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Caro @Tex_Willer90 ho letto il tuo intervento. In Italia ha sempre e solo funzionato un solo formato: quello Bonelli. Anche Ratman, l'unico fumetto di supereroi che abbia mai avuto successo in Italia, è stato pubblicato in quel formato (poi si è passati al gigante, alle raccolte, e al formato comic book), ma il formato originale era Bonelli e in bianco e nero (con griglia, come Jack Kirby). I supereroi, quando hanno prosperato in edicola, impilavano 3 serie, alle volte similari, alle volte no sulle 72 pagine dell'albo. Quando i lettori hanno protestato (perché devo leggere anche l'uomo maiale in appendice agli X-men?) hanno cominciato a pubblicare monografici di 32 pagine al costo di 4 euro (di cui solo 22 di fumetto). Tra qualche mese è probabile che gli spillati mensili saranno solo Batman e Spiderman, tutto il resto passerà ai volumi da libreria. Come dimostra il recente successo di Tex Willer puoi provare a ridurre le pagine (sempre del formato Bonelli, con prezzo contenuto), ma è inutile cambiare il formato. Non appena la nuova dirigenza ha preso il potere, dopo una serie di iniziative fallimentari (Saguaro pubblicato ma abbandonato a sé stesso, in edicola, con disegnatori poco accattivanti - è comunque durato ben 3 anni, Orfani, iper pubblicizzata, la ristampa con Gazzetta, quella di Bao, il motion comic, è durato 1 anno e mezzo in più,- Adam Wild pubblicato senza una supervisione, Mercurio Loi, celebratissimo e premiatissimo fumetto, pubblicato a colori, perché non si sa, visto che costava un euro in più di Tex, è durato meno di 2 anni, - Odessa la serie più preparata dalla Bonelli - così detto in conferenza stampa da Antonio Serra, - non lo ha letto nessuno) ha deciso di provare nuovi formati. Il formato audace che ha chiuso dopo un anno e il formato da libreria alla francese (non mi sembra che ci sia un successo eclatante di questa linea, il Confine non esce da più di 1 anno - doveva essere trimestrale- e se Nero ed Eternity vendessero sfracelli - parlo di 10mila copie - ce lo avrebbero detto). Sia i supereroi che i volumi francesi in Italia non hanno mai venduto nulla. Sui contenuti: in Bonelli hanno provato a fa' gli americani. A metà anni '90 Sergio Bonelli decide di rinnovare le due serie create da lui. Zagor viene affidato a Boselli e Mister No a Masiero. Zagor accoglie nel suo contenitore i romanzi pulp degli anni '30 che integra con le passioni letterarie di Sergio Bonelli, riscopre le trasferte e utilizza nuovi e credibili nemici, ma sempre ancorato a Darkwood. A Masiero piacciono i super eroi. Il pilota dopo una discesa nella tristezza e nella depressione viene di corsa riportato a Manaus (un po' di storie americane restano in magazzino e non vengono mai pubblicate) e tristemente chiude. Avranno imparato la lezione? Pare di no! Nathan Never ha avuto due o tre ripartenze. Il numero 251 doveva essere il NINO: Nuovo Inizio NeverianO, con nuovi autori per alleggerire la continuity, ma al numero 303 hanno riazzerato tutto (perché Serra doveva chiudere la serie). Io non leggo NN quindi non so di più. Martin Mystere: Ci hanno provato con le nuove avventure a colori (anche qui prezzo più alto perché a colori (1 euro in più), ha avuto così successo che la seconda serie, è stata pubblicata in bianco e nero e sono stati reintrodotti Java e altri personaggi della serie normale (ed eliminato quel tale Max), e anche questa ha avuto così successo che ha chiuso. Dylan Dog: dopo una serie di annunci iper-mega-super-fantastici-galattici, a cui seguivano storie imbarazzanti arriva una meteora (potrei parlare per una ventina di righe sull'errore di mettere DYD di fronte a una questione del genere, errore concettuale per il personaggio che non deve salvare il mondo, mai fatto e mai lo farà) e nulla sarà mai come prima. Dyd uccide il suo creatore, nell'albo forse più brutto della serie, dove non c'è una storia, ma solo le citazioni (RR dice nell'editoriale: la storia più postmoderna che io abbia mai scritto, peccato che il post moderno, a livello letterario sia morto negli anni '10 e abbia lasciato il posto ad altro) e il personaggio riparte di nuovo dal numero 401. Con l'impermeabile, con la barba e riciclando vecchie storie. Il risultato? Un bagno di sangue. La serie ha così tanto insuccesso (leggi crollo delle vendite) che sono costretti a chiamare Chaiverotti che stava scrivendo una storia per il Maxi, la devono adattare in fretta e furia e la pubblicano sulla serie regolare, facendo tornare Mana Cerace, sperando che qualche vecchio lettore tornasse. Subito dopo c'è la trilogia di Vasco Rossi... Anche questa nella speranza che qualcuno sbagli: invece di comprare TV, sorrisi e Canzoni e acquisti Dylan Dog. Non contenti, dopo tutti questi esempi, per salvare capra e cavoli bisognerebbe rivoluzionare tutto? Io starei fermo, rileggerei le storie di GLBonelli e cercherei di tornare alle origini. Nient'altro. P.S. Mi rendo conto che alcuni giudizi sono tagliati con l'accetta, ma molte informazioni si possono trovare nei topic delle altre serie (Mister No, ad esempio dove abbiamo analizzato la questione Vento Rosso e Revolution)...5 points
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salve cari utenti, ne approfitto per scrivere qualcosina su questo forum data la mia immortale passione per tex, anche se in fondo vorrei soltanto esprimere alcuni ricordi legati alla serie. cominciai a "leggere" tex da piccolino, quando osservavo con curiosità e ammirazione quelle vignette colorate e sgargianti disegnate dal maestro galep. i volumi erano di mio nonno, che aveva iniziato a comprarli in edicola nell'edizione della gazzetta full color. a mio nonno piacevano i western, ed è lui che mi "indottrinato" questa passione a suon di sergio leone, ma anche mettendosi con pazienza vicino a me, sul divano, a leggermi quei dialoghi che a me parevano futili, poiché assuefatto dalle illustrazione, e da subito capii l'importanza dell'opera magna bonelliana. diciamo che il protagonista, questo giustiziere, con maniere molto forti ma anche un innato senso della giustizia, è entrato da subito nel mio cuore, facendomi appassionare sempre di più agli ideali di speranza e sacrificio tipici del vecchio west. poco mi importa alla fine delle critiche e delle prese in giro che costantemente ricevo dai miei coetanei, solamente perché tex mi ha insegnato ad esprimere al meglio me stesso e sentirmi realmente "libero", libero anche di vestirmi da cowboy tutti i giorni, con cappello sgargiante e giacca in camoscio, semplicemente perché mi va. anche se molti pensano sia ridicolo, io in quelle vesti ho l'occasione di sentirmi, anche solo un pochettino, il mio eroe. tex willer. ultimamente mi piace praticare trekking in montagna, ed insieme a un mio amico mi avventuro nelle più amene campagne, posti che mi possano ricordare, anche solo vagamente, quel distante ovest che sempre ho ammirato. ed è proprio in questi momenti che mi concedo un attimo di respiro dalla realtà quotidiana, leggendo un bel volumetto di tex. nulla mi rilassa più di una bella storia western all'italiana e un joint che brevemente si spegne, annebbiato dal meraviglioso paesaggio. tex si può quindi considerare, almeno per me, un assaggio di sogno, una sorta di fuga dalla realtà e ricerca della libertà. il nostro ranger, attraverso il suo coraggio e forza risolutiva, ci ha insegnato che mai nulla è impossibile, se siamo disposti a cercare fino in fondo. Ed io, fondamentalmente, sogno ancora il vecchio e romantico ovest...4 points
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Provo a dire la mia. Il problema di Nolitta su Tex è il modo in cui Tex agisce. Agisce da arrogante e prende di continuo cantonate. Ho riletto di recente Sasquatch ed è una storia con tanta atmosfera, ma in cui Tex sembra sempre un fesso, preso in giro da tutti (lo so, ma l'ho letta per capire perché Burattini volesse farci un prequel). Tex deve essere messo in difficoltà, Tex può anche non vincere sempre, ma deve essere il cattivo della storia a essere migliore di lui. Nella mia edizione di Tutto Tex (adesso sto comprando le strisce), nella storia di Mefisto, la gola della morte, c'è un fine dell'episodio, non ricordo alla fine di che striscia, con Mefisto che scappa e Tex che crede i due Kit morti. In Nolitta Tex viene sconfitto perché sottovaluta gli avversari. Nella storia Caccia all'uomo, non riesco ancora a capire perché Tex non estragga la pistola e affronti i due vice sceriffo come meritano... In Nizzi invece a parte il periodo iniziale di assestamento (L'uomo nell'ombra, Fuga da Anderville - due storie orribili, senza se e senza ma) poi si mette in sella, cercando di replicare le storie di Bonelli Senior, accentuando la commedia (insistere sul travestimento di Carson da frate, mi ha sempre fatto ridere). Spesso e volentieri, però inserisce cose che non hanno alcun senso. Nelle paludi della