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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 25/01/2024 in tutte le sezioni

  1. Secondo me in questa discussione si è persa totalmente di vista la dimensione umana. Un texone di Galep o di qualsiasi altro autore non può esistere senza l'intervento dell'autore, senza le sue scelte artistiche, in ogni fase del processo. Ciò che rende un'opera attribuibile ad un artista non è solo l'aspetto del prodotto finito ma tutto il percorso che c'è dietro, fatto di scelte, di situazioni. La vera opera non è il risultato, ma anche ciò che ha portato alla sua realizzazione. L'autore c'è implicato fino al collo, da quando gli viene chiesto di farlo a quando lo consegna. Con un'operazione di taglia e cuci si può ottenere un prodotto derivato da precedenti lavori, ma non sarà un prodotto originale di Galep, perché lui non c'era. Sarà un texone DA (parti di) Galep, non un texone DI Galep. È come se io smontassi qualche statua di Michelangelo e usassi le varie parti, un braccio qui, una testa là, per comporre una nuova statua. Otterrei una nuova opera di Michelangelo? Col cavolo! Solo un pazzo può ragionare così. Con l'uso dell'IA generativa invece al massimo posso ottenere un texone CHE SEMBRA DI Galep, un'imitazione. Un falso, una rappresentazione.
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  2. E dietro ogni scelta artistica si nascondono anni e anni di esperienza, sacrifici, studi, tentativi, delusioni, soddisfazioni, d'altronde l'arte è lo specchio che riflette l'anima dell'artista. Purtroppo concordo con Letizia, le AI arriveranno a sostituire il lavoro umano anche in professioni artistiche come il fumetto, ma allora non sarà più la stessa cosa. Tutto sarà più arido e schematizzato. Ogni tecnologia ha indiscutibili pregi ma, al contempo, pericolosi rovesci della medaglia: pure il tanto sospirato internet, che in pratica ormai è entrato di prepotenza nella nostra vita divenendo imprescindibile anche sul lavoro, ci sta rendendo "schiavi" senza che ce ne accorgiamo. Basta un attacco informatico o un blackout elettrico per paralizzare ogni attività produttiva e non. E' vero non si può tornare indietro e occorre sempre seguire il processo evolutivo, ma lasciatemi dire che un po' di tristezza mi viene al pensiero di quello che può riservarci il futuro.
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  3. No, non è una vignetta di Galep. La composizione l'hai scelta tu, non lui.
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  4. Disegnare in digitale significa solamente che non si usa la carta, ma la mano è sempre umana.
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  5. Spero Piccinelli su testi di Boselli
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  6. Non c'è Comunque Saudelli ha disegnato una delle due ragazze con una notevole balconata, sempre in bella mostra
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  7. Mi ero perso quel tuo commento! Se non sbaglio già in passato, nell'epoca eroica, si erano adattate delle precedenti tavole di Galep per creare una nuova storia mentre lui era troppo impegnato a disegnare altro. Comunque la mia era realmente una provocazione: spero che l'intelligenza artificiale non venga mai usata su questi lidi, nemmeno per disegnare cappelli o fili d'erba.
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  8. Non cambiano di una virgola (almeno le mie) Può apparire chi vuole, basta che si renda conto che non tutti leggono Tex Willer e non tutti VOGLIONO leggere Tex Willer. Quindi: 1) Riappare Pedro e viene presentato come "un vecchio amico di quando ancora ero fuorilegge", senza tanti pippotti? Ottimo, come dicevo: chi legge Tex Willer è contento di ritrovarlo, per chi non lo legge è un vecchio amico fra tanti (ovvio che nel caso di Cortina servirà qualche nota STORICA, su chi è storicamente, non su tutte le avventure con Tex Willer) 2) Se invece riappare Pedro e si fa riferimento preciso a vecchie vicende apparse su Tex Willer senza le quali non capisci tutta la storia e ci scrivi "per saperlo, leggete Tex Willer numero tot"? Bene, hai appena fatto incavolare il 70% minimo dei lettori, quelli che non vogliono leggere Tex Willer, contento tu... 3) Se invece fai riferimento a vecchie vicende E FAI UN RIASSUNTONE PUNTATE PRECEDENTI per chi non legge Tex Willer, scontenti tutti quanti, perchè hai pure ammorbato la storia con un riassuntone di cose che a chi legge Tex Willer sono già note...
