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Alla Bonelli ci si lasciava alle spalle il difficile inverno che era seguito alla improvvisa scomparsa dell'editore Sergio Bonelli che aveva tenuto da sempre in mano le redini della gestione del fumetto prodotto dalla sua Casa editrice, il più popolare e il più venduto in Italia. Fu lo stesso Boselli a annunciare alla fine di quel mese di marzo 2012 sul forum di Comicus la sua nomina da parte del direttore Marcheselli a curatore della testata. Tredici anni dopo, nel giugno 2025, Mauro Boselli abbandona il timone, non sappiamo esattamente ancora nelle mani di chi, ma poco importa. Questo topic è pensato per dare uno sguardo d'insieme ai fumetti prodotti durante il periodo in cui li si è occupato di Tex, districandosi come scrittore e come curatore della testata. Come ci si aspettava, ha introdotto delle grosse novità, non esitando ad andar oltre ai niet che Sergio gli aveva fatto pesare su qualche storia. Per l'appunto dobbiamo chiederci in cosa la sua gestione si sia differenziata rispetto a quella del suo editore. Il messaggio iniziale di questa discussione riassume in breve i punti forti (e i tentativi meno fortunati) del Mauro Boselli curatore. La discussione tenterà anche di capire in che senso la testata di Tex si muoverà nel prossimo futuro. LE STORIE. Anni fa avevo aperto una discussione sui ''lavori interrotti'' dell'autore, ovvero quelle storie che per un motivo o un altro aveva da tempo parlato ma non era riuscito poi a concretizzare. L'esempio più calzante è offerto dalla figlia di Satania di cui Sergio non aveva neppure voluto discutere: è il miglior personaggio partorito dalla sua mente negli ultimi anni, al centro di una bellissima trilogia. Di recuperi di vecchi antagonisti del passato, non sempre graditi a una rumorosa minoranza di lettori e forumisti, è fatta tutta la sua gestione a partire dai suoi stessi personaggi come Jack Thunder, il Maestro, ma anche Jethro o la bella Dawn, per non tirare in ballo l'extraterrestre che appariva in un suo vecchio soggetto perduto dei primissimi anni ottanta che Gian Luigi Bonelli non sceneggiò mai (scelse infatti il fiacco soggetto del figlio Giorgio per scrivere una storia poco memorabile illustrata allora da Nicolò). Uno dei tentativi più ambiziosi del curatore è stato proprio quello di mettere ordine nella serie e rimediare a certi errori del passato. Così è stato per esempio con certe storie di Nizzi che avevano poco convinto: ne sono nate una trilogia incentrata su Yama e Mefisto, molto ambiziosa e riuscita solo in parte, mentre quella della Tigre Nera dopo un primo albo troppo elaborato (o cervellotico) si è rivelata molto appassionante. Non sempre però il ripescaggio dal passato ha portato a storie all'altezza di quelle che le avevano ispirate, pensiamo ai ritorni di Lupe o di Manuela Montoya (su soggetto di Carlo Monni), dei what if che non hanno convinto del tutto. Ma la storia che più ha fatto discutere e che molti rimproverano come l'errore più grande imputabile a Mauro Boselli è la numero 755 a colori illustrata da Villa (su soggetto questa volta di Frediani), per la quale l'autore è stato accusato di voler riscrivere il passato di Tex ai danni di vecchi capolavori del passato. Lo stesso autore ha parzialmente riconosciuto il passo falso, che per il scrivente resta tuttavia solo mezzo, essendo la storia solida e con un finale tra i più belli che abbiamo letto nella serie. NUOVE COLLANE. La rivisitazione del passato di Tex è avvenuta anche tramite una serie di nuove collane promosse dalla Casa editrice (in primis i cartonati francesi e la serie Tex Willer) che hanno raccolto un successo meritatissimo soprattutto grazie all'impostazione voluta dal curatore e alle sue storie sempre sulla cresta dell'onda. Certo non dimentichiamo che nonostante il tentativo di arricchire collane in crisi di identità come i Maxi Tex con un capolavoro come Nueces Valley, avvincente racconto dell'infanzia e dell'adolescenza di Tex, e un riuscitissimo team-up con i tre fratelli Bill (proprio il recupero di vecchie star bonelliane culminato con il recentissimo ripescaggio del detective Rick Master è stato una delle scelte assolutamente vincenti del curatore in questi quasi tre ultimi tre lustri che ci hanno accompagnato), è stato portato avanti con poca convinzione (se non di mezzi tout court). Così queste collane secondarie hanno avuto anche dei demeriti, il principale dei quali è stato per chi scrive l'allontanamento dell'autore dalla serie regolare mensile, lasciata in mano a un altalenante Ruju e a un poco convincente ritorno di Claudio Nizzi sulla testata, voluto proprio da Mauro Boselli nel 2017 e concluso con una striscia di polemiche quattro anni dopo: una delle scelte più infelici di Boselli curatore, perché Nizzi ha intaccato poco e male sulla collana e ha ripagato con rancore e livore chi gli aveva concesso, insperatamente, una nuova chance. Uno dei meriti (e dei cambiamenti più evidenti rispetto al passato) è stata la possibilità di vagliare nuovi soggettisti e sceneggiatori in erba (tra cui quattro o cinque dei nostri forumisti), pura utopia solo se pensata venti anni fa. L'abbondanza delle nuove uscite ha comportato un impoverimento anche dei Texoni. Anche qui le storie migliori restano le poche scritte da Boselli, a cominciare da Il magnifico Fuorilegge a La vendetta delle ombre. Certo Boselli non è e non ha potuto essere Sergio, cioè non ha beneficiato del potere decisionale e dei cordoni della borsa che permettevano all'editore (che aveva anche più tempo a disposizione per farlo) di cercare di contattare i maestri del