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TWF - Tex Willer Forum

Condor senza meta

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Condor senza meta

  1. Punti di vista pard. Sono andato a recuperare il tuo commento e, per quanto rispetti la tua visione in merito, rimango della mia idea.
  2. Spiace constatare che il grandissimo talento grafico di Galep sia stato così tanto svalutato negli anni dalle nuove generazioni di lettori. Non riesco a capire da cosa possa dipendere: forse dal fatto che per ragioni anagrafiche parecchi di noi lo abbiamo "vissuto in diretta" solo negli ultimi anni di carriera, periodo segnato da un palese declino artistico dovuto ai noti motivi di salute, o forse per quell'impronta classica che oggi appare datata (ma a mio avviso conserva intatto tutto il suo fascino). Eppure per chi ama il disegno e si diverte a cimentarsi con matita e china, appare subito chiaro che lo stile di Galep sia davvero molto difficile da imitare; un unicum molto espressivo, che coniuga una sintesi perfetta tra dinamismo, narrazione grafica, resa e celerità di realizzazione. Non mi soffermo sui numeri (lo ha già fatto ben dettagliatamente Diablero) ma la media realizzativa di Galep in quegli anni era a dir poco impressionante! E il rapporto qualità-quantità davvero notevole, impensabile al giorno d'oggi. Ma poi, prendendo come esempio gli anni del suo apice creativo, come non amare storie del calibro del "Il ponte tragico", "Il Grande Re", "Sangue Navajo"? E la rappresentazione dei cavalli? A mio avviso nessuno come lui (solo Ticci si avvicina) riesce a rappresentarli con tale magia. La recitazione dei personaggi? Gli scorci marinari? La sessione nel pacifico di "Lotta sul mare" è un autentico capolavoro! Un talento innato e multiforme (basti vedere quanto fosse straordinario pure nelle vesti di pittore) Concordo con Diablero: se Tex ha sbaragliato l'affollatissima concorrenza editoriale di quegli anni lo deve pure al suo papà grafico e dispiace notare che in troppi oggi lo snobbino.
  3. Ho sfruttato la parentesi di Capodanno per recuperare la lettura di questo magazine, dedicato al settantesimo compleanno di Tex. Ho trovato interessanti le rubriche ma mi limiterò a qualche veloce giudizio sulle due storie a fumetti che appaiono nella pubblicazione. Il segreto di Lilith Entrambi le brevi sceneggiature che appaiono sul Magazine portano la firma di Borden. Nella prima vediamo agire il nostro eroe al fianco dell'amata Lilith e già questo è motivo di forte interesse. La giovane indiana si mostra una degna moglie del nostro Tex, coraggiosa e decisa, e anche l'alto livello grafico di Civitelli, contribuisce a impreziosire la storia. Tuttavia, a mio giudizio, il soggetto non è all'altezza della situazione e la breve storia non "buca la pagina" Vuoi per la brevità della vicenda, o per il troppo abusato spunto del recupero bottino che non brilla di originalità, durante la lettura non è scoccata la scintilla. Pure un finale accelerato con una sparatoria decisiva in stile Faraci non mi ha aiutato a innalzare il giudizio. Merita menzione un aspetto che mi ha convinto poco, ovvero la lunga sorveglianza del pueblo da parte dei banditi: visto che il "monaco bandito" è morto da anni, con quale criterio lo scalcinato villain ha preso una tale decisione? Chi gli forniva la certezza che il bottino potesse essere dopo tanto tempo recuperato? Non valeva a tal punto estorcere prima con la forza al bandito il segreto? Perchè aspettare anni con tanti appostamenti senza nulla di concreto su cui puntare? Uno snodo poco credibile e sottotono, che però incide su tutta la storia, visto che ne diviene il fulcro. Mi chiedo, se mai Lilith avesse deciso di coinvolgere Tex per svelare il suo segreto, i banditi passavano l'eternità ad aspettare Godot? Storia poco ispirata che a mio avviso non raggiunge la sufficienza, nonostante gli ottimi disegni di Civitelli, sempre molto espressivi e puliti. Unico appunto l'eccessiva somiglianza del giovane Tex con Kit attuale; a tratti faticavo a convincermi che il protagonista non fosse lui con gli abiti del genitore, ma è un peccato veniale. Il mio voto finale è 5 Dinamite Già è raro che Mauro "balbetti" su un episodio, quasi impossibile che ciò accada due volte consecutive, difatti, la seconda prova, che omaggia un caro "compagno" storico del nostro Tex, ovvero il fedele Dinamite, è di tutt'altra caratura. Già l'idea di base mi è piaciuta: di Dinamite si erano perse le tracce da anni e personalmente, come altri lettori desumo, pensavo che fosse morto da tempo. Invece Mauro ce lo mostra in una "tranquilla vecchiaia" con tanto di famiglia e branco, nel cuore della sconfinata riserva Navajo. Ma i grandi eroi non possono fare a meno dell'avventura e anche il nostro simpatico quadrupede è chiamato all'ultima grande missione, al fianco del suo celebre cavaliere. Storia atipica, ma gustosa, in cui le luci della ribalta sono tutte concentrate sullo straordinario cavallo. Borden stavolta non sbaglia una mossa e ci regala un finale intenso e commovente. Il sacrificio di Dinamite che spende tutto se stesso (e le residue energie) per salvare il caro padrone è molto struggente e non poteva esserci commiato migliore per un simile comprimario storico. Molto efficaci e belli pure i disegni di Dotti, disegnatore che apprezzo da sempre e reputo prezioso per la saga, visto la sua duttilità unità a qualità e celerità. Il mio voto finale è 8
  4. Condor senza meta