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  9. Ottimo balenottero celebrativo. Concordo assolutamente con chi ha scritto che La valle dell'ombra sarebbe stata la storia commemorativa perfetta per l’albo del settantacinquesimo al posto di quella mattonata de La cavalcata del destino. Questa infatti è una storia bella e stratificata, con rimandi sia ai classici interni della serie che ai grandi poemi epici del passato, con la catabasi (la discesa agli inferi) dell’eroe che compie un viaggio nel regno dei morti per ritrovare se stesso, una sorta di pellegrinaggio dantesco - come qualcuno ha giustamente osservato - che ricorda l’analoga esperienza che Boselli fece vivere allo Spirito con la scure (Zagor #400, Il ponte dell’arcobaleno). Un quarto fratello Ordonez e un altro duello col carillon a Boot Hill forse come trovata è un po’ tirata per i capelli, ma in una storia-omaggio ci può stare. Da notare che Boselli ripescando il personaggio di Zhenda ha evitato di prendere in considerazione il sequel di Nizzi, con la pubblicazione di Ombre di morte e l’imminente seconda parte scritta da lui probabilmente diventerà questa la storia canonica, mentre quella di Nizzi verrà considerata un What If. Tra i sette disegnatori coinvolti quello che secondo me meglio coglie l’atmosfera di sospensione e indefinitezza della storia è Civitelli. Un gioiellino anche la storia celebrativa dell’arte di Ticci, un omaggio che ho trovato giusto e doveroso, visto che non è solo il più grande disegnatore di Tex, ma anche uno dei più grandi illustratori western di tutti i tempi (per me lui e Remington pari sono).
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  10. Scusandomi per il post incompleto di ieri, ecco la lista delle mie tre scene peggiori: Tex N. 268 "I figli del sole" - Bonelli, il pipistrello parlante Arymar, che dialoga con un avvoltoio nella storia di Yama degli anni '80 (nell'altro post avevo sostenuto di lasciarla fuori dalla lista, ma ripensandoci è una scena troppo fuori contesto su Tex per salvarla). Tex N. 526 "I fratelli Donegan" - Nizzi, In mezzo alle tante "svirgolate" dell'autore, concentrate soprattutto nella seconda fase di carriera, qui cito la scena in cui i nostri assistono a un'ingiusta impiccagione senza muovere un mignolo (I fratelli Donegan) Tex N. 273 "Alleati pericolosi" - Nolitta, L'ironia del tutto fuori luogo della battuta del whisky pagato a caro prezzo a Parqueno Paraiso, dopo che Tex e Tiger si son fatti prendere letteralmente per i fondelli da Pedrosa e company. Accettare il ricatto e la resa, senza programmare la rivalsa per punire come meritano i tagliagole, è un punto bassissimo per la caratterizzazione di Tex.
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  11. La serie TexWiller avrebbe meritato un voto, perché è un profluvio di belle storie, ma non potevo non votare l'eccezionale Texone di quest'anno...