fumetto internazionale. Nei cartonati alla francese inaugurati dal one shot di Serpieri, da Frontera all'ultimo capolavoro La maledizione di Charro Negro, le storie migliori restano quelle di Boselli, con gli altri sceneggiatori che hanno convinto solo in parte con le loro prove. Un discorso a parte merita il giovane Giusfredi che è cresciuto all'ombra di un maestro come pochi, come era capitato allo stesso Boselli con Gianluigi alla sua stessa età, che ha già scritto una bellissima storia da dieci e lode, guarda caso proprio sul passato di Carson e un suo vecchio idillio, che Mauro Boselli mi ha assicurato essere interamente frutto del suo vice. La storia di cui parliamo è uscita lo scorso anno su un Magazine, l'erede del vecchio Almanacco del West andato in pensione. Anche qui, il curatore si è dimostrato sempre ricettivo di quelle che sono o possono essere delle buone idee: la presenza di una seconda storia breve incentrata su un personaggio ''amico'' era una cosa di cui si era parlato proprio su questo forum. Proprio le storie brevi dei color Tex si sono dimostrare invece a lungo andare un'occasione tutto sommato persa, un prodotto editoriale poco soddisfacente e difficile da scrivere mantenendo alto il livello. UNO SGUARDO AL FUTURO. Questo topic andrà aggiornato nel momento in cui saranno finite nelle edicole tutte le storie scritte da Boselli durante il periodo in cui ha avuto in gestione la testata. Per il momento possiamo aggiungere a quanto già detto che Boselli non ha esitato a far viaggiare Tex ai quattro angoli del mondo, dal polo Nord con la storia Alla ricerca delle navi perdute al Borneo con quella della Tigre Nera, non dimenticando locations come le città di New York e di Los Angeles che non si erano mai viste nella serie e che le hanno dato nuove prospettive più ariose. In questo non ha fatto che seguire l'esempio dettato dal suo editore con i texoni cubano e argentino. Boselli ha concretizzato anche tante idee che erano care proprio a Sergio, in primis con una storia come Luna insanguinata, forse uno degli esempi più alti dell'arte narrativa dell'ormai ex curatore (ricordiamo ancora, per esempio, la storia di Bad Band, anche se meno riuscita). Difficile fare previsioni su come sarà impostato il Tex dei prossimi anni, non conoscendo ancora il nome del successore. C'è da augurarsi che Boselli, ora più libero, abbia campo libero nella scelta dei soggetti senza nessuna preclusione, dei disegnatori con i quali collaborare, della lunghezza delle storie ecc, non sono elementi da poco e resta da vedere se potrà esserci il massimo della sintonia con la persona chiamata ora a sostituirlo. Per quel che mi resta ancora da dire, gli anni della sua gestione meritano almeno un nove in pagella. Non era facile riprendere in mano il timone di una nave che rischiava di affondare dopo che l'ultimo faro, Sergio, si era spento nel 2011. Boselli l'ha fatto con tatto e intelligenza, come si è letto sopra, anche con il massimo grado di apertura mentale. Questo topic, lunghissimo, è il mio ringraziamento personale per tutto quello che ha fatto in questi ultimi tredici anni alla guida di Tex. Grazie Bos!9 points
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Un buon Texone, non un capolavoro di sceneggiatura, ma ci vedo un capo e una coda in una storia che tenta, con più o meno successo, la via dell'originalità in quel ha di rendere un visibile omaggio ai miti viventi che sono oggi Tex e Carson. Confesso che è uno degli aspetti che mi sono piaciuti di più. Scorrevole e godibile dalla prima pagina all'ultima, l'unica cosa che gli manca è in fondo solo la classicità glbonelliana, ma ci ho visto molto del Nizzi che fu, quello che ancora riusciva a farci divertire con le sue sceneggiature, così come nei disegni ho pensato più di una volta a Ticci, insomma un prodotto riconoscibile come Tex e non mi pare poco. Buone trovate, persino in quelle contestate sul ponte ballerino la cui presenza, fin dalla prima vignetta, ne suggeriva la conclusione, ma sempre un Tex (e Carson) che ti tirano le castagne roventi dal fuoco, sempre nel posto e nel momento giusto presenti. Con Ruju non sono sempre tenero, ma con storie come questa ha la mia benedizione. PS, detto per inciso, Biglia era la ragione prima delle lamentele di Claudio Nizzi che avrebbe voluto i suoi pennelli per la sua storia: se in questo Texone fosse finita la storia di cui si è dovuto fare carico Bruzzo, beh ancora una volta penso a una bella doccia torrenziale di umiltà sul capo dello sceneggiatore di Fiumalbo e sulle sue insensate pretese. Sic transit gloria mundi.5 points
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Posso azzardare una chiave di lettura. Come l'ho vista io. Ci sono dei lavoratori. Sfruttati, vessati, spinti a lavorare in condizioni disumane, per il profitto di gente che non hanno nemmeno mai visto. Al massimo vedono i SORVEGLIANTI, cioè gente incaricata soprattutto di tenerli a bada che non si ribellino. L'unica "legge e ordine" del luogo. Questi lavoratori vengono forzati a lavorare in condizioni pericolose, e alla fine c'è un incidente, che li rende esseri mostruosi, orrendi, che vivono nel continuo dolore delle loro ferite e delle loro ustioni. Dove si sfoga la loro rabbia, il loro odio? NON verso chi li ha sfruttati, ma verso altra povera gente. Uccidono gli indiani e prendono come schiavo un bambino, da sfruttare. Sono all'ultimo gradino, e se la prendono con chi sta peggio di loro, di un altro colore e più giovani, a cui affidano i lavori più umili, in cambio di percosse e prepotenze, come schiavi. Ubbidiscono, come sempre, all'autorità di chi li bastonava