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Alla Bonelli ci si lasciava alle spalle il difficile inverno che era seguito alla improvvisa scomparsa dell'editore Sergio Bonelli che aveva tenuto da sempre in mano le redini della gestione del fumetto prodotto dalla sua Casa editrice, il più popolare e il più venduto in Italia. Fu lo stesso Boselli a annunciare alla fine di quel mese di marzo 2012 sul forum di Comicus la sua nomina da parte del direttore Marcheselli a curatore della testata. Tredici anni dopo, nel giugno 2025, Mauro Boselli abbandona il timone, non sappiamo esattamente ancora nelle mani di chi, ma poco importa. Questo topic è pensato per dare uno sguardo d'insieme ai fumetti prodotti durante il periodo in cui li si è occupato di Tex, districandosi come scrittore e come curatore della testata. Come ci si aspettava, ha introdotto delle grosse novità, non esitando ad andar oltre ai niet che Sergio gli aveva fatto pesare su qualche storia. Per l'appunto dobbiamo chiederci in cosa la sua gestione si sia differenziata rispetto a quella del suo editore. Il messaggio iniziale di questa discussione riassume in breve i punti forti (e i tentativi meno fortunati) del Mauro Boselli curatore. La discussione tenterà anche di capire in che senso la testata di Tex si muoverà nel prossimo futuro. LE STORIE. Anni fa avevo aperto una discussione sui ''lavori interrotti'' dell'autore, ovvero quelle storie che per un motivo o un altro aveva da tempo parlato ma non era riuscito poi a concretizzare. L'esempio più calzante è offerto dalla figlia di Satania di cui Sergio non aveva neppure voluto discutere: è il miglior personaggio partorito dalla sua mente negli ultimi anni, al centro di una bellissima trilogia. Di recuperi di vecchi antagonisti del passato, non sempre graditi a una rumorosa minoranza di lettori e forumisti, è fatta tutta la sua gestione a partire dai suoi stessi personaggi come Jack Thunder, il Maestro, ma anche Jethro o la bella Dawn, per non tirare in ballo l'extraterrestre che appariva in un suo vecchio soggetto perduto dei primissimi anni ottanta che Gian Luigi Bonelli non sceneggiò mai (scelse infatti il fiacco soggetto del figlio Giorgio per scrivere una storia poco memorabile illustrata allora da Nicolò). Uno dei tentativi più ambiziosi del curatore è stato proprio quello di mettere ordine nella serie e rimediare a certi errori del passato. Così è stato per esempio con certe storie di Nizzi che avevano poco convinto: ne sono nate una trilogia incentrata su Yama e Mefisto, molto ambiziosa e riuscita solo in parte, mentre quella della Tigre Nera dopo un primo albo troppo elaborato (o cervellotico) si è rivelata molto appassionante. Non sempre però il ripescaggio dal passato ha portato a storie all'altezza di quelle che le avevano ispirate, pensiamo ai ritorni di Lupe o di Manuela Montoya (su soggetto di Carlo Monni), dei what if che non hanno convinto del tutto. Ma la storia che più ha fatto discutere e che molti rimproverano come l'errore più grande imputabile a Mauro Boselli è la numero 755 a colori illustrata da Villa (su soggetto questa volta di Frediani), per la quale l'autore è stato accusato di voler riscrivere il passato di Tex ai danni di vecchi capolavori del passato. Lo stesso autore ha parzialmente riconosciuto il passo falso, che per il scrivente resta tuttavia solo mezzo, essendo la storia solida e con un finale tra i più belli che abbiamo letto nella serie. NUOVE COLLANE. La rivisitazione del passato di Tex è avvenuta anche tramite una serie di nuove collane promosse dalla Casa editrice (in primis i cartonati francesi e la serie Tex Willer) che hanno raccolto un successo meritatissimo soprattutto grazie all'impostazione voluta dal curatore e alle sue storie sempre sulla cresta dell'onda. Certo non dimentichiamo che nonostante il tentativo di arricchire collane in crisi di identità come i Maxi Tex con un capolavoro come Nueces Valley, avvincente racconto dell'infanzia e dell'adolescenza di Tex, e un riuscitissimo team-up con i tre fratelli Bill (proprio il recupero di vecchie star bonelliane culminato con il recentissimo ripescaggio del detective Rick Master è stato una delle scelte assolutamente vincenti del curatore in questi quasi tre ultimi tre lustri che ci hanno accompagnato), è stato portato avanti con poca convinzione (se non di mezzi tout court). Così queste collane