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Grazie, @Diablero! La copertina e anche l'ambientazione mi attiravano molto, con la prospettiva di leggere una storia autoconclusiva di Boselli, per giunta con i disegni di un Brindisi che, almeno a giudicare dalle anteprime, negli ultimi anni mi sembra aver raggiunto livelli di eccellenza... Ma visto che si tratta della solita roba in continuity, mi rileggerò "La corona dei sette smeraldi", risparmierò soldi e mi divertirò di più.
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Voto, ovviamente, "Golden Pass". Primo albo e qualcosa loffissimo, ma quando subentra borden al posto di Nolitta diventa una signora storia che merita di vincere a mani basse non solo questo quarto, ma tutto il torneo.
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Anzitutto, grazie a @ymalpas per la bella discussione: non mi sembra la riproposizione della vexata quaestio sulle migliori storie di Tex dopo GLB, ma più un invito a interrogarci sull'idea di Tex che ciascuno di noi ha e sui nostri canoni personali. Cosa già parzialmente affrontata in moltissime discussioni e in corposi OT, ma che non ha, credo, mai ricevuto una discussione tutta per sé.
Da questo punto di vista, la domanda del topic mi sembra chiara: quali sono le storie che riteniamo essere in continuità e coerenti col Tex di GLB? Perciò, ammetto, @Diablero: posto che il tuo discorso sugli autori che succedono ad altri trova la mia completa approvazione, non capisco, invece, le tue petizioni circa la formulazione del topic. Anche perchè, poi, hai fornito la tua risposta, cristallina e molto ben argomentata:
<span style="color:red">4 ore fa</span>, Diablero dice:Comunque, Don Rosa è il "golden standard", è l'esempio perfetto di cosa VORREMMO quando un autore abbandona una serie e viene sostituito da un altro: un autore bravo, che rispetta quello che è venuto prima e su di esso costruisce altre storie bellissime.
E su Tex... a parte per un periodo Boselli, NON L'ABBIAMO MAI AVUTO. Ma manco di striscio, manco per sbaglio, manco con il binocolo.
Una risposta che condivido, con le eccezioni che individui tu (la storia di Berardi) e altre che non individuo con precisione, ma sulle quali posso dare qualche indicazione di massima: le storie di Nizzi in cui non ci sono errori di caratterizzazione di Tex (che, mi sto accorgendo, sono molte meno di quanto pensassi!), buona parte delle storie di Ruju che ho letto (so che la sua produzione recente è molto criticata, ma di ciò che ha scritto nell'ultimo decennio ho letto solo una manciata di storie che mi ha convinto), le prime di Faraci, il Maxi di Manfredi... Ma, per scendere più nel dettaglio e rispondere al quesito di Sandro come esso merita, dovrei fare molte riletture che non ho tempo, né voglia di fare. Come già detto in altre discussioni, nell'ultimo anno e mezzo, compatibilmente con i miei impegni lavorativi e le letture amene, mi sto riprendendo tutte le storie di GLB in ordine cronologico per reimmergermi nel vero Tex e godermelo appieno come non facevo da troppo tempo: di ciò sono pago e credo che lo sarò ancora molto a lungo.
Il discorso che fai su Don Rosa è, a latere, davvero centrato e condivisibile. Da non scordare che, pur mantenendosi filologicamente corretto e aderente alle caratterizzazioni e alle storie originali (che contraddice solo quando... era stato già Barks a contraddirsi da sé in storie diverse ), Don Rosa aveva una voce autoriale ben definita, originale e diversissima da quella di Barks. Fa impressione pensare a quanto fossero lontani come autori e a quanto Don Rosa sia riuscito a raccoglierne l'eredità: del resto, per essere un degno epigono servono virtù molto diverse di quelle che servono per essere un grande creatore.
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Anche se è inutile, voto "La valle infuocata" per tenere alto il sacro nome del twenty-mule train.