prima e li comanda adesso, spingendoli ad attaccare altra povera gente, che odiano ferocemente senza motivo, "io mi sono fatto un mazzo a lavorare e oggi sono pieno di dolori, perchè loro devono vivere in pace? Voglio che stiano peggio di me" L'incidente alla fine non ha "reso" mostri quegli uomini, ha "solo" reso evidente la loro mostruosità interiore, gli ha dato la scusa per fare il male che, come tutti, desiderano fare. Ma lo fanno solo a quelli più deboli. Ai sorveglianti, obbediscono. Rispettano il manganello. Amano il manganello quando si abbatte sui più deboli. Che loro odiano. Magari se ci fosse un referendum per limitare i morti sul lavoro, non si presenterebbero nemmeno a votare... E la gente del paese? Così bigotta e superstiziosa, così pronta a accanirsi contro un bambino, ma terrorizzati da ogni rumore o da ogni stormire di foglia? Che sarebbero pronti anche a linciare un bambino per la "sicurezza", e magari ci approverebbero un decreto liberticida? Per me il tutto è una metafora della società. (forse della "società moderna" ma non credo, dopotutto è ambientata nel 1800). E una visione dell'umanità come essenzialmente vile, opportunista e crudele con i più deboli e servile verso i violenti. Ed è una visione che ho visto in generale in molte cose postate da Manfredi, quando ancora ogni tanto leggevo cosa scriveva su facebook. [Apro una parentesi: come avevo già scritto tempo fa proprio su Manfredi, Facebook fa un sacco male agli autori. E alla gente in generale. L'algoritmo vuole "l'engagement" e quindi ti mostra le cose che ha visto ti fanno reagire, cioè che ti fanno INCAZZARE. Ti mostra un flusso continuo di cose che non solo ti rendono tossicodipendente a quella sensazione di rabbia, frustrazione, indignazione - l'indignazione social è la droga del nuovo millennio - ma che ti MOSTRA IL PEGGIO DEGLI ALTRI. Ti spinge a credere che gli altri esseri umani siano, in generale, delle merde. Ma questa non è una delle discriminanti "filosofiche" fra destra e sinistra? La sinistra dice di unirsi per far valere i propri diritti, la destra dice che tutti gli altri vogliono fo77erti e prendere la tua roba, e devi essere più svelto degli altri e farti avanti a spintoni... basta pensarci un attimo e capisci come gli algoritmi di Facebook, Twitter, etc abbiano spianato la strada a Trump e al dilagare delle idee di destra nel mondo occidentale (tipo il "facciamo la guerra noi prima che ci attacchino gli altri, presto!!!") L'effetto che vedo in particolare su molta gente di sinistra (quella vera anni 70, non la parodia Renziana attuale), che era già disillusa da decenni di berlusconismo e renzismo, se non diventano di destra (o peggio, Renziani anche loro), è il disprezzo assoluto per quelle che un tempo si chiamavano "classi operaie", apertamente odiate come "traditrici" o "fasciste" (senza rendersi conto di stare prendendo questa visione praticamente dall'equivalente moderno dell'Istrituto Propaganda Luce e dal MinCulPop) Scusate la parentesi politica, ma questa chiave di lettura della storia È politica. Comunque chiudo qui la parentesi] Se arrivi a questo livello di pessimismo sull'umanità, non hai bisogno di motivare il sadismo e la crudeltà degli ex minatori: basta vedere il comportamento dei Mormoni che non hanno avuto nessun incidente. Probabilmente i minatori avrebbero ucciso comunque gli indiani perchè di un altra razza. Avrebbero attaccato comunque New Hope, perchè di un altra religione. O perchè semplicemente gliel'ha detto il loro sorvegliante. Uccidere, depredare, stuprare, le altre comunità non è forse quello che ha sempre fatto l'umanità nei secoli? Reietti, fuori dalla "società civile", gli ex minatori danno semplicemente sfogo ai loro desideri repressi. Sono mostri, come tutti. --------------- Se accetti (almeno per la durata della storia) questa visione da incubo dell'umanità, cioè accetti le premesse della storia, vedi come comunque Manfredi è abile a "vendertela": la sparatoria iniziale è una divagazione per far partire la storia, ma già ci mostra un mondo dove la legge non solo è corrotta e al soldo dei violenti, ma addirittura gode all'idea di uccidere a tradimento (guardate il vicesceriffo). Chi chiede aiuto viene ignorato (tranne che da Tex e Carson), lungo la strada vedono solo segni di violenza, il trading post saccheggiato e il gestore ucciso, poi arrivano a New Hope e invece della tipica comunità di brava gente da salvare, sono descritti come fanatici deficienti incapaci di raziocinio, pronti a considerare un bambino una creatura mostruosa... la storia ci mostra una visione desolante dell'umanità prima ancora di farci vedere il primo "mostro"! A me la storia è piaciuta. Per i disegni "mostruosi" in senso buono e anche perchè Manfredi è bravo a farti entrare piano piano in questa visione terrificante dell'umanità. Senza "spiegoni" e lungaggini. i dialoghi sono secchi e divertenti (o drammatici). Mi è piaciuta l'inversione del "trope" della dinamite, con Tex e Carson che per una volta devono affrontare avversari che la usano! E grazie, grazie, nell'alto dei cieli, IL TEX DI MANFREDI NON È TAMARRO! Come purtroppo sono non solo il Tex di Ruju, di Faraci, di Recchioni e di gran parte degli autori "moderni", ma purtroppo pure il Tex di Giusfredi (ma ve lo ricordate il Carson che esce sotto il lampione a fare il tamarro nel cartonato di Gomez e Giusfredi?) Guadate come il Tex di questa storia AGISCE IN MANIERA INTELLIGENTE. Pianifica. Pone trappole. Fa costruire fortificazioni. Cerca di prevedere le mosse degli avversari. Deo Gratias! Sappiamo già invece come avrebbe agito il Tex di Ruju, Faraci, Recchioni, e