secondarie hanno avuto anche dei demeriti, il principale dei quali è stato per chi scrive l'allontanamento dell'autore dalla serie regolare mensile, lasciata in mano a un altalenante Ruju e a un poco convincente ritorno di Claudio Nizzi sulla testata, voluto proprio da Mauro Boselli nel 2017 e concluso con una striscia di polemiche quattro anni dopo: una delle scelte più infelici di Boselli curatore, perché Nizzi ha intaccato poco e male sulla collana e ha ripagato con rancore e livore chi gli aveva concesso, insperatamente, una nuova chance. Uno dei meriti (e dei cambiamenti più evidenti rispetto al passato) è stata la possibilità di vagliare nuovi soggettisti e sceneggiatori in erba (tra cui quattro o cinque dei nostri forumisti), pura utopia solo se pensata venti anni fa. L'abbondanza delle nuove uscite ha comportato un impoverimento anche dei Texoni. Anche qui le storie migliori restano le poche scritte da Boselli, a cominciare da Il magnifico Fuorilegge a La vendetta delle ombre. Certo Boselli non è e non ha potuto essere Sergio, cioè non ha beneficiato del potere decisionale e dei cordoni della borsa che permettevano all'editore (che aveva anche più tempo a disposizione per farlo) di cercare di contattare i maestri del fumetto internazionale. Nei cartonati alla francese inaugurati dal one shot di Serpieri, da Frontera all'ultimo capolavoro La maledizione di Charro Negro, le storie migliori restano quelle di Boselli, con gli altri sceneggiatori che hanno convinto solo in parte con le loro prove. Un discorso a parte merita il giovane Giusfredi che è cresciuto all'ombra di un maestro come pochi, come era capitato allo stesso Boselli con Gianluigi alla sua stessa età, che ha già scritto una bellissima storia da dieci e lode, guarda caso proprio sul passato di Carson e un suo vecchio idillio, che Mauro Boselli mi ha assicurato essere interamente frutto del suo vice. La storia di cui parliamo è uscita lo scorso anno su un Magazine, l'erede del vecchio Almanacco del West andato in pensione. Anche qui, il curatore si è dimostrato sempre ricettivo di quelle che sono o possono essere delle buone idee: la presenza di una seconda storia breve incentrata su un personaggio ''amico'' era una cosa di cui si era parlato proprio su questo forum. Proprio le storie brevi dei color Tex si sono dimostrare invece a lungo andare un'occasione tutto sommato persa, un prodotto editoriale poco soddisfacente e difficile da scrivere mantenendo alto il livello. UNO SGUARDO AL FUTURO. Questo topic andrà aggiornato nel momento in cui saranno finite nelle edicole tutte le storie scritte da Boselli durante il periodo in cui ha avuto in gestione la testata. Per il momento possiamo aggiungere a quanto già detto che Boselli non ha esitato a far viaggiare Tex ai quattro angoli del mondo, dal polo Nord con la storia Alla ricerca delle navi perdute al Borneo con quella della Tigre Nera, non dimenticando locations come le città di New York e di Los Angeles che non si erano mai viste nella serie e che le hanno dato nuove prospettive più ariose. In questo non ha fatto che seguire l'esempio dettato dal suo editore con i texoni cubano e argentino. Boselli ha concretizzato anche tante idee che erano care proprio a Sergio, in primis con una storia come Luna insanguinata, forse uno degli esempi più alti dell'arte narrativa dell'ormai ex curatore (ricordiamo ancora, per esempio, la storia di Bad Band, anche se meno riuscita). Difficile fare previsioni su come sarà impostato il Tex dei prossimi anni, non conoscendo ancora il nome del successore. C'è da augurarsi che Boselli, ora più libero, abbia campo libero nella scelta dei soggetti senza nessuna preclusione, dei disegnatori con i quali collaborare, della lunghezza delle storie ecc, non sono elementi da poco e resta da vedere se potrà esserci il massimo della sintonia con la persona chiamata ora a sostituirlo. Per quel che mi resta ancora da dire, gli anni della sua gestione meritano almeno un nove in pagella. Non era facile riprendere in mano il timone di una nave che rischiava di affondare dopo che l'ultimo faro, Sergio, si era spento nel 2011. Boselli l'ha fatto con tatto e intelligenza, come si è letto sopra, anche con il massimo grado di apertura mentale. Questo topic, lunghissimo, è il mio ringraziamento personale per tutto quello che ha fatto in questi ultimi tredici anni alla guida di Tex. Grazie Bos!8 points
