/744] Sierra Nevada

    Condivido il giudizio di Dario63 SPOILER SPOILER E' un dettaglio secondario, questo, forse poco rilevante per molti, ma anch'io non capisco bene perché modificare certi aspetti delle storie passate, a meno che non ci sia un motivo preciso e utile (anche perché qui non siamo nella serie "Tex Willer"). Il Mefisto di GL Bonelli de "Il ponte tragico" era un uomo con eccezionali poteri illusionistici e magici, ma pur sempre un uomo in carne e ossa (non ancora addentro, tra l'altro, ai segreti della magia nera), qui invece viene presentato così: "La mia volontà da sola, la mia indomita, incrollabile volontà, ha compiuto il miracolo. Per lunghi... mesi la mia mente ha ridato vita al mio corpo!". Non era più semplice farlo salvare da Padma, che ne raccoglieva il corpo mezzo sfracellato ai piedi della rupe da cui era precipitato - come i lettori hanno sempre immaginato, credo - invece di far sì che Mefisto si salvi dalla caduta praticamente da solo, in modo ben poco realistico (riesce a trascinarsi, con le ossa rotte e i muscoli lacerati, fino a una caverna e a sopravvivere per mesi da solo senz'acqua!)? Era una versione più realistica, più fedele a GL Bonelli e non sminuiva affatto i poteri già fin troppo grandi di Mefisto. Per il resto, ottimo primo albo, bellissima atmosfera e - come detto da tutti - grandissimo Civitelli. Spiace solo che nei prossimi albi non ci sia più l'ambientazione invernale e nevosa della Sierra Nevada, molto adatta al suo stile, e che ha già regalato capolavori come "Missione a Boston", come si ricordava poco sopra.
  5. Poe

    [Strisce Anastatiche di Tex]

    Ingenuo. Le balle si dicono continuamente in tv, da parte di giornalisti e politici, poi chi controlla? I tg e i talk-show vanno avanti anche se qualcuno protesta, poi il giorno dopo si sono già dimenticati di quello che è stato detto il giorno prima, e se qualcuno obietta - raramente - per confondere le acque dicono che i dati possono essere letti in modo differente, che in realtà si è stati fraintesi, ecc. ecc. Non è qualunquismo, questo, è un dato di fatto. E gli esempi potrebbero essere infiniti, dai dati sulla disoccupazione a quelli sulla sanità, da quelli sulle fonti energetiche e sull'ambiente a quelli sull'immigrazione, sulle tasse, sulla criminalità, ecc. ecc. Ogni giornalista e politico spara dati opposti a quelli degli altri dicendo che sono quelli giusti (e il giornalismo televisivo è totalmente asservito alla politica), ingigantendo una cosa o sminuendone un'altra, in base al proprio interesse. L'eccesso di informazioni non ha portato a un maggiore controllo delle verità e delle menzogne, ma a una estrema difficoltà nel riconoscerle (e sei tu che ti devi impegnare per informarti meglio e riconoscerle). La conseguenza è quella che diceva Hannah Arendt: "Se tutti ti mentono sempre, la conseguenza non è che tu credi alle bugie, ma che nessuno crede più a nulla. E un popolo che non può più credere a nulla, non può neanche decidere. E’ privato non solo della capacità di agire ma anche della capacità di pensare e di giudicare. E con un popolo così ci puoi fare quello che vuoi." Sarà per questo che ogni anno c'è sempre meno gente che va a votare? Tu, invece, credi ancora che ci siano dei giornalisti obiettivi nei "canali televisivi di prim'ordine"! Ma quali???? Forse qualcosina in qua e in là, ma poca roba... Scusate l'OT. Chiudo subito qui.
  6. Non leggo i Manga e non mi interessano, ma tempo fa mi hanno regalato - proprio perché non li conosco - "Sunny" di Taiyo Matsumoto e alcuni volumetti di "Lone Wolf and Cub" di Kazuo Koike. E, secondo me, sono due capolavori.
  7. Poe

    [Color Tex N. 21] La gazza ladra

    Esagerato! Ho solo espresso un parere diverso dal tuo. Tu sostieni che il Texone, il Color e in parte il bis hanno soggetti simili, io ho detto semplicemente che: 1) non mi sembra, 2) anche se così fosse, da soggetti simili possono scaturire storie diversissime tra loro. Aggiungo che ormai di soggetti originali in Tex (dopo più di 70 anni) ce ne sono pochi, quello che fa la differenza sono le sceneggiature (i personaggi soprattutto) e i disegni. Sull'eccesso di uscite di ogni tipo, come darti torto? Solo che è una storia vecchia e che forse peggiorerà. Vedrai che prima o poi faranno anche il bis natalizio! E' da un pezzo che i Color e i Maxi li compro solo se mi attirano. Se questo l'avesse disegnato Cossu, per esempio, l'avrei lasciato in edicola senza esitazione. Alla Zuccheri e a New Orleans invece do ancora fiducia!
  8. Poe

