Jump to content
TWF - Tex Willer Forum

Aumento di prezzo o riduzione di pagine?


Aumento di prezzo o riduzione di pagine?  

31 members have voted

You do not have permission to vote in this poll, or see the poll results. Please sign in or register to vote in this poll.

Recommended Posts

<span style="color:red">39 minuti fa</span>, Diablero dice:

Alla fine, gli unici che hanno fatto davvero qualcosa di eclatante nel cosiddetto "fumetto d'autore"...  sono stati quelli che erano in realtà autori "popolari". Come Pratt che faceva "giornaletti" dagli anni 50, come Magnus (che era schifato all'inizio perchè appunto "autore popolare e quindi intercambiabile su Alan Ford"), come Pazienza che è diventato famoso sul Male e Cannibale, non su Alter Alter, come Moebius che faceva western "commerciali" dagli anni 60, etc...   ma temo che invece un sacco di giovani autori dell'epoca si siano riempiti la testa di simili boiate, e considerino a tutt'oggi "disdicevole" accontentare il pubblico invece di fare la classica e banalissima storia pessimista adolescenziale che nella loro ignoranza scambiano per "matura"...

 

Purtroppo è vero quello che dici. Blueberry, Asterix, Comanche, i Puffi, Modesty Blaise, il Topolino di Gottfredson, Terry e i pirati, lo stesso Tex,  e l'elenco potrebbe durare pagine...erano tutti nati come fumetti popolari. Non erano mai stati pubblicati sin dall'inizio in una edizione extralusso con copertina plastificata e con alcuni numeri speciali firmati personalmente dall'autore. Erano fumetti pubblicati a puntate su riviste popolari, giornali, giornaletti, roba infima, indegna dell'attenzione di Grandi Miti. E come al solito la pietra scartata è diventata testata d'angolo.

 

Invece le cosiddette "storie intelligenti" che parlano della vita che è uno schifo, che il mondo è finito, che moriremo tutti e altre scemenze adolescenziali sono viste come capolavori e fumetti d'autore perchè - ma no! - nessuno ha mai pensato una roba simile prima d'ora. E che coraggio ha avuto l'autore a scrivere cose simili, urca. Tutta roba che ogni ragazzino scriveva nei suoi temi e nei suoi diari: una banalità allucinante. E poi, mai un pensiero allegro. Per essere "intelligenti" bisogna mostrarsi sofferenti e non ridere mai, covando in sè chissà quali tenebrosi segreti, facendo l'imitazione di Leopardi. E invece fanno ridere i polli.     

 

<span style="color:red">39 minuti fa</span>, Diablero dice:

Oggi è cambiato il clima politico, più che "d'autore / popolare" il discorso è diventato (nel fumetto USA soprattutto) "Woke - non woke", ma c'è sempre l'idea dell'autore che, dall'alto del suo "genio", deve "insegnare" al lettore, fornirgli (banalissima) perle di saggezza. Vuoi mettere far divertire il lettore, che cosa banale, quando il vero autore deve "insegnargli"? Non è una questione di far capire a questi autori che, a parte poche eccezioni, non hanno l'esperienza di vita di poter insegnare niente a nessuno: anche se lo capissero, NON SONO NARRATORI: è gente che ha seguito la vocazione sbagliata entrando nel mestiere sbagliato, avrebbero dovuto diventare predicatori, evangelisti, critici, ma di sicuro non narratori...

 

Oggi molti narrano con la nobile finalità di insegnare a noi povere teste di ghisa cosa dobbiamo pensare. Grazie ciccio, ma preferisco pensare da solo per conto mio.

 

Adesso, Diablero dice:

Praticamente tutti gli altri non vendono tanto quanto la trentesima ristampa di una storia di GL Bonelli (cosa che ha fatto sballare molti all'epoca della CSAC, convinti che doveva essere merito del colore...) In generale, come sempre: parlando degli sceneggiatori, a fare la differenza è la capacità di saper raccontare, di saper "prendere" il lettore e appassionarlo. NON sono "i temi", e di sicuro non lo scopo "didattico".

 

Invece, prendo un albo Bonelli a caso, quegli albi che anni fa erano sinonimi di avventura, emozioni, eroismo? Di solito ci trovo una storia su quanto è brutta la vita, quanto fa schifo il mondo (lo so già grazie, non ho bisogno di un autore che ha la metà dei miei anni e pensa che se non me lo diceva lui non me ne accorgevo...) e altre banalità varia, tutte dette con il tono di chi dice verità scomode che bisognava dire...  mi ricordano davvero le cose che scrive un adolescente, convinto che nessuno al mondo prima ha mai detto o pensato quelle cose...

 

Parole sante. E per evitare discussioni non dirò quali sono questi "albi Bonelli a caso" di cui parla Diablero: credo di aver capito benissimo quali sono. Chi vuole capire capisca.

Link to comment
Share on other sites

  • 2 weeks later...
Il 28/05/2024 at 22:53, Diablero dice:

Uno dei motivi per cui da decenni la produzione di "storie" (non solo a fumetti) è in crisi e gli sceneggiatori bravi sono più rari di un unicorno l'ha detto forse Gipi in una intervista del 2021

https://www.huffingtonpost.it/cultura/2021/02/28/news/gipi_sono_diventato_un_borghese_integralmente_e_mi_tolgo_di_mezzo_-5079482/

 

Perché hai cancellato il tuo account Twitter?

Perché mi faceva male.

Cosa ti faceva male?

Mi sono accorto di due cose stando sui social: la prima è che qualsiasi puttanata scrivessi c’era sempre qualcuno che comunque, molto gentilmente, mi diceva che ero un ‘genio’.

E qual è il problema?

Che quando qualcuno ti dice che sei un genio, anche se sai che non è vero, una parte di te ci crede. E quando a uno che fa il mio mestiere gli si insinua il dubbio di essere un genio è finito.

 

Negli anni 80 i social non c'erano, ma c'era già qualcuno che diceva ad autori che non avevano fatto nulla di eclatante che erano dei "geni", che il loro era "fumetto d'autore", mica quella boiate "popolari" come quelle di Barks, GL Bonelli, etx, che secondo gli idioti ignoranti che si sono inventati quella dicotomia da rimbambiti erano "popolari" perchè "intyercambiabili", nessuno si accorgeva se una storia di Tex la scriveva GL Bonelli o Nolitta (capire quanto bisognava essere ignoranti per intentarsi boiate simili?)

 

Alla fine, gli unici che hanno fatto davvero qualcosa di eclatante nel cosiddetto "fumetto d'autore"...  sono stati quelli che erano in realtà autori "popolari". Come Pratt che faceva "giornaletti" dagli anni 50, come Magnus (che era schifato all'inizio perchè appunto "autore popolare e quindi intercambiabile su Alan Ford"), come Pazienza che è diventato famoso sul Male e Cannibale, non su Alter Alter, come Moebius che faceva western "commerciali" dagli anni 60, etc...   ma temo che invece un sacco di giovani autori dell'epoca si siano riempiti la testa di simili boiate, e considerino a tutt'oggi "disdicevole" accontentare il pubblico invece di fare la classica e banalissima storia pessimista adolescenziale che nella loro ignoranza scambiano per "matura"...