    [Maxi Tex N. 29] Mississippi Ring

    Concordo. Nonostante sia da sempre un grande estimatore di Manfredi, ritengo che Tex non rientra nelle sue corde. Qualche buona prova ma niente più: troppo poco per un autore della sua risma.
  5. Buon onomastico Stefano... :)

  6. Rispolvero un mio vecchio disegno a tema, per augurare un sereno Natale a tutti voi cari pards!

    2018-Auguri-con-Tex.jpg

    1. Juan Ortega

      Juan Ortega

      Bellissimo!!!

      Scusa ma qui si propongono tutti come sceneggiatori/soggettisti ma ... un disegnatore del forum, no???:D

      Probabilmente tornerei anche a comprare Tex!!

       

      Un caro saluto e ricambio di cuore gli auguri!

    2. Condor senza meta

      Condor senza meta

      Grazie mille caro Juan.

      La passione per il disegno la coltivo fin da ragazzo, tuttavia riconosco che, per quanto si possa riuscire col tempo e la dedizione a realizzare illustrazioni accettabili da amatore, fare il fumettista professionista è tutta un'altra storia: bisogna possedere basi tecniche e doti grafiche non indifferenti e personalmente riconosco di non averle. Può uno strimpellatore entrare a far parte dell'Orchestra della Scala? :D A parte tutto, son contento che ti sia piaciuto. Un abbraccio. :)  

  7. I Pink Floyd esistevano, esistono ed esisteranno. Le leggende non muoiono mai. Perdonatemi l'OT.
  8. In effetti, visto i suoi interessantissimi interventi su ogni pubblicazione delle strisce, potrebbe tranquillamente scriverli lui i fascicoletti.
  9. Per non tacere delle volte che anche il grande Bonelli permetteva a Tex di divellere le barre delle celle a mani nude.
  10. E' tutto relativo caro @Leo, magari in periodi di stress e insonnia, l'estenuante maratona narrativa nolittiana può essere utile . Ho come il sospetto che @virginsia propenso a usare un diverso esempio (ogni riferimento alla stipsi non è puramente casuale!) ma il nocciolo del discorso non cambia.
  11. Condor senza meta

    [Speciale Tex Willer N. 03] Bandera!