    [Color Tex N. 21] La gazza ladra

    Scusa ma a me non sembra come dici tu: dall'anticipazione la trama del Color non c'entra niente con quella del Texone, qui abbiamo una "gazza ladra", cioè una ladra di gioielli come protagonista (personaggio mai visto su Tex, mi pare, e già questo basterebbe a fare la differenza), poi un ruolo importante per Kit Willer (nel Texone manco compariva), un contesto totalmente diverso, il carnevale di New Orleans (che mi pare addirittura inedito in tutta la serie), ecc. ecc. Nel bis invece c'è una vedova in pericolo in un ranch che forse conosce il luogo del bottino di una rapina, aiutata da Tex contro i cattivi. Insomma non c'entra molto con una ladra a New Orleans o con due innamorati fuggiaschi inseguiti dagli ex-complici. C'è il tema di una caccia? Tex che cerca di proteggere qualcuno e insegue qualcun altro? Be' ma non basta per dire che le storie sono simili. Sarebbe come dire che "Massacro", "Una campana per Lucero" e "Apache Kid" sono storie molto simili tra loro, variazioni di un tema, solo perché in tutt' e tre c'è Tex che si batte contro indiani razziatori. Mentre invece, come si sa, sono diversissime. Personalmente non amo i Color, ma a me questo invece ispira molto, sia per i disegni, che per i personaggi e la location (mi è sempre piaciuta New Orleans!)
  9. Orfani non poteva avere un gran successo di pubblico anche perché - tra le altre cose - nella prima stagione i protagonisti - a cui i lettori si erano affezionati - uno alla volta morivano tutti tranne Ringo (anzi si ammazzavano tra di loro). E così anche nella seconda stagione (si salvava solo la ragazza, persino Ringo moriva). Si è mai vista una serie che vuol essere commerciale, ma va contro le regole comunemente stabilite (far fuori i protagonisti principali)? Recchioni voleva fare l'"alternativo" e avere successo, ma le due cose non stanno insieme se non molto raramente. Lui poi non ha ottenuto nessuno dei due risultati. Obiettivamente, però, i disegni (quasi tutti almeno) e i colori erano notevoli. (E anche qualche singolo episodio). Dylan Dog ha dimostrato che se qualcuno alla Bonelli riuscisse a creare un nuovo personaggio scritto e disegnato bene, né troppo "difficile" da leggere né banale, potrebbe avere ancora successo. (Se merita e piace, si fa presto col passaparola, anche se non è giapponese). E' chiaro che, per dire, Mercurio Loi (bello ma troppo intellettuale) e Morgan Lost (insignificante) non potranno mai avere grandi riscontri di pubblico. Poi la formula per i best-seller non ce l'ha nessuno. Chi si aspettava il boom di Zerocalcare o sa spiegare perché? Nessuno.
  10. Ma secondo me la questione è molto semplice: la serie "Tex Willer" è fatta in parte di nuove avventure del giovane Tex (mai pensate prima da GL Bonelli) e in parte di remake di vecchie storie o di alcune loro scene (l'ha spiegato proprio Boselli qualche post fa). E che cos'è un REMAKE? Treccani: "Rifacimento di un film, o anche di uno spettacolo, che a distanza di tempo intende ripeterne le caratteristiche emotive e spettacolari e, possibilmente, il successo, puntando soprattutto su nuove tecniche, su interpreti di richiamo, su dialoghi aggiornati." Per cui finora abbiamo visto il remake de "Il totem misterioso" e in parte de "Il passato di Tex" . Ma le vignette, le inquadrature, i dialoghi mica devono essere per forza identici! Se vedete il remake di un vecchio film in bianco e nero, mica vi aspettate di ritrovare le stesse identiche scene, gli stessi identici movimenti della macchina da presa, o gli attori che recitano in modo uguale a quelli di una volta! L'importante è mantenere la fedeltà di fondo ai contenuti, alla trama, ai personaggi, aggiornandoli all'oggi. Ricalcare pedissequamente ciò che ha fatto GL Bonelli nel 1948 non avrebbe senso. E questo vale anche per il carattere dei personaggi: Tex, Mefisto, Lily sono diversi da quelli di GL Bonelli del 1948? Sì, in parte e inevitabilmente, ma di base sono sempre loro, come il Tex di oggi o il Gros-Jean o il Montales di oggi sono in parte diversi ma allo stesso tempo simili a quelli originali. Per cui dire "questo non è Tex, non è Mefisto, ecc." non ha senso, sono interpretazioni. Poi a qualcuno può non piacere, ma questi sono gusti. Personalmente di Tex Willer preferisco le storie totalmente nuove, come quella dei Seminoles o di Carson in Montana, e attendo con curiosità avventure inedite con Montales e durante la guerra civile, mi intrigano un po' meno i remake, come quello annunciato de "La mano rossa", ma in fondo è ovvio che sia così.
  11. Poe