 

Oggi è cambiato il clima politico, più che "d'autore / popolare" il discorso è diventato (nel fumetto USA soprattutto) "Woke - non woke", ma c'è sempre l'idea dell'autore che, dall'alto del suo "genio", deve "insegnare" al lettore, fornirgli (banalissima) perle di saggezza. Vuoi mettere far divertire il lettore, che cosa banale, quando il vero autore deve "insegnargli"?

 

Non è una questione di far capire a questi autori che, a parte poche eccezioni, non hanno l'esperienza di vita di poter insegnare niente a nessuno: anche se lo capissero, NON SONO NARRATORI: è gente che ha seguito la vocazione sbagliata entrando nel mestiere sbagliato, avrebbero dovuto diventare predicatori, evangelisti, critici, ma di sicuro non narratori...

A me il fatto che da sempre si disprezzi e si osteggi la narrativa popolare mi fa incazzare in una maniera che non ne avete idea. E' una campagna diffamatoria ad opera della stessa gente che scrive e legge storie "d'autore" che le uniche cose di grande che hanno sono la supponenza e la noia, opere convinte di veicolare chissà quale messaggio profondo o seguire le tendenze del momento. Una tragedia, insomma! Se l'editoria prescindesse da me (che compro e leggo tantissimo) che acquisto questo tipo di opere, sarebbe fallita già da decenni. Per questo dico: ma ben vengano i Salgari, i L'Amour, i Lansdale, i B-movies, i pulp, i GLB, e via di questo passo! BEN VENGANO!

Link to comment
Share on other sites

Hai ragione. Beato il popolo che NON ha bisogno di fumetti d'autore, di grande formato,  a colori, cover cartonata, pagine extralucide. Beato il popolo che NON ha bisogno del fumetto per gratificarsi. 

Beati quelli che invece chiedono al fumetto l'umile compito di passare in relax una mezz'oretta, anche se le storie sono ripetitive, anche se il formato è ridotto, anche se le pagine sono in bianconero. 

Link to comment
Share on other sites

Se non è fumetto d'autore quello di GLB allora ditemi qual è è soprattutto cos'è il fumetto d'autore.

Link to comment
Share on other sites

Il fumetto d'autore è quello disegnato dagli autori che i radical chic ritengono essere Autori d'Autore... A loro insindacabile giudizio.

Ecco allora che uno Zerocalcare è un Autore d'Autore, un GLB è un onesto artigiano. 

  • +1 1
Link to comment
Share on other sites

Posted (edited)

In sostanza, "fumetto d'autore" è un termine da snob. Proprio nel senso della parola: "snob" significa infatti "sine nobilitate", cioè "senza nobiltà". Come gli arricchiti di un tempo che dicevano di essere nobili ma non lo erano, comportandosi però come loro e diventandone così una parodia.

 

E un "fumetto d'autore" pretende di essere un fumetto nobile in mezzo al popolaccio, quando invece è solo un fumetto come tutti gli altri.

 

Esistono solo fumetti fatti bene e fumetti fatti male: ma non esistono "fumetti d'autore", cioè "fumetti nobili". Chiamarli così significa renderli involontariamente ridicoli.

Edited by joe7
Link to comment
Share on other sites

Un prodotto è definito d'autore quando chi lo realizza è nel pieno delle sue capacità decisionali e non ha limiti riguardo a scelte stilistiche o temi da affrontare, ovvero quando non è costretto a subire passivamente le imposizioni del committente.

 

Detto questo, non sta scritto da nessuna parte che un prodotto d'autore abbia maggiore qualità di un prodotto fatto su commissione. Anche perché l'autore non è detto che sia bravo a priori e anzi essere obbligato a seguire delle indicazioni può essergli di aiuto o addirittura indispensabile per focalizzare le sue competenze e trasformarle in un'opera finita.

 

Tante volte la qualità di un'opera è data dalla bravura di chi la commissiona e dalla sinergia che riesce a creare con chi la realizza.

Link to comment
Share on other sites

Adesso, frank_one dice:

Un prodotto è definito d'autore quando chi lo realizza è nel pieno delle sue capacità decisionali e non ha limiti riguardo a scelte stilistiche o temi da affrontare, ovvero quando non è costretto a subire passivamente le imposizioni del committente.

Un ragazzino di 9 anni che scarabocchia Paperino su un foglio di carta e gli fa dire "come sono sfortunato" ha realizzato un fumetto d'autore.

I miei disegnacci che riportano in immagini un mio racconto su Tex sono fumetti d'autore!

Che brava che sono.

Link to comment
Share on other sites

Posted (edited)
3 hours ago, Letizia said:

Se non è fumetto d'autore quello di GLB allora ditemi qual è è soprattutto cos'è il fumetto d'autore.

Quoto. la definizione stesse di "fumetto D'autore" vorrebbe dire che si tratta di opere "autoriali" in cui l'autore è insostituibile, mentre nel "fumetto popolare" ci sarebbero anonima manovalanza che si può sostituire senza che nessuno se ne accorga.

 

Ora, in base a questa definizione... trovatemi un fumetto più "d'autore" di Tex, in cui nessuno è mai riuscito a sostituire davvero GL Bonelli e i suoi fumetti si riconoscono subito dagli altri!  :lol:

 

Era una posizione appunto "SNOB" di gente che i fumetti che considerava "popolari" NON LI AVEVA MAI LETTI.

 

E attenzione... NON ERA la posizione di Umberto Eco, Vittorini, e gli altri critici che "nobilitarono" il fumetto negli anni 60! Vedo spesso attaccare questa nobilitazione assieme al "fumetto d'autore" come se fossero la stessa cosa: NO, quella divisione era una REAZIONE della cultura italiana chiusa e conservatrice CONTRO le tesi di Eco!

 

In "Apocalittici e Integrati" Eco deride la visione "apocalittica" di chi rifiuta la cultura di massa e la versione "integrata" per cui è tutto la stessa cosa, e sostiene che TUTTO è degno di analisi critica, da Mike Bongiorno ai Peanuts. Più in generale, lui e altri critici sostenevano che i fumetti avessero la dignità di qualunque altra opera, avessero SEMPRE contenuti che si potevano analizzare, e che si poteva farne un analisi critica.

 

La reazione di una certa sotto-cultura ignorante e snob italiana, di fronte all'arrivo di fumetti come Corto Maltese, La Rivolta dei Racchi, etc e a queste posizoni critiche? "Certo, ALCUNI fumetti, MA NON I FUMETTI "NORMALI", SOLO QUELLI "D'AUTORE". Che era il contrario di quello che aveva scritto Eco...