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  12. Finora le votazioni stanno mostrando quanto sia stato distante il livello del Tex "regolare" da quello di Tex Willer... sono in testa a pari meri due cicli apparsi su Tex Willer e un Texone che in pratica come protagonista ha Tex Willer... A prendere voti per il Tex "regolare" solo due storie (un voto ciascuno, su 9 votanti) e sono un magazine e un cartonato. Penso che questo sia emblematico dei problemi che sta avendo la serie regolare (la qualità di Tex Willer è stata alta dall'inizio, ma finora non era mai riuscito a superare nei voti la serie regolare)
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  13. All'interno della storia si dice che è per ricattare Tex costringendolo a smettere di inseguirli. Ma la cosa aveva già lasciato perplesso anche me, ne parlavo in un post precedente (e se ne parla nei seguenti) La Tigre ormai dovrebbe conoscere Tex, non sa che rapire Kit è proprio la maniera più sicura per far sì che NON si fermi? Oltretutto, senza Kit.. si sarebbe probabilmente dovuto arrendere al fatto che la Tigre era fuggita (la missione di Tex e degli altri in Tigreland è praticamente suicida, li vogliono ammazzare tutti quanti, ogni singola fazione nessuna esclusa, si salvano perchè muoiono le persone giuste nella sequenza giusta e vengono "graziati" dalla Tigre... Tex avrebbe davvero inseguito la Tigre nel paese dove era sovrano (dei pirati ma comunque sovrano) da solo con i pards senza alcuna copertura e nessuna autorità? Per me non avrebbe avuto senso) Più plausibile forse la soluzione "alternativa" proposta da alcuni: che la Tigre lo faccia apposta proprio perchè vuole che Tex lo insegua... ma poi quando scopre che L'HANNO inseguito si infuria, sorpresissimo, e ordina che Kit venga subito ucciso. Quindi anche questa mi sembra smentita dagli eventi. In realtà, l'UNICO a cui serve che Kit venga rapito è... Boselli! Che così risolve il problema del giustificare che Tex si butti in un impresa praticamente suicida! Se avesse conservato la caratterizzazione della Tigra come il Vil Coyote (Wile E. Coyote) del mondo di Tex usata da Nizzi, non sarebbe sembrato out-of-character questo autolesionismo (nella sua prima apparizione è la Tigre stessa che li porta nel suo covo, gli spiega tutti i suoi piani, e poi tenta di ammazzarli con trappole malfunzionanti in modo ridicolo: quindi ci sta che in ogni circostanza faccia cose autolesioniste), però Boselli ne ha cambiato radicalmente la caratterizzazione (da criminale sanguinario folle e megalomane che vuole conquistare gli USA a patriota che vuole liberare la sua patria). Diciamo che, come in ogni trasformazione Jekyll - Hyde che si rispetti, ogni tanto la trasformazione si inverte in maniera incontrollabile e imprevista proprio nel momento meno indicato: la pozione boselliana ha terminato l'effetto nel momento sbagliato e la Tigre è tornata quella di prima proprio mentre doveva spiegare ai suoi sgherri cosa fare con Kit Willer...
    1 point
  14. Questa storia ha diversi punti in comune con la prima che Nizzi scrisse alla fine degli anni Ottanta e che si reggeva su un personaggio proteiforme, capace di assumere, con una "maschera" diversa, diverse identità, un character teatrale che recitava abilmente la commedia sia con i suoi affiliati sia con chi veniva a indagare sulla scia dei suoi fatti criminosi. Anche quest'ultimo albo ha, seppure in misura minore rispetto al primo di cui si è discusso nelle pagine iniziali, confermato come l'autore si sia divertito a far recitare la commedia ai suoi personaggi, pensiamo a Kit Willer e a come riesce a liberarsi dei due scagnozzi che la Tigre gli ha messo alle calcagna in cui finge di essere morso da un serpente oppure alla recita di Daniel che vuole dare a bere al padre che terrà prigioniero Kit Willer mentre invece combattono assieme per la liberazione dei villaggi, o ancora, in tono minore, durante la scalata della torre per liberare van Horn, il lamento di aiuto di quest'ultimo che servirà a distrarre le guardie alle porte. Se