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Una volta rotto il ghiaccio, è giunto per te il momento di recensire anche tutti gli altri Texoni, visto che ormai la serie regolare l'hai analizzata per bene in lungo e in largo! In fondo te ne mancano solo 37; secondo me entro l'estate (nonostante il caldo o forse grazie proprio al caldo che chiude in casa) potresti farcela! Sul malinconico è vero, sul profondo avrei da ridire qualcosa. Billy non mi sembra un personaggio complesso, anzi lui e Josephine sono una coppia con ben poca personalità, e non particolarmente astuti. L'altra osservazione che ti faccio è che nei voti non usi le mezze misure e a volte un 6,5 o 7,5 sono più precisi di un 7 netto, dando per scontato che i voti sono solo una convenzione e un gioco. (L'unico Texone a cui io darei un 10 pieno è comunque "Patagonia"). Allora aspettiamo con curiosità la tua recensione a "Tex il grande" di Buzzelli...
  12. Poe

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Ma io in realtà leggo bene e ho letto diversi post in cui si parlava di dialoghi di Manfredi cambiati perché non adatti alla storia, e poi Boselli che conclude con questa frase: Cioè, dice che non è giusto stare a parlare troppo degli errori di sceneggiatura degli altri autori (perché è di quello che si stava discutendo). Al che qualcuno aggiunge: A parte la precisazione che "non facciano fare figuracce" la proposta sembra proprio quella di pubblicare anche errori di sceneggiatura ed eventuali parti tagliate (e infatti non è proprio di quello di cui si stava parlando da diversi post, cioé di errori di sceneggiatura?). Tanto è vero che Boselli ha pensato: Però, dai, in realtà sono io che leggo e penso male! Comunque ora che tutto è chiarito, l'idea di pubblicare ogni tanto come bonus a qualche albo importante qualche pagina di sceneggiatura originale ("fatta bene"), mi sembra ottima, sarebbe un bel regalo, meglio di tanti gadget inutili.
  13. Poe

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Ma in realtà gli interventi redazionali sono stati davvero minimi, quindi non vedo perché dovresti avere la tentazione di cambiare il tuo giudizio. L'ha detto chiaramente Boselli: Anzi, direi che questa è forse la storia meno corretta di Manfredi su Tex! Sul fatto, poi, che - come scriveva Diablero sopra - sarebbe interessante pubblicare il "dietro le quinte" delle correzioni agli albi di Tex, non sono molto d'accordo. Un conto è pubblicare in appendice gli schizzi di preparazione, le varie ipotesi di copertine poi scartate, o far vedere come una storia è cambiata dal progetto iniziale per qualche motivo: tutte queste cose la Bonelli le fa già, di solito nei volumi da libreria, vedi per esempio la serie "Il confine", in cui appunto la squadra di autori mostra come il fumetto è stato ideato, quali scelte di sceneggiatura, di disegni e colori sono state fatte e quali poi hanno subito nel corso della serie dei ripensamenti o correzioni, o quali tavole sono state scartate perché non del tutto corrispondenti all'idea iniziale. Questo mi sembra interessante e utile (anche se spesso un po' narcisistico). Un conto invece è pubblicare le vignette sbagliate di un disegnatore, i dialoghi poco felici di quello sceneggiatore, le parti di sceneggiatura soppresse dal curatore perché non consone al personaggio: questa non mi sembra una grande idea. Anche perché in Tex e nelle altre serie Bonelli - contrariamente a certe miniserie, per esempio - il lavoro di squadra arriva fino a un certo punto, perché poi l'ultima parola ce l'ha, appunto, il curatore, le scelte su quali correzioni e aggiustamenti apportare - mi sembra di capire - non vengono più di tanto condivise con gli autori, ma sono appannaggio quasi esclusivamente del curatore. Per cui immagino che non sempre siano condivise da tutti... Insomma, per fare un esempio, se sui Dylan Dog scritti da Chiaverotti venissero pubblicati, in appendice alle prossime ristampe, i dialoghi originali che Sclavi a suo tempo gli modificò (e si sa che li modificò anche molto in certi casi), non so se questo sarebbe molto corretto nei confronti di Chiaverotti, né molto elegante. Sicuramente la cosa piacerebbe a tanti lettori e haters, questo sì!
  14. Poe

