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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 13/06/2022 in tutte le sezioni

  1. A questo punto ci starebbe come il cacio sui maccheroni un bell'elenco con i 4 pard, tutti gli amici e tutti i nemici completo di: - cognome e nome - eventuali altri appellativi e/o soprannomi - data di nascita - luogo e stato di nascita - sesso - cittadinanza - altezza (in piedi e pollici) - peso (in libbre) - professione - titoli - segni particolari - numero di previdenza sociale - note. Se poi si volesse pubblicare per ognuno, a puntate naturalmente, anche il curriculum vitae sarebbe il massimo. Se poi ogni storia cominciasse pressappoco così: un giorno, a primavera inoltrata, era il sabato 13 giugno 1885, ... Sai che goduria.
    1 point
  2. Non capisco chi lamenta l'assenza di una narrazione delle origini. Vediamo chiaramente come Mefisto inizia ad operare il male, chi è il suo maestro e si intuisce senza troppa fatica che la carriera di Mefisto, quella criminale, ad alti livelli inizia a partire da questo incontro. Prima Mefisto aveva si quei poteri, ma poco sviluppati. Onestamente chissene di sapere se Mefisto si è svegliato di colpo una mattina con quei poteri, oltre all'alzabandiera che nei fumetti non si può vedere, o se lo ha morso un pipistrello radioattivo. Credo che questa roba sia roba non utile, quello che al massimo andava fatto, e @borden lo ha fatto alla grande, era mostrare come Mefisto fosse finito a fare il criminale usando i suoi poteri e incrementandoli al servizio dello scopo criminale, passando dall'essere un prestigiatore/illusionista di rango regionale e magari un piccolo truffatore ambizioso, a quello che si vede già nella parte seconda dell'albo, dove il suo futuro sembra grandioso (fino all'incontro con il suo arcinemico). Queste sono le origini del male, di Mefisto. Poi magari faranno una storia sull'infanzia di Mefisto dove acquisisce i poteri, ma non sarebbero le origini del male. Il male è dato dall'uso che fa di quei poteri, e questo lo vediamo narrato proprio in questo speciale Per me questa è una storia anche sul libero arbitrio. Mefisto non è pazzo e non è impossessato dal male. Lo sceglie, lo abbraccia, è ambizioso. In questo vi è l'origine del male, l'origine di Mefisto. Se vogliamo identificare la nascita dei poteri di Mefisto con le origini del male, dovremmo assumere che ogni persona andrebbe condannata a prescindere per una predisposizione o un segno premonitore di un possibile futuro criminale, chiunque abbia una predisposizione ad una determinata malattia la svilupperà etc.. Certo, qualcuno poteva trovare interessante conoscere l'origine dei poteri, ma a mio avviso, non dettagliare quella parte ha dato maggiore risalto a quello che io ho inteso essere l'origine del male; ovvero il momento in cui Dickart diventa Mefisto e prende consapevolezza del suo futuro
    1 point
  3. Dopo che mi era stato fatto notare, sono andato a controllare e mi son accorto di aver effettivamente preso un granchio, grazie comunque per il chiarimento Mauro, così come ringrazio Franco per la risposta. Come accennavo nel commento, lo stress del periodo non mi aiuta, ma soprattutto, ciò mi conferma che buttare di getto a caldo le impressioni, può portare a scrivere corbellerie. Chiedo venia.