Luisiana, per esempio, Tex crede a Stingo, un tizio che ha conosciuto da dieci minuti, e non allo sceriffo Nat che conosce da anni. Inoltre Nizzi è uno scrittore di gialli, spesso e volentieri le sue storie ruotano intorno al colpo di scena (la croce fiammeggiante) o intorno all'intrigo che viene intessuto (se qualcuno mi spiega perché Oliveira deve far fuggire Tex dalla prigione, aiutato da Cobra Galindez, perché io ancora non me lo spiego). Inanella parecchi remake mascherati: L'uomo con la frusta è In nome della legge, il Bisonte Bianco è Silver Star, I predatori del grande nord è Sulle piste del nord, Documento d'accusa vuole essere Apache Kid. Con la storia Furia Rossa finisce il periodo "d'oro" di Nizzi che contiene alcune buone storie. Salverei: i texoni 1-2-4-6 E le storie della regolare: La leggenda della vecchia missione, Sioux (anche questa troppo arzigogolata), i predatori del grande nord, I cospiratori, la tigre nera e Furia rossa. Nessuna di queste storia è scevra da imperfezioni (la tigre nera, ad esempio, in cui Tex commette una sciocchezza dietro l'altra). Dopo la Tigre Nera partono una serie di storia una più improbabile dell'altra. Alle volte leggo i commenti dei forumisti su albi che ho appena riletto (come il Texone di Milazzo e mi chiedo, come una storia con quel Tex imbelle, possa piacere o il Texone di Parlov, in cui ci sono una serie di bangbang irritanti). Se proprio devo scegliere qualcosa da salvare, c'è la storia il presagio, con Civitelli che non è male. L'uomo senza passato, parte bene, ma svacca nel finale. Il resto va dall'imbarazzante all'impresentabile, con vette come Documento d'accusa, che è appena stata ristampata in cartonato, non si sa per quale motivo. Forse in redazione non l'ha letta nessuna.3 points
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OK, è un thread dedicato quindi mi dilungo di più... Ci sono due aspetti diversi: 1) È una buona storia? 2) È una buona storia DI TEX? --------------- Partiamo da Nolitta: la (2) non l'ha mai presa. Manco di striscio. Il suo Tex è un vero e proprio insulto continuo al personaggio, che se non viene mostrato come uno sbirro inflessibile e un po' fascistoide viene mostrato come un totale idiota che fa solo danni ovunque vada (è un classico delle storie di Nolitta che chi si fida di Tex finisca sempre male, e che alla fine siano altri a risolvere la questione). La (1) l'ha presa una sola volta, la prima, con "il giudice Maddox", ed è proprio la storia in cui Tex viene più stravolto e reso irriconoscibile. È la storia di uno sbirro ottuso e credulone, ligio solo ai regolamenti, che crede ciecamente all'autorità, che impara a costo della vita di un povero ragazzo quanto le autorità siano crudeli e sadiche (Maddox non ha alcun movente economico, proprio gli piace impiccare i capelloni... quanto si vede che è una storia del 1975...). C'è un arco narrativo, una presa di coscienza, è l'UNICA STORIA COMPIUTA CON UN SENSO scritta da Nolitta su Tex. Anche se con Tex non ha proprio niente a che fare. Poi forse si auto-corregge e va meno "a ruota libera", cerca di metterci un Tex più somigliante e meno sbirro... ed è un disastro, per renderlo meno "celerino servo del potere" lo rende un imbelle eternamente indeciso francamente irritante, e le storie perdono ogni senso, sono lunghi polpettoni in cui questo imbelle amleto de' no'altri gira facendo disastri, provocando la morte di innocenti, beccandosi butte in tasta, facendo idiozie una peggio dell'altra, in albi che sembrano fatti apposta per far infuriare chiunque tenga a Tex. Con "il giudice Maddox" se ti scordi che è Tex hai un protagonista che impara, ha un arco narrativo, raggiunge un illuminazione, finisce meglio di come ha cominciato, gli eventi della storia hanno un tema e un senso: hai una storia che parla di qualcosa. Con "El Muerto" ha un tizio che vaga facendo errori su errori per evitare di accettare una sfida a duello, altri ci rimettono per le sue boiate e lui stesso deve venire salvato, fanno alla fine il duello che potevano fare a pagina 5 evitandoci quella lagna insopportabile, e lui vince come sapevano dall'inizio tutti i lettori con un età superiore ai 5 anni. Fine. Sarebbe una storia questa? Cheyenne Club: hai un isterico che fa cose senza senso per pagine e pagine di allungamenti brodi insopportabili, arriva alla fine che ammette che non serve a nulla e non può fare niente, ma arriva la cavalleria a fare il suo lavoro. Ma è una storia o una presa per il ####? ----------- Nizzi: dopo la crisi si può fare un discorso simile a quello di Nolitta, ma andando addirittura in peggio: quasi tutte le storie sono proprio brutte e insensate, unendo l'astio per il personaggio a una scrittura tanto sciatta da risultare dilettantesca Prima della crisi, in generale c'è una cura molto maggiore nella scrittura, non ci sono le paginate di "bang bang ahh" e gli albi fatti con il minimo sindacale di bistecche, patatine e vecchio cammello, ma c'è comunque una rappresentazione inaccettabile di Tex, visto comunque come un rimbambito incapace di capire alcunché se non gli viene spiegato da un origlione e che si salva da agguati dove gli sparano in 20 da tre metri perchè "tutti lo mancano", cioè in generale non c'è per me una vera differenza sostanziale, non è un "altro Nizzi" come dicono molti suoi fan: era lo stesso Nizzi che però ci metteva un minimo di impegno in più. Quindi si passa comunque da storie davvero brutte a storie "accettabili se ti scordi che quello dovrebbe essere Tex", sempre per lo stesso motivo: FANNO RIDERE (Nizzi è un autore comico, non avventuroso). (Per capirsi, Fuga da Anderville è nella prima categoria, sarebbe una fetenzia anche se quello non fosse Tex), specialmente all'inizio ancora ci sono storie scritte bene quando sono COMICHE e quando deve SOLO RIDICOLIZZARE TEX: la storia assurda in cui Tex si lascia prendere per il naso da tutti e con motivazioni ridicole "organizza" (in realtà manco il piano è suo) una "evasione da Alcatraz" per Barbanera che pare presa da una comica di Ridolini, FA RIDERE. Insomma, FUNZIONA. Ci metti Jerry Lewis al posto di Tex, e sarebbe una sceneggiatura per un film, "il ranger picchiatello" Quindi: post-crisi, una roba inaccettabile e il vero grande errore di Sergio Bonelli, l'averlo mantenuto su Tex in quelle condizioni, addirittura strapagandolo per fargli scrivere nonostante non ne avesse voglia. Pre-crisi, storie inaccettabili fatte comunque meglio alternate a storie comiche scritte meglio che funzionano su al posto di Tex ci metti Jerry Lewis. Prima della crisi però compare una terza categoria di storie che non compare più dopo la crisi: storie di Tex accettabili. Con questo intendo che nessuna di esse può minimamente avvicinarsi alle storie di GL Bonelli, e NON SOLO per la centratura del "personaggio" Tex, ma proprio in generale come storie, meno geniali e molto più "manieristiche", ma funzionano. Di solito c'è un motivo (Tex e Carson sono periferici e non influenzano la trama principale, per esempio, come nel Texone di Ortiz). Sono rare, e se dovessi fare un titolo di esempio farei proprio quello: il texone di Ortiz. Che è il titolo che ti avrei citato brevemente nel thread dove avevi fatto la domanda sull'esistenza di storie di Tex accettabili da parte di quel duo di ammazza-Tex... Non le ritengo la prova che Nizzi potesse scrivere in generale storie con un Tex "protagonista centrale" accettabile, ma che con maggiore capacità e impegno e più varietà nei temi e nelle trame, gli uscivano delle volte storie in cui la sua rappresentazione di Tex non dava tanto fastidio (un altro esempio è il primo almanacco, anche quella una storia in cui Tex è una comparsa: fa un sacco di boiate e il suo piano è insensato, ma visto che il fulcro della storia è il racconto del vecchio Trapper, delle boiate che fa Tex non te ne accorgi, non ci fai caso) (storicamente, ritengo che all'inizio queste storie dove Tex veniva gabbato o perdeva furono viste da molti lettori come semplicemente "più originali" e "più varie", prima di rendersi conto che non era originalità, ma lo rappresentava davvero sempre così...)3 points
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Vero! Fra l'altro sempre nella Mano del Morto questo fa sì che sia Carson specie all'inizio che Kit Willer nel corso della vicenda siano veramente funzionali agli eventi che si snodano. Forse è stata anche una delle presenze di Kit Willer più funzionali in assoluto. Nella serie Tex Willer invece i fili/personaggi addirittura collegano e alimentano fra loro i vari episodi di una saga che proprio anche per questo può essere considerata una unica grande storia a puntate. Lo vediamo con Juan Cortina e Milton Faver ad esempio. Quando Marshall promuove Tex a ranger scagionandolo da tutte le accuse si cita quel Carswell memorabile antagonista de l'agente federale. E la questione dei cavalieri del cerchio d'oro si estende da Pinkerton Lady attraverso l'episodio centrale di Juan Cortina fino a El Diablo e la regina del fiume e mi sa che è tutto fuori che una vicenda chiusa.... se ne accenna anche nello speciale su Mefisto proiettato nel futuro dove si rivede per un attimo il colonnello Ramirez... e Pedro Raza mi risulta ancora in circolazione... Su Rick Master mi esprimero' più avanti per ora accodandomi alle più che positive impressioni di pressoché tutti.3 points