non teatrale almeno filmica è la scena in cui la Tigre dà l'assalto alla reggia con un "avanti miei prodi" che è preso ovviamente da Salgari. Ora Nizzi nel suo libro intervista specifica come la Tigre solo inconsciamente nacque da Salgari, se dobbiamo credergli dice che non aveva pensato affatto ai bei racconti scritti a cavallo del Novecento dall'autore veronese. Con questo ultimo capitolo della lunga saga Mauro Boselli ha dunque deciso di sterzare vistosamente verso quella direzione, lo richiedeva la storia, lo richiedeva il disegno iniziale che lo stesso Nizzi aveva pensato vent'anni fa e che gli fu bocciato da Sergio Bonelli, lo richiedeva soprattutto il paesaggio d'incanto rappresentato dal Borneo. E curiosamente, quei quattro albi che sarebbero stati troppi nel 2006 per un disegnatore lento come Venturi, sono stati disegnati proprio da lui in tempi tutto sommato ragionevoli. Da un punto di vista di storia editoriale la cosa fa un po' sorridere. Venturi ha probabilmente con queste pagine realizzato il suo capolavoro grafico: è perfetto in ogni situazione ed è giunto a un'invidiabile maturazione stilistica che ne fa uno dei disegnatori di punta della Casa editrice. Un po' di spazio anche per la povera Lohana. Muore come Marianna nello sceneggiato televisivo, ma dopo che la Tigre ha dato il suo nome alla sua nave ammiraglia. Con la sua morte abbiamo comunque anche un'esplicita citazione dal finale della seconda storia della Tigre ambientata nel delta del Mississippi, in cui Nizzi aveva previsto che lei cadesse intercettando il tiro di Tex che aveva mirato al fuggitivo Omoro e che Sergio Bonelli rifiutò con la motivazione che Tex non poteva macchiarsi del sangue di una donna. La scena l'abbiamo rivista quasi identica in questo quarto albo, la cosa penso debba aver fatto piacere a Nizzi, penso che Boselli abbia pensato un pochino anche a lui scrivendola. E' una scena d'impatto, fortemente melodrammatica, anche se l'autore riesce a evitare lo scoglio lacrimevole che Nizzi invece aveva previsto, rendendo l'azione concitatissima e dedicando le ultimissime pagine, come era logico, al vero attore della storia, la Tigre che in punto di morte si riconcilia con il suo grande nemico, con Tex che promette che darà una mano al figlio, riconoscendo implicitamente alla fine come le gesta della Tigre finalizzate alla riconquista del suo regno nascessero da una buona e giusta causa. Boselli ha deciso di sbarazzarsi in un colpo solo non solo della Tigre ma anche di tutto il clan di vuduisti, la cui sorte era rimasta in sospeso nella storia precedente e come nel caso di Mefisto e Yama Boselli riprende in mano i personaggi e scrive un coerente finale alle loro gesta. Lohana paga la sorte di tante eroine che negli albi di Tex non hanno avuto vita lunga, pensiamo a Fiore di Luna. Sono personaggi ingombranti, che narrativamente non hanno più niente da dire e che comunque non possono essere lasciati in sospeso. All'inizio non avrei scommesso molto sulla sua morte, ma riflettendoci bene era legata a quella della Tigre e quindi pochissime erano le speranze che potesse sopravvivere. Un personaggio come Daniel invece aveva tutte le possibilità di vedersi alla fine insediato nel trono. Nell'ultima pagina ci lascia con un quien sabe? Non deve trarre però in inganno, non è un Nick Castle per cui è già pronto un seguito nella testa dell'autore, resta solo una porticina aperta se mai venisse fuori un'idea geniale per ripescarlo. Il trono, in questo senso, cui si aggrappa, lo salva dalla sfortuna nera che perseguita da anni gli amici più cari di Kit Willer. Una delle cose più meritevoli di questo ultimo albo è lo spazio lasciato a Kit Willer e, anche se meno appariscente, il ruolo recitato in queste pagine da Tiger Jack. Del primo personaggio molto bella è la scena in cui lui si batte con il coccodrillo e instaura poi un bel rapporto con la bella e altrettanto protettiva malese Dara, un rapporto caratterizzato dall'incomunicabilità e tutto regolato a gesti e azioni molto teatrali, molto hollywoodiana per esempio è la