Vai al contenuto
TWF - Tex Willer Forum

Classifica

  1. Diablero

    Diablero

    Ranchero


    • Punti

      6

    • Contatore Interventi Texiani

      3089


  2. Angelo1961

    Angelo1961

    Allevatore


    • Punti

      2

    • Contatore Interventi Texiani

      786


  3. Carlo Monni

    Carlo Monni

    Collaboratori


    • Punti

      2

    • Contatore Interventi Texiani

      5956


  4. TexFanatico

    TexFanatico

    Marshall


    • Punti

      2

    • Contatore Interventi Texiani

      1094


Contenuto popolare

Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 17/01/2024 in tutte le sezioni

  1. È cosa nota che il periodo migliore di Tex, e di gran lunga, è il "periodo d'oro" dal 70 al 182 (1966-1975), una decade irripetibile, ma Tom non vive in Italia e ha chiesto esplicitamente titoli dopo il 400 per difficoltà a procurarsi quelli prima. Quindi perchè rispondere ignorando quello che ha chiesto?
    1 point
  2. Ricicciano perchè ci sono nuovi indizi. Se non ci fossero non se ne parlerebbe. Ma non voglio scatenare una discussione. Ripeto che era solo una battuta per capire se solo io avevo colto quel sospetto.
    1 point
  3. se non sbaglio Boselli disse che non avrebbe mai fatto storie alla Brokeback Mountain su Tex... quindi x me siete maliziosi voi a sospettare
    1 point
  4. Gilas, Come è stato detto da altri, è stata una fascinazione immediata, troppo veloce, un vero e proprio "colpo di fulmine" .
    1 point
  5. Che poi non si capisce perchè dovete vedere cose che non esistono... se due uomini si stimano e fanno amicizia devono essere gay per forza?
    1 point
  6. Questa storia ha diversi punti in comune con la prima che Nizzi scrisse alla fine degli anni Ottanta e che si reggeva su un personaggio proteiforme, capace di assumere, con una "maschera" diversa, diverse identità, un character teatrale che recitava abilmente la commedia sia con i suoi affiliati sia con chi veniva a indagare sulla scia dei suoi fatti criminosi. Anche quest'ultimo albo ha, seppure in misura minore rispetto al primo di cui si è discusso nelle pagine iniziali, confermato come l'autore si sia divertito a far recitare la commedia ai suoi personaggi, pensiamo a Kit Willer e a come riesce a liberarsi dei due scagnozzi che la Tigre gli ha messo alle calcagna in cui finge di essere morso da un serpente oppure alla recita di Daniel che vuole dare a bere al padre che terrà prigioniero Kit Willer mentre invece combattono assieme per la liberazione dei villaggi, o ancora, in tono minore, durante la scalata della torre per liberare van Horn, il lamento di aiuto di quest'ultimo che servirà a distrarre le guardie alle porte. Se non teatrale almeno filmica è la scena in cui la Tigre dà l'assalto alla reggia con un "avanti miei prodi" che è preso ovviamente da Salgari. Ora Nizzi nel suo libro intervista specifica come la Tigre solo inconsciamente nacque da Salgari, se dobbiamo credergli dice che non aveva pensato affatto ai bei racconti scritti a cavallo del Novecento dall'autore veronese. Con questo ultimo capitolo della lunga saga Mauro Boselli ha dunque deciso di sterzare vistosamente verso quella direzione, lo richiedeva la storia, lo richiedeva il disegno iniziale che lo stesso Nizzi aveva pensato vent'anni fa e che gli fu bocciato da Sergio Bonelli, lo richiedeva soprattutto il paesaggio d'incanto rappresentato dal Borneo. E curiosamente, quei quattro albi che sarebbero stati troppi nel 2006 per un disegnatore lento come Venturi, sono stati disegnati proprio da lui in tempi tutto sommato ragionevoli. Da un punto di vista di storia editoriale la cosa fa un po' sorridere. Venturi ha probabilmente con queste pagine realizzato il suo capolavoro grafico: è perfetto in ogni situazione ed è giunto a un'invidiabile maturazione stilistica che ne fa uno dei disegnatori di punta della Casa editrice. Un po' di spazio anche per la povera Lohana. Muore come Marianna