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TWF - Tex Willer Forum

[250/252] Giungla Crudele


ymalpas
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Voto alla storia  

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Giungla Crudele è una storia che devo rileggere perchè entrata nel cuore per alcuni suoi elementi ma mai veramente entrata in testa! Una delle mie prime storie lette di Tex, mi colpì il fascino avventuroso tipicamente nolittiano.

Vi racconto un aneddoto. Era metà aprile del 2011, non avevo ancora iniziato ad acquistare mensilmente Tex ma lo avrei fatto da lì a poche settimane (il mio primo mensile preso in edicola è Caccia Infernale dell'aprile '11 preso a fine mese) e si stavano chiudendo le semifinali del Rolex Masters di Montecarlo. Avevo preso i biglietti per le semifinali e per le finali di singolo, la mattina partii da Pavia con due Tex NR (Giungla Crudele e Il volto del Traditore) recuperati in fretta e furia da qualche parte e, nelle intenzioni iniziali, da leggere durante il viaggio. I due Tex, in realtà, non vennero calcolati per quasi tutta la giornata fin quanto non si stava preparando la finale tra Nadal e Ferrer... Ero seduto nell'attesa del match e decisi di aprire Giungla Crudele: con mio sommo stupore (sarebbe bastato aprire l'albo per accorgermene anche prima) la storia era iniziata nell'albo precedente perciò mi dovetti far bastare il piccolo riassuntino e leggere questo socondo numero. Mi piacque fin da subito, forse proprio perchè la trama oramai era impostata e nel suo pieno svolgimento, tant'è che ho passato l'intera finale con un occhio sul campo e l'altro su Tex. Tornato a casa, contento sia per l'esito del match sia per la bella lettura appena fatta, non detti più di tanto peso al primo albo non letto perciò archiviai il tutto. Passarono le settimane, presi il mio primo Tex mensile (il sopracitato 606), presi il successivo 607, saltai Verso l'Oregon, presi il Color, presi il Maxi e finalmente presi Le iene di Lamont che mi dette il la per proseguire i miei acquisti. Il solitario del west, albo precedente il 251, lo recuperai originale 2 o 3 anni dopo e lo lessi insieme ai due successivi albi. La storia completa mi piacque, ovviamente, ma non mi entrò in testa proprio perchè ancora molto legato al flash di me che leggo Giungla Crudele in NR durante la finale del Rolex Masters di Montecarlo 2011.

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  • 1 mese dopo...

Opera che non leggevo da molti anni. Avevo voglia di un Nolitta e me la sono riletta.

Si tratta indubbiamente di una storia interessante, a cominciare dalla location insolita. Gli ingredienti ci sono tutti. La location, il fotografo spericolato, gli indios, la giungla piena di pericoli, i serpenti, le vedove nere, i traditori. E un finale decisamente bello e a sorpresa.

Insomma, si tratta di una storia decisamente bella e che rimane a lungo nella memoria. Se dovessi giudicare la storia in quanto tale potrei definirla magari non un capolavoro, ma comunque una storia eccellente.

A volte però mi perdo Tex. Un Tex che sin dall'inizio è molto ansioso e nervoso, come capita spesso con Nolitta. Ed è anche iperprotettivo verso il figliolo. Queste cose possono infastidire e comunque non c'entrano nulla con Tex. Anche i dialoghi non sempre sono veramente texiani. A volte Tex parla e pare parli un altro, dato che capita che dica cose che non si riconoscono in bocca al ranger.

Tutto ciò non inficia la storia in quanto tale, ma inficia la storia in quanto storia di Tex.

Quindi debbo abbassare un voto, che altrimenti sarebbe molto alto, e che comunque resta puttosto alto.

Ticci spettacolare. Una delle sue prove migliori. Dimostra qui di saperci fare alla grande non solo tra praterie e indiani ma anche in ambientazioni insolite.

Nolitta 7.30

Ticci 9

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  • 8 mesi dopo...