    Pagina 72, da segnare negli annali poichè destinata a rimanere nella storia delle nuvole parlanti nostrane. In un vivace "scambio di sganassoni" assistiamo allo straordinario incontro fra due autentiche leggende, con alle spalle più di 130 anni cumulativi di vita editoriale. Un evento epocale del tutto impensabile nei decenni scorsi, che oggi finalmente (o purtroppo a secondo delle opinioni) diviene realtà. Con notevole ritardo, anche il sottoscritto è riuscito a "partecipare a questa imperdibile festa" e non mi stupisce affatto la notevole mole di commenti nell'apposito topic, d'altronde non capitano di certo tutti i giorni eventi simili. Ammetto che all'inizio ero molto scettico, visto che non amo particolarmente i team up, special modo con Tex, tuttavia, col senno di poi, mi son dovuto ricredere. Anche stavolta Mauro è riuscito brillantemente a rendere vincente ed elegante una rischiosissima scelta editoriale (non è la prima volta dopo l'ottima idea su Tex Willer, che ha trasformato uno spunto balzano dei "piani alti" in un ottimo prodotto di successo). Un onere non di poco, visto che, data l'eccezionalità del caso e la promiscua schiera di fans delle due longeve saghe, il rischio di scontentare qualcuno era molto alto. E' riuscito nella sua impervia impresa? A mio avviso, la scommessa è stata abbondantemente vinta. Borden infatti non si è affatto risparmiato e come di consueto ha tirato fuori un episodio molto intricato, curato in ogni sequenza e ha imbastito una sceneggiatura non banale. Ho letto che alcuni si sono lamentati per la numerosa mole dei personaggi e sulla complessità della trama, che si lega a doppio filo con due eccellenti avventure del passato dello Spirito della Scure, eppure bisognerebbe lodare una simile scelta coraggiosa, un incontro così importante non poteva essere sciupato con un soggetto basilare, basato solo sul blasone dei due personaggi. Come sempre, Mauro ha gettato il cuore oltre l'ostacolo e osato. Magari un numero di pagine maggiori avrebbe permesso uno sviluppo migliore ma l'esito è pur sempre di spessore. Superato l'ostacolo cronologico dei trent'anni di differenza, grazie alla presenza del giovane Tex, l'autore ha gestito bene il difficile binomio. Per quanto se ne dica, i mondi di Zagor e Tex, sebbene possano sembrare simili, sono molto differenti e farli coesistere è stato un colpo di maestro. Conoscendo bene i due universi, Borden ha inserito coerentemente Zagor nel contesto texiano, modellandolo dove alcune sue caratteristiche potevano stridere di più (vedi la presenza di Cico o le trovate eccessivamente fantastiche), ma al contempo, per par condicio, ha catapultato il nostro amato giovane fuorilegge texano nel sequel dei due episodi vissuti dallo Spirito delle Scure nel sud ovest negli anni 90. Già il voler incastonare in una sorta di continuity narrativa, un evento così straordinario ci mostra quanto l'autore abbia preso a cuore l'iniziativa e di quanto non si sia risparmiato né rischi né fatiche. L'esito è decisamente buono e ogni personaggio che appare nella scoppiettante trama è funzionale e ben inserito. La storia è comunque leggibile anche in maniera indipendente, senza il recupero degli episodi precedenti già citati e anche questo rappresenta un'ulteriore nota positiva a merito. Spesso noi lettori, che ci dilettiamo a rivestire i ruoli di critici, diamo troppe cose per scontato, come se fosse tutto semplice quando si monta una struttura narrativa, ma non ci rendiamo conto che non è affatto così. Ho trovato azzeccata la caratterizzazione dei due eroi; Zagor, dall'alto della sua età ci viene mostrato più saggio e maturo. Un uomo pieno d'esperienza di vita e capace di tenere a bada i suoi impulsi. Di contraltare il giovane Tex, nel pieno della sua giovinezza, sebbene già in gambissima, è più scavezzacollo e spericolato. Deciso e spavaldo, non si tira indietro quando occorre menare le mani, o mandare in tizzoni fumanti la sede del giornale razzista. Un Tex che a tratti sembra dover imparare ancora tanto dall'esperienza del celebre comprimario, ma da degno alleato, merita la sua stima, stima peraltro ricambiata. Per quanto affermi che il bizzarro personaggio in casacca rossa sia un tantino pazzo, è ovvio che non lo pensa ed è pure ben sceneggiata la sequenza della lettera dell'epilogo, che chiude degnamente la prova e tiene aperta la via per un probabile sequel. Non potevano mancare i personaggi storici in un simile spunto, difatti vediamo agire un giovane Quanah Parker e i suoi genitori e i Comanches divengono il fulcro su cui ruota tutta la storia. Bene e male si mischia sia fra i rangers che tra i nativi, in un gioco delle parti molto plausibile e coerente, che rende avvincente l'episodio. La banalità, con Mauro in cabina di regia, è un termine che non esiste nel vocabolario . Unica nota poco gradita, secondo il mio gusto, la profezia di Zagor; personalmente avrei fatto a meno di inserirla ma riconosco che tutto dipende dalla soggettività, e magari altri lettori la pensano diversamente da me. Nel complesso, cercando di tirare le somme, la storia merita un plauso e continua la serie particolare degli speciali natalizi del giovane Tex. (A dire il vero la prova su Sam Willer di Recchioni mi ha convinto poco, ma i disegni di Andreucci me l'hanno resa meno