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Ma questa è sempre stata una caratteristica di Tex, quella di riconoscere se una persona mente o dice la verità. E qui il sollievo della madre per aver scoperto che il figlio non è morto dev'essere ben visibile. Tra parentesi, questo è un aspetto di vari personaggi della Bonelli: Julia, Nathan, Nick Raider spesso dopo aver parlato con qualcuno dicono: "mi sembra sincero", "secondo me nasconde qualcosa", "se mente è un grande attore" o cose simili. Non ci trovo niente di strano, considerato appunto che la madre del bandito è una persona piuttosto trasparente. Be', anche qui è elementare la deduzione: ci sono due iniziali sulla cintura, Tex ha in tasca le taglie dei banditi, c'è un bandito con le stesse iniziali, non c'è bisogno di essere Sherlock Holmes... Ma le critiche al "manicomio del Dottor Weyland" non erano che ci sono troppi personaggi nella storia in generale, ma che nel finale, solo nel finale, c'è un affollamento eccessivo di personaggi nel manicomio, e questo trasforma una storia partita come un horror in una storia d'azione che toglie un po' di atmosfera e di drammaticità per i troppi cambi di prospettiva. Sono due cose differenti. Nessuno si è lamentato stavolta che Boselli ha scritto una storia troppo contorta con Tex poco centrale (come si fa di solito). Per me questi non sono personaggi "grigi". Alla fine risultano tutti brave persone, che non farebbero male a una mosca, compresi i due fuggitivi. La storia è piuttosto manichea: i buoni da una parte, i cattivi dall'altra. Il Doc è un ciarlatano ma definirlo per questo "grigio" mi sembra eccessivo, il cacciatore di taglie che non vuole mettersi nei guai uccidendo due rangers famosi (e temibili) mi sembra solo dotato di buon senso, Kane è il padrone della città ma è onesto tanto che Tex dice "mi sembra un tipo a posto" (anche qui capacità medianiche?, no solo capacità di saper valutare le persone tipica di Tex). Questo forse è il difetto principale della storia, oltre che una certa mancanza di pathos, che non fa appassionare molto.
  15. Poe

