Decisamente Ticci meritava qualcosa di meglio. Spero che almeno le ultime due storie di Nizzi che restano siano spostate sui Maxi.
Il secondo albo io lo definirei quasi disneyano, nel senso che Tex è un personaggio tendenzialmente realistico (un realismo fumettistico chiaramente), mentre tutto il lungo inseguimento del colonnello Drayton (un personaggio comico, che non ne azzecca una neanche per sbaglio), è raccontato come una favola per bambini, senza nessun tipo di verosimiglianza.
L’apice è il finale quando...
SPOLIER SPOILER SPOILER
...Tex e gli altri, ormai raggiunti dai soldati, ormai prossimi alla sconfitta, incontrano guarda caso chi? Una simpatica famigliola che passava di lì proprio in quel momento e che indica loro una scorciatoia per arrivare prima in Canada. Che coincidenza.
Poi c’è la scenetta di Tex e Carson sdraiati a fumare una sigaretta in attesa del famigerato Colonnello che li accoglie con un “Ah siete qui. Dove sono gli Shoshones?”, bellissima battuta di uno che nell’albo precedente li aveva fatti arrestare e li sta inseguendo da giorni. E cosa succede? Tex e Carson prima lo sfottono facendo i gradassi e poi però si fanno arrestare un’altra volta!
Quando l’ho letta non ci credevo.
E come se la cavano i Nostri? Grazie ai soldati che, all’improvviso, dopo aver mostrato nel primo albo di essere piuttosto obbedienti agli ordini e anche notevolmente sprezzanti verso gli Shoshones, decidono miracolosamente di stare dalla loro parte e liberare i Nostri, solo perché Tex questa volta è bravo a convincerli a parole.
Poi c’è l’altra scenetta che diventerà un cult: il neonato dal potente vagito che per ben tre volte fa scoprire Falco Giallo nascosto nel profondo della caverna a distanza di un chilometro (se non più), in mezzo al bosco. Ammazza che voce, il pargolo! Una scena esilarante.
Ma tutto l’albo è pieno di scene improbabili, inverosimili, di continue beffe in cui c’è sempre qualcuno beffato da qualcun altro, più da fumetto comico che d’avventura.
Come quando i due ferrovieri si fanno soffiare un treno sotto il naso senza accorgersi del gruppo di indiani che vi sale di nascosto, con Tex che non ha organizzato nessun piano di fuga (come faceva ai Tempi di “Sangue navajo” o anche solo di “Messaggero di morte” dello stesso Nizzi), a parte l’iniziale buona idea di fuggire in battello, e che per tutto il viaggio conta solo sulla fortuna e su coincidenze incredibili per portare un gruppo di indiani con donne e bambini a piedi in una fuga impossibile, che ha successo – senza neanche sparare un colpo di pistola! - solo per una serie infinita di botte di c., oltre che per l’idiozia del colonnello Drayton.
Insomma, se vogliamo il soggetto nel complesso non era neanche male, ma il modo facilone con cui troppe scene del primo e del secondo albo vengono raccontate rovina tutto.