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Il sassaroli

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  1. Quandoque bonus dormitat Homerus
  2. Mi trovo nella stessa situazione di Tim Birra: questa storia stava nel cartonato Mondadori che leggevo e rileggevo da bambino in biblioteca (il volume non si poteva portare a casa). Ne ero ammalliato a 8 anni e lo sono ancora oggi a 57. L'ho riletta l'ultima volta nel Tex Classic e l'ho trovata potente oggi come allora.
  3. Personalmente ritengo che le sue storie atlantideo-oltremondiane su Zagor costituiscano il miglior ciclo di un fumetto italiano negli ultimi 30 anni, quindi sì, per me è un genio del fumetto.
  4. Più che due pesi e dire misure mi pare che ci siano due atteggiamenti di fronte alla storia di Boselli: chi la legge per quello che è (una storia) e chi la inserisce in un unico affresco narrativo texiano che parte da Il totem misterioso. Capisco e apprezzo la passione dei secondi, ma mi colloco tra i primi: non sono un cultore della texianità e preferisco godermi la storia come intrattenimento fine a sé stesso. E qui mi sento di dire che si tratta di una buona storia per il ritmo narrativo, l'ambientazione, i personaggi, gli "effetti speciali". GLB non l'avrebbe scritta così? Sicuro, ma chissenefrega? Presa a sé funziona e questo sì mi interessa.
  5. Sole (con S maiuscola) è il nome proprio di una stella. Luna (con L maiuscola) è il nome proprio di un satellite. Terra (con T maiuscola) è il nome proprio di un pianeta. Per estensione con un linguaggio un po' aulico e scrivendo l'iniziale minuscola, sole può indicare anche un'altra stella, luna può indicare anche un altro satellite (non esclusivamente naturale), terra può indicare un altro pianeta (in genere compatibile con la vita terrestre).
  6. L'Africa di fine 800? Meraviglio scenario per qualche avventura texianissima! In Egitto assieme a El Morisco a svelare qualche mistero. E poi a sud, nell'Africa nera, alle prese con tribù cannibali. E l'Europa? Chissà quali intrighi aspettano di essere smascherati da Tex e suoi pards. Dai, @borden, datti da fare! Sono certo che le idee già ci sono. Ne verrebbe fuori una magnifica trasferta da pubblicare sul maxi.
  7. Si, ti sei spiegato bene e ora comprendo la tua posizione. Non la condivido, ma mi è chiara.
  8. Disse colei che sfoggia un avatar sanguemisto Kree, che attraversa spazi siderali senza neppure la protezione di un'astronave
  9. Non serve violare le leggi di Einstein per superare la velocità della luce. È sufficiente piegare il campo gravitazionale attorno alla navicella, cosa consentita dalla teoria della relatività. Certo, anche per far questo ci vogliono fottilioni di joule...
  10. Certo, ma come ho detto sto studiando e sospendo il giudizio.
  11. Ma la fantascienza risale almeno a Luciano di Samosata Su Boselli e Ruju concordo con te. Su Nizzi il mio giudizio è ancora sospeso (sto studiando) Ma mi pare di capire che, in questo specifico caso, la discussione non riguardi tanto Tex come personaggio, quanto le ambientazioni in cui agisce Tex: un' ambientazione fantascientifica ad alcuni non piace. Legittimo. Ognuno di noi ha scenari preferiti. Qualcuno però metterebbe veti a certe ambientazioni perché incompatibili col personaggio. Su questo dissento: qualunque ambientazione mi va bene perché il personaggio sia coerente con se stesso.
  12. Quello che non piace adesso diventa un "errore"? Concordo con @cuervojones
  13. Il moscovio è (ovviamente) radioattivo e, una volta ottenuto l'isotopo stabilizzato, sarà in forma solida. Il suo decadimento in nihonio libera un fottilione di joule e pertanto potrà essere impiegato agevolmente per la propulsione delle astronavi terrestri. Gli alieni, evidentemente, già lo facevano nel 1800, ci dice l'esimio Boselli. Quindi tutto ok.
  14. Il sassaroli