 

Il problema è che la moneta cattiva scaccia quella buona. Le cazzate che consentono a qualcuno di sentirsi superiore viaggiano e si diffondono, leggere invece "è fatica". E per molti autori l'essere "fumetto d'autore" era un modo per "vendersi", mentre invece appunto il fumetto "popolare" ha abbracciato la propria "popolarità" come metodo per sottrarsi a qualunque critica. "Non è scritto con i piedi, è fumetto popolare, cosa pretendete?"

 

On 5/29/2024 at 12:42 AM, joe7 said:

Invece le cosiddette "storie intelligenti" che parlano della vita che è uno schifo

Come Dylan Dog? Come la Storia del West? Come Alan Ford?

 

Alcune risposte, come, scusa, la tua, fanno trasparire ancora questa idea che esistano "due fumetti diversi": stai ancora sostendendo che esisterebbe un fumetto "popolare" che sarebbe "buono" contro un fumetto "troppo ambizioso" che sarebbe d'autore, mentre il fumetto dovrebbe essere "mero intrattenimento"...

 

Ma non è così! OVVIAMENTE ED EVIDENTEMENTE non era così! Il Tex di GL Bonelli non esprime una visione del mondo e un etica esattamente come qualunque altro fumetto?

 

Quella che "va bene sono diversi ma il popolare è meglio" è ESATTAMENTE una delle due posizioni "opportuniste" tenute dagli editori che hanno fatto proliferare quela divisione strampalata.

 

Il Paperino di Barks era di un pessimismo COSMICO sul futuro del mondo e sulla modernità. Sulla critica alla "società moderna" ha fatto decine di storie. Va bene accorgersene, o visto che è fumetto "popolare" NON POTREBBE FARLO? E noi non dovremmo accorgercene?

 

P.S.: Oggi il vero "fumetto popolare" è Zerocalcare, che vende più di tutti e viene pubblicato sui giornali e anche gratis online.. La Bonelli pubblica in libreria cose costose con tirature che una volta avevano le fanzine....

 

 

 

Edited by Diablero
  • +1 4
Link to comment
Share on other sites

<span style="color:red">29 minuti fa</span>, Letizia dice:

Un ragazzino di 9 anni che scarabocchia Paperino su un foglio di carta e gli fa dire "come sono sfortunato" ha realizzato un fumetto d'autore.

I miei disegnacci che riportano in immagini un mio racconto su Tex sono fumetti d'autore!

Che brava che sono.

Sei brava perché al posto di guardare Netflix o il soffitto ti sei data da fare e hai coltivato una passione ed assecondato un tuo bisogno espressivo. Sei anche un'autrice perché quell'opera l'hai fatta tu.

Se poi sei una brava... autrice, beh, questo lo decide il pubblico.

Link to comment
Share on other sites

Adesso, Diablero dice:

Come Dylan Dog? Come la Storia del West? Come Alan Ford?

Alcune risposte, come, scusa, la tua, fanno trasparire ancora questa idea che esistano "due fumetti diversi": stai ancora sostenendo che esisterebbe un fumetto "popolare" che sarebbe "buono" contro un fumetto "troppo ambizioso" che sarebbe d'autore, mentre il fumetto dovrebbe essere "mero intrattenimento"...

 

Non esiste il "mero intrattenimento": tutto quello che si realizza, dalle cose più stupide alle più intelligenti, ha un messaggio, che può o essere stupido o essere intelligente.

 

Come dice Umberto Eco, che tu hai citato, tutto è un messaggio.

 

Dylan Dog dice che la vita è un orrore e un nonsenso; la Storia del West dice che la vita è difficile e va affrontata con coraggio e onestà;  Alan Ford dice che la vita è solo cinismo.

 

Puoi essere d'accordo o no con queste presentazioni della vita: ma è comunque il messaggio che questi fumetti danno.

 

Come ho detto prima, non esiste il fumetto "d'autore" o "troppo ambizioso", come lo chiami tu: esistono solo dei buoni fumetti o dei cattivi fumetti. E io del fumetto guardo soprattutto il messaggio: posso essere d'accordo o meno col messaggio che mi dà, ma non ho mai considerato il fumetto come "puro intrattenimento". E' un racconto, un messaggio, un modo di spiegare la vita che l'autore ti offre. Per me leggere "La mano rossa" o i "Fratelli Karamazov" è lo stesso: li analizzo allo stesso modo, hanno uguale dignità.

 

Adesso, Diablero dice:

 

Ma non è così! OVVIAMENTE ED EVIDENTEMENTE non era così! Il Tex di GL Bonelli non esprime una visione del mondo e un etica esattamente come qualunque altro fumetto?

 

Sono perfettamente d'accordo: è proprio quello che ho detto.

 

Adesso, Diablero dice:

Quella che "va bene sono diversi ma il popolare è meglio" 

 

Qui si tratta di gusti: per me "popolare" o "d'autore" sono etichette che significano poco. Se un fumetto mi piace, bene, se no, no: e tante volte non mi piace perchè non mi piace il suo messaggio. E' la prima cosa che guardo.

 

Adesso, Diablero dice:

Il Paperino di Barks era di un pessimismo COSMICO sul futuro del mondo e sulla modernità. Sulla critica alla "società moderna" ha fatto decine di storie. Va bene accorgersene, o visto che è fumetto "popolare" NON POTREBBE FARLO? E noi non dovremmo accorgercene?

 

Non ho mai visto il Paperino di Barks come un "pessimismo cosmico": lo vedo piuttosto in "Alan Ford", per esempio. Ma si tratta del modo come si recepiscono i messaggi; se tu vedi del pessimismo nelle storie di Barks, io non lo vedo. Ma un autore può benissimo dare messaggi diversi a persone diverse. E' una cosa normale.

 

Adesso, Diablero dice:

P.S.: Oggi il vero "fumetto popolare" è Zerocalcare, che vende più di tutti e viene pubblicato sui giornali e anche gratis online.. La Bonelli pubblica in libreria cose costose con tirature che una volta avevano le fanzine....

 

Se Zerocalcare ha un gran successo, buon per lui. Ma un buon fumetto non dipende solo dal suo successo o meno: dipende anche dalla sua capacità di parlare alla gente e di durare nel tempo. Se le opere di Zerocalcare dureranno nel tempo e saranno capaci di parlare a tutti, allora saranno indubbiamente buone opere. 

Link to comment
Share on other sites

Posted (edited)

Il fumetto popolare dovrebbe essere realizzato da bravi autori (e meno bravi, basta che vendano), per un pubblico di affezionati che tutti i mesi o settimane si aspettano senza sosta e senza tregua nuovi episodi del loro personaggio preferito. Il cosiddetto "autore" invece pubblica il fumetto come e quando vuole lui, senza indicazioni "dall'alto" e senza timori reverenziali sui temi che vuole trattare e sul messaggio che vuole diffondere. Capita e spero capiterà che le cose si sovrappongano e sul fumetto in serie passano cose importanti e grandi prove artistiche, mentre altre volte su cartonati costosi stampati con tutta la cura possibile si vedono solo donnine scollacciate o scene di dubbio gusto. Al pubblico come sempre consensi o stroncature.