indigesta). Sulla copertina mi ero già espresso in passato e concordo con chi sostiene che poteva essere migliore e più evocativa, anche i grandi come Dotti possono toppare alle volte, ma di certo non posso non elogiare l'eccellente prova grafica di Piccinelli: il disegnatore ideale per un simile storico incontro. Ammetto di essere molto di parte, visto che Piccinelli è uno dei miei autori preferiti, comunque credo sia palese di quanto belle, bilanciate, dinamiche, dettagliate ed espressive siano le sue tavole. Uno stile elegante e raffinato, con tratti armoniosi e funzionali. Estremamente convincente la resa dei personaggi, molto ben realizzate le figure di contorno e le donne e splendidi gli sfondi, con convincenti inquadrature e studi della luce. Un giovane fuoriclasse che la scuderia Bonelli deve tenersi ben stretto. E non solo lui, visto che a Mauro, come minimo, dovrebbero dedicare un monumento in via Buonarroti per quanto è divenuto fondamentale nell'ambito texiano e non solo . Il mio voto finale è 8
  12. Essendo ancora in netto ritardo con le letture arretrate, e impossibilitato a transitare negli appositi topic per evitare spoiler , rieccomi in questa sessione a rilasciare le mie ultime impressioni, dopo aver gustato il terzo albo. Complice il rigido pomeriggio invernale, con furiose folate di vento gelido che ululava alle finestre, l'immedesimazione con la lettura è stata perfetta. Pagina dopo pagina ho battuto i denti con i personaggi esuli tra le gelide lande del Nord e trasalito dinanzi ai tanti colpi di scena di cui è infarcito il terzo volume. Dai rintocchi fantasma della campana della "Terror", passando dal miraggio dovuto alla "Fata Morgana", ai misteriosi cannibali e altro, non ci si è annoiati di certo. Una lettura davvero interessante e coinvolgente. Un episodio corale, ben sceneggiato, efficacissimo come atmosfera e tensione narrativa, a tratti epico. Riconfermate nettamente le ottime impressioni delle prime due uscite. Di certo la migliore storia della regolare degli ultimi anni. Attendo con trepidazione la quarta uscita, e dopo la conclusione proverò a recensire la storia nel complesso. P.s. Soddisfatto dalla lettura, mi tufferò domani nell'attesissimo speciale "Bandera" (il Tex Willer di Giuffredi e il Maxi di Manfredi possono attendere ancora qualche giorno). Confido che il livello di divertimento sia pari a quello provato oggi.
  13. Memorie di un soldato Avrei voluto iniziare il mio commento con i doverosi complimenti al pard Ulzana per il suo debutto sulle pagine del nostro amato ranger, ma purtroppo un sinistro scherzo del destino ha voluto altrimenti e a noi utenti non rimane altro che conservare questo breve episodio come un vero testamento artistico. Diviene davvero difficile recensire la prova; per quanto si provi a farlo con distacco e imparzialità, il pensiero va sempre alla triste sorte di un giovane uomo strappato troppo presto alla vita e di fatto, tutto il resto diviene secondario e di poca importanza. Non si può tuttavia negare che lo spunto di soggetto sia originale e pure la sceneggiatura, per essere opera di un appassionato esordiente, non è affatto malvagia. Se già nella narrativa scritta è complicato montare l'ossatura portante di una trama, figurarsi nel fumetto. Se nel primo caso viene in aiuto l'immaginazione del lettore, che tra i vari capitoli interviene anche dove il narratore "sorvola", nella sceneggiatura di un fumetto l'autore deve dirigere il tutto con molto più metodo e decisione. Ogni scena deve essere pensata e nulla può essere lasciato al caso. Detto questo, trovo che il povero Emanuele ha fatto un egregio lavoro. Come fatto notare già da altri utenti, è tangibile l'alone di mestizia che spira tra le tavole; evidentemente lo stato d'animo dell'autore ha inciso nell'opera. Molto significativo pure il finale: aldilà della splendida interpretazione fornita da Ymalpas, sento di unirmi a quel "grazie" per Ulzana e il ricordo che ci ha lasciato. Buoni i disegni di Russo, un artista capace da testare su prove più lunghe. Mi si perdoni se per stavolta mi asterrò dal dare un voto. Non mi riesce riassumere con un freddo numerino le emozioni della lettura; non mi sembra giusto. La lama del rasoio Da tempo non uso il detto "zona Ruju": stavolta mi sembra il caso ripescare questa definizione al cospetto della storia breve da lui composta. Una prova senza infamia e senza lode, che si legge volentieri ma non lascia nessuna traccia nella memoria. Un po' esilina la trama, poco sviluppati i personaggi. Parecchia azione, ma poco coinvolgimento. Al netto della scena finale dello specchio nel salone da barbiere, il resto è troppo scontato per colpire l'attenzione. Non basta l'assassinio gratuito del barman a fare di Keech un antagonista rognoso; stringi stringi lui e la sua banda si sciolgono come neve al sole. Storia dalla sufficienza stiracchiata, scritta più col mestiere che altro. Da un autore come Ruju mi aspetto ben altro. Per ciò che riguarda Torricelli, mi ricordo di essere stato abbastanza severo nel giudizio al suo debutto, visto che trovavo troppo marcata l'emulazione del tratto di Galep. A mente fredda c'è da dire che pochi sono gli autori che prendono a modello il papà grafico di Tex e il motivo c'è, visto che non è affatto semplice. Rispetto a quella prova, Torricelli ha mostrato un'evoluzione che apprezzo: lo stile classico è rimasto ma l'autore ha imboccato una sua strada personale e i primi piani di Tex non sembrano più copiature del celebre predecessore. Il mio voto finale è 6 Conclusioni Color dignitoso ma non trascendentale. Aldilà della brevità delle storie che non sempre permette un adeguato sviluppo delle trame, un altro aspetto che pesa molto è la (quasi) mancanza dei pards storici e personalmente questa è una "zavorra" che mi porta a condividere il pensiero espresso dal pard Leo: un formato che alla lunga perde appeal. Aldilà dei miei ripetuti "strappi alla regola" è una pubblicazione che mi attrae poco.