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Questo è stato l'ultimo messaggio di Letizia, al quale risposi subito dandole ragione per poi approfondire la tematica. Spiace tantissimo che non ci sia più e stento ancora a credere che ciò sia avvenuto davvero. R.I.P. Letizia3 points
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Proprio Domenica ho incontrato Valentina al Patti Comics, se vi sentisse parlare così, col suo bel caratterino, vi legherebbe come minimo al palo della tortura. 😝😂1 point
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Un immenso grazie al Bos; se Tex vive ancora e gode di buona salute, compatibilmente con l'attuale difficoltà dell'arte fumettistica, lo dobbiamo al suo instancabile e prezioso lavoro. Ciliegina sulla torta la serie "Tex Willer" che ha dato nuova linfa al personaggio creato da GLB. Per fortuna la curatela di quest'ultima rimane nelle sue mani. Sono comunque convinto che il nuovo curatore, adeguatamente istruito e cresciuto sotto la sua ala protettiva, saprà proseguire lungo la pista aperta da Mauro. Goditi la pensione!1 point
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Innanzitutto complimenti a Ymalpas per l'apertura di questa discussione: il giusto tributo al grandissimo lavoro che ha fatto Mauro Boselli come curatore di Tex. Un lavoro difficile che il buon borden ha portato avanti per tanti anni con competenza, professionalità e tanta passione, soprattutto quest'ultima non è mai mancata! E quindi non possiamo che ringraziarlo per tutto l'amore che ha dimostrato per la nostra serie preferita. Le storie Pochi capolavori (come Nueces Valley) ma ottime e buonissime avventure: Il ritorno di Mefisto e Yama, la fine della Tigre Nera, Per l'onore del Texas, Alla ricerca delle navi perdute, la figlia di Satania , Rick Master, I tre Bill, l'incontro con Zagor.. E tutta la saga del giovane Tex merita un voto altissimo. Passi falsi? Richiamare Nizzi e il Tex 755 che io preferisco cestinare e dimenticare che esista. Per il futuro mi aspetto tante altre grandi avventure per il nostro Tex firmate Mauro Boselli!1 point
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Gran bella storia. Una storia che comincia con il salvataggio di Nehdi e poi con Manchas che ricambia il favore. E una storia dove tutti e 4 i pards figurano alla perfezione, anche se di più Kit Willer dove ritrova l'amico Bronco. L'unica cosa che a parer mio stona il fatto di aver fatto morire Bronco troppo presto, l'avrei visto bene che sopravvisse o che morisse alla fine della storia, anche se comunque muore salvando la vita a Kit. Voto per me 7,5 e uguali ai disegni. Font non è tra i miei preferiti ma è comunque un grande disegnatore.1 point
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Il solito Tex piccione di Nizzi, passa metà della storia in prigione e si fa salvare prima da Montales, poi si fa gabbare dal companero e si fa salvare da un frate. Incominciano chiaramente già a vedersi i segni della "crisi", Nizzi non sa scrivere in scorrevolezza, i dialoghi sono pesantissimi e poco seri. Infine sul finale tratta Tex da piccione facendolo salvare da un Carson in cerca di sigari da fumare (dopo bistecche e patatine, giustamente, ci vuole il digestivo ahahahah 😂🤣). I nemici non fanno paura, non hanno alcun superpotere o dramma psicologico alle spalle e sono troppo realistici (a parte Cobra Galindez, ottimo personaggio in chiaroscuro alla Boselli).1 point
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La storia di Giusfredi dovrebbe essere "Stella d'Argento" ed è apparsa sullo Spociale Tex Willer dell'anno passato. Non era il Magazine.1 point
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Più probabile per l'argomento, visto che gli Anasazi attirano molto anche se il tipo di soggetto è stato purtroppo utilizzato due volte in pochissimo tempo all'interno della stessa collana.1 point
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Una delle storie più brutte che ho letto. Poi a parer mio insensati sia il titolo che la copertina del primo albo..Tumak chi? Ma che si nasconda che è meglio..che poi all'inizio del secondo albo fa una figura peggiore. A leggere dal titolo e a vedere la copertina sembra chissà chi..poi il resto della storia con quei quattro mammalucchi fuorilegge di turno..l'unico momento forse con un pò di suspense l'inizio della storia dove tex viene ferito..poi anche l'indiano veggente che fa sparire la farfalla dell'amuleto..mah! Storie da neanche la sufficienza. 5 Mentre ai disegni Civitelli è bravissimo, non tra i miei preferiti ma secondo me sprecato per questa storia. Disegni 7,51 point
