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TWF - Tex Willer Forum

Augustus McCrae

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Tutto il contenuto pubblicato da Augustus McCrae

  1. Prosaico ma efficace Sono pienamente d'accordo (guarda caso la mia ultima gita al Lido è del 2003...)
  2. Forse il tuo esempio è ironico (e questo renderebbe superfluo il mio commento) ma anche se Fantozzi ci ha suggerito il contrario, "La corazzata Potëmkin" rapportato al suo anno di produzione (1925) e ai mezzi tecnici dell'epoca (per non parlare dei significati, ma questo aprirebbe un altro capitolo) è un capolavoro e Ėjzenštejn è un genio. Non è un caso se un riconosciuto maestro come De Palma lo ha omaggiato nel bellissimo "The Untouchables - Gli intoccabili" quasi ricalcando frame per frame una sua famosa scena. La critica è uguale in tutti i settori (arte, cinema, letteratura, sport), per un'ampia percentuale di "esperti" vale il vecchio detto "Quelli bravi fanno, gli altri diventano critici".
  3. Finalmente l’ho letta, meglio tardi che mai. Storia dalla gestazione decisamente particolare, sia perché è l’ultima interamente firmata da Nolitta sia per le tristi circostanze che portarono all’avvicendamento artistico tra Giolitti e Ticci. Decisamente lunga e classicamente “nolittiana”, piena di dialoghi anche introspettivi e con un finale malinconico che non può non lasciare l’amaro in bocca. Graficamente mi ha colpito, considerando l’età e le condizioni di salute, la qualità del lavoro di Giolitti che, a parte il tasto dolente riguardante i volti dei pards (tutti ma Tex in particolare), riempie le scene con una quantità di dettagli ed un grande dinamismo, dall’attacco all’accampamento alla scazzottata nel saloon. Un vero peccato che le circostanze gli abbiano impedito di concludere la storia, con conseguente subentro (anche con alcuni “inserti” che testimoniano una parziale “riscrittura” della storia e che a me sinceramente hanno un po’ “stonato” per la stridente differenza stilistica) di Ticci, il quale conclude l’avventura da par suo omaggiando così nel migliore dei modi il suo vecchio maestro. Mi ha colpito meno, pur all’interno di un giudizio positivo, il lavoro di scrittura. Lo spunto è molto interessante, con i nostri sotto copertura, l’ambientazione canadese, la migrazione dei sioux, Jim Brandon in versione vigilante. Il pathos è innegabile, il finale concitato e tragico. Ma anche sospendendo l’incredulità, come d’obbligo, per la “fortuna” che arride come sempre ai pards (Tex e Tiger sono gli unici a sopravvivere al massacro, Carson se la cava con la solita pallottola di striscio, Ducaux non riconosce Tex) non mancano anche i punti dolenti. Ho trovato sopra le righe la quantità di siparietti pseudo comici in una storia così drammatica, non ho gradito Carson in versione alcolista e non mi è piaciuta in toto la gestione del rapporto che Tex ha con Ska-Wom-Dee: prima sembra “usarlo”, poi si produce in quella che risulta più una fuga che un commiato di fronte all’enorme tributo di sangue (sia personale che come capo tribù) pagato dal sioux e infine fa la figura dello sprovveduto per non aver intuito quale sarebbe stato il ringraziamento della corona britannica agli indiani. I poveri sioux che pensavano di aver trovato un po’ di respiro finiscono “cornuti e mazziati” e dubito avranno molta voglia di rivedere Aquila della Notte. Tirando le somme una buona storia, che chiude sostanzialmente se non tecnicamente l’epoca di Nolitta come sceneggiatore di Tex in modo assolutamente degno. Il mio voto complessivo è stato 8.
  4. Premessa: come quasi tutti sono a favore di una "limitazione" delle uscite, ho votato in tal senso nel sondaggio, certe cose non mi piacciono affatto (vedi raddoppio degli Speciali Tex Willer e dei Maxi, oppure la reiterazione dei "Bis" sulla regolare), senza per questo mettere in dubbio la professionalità delle persone che lavorano in Bonelli e personalmente da anni seleziono cosa comprare senza vedere nelle mie scelte nulla di drammatico. Detto questo alcune delle cose che leggo mi lasciano perplesso. La Bonelli è un'azienda, non un'ente di beneficenza, che opera in un mercato capitalistico e che ha come scopo il lucro. Qualsiasi piccolo