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TWF - Tex Willer Forum

[311/312] Il Ranch Degli Uomini Perduti


Voto alla storia  

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Il 4/5/2013 at 11:30, Leo dice:
Ulzana dice:

prendiamola come una di quelle storie che hanno da un lato il sapore del classico e dall'altro quello malinconico di un tempo che, inesorabilmente passato, si avvia alla fine di un ciclo... il ciclo di un autore leggendario.

MI piace il commento di Ulzana che mi trae dall'impaccio di dover commentare questa storia che, a parte i già bellissimi (ma ancora imperfetti nei volti dei pards) disegni dell'esordiente Villa, non ha molto da dire.

Concordo con te e con il compianto Ulzana. Storia semplice e crepuscolare del fuoriclasse GLB. Villa già gustoso ma non ancora maturo. Dialoghi discreti, personaggi "positivi " come il generale Carrington sono rari, invece il solito indiano testa calda e il solito indiano vecchio e saggio. Tante cose già lette e rilette ma sicuramente fatte con mestiere.

Modificato da Diablorojo82
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  • 4 mesi dopo...

Al di là della trama in sé vorrei fare un paio di considerazioni su questo albo (e qualche pagina del successivo) che lo rendono per me speciale e direi davvero importante nella lettura di Tex nonostante una trama davvero semplice (ho letto questa storia per la prima volta questa mattina e ne sono rimasto colpito). 

 

Inizio. Prendo in mano l'albo ed in quarta di copertina si annuncia la prossima uscita di un nuovo personaggio: Dylan Dog, mica c***i. Era quello il periodo e le quarte di copertina erano inondate da Dylan.

Apro ed in seconda di copertina Sergio Bonelli ci spiega che su Tex nelle ultime tre storie hanno esordito tre disegnatori, Blasco, un 31enne Civitelli e un 27enne Claudio Villa, quest'ultimo all'esordio proprio in questa storia.

Immagino la contentezza del disegnatore, allora giovanissimo, sicuramente con già delle soddisfazioni alle spalle, ma con la sua prima storia di Tex, sceneggiata da Bonelli padre, e in uscita un personaggio da lui creato graficamente. 

Si respira storia del fumetto italiano allo stato puro e io non ero ancora nato. 

 

Come leggo da altri utenti poi, questa è una delle ultime storie di GLB e devo dire che pur nella sua semplicità, secondo me traspare la voglia del creatore di Tex di lasciare un monito ai posteri, ai futuri scrittori di Tex in erba, su ciò che deve essere Tex almeno nelle sue basi fondamentali. Una postilla al suo già enorme testamento Texiano su cosa sia Tex.

Forse è una mia interpretazione, ma leggendo la storia ho questa sensazione, la voglia di distinguersi.

 

Qui siamo nella fase storica in cui compariva sempre il nome di GLB ai testi, ma sappiamo che altri autori si alternano al papà di Tex (la storia è preceduta da un racconto di Boselli, con la prima bellissima apparizione del maestro, e prima ancora ci sono già delle storie di Nizzi non firmate). 

 

Dopo aver letto queste storie in sequenza devo dire una cosa, non è assolutamente vero che Nizzi faceva un Tex identico o molto simile a quello di GLB. 

Ci provava forse ma se il tentativo è nascondere l'"assenza" di GLB come sceneggiatore, un occhio moderatamente attento, l'avrebbe beccata al volo.

Io, da lettore appassionato ma non esperto, GLB l'ho beccato subito, o meglio, appena lette le prime 4-5 tavole di questa storia ho subito pensato "10 a 1, questo non è Nizzi" e infatti consultando questo topic ho avuto la conferma, GLB ha scritto questa storia.

 

Da cosa lo capisco?

 

Carson, seppur pessimista e spalla di Tex, non è una macchietta che fa domande su domande ignorando le risposte o arrivandoci solo dopo spiegazioni di Tex dettagliate.

Carson fa le domande al cui interno ci sono però già delle risposte che Tex conferma. Carson che prende l'iniziativa che si assume qualche rischio e non lascia che sia sempre Tex a fare le cose. Ma Tex mantiene comunque la leadership, senza bisogno di umiliare il compagno.

E poi ci sono i dialoghi, semplici asciutti, si evitano battibecchi tra Tex e Carson e se ci sono non finiscono con Tex che quasi umilia Carson facendolo passare per un idiota o un vecchio rimbambito. Insomma anche quando Tex sfotte Carson lo fa come si fa tra amici e non riducendo quest'ultimo ad una macchiettina. 

 

E poi c'è secondo me l'aspetto principe.

Anche con un soggetto quasi banale, classico, ripetuto etc. etc., GLB tira fuori una storia di cui il lettore affezionato non si stanca.