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Spesso, sul forum, si è discusso su quale sia la prima grande storia di Tex: non mi addentro sulla questione, anche perché troppo soggettiva. Posso dire che, nella mia rilettura cronologica delle storie di Gianluigi Bonelli (che poi è la rilettura cronologica di Tex, fino a quando non arriverò all'abominata "Caccia all'uomo": possa Allah perdonare chi la scrisse, poiché noi non possiamo), molte storie dei primi tredici numeri mi sono sembrate grandi; e tanto mi basta.
Questa, però, mi è sembrata la prima storia veramente classica, nel senso che in essa si possono vedere per la prima volta i rapporti tra Tex, i pards e il mondo così come si stabilizzeranno in seguito e diventeranno consuetudine nella serie. C'è Kit Willer ancora ragazzino, ma non più ostentatamente fenomeno come nella prima parte della storia precedente e, anche se mancano Carson e Tiger Jack (quindi l'assetto non è ancora quello definitivo), l'atmosfera che si respira ci fa sentire nella casa che in decenni di letture abbiamo imparato ad abitare con affetto. Il più classico dei town taming (indubbiamente la mia trama western preferita), cattivi decisi, Tex giustiziere sadicamente compiaciuto nel mettere a disagio gli avversari, scene drammatiche (lo sceriffo assassinato e la figlia che sviene, Kit Willer in pericolo di vita, una diga fatta saltare in aria, il giudice che prende fuoco), momenti di commedia da western classico (da Tom Birra a Kit Willer vestito da donna, tema che Nizzi riprenderà in "Terra senza legge", ma caricandone l'elemento farsesco col tizio che cerca di baciarlo)... Insomma, c'è tutto quello che si può desiderare da una bella storia di Tex e tutto ciò che ci fa amare la serie.
Menzione bartigolare ber la bovera negra ghe barla in guesdo modo e per Tom Birra che, poiché possiedo il numero 13 in Tex gigante e il 14 in Nuova Ristampa, nel finale della storia si trasforma in Tim Birra perché sì.
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Qualche notazione che penso interessante, a margine della mia versione (un Tex gigante datato primi anni Sessanta prezzato 200 L., vai a sapere di quale ristampa si tratta).
- fa la prima apparizione (a meno che non fosse stato censurato negli albi precedenti in mio possesso, mescolanza di Tex gigante e Nuova ristampa) l'ormai mitologico "papagno". Ricordo che qualche anno fa, nella discussione su una storia di @borden (non ricordo quale, perché avevo già smesso di acquistare Tex), una tenzone verbale abbastanza accesa sulla non texianità dell'espressione. Direi che questo precedente basta per sedare qualsiasi polemica;
- fa la prima apparizione (salvo le riserve di cui sopra) il vulgatissimo epiteto "vecchio cammello", che però è Kit Carson a rivolgere a Tex, in luogo del contrario, come prassi in Nizzi (o forse anche nel successivo GLB? Non ho ricordi in merito);
- numerose origliate, tattica particolarmente cara ai nemici dei Nostri in questa storia. Inutile dire che qui non si tratta di scorciatoie per arrivare più facilmente a una risoluzione, ma servono tutte per mettere in difficoltà i Nostri eroi;
- complimenti, anch'essi abbastanza numerosi, tra il giovane Kit, gli altri pards e via dicendo. In tutta onestà, non mi hanno fatto un'impressione troppo migliore di quella che mi fanno quelli sovente imputati a Boselli, anche se nel contesto della storia, che vede un giovane e scatenato Kit Willer in un mondo di adulti, hanno indubbiamente una funzione.
Il 15/1/2023 at 13:59, Testa di Vitello dice:Questa a rileggerla mi è piaciuta molto più delle due canadesi. L'inizio è impagabile, con Tex insegna a sparare al virgulto, spiegando in dettaglio quali punti vitali del corpo degli avversari colpire (cosa oggi INCONCEPIBILE in una serie "per ragazzi" com'era il Tex di allora).
Nella mia edizione, tra l'altro, durante il suo battesimo del fuoco, al momento di sparare Kit pensa: "Devo mirare alla mano", con "alla mano" palese frutto di una... mano, appunto, diversa. La traiettoria del proiettile disegnata nella vignetta successiva colpisce l'avversario allo stomaco e l'avversario si piega in due; ma il fatto che la traiettoria passi in corrispondenza della mano ha permesso di aggiungere una macchia di sangue sulla stessa. Quantomeno, così ricostruisco il tutto: raffrontato con gli insegnamenti paterni di qualche pagina prima, il pensiero di Kit, oltre a essere stato manomesso a livello di lettering, non ha proprio senso.