  14. La voce del muto Fra le storie che compongono la pubblicazione, è quella che più sembra risentire dell'esiguo numero di pagine. Lo spunto di Cajelli non è male e pure il Muto è un personaggio particolare dalle grandi potenzialità. Però, a mio avviso, il soggetto non ha lo spazio necessario per essere sviluppato a dovere e il tutto appare velocizzato. Troppo rapidamente i nostri riescono a stanare il taciturno trapper e senza eccessivi patemi schierarsi al suo fianco, per compiere in fondo la sacrosanta vendetta. E' inoltre l'unica prova del Color in cui appare Carson e di certo un carsoniano della mia risma non può essere soddisfatto della cosa, ancor più considerato che nella scena topica della sparatoria, Tex si fa passare il fucile (manco fossero Dylan e Groucho). Il nostro caro Vecchio Cammello non era capace di stanare l'avversario con il suo winchester? Mica è un ragazzino che deve delegare al "papà" simili mansioni. Sembra una sequenza dell'ultimo Nizzi e ammetto che non mi ha convinto. Particolare la scena in cui i nostri, facendo irruzione nella capanna del trapper, "annusano" la verità dai disegni tratteggiati dal colosso biondo. Storia sufficiente, ma nulla di più. Suppongo che su un altro formato, riuscendo a donare i giusti spazi alle caratterizzazioni dei personaggi, e dosando meglio le scene d'azione, l'esito finale poteva essere migliore. Il comparto grafico curato da Jannì pecca forse un po' di personalità stilistica; sia ben chiaro, la prova è buona e decorosa, tuttavia paga troppo l'influenza ticciana (come parecchi autori all'esordio su Tex d'altronde). Buona la resa degli sfondi, da migliorare quella dei pards, soprattutto per ciò che riguarda la personalizzazione dello stile. Anche la colorazione è la più piatta del lotto e non aiuta a far lievitare la qualità complessiva dei disegni che tuttavia raggiungono la piena sufficienza. Il mio voto finale è 6 Funerale a Sierrita Dopo la pessima storia breve dello scorso Color, ammetto di essermi approcciato alla lettura con molta preoccupazione. Il timore che Nizzi potesse nuovamente scivolare sulla proverbiale buccia di banana, era alto in me e di certo non mi avrebbe fatto piacere dover stroncare nuovamente una prova di uno degli autori che hanno caratterizzato la mia giovinezza. A conti fatti, la breve storia, non incanta ma al contempo non ti fa richiudere il volume. Anche stavolta un Tex in solitario dovrà smascherare un giuda che, in combutta con un bandito messicano, ha ucciso lo sceriffo, suo superiore, cercando di sviare i sospetti de paesani. L'idea dell'autore era forse quella di imbastire una sorta di giallo ma personalmente fin dalle prime battute mi è parso chiaro dove si andasse a parare. Almeno stavolta Tex non incappa in piccionate e sembra essere sempre al comando della situazione, d'altronde non potrebbe essere altrimenti, visto che con la missiva del defunto sceriffo va a colpo sicuro, sapendo da dove viene la puzza di marcio. Storia e sceneggiatura lineare, che in fondo intrattiene ma nulla da eclatante da segnalare; evidentemente il buon Claudio non ha più voglia di osare e non sorprende visto le sue primavere alle spalle. Non mi è piaciuta la sparatoria finale contro la banda di Contreras: che il duello fosse una trappola ci può stare, ma non si capisce come mai gli sgherri del messicano, invece di sfruttare la superiorità numerica (e la teorica sorpresa) attendino la morte del loro capoccia per far fuoco; inoltre sembra che sparino a turno per non creare difficoltà a Tex. Scena che, a mio avviso, andava gestita meglio. Se si vuole ambire a mettere in difficoltà il protagonista con l'inferiorità numerica, non ha senso far agire così i personaggi. Errore da matita arancione secondo il mio giudizio. Su Torti non ho tanto da aggiungere rispetto ai miei precedenti commenti: stile particolare, molto personale e alquanto caricaturale ma che si sposa bene col genere western. E' uno di quei autori che spaccano le platee dei fans, ma che con professionalità portano a casa il risultato. Soprattutto su serie collaterali dove i parametri stilistici sono meno marcati rispetto alla regolare. Molto buona la colorazione, special modo nei flashback o nei ben resi scorci del cielo durante il duello finale. Nuvole e bagliori del crepuscolo sembrano essere tratte da fotografie. Il mio voto finale è 6
  15. Ingenuità che non sarebbero così gravi se il protagonista non fosse Tex, bensì un qualsiasi antieroe del west. Ma reputo assurdo che un personaggio ben caratterizzato e strutturato come il nostro amato ranger, venisse così "umiliato" dal suo editore. Di fatto molte sue storie sono sì belle, ma è chiaro che un fan texiano storca il muso, perchè totalmente disorientato.