scena dell'arrivo della cavalleria (dei dayaki) che lo tolgono da una brutta situazione quando ha il fucile puntato sulle sue ginocchia. Kit Willer è il vero protagonista della storia, tutte le scene migliori convergono su di lui, a cominciare nel secondo albo dalla scena in cui il figlio della Tigre lo addormenta con il sonnifero, pratica che cita più o meno volontariamente le criminali gesta dei recrutatori che nelle bettole dei porti di mezzo mondo arruolavano i marinai da spedire a bordo anche se non consenzienti, con il seguito che ci ha permesso di rivivere una delle pagine più emozionanti della storia che GLB scrisse a metà anni Settanta con protagonista Barbanera. Non dimentichiamo poi la situazione da fibrillazione a cui Kit riesce a sottrarsi nelle pagine iniziali del quarto albo: se non si fosse imbarcato di nascosto, situazione che fa da contrappeso alla precedente che ho appena descritto e che gli rimedia la figuraccia, lui sarebbe stato giustiziato dalla Tigre. Ma ritorniamo a Tiger Jack. Parla e agisce. E' un piacere vederlo aiutare il vecchio maltrattato quando arrivano a palazzo, poi addestrare gli incapaci sepoys, ancor di più è vederlo emozionarsi e abbracciare la causa dei malesi maltrattati che restano comunque dei pirati (stesse dinamiche per i pellerossa del sudovest americano, se ci pensiamo), quindi sposare apertamente le idee di Kit Willer pur sapendo che con Tex avranno qualche difficoltà a passare. Non l'abbiamo mai visto così vivo e partecipativo. Un Tiger che è anche lui una Tigre, se ci limitiamo almeno al nome. Il fatto è che Mauro Boselli, evitando ogni retorica, ci dà uno spaccato cruento ma realistico della colonizzazione fatta dagli europei a fine Ottocento ai danni delle popolazioni locali che loro sottomettevano, che sia il West americano o l''Oriente, un potere di vita e di morte che resta costantemente sospeso sul capo dei pards e che solo la loro abilità questa volta "politica" di negoziatori riesce a evitare. Un ultimo appunto lo vorrei spendere parlando di tecnica narrativa: la storia segue un tracciato molto caro all'autore e il soggetto si riduce sostanzialmente a una lunga caccia che porta gli eroi nella tana del nemico che affrontano e sconfiggono. Di storie come questa, con queste dinamiche, Boselli ne ha scritto a bizzeffe, solo per citarne una pensiamo a El Supremo. In questo caso però ha aggiunto il terzo incomodo, Van Gulik, che recita a differenza dei personaggi terzi delle altre sue precedenti avventure un ruolo almeno paritario con quello del grande cattivo rappresentato stavolta dalla Tigre. E soprattutto ha abbracciato uno stile narrativo che ricorda i grandi classici del feuilleton ottocentesco. Ogni albo si conclude, se ci facciamo caso, con una situazione molto drammatica lasciata in sospeso per il numero successivo: nel primo albo non sappiamo come Tex uscirà vivo dalla palude, nel secondo ignoriamo la sorte di Kit Willer e non sappiamo quali delle due navi è quella della Tigre, nel terzo albo è addirittura la vita di Kit Willer a essere minacciata. Dal feuilleton Boselli prende anche i colpi di scena a effetto: pensiamo all'identità di Daniel Silva che diventa clamorosamente il figlio della Tigre, pensiamo nel quarto e ultimo albo al modo in cui Kit Willer riesce a sottrarsi al pericolo di morte nascondendosi a bordo della nave. Adesso è difficile dire se questa storia possa un giorno salire agli onori dei grandi classici scritta da Mauro Boselli, solo il tempo potrà dircelo, ma ha tutte le carte in regola per poterlo diventare. Da dire c'è che i ritorni di vecchi personaggi quasi mai riescono a ripetere per interesse e bellezza gli albi in cui i personaggi sono apparsi per la prima volta. Lo stesso Boselli, penso a Zagor, ha avuto in passato esisti contrastanti. Questa volta no. Ha ripreso un personaggio non suo e ha, con molta delicatezza, se non superato almeno pareggiato la prima storica avventura che narrava le gesta delle Tigre. Per storie come questa, ora, mi sento portato a spendere un 10 ai testi e un 10 ai disegni.