    1 point
  4. Sì, ma... @San Antonio Spurs precisava "serio".
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  5. Dulcis in fundo, ho terminato or ora la mia rilettura de Il segno di Yama, ultima tappa del percorso di avvicinamento che mi sono "autoimposto" per prepararmi al meglio alla lunga saga di prossimo inizio. Dopo averla riletta, non solo ho potuto ancora una volta apprezzarne la bellezza e l'accuratezza, sia nella sceneggiatura di Boselli (quanto si coglie la sua mano!) che nei disegni di Civitelli, ma ho anche avuto modo di percepirla come una tappa di avvicinamento (se non, passatemi il termine, una sorta di prova generale) in vista della prossima, lunga doppia avventura: tale potrebbe essere non solo per noi lettori e per gli autori, ma anche in un un certo qual senso per lo stesso Yama. La mia impressione data dal senno di poi, infatti, è che a Yama possa essere stato concesso dalle forze oscure di tornare a cimentarsi con la magia nera su esplicita richiesta del padre Mefisto, affinché quest'ultimo potesse constatare quanto valesse in concreto il figlio e se potesse essere un valido alleato, in previsione della sua personale resa di conti con Tex ed i pards che, lo si evince in qualche modo dalla parte finale della storia, stava già pianificando (fermo restando che, si presume, se Yama fosse riuscito ad eliminare i suoi nemici a Mefisto non sarebbe così dispiaciuto, a meno che fosse già convinto che non ci sarebbe riuscito e intendesse appunto solo testare le effettive capacità del figlio). In attesa che, forse, tali domande possano essere eventualmente confermate o confutate nelle prossime due storie (non che sia una questione vitale, sono semplicemente curioso ), tanto vale tornare ad esporre qualche considerazioni su questa avventura, che Boselli, ripeto, ha a mio parere sceneggiato con estrema bravura, illustrando passo dopo passo il progressivo percorso che Yama intraprende - ma non compie non del tutto, fortunatamente - per acquisire ulteriori poteri rispetto a quelli che aveva a suo tempo perduto. Lo ritroviamo sotto il nome di Blacky Dickart nella veste di saltimbanco da quattro soldi insieme alla madre (per quanto, va detto che qualche rudimento di magia sembrano possederlo entrambi), accampati alla periferia di un anonimo villaggio nella desolata prateria del Nebraska, fin quando un tornado trasporta sul posto i demoni della follia che gli fanno nuovamente dono della personalità di Yama, figlio di Mefisto (bella trovata, questa dello sdoppiamento di personalità), e contestualmente provvedono ad eliminare l'ostacolo materno. Di qui, partendo dal furto di oggetti sacri di varie religioni attive e non, ed avvalendosi dell'ausilio di quattro individui anch'essi addentro alla magia nera - lo stregone indiano Kalam, lo sciamano bonpo tibetano Rinchen, l'hungan voodoo Lefeuvre ed il satanista Hayden - percorre varie tappe di avvicinamento al fine di ottenere i favori del male assoluto; purtroppo per lui, oltre ovviamente all'azione di contrasto di Tex e pards, Yama non supera i suoi vecchi limiti, dimostrando ancora una volta di non possedere la risolutezza, la folle lucidità e neanche la confidenza con i poteri oscuri del diabolico padre, palesando indecisioni fatali nei momenti topici e, ultimo ma non meno importante dettaglio, toppa ancora una volta nella scelta degli alleati e nel trattarli (tra prestazioni non all'altezza e tradimenti/ripensamenti, i quattro stregoni si rivelano mezze delusioni), per tornare infine ad essere il mediocre Blacky Dickart - con un bel po' di pura follia in più - e salvatosi dal crollo del suo rifugio solo grazie al servo Mandip, guidato dall'amorevole padre Mefisto. La gestione dei quattro pards, dal canto suo, è stata ancor più impeccabile, ed ha rispecchiato in maniera più che fedele i canoni della texianità contrapposta alla magia nera: non solo i Nostri, ormai abituati a fronteggiare certe situazioni, non si perdono mai d'animo ed anzi rintuzzano sempre a dovere - a volte per pura bravura, altre con un pizzico di fortuna che non guasta mai - tutti i tentativi di Yama di colpirli più o meno a morte (rispetto al passato, difatti, il figlio di Mefisto - forse poiché ormai consapevole delle difficoltà che ciò comporta - non sembra più così interessato sin dal principio a volerli a tutti i costi catturare vivi per poi infliggere loro i soliti tormenti di mille inferni, piuttosto lo tenta solo in ultimo stadio), avvalendosi anche in questo caso della collaborazione del Morisco, bravissimo nell'indirizzarli sulla giusta pista (e beccandosi per questo, insieme al fedele Eusebio, anche una coltellata da Yama, bramoso di testare un nuovo potere, di cui fa le spese anche il bravo Tiger Jack colpito con una mannaia). Allo stesso modo, il trio composto da Tex, Kit e Carson supera le difficoltà loro portate prima da Lefeuvre, che si diverte coi pungiglioni a spese di Tex e Carson, e poi da Rinchen, che fa credere a Tex e Kit di essere in preda di un demone acquatico; da notare, in questi due casi, come i pards dimostrino tutta la loro immane esperienza nel saper approfittare di qualsiasi errore che gli avversari concedano loro: nel caso di Lefeuvre, Tex approfitta delle sue chiacchiere per cacciarsi l'ormai proverbiale coltello dal tacco dello stivale per colpirlo (l'hungan è poi colpito a morte da Kit nel frattempo sopraggiunto), successivamente con un colpo di coltello Tex colpisce lo specchio magico di Rinchen, facendo cadere in acqua sia l'oggetto che il suo possessore e gettandolo "in pasto" (nella sua testa) al mostro. In tutto ciò, i tre si guardano con ammirevole maestria dal doppio gioco della bella Shakti, incaricata da Yama di condurli in trappola, e quindi di fatto manipolandola per arrivare a tiro del diabolico avversario. Estremamente adrenalinico il finale, che ha come teatro un maestoso tempio indù in un canyon della Valle della Morte: qui Yama, dopo il fallimento del suo tentativo di offrire gli alleati in sacrificio alle forze oscure, evoca contro Tex e compagni i Ruros, demoni capaci di condurre alla follia, in una cornice quanto mai appropriata come una riproduzione di Raurava, l'Inferno che urla. Peccato per lui, a dimostrazione che la magia nera, per quanto possa essere potente, non può fermare le pallottole né tantomeno la dinamite, grazie alle quali i Nostri riescono a tornare alla luce del sole (laddove i Ruros non possono agire) e a radere al suolo il tempio di Yama, salvato però appena in tempo da Mefisto che, forse per affetto paterno o forse per calcolo (vedremo tra un mese), fa in modo di trarlo in salvo. Anche Civitelli, dal canto suo, ha curato con incredibile bravura i disegni dalla prima all'ultima pagina, non lesinando su dettagli che sono vere e proprie finezze artistiche e raggiungendo l'apice nel finale, con le raffigurazioni dell'esterno e, soprattutto, dell'interno del pittoresco tempio. Stupende anche le tre copertine curate da Villa, per quanto la seconda - I quattro cavalieri - risulti, pur nella sua indiscutibile bellezza, piuttosto decontestualizzata rispetto al titolo dell'albo.
    1 point
  6. Mi sono riletto l'avventura che mi ha fatto reinnamorare di Tex, dopo il lungo stop di oltre venti anni. Sinceramente non capisco molte critiche che leggo. La trovo una ottima storia. Effettivamente per il primo albo e mezzo mi sono annoiato (molto meglio il primo albo del Mefisto! Nizziano) e temevo di ritrovare la storia non come la conoscevo. Invece dalla fine del secondo albo (all'incirca da quando Yama va a casa del Morisco e fa un casino col coltello) la storia cresce moltissimo e da li in poi è bellissima e senza un momento di tregua, con momenti mozzafiato. L'ultimo albo, in particolare, è stupendo. Un ottimo lavoro su Yama di Boselli, che mi incuriosisce moltissimo per il ritorno di Mefisto. Stupendi i disegni del maestro Civitelli, per il quale i superlativi non sono mai troppi. Boselli 8.50 Civitelli 950.
    1 point
  7. Carson più vecchio di Mefisto? Noo dai. Io gli avrei dato una decina d'anni di più del vecchio cammello, ma Borden mi ha già smentito. Per quello che ricordo, l'unico accenno alla età di Mefisto si ha in "Il drago rosso" quando lo sceriffo dice a Tiger che il Dottor Fiesmot è un tipo sui cinquanta, ma lo aveva sempre visto mascherato. La cosa che mi disturba è che a questo punto Mefisto ha pressapoco la mia età. E' vero però che per adesso non sono ancora ne morto ne risorto...
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