Nell'apprestarmi a commentare questo albo, mi chiedo se sarò benevolo con il nostro Nizzi, o se sarò invece ipercritico verso ogni sua sbavatura...
Perché posso ben immaginare come si è sentito il buon @Leo nel leggere nella scena iniziale di un Carson che non solo si apposta fuori dal trading post in un punto da cui non può nemmeno tener d'occhio l'uscita, lasciando così scappare il bandito superstite, ma poi si fa uccellare come un pivello dallo stesso bandito in fuga.
Oppure, come altri hanno notato, lascia un po' il tempo che trova l'espediente di sceneggiatura di far raccontare dal bandito all'oste quello che ha combinato per essere in fuga, di modo che il lettore venga a conoscenza dell'antefatto...
Ma a parte la scena iniziale - sceneggiatura piuttosto disastrosa, a mio avviso - il resto della storia scorre via piacevolmente. Senza brillare di originalità, dato che il soggetto è visto e rivisto, riesce però a non annoiare e a presentare una schiera di personaggi piuttosto interessanti. Il "damerino" si rivelerà alla fine una mela marcia, come alcuni indizi sembrano indicare? Il bandito si riscatterà con qualche gesto eroico (Boselli-style)? E qual è il ruolo del cercatore d'oro, che sembra nascondere qualcosa?
Vedremo nel secondo albo se Nizzi ci regalerà un epilogo interessante e degno di nota o se cadrà nel banale.
Ah, la rubrica di Frediani mi pare sempre più insulsa, nemmeno una parola di presentazione dell'albo che vede il ritorno di Nizzi sulla regolare o qualche nota di approfondimento, solo ed escusivamente pubblicità, pubblicità, pubblicità... Fortuna che su Tex Willer la rubrica la cura Borden.