    1 point
  15. Per dare un degno finale ad un degno nemico. Mi sembra un ragionamento da "ragioniere contabile". Abbiamo un nemico su cui è stato investito tot, abbiamo un finale che rende troppo poco, rimettiamolo in vendita per mettere in pari il bilancio. Ultimamente sembra che questo tipo di partita doppia contabile sia diventata una delle ossessioni di Boselli: il problema è che ogni volta passare albi e albi a "mettere a posto, sistemare, e mettere a nanna" tutti i dettagli porta a stè pizza... prima la storia di Mefisto (anche quella per "sanare" un finale osceno di Nizzi), e già lì sono sette albi, poi questi 4 albi con la Tigre Nera in cui davvero l'aspetto "contabile" (spiegare come si salva, dare una logica a tutti passaggi per mandare Tex in Malesia che altrimenti non ci sarebbe mai andato, muovere tutto per dare un finale accettabile fino a dare un figlio "buono" alla Tigre Nera per l'occasione, etc.): ma appassiona davvero stà roba? (non ho chiesto se PIACE, vedo anch'io i motivi per cui può piacere, se per esempio hai attaccamento alla Tigre Nera come personaggio e anche a te stava sulle scatole il finale di Nizzi. Anch'io ero favorevole alla "sistemazione" di Mefisto per quel motivo, anche se poi mi sono pentito vedendo i risultati. Ho chiesto se APPASSIONA, che è un concetto diverso). E prima c'è stato la sistemazione del "finale" di Bowen di Faraci... ...ma piuttosto che usare la serie regolare per queste "riparazioni finali scarsi", non sarebbe stato meglio... non accettare quei finali scarsi? Anche perchè se le "sistemi" non si può far finta che quelle storie scarse non esistano (che invece sarebbe la cosa migliore, metterle tacitamente fuori continuity come il Ritorno a Culver City), anzi ti tocca rievocarli e cercare di "spiegarli". Se un "cattivo" ha avuto un finale pessimo, ormai mi sono convinto che la cosa migliore è dire "amen", ignoriamolo e non pensiamoci più, cerchiamo di far meglio la prossima volta", invece di stare a rimestarci dentro per cercare di "sanarlo"... Oltretutto, questa Tigre Nera "salgariana" è molto diversa dal "cattivone" di Nizzi. Penso che la cosa stia bene a tutti o perchè concordano che così sia MEGLIO o perchè non se la ricordano l'originale, che era questo... Ho già evidenziato nel thread sulla storia originale che il taglio della storia è comico, il ritratto che Nizzi e Villa fanno della Tigre Nera è adeguato all'atmosfera del racconto: la Tigre Nera in quella storia è un fanatico megalomane, praticamente una "macchietta" che sa solo dare ordini e ammazzare sottoposti quando sbagliano (che è una PESSIMA politica, come avrebbe potuto spiegare a Nizzi qualunque imprenditore: ottieni solo dipendenti che ti raccontano balle e mancanza di dipendenti...) Qui Boselli non ha SOLO "sanato un brutto finale": ha RISCRITTO il personaggio, dandogli una diversa personalità e maggiore intelligenza. Questa forse è la "Tigre Nera" come avrebbe potuto essere... se davvero Nizzi l'avesse creata ispirandosi a Sandokan. Ma evidentemente non l'aveva fatto. E questa Tigre Nera diventa incompatibile con le sue apparizioni precedenti (dove voleva solo prendere il potere negli Stati Uniti) e come si era comportato... (Byrne ebbe una grande pensata quando stabilì che tutte le apparizioni "scarse" del Dottor Destino in si era comportato secondo lui out of character erano storie in cui appariva solo una "copia" robotica, e che in ogni momento in giro nel mondo c'erano dozzine di copie robotiche mentre il Dottor Destino "vero" si faceva i cavoli suoi e aveva partecipato a pochissime storie. Qui Boselli avrebbe potuto rubargli l'idea, lasciare la morte da sfigato della storia precedente, e fare apparire la VERA Tigre Nera, dicendo che era la prima volta che affrontava Tex Willer, mentre quella precedente era un "sosia" che aveva preso il suo posto negli USA dopo essere impazzito al punto di credere di essere lui. Così avrebbe almeno giustificato questo cambiamento radicale del personaggio.. e avrebbe accorciato la storia di più di un albo!)