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Ricordo che quella scena mi fece davvero una pessima impressione. Il seguito della storia, senza capo né coda e di rara sgradevolezza, non fece nulla per migliorarla.
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Indian Agency contiene il personaggio più bello, coerente e psicologicamente interessante mai descritto da Nolitta su Tex: il twenty-mule train. Potrei seriamente votarla per questo motivo.
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Che testimonianza inestimabile, Sandro... Ho le lacrime agli occhi e non sto scherzando. Grazie!
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La migliore storia di Nolitta? Ciascuno scelga la propr... ah, no, era un'altra cosa.
Vi stupirò, ma secondo me esiste una storia di Nolitta migliore delle altre: quella che ci si dimentica.
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<span style="color:red">55 minuti fa</span>, Diablero dice:
Deve essere stato nel periodo in cui avevo smesso di leggere Nizzi. Per una volta che lo ritenevo innocente... le ha fatte davvero tutte le nefandezze possibili (e impossibili) su Tex!
Più ci penso, meno sono sicuro che fosse lui. Non che sospetti di qualcun altro, ma il ricordo è troppo vago per pronunciarmi con sicurezza. L'unico autore che escludo di sicuro è borden.
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In realtà, @Diablero, ricordo una storia di Nizzi degli anni Duemila in cui un cattivo dava la descrizione di Tex a qualcuno e citava proprio la camicia gialla come elemento distintivo. Era, se non erro, il primo caso, tanto che anche la relativa recensione di uBC dell'epoca stigmatizzò il fatto. Non ho, purtroppo, ricordi più precisi; ma escluderei che si tratti di una storia successiva al 2012.
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Poiché intervengo su una discussione relativa a una storia di Nolitta, probabilmente l'aficionado del forum si sta già mettendo comodo pregustando il momento in cui mi metterò a parlare di letame.
Ma ormai sono maturato e mi sono stufato di interpretare quel personaggio, che a distanza di poco tempo irrita anche me, sicché sarò più costruttivo e dico che questa storia contiene l'unica scena di tutta la produzione texiana di Nolitta che io abbia mai apprezzato: la "chicken race". Certo, a distanza di ventiquattro anni dall'unica lettura dovrei rileggerla per confermare il giudizio, ma non ho lo stomaco di riprendere una storia di Nolitta, perciò preferisco rimanermene con un buon ricordo.
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<span style="color:red">6 ore fa</span>, Magic Wind dice:
"chad", "basato"... Ti invito a moderare i termini, sei sul forum di Tex
Ok, king.
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Qui, però, se permettete, ci stiamo concentrando sulle quisquilie: discettiamo di cronologia, storia editoriale e rapporti tra autori quando abbiamo il creatore di Tex fotografato in costume da bagno con un fisico da chad a cinquant'anni suonati (e stiamo parlando di un cinquantenne degli anni Cinquanta, mica di oggi), a corredo di un'intervista in cui con assoluta noncalanza deposita perle del tipo: "Le donne sono inutili".
È un peccato che all'epoca non esistesse la parola "basato" (quantomeno non col senso che ha oggi) e i suoi contemporanei non potessero descriverlo appropriatamente.
(sì, lo so: come ammonivano diversi, tra cui lo stesso Boselli, nelle interviste di GLB, anche quando le risposte erano davvero sue, c'era moltissima leggenda; ma, comunque, che personaggione)
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Quando leggete l'intervista a GLB nelle pagine gentilmente postate da @Diablero (che ringrazio per l'interessantissimo contributo), suggerisco di mettere in sottofondo questa:
Non serve che mi ringraziate: consideratelo già fatto.
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"La pistola più veloce del West", non solo in senso denotativo.
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@MacParland: quando ti iscrivesti al forum eri più maturo della media dei ragazzi della tua età; ora sei anche più maturo degli adulti.