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Ecco. Qui hai già la tua risposta. Qualcuno (Recchioni) ha seguito in parte le tue idee su come "rilanciare" Dylan Dog. E invece l'ha AMMAZZATO! Con le idee che hai espresso in questo thread, era prevedibile che ti piacesse la "novità" Recchioni: continuity! Arcinemici! Smartphone! Universi paralleli! Crisis on infinite Dylan Dog! un Nuovo Universo! Ma anche il Nuovo Universo originale, il primo, della Marvel negli anni 80, fu un flop totale. La sai la storia della "New Coke"? Se ne parla ancora? All'epoca fece rumore (e mi ricordo ancora gli italiani che prendevano per il #### gli americani con le foto mentre bevevano la "vecchia" coca cola che da noi si trovata ancora. Un totale disastro commerciale, che si dovrebbe studiare nelle scuole di marketing (e penso che si studi) Chi comprava Coca Cola, non comprava coca cola. Non comprava una bevanda. Comprava un legame con il suo passato, con la sua vita, un oggetto che aveva un valore simbolico ed emotivo fortissimo. Arriva un ingenuo dirigente convinto che "con un nuovo sapore venderemo di più". il risultato fu una catastrofe tale che la Coca Cola company dovette precipitosamente tornare sui suoi passi fra le risate di tutto il mondo. Questo con la Coca Cola: FIGURATI CON I FUMETTI! Se compro Coca Cola voglio Coca Cola, non una "recchion-Cola" dal gusto "moderno! Hip! Swang! Trap! Bop! Cool!" Alche il semplice fatto di leggere un fumetto, oggi, è una ribellione anti-moderna. La carta oggi è VECCHIA. Leggerla è una consapevole rivolta contro la modernità. E tu la vuoi "più moderna"? Connivenza col nemico! Se volessi una cosa "moderna" mi guardo i podcast su youtube! La carta non sarà MAI "moderna!" ---------- La PRIMA COSA dovrebbe essere "non perdere i lettori che hai già". Perché NON NE TROVERAI MAI ALTRETTANTI. Sono lettori in un numero assurdo per gli standard odierni: oggi anche parlare di "giovani" nel marketing fa ridere: I GIOVANI SONO IN VIA DI ESTINZIONE E NON HANNO SOLDI (certo, hanno paghette altissime rispetto ai nostri tempi, ma i vecchi sono quelli che hanno DAVVERO i soldi, loro DANNO la paghetta). Guarda le pubblicità in TV e nelle riviste: sono rivolte ad anziani. I soldi da spendere li hanno gli anziani, quelli andati in pensione con il retributivo, con le paghe pre-Euro. Con i prezzi che hanno oggi i fumetti, solo i vecchi possono permetterseli. Vuoi prendere nuovi lettori? OK, quello è il lavoro dei personaggi NUOVI. Crea NUOVI personaggi, e vediamo se riesci a "prendere il pubblico giovane". Come dice Zerocalcare, "accetto lezioni su come si sconfigge il fascismo solo da persone che hanno sconfitto i fascisti". Quindi, allo stesso modo, dovremmo accettare eventuali "ammodernamenti che picciono ai giovani" solo da autori che hanno dimostrato di saper fare fumetti che piacciano ai giovani. Quanti ce ne sono adesso alla Bonelli? ZERO. Non riescono da anni a fare nuove serie che vendano. E secondo te che affetto avrebbe un loro "ammodernamento" di Tex se non ... non far vendere più nemmeno Tex? Se compro Coca Cola, voglio Coca Cola. Se compro Tex, voglio Tex. (E per questo ho smesso di prendere i Tex degli autori che... non mi danno Tex! Sarebbe come comprare Coca Cola da gente che ogni volta dentro la bottiglia ci mette acqua sporca...)3 points
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Alla fine l'ho letta pure io. Come storia non c'è da strapparsi i capelli, però è vero che paga anche per i disegni di Casertano, per me poco texiani. Mi sono piaciute poco certe estremizzazioni: il Tex che rifiuta di stringere la mano, il giovane che torna nell'ovile nonostante i dissapori con il padre e poi si comporta come se niente fosse, il mostro che tormenta Cardwell che più pacchiano non si può, che poi non si capisce cosa dovrebbe rappresentare se non improbabili rimorsi di coscienza in un personaggio che è descritto come uno squalo. Salvo solo il mistero, giallo ben costruito ma niente sorprese, soprattutto per chi ha letto Agata Christie. Poco texiano come Maxi, vado controcorrente dicendo che Ruju è stato decisamente più convincente in altre storie, la sua firma su uno speciale deve ormai far riflettere bene se fare la spesa, considerati ormai anche i costi del balenottero. Editoriale di Davide Bonelli ridicolo, se non patetico. Voto: cinque. Davvero non si può chiedere a un lettore di Tex, dopo ottanta anni di storie con tutti gli attributi, di accontentarsi di questa minestrina che negli ultimi vent'anni ormai è servita sempre più spesso sulla nostra tavola. Ma basta, per favore, non abbiamo tutti l'anello al naso, a poco a poco si fa facendo morire il personaggio.3 points
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Dopo molti albi finalmente mi piace di più la storia sulla regolare che quella su Tex Willer, non che quella su Tex Willer sia male però èh.👋2 points
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Vorrei pure io contribuire in piccolo perché ricordo bene le mie reazioni "di pancia" quando uscirono prima "caccia all'uomo e poco oltre "El Muerto". Si tenga conto che avevo 14 anni ed ero già appassionatissimo di Tex avendo "debuttato" come lettore con Fantasmi nel deserto (n 177) e nello stesso mese usciva come ristampa il 138 Tragico assedio con i pards più Montales più Pat asseragliati contro i messicani. Non sapevo niente di Nolitta ero fermo a quel G.L. Bonelli nel frontespizio che in Caccia all'uomo e poi anche in El Muerto non compariva e, guarda caso entrambe le storie mi davano un nonsoche' di fastidioso che ricordo di aver provato anche per la ben più ambiziosa i ribelli del Canada e ancora per il segno di Cruzado. Ancora oggi faccio fatica a dare una definizione a quel senso di fastidio. Di primo impatto si passava da personaggi tutti di un pezzo a come vogliamo definirla, introspezione psicologica? Tormento interiore? Qualunque cosa sia, mi dava fastidio allora e me lo da' ancora oggi. Scavalcando per ora Nizzi nel cui merito non entro perché mi mancano pezzi importanti del primo periodo che tanti dicono il migliore, mi limito a dire che il Tex di Boselli, a parte il respiro alto di gran parte della sua produzione, l'introspezione psicologica e i conflitti interiori quando ci sono li sviluppa eccome, ma sono sempre organici alla vita stessa, alla pulsazione interna delle storie. Caccia all'uomo El Muerto etc perdipiu' arrivando come primo stacco al canone GBonelliano, danno ancora oggi l'idea di aver voluto per forza introdurre un "anti-tex" che è il negativo dell'eroe che fino a quel momento tutti avevano conosciuto. Senza aver la forza di sostenere e rendere fino in fondo l'operazione.2 points
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Non dissentiamo tanto su questo punto, "buona" non vuol dire "capolavoro", non si avvicina non dico ai Tex di GL Bonelli ma nemmeno alle storie che faceva Nolitta all'epoca su Zagor e Mister No. Però come libero di Lanciostory sarebbe stata buona! Ed è comunque molto meglio de "L'Uomo del Texas", pubblicata su Un Uomo Un Avventura...2 points
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Grazie, apprezzo sempre molto queste informazioni che ci permettono di "sbirciare" nel vostro lavoro e capire meglio i processi che portano al prodotto finito che troviamo in edicola!2 points
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"Quella è una vaccata di storia!" G.L. Bonelli, intervistato nei primi anni 80 dal futuro caporedattore della Bonelli e altri, che nell'occasione criticano anch'essi ferocemente la storia!2 points