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER Buon Texone di Manfredi/Freghieri che ha il pregio, come detto da altri, della scorrevolezza e della facilità di lettura, con dialoghi veloci e una trama classicamente western, semplice e lineare, ben costruita, senza sbavature. Resta il fatto che questa è una storia di Tex, ma non di Manfredi. Nel senso che a me pare che l’autore abbia deciso di scrivere una sceneggiatura perfettamente texiana, tradizionalissima, ma senza metterci niente di suo. Per molti questa è una fortuna, per me un limite. Ogni autore è giusto che aggiunga qualcosa di sé in ciò che scrive, altrimenti il risultato rischia di essere un freddo compitino ben fatto e corretto, ma un po’ insipido, che si legge bene ma poi si dimentica presto. Manfredi ha abituato a storie originali su Tex, sia quelle più riuscite che quelle piuttosto bruttine. Questa è la sua più normale, perfettamente texiana, senza nessun eccesso, inattaccabile dalle critiche (Tex e Carson sono Tex e Carson e la trama non ha incongruenze), ma con poco pathos (il finale è ben poco emozionante e originale). Sembra quasi l’opposto esatto di quello che di solito Manfredi scrive. Un esempio? Nella sua prima storia sulla regolare, “La grande sete”, aveva descritto una cittadina attraversata da conflitti, con contadini che per rimediare alla carenza d’acqua si riuniscono in assemblea nel fienile per contrastare gli speculatori, qui invece in questo Texone non c’è nessun conflitto, i paesani si riuniscono nel fienile ma solo per decidere di pagare il mago della pioggia, ossia un ciarlatano che sconfigga per loro la siccità (poi la pioggia arriverà da sola provvidenzialmente). Altro esempio: in tutte le sue storie di Tex (ma non solo) Manfredi descrivere bene i pezzi grossi cittadini, i notabili che controllano con i soldi e i loro sgherri le fiorenti cittadine del west (in sintonia con il Tex di GL Bonelli), dettando la loro legge e facendo i prepotenti (vedi “Oro nero” e sempre "La grande sete"), qui invece il boss della città, Kane, è una brava persona, che tiene l’ordine in città in modo encomiabile e che aiuta i due rangers a sconfiggere i banditi (unici cattivi della storia). Il lieto fine poi è smaccato: Manfredi ci aveva abituato a cinismo, personaggi poco simpatici e tanti morti ammazzati (vedi “Sei divise nella polvere”, “Mississippi Ring”), qui, complice i disegni puliti di Freghieri la violenza c'è ma è molto mitigata, e alla fine i personaggi che sembravano “grigi” in realtà sono tutti buonissimi: sia i due piccioncini, che fanno persino tenerezza nella loro ingenuità, che il mago della pioggia, che in fondo è un gran brav’uomo con istinti paterni (anche se è un ciarlatano che vive alle spalle dei gonzi), con in più l’anziana madre che si presta nel finale a riaccogliere il figliuolo che ha frequentato le cattive compagnie, ricomponendo l'ideale famiglia. Manfredi sembra, insomma, col freno a mano, evita di sbandare ma anche di sorprendere. Anche Tex e Carson sembrano “frenati”, con bei dialoghi ma con poca ironia e sarcasmo, senza impennate (e anche i volti di Tex sono per lo più seriosi). Insomma è senz’altro un buon Texone, questo, ma si è visto di meglio e se lo si paragona alle più riuscite storie di Manfredi su Tex (“Verso l’Oregon”, “La grande sete”, “Mississippi Ring”), o anche ad altri Texoni di argomento simile (vedi “La grande rapina” di Nizzi/Ortiz, che preferisco di gran lunga), è un po’ troppo prevedibile, “perbene” e perfettino, troppo levigato e pulito, come i disegni di Freghieri, belli ma non bellissimi (le pagine migliori sono quelle sotto la pioggia; un consiglio ai prossimi sceneggiatori di Freghieri: fategli disegnare tutta la storia sotto un’acquazzone!) Storie scritte da Manfredi per Tex: 1. La pista degli agguati (Maxi 2005) *** 2. Verso l'Oregon (Texone 2011) **** 3. La grande sete (2012) **** 4. L'ultimo della lista (color storie brevi) *** 5. Sei divise nella polvere *** 6. Oro nero! ** 7. La banda dei Serpenti * 8. Sfida nel Montana (cartonato) *** 9. Deserto Mohave! (Maxi) * 10. La regina dei Vampiri *** 11. Il killer fantasma (color lungo) * 12. Mississippi Ring (Maxi) **** 13. I due fuggitivi (Texone) ***