purtroppo Giusfredi: Tex e Carson sarebbero usciti nella main street, magari sotto a un lampione, a dire due battutine "cool" tipo action movie anni 80-90, e poi pagine e pagine di bang bang zip zip aahh ahhh, insomma, la solita noia... E il tipo di battute? Invece del solito stantio teatrino con "vecchio cammello" e "satanasso" stancamente ripetuto (spesso a sproposito) tipico delle storie di Ruju o Nizzi, abbiamo pagina 98 "ho il tuo fucile" "ti manca il mio piombo", il "pessima scelta" di pagina 93 (detto DOPO averli fatti secchi, non PRIMA da tamarro!), o "l'appassionato taglialegna" di pagina 46. Insomma, per me se ne accetti le premesse, questa storia è la migliore pubblicata su Tex da anni! il problema è che non puoi accettare queste premesse su Tex: un eroe "solare" come Tex funziona se SALVA GENTE CHE VALE LA PENA SALVARE: altrimenti perde tutta la sua ragione di esistere! Se l'umanità è così spregevole, perchè salvarla? Ma una storia ogni tanto? Che (purtroppo, anche per la morte di Manfredi) non potrà ripetersi? Si può accettare. Tex e Carson hanno incontrato due gruppi di persone che non sono certo il massimo come esseri umani, ma è un caso, gli altri nelle altre comunità che salveranno le prossime volte sono meglio. Per me poi questa storia presenta, racchiuse, le motivazioni per cui Manfredi sarebbe stato un OTTIMO autore di Tex, ma anche un PESSIMO autore di Tex. Perché le capacità di scrivere un ottimo Tex le aveva tutte. E a volte l'ha scritto, un ottimo Tex. Con dialoghi secchi e incisivi (e quindi sarebbe stato un buon contraltare alternandosi alla verbosità di Boselli). E praticamente credo fosse l'unico altro autore Bonelli in grado di scrivere un Tex non tamarro. Ma allo stesso tempo si "ribellava" a Tex, cercando (non so quanto consciamente) di farlo andare in derive strane. per ideologia, o magari per l'indignazione che si notava sempre di più nei suoi post. @Poe dice che si aspettava che i minatori alla fine non fossero dei mostri e che parte della responsabilità fosse di New Hope. io no, non avevo COSÌ POCA FIDUCIA in Manfredi come sceneggiatore, sarebbe stata la cosa più banale e scontata possibile! (ma proprio per questo in un altra testata Bonelli o con Ruju come sceneggiatore non ho dubbi che sarebbe stato così). Anzi, Manfredi "smonta" questa cosa, facendo dire ai suoi mostri assurde scuse sul fatto che sarebbero giustificati nel far del male agli altri perchè sono brutti e rejetti... mi pare una vera e propria stoccata a Dylan Dog e a un sacco di narrazioni "vittimiste" moderne che ci vogliono raccontare che i cattivi hanno sempre motivi ed è colpa dei buoni, tipo certe rielaborazioni Disney di Crudelia Demon o Malefica... Manfredi fa dire a Tex e Carson cosa pensa di tutte queste scuse a pagina 60 del secondo albo. Tex non è Dylan Dog, non pensa che essere mostruosi fuori sia una buona scusa per essere mostruosi dentro. E niente giustifica le azioni degli ex minatori.4 points
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Potrei incollare il commento al Texone dello scorso anno: in questo caso non nutrivo grosse aspettative più che altro sulla trama della storia, che dall'anticipazione non mi ispirava un granchè, mentre ero consapevole che avrei apprezzato maggiormente i disegni di Biglia rispetto a quelli di Palumbo. In effetti partendo proprio dai disegni devo dire che Biglia ha fatto un buon lavoro sia sui personaggi, in particolare per me i due pards e i comprimari positivi, che sulle ambientazioni, cittadine e non. Di certo non scopriamo oggi le sue qualità, tuttavia, e non vuole essere una critica, pur essendo un ottimo disegnatore il suo tratto non mi rimane impresso come quello di altri artisti che hanno lavorato e lavorano sulla pagine del nostro... Per quanto riguarda la storia non mi è dispiaciuta, anche se come evidenziato da altri è ancora una volta un po' "leggerina", con qualche scelta di sceneggiatura telefonata ed i nostri che ad un certo punto non sembrano raccapezzarsi sulle tracce di un nutrito gruppo di desperados La vicenda nel complesso, che come ha detto Ymalpas ha un certo sentore nizziano, finisce per suscitare simpatia, come anche il personaggio di Ben, e tuttavia mi aspetto qualcosa di più succoso dall’uscita texiana più attesa dell'anno (almeno da parte mia), a maggior ragione a fronte degli ormai frequenti balzelli di prezzo tanto discussi e criticati.4 points
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Posso dirlo? Lo dico: da zagoriano, ma soprattutto da marveliano della prima ora, delle seghe mentali di continuity me ne šträçiävø. L'importante è che sia una bella storia. Se contraddice un dettaglio di una storia di 50 anni fa, ma chissenefrega! La continuity è un artifizio letterario, mica una religione. Poi, è ovvio che una coerenza di fondo in una serie ci debba essere, ma la coerenza assoluta è più di pertinenza della psichiatria che della narrativa.4 points
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Appunto: è DIVENTATO un problema. Perché un conto è fare UNA STORIA in cui Cico scopre magari che si chiamava Patrick, ma se ti leggi gli Zagor "moderni"... si chiama Patrick. Spesso si presenta come Patrick. "ma gli indiani mi chiamano Zagor" Zagor diventa un "soprannome indiano", e un identità segreta da supereroe: tipo Peter Parker e Spider-man. Ma non era questo il senso che dava la lettura di "Zagor racconta": in quella storia Zagor rinnegava tutta la sua vita precedente (votata unicamente ad una vendetta insensata), e rinnegava anche il nome "Wilding". E DIVENTA Zagor: non è una maschera, è una nuova vita, un nuovo nome, una nuova missione a cui dedicarsi. Oggi tutto questo è sparito, il padre era un poveretto buono buonino falsamente accusato, Solomon Kinsky era davvero una carogna spregevole a lo era sempre stato, la vendetta di Patrick era stata giustissima e sacrosanta e nemmeno troppo sanguinaria... perchè mai avrebbe dovuto cambiare nome?4 points