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Letizia, rispondo qui anche ai post nell'altro thread sempre sul tema "anastatiche", e su affermazioni (scusami, davvero strampalate) sul fatto che solo l'edizione originale può avere anastatiche, basate sul vecchio significato di "anastatica" del dizionario. Quella definizione non si applica, perchè NESSUNO più fa QUELLE anastatiche. È un processo di riproduzione e stampa estinto. E non con l'arrivo del digitale, ma da DECENNI PRIMA. NESSUNA delle serie "anastatiche" di cui si parla, persino quelle degli anni 70, è mai stato fatto con quel processo di stampa! Nessuna è "anastatica" in quel senso, quindi come potrebbe quella definizione avere la minima rilevanza su cose fatte con procedimenti diversi? "Anastatica" è come "nuvoletta" o "baloon" (palloncino), "voiceover", e tanti altri termini nati in altri contesti e con altri significati, di cui il fumetto si è APPROPRIATO, alterandone il significato per i suoi scopi. Ha quindi come parola lo stesso "legame" con il suo uso originale che ha "baloon": se guardi nel dizionario, è gonfiato con idrogeno o elio: quindi sostieni che le nuvolette nei fumetti sono per definizione gonfiate con idrogeno o elio? Ma non è una parola usabile "ad cazzum" (come ha fatto purtroppo la Mercury inquinandone temo irrimediabilmente il senso nella testa di molti giovani lettori), è una parola il cui uso da DECENNI (quasi un secolo ormai...) è standardizzato dalle consuetudini e da una "cultura condivisa", quella del fumetto amatoriale e di quelle pionieristiche case editrici come il Golden Comics Club di Piacentini, attorno a cui si è formata una cultura e una comunità. Una "cultura condivisa" tanto forte da RESPINGERE le comunicazioni pubblicitarie della Mercury e disconoscere le sue "pseudo-anastatiche" (se vai nel sito Bonelli, e cerchi i rari articoli che ne parlano, vedrai che anche la Bonelli non le definisce più "anastatiche") una edizione anastatica è una riproduzione il più fedele possibile di un albo originale. Questa riproduzione non sarà mai perfetta al 100% ma si cerca di arrivarci vicini per quanto possibile (si dice che Piacentini cercò di utilizzare anche un tipo di carta il più vicino possibile a quello originali, e in effetti al tatto le sue anastatiche somigliano molto di più agli originali) Quindi, una ristampa formato Bonelli o Book del Tex non censurato non sarebbe mai "anastatica", anche se utilizzasse i files con gli scan usati per le anastatiche. (mentre sarebbe una anastatica una riproduzione fedele del Tex Gigante non censurato degli anni 50, anche se è l'anastatica di una ristampa) Puoi dire che non sei d'accordo con quell'uso della parola, come puoi dire che secondo te, "porta" dovrebbe significare "torta" e viceversa, perchè vedi la "p" come più "dolce" della t, è un opinione legittima... ma non cambia il senso delle parole "torta" e "porta". ----------- Chiarite le difficoltà linguistiche, concordo con chi dice che sarebbe stato bello se la Bonelli avesse utilizzato gli impianti delle anastatiche, già fatti, per fare finalmente dopo 70 anni una edizione "fedele" del Tex di GL Bonelli senza le modifiche posticce fatte a posteriori da altri. Ci avrebbe dato uno straccio di motivo per comprare questa ristampa che invece lascerò tranquillamente in edicola. Ma questa, purtroppo, non è mai stata la "politica aziendale" Bonelli, non in passato e men che meno oggi: non hanno mai dato il minimo valore alle "edizioni originali" (non le avevano nemmeno in archivio) e da sempre modificano TUTTO e OGNI VOLTA, la loro idea è che il lettore cerchi sempre cose "più moderne". Piuttosto modificano ancora di più! (una concezione che fa capire quanto sono "vecchi dentro", è un idea del mercato da anni 90 del secolo scorso, in un periodo in cui TUTTI stanno riscoprendo le edizioni originali non censurate, li fa sembrare dei dinosauri in via di estinzione) Aggiungici che, dentro la Bonelli, purtroppo c'è da tempo una idea strisciante che il Tex di GL Bonelli sia un personaggio "vecchio e superato" (è incredibile come dimostrino stupore ogni volta che straccia come vendite i loro "fumetti moderni al passo con i tempi", ai tempi della CSAC si erano convinti che fosse merito del colore...), che dimostra come abbia ormai perso completamente il contatto con i reali gusti dei lettori...2 points
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Un paio di settimane fa ho COMPRATO il mensile di Tex: non è un evento perché l'ho fatto regolarmente per quarant'anni, ma effettivamente era un po' che non succedeva. Dopo qualche giorno lo scrittore della storia (comprensibilmente curioso di ricevere quello che oggi si definisce "feedback") si è un po' lamentato di non aver ricevuto abbastanza commenti positivi (anche se io non ne ho visto proprio nessuno negativo). In effetti se persino io ho preso il fumetto era auspicabile che la sezione dedicata si riempisse presto di pareri e giudizi rispetto alle storie precedenti. Ebbene ho preso in mano il fumetto e ho provato a cominciare l'avventura... e dopo una ventina di pagine già mi ero distratto! Fin da subito ho cominciato a contare le vignette di troppo, le scene che potevano essere interrotte, immaginare una didascalia che riassumesse la sequenza... Eppure tutto si era svolto in un numero di pagine oggettivamente corretto! Ammetto di non andare "al ritmo" del Tex di oggi, neanche quando mi impegno e vorrei "starci dentro".2 points
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Sul linguaggio: Tex non ha mai parlato come "là fuori fra la gente". Pensate che nel 1948 gli italiani si salutassero con "vecchio cammello" o "satanasso"? E anche a livello di epiteti, chi direbbe davvero "miserabile sacco di rispettabile immondizia"? Se Tex "parlasse come si parla al giorno d'oggi", cosa avrebbe detto nel corso degli anni ai cattivi? "str##zo?" "Pezzo di ###da?" Sarebbe stato questo gran miglioramento? Avrebbe fatto vendere più copie? C'era questa "teoria" che sosteneva che il "voi" bonelliano era desueto e teneva lontani i lettori. Teoria direi totalmente smentita visto che le testate che hanno cambiato sono crollate nelle vendite e le nuove sono fallite. Forse sfugge ancora che la maggior parte dei lettori nel fumetto cerca di EVADERE dal mondo che ha attorno. In cerca di eroi che sparano meglio, picchiano meglio, e... parlano meglio! (non ne senso di eloquio forbito, ma di dialoghi DIVERTENTI o DRAMMATICI, più di quelli della vita reale) Questa è una caratteristica di praticamente tutti i fumetti di grande successo. (direi "tutti" visto che non ricordo eccezioni, ma non sono sicuro di non dimenticarmene qualcuno quindi dico "quasi tutti". Come già detto, il linguaggio su Topolino era assolutamente non naturale, con effetti comici memorabili. Dylan Dog con "giuda ballerino" e le battute di Groucho vi pare realistico? E oggi, persino Zerocalcare, fa largo uso di torpiloquio "moderno"... ma guardate come sono costruite le frasi e come inserisce anche lui termini totalmente desueti. No, l'idea che un lettore non compri un fumetto se non "parlano come lui" non solo è destituita da ogni fondamento, ma è proprio dimostrato il contrario: avere un PROPRIO linguaggio, riconoscibile, è una delle cose che, se fatta bene, fa vendere di più. Inoltre, quando leggi un fumetto entri in un mondo. Che deve essere RICONOSCIBILE. Certo, nel tempo si evolverà, perchè anche gli autori cambiano, ma si deve cercare di mantenere quella RICONOSCIBILITÀ che è essenziale. Io ho smesso di leggere Zagor non solo per le storie, ma soprattutto perchè "non riconoscevi più" Zagor. E di leggere le avventure di uno sconosciuto con un costumino e un amico messicano, che non conosco e con cui non ho alcun rapporto affettivo, non me ne frega niente. Non ci spendo soldi. Perché dovrei spendere soldi per un ranger che non mi ricorda nulla, che non conosco, e con cui non ho alcun legame? Perché dice "lei" al posto del "voi"? andiamo, dai, mi dispiace per chi ci rimane male per la derisione ma... davvero, fa ridere. Alla fine di tutto questo pippone, come lo rilanci Tex, davvero? CON STORIE MIGLIORI. Davvero. È così semplice. Si è visto tantissime volte, e funziona sempre così. GL Bonelli quando è arrivato a 800.000 copie mensili? Quando è uscito il film? No, certo, all'epoca le vendite crollavano. Il boom lo ebbe quando Tex raggiunse il massimo livello qualitativo. Quando ha speso Zerocalcare in pubblicità, per passare da uno sconosciuto che si autoproduceva fanzine all'autore italiano più venduto in assoluto? ZERO. Tutto passaparola. Anche oggi, cosa sono le copertine delle riviste se non un "passaparola" a livello più ampio? I lettori ne parlano e crescono (è passato da 500 a 50.000 copie prima che qualunque giornale si accorgesse di lui), a quel punto "fa notizia" e ne parlano i giornali, e poi ne parla la TV. Pensate che Bonelli le abbia pagate tutte le copertine che fecero ai tempi con Dylan Dog? Che fossero spazi pubblicitari? Certo, oggi il fumetto è in calo proprio come prodotto e come visibilità, e ne parlano più tanto (anche qui è emblematico il caso di Zerocalcare: è finito sulle copertina quando ormai già vendeva cifra incredibili, perchè "faceva i disegnetti", mentre pubblicano articoli su libri che vendono un decimo...). Difficile trovare nuovi lettori. Ma ne hai praticamente milioni che conoscono già Tex (quindi se non glielo snaturi non hai bisogno di spiegare chi è) e che hanno mollato. Quando uscì il volume di Zagor dei classici di Repubblica, vendette più dello Zagor in edicola, cioè i lettori interessati a RILEGGERE lo Zagor classico, in un volume una tantum economico, sono stati di più di quelli che compravano regolarmente l'albo inedito in edicola. QUELLO è lo spazio rimasto per un "rilancio" di questi personaggi, e l'unico rilancio possibile è "tornare a farli come quando li compravano".2 points