imprenditore o commerciante può spiegare che, anche se è più importante avere "margine/profitto" (più introiti rispetto alle spese) che "fatturato", quest'ultimo è lo stesso importante, soprattutto per i riflessi a livello di rapporti con le banche (es: concessione di prestiti per nuove iniziative, vedi la produzione di film). A questo aggiungete che il numero di lettori è perennemente in calo, per svariati motivi (le nuove generazioni non leggono o leggono cose diverse, i vecchi lettori salutano pian piano la compagnia e vanno a suonare l'arpa in Paradiso, il western non è di moda e così via). Io non credo che in Bonelli pubblichino all'infinito collane in perdita (e la chiusura di tante di esse lo dimostra), quindi anche le cose "meno gradite" e più contestate (Color, Maxi, Magazine, Cartonato, Speciale Tex Willer) in qualche maniera devono generare un minimo profitto o quanto meno avvicinarsi alla parità altrimenti... chiudono! Qualcuno pensa davvero che la Bonelli possa decidere di eliminare, non per motivi economici ma nel nome della qualità e del piacere dei lettori, una certo numero di copie vendute (leggi "fatturato e "profitto") nella speranza che questa rinuncia possa essere compensata da un aumento delle vendite delle collane rimanenti? Oppure stiamo suggerendo alla Bonelli una "decrescita felice" della serie "Si è vero perdi fatturato, perdi profitto, ma vuoi mettere la qualità del prodotto"? Mi sono perso la notizia del cambio di natura giuridica in ONG? Come ha spiegato @Diablero (e non solo lui) chiuderanno qualcosa quando ci perderanno dei soldi, perchè il mondo in cui viviamo funziona così in qualsiasi settore e nel frattempo la "potenziale spremitura" difficilmente si fermerà. A me, da vecchio appassionato ed ex-frequentatore di stadi, il campionato di calcio dal venerdì al lunedì e con tutte le partite ad orari diversi, fa schifo. Ho smesso di abbonarmi, non ho il pacchetto Calcio di Sky, dopo un periodo di prova ho disdetto DAZN e adesso nel tempo lasciato libero dalle partite leggo Tex, o un libro oppure guardo una serie TV. Non si ferma questa valanga senza una "vera rivoluzione", non c'è riuscita nemmeno una pandemia (da cui dovevamo uscire tutti "migliori", come dimostra chiaramente Putin). Noi nel frattempo lamentiamoci, auguriamoci che la Bonelli sappia limitare l'iperproduzione e soprattutto non compriamo tutto se non vogliamo farlo.
  5. Filosoficamente (o se preferite eticamente) @Diablero ha ragione, credo che questo non sia nemmeno in discussione. Solidarizzo quindi con la sua "indignazione", capisco il suo "ironico" sfogo, anzi io amplierei il topic a "La lussuria sfrenata dei markettari per le markette in qualsiasi ambito della società" (guardate quanti iscritti ci sono a "Marketing e comunicazione", come se servissero 10 markettari a fronte di un solo ingegnere, medico, operaio specializzato o conducente di mezzo pubblico e non il contrario). Ma questa cosa non cambierà come, per rimanere nelle cose che mi fanno "arrabbiare ardentemente", non cambierà l'atteggiamento da "colonizzati culturali" che porta ad usare anglicismi, spesso errati o fraintesi, al posto di parole che esistono nell'uso comune italiano (o a storpiare un latinismo, come il "vairus" di Di Maio o il "plas/mainus" di qualche altro genio). A me le patacche salvo rarissime eccezioni non piacciono (ma non scandalizzano), la proliferazione delle testate texiane mi piace ancora meno, ma personalmente dubito che parlarne e "lamentarsene" serva a fermarle. Di conseguenza alla prima cosa cerco di reagire in modo zen e alla seconda lasciando le pubblicazioni che non mi interessano (e le loro patacche) in edicola. La "politica della patacca" porterà la Bonelli verso vette di vendita inimmaginabili? Ad un aumento dei prezzi? Alla chiusura delle serie meno vendute? Alla chiusura totale? Comunque vada pazienza, la Bonelli non è un ente di beneficenza e io non sono obbligato a comprare i suoi prodotti. Scegliere le cose per la loro "qualità" e non per l'ossessione/compulsione della "collezione" è sempre la scelta migliore. E se per qualcuno la "collezione" di Tex è solo un "investimento", allora si merita le patacche e altre 20 nuove serie di Tex...
  6. Augustus McCrae