  16. Premessa Si sostiene che è un sintomo di senilità ripetere le stesse cose: e sia, forse mi sto rincitrullendo veramente , tuttavia, come scritto già altre volte, il color brevi non dovrebbe essere un albo che rientra tra i miei acquisti, visto che non mi appassiona più di tanto, eppure per il secondo anno consecutivo (coerenza questa sconosciuta! ) ho ceduto alla tentazione di acquistarlo. Se l'anno scorso la motivazione della bellezza della copertina era alquanto labile, lo ammetto, quest'anno i motivi erano più di uno per fare uno strappo alla regola. Come perdersi il debutto come soggettista del nostro pard Mister P? Purtroppo avrei voluto pure complimentarmi qui sul forum con Emanuele, ma son certo che ovunque adesso sia, il nostro compianto pard avrà modo di leggere i nostri commenti. Le scadenze e impegni vari mi stanno molto ostacolando e sono indietro con le letture, di fatto ho deciso di commentare singolarmente le varie storie che compongono l'albo, sperando di poter dedicare il giusto tempo per i commenti. Mi accorgo che quello in questione è il primo Color Tex che recensisco qui sul forum (sempre se ricordo bene, sapete la senilità avanza ) e credo che sia giusto così, visto l'importanza che riveste per noi utenti del forum. Non so come spiegarlo: sembra sentire aria di casa e per nulla al mondo avrei permesso di saltare l'appuntamento in edicola. Perdonandomi per la mia consueta mancanza di sintesi, mi accingo alla stesura del primo commento. La terribile banda Di bambini sulla saga del ranger ne sono apparsi molti; non so perchè il primo che mi viene in mente mentre sto scrivendo è quello che GL Bonelli fece apparire nelle prime strisce, che, galvanizzato da una stretta di mano con Tex, si trasformò in "un eroe" rifilando un papagno sul muso di un gattaccio nel saloon. A differenza di quel piccolo monello, colui che Marco e Mauro ci presentano, non idolatra né conosce il celebre ranger ma avrà l'onore di essere il protagonista della breve vicenda. Il buon soggetto, abbastanza originale e ideale nel contesto delle brevi, viene sviluppato con la dovuta ironia e leggerezza da Mauro e il prodotto finale è una storia carina e d'evasione, che non stona in un simile format. Borden, così come lo scorso anno, riesce a cavarsela bene nel brevissimo spazio delle trentadue tavole, dimostrando di saper svariare bene anche con le tematiche: claustrofobica e con sprizzi di gotico quella del 2020, divertente e da tenero "racconto di Natale" quella attuale. Come non intenerirsi assistendo alla caparbia del giovanissimo comprimario, che pur di conquistarsi il rispetto della banda di bulli del paese, è disposto a giocare col fuoco, accettando l'impresa più proibitiva che nemmeno il più feroce dei nemici è mai riuscito a vincere? Ovviamente le sorti della sua "scommessa" sarebbero segnate, se il fato non offrisse al piccolo "soldo di cacio" l'occasione per divenire l'inatteso "eroe per un giorno". Non starò qui a riassumere i vari passaggi, sia per non spoilerare troppo che per non annoiare chi ha già avuto modo di leggere l'episodio, tuttavia posso dire che ho apprezzato la breve vicenda; di tanto in tanto fa piacere imbattersi in una storiellina più leggera e reputo coerente pure la scelta di non far apparire nessun morto tra le pagine. La sequenza del caffè drogato, che finora ha fatto discutere, è un tantino forzata, ma non da fare un dramma: durante una narrazione può capitare qualche snodo narrativo meno convincente, ma nel complesso incide non in maniera esagerata in una simile sceneggiatura minore. Forse avrei evitato di far riempire la seconda tazza, così si poteva più facilmente credere al fatto che il nostro avesse svuotato il contenuto dietro il bancone, beffando il tonto albergatore, ma non è un simile dettaglio a decretare la bocciatura di una storia, a mio avviso. Molto divertente l'epilogo, con il piccolo Eddie che si gode la meritata rivincita. Ormai per lui è riduttivo entrare nella banda di Chief, infatti prima umilia il bullo per poi congedarlo con un papagno sul naso (citazione al bimbo di GL Bonelli?), tanto da meritarsi l'appellativo di "collega" da Tex. A dire il vero il consiglio del pugno gli viene dato da Hank il bandito, ma Tex di par suo, saprà pareggiare gli insegnamenti, consigliando acqua e sale per la ferita alle nocche. Validi ed eleganti i disegni del debuttante Masala, che credo abbia tutte le carte in regola per ulteriori apparizioni sulla saga; ho trovato altresì molto interessante la colorazione che valorizza e non appesantisce le vignette. Un binomio ben reso per una prova grafica degna per il personaggio più famoso del fumetto italiano. Nel complesso lettura piacevole e divertente. Il mio voto finale è 7
  17. Più che legittimo caro Loriano, tuttavia il mio voto (come specificato nel commento) deriva da una media matematica: il racconto in se, compresi i sempre efficaci disegni di Fusco, meriterebbe pure un otto pieno; tuttavia la texianità della storia è da quattro, quindi il dado è tratto. In altri casi con Nolitta ho persino optato per il "sei politico" e mi son tolto il pensiero, visto che ogni volta è la stessa situazione.
  18. Condor senza meta