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Appena riletta. Grazie a questa storia confermo la mia preferenza come pard preferito Kit Carson, da proprio il meglio di sé e peccato che siano sempre più rari questi epici siparietti tra i pards.. Per quanto riguarda la storia do un 7+ la storia di per sé anche se il tema è risentito ecc.. è originale soprattutto per la discesa nelle rapide del Colorado, ma anche per la riuscita di Bonelli nello sfruttare bene o male tutti e 4 i pards. I banditi non sono niente di che ma sono senza scrupoli (e non so quante volte Gilas abbia ripetuto scimmia rossa a Moqui..povero..) ma in generale una delle più belle storie, non un capolavoro ma comunque molto bella e soprattutto per il grande Kit.1 point
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Rileggendo le storie di fine secondo centinaio, si nota la lieve involuzione dello stile compositivo del grande Gian Luigi Bonelli. Anche "Gli scorridori del Rio Grande" rimarcano questa tendenza, a mio avviso, e lo spunto di soggetto che poteva essere alquanto interessante, scivola via danneggiato lungo una prolissa sceneggiatura che alla lunga rischia quasi di annoiare. Erano passati pochi anni dai celebri capolavori "Il grande intrigo", "Terra promessa", "Una campana per Lucero", "Lotta sul mare" eppure confrontando gli esiti delle prove sembrava che fosse corsa molto più acqua sotto i ponti. Come dicevo nell'introduzione, l'idea delle orchidee misteriose che producono pillole allucinogene, utili alla coppia di villain per soggiogare i banditi della loro banda e intimorire i nemici durante gli assalti a banche e villaggi, non è affatto male, così come si rivela una location alquanto interessante il castillo sulla laguna e tutta la sequenza del geyser vulcanico che contribuisce alla vegetazione della strana pianta. La banda di delinquenti, accumunati da baffi e abiti eleganti da nobili messicani, si avvale pure dalla preziosa collaborazione degli indiani Yaqui agli ordini di Quemado e solo la fuga del "disertore" Tonito (cugino di Eusebio) che tradisce l'organizzazione spifferando tutto a Tex e il Morisco, sconvolto dalla morte del fratello, mina le fondamenta di questa pittoresca e cinica organizzazione criminale. L'episodio comunque pecca di ritmo e spesso anche i dialoghi sono troppo prolissi. Alcune sequenze vengono dilatate oltremodo, altre si fanno più accattivanti e originali (vedi la sequenza del geyser), ma per il resto la trama non viene sviluppata del tutto come si deve e sul finire si assiste a un concentrato di azione e sparatorie, che di fatto incanala la prova verso questo filone, sciupando in parte l'atmosfera particolare e misteriosa del soggetto. Bonelli mantiene la sua grande e sconfinata fantasia, ma si comincia a evidenziare una maggiore difficoltà nel gestire le sceneggiature, soprattutto quelle più estese, e l'amalgama della trama visto che alcune scene e sequenze sembrano un po' legate con forza e non con i dovuti equilibri narrativi di ritmo e scorrevolezza. La sufficienza dell'episodio è comunque garantita anche grazie al contributo di Letteri, sempre sul pezzo e abile a divincolarsi fra i tanti fili narrativi della trama. Ho notato una particolarità: mai come in questo episodio l'autore romano firmò tante tavole e vignette. Mi ha un po' incuriosito la cosa, visto che già l'artista aveva eseguito decine di storie per Tex prima, come mai solo in questa sentì l'esigenza di mettere in calce la sua firma? Era particolarmente soddisfatto della sua prova o c'è altro dietro? Chiudo con alcune curiosità che la mia mente ha elaborato durante la lettura: - in primis l'idea del fiore misterioso che provoca allucinazioni mi ha ricordato un misto fra "Il fiore della Morte" e la mistura che Mitla preparava per il suo "Diablero" entrambi storie scritte da Bonelli per Letteri; - Il grande Gian Luigi non perdeva il fascino per gli anagrammi, visto che ci presenta Quemado e Maquedo due componenti della banda, con nomi che sono uno l'anagramma dell'altro (nella miglior tradizione mifistofelica); - curioso l'errore di ballon che fa dire a Tex ciò che presumibilmente doveva essere dialogo del figlio Kit, visto che è alquanto improbabile che il nostro eroe, sebbene molto acuto e intelligente, abbia mai studiato a scuola cosa sia un geyser. - Per finire, la scena della dinamite che bloccando la bocca del geyser provoca poi il terremoto distruttivo che porrà la definitiva parola fine al Castillo e la banda, probabilmente ha ispirato Nizzi nella sua "Il risveglio del Vulcano", in effetti sembra un'idea bella e pronta che l'autore di Fiumalbo ha copiato per la fine del suo modesto episodio. Il mio voto finale è 61 point