P.S.: salutami il sindaco di Bari.
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"Immagino che voi siate Marie Gold".
"Felice intuizione. Che cosa ve lo fa credere?"
A quel punto, perdonatemi, nella mia testa il professore di "Un sacco bello" ha urlato: "LE POCCE DE FORIII".
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Io penso con sommo divertimento a chi, nel futuro, aprirà questa discussione pensando: "Ma sì, vediamo che cosa hanno detto su quella storia di Ruju..."
Se sei arrivato a leggere fin qui, capisco perfettamente che cosa stai provando, bro.
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Notare, @joe7, che nel campo dei fumetti hai citato esempi tratti da opere di Gianluigi Bonelli, Gino D'Antonio, Monkey Punch, Eiichiro Oda... Narratori eccelsi, ciascuno nel proprio campo.
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Adesso, Poe dice:
P.S.: scusate ma cosa c'entra l'off topic su "nero"-"negro" con questa storia?
A parte che questo dibattito credo di averlo già letto 5 o 6 volte nel forum, si stava parlando di donne e si è finiti con l'ennesima diatriba sulla parola "negro". Mah!...
Si vede che non sono il solo a cui la parola "negro" suscita istintiva ilarità, al pari di altre meraviglie del nostro idioma, come ad esempio la parola "cuccuma". Purtroppo, mai nessuno che faccia OT sulle cuccume.
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Non intervengo più molto sul forum (cosa aurea, quando non si ha niente da dire; sebbene ancora più saggio sarebbe non intervenire del tutto), ma lo leggo sempre con attenzione e affetto (che forse è anche nostalgia: nostalgia dei ricordi, fumettistici ed esistenziali, a cui esso è legato): vedo, quindi, che in linea generale le storie di Boselli suscitano meno entusiasmo rispetto a qualche anno fa.
Fino a ieri sera, le ultime tre sue storie che avevo letto, in ordine di pubblicazione, erano il Texone di Villa (eccellente), la storia breve su soggetto di @Mister P (molto bella, una delle migliori nel genere) e la Tigre Nera (ammorbante come poche); tuttavia, se dovessi basarmi solo su quest'ultima, non considererei Boselli un autore in disarmo. Sulla pesantezza della sceneggiatura molto dissi all'epoca, ma di certo un autore in crisi creativa non sta lì a inventarsi una saga così articolata e ambiziosa la cui trama, cosa rara, sta perfettamente in piedi; e sappiamo bene tutti che, quando un autore è in crisi, la coerenza e il senso delle storie sono le prime cose che ne risentono. Poiché non si disimpara a sceneggiare di colpo, la mia sensazione è che, come avanzato da alcuni tra cui soprattutto @Diablero, la mole di lavoro impedisca al Nostro di rifinire e soppesare i testi come un tempo.
Perché sto scrivendo tutto ciò in questa discussione? Un complemento di tempo qualche riga sopra avrebbe già dovuto farlo intuire. Ad ogni modo, c'entra la mia tendenza a fare amicizia soprattutto con i colleghi ultrasessantenni, fra i quali fatalmente può capitarne uno non solo appassionato di Tex, ma anche molto generoso, che non si fa problemi a prestarti un esemplare della collezione che ha cominciato a sei anni, nel lontano 1964, e mai interrotta; c'entra anche la mia curiosità verso questa storia, riguardo la quale molto sangue forumistico è stato sparso; c'entra, infine, forse anche il mio affetto (e nostalgia, ut supra) verso questo forum, che mi porta, una volta letta questa storia, a cercare la discussione per intervenire, sicché eccomi qui.
Tuttavia, voglio molto bene a Boselli e Villa, perciò, invece di lasciarmi andare ai facili sarcasmi con cui bersagliai la Tigre Nera, mi limito a dire: nihil nisi bonum.
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"Un disegnatore di fumetti produce un'emozione che è pari a quella di un artista; e nessuno si stupisce che Picasso sia milionario".
[Tex Willer 71/73] La regina del fiume
in Le storie inedite
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Leggendo questa frase mirabilmente ambigua, per un attimo ho sognato una liaison tra Marie Gold e Joan Baker.