Edited by Dix Leroy
Link to comment
Share on other sites

Adesso, joe7 dice:

E io del fumetto guardo soprattutto il messaggio: posso essere d'accordo o meno col messaggio che mi dà, ma non ho mai considerato il fumetto come "puro intrattenimento". E' un racconto, un messaggio, un modo di spiegare la vita che l'autore ti offre. Per me leggere "La mano rossa" o i "Fratelli Karamazov" è lo stesso: li analizzo allo stesso modo, hanno uguale dignità.

Occhio che però questo è il tuo modo personale di fruire il fumetto e i modi sono molteplici. Qualsiasi opera è veicolo di messaggi? Sono d'accordo, però devi anche considerare che i messaggi possono anche essere ignorati o semplicemente non colti da tutti.

Per te non esiste il "mero intrattenimento" proprio perché sei attento ai messaggi quando leggi un fumetto, ma per una persona che legge in maniera più rilassata o che è più attenta al lato grafico, per lei il "mero intrattenimento" esiste eccome!

Ognuno legge quello che gli pare, ma soprattutto CI LEGGE quello che gli pare. E uno può anche decidere di non leggerci nulla, a prescindere dagli intenti dell'autore.

Adesso, joe7 dice:

Ma un buon fumetto non dipende solo dal suo successo o meno: dipende anche dalla sua capacità di parlare alla gente e di durare nel tempo.

E se uno riesce a parlare alla gente (ma bisognerebbe capire quale gente, ci sono pubblici diversi) come conseguenza di questa sua capacità non finisce forse per vendere ed avere successo? (Uno può parlare solo alla gente che compra i suoi fumetti, non a quelli che non li comprano).

 

Sul fatto di durare nel tempo ci sarebbe da ragionarci. Tex per esempio è durato nel tempo, ma il pubblico a cui parla è più o meno sempre quello. Obiettivamente quanti sono quelli sotto i 30 anni che leggono Tex oggi? A noi viene spontaneo pensare che i valori che Tex incarna siano tuttora validi dopo 75 anni, ma è la nostra opinione. Un ventenne sarebbe d'accordo?

Link to comment
Share on other sites

La penso un po' come Dix Leroy. La distinzione tra fumetto popolare e d'autore aveva forse un senso negli anni 70 finché veniva utilizzata per indicare il diverso sistema di realizzazione: fumetto seriale realizzato in team da una parte e storia pensata, sentita e creata da una persona per raccontare il mondo attraverso il filtro del proprio sentire dall'altra.

Ma la penso anche come Diablero e Joe7: se qualcuno con questa distinzione pretende di assegnare qualità a una parte e demeriti all'altra, allora non ha capito nulla di fumetti e di letteratura disegnata. Facile confutare questa idea balzana facendo l'esempio di Magnus che passa continuamente dal fumetto popolare a quello d'autore, ma anche di Micheluzzi o Toppi o Battaglia che uniscono perfettamente il "mero intrattenimento" alla realizzazione autoriale.

Mi pare che dopo gli anni 70 la distinzione abbia avuto sempre meno senso, sia per l'autorialità di fumetti serali (Ken Parker e Dylan Dog su tutti, ma come giustamente già ricordato già il Tex di GLB), sia per la serialità (un po' opportunistica) di certi fumetti d'autore (penso a Il Gioco di Manara o a Druuna o agli ultimi Corto Maltese di Pratt).

Oggi vedo che nessuno fa più distinzione tra fumetto popolare e fumetto d'autore, ma si parla di fumetto seriale e graphic novel, nomi che evitano gli equivoci delle precedenti definizioni.

 

Link to comment
Share on other sites

Avete fatto delle osservazioni molto interessanti, il problema è che ne avete fatte troppe ed è impossibile replicare per filo e per segno...quindi scusate la brevità nel rispondere, ma cercherò di essere chiaro.

 

Quando leggo un fumetto o un libro, lo faccio perchè mi piace farlo (se no non lo farei, chiaro), e, nello steso tempo, lo analizzo, ci rifletto sopra. Per me è "intrattenimento" sia leggere quello che mi piace, che analizzare quello che mi piace. 

 

Inoltre, non c'è bisogno di essere degli analisti per percepire il messaggio della storia: un messaggio, debole o forte, lo si riceve sempre, anche a leggere distrattamente. 

 

Un autore non è diminuito dal fatto che scriva per la gente e con delle limitazioni: questo è il caso di tutti gli artisti di tutti i tempi. Se Michelangelo ha fatto la Cappella Sistina, l'ha fatta su commissione, e quindi non poteva certo farla come gli pareva: eppure ha realizzato qualcosa di unico.

 

Un artista nel suo lavoro dà un messaggio a tutti - è questa la sua missione - e quindi deve fare un messaggio il più possibile chiaro: e questo implica delle regole da rispettare, quelle che vengono chiamate "limitazioni". Ma sono le stesse della sintassi e della grammatica. Se non si seguono, è impossibile scrivere o parlare in modo comprensibile. Lo stesso vale per le opere artistiche, dal più umile fumetto al più grande capolavoro omerico.

 

Riguardo ai valori che Tex sostiene, restano validi sempre: per esempio, il trionfo della giustizia e la punizione del malvagio. Oppure il valore del coraggio e del sacrificio.  Sono concetti base che sono presenti in ogni civiltà. Nessuno legge più l'Uomo Mascherato e Mandrake, due fumetti ormai praticamente scomparsi: ma il loro successo è stato innegabile, tanto che sono ricordati ancor oggi e ogni tanto vengono ristampati.

 

Non so se ho risposto a tutto, ma comunque ci ho provato.

Link to comment
Share on other sites

Adesso, joe7 dice:

Michelangelo ha fatto la Cappella Sistina, l'ha fatta su commissione, e quindi non poteva certo farla come gli pareva: eppure ha realizzato qualcosa di unico.

No no, Michelangelo ha fatto (o meglio, ha creato) la Cappella Sistina come cavolo pareva a lui e non certo come pareva a Giulio II.

Link to comment
Share on other sites

Posted (edited)
Adesso, Letizia dice:

No no, Michelangelo ha fatto (o meglio, ha creato) la Cappella Sistina come cavolo pareva a lui e non certo come pareva a Giulio II.

 

Certamente. Ma lì non poteva certo fare le scene di un baccanale o le avventure amorose di Giove: doveva rappresentare per forza delle scene bibliche. Poi le ha rappresentate con un suo stile unico. Non ha mai sentito limitazioni: ha dato sfogo a tutto il suo talento in questa realizzazione e da secoli tutti lo stanno studiando ancora, rimanendo ogni volta impressionati dal risultato.