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Ner mezzo der percorso de' noi bro, me ritrovai in un dark site che 'n ce potevi 'ntrà ma manco uscì. Se poi dovessi ditte quant'era hard e scary, te potesse venì 'na cagarella da stare ar cesso armeno 'na mezz'ora. Proposta di traduzione per adeguamento a una lingua più moderna.2 points
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Ringrazio @Diablero per avermi anticipato. @Tex_Willer90 io non sono rimasto traumatizzato dalla gestione DYD di RR, ma ne sono stato annoiato. E la rivoluzione ha ammazzato il personaggio non solo a livello narrativo, ma a livello di vendite. Le due cose che dovrebbero essere incise sull'ingresso della Bonelli sono: non facciamo le rivoluzioni come quella di Mister No (1995) e quella di DYD La faccio breve per non annoiare. Così a naso, senza avere i dati e senza sapere cosa sia davvero accaduto. Le continue frecciatine di Recchioni ai lettori: ce ne faremo una ragione, smetterete di leggere voi ne arriveranno altri, stacci, statece etc... i numeri 398-399 una presa in giro del lettore, non per il matrimonio, senza alcun senso narrativo, solo per scandalizzare, ma per i nazi vampiri, in cui l'autore prendeva proprio in giro i lettori, dicendogli: guarda adesso ti rompo il giocattolo (ancora il meta fumetto?), perché è mio; il 400 un'accozzaglia di citazioni, e poi la rivoluzione. (che come dice Diablero è la copia di migliaia di cose già viste) Tutto ciò ha creato una frattura insanabile con lo zoccolo duro e nuovi non ne sono arrivati (contrariamente ai proclami). Col numero 400 molti, tanti, tantissimi lettori sono scappati via. Molti non sono nemmeno rimasti per il numero 401. Le ultime notizie che il curatore diede fu sulle ottime vendite del numero 400 (e ci credo, fai 4 copertine differenti, è chiaro che venderà più dei numeri precedenti). Così tanti che si riaggiusta la storia di Chiaverotti sperando che tornino, si chiede l'aiuto di Vasco Rossi perché ancora tantissimi scappano a gambe levate, grazie alla rivoluzione. Tant'è che si diede la colpa alla pandemia. I manga aumentavano le vendite, le edicole riprendevano a respirare (perché era una scusa per uscire) e DYD ha perso copie a causa della pandemia? Sul lessico: inseguire le mode è deleterio. DYD come Tex ebbero successo, non perché inseguivano le mode, ma perché le trascendevano. Sono andati avanti per la loro strada e si sono ritrovati a essere di culto. Se leggi i DYD di Sclavi sono bellissimi ancora oggi, se leggi GLB ti rendi conto della modernità, se leggi il piccolo sceriffo o Demon Hunter, ti imbarazzi e basta. Scrivere dell'attualità è una cosa, seguire le mode un'altra. Altrimenti l'anno scorso DYD e Tex dovevano parlare in corsivo, adesso in maniera diversa e tra due anni ancora in maniera diversa, etc. Anche perché tra 5 anni chi userà ancora Bellerrimo o Cringe sarà giudicato Boomer e quindi bisognerà cambiare ancora. Se oggi nel 2025 si leggono ancora i fumetti classici (Tex di GLB, Alan Ford di Magnus e Bunker etc) è perché sono scritti bene e sono disegnati bene. Negli anni '80 il fumetto de il paninaro vendeva 100mila copie, ma appunto era la moda del momento, non qualcosa che si può ancora leggere oggi...2 points
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Scusami cosa intendi per un italiano che non si usa più? Se il lessico delle nuove generazioni si è impoverito per colpa delle chat e via dicendo, per andare incontro a questa deriva, mandiamo in vacca la madre lingua e anche nei fumetti usiamo termini come "ke fai? O "Bro, come ti butta?" Il problema che al giorno d'oggi al secondo rigo, la gente smette di leggere o comprendere e scrolla avanti, per modernizzare il fumetto dunque basta togliere i dialoghi e siamo a posto. (specifico che sono ironico, poichè ho notato che la suscettibilità sul Forum ultimamente ha preso il sopravvento e non intendo offendere nessuno!) Rispetto il tuo punto di vista ma non lo condivido affatto; non reputo che le soluzioni che tu indichi possano minimamente risolvere la questione, anzi porterebbero al crollo delle vendite, visto che nessun lettore storico potrebbe accettare una simile regressione stilistica.2 points
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Non li leggono i manga i giovani? Sono in bianco e nero e hanno centinaia di pagine.2 points
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Sono molti a pensarla come te, soprattutto nei confronti dei testi dell'autore di questo albo, Mauro Boselli. Obiettivamente, a volte il buon Mauro si fa prendere la mano. Guardate per esempio pagina 65 del 774, ci sono quasi più testi che disegni Personalmente non mi ha mai dato fastidio la lunghezza dei suoi baloon, ma capisco che per molti possa essere un deterrente.2 points
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Casertano mi ha deluso. Un Tex troppo statico il cui viso non mi convince per niente. Per non parlare dell'assurdo errore di pagina 115 dove la luce di una lampada proietta la propria ombra.2 points
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eh si, cominciai ad appassionarmi a tex più o meno nel 2008 all'età di tre anni, guardando i disegni ed emozionandomi ogni volta1 point
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Eh sì, mi ricordo che era l'inizio del 1990 quando acquistai la "Tre Stelle" di quell'albo. Dopo Topolino e Diabolik che leggevo già da qualche anno, arrivò il primo Tex e da allora non l'ho più mollato1 point
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Tutto normalissimo. Il primo numero è ovvio che viene distribuito in abbondanza per "farsi vedere" in edicola, così come è ovvio che (se il distributore lavora bene) il volume successivo viene distribuito in quantità più ridotta (e ne rimangono pochi dopo aver venduto a chi segue la serie, se rimangono TROPPE copie sarebbe un problema, vorrebbe dire che le vendite sono crollate) Chi fa certi commenti sembra che non sia mai entrato in un edicola in vita sua...1 point
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Una storia oscena, concordo. Di Nolitta. Il suo western era talmente crepuscolare da essere addirittura idiota.1 point
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Storia per me disgustosa. Anzi, una storia che sarebbe appassionante e perfino toccante (la conclusione lo è) se non fosse costellata di nizzate che la rendono insopportabile: - Origlioni. È mai possibile che tutti gli snodi narrativi siamo conseguenza di origliamenti? - Tex che intuisce il responsabile di due omicidi e non lo interroga coi suoi modi perché "potrebbe sempre saltare fuori che sono stati uccisi da due ladroni di strada" è davvero Tex? - Ho trovato esasperante la ripetizione degli stessi concetti nei dialoghi a poche pagine di distanza. Davvero Nizzi ritiene che i lettori siano così rimbambiti da aver bisogno di sentirsi dire le stesse cose più volte? - Carson. Intollerabile che Nizzi gli faccia fare la figura del minorato per spiegare cose ovvie al lettore. Qui sarebbe bastato un dialogo alla pari tra Tex e Carson, ma Nizzi preferisce sempre fare arrivare Carson per ultimo. Gli sta sulle balle? Insomma, le struggenti pagine conclusive non bastano a riscattare una storia che è, dal punto di vista narrativo, meno che mediocre.1 point
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Letto il nuovo albo. Confermo la notevole scorrevolezza di questo numero, ricca d'azione nell'ambito di diverse ambientazioni, che consiglio tuttavia di leggere di seguito al primo. L'inizio infatti, se non letto subito dopo il primo numero, potrebbe a torto apparire un pò lento, mentre a ben guardare serve proprio a creare quella crescente suspense che porterà, da pagina 40 in poi ad ogni sorta di "avventura", fra sparatorie, agguati, nascondigli, naufragi, arrembaggi, salvataggi in mare, ecc., ovvero di tutto l'armamentario possibile e immaginabile che @borden sapientemente ha utilizzato per far procedere la trama, in realtà... le trame. Trame con ben due protagonisti come Tex e Rick in perfetto equilibrio in termini di scene che li coinvolgono, i rispettivi loro compagni d'avventura, gli ulteriori aiutanti e la folla di antagonisti tutti caratterizzati al meglio, anche soltanto con una frase, oppure con disegni suggestivi che aiutano tantissimo a rendere il tutto oltremodo piacevole, sebbene a questo punto interrotto. Mi riprometto che per l'albo finale ripartirò dalla rilettura del primo numero, credo ciò sia la soluzione migliore per apprezzare per intero la vicenda concepita per essere letta tutta d'un fiato. Il voto sulla storia certamente positivo, ovviamente alla fine. Per le tavole di Benevento soltanto elogi grazie ai magnifici disegni e alla perfetta sinergia, direi simbiosi, con la sceneggiatura di Mauro Boselli.1 point