I tre albi di “Giungla crudele” cominciano con Kit Willer chino sull’amico navajo morto e Tex che scende da cavallo (come nella bella copertina) per consolare il figlio (“ora si tratta di onorare la sua memoria nella maniera più degna”, gli dice) e finisce con una scena simile ma opposta: Tex chino sul corpo morto dell’amico Phil (il traditore misterioso) mentre Kit cerca di consolare il padre: “Non tormentarti, pa’… chissà, forse neanche lui sarebbe in grado di dare risposta ai tuoi interrogativi”, gli dice riferendosi ai motivi del suo tradimento. In queste due splendide scene speculari è racchiusa la vicenda personale e il rapporto padre-figlio tra Tex e Kit, che è il tema centrale della storia, e che mai come in questa avventura era stato messo così in evidenza precedentemente. Alla fine il cerchio si chiude e Kit riesce a elaborare il lutto per la morte dell’amico navajo grazie anche al padre, che l’ha aiutato e “protetto” per tutto il viaggio, ed ora il figlio può a sua volta aiutare il padre cercando di attenuare la sua delusione per l’amicizia tradita.

Nolitta (al suo meglio su Tex) riesce a costruire una storia bellissima, fatta di personaggi memorabili e di vicende avventurose in terre esotiche, come mai era stato visto su Tex (la precedente storia in luoghi esotici “Il tiranno dell’isola” di GL Bonelli è decisamente meno riuscita), un’avventura con la A maiuscola: spedizioni nella giungla, viaggi sotto piogge tropicali, zanzare e ragni velenosi, tribù indios, marines... Pericoli esterni , ma anche nemici interni (il giallo dei misteriosi traditori). Tutto a un ritmo sostenuto e incalzante (scazzottate, agguati, animali pericolosi, ecc.), ben calibrato, ma senza eccedere, lasciandosi il tempo, tra un pericolo e l’altro, di approfondire i rapporti tra i personaggi, mai banali (il fotografo, l’amico/nemico Phil, l’indio Boruca), e di filosofeggiare sul colonialismo, sulla corruzione dei politicanti di Washington, sull'amicizia. Dialoghi mai noiosi, anche se non del tutto texiani (ma è un bel po’ difficile, se non impossibile, riprodurre quelli di GL Bonelli). Non un western ambientato in Centro America, ma una storia originale, che non si limita a cambiare gli sfondi riproducendo gli stessi cliché. Un modello valido ancora oggi di come si possa coniugare la tradizione texiana con elementi innovativi o poco sfruttati (in questo caso il tema del viaggio e dell’esplorazione in terre ignote).

Scene da ricordare: Kit affranto per la morte dell’amico, la scazzottata durante il ricevimento dell’ambasciatore, la morte del marine ferito lasciato indietro, e tante splendide immagini (come sempre) di paesaggi naturali by Giovanni Ticci, in una delle sue prove più riuscite (ma quali non lo sono?).  Scritta nel 1981, esattamente 40 anni fa!

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  • 2 anni dopo...

Approfittando del lungo ponte del 25 aprile, che ho fatto iniziare fin dal venerdì precedente compreso, decido di dedicare le mie serate post-cena alla lettura delle due più celebri "odissee" scritte da Sergio Bonelli, alias Guido Nolitta: "Odissea americana" di Zagor e "Sfida al Pantanal" di Mister No. Due capolavori, più fantastica e onirica la prima, più realistica e cruda la seconda.

Avendo tutti gli albi di Tex ma non ricordando un' "odissea" simile con il ranger, domando qui sul forum di rinfrescarmi la memoria e mi citano "Giungla crudele". Così ieri sera ho completato il trittico nolittiano di "odissee" o presunte tali ed eccomi qui a commentare questa storia texiana, di cui effettivamente ricordavo ben poco, avendola letta quando uscì e forse mai più dopo.

Innanzitutto diciamo che la struttura è simile a quella delle due "odissee" zagoriana e jerrydrakiana, ma non è esattamente la stessa cosa: là le spedizioni percorrono un fiume disseminato di insidie una dietro l'altra, qua la spedizione invece si sviluppa nell'entroterra (ma con una battuta potrei dire che si svolge comunque lungo il percorso virtuale di un canale d'acqua, il futuro canale di Panama...). Anche le insidie sono in minor numero e praticamente di un'unica specie: gli indios, alleati dei traditori facenti parte della spedizione.

Il pathos e i colpi di scena non sono così intensi e spiazzanti come invece nelle due "odissee". Però il sapore dell'avventura, quasi in stile salgariano, molto concreto e poco fantasy (come si addice a Tex), c'è tutto: i vascelli, la foresta impenetrabile con le sue insidie, gli animali esotici (vedove nere, pitoni, zanzare), le fortificazioni costiere abbandonate, gli acquazzoni tropicali, gli indios...