nello sceneggiato televisivo, ma dopo che la Tigre ha dato il suo nome alla sua nave ammiraglia. Con la sua morte abbiamo comunque anche un'esplicita citazione dal finale della seconda storia della Tigre ambientata nel delta del Mississippi, in cui Nizzi aveva previsto che lei cadesse intercettando il tiro di Tex che aveva mirato al fuggitivo Omoro e che Sergio Bonelli rifiutò con la motivazione che Tex non poteva macchiarsi del sangue di una donna. La scena l'abbiamo rivista quasi identica in questo quarto albo, la cosa penso debba aver fatto piacere a Nizzi, penso che Boselli abbia pensato un pochino anche a lui scrivendola. E' una scena d'impatto, fortemente melodrammatica, anche se l'autore riesce a evitare lo scoglio lacrimevole che Nizzi invece aveva previsto, rendendo l'azione concitatissima e dedicando le ultimissime pagine, come era logico, al vero attore della storia, la Tigre che in punto di morte si riconcilia con il suo grande nemico, con Tex che promette che darà una mano al figlio, riconoscendo implicitamente alla fine come le gesta della Tigre finalizzate alla riconquista del suo regno nascessero da una buona e giusta causa. Boselli ha deciso di sbarazzarsi in un colpo solo non solo della Tigre ma anche di tutto il clan di vuduisti, la cui sorte era rimasta in sospeso nella storia precedente e come nel caso di Mefisto e Yama Boselli riprende in mano i personaggi e scrive un coerente finale alle loro gesta. Lohana paga la sorte di tante eroine che negli albi di Tex non hanno avuto vita lunga, pensiamo a Fiore di Luna. Sono personaggi ingombranti, che narrativamente non hanno più niente da dire e che comunque non possono essere lasciati in sospeso. All'inizio non avrei scommesso molto sulla sua morte, ma riflettendoci bene era legata a quella della Tigre e quindi pochissime erano le speranze che potesse sopravvivere. Un personaggio come Daniel invece aveva tutte le possibilità di vedersi alla fine insediato nel trono. Nell'ultima pagina ci lascia con un quien sabe? Non deve trarre però in inganno, non è un Nick Castle per cui è già pronto un seguito nella testa dell'autore, resta solo una porticina aperta se mai venisse fuori un'idea geniale per ripescarlo. Il trono, in questo senso, cui si aggrappa, lo salva dalla sfortuna nera che perseguita da anni gli amici più cari di Kit Willer. Una delle cose più meritevoli di questo ultimo albo è lo spazio lasciato a Kit Willer e, anche se meno appariscente, il ruolo recitato in queste pagine da Tiger Jack. Del primo personaggio molto bella è la scena in cui lui si batte con il coccodrillo e instaura poi un bel rapporto con la bella e altrettanto protettiva malese Dara, un rapporto caratterizzato dall'incomunicabilità e tutto regolato a gesti e azioni molto teatrali, molto hollywoodiana per esempio è la scena dell'arrivo della cavalleria (dei dayaki) che lo tolgono da una brutta situazione quando ha il fucile puntato sulle sue ginocchia. Kit Willer è il vero protagonista della storia, tutte le scene migliori convergono su di lui, a cominciare nel secondo albo dalla scena in cui il figlio della Tigre lo addormenta con il sonnifero, pratica che cita più o meno volontariamente le criminali gesta dei recrutatori che nelle bettole dei porti di mezzo mondo arruolavano i marinai da spedire a bordo anche se non consenzienti, con il seguito che ci ha permesso di rivivere una delle pagine più emozionanti della storia che GLB scrisse a metà anni Settanta con protagonista Barbanera. Non dimentichiamo poi la situazione da fibrillazione a cui Kit riesce a sottrarsi nelle pagine iniziali del quarto albo: se non si fosse imbarcato di nascosto, situazione che fa da contrappeso alla precedente che ho appena descritto e che gli rimedia la figuraccia, lui sarebbe stato giustiziato dalla Tigre. Ma ritorniamo a Tiger Jack. Parla e agisce. E' un piacere vederlo aiutare il vecchio maltrattato quando arrivano a palazzo, poi addestrare gli incapaci