    Chi volete sui prossimi Texoni?

    Ma c'è un'opinione che si può esprimere senza farti arrabbiare? Da dove arriva tutta questa intransigenza? @Angelo1961, come OGNUNO di noi, ha tutto il diritto di esprimere la sua opinione (come ce l'hai tu, come ce l'ho io, come ce l'aveva SAS qualche giorno fa riguardo alla collana Tex Willer), senza dover ricevere in risposta le tue faccine arrabbiate. Io apprezzo Bacilieri, di cui ho appena acquistato "Venere Privata" (dal bellissimo libro di Scerbanenco), e allo stesso tempo Breccia mi piace moltissimo. I gusti son gusti, dov'è il problema?
  7. Augustus McCrae

    TEX WILLER MAGAZINE NUMERO 21

    Il sacco di pagine colorate è probabilmente dovuto alle impostazioni che non bloccano le finestre di pop-up pubblicitario. In ogni caso, la pagina "giusta" è quella di Media Fire con in alto il simbolino rosso del PDF con il nome "Tex_Magazine_21" e il pulsante per il download (che a dire il vero a me parte da solo, non devo nemmeno cliccare). Il documento è corposo (circa 250 MB) e ci mette qualche secondo a scaricarsi.
  8. Augustus McCrae

    TEX WILLER MAGAZINE NUMERO 21

    Grazie @ymalpas, a te e a tutti coloro che hanno contribuito a questo numero, davvero un bel regalo di Natale! Non è necessario essere sempre d'accordo al 100% con gli autori, le cose che contano sono la passione e la competenza che emergono dagli articoli, i diversi "angoli di visuale" che spesso permettono di scoprire cose che non si erano notate, oppure invitano a leggere le stesse cose da un diverso punto di vista. Numero scaricato, sono pronto ad attaccare la lettura...
  9. Ma che bella storia! Premetto che Kit Willer è di gran lunga il pard che meno gradisco, mi sta antipatico da quando bambino tormentava Carson, ma in questa storia è personaggio centrale e non sfigura. Il prologo, molto bello, acquista senso nella struttura circolare della storia, il doppio inseguimento contemporaneo ha momenti epici, il lungo finale chiude in maniera soddisfacente l'avventura. Oltre ai nostri, tutti in ottima forma (anche Carson, pur se in un ruolo temporalmente limitato) brillano tre notevoli comprimari, ciascuno dei quali ottimamente caratterizzato. Bronco Lane è un personaggio "redento". Muore da eroe, confermando che l'amicizia di Kit Willer porta una sfiga tremenda, ma è tutto il suo comportamento durante la storia a parlare di un giovane uomo che ha fatto pace con se stesso e cerca la "tranquillità" (per quanto altri possano avanzare ancora sospetti). Dispiace che la sua strada finisca qui e questo di solito significa che il personaggio ha funzionato. Wade Catlett è una figura interessante di personaggio "grigio". Un antipatico cacciatore di taglie che a mio avviso non si redime mai completamente, ma in qualche modo accetta la lezione rifilatagli da Kit con "sportività", dimostra di essere in gamba durante l'inseguimento, si comporta in maniera "umana" quando rinuncia alla taglia su Bronco e fa una brutta fine (sapientemente orchestrata da Boselli, il "non detto" in questo caso è più raggelante dello "spiegato"). Hugh Langdon è nero come l'inferno, un fantastico "cattivo" facile da odiare, un fanatico religioso che a lungo andare si dimostra (come tutti i soggetti in questione) uno squallido mascalzone che usa la sua presunta rettitudine per commettere soprusi e trarne benefici. Alla fine dispiace che se la cavi "così bene", l'impiccagione sarebbe stata una punizione migliore (per non parlare di una lenta scuoiatura apache). All'inizio avrei preferito una manciata di pagine in più per inquadrare meglio la questione della rapina, poi ripensandoci ho cambiato idea. Carson che sbuca in mezzo al gruppo di gringos fuggiti in Messico risolve bene, in sole 4 pagine, la situazione. Riguardo alla parte grafica, la "questione Font" è sempre la stessa, è decisamente un artista "divisivo" (come il Mastantuono della storia in corso ora sulla regolare) e le opinioni variano di conseguenza. Ribadisco come già detto altre volte che a me piace, qui parte alla grande e anche se sulla lunga distanza forse c'è un lieve calo i paesaggi e le atmosfere (la pioggia, la nebbia, le ombre) sono uno spettacolo. Davvero una gran bella storia, che rileggerò sicuramente. Nel sondaggio ho votato 9.
  10. Storia che segue la strepitosa avventura tra i Seminoles e tiene botta alla grande, così la serie festeggia il secondo compleanno confermando un livello medio decisamente alto. Primi due albi di "riassunto" molto ben fatti poi la storia torna "in diretta", a partire dalla spumeggiante scazzottata tra i Rangers, con tanta azione e un impetuoso giovanotto che rischia più volte la pelle a causa della sua scapestrata irruenza. Tra gli aspetti divertenti metto la parte "comedy" con la ragazza innamorata, mentre ho trovato un po' affrettata, o per meglio dire "poco enfatica", la definitiva dipartita di Coffin. Purtroppo dobbiamo salutare Jimmy Jones e devo confessare che, anche se la cosa era attesa, ci sono rimasto male perchè il personaggio mi piaceva. Per fortuna Borden gli ritaglia una fine degna (non ti dimenticheremo Jimmy!). Passiamo ai disegni di Brindisi, partendo da una "stranezza". Li trovo migliori, rispetto alla versione cartacea, sia nelle anteprime sul sito che nella versione "Digital Classic". Sono meglio definiti, mentre negli albi cartacei alcuni dettagli sembrano "incompleti". Mah. In ogni caso Brindisi su buoni livelli, anche se mi è piaciuto di più in altre occasioni. Voto complessivo 8.
  11. Augustus McCrae