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I cacciatori di taglie erano una categoria (giustamente!) odiata da Gian Luigi Bonelli, di fatto, ogni talvolta che ne appariva qualcuno nella saga, non perdeva occasione per dipingerli negativamente e indurre il lettore a una sorta di empatia al contrario. Emblematico è il caso di Sam Garner che rappresenta l'antagonista di questa breve ma avvincente storia. Un personaggio infido, cinico, alquanto pericoloso ma sopratutto caparbio, caratterizzato molto bene dall'autore e che in parte (caso raro nella narrativa bonelliana) ruba la scena ai nostri e diviene il fulcro dell'episodio. Ovviamente, per evitare fraintendimenti, Bonelli fa sì che i banditi a cui il bontyhunter dà la caccia, siano degli uomini tutto sommato a posto, costretti dagli eventi e dai postumi della guerra a scendere dalla parte sbagliata della barricata per rivalersi dei torti e ingiustizie subite. La sceneggiatura è molto ben calibrata e per lunghi tratti fa a meno di Tex e Carson, alla barba di chi sostiene che Bonelli fosse molto texcentrico nelle sue opere, e fin dalla prime pagine spicca l'odioso cacciatore di taglie che è disposto a tutto pur di incassare il corposo compenso offerto dalle autorità per la cattura dell'unico bandito sopravvissuto all'avvincente scontro al fuoco del prologo. Garner non si "tira indietro" nemmeno a picchiare a sangue un piccoletto dinanzi alla madre per farsi spifferare il nascondiglio del fratello e quando finalmente Tex gli dà una meritatissima lezione, scopriamo che invece di disperdersi, il cacciatore come un segugio rimane sulla pista, denotando una caparbia notevole. Memorabile la scena dell'azzoppamento del cavallo, usata da Bonelli per mostrare una volta in più di quanto Garner sia duro e spietato, visto che risparmia pure una miserabile oncia di piombo pur di non alleviare le pene dell'ormai spacciato animale. Come è giusto che sia, un simile villain non può cavarsela e difatti sul finale l'autore gli dona una mesta fine, sotto il piombo di un qualsiasi ragazzo amico della sua preda, evitandogli pure "l'onore" di un confronto diretto con Tex. Si potrebbe avere da ridire sulla poca incisività dei nostri nella storia, in quella che a tratti sembra quasi una storia stile Boselli per ciò che riguarda la caratterizzazione e il peso delle comparse che popolano la trama, ma tuttavia, almeno personalmente, non disturba affatto nell'economia della lettura questa considerazione, soprattutto alla luce dei fatti che molto raramente capita e ci sta qualche piccolo strappo alla regola. Tuttavia Bonelli ne approfitta per darci un'importante informazione sulla lealtà di Tex, poichè il nostro eroe palesemente serve la reale giustizia e non quella degli uomini che a volte è cieca dinanzi l'evidenza. Il ranger sa che il ragazzo in fondo è colpevole delle rapina ma sa leggere benissimo nei cuori e comprende di non trovarsi dinanzi a uno spregevole bandito da punire senza pietà, dunque si prodiga a salvarlo dall'infido "collega" e lo convince a restituire il denaro della rapina per riscattare in parte la sua posizione e permettersi un cambio vita in California. Pare poco ma è proprio questa caratterizzazione fantastica di Tex che ce lo fa amare. Un uomo duro con chi se lo merita, ma magnanimo verso chi una seconda occasione deve averla. Un raddrizzatorti con cervello ma sensibile, che non si comporta come un ottuso uomo di legge, ma segue l'istinto e il cuore e non ci pensa due volte anche a schierarsi contro la legge che si è impegnato a difendere, quando si accorge che non collima con giustizia. Che dire: tanta roba quindi non stupisce il perchè un simile personaggio ha sempre fatto breccia nei cuori dei lettori. Comparto grafico affidato a Muzzi con il consueto ritocco facciale di Galep. Sempre molto lineare e classico lo stile, che accompagna piacevolmente l'utente lungo lo svolgersi della serrata vicenda. Muzzi non era di certo l'autore più amato in casa editrice ma il suo onesto contributo è innegabile e a mio avviso merita un riconoscimento postumo anche da parte di noi lettori. Il mio voto finale è 71 point
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Adesso che sei in pensione potresti scrivere un manuale di sceneggiatura, no?1 point
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La storia di Rubini con sei-sette fili narrativi? Sbrigati a farla uscire allora, che il mio cervello sta iniziando a perdere colpi, e potrebbe andare in tilt.1 point
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Al momento, direi "DIO CE NE SCAMPI E LIBERI!" Purtroppo, anche Boselli ha dimostrato di non saperlo "gestire" come villain (riguardo agli altri autori... lo sapevo già, ma confesso che con borden avevo grandi speranze. Deluse, alla fine). Certo, non è arrivato a dipingerlo come un vecchietto mattacchione che fa scherzi nascosto in un retrobottega, come altri, ma l'ha trasformato in un supercriminale marvel con la lista dei poteri che vuole conquistare il mondo. Dov'è finita la follia, la maestosità, l'atmosfera? Svanite nel nulla... Non era solo GL Bonelli. Villa lo raccontava ai tempi della Mefistolata, di come si era accorto che raggiungere la caratterizzazione fra follia e minaccia creata da Galep era difficile (all'epoca lo spinsero a amplificare la follia, una decisione bacata fra tante bacate in una storia bacata da dimenticare). E fosse solo Mefisto... Mefisto come personaggio si porta dietro un MONDO, un mondo di demoni, di creature che solo GL Bonelli e Galep potevano rappresentare. Quando ci ha provato il pur bravo Civitelli... sembravano i mostri di un manuale di Dungeons and Dragons! (e non ha aiutato Boselli che... li ha trattati in pratica come mostri del Monster Manual di D&D, con elenchi di abilità, limitazioni, debolezze... poco mancava che gli assegnasse anche i Punti Ferita necessari per abbatterli!) (Per una analisi più dettagliata della differenza fra Galep e Civitelli nelle storie Horror, vi rimando a questo post in un altro thread, e in generale a tutto quel thread, sulla prima volta che Civitelli ha disegnato Mefisto e Yama e contiene vari confronti) In generale, sulla base delle storie che ho letto... direi che è meglio che sia Boselli che Ruju che altri si tengano ben lontani dalla magia "vera" su Tex. Ruju è ancora più "Marvel e DC" di Boselli, si è visto che riempirebbe la serie di streghe e mostri iperpotentissimi, campi di forza antiproiettile... no, davvero, è meglio che non mettano più magia "vera" in nessuna storia. (Anche per non annacquare ulteriormente l'unicità di Mefisto) È meglio che se hanno bisogno di "arcinemici" ne creino di nuovi, più sulle loro corde e più adatti a Tex (si spera)1 point
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Ma anche sì! Classico è ciò che resiste nel tempo, crogiuolo spietato, ma probante. Un Classico è per sempre, varrà sempre la pena riprenderlo in mano. Quindi concordo con Diablero e altri, in linea di massima non pensiamo tanto ad attualizzare Tex, ma semmai la Bonelli sforni nuovi personaggi. Se ne è ancora capace, certo (mi auguro di sì, ma, forse a torto, non VEDO roseo...). No, non ho soluzioni o le scriverei volentieri alla Bonelli😅: non mi dispiacerebbe continuare a comprare Tex ancora per anni e anni! Trovo però che in linea di massima Tex o nuovi personaggi debbano reggersi su personaggi ben delineati e su storie BUONE, non necessariamente capolavori, ma comunque, almeno buone storie che si facciano leggere con piacere e magari siano appassionanti, storie in cui il colpo di scena stupisca il lettore, gli faccia riconsiderare il tutto, in senso entusiasmante o magari tragico, ma -personalmente spero non cinico (quello già lo si vive troppo spesso nella quotidianità, e sì, fumetto e letteratura sono ANCHE evasione)- e, invece, non storie scritte "solo per arrivare" al colpo di scena. Trovo che invece il comparto grafico di Tex rimanga di ottimo livello. Personalmente non sarei ostile non dico a una totale rottura della gabbia grafica, ma a lasciare comunque piu libertà almeno ai disegnatori più capaci (che so trattare col disegnatore 3/4 pagine a numero tra splash page o soluzioni diverse come vignette verticali, ovali, tagliate in diagonale o piedi, pugni, teste o armi che bordino dalla vignetta* etc) purché fossero funzionali alla comprensione/esaltazione della storia e purché si mantenesse la leggibilità della storia (in generale apprezzo i cartonati, ma alcuni li ho trovati narrativamente difficili). Ovviamente non credo certo che questo potrebbe fare la differenza da solo anzi, potrebbe far infastidire qualcuno 😅 Tuttavia, forse, un accoppiata tra esperto sceneggiatore e abile disegnatore potrebbe darci qualche elemento di vivacità/dinamicità pur senza snaturare serie e personaggio/i e evitando di doverli immettere solo nella sceneggiatura col rischio di andare fuori tono.Ma solo forse: tutto starebbe nel "come". * Ricordo che negli anni '80 e '90 ce n'erano (veniva dai supereroi? Lo ignoro perchè non hanno mai fatto parte delle mie letture), ma, ad esempio, quando Allagalla ha ristampato Larry Yuma si erano fatti un vanto di aver "ricostretto" gli arti sbordanti di Boscatato all'interno delle vignette. Ma dai, no, non uscire dalla discussione*: non concordo con la tua soluzione, ma la discussione -se non la facciamo degenerare*-è interessante e anche grazie a te. Personalmente non credo che il linguaggio di Tex vada attualizzato, semmai può essere necessario renderlo più agile, sintetico, ma, un po' come in un romanzo storico occorre dare una patina d'antico/locale (e una lingua italiana ben strutturata anche cone lessico), poi chi apprezza si aggiunge al pubblico di Tex, gli altri, no. *È il problema di scrivere su un forum, magari uno legge la discussione e vuol fare un intervento scherzoso, ma questo non viene preso come tale.Scocciante, ma fa parte del gioco. Del resto, senz'offesa e citato solo a mo' d'esempio, anche "buon estinzione allora", che esprime senz'altro solo delusione e disaccordo definitivo, letto come messaggio a sè suona piuttosto secco.1 point