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L’ho riletta ieri, per la terza volta. Fresca, epica, commovente come la prima lettura. Per me è “La” storia di Tex, con un eroe granitico, risoluto, empatico che stavolta agisce piacevolmente in solitaria. Il ritmo perfetto, il viaggio, il costante senso di pericolo, la coralità, la caratterizzazione perfetta di tutti i comprimari la rendono una storia eccelsa. Ripeto, per me la più bella di sempre. I disegni del compianto Marcello sono il valore aggiunto che rende quest’opera un capolavoro anche dal punto di vista grafico. Grazie @borden, complimenti per quest’opera meravigliosa1 point
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Parto col dire che è stata una piacevole lettura, la storia è simpatica, ha alcune trovate interessanti ed intrattiene. I personaggi sono tutti ben caratterizzati. Certo, magari da un Texone ci si aspetta un po’ di più.. ma sulla regolare questa sarebbe stata una storia accolta da giubilo. I disegni sono l’aspetto che più di tutto tende ad alzare la valutazione, anche se ho trovato il lavoro dell’immenso Biglia un po’ incostante: a volte tavole curatissime, a volte tavole più “approssimative” specialmente nei volti. Ma nel complesso, una prova graficamente molto valida. In definitiva, ad albo chiuso, non rimpiango di averlo aperto, e lo ripongo in libreria con un senso di pace per la bella lettura terminata, cosa che ultimamente non accade spesso (spero nella storia di Manfredi che mi sta prendendo) Per @Diableroincredibilmente, pare che a pag 175 Tex spari per primo. Miracolo!1 point
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Ho appena terminato la lettura del nuovo Texone "Ben il bugiardo", di Ruju e Biglia, devo dire che l’ho trovato davvero piacevole sotto ogni aspetto. La storia è coinvolgente e ben costruita, con un ritmo narrativo dinamico che mi ha tenuto incollati dalla prima all’ultima pagina, quindi bravo Pasquale sotto questo punto di vista. Ovviamente per me il vero punto di forza dell’albo è l’eccellente lavoro grafico di Biglia: i disegni sono dettagliati, espressivi e potenti, perfettamente in sintonia con l’atmosfera della vicenda. Ogni tavola è ben fatta e studiata, con inquadrature cinematografiche e una resa dei paesaggi davvero di pregio. In conclusione, è un Texone fresco, divertente e appassionante, che è riuscito a sorprendermi in positivo.1 point
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Storia appena riletta grazie al maxi albo che racchiude l’intera saga del Carnicero. Un esordio fortunato quello di Nizzi sulla regolare, che per non rischiare sceglie un soggetto che gli permetta di percorrere una pista sicura, ripescando uno degli antagonisti più spietati della saga. Questo però non rendeva scontata la riuscita finale della storia.. non basta prendere un protagonista del passato e metterlo in un albo per decretarne il successo (vedasi tanti esempi di ritorni in tempi recenti). Bene, qui l’operazione può dirsi riuscita. È raro che un sequel sia all’altezza del precedente (nel cinema in pochissimi ci sono riusciti, mi viene in mente solo Il Padrino I e II) ma questa storia mi ha coinvolto quasi quanto l’opera originale. El Carnicero è quasi più cattivo qui che in “Guerra sui pascoli”, la storia scorre via bene senza i grossolani difetti che purtroppo incontreremo nella fase più avanzata della scrittura nizziana. La “resurrezione” del Carnicero è abbastanza plausibile, gli eventi passati vengono narrati senza spiegoni fine a se stessi rendendo la storia fruibile anche a chi non abbia letto il prequel. I personaggi giocano bene tra loro, con ruoli ben dosati tra protagonisti e comprimari. La parabola del villain destinato a rivivere il suo incubo tale e quale alla storia precedente è una scelta che ho