Si legge con leggerezza, ma questo non significa che si tratti di una storia scritta con disattenzione o alla svelta, non ci sono piccionate, non ci sono battute o azioni che stonino con il personaggio di Tex, e soprattutto la storia è pura azione. 

Non è un capolavoro ma è una storia che leggi e che ti fa venire voglia di leggere ancora di Tex, non ti lascia appesantito, confuso, stranito o disorientato.

Sai cosa è Tex e qui lo trovi nella sua veste classica, semplice, ma sempre azzeccata e opportuna. Senza fronzoli.

 

Nella sua semplicità questa storia ci ricorda chi è Tex, aquila della notte, e chi è Carson, un amico e una spalla di cui fidarsi a occhi chiusi. 

E forse l'intraprendenza di Carson viene un po' accentuata e valorizzata, secondo me non a caso.

 

Emblematica e da brividi la scena in cui Tex sottopone il suo piano al generale Middleton in cui si offre di mediare con Testa di Pietra per evitare uno scontro tra militari e indiani e il generale Middleton risponde che in effetti se c'è un uomo adatto a quella impresa questi è proprio Tex Willer.

E Tex risponde che in realtà lui stava pensando ad un altro uomo, e di fronte alla richiesta di spiegazioni del generale Tex risponde: pensavo ad Aquila della Notte!

 

Disegni del sempre ottimo Villa che come il vino più passano gli anni più migliora ma qui già mostrava la sua affinità col genere e con Tex (peccato vederlo così poco oggi sulle pagine in b/n). 

 

La grandezza di GLB sta nel fatto che con un soggetto da 6, fosse in grado anche nelle sue ultime storie di scrivere sceneggiature Texiane, perfette, per me da 9 in questo albo. 

Disegni: 8

 

 

 

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Il 29/12/2018 at 18:03, Condor senza meta dice:

Premetto che, per l'episodio in questione, sarà difficile per il sottoscritto fornire un giudizio imparziale. Si sostiene che il primo amore non si scordi mai e in par modo, non potrò mai dimenticare il giorno in cui mi capitò fra le mani la Ristampa Tre Stelle di quest'albo. Dopo vari anni trascorsi a divorare Topolino e Diabolik, alla soglia del decimo compleanno, la mia pista incrociò quella di Aquila della Notte e da allora nulla fu più come prima. Chiamatelo colpo di fulmine, folgorazione o sortilegio, fatto sta che fin dalla prima lettura fui totalmente rapito dalle gesta di quella coppia di eroi a cavallo lungo le polverose praterie. Era forse già scritto nel destino che dovessi divenire un autentico fan della serie, visto che la prima storia che lessi portava la firma del suo celebre creatore, giunto nella sua fase crepuscolare sebbene ovviamente allora lo ignorassi, e ai disegni debuttava un certo Claudio Villa, un fumettista di prospettiva che negli anni diverrà la colonna portante della saga, nonché amatissimo copertinista. Saranno proprio i disegni di Villa, uniti a quelli di Galep nel successivo albo, a stregarmi e farmi innamorare del disegno in B/N; ricordo con affetto le ore e ore trascorse a ricopiare con amore e passione quei primi piani stupendi per tratto ed espressività. Chiusa questa dolce parentesi malinconica, cerco con la giusta dose di imparzialità di fornire il mio commento relativo alla trama. Ovviamente il G.L. Bonelli che si apprestava alla sceneggiatura del breve episodio, era lontano anni luce dai picchi artistici raggiunti negli anni '70, tuttavia l'esito della storia fu nettamente superiore alle prove incolori che il patriarca del fumetto italico confezionò precedentemente nella sua fase d'involuzione. Il soggetto seppur smilzo e semplice, incarna in pieno l'amato canovaccio western con indiani sul piede di guerra e ranch presi d'assalto, ma ciò che più rende piacevole la breve lettura, una sceneggiatura col giusto ritmo e molto scorrevole. Anche i dialoghi si mantengono di buon livello e pazienza se manca il colpo di scena o se le azioni che si susseguono siano poco originali, la storia si rivela comunque piacevolmente leggibile. I disegni di Villa, sebbene ancor lievemente acerbi, mostrano prepotentemente le potenzialità di un grande talento. Ottimi per pulizia, bilanciamento di chiari e scuri, inquadrature splendide e discreta dinamicità. Encomiabile pure la realizzazione dei paesaggi e dei cavalli: uno stupendo esordio, che sarà seguito da una maturazione di tratto e acquisizione di consapevolezza dei propri mezzi sul genere, che porteranno il buon Claudio a diventare uno dei migliori disegnatori del panorama internazionale. Stima immensa!