  16. Sì, siamo in molti, mi sembra, a dire che la scena della fuga di Tex e l'eccesso di pazzia (chiamiamola così) di Yama, non abbiano funzionato come dovevano, ma Boselli aveva tante altre possibilità per risolvere la questione. Poteva per esempio rendere Kit Willer e Tiger meno pirla, visto che conoscevano bene la capacità di Mefisto di ipnotizzare le persone (in questo caso Devlin) e di trasformarsi in un altro personaggio (il direttore del manicomio) e renderli molto più pericolosi (di fatto sono inutili) e - una volta tanto! - decisivi per la storia. Oppure poteva far liberare Tex e Carson dai traditori (Lorna e Duke) che avevano bisogno di un diversivo per fuggire da Mefisto, o altre soluzioni che io non so immaginare ma meno improbabili del coltello a pochi centimetri dalla guancia di Tex... Per quanto io non abbia apprezzato la Mefistolata, non si può sempre dare tutta la colpa a Nizzi: qui Boselli, secondo me, non ha "chiuso" bene la storia e amen. Capita anche a lui. Il terzo albo poi ha troppi personaggi (il manicomio è affollatissimo!), l'"arrivano i nostri" si poteva evitare, una storia con atmosfera horror doveva avere pochi personaggi e momenti più di suspense, a mio modesto parere. (Nonostante questo comunque io la ritengo un'ottima storia). Complimenti ancora ai Cestaro, che spero si mettano presto a disegnare un Texone.
  17. Anche secondo me è così: questa storia racconta di come Steve Dickart chiarisca a se stesso le sue ambizioni, e da piccolo ladruncolo illusionista cerchi di fare il grande salto per diventare un mago con poteri non comuni, e poi una spia, un cospiratore, un "pezzo grosso" insomma, e per riuscirci uccida senza scrupoli il mago persiano (forse non è il suo primo omicidio, ma sicuramente segna un punto di svolta) e si allei con la sorella trascinandola con sé in una spirale malvagia (anche Lily non è certo un'innocentina quando compare in scena, ma certo l'incontro col fratello segna per lei un punto di non-ritorno). Però adesso non direi - come scrive qualcuno - che la storia narra soprattutto di Lily. Non esageriamo, Lily innanzitutto compare solo a metà vicenda, e poi nella seconda parte è sempre il fratello a condurre i giochi: è lui che organizza l'omicidio di Farzan senza neanche avvisarla ed è lui che la spinge a sedurre e a provocare la morte dell'agente Pinkerton. Lily acquista sempre più importanza, è vero, come si vedrà anche in "Pinkerton Lady" ma Boselli non fa l'errore di Nizzi di dare più importanza a lei piuttosto che a Mefisto.
  18. Secondo me neanche Boselli è Boselli, e neppure De Angelis è il disegnatore di questa storia. Sarà tutto illusionismo?
  19. SPOILER SPOILER "I soldi e il sapere sono entrambi un mezzo... è il potere ciò che desidero... l'abilità di costringere gli altri al mio volere". Questa è la vera filosofia/psicologia di Steve Dickart, alias Mefisto. E anche della sorella Lily, alla fin fine. Ciò che più conta per entrambi, infatti, è la capacità di "costringere gli altri" a far ciò che loro vogliono, Steve per mezzo della magia, Lily per mezzo della seduzione. La spiegazione che dà Boselli per la parziale perdita di poteri di Mefisto quando incontrerà per la prima volta Tex, non è solo che l'ipnotismo di massa indebolisce chi lo compie (per cui Mefisto arriverà "scarico" all'appuntamento con Tex), non è solo che Steve Dickart decide - come spia - di tenere un basso profilo per non farsi scoprire (visto che ha alle calcagna la Pinkerton), ma soprattutto perché in quella fase della sua vita vede aprirsi prospettive inedite (i contatti con importanti senatori e società segrete) che gli possono permettere di realizzare il suo sogno di "costringere gli altri al suo volere", in modo diverso dalla magia, ossia attraverso la carriera politica, diventando un senatore o addirittura - lo dice lui esplicitamente - il presidente della nuova nazione che nascerà dalla secessione del Sud. Il potere sugli altri è lo scopo di Steve Dickart, per cui in questa fase la magia è solo una copertura, non più desiderabile come all'inizio, e come lo sarà dopo, quando Tex infrangerà i suoi sogni dorati di successo e la magia (sempre più nera) tornerà per permettere a Mefisto di farsi vendetta. Ora il suo sogno è il potere politico e il "grande gioco segreto", che gli appaiono più eccitanti e appaganti dell'ipnotismo e di tutti i trucchetti usati finora, il modo migliore per comandare sugli altri. Gran bello Speciale di Boselli/De Angelis, una specie di seguito di "Pinkerton Lady" (in realtà un prequel), che vede tornare molti dei personaggi di quella storia, riuscendo a incastrare