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TWF - Tex Willer Forum

[343/346] I Predatori Del Grande Nord


  

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Ogni escursione dei nostri nel grande nord, ha sempre rappresentato una variopinta girandola di emozioni, epiche avventure e divertimento allo stato puro. Anche Nizzi, giunto in piena forma creativa, non poteva esimersi di ambientare una sua storia in questi incantevoli scenari. “I predatori del grande nord” è un episodio a dir poco scoppiettante, che riesce a mantenere una nitida brillantezza narrativa lungo la ragguardevole durata di tre albi interi. Se non fosse per un finale un tantino affrettato, avremmo potuto etichettarlo come uno dei capisaldi nizziani sulla saga; tuttavia il valore rimane notevole e, a mio avviso, rappresenta, assieme al texone ”L’ultima frontiera”, la trama “nordica” migliore composta dallo sceneggiatore di Fiumalbo. L’episodio getta le sue fondamenta su un ben architettato complotto politico, atto a sabotare la realizzazione di una linea ferroviaria in Canada. Appena l’ingegnere Stanford, incaricato dei rilievi topografici dei luoghi, scompare assieme alla sua spedizione guidata da Gross Jean, il colonello Brandon non esita a convocare il quartetto completo di amici, per farsi aiutare nelle difficoltose indagini. Ha inizio così un’avventura fiume scandita da scene memorabili, ritmo narrativo serrato e deliziosi siparietti ironici, utilissimi a mantenere alta l’attenzione del lettore senza stancarlo troppo lungo la miriade di tavole. L’agguato presso le rapide del Red River e la successiva scalata da alpinista puro di Tex lungo la scoscesa rupe per sorprendere i Piedineri e rompere l’assedio, aprono una serie di sequenze e colpi di scena, davvero funzionali e memorabili. Ottima la caratterizzazione del criminale Lou Caudill, un’astuta pedina nelle mani dei congiurati che riuscirà più volte a mettere in seria difficoltà i nostri. Ma non mancano altri personaggi interessanti, anche minori, che infarciscono la sceneggiatura e si rivelano azzeccati nei vari snodi narrativi. Jean Morisse, il tirchio capitano Tanakis, il simpatico sergente Wilding, l’infido maneggione Jenkins, la povera ”cuore infranto e occhio nero” Tenera Betulla e altri che al momento mi sfuggono, rappresentano un ricco campionario di comparse ben delineate, che innalzano di molto il valore stilistico della prova di Nizzi. Un continuo susseguirsi di azione e tranelli, il tutto ben descritto da dialoghi freschi e infarcito da ottima ironia, rendono appassionante e divertente la lettura. Merita uno speciale plauso il grande Fusco che, negli episodi ambientati nel grande nord, ci sta come il cacio sui maccheroni. Il suo personalissimo tratto si presta perfettamente per gli scenari e le tematiche dell’episodio e rappresenta un autentico valore aggiunto. Curioso l’aneddoto narrato da Nizzi, che all’arrivo a Winnipeg dei nostri, confida di essersi perso per strada Tiger, infatti per parecchie tavole il povero Navajo scompare dalle vignette, senza che nemmeno il disegnatore ci presti caso; si riuscirà comunque a ovviare all’errore, giustificandone l'assenza col pretesto della sistemazione dei cavalli. Molto esilarante inoltre la scena del pestaggio di Caudill nella topaia, con un Carson ironico all’ennesima potenza e degli "avventori macchiette" da far sbellicare delle risate.

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Anche Fusco ci mette del suo per alleggerire certe sequenze con enorme dose d’ironia: alcune voli orizzontali e piroette a mezz’aria degli avversari colpiti da Tex, sembrano uscite direttamente dalle scazzottate dei film di Bud Spencer e Terence Hill ed è innegabile affermare, che simili “caricature” grafiche strappano grosse risate in serie. Il mio voto finale è 9

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  • 1 year later...

Eccoci qui. Riletto anche questo classico. Mi pare di poter dire che si tratta di un episodio colpevolmente sottovalutato, infatti di rado lo si cita tra le storie più belle della saga o anche solo tra le più belle di Nizzi.

In realtà è semplicemente un capolavoro, però con un finale affrettato. Ma questo non toglie che si tratti di un capolavoro per oltre tre quarti della vicenda.

Gli ingredienti ci sono tutti. Il grande nord, Gross jean, Brandon, gli intrallazoni, i cattivoni, gli indiani, il quartetto in grande spolvero, le rapide del fiume, scalate impossibili, incendi, pestaggi, sparatorie.