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A me ha convinto proprio perché ambigua, strana e senza giustificazioni. E ovvio, voglio dialoghi cosi ogni volta: rapidi ironici decisi intensi. Una goduria leggerli.3 points
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Innanzitutto complimenti a Ymalpas per l'apertura di questa discussione: il giusto tributo al grandissimo lavoro che ha fatto Mauro Boselli come curatore di Tex. Un lavoro difficile che il buon borden ha portato avanti per tanti anni con competenza, professionalità e tanta passione, soprattutto quest'ultima non è mai mancata! E quindi non possiamo che ringraziarlo per tutto l'amore che ha dimostrato per la nostra serie preferita. Le storie Pochi capolavori (come Nueces Valley) ma ottime e buonissime avventure: Il ritorno di Mefisto e Yama, la fine della Tigre Nera, Per l'onore del Texas, Alla ricerca delle navi perdute, la figlia di Satania , Rick Master, I tre Bill, l'incontro con Zagor.. E tutta la saga del giovane Tex merita un voto altissimo. Passi falsi? Richiamare Nizzi e il Tex 755 che io preferisco cestinare e dimenticare che esista. Per il futuro mi aspetto tante altre grandi avventure per il nostro Tex firmate Mauro Boselli!3 points
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Questo è stato l'ultimo messaggio di Letizia, al quale risposi subito dandole ragione per poi approfondire la tematica. Spiace tantissimo che non ci sia più e stento ancora a credere che ciò sia avvenuto davvero. R.I.P. Letizia3 points
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L’ho riletta ieri, per la terza volta. Fresca, epica, commovente come la prima lettura. Per me è “La” storia di Tex, con un eroe granitico, risoluto, empatico che stavolta agisce piacevolmente in solitaria. Il ritmo perfetto, il viaggio, il costante senso di pericolo, la coralità, la caratterizzazione perfetta di tutti i comprimari la rendono una storia eccelsa. Ripeto, per me la più bella di sempre. I disegni del compianto Marcello sono il valore aggiunto che rende quest’opera un capolavoro anche dal punto di vista grafico. Grazie @borden, complimenti per quest’opera meravigliosa3 points
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E non è quello che facevano anche Bonelli e Nolitta? Cioè scrivere "a braccio" pensando al pathos e al coinvolgimento del lettore anziché alla stringente logica interna del racconto. Un fumetto, ma anche un film o un romanzo, non è una formula matematica dove la somma degli addendi deve dare per forza un numero perfetto, senza decimali dopo la virgola. Usando una lente come la tua si può smontare facilmente qualunque opera narrativa e d'intrattenimento e vedere errori anche dove non ci sono...3 points
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In realtà lo spiegano chiaramente. la priorità di Tex e Carson è difendere il villaggio dei Mormoni. Sono andati incontro ai predoni per intercettarli e eliminarli prima che attaccassero il villaggio. Ma una volta interrogata Brenda si rendono conto che i predoni hanno già lasciato il villaggio e attaccheranno New Hope. Che stanno a fare, le belle statuine ad aspettarli con calma mentre quelli massacrano tutti gli abitanti del villaggio? Pagina 60. Ultima vignetta. Lo dicono, proprio spiegato chiaramente. Una volta sola, certo, non tre volte come faceva Nizzi, ma non dovrebbe bastare una? Io mi convinco sempre di più che se dessero retta a quello che gli chiedono i lettori... i lettori stessi fuggirebbero via a gambe levate! Per me, uno dei motivi principali per cui questa storia è piaciuta, oltre ai disegni, è proprio per i dialoghi secchi, senza lungaggini, e SENZA TANTE SPIEGAZIONI. A me ha fatto l'effetto di un po' di ossigeno, dopo albi e albi in cui si soffocava nel testo. Finalmente si lascia qualcosa all'immaginazione del lettore, alla fantasia, senza spiegare minuziosamente e puntigliosamente anche i cibi esatti che saranno proibiti al sicario sovrappeso dal boss dietologo! Mi rendo anche conto che è una questione di ECCESSO: se negli ultimi anni avessimo avuto tutte storie come questa di Manfredi, probabilmente gli darei un voto più basso. Ma non le abbiamo più storie come questa! E proprio magari i lettori che si lamentavano della verbosità delle ultime storie, adesso si lamentano che non gli è stato spiegato tutto nei dettagli. O magari vogliono la scena di pentimento, alla Ruju! Bisogna scegliere, non si può avere la botte piena o la moglie ubriaca: se non vuoi che tutto ti sia spiegato tre volte in "dialoghi esplicativi" pesantissimi, bisogna leggere le storie con attenzione senza perdersi interi dialoghi come quello di pagina 60. Se si vuole leggere distrattamente senza preoccuparsi se si perde un pezzo perchè tanto poi sai che lo rispiegano, non si può poi lamentarsi della verbosità. Se si vuole che tutto sia spiegato nei minimi dettagli non ci si può lamentare se poi ti spiegano per pagine e pagine le origini di ogni palo telegrafico, se invece vuoi le spiegazioni di tutto non ti puoi lamentare se i fumetti oggi non lasciano alcuno spazio alla fantasia e all'immaginazione.2 points