Edited by joe7
Link to comment
Share on other sites

Adesso, joe7 dice:

baccanale

Un baccanale magari no, ma l'hai vista la Sistina?

Sai niente di un certo Braghettone?

Michelangelo ha dipinto quello che voleva, come voleva e quando voleva.

Link to comment
Share on other sites

Adesso, joe7 dice:

Un artista nel suo lavoro dà un messaggio a tutti - è questa la sua missione - e quindi deve fare un messaggio il più possibile chiaro: e questo implica delle regole da rispettare, quelle che vengono chiamate "limitazioni". Ma sono le stesse della sintassi e della grammatica. Se non si seguono, è impossibile scrivere o parlare in modo comprensibile. Lo stesso vale per le opere artistiche, dal più umile fumetto al più grande capolavoro omerico.

Sì, le regole vanno conosciute. Ogni medium ha un suo linguaggio, dai tempi del montaggio in un film alla direzione delle linee di fuga in una vignetta. Sono limiti con cui bisogna fare i conti, ma sono anche i confini che definiscono una particolare arte.

C'è anche da dire che i più grandi artisti sono diventati tali proprio perché hanno saputo andare oltre le regole (e così hanno contribuito a codificarne di nuove), però è vero che per infrangere le regole le devi prima conoscere.

 

L'esempio di Michelangelo è azzeccato. Gli hanno dato un limite e guarda cosa ne ha tirato fuori. Non glielo avessero dato avrebbe probabilmente creato una cosa senza capo ne coda: il peggior nemico di un artista è la mancanza di limiti.

Link to comment
Share on other sites

3 hours ago, joe7 said:

Non ho mai visto il Paperino di Barks come un "pessimismo cosmico": lo vedo piuttosto in "Alan Ford", per esempio. Ma si tratta del modo come si recepiscono i messaggi; se tu vedi del pessimismo nelle storie di Barks, io non lo vedo. Ma un autore può benissimo dare messaggi diversi a persone diverse. E' una cosa normale.

Hai mai visto una moda "moderna" trattata bene in una storia di Barks? Non molto tempo fa nel forum si era parlato (per una supposta - e inesistente - somiglianza con "Diablero") della storia della ragazza allevata dai dingo. Che viene catturata e rincitrullita tramite la moderna musica rock...  :laugh:

 

Si potrebbe dire che questa continua derisione di ogni "modernità" (dall'arte alla pubblicità alla moda, tutto ciò che è "moderno" viene deriso in Barks) sia dovuta solo al fatto che doveva far ridere: ma allora come mai in "Old California", con i Paperi che viaggiano indietro nel tempo, tutto viene trattato con rispetto e nostalgia? Cosa rappresenta davvero Zio Paperone nella versione "eroica" matura?

 

Il cinismo di Alan Ford è eterno e immutabile: nelle storie del Numero Uno, tutti sono sempre stati cialtroni, dall'alba dei tempi, nessun eroe è mai stato davvero degno di rispetto e tutto ciò che li faceva muovere era l'avidità o la stupidità. La stessa cosa viene detta in MaxMagnus: cambiano i suonatori, ma la musica è sempre la stessa, e l'amministratore fiduciario è sempre al suo posto ad ogni cambio di regime.

 

La visione del mondo di Barks è diversa: è nostalgica, Barks crede che un tempo le cose fossero migliori, e che il mondo sia gettato in caduta libera in un vortice di stupidità. In Barks non è tutto immutabile: dice proprio che stiamo peggiorando.

 

In entrambi i casi, credo siano visioni del mondo così chiare e contrastanti con il falso ottimismo del "mondo migliore possibile" da aver contribuito al loro successo e alla loro qualità: a rimanere nel tempo in genere non sono le opere che dicono che stiamo tutti bene e siamo governati benissimo...  :lol:

 

4 hours ago, joe7 said:

Se Zerocalcare ha un gran successo, buon per lui. Ma un buon fumetto non dipende solo dal suo successo o meno: dipende anche dalla sua capacità di parlare alla gente e di durare nel tempo. Se le opere di Zerocalcare dureranno nel tempo e saranno capaci di parlare a tutti, allora saranno indubbiamente buone opere. 

Beh, ormai sono 15 anni e il successo non solo non cala, ma continua ad aumentare... direi che il tempo ha parlato! :laugh:

 

3 hours ago, Dix Leroy said:

l fumetto popolare dovrebbe essere realizzato da bravi autori (e meno bravi, basta che vendano), per un pubblico di affezionati che tutti i mesi o settimane si aspettano senza sosta e senza tregua nuovi episodi del loro personaggio preferito. Il cosiddetto "autore" invece pubblica il fumetto come e quando vuole lui, senza indicazioni "dall'alto" e senza timori reverenziali sui temi che vuole trattare e sul messaggio che vuole diffondere.

 

Visione "idilliaca dall'alto", che non trova molti corrispondenti con la realtà.

 

Se guardiamo la REALE storia del fumetto, cosa scopriamo? Che in generale le storie più "eversive", più controcorrente, sono state quelle realizzate per "robaccia commerciale", proprio appunto perchè "non ci faceva caso nessuno, basta che vendano"

 

Negli anni 70, Steve Englehart scrisse una saga di Capitan America in cui una cospirazione vuole distruggere la democrazia e imporre una dittatura, dominata dall'"Impero Segreto". Capitan America sgomina, in una storia lunga con l'aiuto di altri eroi tipo gli X-men, l'Impero Segreto, e alla fine ne insegue il capo fino al suo covo: la Casa Bianca. Il capo dell'organizzazione golpista e criminale è il Presidente degli Stati Uniti (all'epoca credo fosse ancora Nixon, ma non sono sicuro, in ogni caso non se ne vede la faccia). Il Presidente degli Stati Uniti si spara un colpo in testa, di fronte a Capitan America. Negli albi successivi Capitan America cambia costume perchè non crede più nella bandiera americana, diventando "Nomad"

 

[Englehart comunque è anche quello che in una storia del Dr Strange mostra che il Dio creatore del mondo al momento del Big Bang era un mago criminale proveniente dal futuro, e in una storia dei Vendicatori una prostituta di Saigon viene eletta "Madonna Celestiale". che partorirà il salvatore dell'universo... era un tipetto così insomma...  :laugh:]

 

Perché potevano farlo? Perché a nessuno importava nulla dei fumetti. Erano "robaccia". C'era stata la campagna di stampa di Wertham negli anni 50 che li aveva esposti all'opinione pubblica bigotta e beghina che credeva nella "cultura alta" e che era rimasta scandalizzata che i ragazzi avessero simili letture invece di opere "educative" e "di qualità" e ne erano stati quasi distrutti. Ma poi la politica se ne era fregata. "roba da poco che non fa girare troppi soldi" significa, in genere, poca censura e MASSIMA libertà espressiva. Erano i tempi in cui nei "pornazzi" si poteva deridere la politica, e in cui GL Bonelli poteva tranquillamente far vedere Tex che combatteva contro gli Stati uniti, o proteggeva un rapinatore dalla Legge, o solidarizzava con un criminale assassino ricercato come Apache Kid, o poteva uccidere crudelmente Higgins (oggi no!)