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Ma fuori del fortino quanti lettori becchi? Tex è un personaggio ben definito (non avrebbe avuto un simile successo quasi secolare se no) e se i giovani di oggi non hanno intenzione di leggerlo, non ha senso snaturarlo, lo uccideresti comunque. Noi giovani di ieri lo abbiamo amato, oggi le nuove generazioni no, ma chissà se domani rigira nuovamente la ruota, d'altronde parliamo di un fumetto che dovrebbe costantemente morire e vende tutt'ora più di centomila copie dopo ottant'anni di vita editoriale, pensa te. Che poi non è affatto vero che autori come Borden non hanno negli anni rimodernizzato parzialmente la saga, mantenendosi comunque fedele ai dettami di Bonelli. Capolavori come il "Passato di Carson" sono l'esempio. Per non parlare della maggior coerenza storica e gerghistica sui nativi e il west. Ripeto: rispetto il tuo punto di vista ma continuo a non condividerlo. Uno dei primi passi che occorre fare, a mio avviso per rilanciare il personaggio, è tornare a puntare sulla qualità e non sulla quantità a tutti i costi. Qualche innovazione grafica può pur starci, ma impoverire i dialoghi e il lessico no. Già è dannosissimo il politicamente corretto che impone gli autori a imbrigliamenti carpiati, figurarsi altro. Poi non ho affatto intenzione di convincerti, in fondo potrei benissimo essere io nel torto e non mi va di passare per arrogante.1 point
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Però, dai, obiettivamente frasi come: "Ti entro in casa, ti cago sul divano e ti lascio un biglietto con su scritto: -Sei cringe-", sono puro glbonellianesimo aggiornato alla generazione Z. Sulle innovazioni grafiche non sono la persona più indicata per esprimersi: mollai i Color Tex perché avevano cominciato a colorare di rosso gli schizzi sangue, per dire. Ad ogni modo, la questione è semplice: o un disegnatore è molto bravo a gestire gli spazi sulla pagina al fine di ottenere comunque un ordine di lettura chiaro, oppure l'unico risultato dello scardinamento della griglia è che non si capisce un cazzo. La prima eventualità, molto più rara della seconda, ti fa capire di trovarti davanti non solo a un grande illustratore, ma anche a un grande narratore per immagini. Idem per le splash page: salvi rari casi in cui hanno una reale funzione narrativa, per la massima parte sono un espediente volto prendere tempo e raccontare di meno nelle stesse pagine. In trent'anni di lettura di fumetti bonelliani e di Topolino (con la classica griglia 3x2, quindi), ho sviluppato una regola empirica: più pagine ci sono con meno di cinque vignette, più salgono le probabilità che gli autori ti stiano prendendo per il culo.1 point
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Ciao @Tex_Willer90 figurati, alla fine ci si scambia delle idee... Anche sulla questione griglia abbiamo pareri discordanti. Per carità anche a me piace il Galep del numero 133 in cui può sbizzarirsi in diverse trovate. E apprezzo molto i disegnatori se lasciati liberi. Però Per un Andrea Pazienza che sa raccontare una pagina come pochi altri, più del 90% dei disegnatori ha bisogno, secondo me di una struttura più tradizionale per poter raccontare. Illustrare è una cosa, raccontare è un'altra. Anche Immortal Hulk, uno dei successi più recenti in USA, aveva una griglia molto ordinata. 6 vignette per pagina e poi qualche splashpage, quando necessario. Non leggo molti manga, ma quelli più riusciti, che sfoglio dagli albi di mio nipote, sono quelli con una griglia regolare che dà una struttura alla pagina. Parto da una considerazione. I fumetti Bonelli perdono lettori (negli anni ho smesso di leggere e acquistare Zagor e, grazie alla precedente ignobile gestione, ho smesso di acquistare anche saltuariamente DYD) e bisognerebbe tenersi stretti quelli (di nuovi ne arriveranno pochi, nei prossimi anni). Ha senso cambiare una struttura e un modo di raccontare che funziona? Io le uniche cose che cambierei nel Tex attuale sarebbero poche: meno uscite, ritmo più rapido sulla serie regolare (alle volte ci si intaglia a troppe pagine di chiacchiere- ma mi rendo conto che ci sono storie differenti), e ritorno al lessico GLBonelliano. Meno satanassi e bistecche e più "dannato tanghero, adesso ti smantello la dentiera a calci (facile da dire, più difficile da farsi). E ovviamente il classico humor nero, caratteristico dell'epoca d'oro. Per il resto non toccherei nulla1 point
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@Il sassaroli certo! Ma gli antologici in Italia sono terminati svariati anni fa. Credo che l'ultimo ad aver fatto antologici in edicola fosse la De agostini (o forse la Lion all'inizio?). La panini non fa più antologici da almeno 10 anni, perché i lettori non li vogliono ( e ha preso i diritti della DC nel 2020). Quella roba funzionava, ma le proteste dei lettori erano all'ordine del giorno. Ricordo le fiere, e le conferenze della Marvel Italia e poi della Panini in cui le critiche erano solo sulle serie che non piacevano e che venivano infilate negli antologici da 72 pagine. Che poi gli antologici funzionavano, certo, ma le cifre dei Bonelli non li vedevano nemmeno con il cannocchiale. Anche Nick Raider (il meno venduto della filiera) vendeva più di Spider Man che era, a detta di Lupoi, il supereroe più venduto in Italia. Quando dico che Ratman è l'unico supereroe (ho dimenticato di scrivere italiano) che ha avuto successo, è perché vendeva molto più di Spider-man. Ha già avuto ben 4 ristampe e continuano a ristamparlo senza problemi. Ratman Collection, tutto ratman, ratman color special (pubblicato nei mesi d'estate), ratman gigante, ratman la saga e presto vedrai che ne faranno un'altra. Se spider man vendesse quanto ratman la Panini stapperebbe bottiglie di champagne...1 point
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Anche io sarei curioso. La Classic tra le varie ristampe è la più particolare: poche pagine, a colori, quindicinale. Credo che da bambino mi avrebbe attirato. Non l'ho mai acquistata (ad eccezione del numero uno, un paio di anni fa per sfizio vedendolo in fumetteria) ma ci sono affezionato perché è stato proprio un Tex Classic 38 trovato in una piccola biblioteca autogestita a farmi scoprire Tex. Purtroppo il prezzo è diventato troppo alto, ingiustificato, non competitivo. Per esempio, Topolino ha più pagine, sempre a colori, contiene storie INEDITE e costa 1€ in meno! Della Classic non sono inediti nemmeno i colori, essendo una riproposizione in miniatura della Collezione storica a colori: non c'è davvero nessun motivo valido per comprarla.1 point
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La Collezione Book è apprezzabile, e forse l'idea di iniziare da uno può piacere ad alcuni...1 point
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Da vecchio lettore sono rimasto soddisfatto di questo maxi e anche dell'inedito mensile dedicato a Rick Master. Non è certo il Tex della golden age (quello di cui ho quasi consumato gli albi a forza di rileggerli) ma Ruju e Boselli hanno fatto bene il loro lavoro, coadiuvati da due validi disegnatori. Meglio Benevento, più a suo agio con le atmosfere cittadine di Los Angeles e San Francisco. Casertano non male con le atmosfere gotiche, forse un po meno con quelle polverose del sud ovest, ma in ogni caso supera la prova. Non mi metto a fare le pulci alle storie perchè qualcosa che non va bene si trova sempre (errori, imprecisioni, dimenticanze, qualche vignetta con volti non perfettamente riusciti ecc.), quello che posso dire è che gli ho letti entrambi tutti d'un fiato, mi hanno tenuto incollato dalla prima all'ultima pagina, ed è una cosa che non mi accadeva da tempo. Mi auguro che si prosegua in questo senso, visto quello che ci hanno propinato nell'ultimo periodo e considerato quanto costano gli albi dopo l'ultimo aumento.1 point