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Credo che semplicemente all'epoca la gente fosse più abituata "a leggere". i fumetti, e in generale. Riguardo al primo punto (la narrazione in albi tipo intrepido e monello), raramente era davvero "difficile" da decifrare, le forme delle vignette non sono il problema, se l'ordine è chiaro, ma soprattutto... 1) all'epoca tutti leggevano fumetti, sin da bambini (e le bambine leggevano magari i fotoromanzi). Tutti. Erano in ogni casa. Erano dal barbiere, e tutti in attesa del loro turno (che nessuno prenotava prima il taglio, ci andavi e ti mettevi in coda) leggevano i fumetti dal barbiere. (che di solito erano Il Lando e il Tromba, quindi Barbieri (Renzo) produceva fumetti per barbieri (mestiere) 2) Quelle riviste vendevano un sacco non perchè piacessero, ma perchè costavano poco. Già da bambini le disprezzavamo: c'era chi leggeva Tex o Zagor o Mark, chi leggeva i supereroi, chi leggeva i porno (sì, alle elementari), chi leggeva il corriere dei ragazzi e chi leggeva il giornalino. Intrepido e Monello li leggevi perchè li leggeva tua mamma e li trovavi in casa, li trovavi dal barbiere, erano i fumetti di chi non conosce molti fumetti e vuole spendere poco. 3) in genere non è che fossero fatti benissimo. Avevano trame molto semplici, disegno chiari spesso stile fotoromanzo... e quindi autori che magari loro stessi in primo luogo non erano dei gran geni della narrazione a fumetti, ma comunque l;e trame erano semplici e si capivano lo stesso, costavano poco, chissenefrega... Oggi, il mondo è diverso. Anni fa fecero qualche studio (negli USA) per capire perchè i giovani non leggevano più tanti fumetti, e risultava che NON SAPEVANO PIÙ LEGGERLI: vedevano dei disegni, ma era come vedere "trova le 41 differenze" nella settimana enigmistica, mica lo capivano cosa andava prima o dopo... non c'è per me in chi legge fumetti la consapevolezza che è UN LINGUAGGIO CHE HANNO IMPARATO e che non viene per nulla "naturale". Cosa vuol dire la nuvoletta con la punta? Che differenza c'è con quella quadrata senza punta (che qualcuno chiama didascalia)? Devi leggere poi la vignetta sotto, quella sopra o quella di lato? Comunque, ecco di che parliamo, per chi non le ha mai viste. Billy Bis era il personaggio di maggior successo dell'intrepido, ecco qualche tavola: (l'ultima pagina è per me un buon esempio di come semplicemente fossero spesso tavole "sbagliate", dalla quarta vignetta dove vai? Devi tornare su, una cosa tranquillamente evitabile se evitavano quello "scalino". Ma aveva disegnato il mento del biondo troppo in basso...#) (per come è costruita la quarta vignetta, con il balloon che è largo praticamente quanto la vignetta e quasi tocca la testa del tizio di spalle, per me è possibilissimo che il disegnatore non avesse lasciato lo spazio per il ballon e il letterista abbia spostato in basso tutta la vignetta tagliando quella sotto, per far stare i balloon spesso lo facevano, capitava anche alla Bonelli) Che non vendevano un tubo... Certo, vendevano molto più di oggi. Orient Express mi pare che vendesse cifre molto rispettabili, oltre 20.000 copie... in un momento in cui ancora Tex ne vendeva 500.000 e Topolino a volte superava il milione! Era tutto un altro mercato. È come paragonare "Micromega" con Sorrisi e Canzoni TV. il fumetto era un media di massa per bambini e massaie, e quelle erano riviste che avevano intenti "culturali" e costavano molto di più. Nota anche la differenza, evidentissima, fra le storie di Toppi su Alter Alter e quelle sul Giornalino (o anche il suo primo Un uomo Un Avventura), le impaginazioni "strane" le riservava per un pubblico ristretto, sul Giornalino Toppi usava una "gabbia" tradizionale.2 points
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Ok quelle due tavole erano un esempio, però in generale ho trovato la gabbia del Charro Negro molto più rigida di quella di Yellow Bird. In ogni caso è una considerazione che mi è venuta in mente ieri sera leggendo l’ultimo Texone: per me Biglia si rifà chiaramente a D’Antonio a e a Calegari (e forse un pochino anche a Jean Giraud), ma che pena vedere le sue vignette tutte rigorosamente contornate! Il suo è un disegno che avrebbe bisogno di “respirare”, come appunto quello di un D’Antonio, con una costruzione della tavola più libera. E sono sicuro che Biglia sarebbe il primo a essere contento della cosa... Capisco che i lettori di Tex siano ortodossi e se vedono una vignetta senza bordo magari pensano che il disegnatore si è dimenticato di farlo, ma almeno sui Texoni e sui cartonati secondo me questo esperimento (lasciare maggior libertà grafica ai disegnatori) dovreste farlo…2 points
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Finita di leggere pochi giorni fa con importante ritardo. Dirò solo questo: capolavoro di sceneggiatura e di resa grafica dall'inizio alla rocambolesca fuga aerea delle ultime pagine. Per una volta sono contento che la vicenda non si concluda esaustivamente ma che abbia un finale aperto poichè questo significa che ne vedremo ancora delle belle grazie a @borden e Benevento su qualche prossimo numero! Voto: Sceneggiatura: 9+ Disegni: 9 (vi immaginate che splendore queste tavole stampate in un formato più ampio?) Sono storie come queste che, dopo due o tre di Ruju poco convincenti (per essere buoni), mi ridanno la carica e l'entusiasmo di andare in edicola ogni mese. Una storia così e la "fatica del lettore" passa in un attimo, guai a non averne almeno una all'anno, sarebbe la fine! Come @borden non ce n'è. Alla SBE dovrebbero cominciare a preoccuparsi.2 points