 

Facciamo un salto di qualche decennio. Una ventina di anni fa la DC pubblica una serie "irriverente" e molto più "eversiva" dei suoi normali Supereroi, chiamata "The Authority". L'idea di base era che se un supereroe avesse davvero a cuore il bene pubblico, diventerebbe un supercriminale. Perché si troverebbe come nemici tutti i governi che NON vogliono il bene pubblico. Quindi questo gruppo di personaggi dai poteri eccezionali, The Authority, prende in pratica il controllo del mondo, proibendo guerre, genocidi, giudicando le dispute fra nazioni secondo (la loro) giustizia, etc.

Nell'ultima storyline della serie, il "nemico" è il governo degli Stati Uniti, che vuole eliminarli e li sostituisce con supereroi "governativi" sponsorizzati. Dopo aver vinto la lotta uccidendo le loro controparti "autorizzate dalla legge" (ma in realtà erano un campionario di sadici assassini motivati soprattutto dai soldi), decidono di "punire", a scopo intimidatorio, gli Stati uniti. Vanno alla casa bianca, prendono Bush Junior (all'epoca presidente), con lui che si difende balbettando "non è colpa mia, io non conto niente, mi dicono loro cosa devo dire...", e... lo teleportano in Afghanistan. Di fronte ai poveri contadini che stava "liberando" a furia di bombe. E lo lasciano "alla loro clemenza" (non viene mostrato, ma è chiaro che non sopravvive a lungo).

Però stavolta la storia viene censurata. La serie viene bloccata per mesi, e poi esce in una versione molto censurata, e poi viene chiusa dalla DC nonostante avesse vendite elevate, con gli autori che smettono con la DC e vanno alla Marvel.

 

Non si può più fare.

 

I film, telefilm e i videogiochi di supereroi iniziano a macinare soldi, e soprattutto, adesso i fumetti DC vengono analizzati, recensiti, se ne parla nel web e su youtube, e quindi...  NON SI RISCHIA PIÙ LO SCANDALO!

 

Andatevi a vedere cosa c'era nelle "Riviste D'autore" passato il primo momento di novità (e di libertà), diciamo nella seconda metà degli anni 80: storie stereotipate, banali e "buoniste" che più inoffensive non si può. Magari "poetiche", al grido di "bisogna salvare i cuccioli" e "la guerra è cattiva", ma nulla che facesse incavolare qualcuno (qualcuno ancora ci provava, gli autori davvero "popolari" che facevano aumentare le vendite e quindi erano più tollerati tipo Pazienza, ma le storie di Pazienza su Comic Art venivano sempre criticate da lettere in redazione che dicevano che Pazienza era un autore "da pornazzi", non "da fumetto d'autore".

 

Che idea avevano di "roba d'autore" questi lettori? Evidentemente si confondevano con le letture consigliate dalla parrocchia...

 

La maggior parte della gente che se ne riempie la bocca, i classici NON LI HA MAI LETTI. Senti emeriti tromboni ignoranti (politici soprattutto ma anche tanti presentatori e giornalisti lecchini) mettersi a pontificare in TV sul fatto che nella "letteratura alta" non si parla di cose "basse" e "peccaminose", e ti rendi conto che sono ignoranti come capre (o fingono di esserlo per fare propaganda alle menti semplici)

 

James Joyce è considerato il massimo autore di lingua inglese della prima metà del XX secondo, l'Ulysses è il suo capolavoro riconosciuto: e nell'Ulysses c'è una scena con una descrizione dettagliata di un personaggi che va a defecare in un gabinetto, cosa prova istante per istante, nel famoso "stream of consciousness" di Joyce. I suoi personaggi si masturbano, trombano, e fanno tutte le "robacce" che secondo i tromboni benpensanti "non si devono scrivere".

 

Ah, ma Joyce era notoriamente un dissoluto, ateo, anticlericale, e messo all'indice dalla Chiesa! Deve essere per quello, no? No. Dante nella Divina Commedia mette merda e scoregge. E trovatemi un qualsiasi premio Nobel per la letteratura in tutta la storia del premio che passerebbe il vaglio dei "benpensanti" tromboni televisivi... (chi dice "Dario Fo" si prende il premio per la battuta più bella della giornata :laugh: )

 

Milan Kundera, che non era solo un eccezionale romanziere ma anche un saggista e polemista, definisce la differenza Arte e il Kitsch (tipo la propaganda) dicendo che il Kitsch è "LA NEGAZIONE DELLA MERDA". L'arte parla dell'uomo REALE, parla della nostra vita, di noi come persone reali. Con luci e ombre, e noi produciamo anche merda. L'essere umano è anche questo, tromba, rutta, scoreggia, e produce merda. Se vuoi parlare dell'esperienza umana con ONESTÀ e fare arte, non lo puoi negare. Anche se scrivi fantasy o fantascienza.

 

O puoi essere uno che vuole rifilare balle, uno che vuol fare propaganda per un politico o un detersivo, che ti racconta fuffa falsa e priva di valore, e per venderti il suo prodotto ti dice che tu non produci mai merda, e chi ti dice il contrario è una persona brutta, un pornografo, un maiale e non è "un vero artista", che i "veri artisti" descrivono un umanità che non fa "cosacce" ed è perfettamente lavata con Dixan...

 

C'è più "arte", vera, nella produzione "popolare" (certo, sempre secondo la legge di Sturgeon, "il 90% di tutto è merda", con "merda" in questo caso non in senso letterale ma come oggettivo e veritiero giudizio critico, nel mare della produzione "popolare" se non hai una mappa o una guida ne devi leggere di schifezze prima di trovare qualcosa di valido, a questo servirebbe la critica...se davvero servisse a qualcosa!) che non nella produzione "d'autore". Perché vale anche qui un altra grande verità: se parti convinto di essere un "artista" e vuoi fare cose "artistiche", produrrai solo kitsch. Perché sarai molto, molto, molto più "inquadrato" e limitato dal fatto che vuoi fare una cosa che piacerà ai critici, ai tromboni, che possa vincere premi, etc, di un autore "popolare" molto più libero (poi la legge di Sturgeon vale anche al contrario: anche in queste condizioni, il 10% non è merda, se un autore è valido riesce a fare cose valide anche con i mille paletti del "fumetto D'autore"...)