Ma soprattutto ci sono i dialoghi, eccezionali. Il Nizzi di quei tempi era semplicemente un genio dei dialoghi. Tra Tex e Carson, in primis, ma anche tra Carson e Gross Jean. Dialoghi carichi di umorismo e spassosissimi. E' impagabile il Nizzi che mette in bocca a Tex e Carson battute al fulmicotone. Così come è impagabile il Nizzi che fa spazzolare i nemici a Tex a suon di cazzotti e insulti epici (sacco di concime, giuggiola, mollusco...fino al definitivo SCARTO DI UMANOIDE. Mi ciedo perchè certi pestaggi violenti e al contempo spassosissimi si vedano sempre meno. Non si possono più fare?) e inosomma, sostanzialmente siamo ai vertici della saga almeno fino alle ultime 10 pagine, dove inspiegabilmente si risolve tutto in quattro e quattr'otto in maniera molto deludente. Avrà finito lo spazio il buon Nizzi o avrà deciso che ne aveva abbastanza? Chissà.

Comunque un bel 9.50 non glielo leva nessuno.

Eccezionale Fusco. I tipi che volano per aria dopo i cazzottoni di Tex sono indimenticabili. Anche per lui un bel 9.

  • +1 1
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Dopo aver letto il post di @valerio (che, a tal proposito, ringrazio per aver stimolato la mia curiosità), nel pomeriggio sono andato a rileggermi questa storia che non leggevo da tempo immemore, e devo convenire con lui che, benché dal mio personale punto di vista citarla tra i capolavori texiani possa apparire un po' eccessivo, sicuramente si tratta di una storia un po' sottovalutata. Storia di ampio respiro, sia per gli ampi spazi in cui si svolge, sia per la mole delle difficoltà che Tex e soci si trovano ad affrontare, sia soprattutto per la gran quantità di intrighi cui gli antagonisti di turno fanno ricorso, al fine di tutelare i propri sporchi e consistenti interessi. Magari il finale è leggermente affrettatto, specie se rapportato alle innumerevoli peripezie che hanno condotto i pards al conseguimento dell'obiettivo, resta comunque una trama figlia di una sceneggiatura di primissimo livello, scaturita dalla creatività del miglior Nizzi ed assecondata graficamente da un Fusco in forma strepitosa, che ha saputo valorizzare al meglio il contesto che fa da sfondo alla storia, costruendo intorno ad esso un solido castello di ostacoli, messi in atto da avversari astuti e pronti a tutto come il faccendiere Jenkins e l'avventuriero Caudill, al soldo del bieco ministro Fairbanks. Insomma, tra assalti indiani, telegrammi spiati, rapide del Red River, trappole congegnate più o meno bene, a mio avviso ci può ben stare un finale un po' affrettato, anche in virtù del fatto che le reali e più concrete difficoltà erano già state affrontate e superate.

 

Ha avuto la mia piena approvazione anche la trovata di porre Tex ed i pards in condizione di dover provvedere all'imprevista liberazione di Brandon, tratto prigioniero con un abile inganno. Notevole, e secondo me azzeccato, anche il ricorso ad una buona dose di ironia, sia nei consueti siparietti tra Tex e Carson che in occasione delle scazzottate nella stamberga di Winnipeg, ma anche e soprattutto nella caratterizzazione del capitano d'acqua dolce Tanakis (a proposito, qualcuno saprebbe dirmi come mai la scelta di scegliere per lui la nazionalità greca?). Da applausi anche la "diplomazia del miele" operata da Gros-Jean per sottrarsi alla prigionia, che riscatta completamente il poco spazio che avrebbe altrimenti avuto nella vicenda, oltre a permettergli di dare il proprio contributo nelle fasi conclusive.

 

Unico elemento che davvero mi sento di contestare, il cliente della bettola di Winnipeg che Carson prende a cazzotti: stando alle informazioni acquisite, l'albergo in cui Caudill si era nascosto era di infimo livello e decisamente malfamato, ergo mi è  parso fuori luogo vedere un tipo che, in un ambiente simile e ben lungi dal sembrare un duro, se ne sta tranquillamente a letto a leggere il giornale, per poi uscire a protestare civilmente e disarmato in corridoio, come si trovasse in un hotel di lusso. Davvero fuori luogo, ripeto, in una stamberga quale ci era stata presentata.

 

 

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  • 1 month later...

Nizzi cita West Fork ne La rupe del Diavolo? E io me la vado a riprendere e la rileggo dopo qualche anno. 