sepoys, ancor di più è vederlo emozionarsi e abbracciare la causa dei malesi maltrattati che restano comunque dei pirati (stesse dinamiche per i pellerossa del sudovest americano, se ci pensiamo), quindi sposare apertamente le idee di Kit Willer pur sapendo che con Tex avranno qualche difficoltà a passare. Non l'abbiamo mai visto così vivo e partecipativo. Un Tiger che è anche lui una Tigre, se ci limitiamo almeno al nome. Il fatto è che Mauro Boselli, evitando ogni retorica, ci dà uno spaccato cruento ma realistico della colonizzazione fatta dagli europei a fine Ottocento ai danni delle popolazioni locali che loro sottomettevano, che sia il West americano o l''Oriente, un potere di vita e di morte che resta costantemente sospeso sul capo dei pards e che solo la loro abilità questa volta "politica" di negoziatori riesce a evitare. Un ultimo appunto lo vorrei spendere parlando di tecnica narrativa: la storia segue un tracciato molto caro all'autore e il soggetto si riduce sostanzialmente a una lunga caccia che porta gli eroi nella tana del nemico che affrontano e sconfiggono. Di storie come questa, con queste dinamiche, Boselli ne ha scritto a bizzeffe, solo per citarne una pensiamo a El Supremo. In questo caso però ha aggiunto il terzo incomodo, Van Gulik, che recita a differenza dei personaggi terzi delle altre sue precedenti avventure un ruolo almeno paritario con quello del grande cattivo rappresentato stavolta dalla Tigre. E soprattutto ha abbracciato uno stile narrativo che ricorda i grandi classici del feuilleton ottocentesco. Ogni albo si conclude, se ci facciamo caso, con una situazione molto drammatica lasciata in sospeso per il numero successivo: nel primo albo non sappiamo come Tex uscirà vivo dalla palude, nel secondo ignoriamo la sorte di Kit Willer e non sappiamo quali delle due navi è quella della Tigre, nel terzo albo è addirittura la vita di Kit Willer a essere minacciata. Dal feuilleton Boselli prende anche i colpi di scena a effetto: pensiamo all'identità di Daniel Silva che diventa clamorosamente il figlio della Tigre, pensiamo nel quarto e ultimo albo al modo in cui Kit Willer riesce a sottrarsi al pericolo di morte nascondendosi a bordo della nave. Adesso è difficile dire se questa storia possa un giorno salire agli onori dei grandi classici scritta da Mauro Boselli, solo il tempo potrà dircelo, ma ha tutte le carte in regola per poterlo diventare. Da dire c'è che i ritorni di vecchi personaggi quasi mai riescono a ripetere per interesse e bellezza gli albi in cui i personaggi sono apparsi per la prima volta. Lo stesso Boselli, penso a Zagor, ha avuto in passato esisti contrastanti. Questa volta no. Ha ripreso un personaggio non suo e ha, con molta delicatezza, se non superato almeno pareggiato la prima storica avventura che narrava le gesta delle Tigre. Per storie come questa, ora, mi sento portato a spendere un 10 ai testi e un 10 ai disegni.
    1 point
  7. Che è un po' il destino di quegli amici che ospitano la Signora in Giallo.
    0 points
  8. Tutto fumo negli occhi di Carson, che non la prenderebbe bene (e' un po' all'antica)
    0 points
  9. Infatti, la cosa che fa sembrare "storta" a me la storia, è proprio che sia una storia di TEX. Che sia Tex quello rappresentato in quella maniera e ridicolizzato. Mettici un altro personaggio, "Mex Tiller", e appena vedi quanto è pasticcione, non ti incavoli, dici "OK, questo personaggio è pasticcione", lo accetti. e vai avanti. E gran parte delle magagne che ho elencato cadono (Mex Tiller non è un bugiardo spergiuro perchè non è lui che ha giurato di non combattere più, e ci sta che Mex Tiller non creda MAI a John nonostante gli abbia salvato la vita) Alcuni problemi ci sono ancora (la rappresentazione della guerra, la retorica, il nero messo apposta per morire, etc.) ma non sono quelli che fanno incavolare di più. ---------------- Detto questo, per non continuare a rivangare sempre le stesse scene