    [Speciale Tex Willer N. 03] Bandera!

    Virgin ti metto il like senza aver visionato i commenti che hanno indotto al tuo intervento (ovviamente non avendo ancora letto "Bandera" non voglio incorrere in alcun tipo di spoiler), tuttavia, come non scompisciarsi di risate dinanzi a cotanta arguzia e ironia? Una similitudine degna di un "Golden Globe" . P.s. Abbiamo già avuto di recente sul forum utenti pluridecorati in materia; magari, visto l'argomentazione non riceverai encomi papali, ma novanta minuti di applausi di fantozziana memoria, li meriti tutti.
  19. Condor senza meta

    Addio, Ulzana!

    In primis un abbraccio d'incoraggiamento pard; mi spiace che tu stia vivendo un periodo così difficile. Purtroppo la vita ci mette spesso alla prova e occorre trovare la forza per tenergli testa, soprattutto nei periodi più duri. Non possiamo far altro. Un sincero augurio per il papà e a te caro Stefano. Per il resto, grazie infinite per le tue bellissime parole.
  20. Condor senza meta

    Addio, Ulzana!

    Grazie a te Laredo.
  21. Condor senza meta

    Addio, Ulzana!

    Le tue parole mi hanno commosso pard; profonde, condivisibili, intense. La tragedia di Emanuele ha scosso molto anche me, dinanzi a simili eventi luttuosi non si può esimersi dal fermarsi e riflettere: riflettere di quanto sia sottile il filo dell'esistenza e quanto sbagliamo nella quotidianità a perdere di vista le vere priorità, correndo dietro improbabili chimere o dannandoci per gli imprevisti della quotidianità. Purtroppo la vita va avanti e si finisce irrimediabilmente nel consueto vortice degli affanni quotidiani, ma dovremmo ascoltare più spesso la voce dell'anima e non solo quella della razionalità, che dinanzi a simili "ingiustizie" rimane disarmata. Condivido appieno pure le considerazioni sul particolare legame che si instaura qui sul forum: appena iscrittomi non credevo affatto che ciò potesse accadere e invece adesso lo sto provando sulla mia pelle. E' solo un'amicizia virtuale però spontanea, accumunata dalle comuni passioni, sincera senza secondi fini o scopi. Ci si affeziona presto all'ironia acuta di Virgin, all'eleganza verbale di Pecos, agli interventi concisi ma efficaci di Mister P, alla coinvolgente saggezza di Leo, ai bei commenti di Poe, alla competenza di Diablero, Natural Killer, Carlo Monni. Si sorride dinanzi le battute taglienti di Letizia, o si viaggia subito sulla stessa frequenza d'onda col simpatico Juan Ortega. Si interagisce con piacere con pard come Juan Raza, Laredo, Loriano Lorenzutti, Barbanera e anche con coloro in cui è più marcato il salto generazionale, vedi Grande Tex, Mac Parland o Magico Vento, ben presto li consideri come "fratellini minori". Per non tacere dell'onore di interloquire con Borden, saggiarne la sua immensa passione per il fumetto, il rispetto per i lettori, la sua schiettezza e sincera impulsività. Sembra quasi di entrar a far parte di una grande famiglia virtuale e nei momenti in cui per problemi tecnici non è possibile l'accesso, ti manca seriamente qualcosa. Mi piace credere, che la nostra comune passione abbia parzialmente aiutato il compianto Ulzana, a lenire un po' il lancinante dolore dei suoi ultimi terribili mesi.
  22. Ricordo che, appena ufficializzato il varo della nuova collana "Tex Willer", avevo auspicato che per l'occasione si potesse recuperare il formato a striscia per proporla al mercato. Un ritorno al passato molto affascinante, che ai miei occhi permetteva di valorizzare ancor più l'idea di base del giovane fuorilegge, tornato a cavalcare, dopo moltissimi decenni, fra gli scaffali delle edicole italiane. Così non fu e, col senno di poi, ammetto che in Bonelli hanno fatto benissimo a optare per la scelta del formato che noi conosciamo. Diciamocela tutta: dopo aver letto la storiellina in questione e "tastato" con mano il vintage formato a striscia, ne deduco che una simile scelta (per quanto folkloristica e fascinosa) avrebbe penalizzato non poco la qualità della giovane saga gestita da Borden. I tempi cambiano e con essi pure le mode e i gusti dei lettori. Questo formato che aveva il suo appeal nel complicato mercato del dopoguerra, al giorno d'oggi si mostra alquanto datato e non idoneo per il consumatore attuale. I lettori diminuiscono ogni anno, ma quelli rimasti, difficilmente si accontentano di poche vignette settimanali, che si divorano rapidamente nel tempo di dire "amen". Oltretutto, un altro aspetto importante da considerare è che al giorno d'oggi si è perso completamente la capacità di comporre in simile formato e per quanto Burattini, avesse già fatto "gavetta" su Zagor, un autore moderno stenta faticosamente a comprimere la sua sceneggiatura in un numero così serrato di vignette. Non vuole essere una ingenerosa critica al buon Moreno (ci mancherebbe!), ma se si mettono a confronto le prime strisce del grande Bonelli e le sue, il paragone non regge affatto: il papà di Tex, favorito da una palese padronanza del mezzo, riusciva a condensare una scoppiettante serie di avvenimenti in trentadue strisce, aiutandosi molto con didascalie e colpi di scena a cavallo fra le uscite, per mantenere viva l'attenzione del lettore e stuzzicarne la curiosità in attesa della successiva uscita. La prova di Burattini, sebbene volenterosa, non "buca la pagina" e spesso durante questi sei numeri, ho concluso l'albetto senza eccessivo coinvolgimento e molto apaticamente. Lo spunto era pur buono e, se destinato a un color o maxi, poteva essere sviluppato degnamente e ottenere un buon esito, ma su un simile formato si sgonfia letteralmente nel proseguo. Troppe vignette doppie per un formato a striscia, troppe sequenze di sparatorie, che arricchiscono l'azione, ma riducono lo spazio per la narrazione della trama. Tirando le somme la valuto una storiellina insipida, diluita in sei settimane, che aldilà dell'eccezionalità della proposta, finisce presto nel dimenticatoio. Sarebbe stato diverso l'esito se, riallacciandomi al concetto di prima, anche la serie "Tex Willer" fosse stata pubblicata con questo formato? Non abbiamo prove è vero, ma suppongo di no e hanno fatto benissimo in redazione a non "imbrigliare" Borden con un simile schema narrativo. Ulteriore conferma di come le richieste e i consigli dei lettori, non sempre vanno presi per oro colato dagli addetti ai lavori, e anche noi utenti dei forum dobbiamo farcene una ragione . Torti lo conosco fin dai tempi di Rosco e Sonny sul Giornalino, per non tacere dei suoi special di Martin Mystere (uno anche ambientato nella mia cittadina nel lontanissimo 1995 o giù di lì) quindi sono abituato al suo tratto particolare e alquanto caricaturale. Devo dire che un po' mi ha sorpreso, poichè non avrei creduto che potesse essere adatto al western e invece, tutto sommato, se la cavicchia decentemente. Tuttavia, a mio avviso, la sua cifra stilistica poco si confà al metro texiano e quindi, nulla togliendo alla sua indiscussa professionalità, non lo vedrei titolare fisso nella formazione "regolare", bensì una buona riserva per il turnover dei vari speciali che gravitano oggi attorno alla serie ammiraglia. Il mio voto finale è 5
  23. Condor senza meta

    Addio, Ulzana!

