Premetto che, a mio avviso, buchi e incongruenze non ce ne sono; al più, si può dire che la trovata per far liberare Tex non è riuscitissima (secondo me in parte anche per la sua realizzazione grafica).
Il terzo albo - come al solito nelle sceneggiature boselliane - è un ingranaggio perfetto in cui tutti i fili narrativi si incastrano alla perfezione. Dal punto di vista tecnico, non c'è una pedina fuori posto. E in questo caso la complessa costruzione e alternanza di scene e personaggi è anche un elemento chiave della storia, perché causa la distrazione di Mefisto che perde il controllo della situazione e proprio per questo viene sconfitto.
Tutto bene, quindi? Nì, perché secondo me in tutto questo l'effetto è quello di una frammentazione eccessiva, viene un po' a mancare l'atmosfera horror e soprattutto l'ambientazione del manicomio non è sfruttata al meglio: mi sarei aspettato un finale claustrofobico tra pazzi, demoni e visioni evocati da Mefisto, celle e strumenti di cura/tortura (quelli visti nel primo albo, che poi scompaiono)...
Da lettore, mi sono sentito molto più coinvolto dalla lettura delle scene-madri del secondo albo, dalla corsa folle delle carrozze demoniache, che da questo finale al manicomio. A confronto con un secondo albo coinvolgente, che ti tiene col fiato sospeso ad ogni pagina, il terzo albo ha un po' meno mordente. A questo si aggiunge una inevitabile sensazione di conclusione non conclusa, perché sappiamo che la storia continuerà per altri 4 albi ma ci troviamo qui lo stesso a commentarne un finale