    [Maxi Tex N. 06] Rio Hondo

    Preso in edicola all'uscita, letto, riposto e completamente dimenticato. Riletto dopo tanti anni è stato come leggerlo per la prima volta: non ne ricordavo nulla. Però sto cercando di avvicinarmi a Nizzi con un po' di spirito critico e quindi ho cominciato dalle storie che ho in casa. Dico subito che la storia mi è piaciuta molto. Classica, certo. Prevedibile, anche. Scopiazzata? Direi di no. Piuttosto ci sono tutti i topoi dei romanzi e dei film di genere e quindi i personaggi, le situazioni, gli eventi sono già conosciuti. Ma di fronte a una storia così ben raccontata ha importanza l'originalità della stessa? Personalmente non credo. Sulla storia non dico altro se non che concordo completamente con quanto scritto sopra da Juan Ortega. Ma veniamo a Nizzi. Volevo vedere se trovavo i "famosi" difetti che i suoi detrattori gli attribuiscono e che, in effetti, nel maxi n.31 I Quattro Vendicatori mi sono sembrato abbastanza evidenti. Beh, qui non ci sono. Non ci sono, però qualcosa si intravede in embrione. Non c'è il Tex pollastro, però c'è un Tex che qualche ingenuità la compie. C'è anche qualche colpo di fondoschiena, ma non capita immeritatamente per volontà divina, capita nel corso di un'attività proattiva di Tex e quindi è un colpo di fondoschiena procacciato. C'è pure il classico origlione nizziano, ma in questa storia non disturba perché il suo ruolo è ben più complesso di quello di un semplice spione. Infine c'è la commedia, la si trova in certi dialoghi, in certe espressioni dei personaggi (magistrale Repetto), ma non nella struttura narrativa, che rimane quella del dramma. È quella spolverata di commedia che tanto mi piaceva nei western americani e che, quando -come in questo caso- è sapientemente distribuita, serve a interrompere il phatos per preparare il lettore al momento forte successivo. In definitiva mi pare un'ottima storia con elementi tipici degli stile nizziano, ancora non degenerati in cliché fine a se stessi.
  15. Baloon di pensiero standard in altre collane Mi viene da dire che questo genere di precisazioni non è caratteristica di qualche sceneggiatore ma fa ormai parte dello stile SBE. Strano che ci sia cascato il Boselli. Ecco, qui invece a me pare che i dialoghi siano perfetti: Tex si riprende ed è subito sul pezzo, sa di aver preso conoscenza e si informa. Sarebbe stato proprio dello sceneggiatore sciatto il "cosa è successo?" e ci avrebbe aggiunto anche l'immancabile (l'avrò letto almeno tremila volte) "ah, ora ricordo". Non concordo affatto. Che i dialoghi non siano sintetici è fuor di dubbio, ma che la sceneggiatura sia prolissa non mi pare proprio. Ma quale uranio?!? Moscovio, ovviamente. Elemento transuranico con numero atomico 115, carburante interstellare di tutte le astronavi fatte come Asimov comanda!
  16. BOOOOM!!! Non ti è piaciuta? Legittimo. Hai anche argomentato il perché non ti è piaciuta, quindi massimo rispetto per la tua opinione. Ma dare del bollito a Boselli...
  17. Se ne parlava a scuola coi compagni di classe. Mai fatto?
  18. Grandissima storia per i motivi ben enunciati da Poe più sopra.
  19. Bugs e Bonelli non sono confrontabili. Indipendentemente dalle dimensioni societarie, una esce in edicola con 2 mensili, l'altra con uno zirlione di albi. Sicché quello che fa una non può suggerire cosa farà (o dovrebbe fare) l'altra.
  20. La penso un po' come Dix Leroy. La distinzione tra fumetto popolare e d'autore aveva forse un senso negli anni 70 finché veniva utilizzata per indicare il diverso sistema di realizzazione: fumetto seriale realizzato in team da una parte e storia pensata, sentita e creata da una persona per raccontare il mondo attraverso il filtro del proprio sentire dall'altra. Ma la penso anche come Diablero e Joe7: se qualcuno con questa distinzione pretende di assegnare qualità a una parte e demeriti all'altra, allora non ha capito nulla di fumetti e di letteratura disegnata. Facile confutare questa idea balzana facendo l'esempio di Magnus che passa continuamente dal fumetto popolare a quello d'autore, ma anche di Micheluzzi o Toppi o Battaglia che uniscono perfettamente il "mero intrattenimento" alla realizzazione autoriale. Mi pare che dopo gli anni 70 la distinzione abbia avuto sempre meno senso, sia per l'autorialità di fumetti serali (Ken Parker e Dylan Dog su tutti, ma come giustamente già ricordato già il Tex di GLB), sia per la serialità (un po' opportunistica) di certi fumetti d'autore (penso a Il Gioco di Manara o a Druuna o agli ultimi Corto Maltese di Pratt). Oggi vedo che nessuno fa più distinzione tra fumetto popolare e fumetto d'autore, ma si parla di fumetto seriale e graphic novel, nomi che evitano gli equivoci delle precedenti definizioni.
  21. Invece io credo sia illusorio pensare che la lunghezza "libera" consenta di avere sceneggiature più armoniche. Ormai da un po' su Zagor sono tornate frequenti le storie che finiscono in un punto qualsiasi dell'albo e la mia impressione è che, per Alessandro riguarda i ritmi narrativi, le cose siano peggiorate! Sia con Rauch che con Burattini o manca qualcosa o c'è qualcosa di troppo. Da che esiste il fumetto sono proprio i paletti imposti dalla pubblicazione a creare uno stile narrativo e i grandi autori sono quelli che riescono a dominare questi paletti, che siano il numero di pagine, le dimensioni della pagina, o il comics code authority. Epperò i fumetti che vendono in libreria sino proprio quelli che predicano. Anzi, più un autore predica, più vende. C'è un pubblico per questi, che forse (FORSE) è maggiore di noi che nel fumetto cerchiamo avventura.
  22. Mi pare un po' contraddittorio parlare di immobilismo e poi di spericolatezza delle testate Audace. Io direi che negli ultimi 10 anni SBE le ha provate tutte come formato, numero di pagine, colore, tematiche, targhet, e alla fine pare che nulla abbia funzionato. Dopo 10 anni sopravvive in edicola solo ciò che c'era prima dei tentativi. Con l'unica -notevole- eccezione di Tex Willer.
  23. Zagor è lì a dimostrare che non funziona come dici tu Questo è vero, però non succede. Quello che intendo è che molti autori sono abituati a scrivere in un certo modo: se gli dimezzi le pagine, racconteranno metà cose, non le stesse cose in metà spazio.
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