tutti i pezzi della biografia di Steve Dickart e sorella, conciliandoli con il primo Mefisto di GL Bonelli. Allo stesso tempo può essere letto benissimo come storia a sé stante, anche da chi per la prima volta prende in mano Tex: una splendida avventura di metà '800 tra illusionisti, maghi, fenomeni da baraccone, spie, agenti Pinkerton, intrighi politici, società occulte, personaggi realmente esistiti (il circo Barnum, Kate Warne, John Henry Anderson) e di fantasia, tra orfanotrofi, ballerine, rurales, ecc. Tanta carne al fuoco, come sempre, ma il pregio maggiore è la linearità, la chiarezza della narrazione, l'efficacia dei dialoghi che rendono vivi tutti i personaggi di questo "grande gioco". Ottimo speciale davvero! Di Mefisto, a questo punto, secondo me resta da scoprire solo un periodo interessante della sua vita (lasciando perdere la sua infanzia e adolescenza che si immaginano tristi e poco utili da conoscere ), ossia quello tra l'arresto da parte di Tex fino al suo ritorno ne "La gola della morte", e qualcosa mi dice che potrebbe essere l'argomento del prossimo Almanacco del 2023 che dovrebbe essere disegnato dai Cestaro. Chissà... Poi, per quanto mi riguarda almeno, sarebbe meglio chiuderla con Mefisto - cosa c'è ancora da aggiungere? - e passare a qualcun altro...
  20. SPOILER SPOILER SPOLIER La storia è ad alti livelli nei primi due albi, ma zoppica nel terzo per colpa soprattutto... dei figli (ah, le giovani generazioni ). Sono infatti Yama e Kit, in modo diverso, che deludono parecchio. Yama più che pazzo sembra un imbecille complessato, Kit si fa sorprendere come un pivello in modo incredibile (come se non conoscesse i poteri di condizionamento e di trasformismo di Mefisto, che tra l'altro ha sperimentato più volte di persona), risultando inutile e incapace (se ne parlava proprio di recente in un altro topic, di come Kit andrebbe valorizzato: be' questa non è certo la sua storia!). I due personaggi rovinano le scene più importanti del terzo albo, che invece di andare in crescendo perde così molto dell'atmosfera drammatica, gotica e malata che si era creata fino a quel momento. Aggiungerei anche un finale concitato con troppi personaggi che affollano il manicomio (io avrei tolto tutti gli amici della palestra e i poliziotti, per dare maggior spazio ai pazzi reclusi), e con poche scene memorabili (contrariamente alle due splendide scene del secondo albo, quella della carrozza "indemoniata" e della trappola a Tex e Carson nel vecchio edifico). Anche i super assassini di Mefisto mi sembra che non buchino molto la pagina. Non condivido invece chi vede un calo dei Cestaro (per me bravissimi fino all'ultima vignetta), che anzi danno un contributo decisivo per la credibilità della storia. Il loro tratto è in evoluzione, ma mi sembrano tutt'altro che privi di un'identità precisa. Per quanto riguarda la trama generale, la fine del primo albo mi aveva fatto pensare a un'evoluzione diversa, visto che si conclude con Mefisto che, dopo aver presentato la sua collezioni di strangolatori, avvelenatori e maniaci vari, si reca con alcuni di loro a San Francisco a svaligiare una banca e una gioielleria. L'idea sembrava quella di voler rappresentare una specie di calata di lupi feroci in città, per creare terrore e impadronirsene (una specie di assalto su grande scala alla Jack Thunder e compagni), con i nostri eroi che devono "tamponare" questi criminali efferati uniti alla magia di Mefisto. Invece poi il secondo albo vira verso una trama più classica, quella della trappola architettata a Tex e company, ossia la situazione tipica di quasi tutte le storie di Mefisto. Nonostante questo, il secondo albo funziona alla grande, anzi c'è un bellissimo crescendo di tensione e paura. Nel terzo invece la paura quasi non si percepisce, c'è azione ma poca drammaticità, secondo me. La scena di Tex e Carson in balia dei nemici, a parte la stupidità di Yama, è poco riuscita e oltretutto già vista altre volte. La location del manicomio poteva essere sfruttata meglio (non si rivedono per esempio le camere e gli strumenti di "tortura" ben rappresentate nel primo albo), ci voleva qualche idea in più, e anche più horror, secondo me, visto che la storia era stata impostata così. Resta il fatto che la curiosità e l'interesse per il seguito rimangono inalterati. La nuova ambientazione mi sembra molto adatta per i disegni di Civitelli. Vedremo...
  21. Poe