    [Speciale Tex Willer N.5] Rancheras

    In quelle occasioni prima bevo un paio di litri di Red Bull
  12. Complice il weekend piovoso l'umore era adatto per passare dal freddo dello Yukon alla neve di Boston. Applausi scroscianti per Civitelli, che fa un lavoro eccezionale e giocando con un bianco a nero che a tratti rimanda a frammenti "frankmilleriani" (o "alacksinneriani") rende questa bella storia metropolitana un piacere per gli occhi da rileggere periodicamente. Onestamente appena letto il riferimento alla Corsica e ai movimenti indipendentisti mi era venuto in mente, per associazione di idee, il grande e indimenticato Stefano Di Marino/Stephen Gunn. Quando, grazie al post di Carlo Monni riportato da Ymalpas, ho scoperto che il soggetto era davvero suo mi sono commosso... Il gustoso soggetto viene declinato in una sceneggiatura che pur mantenendosi valida sembra un'occasione mancata, prende qualche scorciatoia e non sviluppa alcuni temi che sarebbero stati interessanti. Forse avrebbe necessitato di qualche pagina in più, magari tre albi pieni invece dei "due e un pezzo" in cui si risolve. Vediamo quelli che sono per me i punti salienti, positivi e negativi: - Si parte alla grande con la vignettona innevata fuori dalla stazione a cui segue la scenetta di Carson prigioniero della porta girevole e quella dei pards che si godono le comodità della vita moderna. - Si fa la conoscenza di Corbett, viscidissimo capo della pula bostoniana, poi un ristoratore chiacchierone (facente veci del consueto origlione) indirizza i due pards nella bolgia della boxe (teoricamente) clandestina. Ambiente ottimamente rappresentato dove purtroppo incappiamo nel primo passaggio a vuoto, senza dubbio il peggiore, quando Carson colpisce senza nessun effetto Alabama/Pierre Touissant e poi viene da questi disintegrato, prima che Tex arrivi a salvare la situazione. Per quanto la cosa possa essere comprensibile la scena poteva essere gestita molto meglio, con più "sensibilità", invece ha giustamente suscitato lo sdegno di tutti i fans di Carson. - Conosciamo meglio Requin, buon personaggio di cattivo abile a fingersi remissivo per poi colpire a sorpresa, e il perfido Beaumont, traditore della causa corsa e mente dell'intrigo, personaggio che avrebbe del potenziale ma alla fine viene poco sfruttato. - I nostri finiscono in una trappola al piombo ordita da Corbett e Requin e nel giro di una trentina di pagine l'agente Pinkerton Touissant prima li salva da una situazione disperata e poi gli spiega tutta la faccenda con dovizia di particolari. Ho trovato l'uno-due un po' eccessivo, praticamente i nostri trovano la pappa pronta senza aver mosso un dito per indagare. Considerando che sono alloggiati, a spese del comando dei Rangers, nel miglior albergo di Boston sembra davvero una vacanza. - Carson si rifà alla grande salvando Tex dall'arpione di Requin e glielo fa anche pesare un po' ("ti devo la pellaccia", "non è la prima volta e non sarà certo l'ultima"). Applausi al vecchio cammello. - Pirotecnico pre-finale sulla nave, con i pards gabbati dall'infido Requin e la stiva a fare da interessante divagazione sul tema dell'assedio in luogo chiuso. Le mitragliatrici che disalberano la nave sono un piacere. - Spettacolare gran finale, 7 pagine di folgorante meraviglia grafica. Ma quanto mi piace Julie Calvi... e quanto mi dispiace che abbia avuto tutto sommato un ruolo marginale. In sintesi disegni stratosferici (9) sceneggiatura gradevole (7) il mio voto nel sondaggio è la media (8).
  13. Augustus McCrae