e le stesse cose, stavo riflettendo su una cosa. Nelle storie ambientate in quel periodo, Boselli ci mette sempre Damned Dick. E andando a controllare Tramonto Rosso, Tex usa il plurale quando parla di "cos'hanno fatto" fino alla fine della guerra. Stavo pensando che Tex non solo ad inizio storia sta facendo la spia dietro le linee nemiche, ma è da solo. E non nomina mai Dick. Inoltre, il discorso "non fa fuori nessuno" è troppo ridicolo quando lo vedi sparare, al buio, su una folla di soldati. E su un altra cosa che ho scritto tempo fa su Nizzi: che visti i numerosi errori che ha fatto, evidentemente non è vero che si sia letto tutti i Tex di GL Bonelli. (Pensiamo come autori con meno ego di lui hanno reagito all'invito di Boselli di leggersi una piccola selezione di storie...). È molto probabile che Sergio Bonelli abbia dato anche a Nizzi solo qualche albo, almeno all'inizio (e Fuga da Anderville è una delle prima storie). Dovendo dare una selezione del "tipico Tex", mi pare probabile che storie come "Fra Due Bandiere" non fossero fra quegli albi. Anche perchè... possibile che subito, così all'inizio, Nizzi abbia subito fatto rinnegare a Tex tutto quanto aveva detto in quella storia? Ecco come penso sia andata: (il dialogo è ovviamente romanzato, probabilmente non è avvenuto di persona e non tutto in una volta) Nizzi: "Ho un idea fantastica: una storia di intrighi e tradimenti familiari, ambientata durante la guerra di secessione, in cui Tex ovviamente combatte per i buoni. Ci saranno inseguimenti, sparatorie, Tex farà fuori un sacco di sudisti. Ma contro gli intrighi politici di uno più sveglio di lui non ce la fa, e alla fine Tex viene sconfitto" Sergio Bonelli: "il finale mi piace! Ma c'è un problema: in una vecchia storia GL Bonelli ha fatto giurare a Tex che non avrebbe più ucciso nessuno in guerra" Nizzi: "accidenti! Sai che ti dico? Non cambio una virgola, basta che ogni volta che spara Tex li ferisca solo o gli faccia volare via il cappello, e tutto può restare uguale!" E così nacque "Fuga da Anderville"....
    0 points
  10. Forse ti è sfuggito il punto che Tom viene UCCISO in pratica da Tex, non viene salvato! (certo, all'inizio lo salva... ma poi sarebbe ucciso insieme a lui se non interveniva John, quello a cui Tex poi non crede manco in punto di morte. Poi è Tex che insiste per portarlo con lui in missione, cosa non prevista, è Tex che fa saltare il piano per le sue "sboronate", e alla fine Tom muore per salvare quel pasticcione di Tex...) Parlare di "white savior" qui si può fare solo per una cosa: l'atteggiamento di Tex. Si comporta dall'inizio alla fine come tale, trattando Tom... beh, da schiavo (è chiaro che lo "arruola" nella missione SENZA MANCO CHIEDERGLIELO, glielo chiede dopo...), e il suo fallimento in questo si aggiunge ai suoi tanti fallimenti in questa storia. Il "trope" usato qui è più quello del "nero che muore per primo e i suoi commilitoni giurano che vinceranno la guerra per lui". Per decenni (anche all'epoca di questa storia) è stato un clichè così abusato che ne ha fatto la parodia pure Leo Ortolani su RatMan. La cosa da sottolineare qui è che è UN CLICHÈ TIPICO DEI FILM DI PROPAGANDA BELLICA...
    0 points
  11. Nel caso tu non lo sapessi, non esiste solo questo forum che parla di Tex. Come non esite solo il Tex di G.L. Bonelli come sembri pensare.
    0 points
  12. Non c'è bisogno... le castronerie che dici si commentano da sole. Non ho voglia di seguire altre "lenzuolate" dove credi di dimostrare di aver ragione, a dispetto di quello che dicono migliaia e migliaia di lettori, oltre a tutta la critica fumettistica.
    0 points
×
×
  • Crea nuovo...

Informazione importante

Termini d'utilizzo - Politica di riservatezza - Questo sito salva i cookies sui vostri PC/Tablet/smartphone/... al fine da migliorarsi continuamente. Puoi regolare i parametri dei cookies o, altrimenti, accettarli integralmente cliccando "Accetto" per continuare.