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  16. Proprio per questo, invece, erano prevedibilissime (e infatti ho fatto jackpot puntando tutte le fiches su questo esito più che prevedibile nel "gioco" di Ymalpas, che a questo punto credo di condurre - a pari merito con altri, tanto era prevedibile - con un totale di 40 fiches... ) Se non finiva ESATTAMENTE così, come si poteva giustificare che Tex e pards sarebbero rimasti in vita? Con un intera nazione contro di loro? Ancora peggio sarebbe stato finire a tarallucci e vino, con i due nemici che diventano amiconi (Boselli ha fatto questo passo falso in passato nelle sue storie, ma farlo con la Tigre Nera sarebbe stato davvero esagerato. Per questo, nonostante questo albo finale sia senza dubbio più movimentato dei precedenti... mi ha annoiato lo stesso. Vedere tutti quei dubbi enunciati da personaggi vari, guardavo quante pagine mancavano alla fine e quindi all'evento prevedibilissimo e stra-telefonato che avrebbe risolto tutto. (e Boselli qui facendo dire proprio quei dubbi e non altri, temo che abbia reso il finale prevedibile anche a chi non ci aveva pensato prima. Quando metà dei personaggi passano l'albo a dire in pratica "se non succede l'evento x sicuramente Tex e Carson sono spacciati" sai già che accadrà l'evento x. E sì che stavolta Boselli ha fatto un lavoro a modino. Stavolta, PER LA PRIMA VOLTA, la Tigre Nera è veramente basato su Sandokan. La narrazione, piena di doppi giochi e traditori, segrete e torturatori, navi e cannoni, rivolte e gesti eroici... davvero si è sforzato di dare un atmosfera "salgariana", e per me c'è riuscito, mentre Nizzi non ci è mai davvero riuscito (la sua Tigre Nera era basato su Sandokan in senso NOZIONISTICO, con le nozioni e informazioni nel suo background, ma nelle storie, agiva come un "tipico" capo di una setta come se ne sono visti tanti su Tex...: la rete di seguaci nell'ombra... quando mai Sandokan ha agito così?) Tutto questo sforzo di "mimesi letteraria", tutta questa fatica per "resuscitare" un nemico ormai stecchito, farci seguire questa storia interminabile (interminabile per me come lettore, figurati per il povero Venturi, 440 pagine, ci avrà messo più di quattro anni...), alla fine... per cosa? La Tigre Nera era appunto stecchito. Tutto questo per pubblicare la storia finalmente "Salgariana" che Sergio Bonelli aveva bocciato? E se magari aveva fatto bene a bocciarla? Mi sa che ci aveva visto giusto.... (come aveva visto giusto anni fa a proibire i ritorni dei personaggi classici su Zagor... oggi servirebbe farlo su Tex...)