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Tex finora sono circa 195 uscite settimanali, quindi in tutto 973,05 Euro spalmate in 195 settimane cioè 3 anni e 9 mesi, circa 260 Euro all'anno. Può sembrare tanto se si fa il confronto con il prezzo dell'ultima ristampa, la Tex Classic, che ristampa 6 strisce ad albo per 4,50 Euro (e quindi per le stesse storie ristampate finora in anastatica avresti speso "solo" 440 Euro), ma a parte che non c'è proprio paragone per il prodotto, veste, fedeltà incensurata, etc bisogna dire che per un edizione anastatica questi prezzi sono BASSISSIMI. Per gran parte della mia vita, le anastatiche sono state un miraggio, essendo pubblicazioni amatoriali costavano UN BOTTO, certo, molto meno degli originali (e infatti fino agli anni 80 ho comprato gli originali, poi i prezzi sono andati alle stelle e non ho più potuto permettermelo), ma le piacentini spillate costavano più di 6000 lire a striscia più di 20 anni fa, cioè PIÙ DEL DOPPIO DI UN ALBO BONELLI, come se oggi una striscia costasse più di 12 Euro! Quindi, all'epoca pure le anastatiche COSTAVANO TROPPO, presi giusto le primissime serie perchè il fascino del "non censurato" era troppo forte... poi tutte le altre le ho comprate USATE nell'arco di VENT'ANNI cercando l'occasione su ebay! Aspettando per anni e anni "l'occasione del secolo!" (e il fatto che CI SIA RIUSCITO, e che alla fine contando il fatto che ho preso "occasionissime" a prezzi stracciati di blocchi di molti numeri rivendendo poi i doppi, e con i soldi dei doppi rivenduti alla fine me le sia fatte praticamente gratis, spiega anche perchè sia stato felicissimo di avere questa nuova edizione... se avessi preso le piacentini a prezzo di listino spendendo un rene magari a vedere i prezzi di questa mi sarebbero girati i cosiddetti... ) Oggi, grazie allo "sdoganamento" delle anastatiche, prodotte per il grosso pubblico, i prezzi sono molto più bassi (e purtroppo si sono buttati nel settore anche con operazioni malfatte e discutibili come quella di Alan Ford), e le anastatiche sono a portata di (quasi) tutte le tasche! P.S.: io e altri miei amici erano quasi vent'anni che dicevamo, parlando anche con editori o redattori, che ci sarebbe stato il pubblico per pubblicazioni anastatiche... ricevendo risposte condiscendenti e snob da parte di questi "addetti ai lavori" secondo cui "a nessuno interessava quella roba vecchia", mentre questi stessi proponevano "fumetti moderni" che sono stati un flop dietro l'altro...2 points
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Parto col dire che è stata una piacevole lettura, la storia è simpatica, ha alcune trovate interessanti ed intrattiene. I personaggi sono tutti ben caratterizzati. Certo, magari da un Texone ci si aspetta un po’ di più.. ma sulla regolare questa sarebbe stata una storia accolta da giubilo. I disegni sono l’aspetto che più di tutto tende ad alzare la valutazione, anche se ho trovato il lavoro dell’immenso Biglia un po’ incostante: a volte tavole curatissime, a volte tavole più “approssimative” specialmente nei volti. Ma nel complesso, una prova graficamente molto valida. In definitiva, ad albo chiuso, non rimpiango di averlo aperto, e lo ripongo in libreria con un senso di pace per la bella lettura terminata, cosa che ultimamente non accade spesso (spero nella storia di Manfredi che mi sta prendendo) Per @Diableroincredibilmente, pare che a pag 175 Tex spari per primo. Miracolo!2 points
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Propongo di aggiungere una striscia finale a "I fratelli Donegan" e a "Oltre il fiume" , quando verranno ristampati, in cui si vede Ben il bugiardo con la penna in mano che le sta scrivendo: in realtà quelle non sono le peggiori storie di Nizzi ma le simpatiche storie di Ben il bugiardo. Così verranno lette con tutt'altro spirito, e improvvisamente diventeranno persino piacevoli e divertenti.2 points
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XD ma il microscopio è vostro, mica il mio Mica deve piacerti per forza. - Il microscopio rende incapaci di vedere il quadro che si svela in modo EVIDENTE alla fine, attardandosi su dettagli tipo la critica Per Diablero: Non vedo il problema dei racconti di Ben son sincero... Va da sé che quelli sono i racconti nel racconto, e andavano differenziati dal resto del2 points
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Ma come, prima parli di evidente ingenuità e poi parli di microscopio? Non ci vuole il microscopio per trovare cose evidenti. Un vecchio adagio dice: se sei in India e vedi tutto grigio, stai guardando il culo di un elefante. E non ci vuole il microscopio per vederlo. E poi le storie non devono piacere a Ben, devono piacere a me.2 points
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Texone godibile e trama originale e ingegnosa per come ci ripresenta i personaggi che conosciamo in stile dime novel. I disegni di Biglia sono meravigliosi, ma forse davvero poco adatti all'intento rischiesto. Ci voleva qualcuno con uno stile più classico western, che ricordasse di più le copertine e l'immaginario di quel momento storico. -- incredibile che nessuno qui, o quasi, dei commentatori abbia capito la cornice entro cui sta storia si dipana...2 points
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Ma figuriamoci. Sei stato contagiato anche tu dall'epidemia di pelouovismo? Guarda che è peggio del covid e della peste bubbonica messi assieme. Io se fossi l'autore queste sbavature le metterei APPOSTA, solo per il divertimento di mandare in crisi i lettori ragionieri2 points