  • Thanks (+1) 1
  • +1 1
Link to comment
Share on other sites

<span style="color:red">3 ore fa</span>, Diablero dice:

Hai mai visto una moda "moderna" trattata bene in una storia di Barks? Non molto tempo fa nel forum si era parlato (per una supposta - e inesistente - somiglianza con "Diablero") della storia della ragazza allevata dai dingo. Che viene catturata e rincitrullita tramite la moderna musica rock...  :laugh:

 

Si potrebbe dire che questa continua derisione di ogni "modernità" (dall'arte alla pubblicità alla moda, tutto ciò che è "moderno" viene deriso in Barks) sia dovuta solo al fatto che doveva far ridere: ma allora come mai in "Old California", con i Paperi che viaggiano indietro nel tempo, tutto viene trattato con rispetto e nostalgia? Cosa rappresenta davvero Zio Paperone nella versione "eroica" matura?

 

Il cinismo di Alan Ford è eterno e immutabile: nelle storie del Numero Uno, tutti sono sempre stati cialtroni, dall'alba dei tempi, nessun eroe è mai stato davvero degno di rispetto e tutto ciò che li faceva muovere era l'avidità o la stupidità. La stessa cosa viene detta in MaxMagnus: cambiano i suonatori, ma la musica è sempre la stessa, e l'amministratore fiduciario è sempre al suo posto ad ogni cambio di regime.

 

La visione del mondo di Barks è diversa: è nostalgica, Barks crede che un tempo le cose fossero migliori, e che il mondo sia gettato in caduta libera in un vortice di stupidità. In Barks non è tutto immutabile: dice proprio che stiamo peggiorando.

 

In entrambi i casi, credo siano visioni del mondo così chiare e contrastanti con il falso ottimismo del "mondo migliore possibile" da aver contribuito al loro successo e alla loro qualità: a rimanere nel tempo in genere non sono le opere che dicono che stiamo tutti bene e siamo governati benissimo...  :lol:

 

Beh, ormai sono 15 anni e il successo non solo non cala, ma continua ad aumentare... direi che il tempo ha parlato! :laugh:

 

 

Visione "idilliaca dall'alto", che non trova molti corrispondenti con la realtà.

 

Se guardiamo la REALE storia del fumetto, cosa scopriamo? Che in generale le storie più "eversive", più controcorrente, sono state quelle realizzate per "robaccia commerciale", proprio appunto perchè "non ci faceva caso nessuno, basta che vendano"

 

Negli anni 70, Steve Englehart scrisse una saga di Capitan America in cui una cospirazione vuole distruggere la democrazia e imporre una dittatura, dominata dall'"Impero Segreto". Capitan America sgomina, in una storia lunga con l'aiuto di altri eroi tipo gli X-men, l'Impero Segreto, e alla fine ne insegue il capo fino al suo covo: la Casa Bianca. Il capo dell'organizzazione golpista e criminale è il Presidente degli Stati Uniti (all'epoca credo fosse ancora Nixon, ma non sono sicuro, in ogni caso non se ne vede la faccia). Il Presidente degli Stati Uniti si spara un colpo in testa, di fronte a Capitan America. Negli albi successivi Capitan America cambia costume perchè non crede più nella bandiera americana, diventando "Nomad"

 

[Englehart comunque è anche quello che in una storia del Dr Strange mostra che il Dio creatore del mondo al momento del Big Bang era un mago criminale proveniente dal futuro, e in una storia dei Vendicatori una prostituta di Saigon viene eletta "Madonna Celestiale". che partorirà il salvatore dell'universo... era un tipetto così insomma...  :laugh:]

 

Perché potevano farlo? Perché a nessuno importava nulla dei fumetti. Erano "robaccia". C'era stata la campagna di stampa di Wertham negli anni 50 che li aveva esposti all'opinione pubblica bigotta e beghina che credeva nella "cultura alta" e che era rimasta scandalizzata che i ragazzi avessero simili letture invece di opere "educative" e "di qualità" e ne erano stati quasi distrutti. Ma poi la politica se ne era fregata. "roba da poco che non fa girare troppi soldi" significa, in genere, poca censura e MASSIMA libertà espressiva. Erano i tempi in cui nei "pornazzi" si poteva deridere la politica, e in cui GL Bonelli poteva tranquillamente far vedere Tex che combatteva contro gli Stati uniti, o proteggeva un rapinatore dalla Legge, o solidarizzava con un criminale assassino ricercato come Apache Kid, o poteva uccidere crudelmente Higgins (oggi no!)

 

Facciamo un salto di qualche decennio. Una ventina di anni fa la DC pubblica una serie "irriverente" e molto più "eversiva" dei suoi normali Supereroi, chiamata "The Authority". L'idea di base era che se un supereroe avesse davvero a cuore il bene pubblico, diventerebbe un supercriminale. Perché si troverebbe come nemici tutti i governi che NON vogliono il bene pubblico. Quindi questo gruppo di personaggi dai poteri eccezionali, The Authority, prende in pratica il controllo del mondo, proibendo guerre, genocidi, giudicando le dispute fra nazioni secondo (la loro) giustizia, etc.

Nell'ultima storyline della serie, il "nemico" è il governo degli Stati Uniti, che vuole eliminarli e li sostituisce con supereroi "governativi" sponsorizzati. Dopo aver vinto la lotta uccidendo le loro controparti "autorizzate dalla legge" (ma in realtà erano un campionario di sadici assassini motivati soprattutto dai soldi), decidono di "punire", a scopo intimidatorio, gli Stati uniti. Vanno alla casa bianca, prendono Bush Junior (all'epoca presidente), con lui che si difende balbettando "non è colpa mia, io non conto niente, mi dicono loro cosa devo dire...", e... lo teleportano in Afghanistan. Di fronte ai poveri contadini che stava "liberando" a furia di bombe. E lo lasciano "alla loro clemenza" (non viene mostrato, ma è chiaro che non sopravvive a lungo).

Però stavolta la storia viene censurata. La serie viene bloccata per mesi, e poi esce in una versione molto censurata, e poi viene chiusa dalla DC nonostante avesse vendite elevate, con gli autori che smettono con la DC e vanno alla Marvel.

 

Non si può più fare.

 

I film, telefilm e i videogiochi di supereroi iniziano a macinare soldi, e soprattutto, adesso i fumetti DC vengono analizzati, recensiti, se ne parla nel web e su youtube, e quindi...  NON SI RISCHIA PIÙ LO SCANDALO!

 

Andatevi a vedere cosa c'era nelle "Riviste D'autore" passato il primo momento di novità (e di libertà), diciamo nella seconda metà degli anni 80: storie stereotipate, banali e "buoniste" che più inoffensive non si può. Magari "poetiche", al grido di "bisogna salvare i cuccioli" e "la guerra è cattiva", ma nulla che facesse incavolare qualcuno (qualcuno ancora ci provava, gli autori davvero "popolari" che facevano aumentare le vendite e quindi erano più tollerati tipo Pazienza, ma le storie di Pazienza su Comic Art venivano sempre criticate da lettere in redazione che dicevano che Pazienza era un autore "da pornazzi", non "da fumetto d'autore".