    Che la terra ti sia lieve pard. Quanta tristezza e sbigottimento portano notizie simili! Ogni parola perde significato e ci si rende conto di quanto sia fragile l'esistenza umana.
  24. Mi sono accorto che mancava solo questa storia per completare il quadro di recensioni del centinaio 300-400. A dire il vero, mi par di ricordare che col presente commento colmo un periodo molto più esteso di storie, arrivando fino ai giorni d'oggi, dimostrando così quanto il sottoscritto ci abbia preso gusto a giudicare le storie del forum, per la buona pazienza degli utenti che, in questi tre anni, si son dovuti sorbire i miei noiosissimi "mattoni" . Chiudo la premessa, chiedendo venia a tutti coloro che ho annoiato durante questo periodo, purtroppo la dote di sintesi poco mi appartiene e forse anche quella di lucidità di giudizio . Tornando all'episodio in questione, la prima cosa che salta all'occhio durante la lettura, è quanto il Nizzi di quegli anni fosse ispirato e performante; fu un suo indubbio merito quello di portare una ventata di aria fresca alla saga, impantanatasi da tempo in pericolosi guadi, con il vecchio Bonelli ai titoli di coda e il figlio, a suo modo originale, ma per niente a suo agio col personaggio. "Attentato a Washinghton" non sarà un capolavoro ma rimane agli annali come un eccellente episodio, dallo spunto originale, ottima dinamicità, brillante nei dialoghi e nelle scelte di sceneggiatura. L'ambientazione cittadina e il consueto complotto ai danni dei pellirossa, ordito dai consueti speculatori in guanti bianchi della capitale, fa pensare all'inizio di trovarsi al cospetto del solito tran tran narrativo che accomuna simili soggetti, invece l'autore spiazza il lettore, visto che il complotto è solo il pretesto per introdurre il vero leitmotiv della storia: ovvero l'inconsueta lotta con i temibili killer alati e il loro perfido falconiere dagli occhi a mandorla. La lettura diverte, sia per l'ottima verve ironica dell'autore che ricama tra le sequenze, dei siparietti divertenti per spezzare il ritmo e allentare la tensione, ma anche per il buon ritmo che tiene il lettore sulla corda e non lo porta di certo ad annoiarsi. Unico neo, a mio avviso, un finale che suona troppo come un poliziesco anni '80, dove i nostri, con ormai in mano tutti i bandoli della matassa, invece di sbatacchiare come si deve le anime nere del complotto, mettono in scena un farraginoso piano per intrappolare il senatore, a caccia di prove e confessioni in carta bollata che poco si conciliano con l'animo giustizialista del ranger creato dal padre narrativo; sembrano più le doti di un comune sbirro, ligio a regole e regolamenti, manco fosse L'ispettore Derrick! Per il resto, tutto fila via liscio con divertimento, anche grazie all'ottimo contributo di Letteri, sempre a suo perfetto agio nelle ambientazioni cittadine e con cinesi all'opera. Di certo suppongo che Nizzi nelle sue ultime sceneggiature, donò al collega un biglietto per lo zoo cittadino a mo' di documentazione: nell'arco breve di poche storie, il "povero" Letteri si è visto costretto a tratteggiar a punta di pennino odiati gatti, tigri, leoni, scimmioni vari e un ampio campionario di falchi. Compito assolto benissimo anche stavolta, e trovo che la sequenza dell'ultimo assalto a Tex sia resa graficamente in maniera eccellente. Forse un po' forzata la trovata del falco vendicativo, che agisce autonomamente per punire l'uccisore della compagna, e troppo semplice il crollo psicologico del senatore, tradito dal suo braccio destro che se la cava a buon mercato; così come scompare troppo presto il giornalista che mette sulla buona strada i nostri, magari poteva essere sfruttato di più nel proseguo, ma tutto sommato l'esito finale è decisamente positivo. Molto spassosa la scena del ristorante con Carson che, innervosito dal cameriere "macchietta", gli toppa la bocca con le banconote del conto; non meno esilarante quella in cui i nostri vengono portati in trionfo in una scena simile all'epilogo di un noto film di Lino Banfi: mancava solo la battuta "mi avete preso per un ...." per completare il tutto. Siamo nella fase in cui a Nizzi la gestione tra i due pards riesce, con la giusta dose di ironia e indubbia empatia d'azione e anche i dialoghi appaiono freschi e vincenti, il tutto a favore dell'episodio che, a distanza di tanti anni, si lascia ricordare con piacere. Il mio voto finale è 8
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