    [Texone N. 31] Capitan Jack

    Condivido il giudizio, in particolare sulla sceneggiatura. Tra l'altro chi conosce "Storia del West" di Gino D'Antonio non può non fare il paragone con il n. 54 "Sangue di guerriero", che racconta praticamente la stessa vicenda, ma con maggiore ispirazione, coinvolgimento e pathos (e con una maggiore sintesi, 96 pagine).
  22. Ma come, io pensavo che le storie di GL Bonelli iniziassero tutte con Tex che parte in missione per conto di uno sceriffo/un militare oppure chiamato in aiuto da un amico!... O almeno era quello che sosteneva N***i. In realtà Boselli ha cercato ogni tanto di rendere Kit Willer maggiormente protagonista, usando come espediente narrativo il farlo agire "in parallelo" a Tex (e Carson). Esempi: "Morte nella nebbia" (Kit agisce da solo per molto tempo insieme all'amico Bronco Lane) "La mano del morto" (Kit in solitaria mentre Tex e Carson seguono un'altra pista) "Salt River" (anche qui Kit per molte pagine da solo - attratto dalla giovane dottoressa che l'inganna - mentre Tex e Carson indagano altrove) "El Supremo" (Kit infiltrato tra i nemici sull'isola e se la cava benone) il Texone "I rangers di Finnegan", anche qui infiltrato. Insomma, far agire Kit ogni tanto "in parallelo" al padre e ai pards funziona meglio che metterli insieme, perché se no in quest'ultimo caso spesso sparisce. Però è solo Boselli che lo usa qualche volta, gli altri sceneggiatori preferiscono tutti Kit Carson. Quello che non farà mai e poi mai Boselli è farlo fuori! Neanche discuterne. Tra le altre cose toccherebbe anche cambiare l'immarcescibile frontespizio della collana! Ma dopo le tante critiche alla storia con Manuela Montoya, probabilmente lascerà perdere anche il lato sentimentale. A mio avviso, basterebbe utilizzare Kit solo quando la storia lo richiede veramente, e ogni tanto farlo agire in autonomia, con l'accortezza però di non metterlo nei guai continuamente per farlo sempre salvare dal padre! Un Kit che ogni tanto salva lui Tex (come faceva il primissimo Kit di GL Bonelli) o che ha delle intuizioni migliori del padre, o lo precede nel risolvere una situazione magari disubbidendo ai suoi ordini, non sarebbe un'eresia, semmai una variante divertente.
  23. Ma la magia nera non è stata introdotta adesso, basta pensare a "Il figlio di Mefisto" (ma anche prima) dove vediamo Yama parlare con esseri oscuri e signori della morte, addentrarsi nei riti più paurosi e viaggiare addirittura nei mondi inferi per avere le risposte dai sette saggi di pietra, far uccidere Yampas da Loa a distanza, utilizzare la magia voodoo con tanto di zombie, ecc. ecc. Questi sarebbero esempi di razionalità, contrapposta all'irrazionalità del Mefisto di oggi? A me sembra invece che Boselli non faccia altro che seguire il solco tracciato da GL Bonelli, con Mefisto che comunica attraverso gli specchi con demoni, angeli neri, signori delle tenebre, e quant'altro... come faceva appunto GL. E così per quanto riguarda l'horror: non c'è bisogno di scomodare Dylan Dog, perché quando Mefisto muore mangiato vivo dai topi, tra castelli in rovina, paludi, scheletri e zombi siamo già nell'horror puro (era il 1971, Dylan Dog arriva nel 1986). Anzi a me sembra il contrario: che Boselli qui, nelle scene paurose, non stia calcando troppo la mano (almeno finora), probabilmente proprio per non turbare i lettori tradizionalisti. Addirittura!... Non so, io non ho mai visto Tex come un supereroe che non può delirare sotto l'effetto di droghe o visioni... Nel suo primo incontro con El Morisco lo vediamo persino mangiare del peyote, avere allucinazioni e sparare a casaccio nel delirio. Questa è la critica che meno capisco. Perché un geniale criminale dotato di incredibili poteri di ipnotismo non potrebbe prendere il controllo di un manicomio? La sospensione dell'incredulità il lettore la compie nel fingere di credere a un personaggio come Mefisto, ma una volta accettato, perché non fargli gestire un manicomio (come se nell'800 poi i manicomi avessero tutta questa importanza)? Gli Hualpai sì, un castello in Florida sì, templi nella giungla e nel deserto sì, ma un manicomio no?
  24. Poe

    [Strisce Anastatiche di Tex]

    Sì, che però farà fuori in quattro e quattr'otto nella storia successiva ("La banda dei Dalton"), dove comparirà anche per la prima volta Tiger: ossia, meglio un pard indiano che una mogliettina noiosa! "- Hai saputo di Lylith? - Sì, Tex, mi dispiace..." Fine della storia con Lylith! Comunque, è vero, Lupe Velasco è strepitosa nelle prime strisce, poi sparisce via via, e Tex diventa il protagonista unico della storia, tutta azione e sparatorie. Era un po' il difetto di GL Bonelli, e dei fumetti di quel periodo (ma anche di oggi, dopo un po' è più facile mettere tanta azione, piuttosto che portare avanti dei personaggi fino in fondo). A me, in ogni caso, piace il Tex cavaliere solitario di questo periodo, che cambia continuamente partner, ambientazione, ruolo (fuorilegge, ranger, rivoluzionario, amico degli indiani, fra un po' padre), senza avere una sua stabilità e una collocazione ben precisa. Ed è anche per questo che apprezzo la serie "Tex Willer". Anzi mi verrebbe da pensare che il finale della serie "Tex Willer" (a cui auguro ovviamente lunga vita) potrebbe essere proprio quando Tex trova infine una sua stabilità come capo navajo, insieme agli altri tre pards, formando il celebre quartetto del west, che poi non cambierà più fino a oggi.
  25. Poe

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    In realtà Freghieri - che è del 1950 - ha già disegnato storie western, sia da giovane per Lanciostory , che successivamente per la Bonelli: due episodi di "Bella & Bronco", su testi di Gino D'Antonio, e uno di Ken Parker, "Il marchio dei McCormack", su testi di Berardi (l'ultimo periodo di Ken Parker). Poi è passato a Martyn Mystere e a Dylan, ma ha disegnato un po' di tutto. Non credo proprio abbia avuto problemi con il West. Non sarà un capolavoro come altri, questo Texone, ma dalle premesse ha tutte le carte in regola per essere una più che buona storia.
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