 

Che idea avevano di "roba d'autore" questi lettori? Evidentemente si confondevano con le letture consigliate dalla parrocchia...

 

La maggior parte della gente che se ne riempie la bocca, i classici NON LI HA MAI LETTI. Senti emeriti tromboni ignoranti (politici soprattutto ma anche tanti presentatori e giornalisti lecchini) mettersi a pontificare in TV sul fatto che nella "letteratura alta" non si parla di cose "basse" e "peccaminose", e ti rendi conto che sono ignoranti come capre (o fingono di esserlo per fare propaganda alle menti semplici)

 

James Joyce è considerato il massimo autore di lingua inglese della prima metà del XX secondo, l'Ulysses è il suo capolavoro riconosciuto: e nell'Ulysses c'è una scena con una descrizione dettagliata di un personaggi che va a defecare in un gabinetto, cosa prova istante per istante, nel famoso "stream of consciousness" di Joyce. I suoi personaggi si masturbano, trombano, e fanno tutte le "robacce" che secondo i tromboni benpensanti "non si devono scrivere".

 

Ah, ma Joyce era notoriamente un dissoluto, ateo, anticlericale, e messo all'indice dalla Chiesa! Deve essere per quello, no? No. Dante nella Divina Commedia mette merda e scoregge. E trovatemi un qualsiasi premio Nobel per la letteratura in tutta la storia del premio che passerebbe il vaglio dei "benpensanti" tromboni televisivi... (chi dice "Dario Fo" si prende il premio per la battuta più bella della giornata :laugh: )

 

Milan Kundera, che non era solo un eccezionale romanziere ma anche un saggista e polemista, definisce la differenza Arte e il Kitsch (tipo la propaganda) dicendo che il Kitsch è "LA NEGAZIONE DELLA MERDA". L'arte parla dell'uomo REALE, parla della nostra vita, di noi come persone reali. Con luci e ombre, e noi produciamo anche merda. L'essere umano è anche questo, tromba, rutta, scoreggia, e produce merda. Se vuoi parlare dell'esperienza umana con ONESTÀ e fare arte, non lo puoi negare. Anche se scrivi fantasy o fantascienza.

 

O puoi essere uno che vuole rifilare balle, uno che vuol fare propaganda per un politico o un detersivo, che ti racconta fuffa falsa e priva di valore, e per venderti il suo prodotto ti dice che tu non produci mai merda, e chi ti dice il contrario è una persona brutta, un pornografo, un maiale e non è "un vero artista", che i "veri artisti" descrivono un umanità che non fa "cosacce" ed è perfettamente lavata con Dixan...

 

C'è più "arte", vera, nella produzione "popolare" (certo, sempre secondo la legge di Sturgeon, "il 90% di tutto è merda", con "merda" in questo caso non in senso letterale ma come oggettivo e veritiero giudizio critico, nel mare della produzione "popolare" se non hai una mappa o una guida ne devi leggere di schifezze prima di trovare qualcosa di valido, a questo servirebbe la critica...se davvero servisse a qualcosa!) che non nella produzione "d'autore". Perché vale anche qui un altra grande verità: se parti convinto di essere un "artista" e vuoi fare cose "artistiche", produrrai solo kitsch. Perché sarai molto, molto, molto più "inquadrato" e limitato dal fatto che vuoi fare una cosa che piacerà ai critici, ai tromboni, che possa vincere premi, etc, di un autore "popolare" molto più libero (poi la legge di Sturgeon vale anche al contrario: anche in queste condizioni, il 10% non è merda, se un autore è valido riesce a fare cose valide anche con i mille paletti del "fumetto D'autore"...)

I fumetti dove i personaggi ruttano e scoreggiano non mi piacciono.

Link to comment
Share on other sites

1 hour ago, Dix Leroy said:

I fumetti dove i personaggi ruttano e scoreggiano non mi piacciono.

Non commettere una delle tipiche fallacie logiche insegnate dalla TV (che oggi insegna davvero a ragionare "male")

 

Il Kitsch è la negazione della merda nell'intenzione: non nominarla non è la negazione: semplicemente un opera parla d'altro. La propaganda è una negazione ATTIVA, non passiva. La negazione non è l'astensione, sono concetti diversi.

Link to comment
Share on other sites

Su un altro forum, a proiposito di un mio intervento, un utente con un pizzico di alterigia ha detto (estrappolo dal contesto) che chi compra Bonelli sa già che trova, pagando un tanto al chilo, sempre la solita solfa già vista.

Cioè, al di là del contesto in cui l'ha detto, è questo il parere che chi non legge i Bonelli ha dei Bonelli.

<span style="color:red">1 ora fa</span>, Dix Leroy dice:

I fumetti dove i personaggi ruttano e scoreggiano non mi piacciono.

Anche io sono d'accordo con Dix, Diablero. Il fumetto può (deve) avere anche una funzione educativa e non mostrare le scorregge, i rutti o, peggio, le bestemmie, non è "astensione", ma "messaggio" che ci dice: non merita di essere esplicitato perchè è sbagliato. 

Link to comment
Share on other sites

Posted (edited)

OK, quindi Tex Willer che ci mostra "la merda" (l'imperfezione umana) mostrando personaggi che sono costretti a fare il male dalle circostanze (sia in Wanted che in Apache Kid, per nominare due storie fra tante) "è sbagliato".

 

Idem per la Divina Commedia, l'Ulysses, Leopardi, fino a Dario Fo, e i tanti altri autori che ne parlano, nello stesso senso "metaforico" come imperfezione umana o anche in senso letterale, "Cattivo Dante, non si fa, è sbagliato"

 

La "vera arte" sono cose che esaltano la perfezione umana, tipo "Il trionfo della volontà" del 1934 di Leni Riefenstahl (regista eccezionale, prova che qui non si sta parlando di "bravi" o "non bravi")

 

Basta capire che scala di valori usate...

 

(scusate la delicatezza degli esempi, tipo "martellata nelle gengive", ma davvero qui mi rendo conto che senza esempi più che espliciti si continua a scambiare la questione con "mamma mamma ha detta cacca"...)

Edited by Diablero
Link to comment
Share on other sites

Ma no. Io intendo solo dire che è educativo evitare le bestemmie, i rutti, le scorregge, che non sono, peraltro funzionali al racconto, ma inutili. Evidandoli, l'autore ti insegna che non sono una bella cosa. 

E' chiaro che invece, i comportamenti negativi del cattivi sono non solo funzionali, ma fondamentali per il racconto. Poi, ricordiamoci che il cattivo viene punito da Tex, per cui il fumetto diventa educativo in questo senso. 

Non voglio allargare il campo, ma limitarmi alle "espressioni".

Link to comment
Share on other sites

  • Recently Browsing   0 members

    • No registered users viewing this page.
×
×
  • Create New...

Important Information

Terms of Use - Privacy Policy - We have placed cookies on your device to help make this website better. You can adjust your cookie settings, otherwise we'll assume you're okay to continue.