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  17. Sono d'accordo solo parzialmente con quel che dici. In effetti anche GLB a volte non è tenero nei confronti di Carson e per far giganteggiare Tex fa fare figure barbine a Carson. L'unica differenza che trovo tra Nizzi e Bonelli è che mentre Bonelli si limitava a qualche vignetta, Nizzi quando gli prende male sbeffeggia il buon Carson per tutta la storia. Ad esempio qui Bonelli mette in bocca a Carson la battuta sui reumatismi ma per il resto della storia ci presenta un Carson deciso ed in buona forma. Nella storia della vecchia miniera e della leggenda del gran serpente Nizzi fa fare a Carson la figura del credulone pavido per tutta la storia e nel finale, ciliegina sulla torta, quando tutto è ormai chiaro mette in bocca a Carson delle parole da cui si deduce che non ha ancora capito come stanno le cose... francamente un p? troppo. Altre volte invece Nizzi si limita a solo qualche battuta, come fa Bonelli o addirittura ci presenta un Carson in gambissima. Personalmente non ho niente contro qualche battuta qua e la sia se mette in difficolt? Carson ma anche se mette in difficolt? Tex. In fondo sono uomini anche loro. Sono quelle storie in cui si ridicoleggia un pard dall'inizio alla fine che mi danno un p? fastidio perchè penso che non sia il modo giusto per far giganteggiare Tex. E' come quando si mette Tex di fronte a "cattivi" di turno fessacchiotti, così che gusto c'è a far vincere Tex. Quanto detto però non incrina la stima che ho nei confronti sia di Nizzi che di Bonelli.
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  18. Devo disegnare Tex e Carson a cavallo che discutono tra loro. Prendo una delle tante vignette di Galep. Lo sfondo non va bene. Lo cambio con un altro sempre di Galep. In questo modo ho fatto un copia e incolla. Allora ruoto Tex a cavallo di 7⁰ e Carson a Cavallo di 6,5⁰. Poi sposto Tex a destra di Carson (prima era a sinistra). Poi capovolgo orizzontalmente la testa di Tex e quella di Carson in modo che tornino a guardarsi. Infine prendo la firma di Galep e la schiaffo nella vignetta. Se il lavoro è preciso, nessuno si accorge che non è una vignetta di Galep. Perché è una vignetta di Galep. Volevo aggiungere che questo è un esperimento che ho già fatto.
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  19. Ti confondi: fu Simonson. Byrne si limitò a dire che il Destino alleato di Arcade affrontato dagli X-Men era un robot. Mmmm.... "Nì" Cioè, l'idea di "cancellare" (o comunque "spiegare") le storie "sbagliate" del Dottor Destino con dei robot è di Byrne. (e lì entrava anche il sangue cattivo con Claremont, che era lo scrittore della storia incriminata, in cui Il Dottor Destino si lasciava accendere fiammiferi sull'armatura senza fare una piega). Sempre Byrne poi fa vedere in azione sempre più spesso robot di Destino autonomi (in seguito alla scomparsa dell'originale) e stabilisce che il più delle volte quelli visti nelle storie sono solo doombots, tanto sofisticati da ingannare gli scanners di eroi tipo Iron Man e la telepatia di Xavier Simonson va oltre: nella sua "run" fa tornare un Dottor Destino da un viaggio che è durato anni, sostenendo in pratica che TUTTE le apparizioni degli ultimi DECENNI sono SEMPRE stati doombots (comprese, ironicamente, quelle di Byrne). Mi sembra che non lo dica esplicitamente ma da alcuni indizi fa capire che il vero Doom è andato via dopo la sua sconfitta quando aveva rubato i poteri di Silver Surfer, cioè dal 1966! Per le tre sole apparizioni della Tigre Nera bastava la più "versatile" soluzione di Byrne. Io invocherei piuttosto la Soluzione Simonson per dire che tutte le storie di Nizzi sono con un falso Tex!
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