    [Speciale Tex Willer N.5] Rancheras

    Condivido la tua opinione. Mi ero ripromesso di acquistarla solo dopo aver letto un po' di recensioni sul forum, invece passando in edicola per prendere Dampyr ero soprappensiero e ho comprato anche questo. Niente di scandaloso sotto tutti i punti di vista, ma storia senza particolari guizzi, disegni accettabili, finale allo zucchero filato (non per il menage a trois, che non mi tange, ma proprio per il finale in se). Capisco che la storia era nel cassetto e prima o poi andava tirata fuori, ci stava come "tappabuchi" tra due storie toste della regolare (di Tex Willer, per evitare malintesi), semplicemente come "speciale" è... "non speciale". Tra sei mesi starò più attento...
  14. Storia non memorabile ma decisamente ben sopra la sufficienza, che scorre e si fa leggere. Se questo fosse stato il punto più basso della crisi di Nizzi ci sarebbe stato poco da lamentarsi. E' sempre un piacere rivedere Gros-Jean, alcuni dialoghi tra Tex e Carson sono molto godibili (soprattutto all'inizio) e le ambientazioni "fredde" sono da sempre tra le mie preferite. Carina la trovata della "caccia al tesoro" con obiettivo il vulcano, mi è piaciuta la parte che ruota intorno al faro, così come l'assalto al fortino. Raramente i pards non giungono allo scontro finale con i cattivi (mi viene in mente Mitla) ma stavolta la natura li ha preceduti e la cosa non mi è dispiaciuta. Passando alla parte grafica, me la cavo in fretta, Fusco mi è piaciuto tantissimo. D'altro canto: - Ci sono moltissimi stacchi temporali a volte ripetuti e monotoni (esempio: "tre settimane dopo", "una decina di giorni più tardi", "passano due giorni senza storia", "un paio di giorni dopo", "due giorni dopo"), in pratica la storia è durata mesi ma noi ne abbiamo visto una sintesi come per le partite di calcio. - Gros-Jean a un certo punto sparisce dalla scena, sappiamo che lo stanno torturando "fino a temere che muoia" e poi lo ritroviamo tutto sommato in discreta forma. - La storiella tra Kit e la biondina sa di "vorrei ma non posso". Facciamo vedere che Kit è cotto, ma non osiamo di più. - Nella parte del rapimento della ragazza nè i pards, nè lei ci fanno una gran figura. - I cattivi sono di serie B e in più sparano malissimo. Va bene la sospensione dell'incredulità, ma nell'attentato alle slitte sono in 8, appostati in posizione sopraelevata con campo visivo liberissimo, sparano come forsennati e nonostante questo nella scaramuccia iniziale non colpiscono nulla, nè uno dei pards nè uno dei cani da slitta! 8 membri del Forum avrebbero fatto sicuramente meglio. Poi finalmente beccano Kit, ovviamente di striscio e senza fare nessun danno reale, la pallottola non rimane dentro, l'infezione non osa nemmeno avvicinarsi. - I cattivi sono anche talmente imbecilli da far esplodere della dinamite... dentro un vulcano! In ogni caso una storia divertente anche se non memorabile, come dico sempre in una serie così longeva averne di storie così, con questi disegni e queste atmosfere (ogni riferimento all'ultimo Speciale Tex Willer è puramente casuale). Nel sondaggio ho votato 7 ma avrei voluto ci fosse il 7,5.
  15. Prima storia che recupero grazie all'app. All'epoca divise abbastanza la platea, io sono di parte perchè "seguace" di Manfredi, ma non mi è affatto dispiaciuta, sicuramente ci sono alcune caratteristiche/episodi diversi dal solito ma decisamente nei limiti del plausibile/tollerabile e non lo vedo come un difetto. Tra l'altro sono fresco della visione di "Un dollaro d'onore", riconosciuto capolavoro del nostro amato genere, e dopo i siparietti di Walter Brennan faccio fatica a trovare blasfeme certe situazioni da commedia presenti in quest'albo. L'ho letta utilizzando l'app in modalità "vignetta per vignetta" (a dire il vero messa un po' in difficoltà dalla costruzione di certe tavole) e per quanto in alcuni tratti discontinuo il lavoro di Leomacs mi è sembrato tutt'altro che male, al netto di braccia e mani che ricrescono... Finirà che nel prossimo malloppo di arretrati cartacei da ordinare metterò anche questi due albi...
  16. Ho capito benissimo, non mi sono sognato nemmeno per un momento di pensare che Manfredi si fosse "inventata" una storia di Tex Giovane senza "indicazione tua", che sei il curatore. Ed è chiaro che il filone Tex Giovane è farina del tuo sacco, così come i motivi per cui le uscite editoriali successive che lo riguardavano erano in realtà cronologicamente pensate "prima". Provo a riformulare quello che era il mio pensiero originale: In un momento in cui gli episodi con Tex Giovane erano meno frequenti di adesso, e quindi mi sarei aspettato molta curiosità dei lettori, trovare solo 2 pagine di commenti a questo cartonato mi aveva sorpreso, mi aspettavo più entusiasmo. P.S. Il cartonato di Serpieri non lo contavo, proprio per il suo essere così "alternativo" o "fuori canone"
  17. Si, giusto (ma il primo cartonato non era tutto di Serpieri? La domanda è magari ingenua ma non polemica). Ero abbastanza sicuro del fatto che le altre storie (Nueces, Fuorilegge...) fossero precendenti e pubblicate dopo solo per ragioni di tempi realizzativi. Aldilà del mio errore (incredibile considerando che i cartonati 2 e 3 li ho riletti da pochi giorni, si vede che sto invecchiando forse mi sono fatto distrarre dai giovani Carson e Tiger), quello che intendevo parlando del Tex Giovane era che, rispetto ad ora, era ancora una relativa e abbastanza rara novità (mentre ora abbiamo addirittura una serie mensile che ne segue le gesta) e mi stupiva il basso numero di commenti per una storia che lo riguardava (senza contare i notevoli disegni di De Vita).
  18. Sono sorpreso dai pochi commenti per una prova così positiva. Se non erro, ma ovviamente potrei sbagliarmi, questo cartonato anticipava a livello di pubblicazione (non so quanto a livello di "sviluppo cronologico" dell'idea) sia "Il magnifico fuorilegge" che "Nueces Valley", per non parlare della collana "Tex Willer". Era quindi uno dei primi momenti in cui potevamo sbirciare, "in presa diretta" e non postuma intorno ad un fuoco, nella parte ignota del passato del nostro eroe. E che bella sbirciatina! Manfredi* calibra la storia a puntino per lo spazio del cartonato, nel rapido susseguirsi delle scene di azione il suo Tex è davvero un "kamikaze" (inteso nel senso originario di "vento divino") che spazza via tutto e tutti con una decisione granitica. Vattani per la prima volta prende in mano i colori di questa collana e lo fa alla grande, coadiuvando il magnifico lavoro di De Vita che produce una prova superlativa. Bello e degno di maggior popolarità, chissà come mai così pochi commenti... * Da seguace storico di Magico Vento non posso che apprezzare molto Manfredi, ho gradito le sue mini e ho anche comprato Adam Wild fino all'ultimo numero. So che è abbastanza contestato dai lettori texiani e forse è vero che la sua produzione su Tex è stata altalenante, ma "Verso l'Oregon" è un gran texone (non ho ancora letto l'ultimo, meno osannato, con Freghieri) e a me "Sei divise nella polvere" sulla regolare è piaciuta. Quindi tutto sommato mi spiace che non faccia più parte della squadra (per motivi che non sto qui a ricordare).
  19. Formato elegante, bella carta, storia "condensata ma sensata" come tipico di questa collana. Molto interessante il personaggio spietato e voltagabbana della moglie dello sceriffo, sempre piacevole rivedere il grande Silent Foot. Disegni che non mi hanno entusiasmato, Stano l'ho preferito sui due Rivers e il suo Tiger proprio non mi è piaciuto, capita. Comunque sempre un bel leggere/guardare.
  20. Augustus McCrae