La storia sarebbe da sette scarso, ma anche i sentimenti hanno il loro peso ed essendo così tanto legato a questi miei primi albi, mi permetto di aggiungere un voto in più, seguendo il mio cuore texiano. Il mio voto finale è 8  

 

Sebbene a 4 anni da questo post, vorrei esprimere il mio apprezzamento per questi ricordi di gioventù e per averli condivisi con noi @Condor senza meta. Al di là di questo poi, sebbene non ti conosca, il tuo approfondimento sempre azzeccato e il garbo nei post sono un esempio da seguire. 

 

P.S. Non sapevo fosse l'unica storia di G.L. Bonelli e Villa insieme.

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Il thread mi ha incuriosito e l'ho riletta dopo anni. Trama molto semplice (ma che fila bene senza figuracce, origlioni, spiegoni e lungaggini) e soprattutto, è un vero piacere leggere di nuovo le avventure del Vero Tex.

 

E qui davvero mi pare che gli interventi di Sclavi siano davvero minimi, almeno sui testi

 

Dal thread su "la minaccia invisibile" sappiamo che all'epoca (1985-1986) purtroppo GL Bonelli già aveva grosse difficoltà a scrivere storie, mentre riusciva ancora a scrivere pagine di sceneggiature e dialoghi (non sapendo quasi nulla di certo sui suoi problemi di salute, non si può dire molto più di questo, anche se si possono immaginare possibili motivi), tanto da utilizzare un vecchio soggetto di Boselli e del figlio che era nel cassetto da anni. Quindi credo si possa dire con relativa sicurezza che questa storia non è stata scritta nel 1985-1986, ma qualche anni prima, rimanendo non finita in qualche cassetto finché non è stata ripresa e affidata a Sclavi per renderla pubblicabile (dargli cioè un finale). E credo che da qui possa venire il finale affrettato

 

Ipotesi (senza alcuna prova, basandomi solo sulla lettura): questo era l'inizio di una storia più ambiziosa, rimasta incompiuta. Sclavi non amava molto questo lavoro di "recupero sceneggiature" tanto che per la Minaccia Invisibile aveva rimesso la patata bollente nelle mani di Boselli, e in quel periodo stava lanciando Dylan Dog, quindi credo che abbia fatto proprio il minimo indispensabile, prendendo Tex nel campo indiano, chiudendo la rivolta in fretta e facendo riportare la ragazza al padre.  Per esempio, i dialoghi di pagina 7 del n.312 non mi sembrano di GL Bonelli, e il fatto che Tex menta così al vecchio capo non è da lui.  Andando a ritroso, anche se meno evidentemente, anche le pagine 6 e 6 non mi sembrano di GL Bonelli.  Quindi tutta la parte con il vecchio capo indiano che di colpo diventa remissivo (e inizia a spiegare le motivazioni psicologiche dei suoi gesti, cosa molto più Sclaviana che GLBonelliana)  sarebbe un finale frettoloso aggiunto da Sclavi.

 

Nonostante il finale così sia molto brusco, approvo sia il fatto di aver pubblicato questo "frammento" sia la scelta di chiuderla lì senza aggiungere una vera e propria seconda parte "sclaviana". Tutta la prima parte, con un GL Bonelli "autentico" disegnato da Villa, è uno spettacolo, e le differenze con il "Degno Erede" sottolineate da LedZepp sono evidenti.  All'epoca GL Bonelli già andava verso gli 80 anni quindi non avrebbe avuto ancora molti anni di attività, ma è triste pensare che la sua malattia ci abbia privati di anni di un Tex come quello dell'inizio di questa storia...

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<span style="color:red">9 ore fa</span>, Jeff_Weber dice:

 

Sebbene a 4 anni da questo post, vorrei esprimere il mio apprezzamento per questi ricordi di gioventù e per averli condivisi con noi @Condor senza meta. Al di là di questo poi, sebbene non ti conosca, il tuo approfondimento sempre azzeccato e il garbo nei post sono un esempio da seguire. 

Ti ringrazio per le belle parole Jeff.

 

Spesso i ricordi e le malinconie prendono il sopravvento nei miei commenti lo ammetto, soprattutto nelle storie lette da ragazzo; non so se sia un bene, forse si rischia di annoiare gli utenti con questi attacchi di "filosofite" :D, ma oltre agli aspetti prettamente tecnici, che ci accingiamo ogni volta a discutere soggettivamente sul forum, ritengo che possa pure essere bello cercare di esprimere e condividere le emozioni personali e la passione che la lettura ci infonde nell'anima.

 

"Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni" affermava un celeberrimo drammaturgo del passato e trovo che la razionalità, seppur importante nella vita, non debba mai del tutto eclissare la voce del cuore. Guai se fosse così: la vita diverrebbe vuota e ripetitiva senza i sentimenti, anche quelli che scaturiscono durante la lettura del nostro fumetto preferito. :)  

 

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