apprezzato. La storia a mio avviso si perde un po’ nel finale, un po’ tirato via frettolosamente da quando Tex fa irruzione nella villa, ma nel complesso si fa leggere tutta d’un fiato. Peccato non aver approfondito le sorti dei coniugi della locanda, e dei sodali di Balder lasciati nella carrozza prima dell’assalto alla residenza del villain, tra cui la pericolosa Zelda. Riconosco che disegni di Fusco sono di pregevole fattura, anche se non sono tra i miei preferiti in assoluto. Soprattutto i volti, che in alcuni casi trovo scostanti: ora quasi eccelsi, ora “scarabocchi”. In definitiva una bella storia che ho apprezzato. Non grido al capolavoro, forse anche perché l’ho letta subito dopo quella di GLB, e anche se Nizzi cerca di scrivere in continuità, una certa differenza stilistica si nota. Non è un male, ogni autore ha una sua cifra, l’importante è non tradire l’essenza del nostro eroe, come il suo creatore l’ha voluto. Nizzi da questa storia prosegue, sulla sua personale strada, non rovinando il personaggio. Saludos amigos1 point
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La bellezza di questa storia sta proprio nell'essere avvincente dall'inizio (o meglio da quando compare tra la nebbia il fanatico sceriffo Langdon insieme alla sua posse - splendida scena) sino alla fine. Non ci sono tempi morti, ma un susseguirsi continuo di situazioni drammatiche (ma non melodrammatiche) che culminano prima nel ferimento del navajo, poi nella morte prima di Bronco Lane e dopo di Wade Catlett. Buon esempio di storia che comincia quasi in sordina per poi via via andare sempre più in crescendo (come la rabbia del lettore di fronte alle ingiustizie perpetrate). Costruita con una struttura narrativa simmetrica: alla scena di Langdon nella nebbia del primo albo, corrisponde nel secondo albo l'entrata in scena spettacolare di Tex a Quemado; alle prime pagine con l'iniziazione a guerriero del giovane Nehdi, corrisponde il finale con la nascita dell'amicizia tra lo stesso Nedhi (che sostituirà in un certo senso Bronco Lane) e Kit Willer, in entrambi i casi con un significativo contributo dei rispettivi padri (Manchas e Tex); al fanatismo religioso di Langdon fa da contraltare la generosità e carità di padre Esteban, e alla falsa legge dello sceriffo, la vera giustizia di Tex. Lo scontro tra lui e Langdon non poteva che finire con un duello mortale sulla main-street. Secondo me tra i migliori western di Boselli, anche se di soli due albi. Come anche "Jethro", "I giustizieri di Vegas", "Missouri", ecc. ecc. Degni di essere ricordati i personaggi di Bronco Lane e Langdon. Bella e originale la comunità di Quemado. Storia che è tranquillamente all'altezza di quelle di GLB per capacità di coinvolgere e per la sapiente gestione di tutti e quattro i pards.1 point
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La parte iniziale di questa storia, compresa nelle ultime pagine del n. 279, si intitola "Sull'orlo del baratro" e, ad una prima lettura, sembra nulla più che una giustapposizione di due episodi con funzione introduttiva, il primo incentrato su Tex e Kit Willer nella riserva navajo, il secondo sull'incontro inaspettato tra Paul Balder e Strassberg. Ad una più attenta lettura, però, tali episodi si rivelano legati da un sottile parallelismo . Inoltre, l'esito del primo episodio spiega come mai gli sgherri di Balder riusciranno a rapire Tiger e Kit in piena riserva senza che Tex possa intervenire, mentre il secondo mostra al lettore l'avvio del ben congegnato meccanismo del piano di vendetta di El Carnicero, presentando però, senza che n° lui, n° i suoi, n° il lettore se ne avvedano, il granello di sabbia che lo farà inceppare . Di conseguenza, fin dalle prime battute della storia, il lettore ha davanti a sè tutti gli elementi fondamentali della trama, presentati in maniera tale da consentirle di svilupparsi in maniera al tempo stesso coerente e piena di suspence.1 point
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Io sono un suo grande estimatore e lo sa per cui mi salvo, forse0 points
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Appena letta questa prima parte. Meno male che in chiusura albo il ragazzino indiano comincia a parlare... Fino a quel momento (umani mostruosi che si nascondono nelle miniere e squartano la gente) mi sembrava "Le Colline hanno gli occhi" di Craven (sparatorie a parte)0 points