    [658/660] Winnipeg

    C'è un lungo dialogo fra lui e Carson alla fine del secondo albo (659) in cui sostiene che il suo istinto diceva che Kid era un farabutto e si "prende la colpa" di aver indetto la "famigerata" votazione, concludendo con un lapidario "Le mele marce non si risanano". Alla fine, nella penultima vignetta della storia (660), per spiegare come mai Kid non li aveva messi a parte del suo piano dice che il ragazzo "Doveva dimostrare qualcosa a sè stesso, senza di noi". L'impressione finale, se si prende per "totale" la redenzione di Rodelo, è che effettivamente l'istinto di Tex abbia sbagliato e che lui l'abbia giudicato male. Personalmente non ho percepito Kid come "totalmente redento" ma molto più sfumato, guidato da umani istinti e "fedeltà" (alla sorella, in parte anche a Kit) che lo hanno portato ad agire non secondo una linea retta ma "ondeggiante". Di conseguenza il possibile "errore" di Tex non mi ha colpito particolarmente... sarà che odio il Tex infallibile
  21. Augustus McCrae

    [658/660] Winnipeg

    Un'altra piuma sul cappello dell'ottimo "centinaio-600", ho votato 8. Apprezzo molto le storie lunghe, complesse, piene di personaggi e qui nell'arco di una tre densi albi giunge al termine la saga di Kid Rodelo e si articola anche la breve resurrezione di Jack Thunder. Se la sceneggiatura si mantiene ad alti livelli, devo purtroppo registrare un calo nella qualità dei disegni. Font sintetizza ancor più del solito e il numero di vignette che sembrano un po' "tirate via" aumenta rispetto ad altre prove. Nulla che mi faccia gridare allo scandalo, il catalano rimane un autore che apprezzo, ma abbastanza da abbassare lievemente il voto finale rispetto ad altre storie da lui disegnate. Come al solito divertente leggere a distanza di anni i commenti "a caldo", tra le ipotesi su chi fosse il misterioso nemico, le consuete guerre di religione su Font, l'equivoco sul senso del "drago" e via discorrendo. A questo proposito il buon Boselli, ben conscio delle (a mio parere insulse) critiche che avevano seguito la scelta di "lasciar andare" il mutilato e ai tempi paralizzato criminale, parla direttamente con noi lettori, sia solleticandoci con il dubbio "è redento"/"è il solito mascalzone" che accompagna Kid fino alla fine, sia attraverso le varie conversazioni tra i pards che ri-analizzano la decisione presa tempo prima. Alla fine un'altra ottima lettura, personalmente metterei la firma per avere sempre storie di questo livello, soprattutto in un fumetto seriale che ha passato la settantina...
  22. A giudicare dal sondaggio questa storia è stata piuttosto apprezzata, nonostante dai commenti una frangia consistente criticasse con enfasi il nuovo formato e la nuova "libertà espressiva". Personalmente uno dei miei personaggi preferiti è Batman e una delle letture che più gradisco sono le mini-storie da 8 pagine della serie Black & White e le mai abbastanza rimpiante "Legends Of The Dark Knight" (archi di storie da 1 a 6 numeri assegnati a sceneggiatori/disegnatori diversi dalla serie regolare), che mi permettono di vedere all'opera decine di artisti diversi, ognuno dei quali rappresenta il "suo" Batman, magari graficamente irriconoscibile, ma sempre riconoscibilissimo "lui" nell'essenza. Ne consegue che ai tempi avevo apprezzato moltissimo la novità "cartonata" (compreso il famigerato "numero 0" di Serpieri, rovinato dal "fuori fuoco") e da allora ho sempre atteso con interesse l'uscita semestrale. Nello specifico di questo albo, Boselli dimostrava agli scettici che si possono scrivere storie compiute e significative anche in un numero ridotto di pagine, mentre Alberti palesava abilmente quanto il colore (paradossalmente spesso così "brutto" nei Color) potesse essere un "atout" se utilizzato nel modo giusto. Eccellente poi il personaggio di Blanche, che mi piacebbe rivedere (magari il suo ritorno me lo sono perso io?) In conclusione, un ottimo "vero" inizio per la collana, che avrebbe poi sciorinato diversi altri gioiellini...