L'Odissea zagoriana è del 1972, quella nel Pantanal è del 1988, "Giungla crudele" si colloca tra le due (1981): mi viene facile perciò pensare che, dopo la storia zagoriana di pura fantasia, la storia texiana sia da considerarsi il prototipo, la prova preliminare, di quella esplorazione dai caratteri totalmente realistici e sanguigni che troverà il suo perfetto apice nell'avventura di Mister No.

La lettura di "Giungla crudele" mi ha coinvolto emotivamente, testi e immagini scorrono via lisci e leggeri, senza contorsionismi, i personaggi sono di effetto (in particolare il fotografo e il subdolo capotribù indio). Però non si raggiungono mai le vette di "Pantanal" (una epopea magistrale, voto 9,5) e di "Odissea americana" (voto 8,5), eccetto per i superbi disegni di Ticci che sono pari a quelli delle due "odissee". A parità di tipologia di soggetto narrativo (l'esplorazione irta di pericoli), chiaramente risulta che Zagor e Mister No fossero ben più nelle corde di Nolitta (non per niente il loro creatore) di quanto non lo fosse Tex.

Qui Tex è quello tipicamente nolittiano, umano, protettivo verso il figlio, fallibile (ma riconoscendo i propri errori), però pur sempre al centro dell'azione, risoluto e, soprattutto, risolutivo.

Un esempio tipico del lato "debole" di Tex (secondo alcuni, non per me nella circostanza) è quando Jenkins ferito a morte implora Tex di lasciarlo morire sul campo, pistole in mano, tentando di rallentare l'inseguimento degli indios al loro gruppo in ritirata. Prima Tex ribatte di non poter accettare di abbandonarlo al suo destino, ma poi accontenta il moribondo. Per me questa non è una scena con un Tex debole o arrendevole, ma al contrario una sequenza che aggiunge quella drammaticità negli eventi che distingue la grande narrativa epica dal romanzuccio "tarallucci e vino". 

In conclusione, il trittico nolittiano di "odissee" mi ha nel complesso appagato, con gradazioni ovviamente differenti come ho evidenziato.

I miei voti per questa storia texiana (che comunque a consuntivo non definirei affatto un' "odissea" ma semplicemente un'esplorazione esotica):

soggetto e sceneggiatura: 7 (pesa il confronto con le due "odissee" di Zagor e Mister No, altrimenti avrei dato mezzo punto in più)

disegni: 8,5

 

 

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<span style="color:red">2 ore fa</span>, PapeSatan dice:

I miei voti per questa storia texiana (che comunque a consuntivo non definirei affatto un' "odissea" ma semplicemente un'esplorazione esotica)

Credo che il punto sia proprio questo. Non posso pronunciarmi su Zagor (che non leggo) ma "Sfida al Panatanal", al di là dell'autore, ha ben poco in comune con questa bella storia texiana.

E penso che non fosse nemmeno nei pensieri di Nolitta replicare in Tex quella splendida avventura di Mister No.

Se in "Sfida al Pantanal" rivedo certe atmosfere di "Apocalypse Now" e ancor più di "Cuore di tenebra" (il fiume come metafora del viaggio a confine tra bene e male, con la follia umana sempre sullo sfondo), questa storia è più incentrata sul misterioso traditore che agisce all'interno della spedizione nella giungla di Panama.

Storia che ho sempre amato (come tante altre di Nolitta su Tex) ma non raggiunge comunque le vette del Pantanal di Mister No, che ritengo il capolavoro di Nolitta nelle avventure del pilota di Manaus.

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2 ore fa, Juan Ortega dice:

Credo che il punto sia proprio questo. Non posso pronunciarmi su Zagor (che non leggo) ma "Sfida al Panatanal", al di là dell'autore, ha ben poco in comune con questa bella storia texiana.

E penso che non fosse nemmeno nei pensieri di Nolitta replicare in Tex quella splendida avventura di Mister No.

Se in "Sfida al Pantanal" rivedo certe atmosfere di "Apocalypse Now" e ancor più di "Cuore di tenebra" (il fiume come metafora del viaggio a confine tra bene e male, con la follia umana sempre sullo sfondo), questa storia è più incentrata sul misterioso traditore che agisce all'interno della spedizione nella giungla di Panama.

Storia che ho sempre amato (come tante altre di Nolitta su Tex) ma non raggiunge comunque le vette del Pantanal di Mister No, che ritengo il capolavoro di Nolitta nelle avventure del pilota di Manaus.

Concordo pienamente e reputo azzeccati anche i paragoni cinematografici e letterari per le atmosfere di "Sfida al Pantanal".

Modificato da PapeSatan
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