 

Storia molto glbonelliana, mi torna in mente l'aggettivo che spesso Carlo Monni usa per Nizzi: scrittore di maniera. Qui non c'è nulla di originale. C'è, su un soggetto abbastanza ridotto all'osso, una sequenza di avventure che tengono col fiato sospeso e una varietà di personaggi funzionali solo ad essere sconfitti da Tex. Per questo, per i miei personali gusti, non parlerei di capolavoro per una siffatta storia, che ha però l'indubbio merito di divertire, e tanto. Le rapide del Red River, la scalata successiva in cui i pards che restano sotto vivono terribili momenti di ansia, la scena alla locanda di Morisse, il piano ottimamente congegnato da quel bel cattivo che è Lou Cadill, la bella figura dell'avventuriero greco Tanakis sono tanti momenti di una storia che fila che è un piacere, supportata dalle non poche ma sempre gustose pause di ironia che scandiscono l'intera vicenda, con dialoghi al solito (per il Nizzi di quegli anni) spassosissimi.

 

Per me questa è una storia paradigmatica della cifra di Nizzi: non grandi soggetti, interesse scarso per i personaggi di contorno, che sono solo funzionali alla storia e non approfonditi, ma sceneggiature avvincenti e dialoghi divertenti. Preferisco, l'ho detto mille volte, lo stile di Boselli e la sua scrittura appassionata, ma riconosco che storie come questa sono quelle che hanno fatto la fortuna editoriale del ranger, perché fanno divertire l'intera platea dei lettori, sia quelli più sofisticati che quelli che vogliono leggere senza lambiccarsi troppo il cervello. E' evidente, infine, quanto in questa storia si sia divertito anche l'autore, e quanto Nizzi fosse riuscito a "glbonellizzarsi", come nessun altro dopo di lui. 

  • +1 1
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  • 6 months later...

Storia a mio parere riuscita ma troppo sbilanciata tra una prima parte estremamente coinvolgente e una seconda affrettata e un pò deludente.

Nella parte iniziale le situazioni coinvolgenti sono tante: l'agguato dei piedi neri ai nostri pards, la terribile corsa sulle rapide, lo scontro disperato del solo Tex contro gli indiani, la cattura di Caudill e l'ingegnoso tranello ordito da costui per farli catturare sulla nave. A partire dalla prigionia sulla nave di Tanakis, la tensione cala e il tutto si risolve forse un pò troppo frettolosamente e direi anche facilmente (vedi la liberazione dalla stiva).

Ma credo che qualche banalità sicuramente perdonabile non possa scalfire una prova più che discreta, anche per via di dialoghi sempre spumeggianti, personaggi di contorno ben caratterizzati e credibili e, ultimo ma non ultimo, i soliti disegni meravigliosi del grande Fusco che, soprattutto nel grande Nord, non è secondo a nessuno.

 

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  • 1 year later...

Proseguendo nella scoperta delle avventure di Tex che mai avevo letto, è venuto finalmente il turno di questa lunga epopea canadese. Per una fortunata coincidenza, l'ho letta proprio mentre nella serie regolare si sviluppa un'altra lunga storia ambientata nel Grande Nord dell'America.

 

Pochi appunti alla sceneggiatura, per il resto magistrale, di Nizzi. Risultano, in effetti, eccessivamente tempestivi sia l'intervento di Fronte Alta con i suoi Flathead; sia il successo del colonnello Brandon nel librarsi dai legacci con cui era tenuto prigioniero. Di contro, molto ben caratterizzati i vari avversari: Morisse, Caudill, Tanakis.

 

Quanto ai disegni, quasi mi rifiuto di commentarli, perché le parole di lode per Fusco sarebbero forse eccessive. Al contrario di qualche utente che mi ha preceduto, peraltro, trovo che il suo tratto sia stato sempre perfetto nel rappresentare paesaggi innevati, e ciò lo penso sin da quando ebbi tra le mani l'allora inedito L'oro di Klaatu.

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  • 2 years later...

Allora...In questa bella epopea canadese c'è un po' di tutto.

In primis i disegni di Fusco, accattivanti e perfetti per le atmosfere innevate.

Poi c'è tanta azione...Sparatorie, vorticose rapide, agguati, doppio giochisti, colpi di scena, dinamite e pallottole, alberi usati come arieti.

Poi c'è comicità/brillantezza partendo da Gros Jean fino ad arrivare ai siparietti tra Tex e Carson.

Ci sono nemici ostici (l'orbo) e i soliti panzuti trafficanti politici.

I difetti sono secondo me la gestione di Kit Willer e Tiger (non ricordo facciano molto), e forse un finale affrettato.

Globalmente però una storia ben fatta dal buon Nizzi.

  • +1 1
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