  23. A conferma della mia opinione riguardo il valore del “centinaio-600”, ecco che a El Supremo segue senza soluzione di continuità quest’altra bellissima storia, a cui ho assegnato un 9. Terminata la lettura, spulciare le pagine dei commenti (molti dei quali ormai vecchi di 8 anni) è stato davvero divertente, tra scandalizzate proteste per le scene in piscina e accuse di lesa maestà per il Tex “non dittatore” e la mutilazione esplicita di Kid Rodelo. Diciamo che ogni volta che dimentico i motivi per cui per 30 anni ho abbandonato Tex arriva qualche “integralista” a ricordarmeli… E sempre a proposito dei commenti, un’altra cosa che ho trovato divertente è che la maggioranza di quelli più “vicini temporalmente" all’uscita della storia erano tutto sommato positivi, con qualche “bastian contrario duro e puro”, mentre diversi degli ultimi interventi la criticano e ne danno un giudizio negativo. E’ forse colpa di Winnipeg? Io non l’ho ancora letta, ma è possibile che il “seguito” abbia deluso così tanto i lettori? E’ cambiato il “popolo del forum”? Sono arrivati "quelli bravi", che non si fanno "gabbare" da Boselli come gli ingenui forumisti precedenti? Oppure l’ormai ventennale uso dei social, tra cui i forum e i blog, ha incarognito tutti e/o ci ha reso degli insopportabili nerd incapaci di godersi qualcosa senza analizzare qualsiasi minimo, spesso insignificante, dettaglio? Mah, ai post(ers) l’ardua sentenza… Passiamo alle mie valutazioni. Soggetto e sceneggiatura ottimi, un west sporco e cattivo molto realistico, popolato di personaggi sfaccettati e “umani”, anche nella loro crudeltà. La violenza può esplodere in qualsiasi momento così come gli stessi personaggi negativi possono avere sentimenti e slanci di umanità (sotto questo aspetto Durango, con il dolore e il senso di colpa per la morte della madre e l’affetto “istintivo” verso la sorella che lo porta alla morte è un esempio lampante). Tutto molto realistico, molto umano, assolutamente non manicheo, moderno e classico allo stesso tempo, tra l’altro ho davvero apprezzato molto che il finale si sia “preso i suoi tempi” (contrariamente ad una certa fretta che avevo rilevato nella storia di El Supremo). Certo non tutto è perfetto, anche io ho trovato curiosa l’ammirazione ripetuta di Kit versi i due fratelli e irrealistico che nella sparatoria finale i pards se la siano cavata senza danni nonostante una elevata densità di “pistole per metro quadrato”, ma sono piccolezze, questa per me resta una bellissima storia con ottimi personaggi e un bel finale. Aggiungo che la rapina in banca con sparatoria mi ha rimandato a “I cavalieri dalle lunghe ombre”, la morte di Durango mi ha portato alla mente “Butch Cassidy” (questa era facile), addirittura la fuga da Yuma mi ha fatto pensare a “48 ore” (da molti critici definito un “western cinematografico”) e da cinefilo non posso che gradire questo tipo di rimandi. Capitolo disegni: i gusti son gusti e Font è sicuramente un disegnatore che divide. Personalmente lo apprezzo, anche se posso capire che a qualcuno non piacciano i suoi “primi piani” o le sproporzioni, e trovo che nell’arco della storia ci siano delle vignette davvero molto belle (ne elenco qualcuna più sotto***), di conseguenza la sua presenza non ha assolutamente inficiato il mio piacere nel leggere la storia. P.S. Nella marea di post spicca un intervento di Borden da applausi, se non erro a pagina 12, che descrive benissimo il “mondo” di riferimento di GLB (e di conseguenza di Tex). *** Alcuni esempi "Fontiani": Le sequenze, molto cinematografiche, dell’ingresso in scena di Durango e della successiva fuga da Yuma, all’inizio della storia nell’albo 640; Sempre nel numero 640, la bellissima Ghost Town del sogno di Kid Rodelo; La vignetta centrale “in negativo” a pagina 19 dell’albo 641; L’ultima a pagina 20 nello stesso albo, con Durango in silenzio davanti alla bara della madre e il percepibile dolore del becchino; l’ultima a pagina 24 del numero 642 con i pards che si allontanano a cavallo; l’ultima a pagina 27 dello stesso numero, cielo tempestoso e terreno gonfio d’acqua; Tutte le sequenze sotto la pioggia.
  24. Augustus McCrae