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Aloha a tutti! Ho alle spalle poco meno che un centinaio di numeri sparsi quindi per me è tutto nuovo. Questa storia mi ha sorpreso con il suo sapore urbano, così diverso da quanto avevo letto ma perfettamente calato nell’universo di Tex che ho avuto modo di esplorare. Mi ha conquistato scena dopo scena, con atmosfere nuove ma familiari; io ci ho trovato echi della San Francisco sospesa tra mistero, tensione sociale e violenza che tanto avevo amato in Magico Vento.1 point
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Lo spoiler più grande nella regolare è stato nella storia Congiura contro Custer di Nizzi, in cui già sapevamo, avendo letto anni prima l'episodio su Storia del West di D'Antonio, che il "generale" moriva a Little Big Horn.1 point
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Ma che bel Texone! Era un po' di tempo che mi girava fra le mani ma prima dovevo finire altre storia. Da subito mi hanno catturato le tavole della Zuccheri, prima disegnatrice all'opera su Tex. Ho apprezzato moltissimo il suo lavoro, a mio avviso a livelli molto alti. L'unica pecca a mio avviso la poca personalizzazione di Tex, soprattutto nella prima parte. Altrimenti ho trovato un lavoro sublime, molto western e di atmosfere crepuscolari. Meravigliosa anche la sceneggiatura del Bos, che mescola splendidamente realtà e finzione con un trama intricata e molto cinematografica. Non mi sono chiari alcuni passaggi quindi urge rilettura, che affronterò molto volentieri. Giudico quindi "Doc" fra i migliori "Texoni" di sempre sia per disegni che per storia.1 point
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Davvero gran bel texone. Un esordio drammatico che mette in luce le capacità di non demordere mai di Kit e Tiger che si salvano la vita a vicenda. Una caccia agli uomini dalle montagne a Frisco, dove i soliti amici sono indispensabili, all' isola sconosciuta. Un crescendo di tensione. Ottimi comprimari Mitch e l' agente che li accompagna in barca sull' isola. La scena indimenticabile per me è stata il tiro con l' arco a colpire la dinamite legata all' albero maestro. Font al suo esordio su Tex Le vignette grandi del texone rendono la sua grafica più gradevole che sulla regolare, con vignette più piccole.1 point
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A proposito di Magnus, era un grandissimo estimatore di Galep. Tanti che nel suo texone ha preso esplicitamente il Tex di Galep come modello (rivendicando la cosa), in un periodo in cui da anni invece si diceva ai nuovi disegnatori di prendere a modello Ticci... E Galep per me è stato un componente essenziale del successo di Tex. GL Bonelli in quegli anni scrisse davvero un sacco di personaggi, quasi tutti con piccole variazioni ispirati ad un modello "standard" di giustiziere solitario com'era il Tex delle origini. E quasi tutti western. Tex con il corso degli anni venne caratterizzato con le sue peculiarità, ma all'inizio cosa lo distingueva dagli altri personaggi bonelliani che non hanno mai avuto il tempo per avere questa migliore caratterizzazione? Galep. Alcuni personaggi glbonelliani avevano altri aspetti che li distinguevano (non erano western, o avevano un formato più costoso e meno commerciale come per esempio Occhio Cupo dello stesso Galep) e per questi si possono quindi dare altre spiegazioni, ma nella maggioranza dei casi, la differenza la faceva il disegnatore. E l'ha fatta. Dire che l'ha fatta solo nel volto del personaggio è una grossolana riduzione e sottovalutazione del ruolo del disegnate, come ad associarlo ad un truccatore. Galep come un regista, uno scenografo e un cast di attori ha creato il mondo di Tex, quello ancora oggi associato al personaggio. Non era "realistico"? Chissenefrega, era gallepiniano, e attirava folle di lettori mentre il disegno "realistico" languiva in edicola.1 point
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Comunque la dinamite era loro servita per allargare la caverna. L' albo 312 è uno dei primissimi che lessi e per questo gli sono molto legato. Lo presi insieme al 311 , ed ero tutto felice perché finalmente avevo una storia completa, cioè quella disegnata da Villa. Gli altri due albi li ebbi anni dopo. Trovo la storia davvero bellissima, e non condivido affatto i pareri negativi sui disegni di Galep. Li trovo semplicemente splendidi, hanno un magnifico fascino di deja- vu, e sono eccellenti sia nei paesaggi, sia nel rappresentare i personaggi e le loro espressioni facciali( esilaranti , a questo proposito alcune espressioni di Carson). Il soggetto è ottimo e originale, e i dialoghi sono di grande freschezza , come del resto quasi sempre nel Nizzi pre 500. I cattivi sono davvero interessanti e molto abili, sia Raymangan, che Mcmurdo che Carlos( bellissimo il suo sbalordimento davanti all' improvvisa " resurrezione" dei pards.) Otrimo il trucco , per due volte, della finta morte, bella anche la scena della trappola coi serpenti, e quella iniziale, molto simile a Black Baron. I duetti tra Tex e Carson in questa storia sono forse i migliori che Nizzi, abbia mai creato, veramente fanno morir dal ridere . Carinissima la scena in cui Carson si sveglia esclamando: " Per Giove! Andiamo già a fuoco?" In conclusione, non una storia da 10, non un capolavoro ( anche e soprattutto perché, vista l' ambientazione inusuale, era meglio farla più lunga) ma di sicuro le do 'un bel 9.5. Bravo Claudione!1 point
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Questa è una storia meravigliosa... ingiustamente poco menzionata dai boselliani, ma credo sia davvero bella. La figura di Finn inoltre è azzeccatissimi e mi piace vedere Tex e Tiger insieme, anzi, auspico in futuro ad altri episodi del genere in cui i due pard collaborino insieme. Marcello sempre sul pezzo.1 point
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Io la considero la migliore storia di Boselli dopo "Gli Invincibili" e "Il passato di Carson". Ci sono due grandi novità: il tema, quello dei disertori, che io ho visto pochissime volte (forse mai) su Tex; e Tiger Jack ad affiancare Aquila della Notte, cosa che non succedeva da tantissimo tempo e che ritroveremo solo "Sulla pista di Fort Apache". Stupendo il dialogo iniziale tra Tex e Mickey Finn dove si capisce l'enorme differenza tra i due concetti di giustizia, infatti è questa secondo me la "morale" della storia. Peccato solo per il finale amaro che proprio non mi aspettavo e che ho trovato ingiusto Voto: 91 point
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Non sono un amante delle storie dall'ambientazione esotica, ma devo dire che questa è veramente avvincente. Ha un gran bel ritmo, ottime scene e ottimi comprimari e antagonisti (dallo sceriffo di Galveston al vecchio marinaio Waco, da Raymangan al gran farabutto del capitano McMurdo) e propone scene di altissima suspense, dalla casa che brucia a Galveston all'inseguimento della nave nell'oscurit? della West Bay, dalla bellissima scena della cattura dei pards da parte dei Thugs alla "fraterna" sequenza del Vecchio Cammello che salva Tex dall'affogare nella caverna. I dialoghi sono freschissimi e divertentissimi e, per quanto io sia un fan di Carson, non sono comunque stato infastidito dai continui brontolii del Vecchio Camello e dalle reprimende di Tex nei suoi confronti: è il solito gioco delle parti con Carson pessimista e realista e Tex ottimista quasi irrazionale. Mi danno molto fastidio le scene in cui il Carson di Nizzi deve farsi spiegare tutto per filo e per segno dalla mamma Tex, cui rivolge spesso e volentieri domande idiote; le pantomime presenti in questa storia, con il gioco delle parti suddetto, le trovo invece felicissime in sè e ben innestate nella storia ad alleggerire certi passaggi di tensione (tensione e suspense che indubbiamente non fanno difetto alla storia costituendone anzi uno dei punti di forza). Sui disegni invece non concordo. Straordinari nella resa grafica dell'ambiente circostante (dalla foresta alle navi alla stessa città di Galveston), sono a volte inguardabili per le figure umane. In alcune scene in cui i pard sono a torso nudo, le loro gambe sono sproporzionatamente piccole rispetto al resto del corpo, per non parlare dei volti, spesso brutti (il volto di Kit Willer, come ben sottolineato anche dal Tenente Cordoba, è reso con espressioni quasi scimmiesche). Nel complesso però i disegni di Galep sono sempre suggestivi, quasi avessero una sorta di magia, di atmosfera che porta a perdonare i vistosi difetti (e che difetti!) delle singole vignette.1 point
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Non mi è mai capitato di definire una storia di Tex ?commovente?, ma questa volta uso questo termine a pieno titolo. Non è infatti tanto l'azione a essere importante quanto l'emozione che questa storia mi ha trasmesso.1 point