    [637/640] El Supremo

    Procedo nella mia opera "non filologica" di recuperi texiani... Il mio voto nel sondaggio è stato 9. Disegni promossi a pienissimi voti, un esplosivo debutto nella collana di Dotti capace di muoversi molto bene in ambienti cosi diversi (dal deserto alla città, all'isola), allietandoci con un brillante uso del "grigio". Una storia ben sviluppata, dove Boselli cucina una trama ricca di spunti e densa di personaggi vecchi e nuovi (tra cui un ottimo Nick Castle), valorizzando sapientemente i 4 pards, ognuno dei quali ha il suo momento per risaltare. Ho trovato un po' forzata la soluzione di Kit "uomo ragno" (soprattutto la questione della sbarra divelta usata poi per sostenere la corda) e l'abilità ginnico-acrobatica della ragazza high society che si arrampica sulla nave come un pirata della Malesia, ma sono piccolezze. Avrei invece preferito che la storia occupasse in toto il quarto albo, evitando così un finale che anche io ho trovato un po' accelerato, anche se mi sono goduto alla grande l'accoppiata gatling-dinamite Veramente una bella avventura, capisco che alcuni siano in perenne ricerca del "capolavoro", personalmente in un fumetto seriale sono sempre felice di leggere storie anche "solo" ottime e devo dire che, per quello che ho recuperato finora, il "centinaio-600" di storie molto belle ne ha proposte diverse...
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