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Con netto ritardo sono riuscito anch’io a ultimare la lettura dell’albo finale del tanto atteso team up di Tex e Rick Master. Ammetto che è stata una sorta di tortura quella di dover stare lontano dal topic per evitare gli spoiler, mentre la discussione prometteva scintille e di farsi interessante. Magari la dieta del capo della Tong, mi sarebbe servita come punizione visto l'incipiente pinguedine, ma mi son dovuto accontentare di girare al largo, per recuperare solo oggi la lettura della lunga sfilza di commenti che hanno popolato questo post. Non è mai una buona idea leggere i commenti prima della recensione personale, poiché il rischio di essere influenzato a destra e a manca è sempre alto. Cercherò nel possibile di rimanere ancorato alle mie impressioni provate dopo la lettura, sorvolando sulle tante argomentazioni che sono state sfoderate in queste pagine. Come già accennato nel primo commento di due mesi fa, la storia si è mostrata subito interessante e il sottoscritto questo interesse lo ha mantenuto intatto fino all’ultime tavole. Per meglio godere il totale, ho riletto in sequenza i primi due albi prima dell’epilogo del terzo e credetemi, che questo stratagemma è stato indicato nell’occasione. Piccola digressione personale: non mi pento di aver scelto proprio il primo albo della prova per farmelo autografare direttamente da Mauro a Etnacomics, in compagnia del celeberrimo “Il passato di Carson” (quello si imprescindibile nonostante ingiallito da tre decenni di riletture), poiché, a mio avviso, sebbene non del tutto esente da difettucci, l’episodio in questione è destinato a divenire un autentico classico dei tempi recenti e di certo la migliore storia di Mauro sulla regolare dai tempi dell’epopea sull’Artico. Rick Master non lo conoscevo, quindi mi fido della caratterizzazione fornita da Mauro, comunque mi è sembrato subito simpatico e pieno di carisma e merita la vetrina di prestigio accanto a Tex. Molto ben calibrata la prima parte con le due indagini parallele che finiscono col confluire nel secondo albo e da allora il ritmo esplode e la storia diventa davvero al cardiopalma. Master e collaboratore giapponese non rubano la scena a Tex e Carson, ma si ritagliano comunque una buona fetta di peso specifico nell’economia della storia. L’organizzazione che agisce in estorsioni e rapimenti promette fin dall’inizio di dare filo da torcere alla squadra dei buoni e gli indizi seminati dallo sceneggiatore, preparano il vero incedere della sceneggiatura. Fra le critiche mosse nei commenti che mi hanno preceduto, ho fissato in particolar modo quella che definisce troppo semplice e “pilotata” l'indagine che porta subito i nostri sulla strada buona. Può anche darsi che Borden abbia un po’ forzato sulla casualità e sospensione dell’incredulità per sciogliere alcuni passaggi, ma ho avuto come l’impressione che più che altro all’autore premesse mettere in mostra il parterre di onore di protagonisti che il giallo o l’indagine vera e propria. Il simbolo della giacca come vessillo da indossare dai capi sezione può essere stato pur un vezzo di Mauro e mi ha lontanamente ricordato la bandana rossa della banda innocenti. Ma come, un’associazione simile vorrebbe agire nella segretezza e anonimato e si lascia alle spalle tracce così compromettenti? Dunque, come ogni opera, un diverso punto di vista non per forza finisce con l'essere assoluto, quindi se da un lato le osservazioni di Diablero possono anche non essere campate in aria, dall’altro anche i pareri opposti, fra cui quello dell’autore hanno il loro valore. Oltre al fatto che in simili centri abitati non era scontato risalire da una giacca nera, sebbene preziosa, all’identità dei caporioni dell’associazione, fornisco un altro punto di vista che finora non è stato evidenziato, ma che sta pur in piedi come gli altri due già esposti e dibattuti: in fondo chi l’ha detto che all’associazione a delinquere premesse passare del tutto inosservata? Come le varie mafie, spesso i componenti sono noti ai più, ma per omertà, collusione o paura, la gente comune finge di non conoscerli, se non addirittura rispettarli. E se anche in California accadeva questo? In fondo l’associazione è potente e ramificata e anche gli investigatori potrebbero aver evitato di indagare oltre ai misfatti, fino all’arrivo di Tex e Carson che danno il loro coraggioso contributo a Devlin. Il non far conoscere fra loro i capisezione può essere stato un espediente di Miss Dark per impedire eventuali dispute o tentativi di combutta ai suoi danni. Non vi convince? Magari avete ragione, ma la stessa cosa può accadere al sottoscritto leggendo le osservazioni di tizio e caio, quindi... Per il resto, molto bella la sequenza della liberazione della giovane cinese, così come si mostrano molto avvincenti le sparatorie che vedono i nostri pard in grande spolvero. Ho trovato molto ben pensata anche la location in cui si svolge la battaglia finale e quelle chicche storiche cittadine che Mauro non disdegna mettere nelle sue storie per ammodernare le sequenze quali il servizio di posta prioritaria, il tram a fili, il telefono e l’ascensore dell’albergo lussuoso. Capitoli dialoghi: lo stile di Mauro è ormai noto e la presenza corposa di frasi nelle sue conversazioni sono un marchio di fabbrica. In passato ci sono state storie più verbose che mi hanno infastidito (vedi il ritorno della Montoya) qui tutto sommato li ho trovati meno pesanti e la storia scorre meglio rispetto ad alcune recenti prove. La fuga in mongolfiera di Miss Dark, il mistero sulla sua identità (che sta popolando il topic creato ad hoc) e l’imminente ritorno dell’arcana villain, sono un tocco in più di Mauro (scelte narrative che possono piacere o meno ma denotano comunque il desiderio di non essere mai ripetitivi o banali) anzi mi chiedo se l’idea di lasciare il finale aperto sia nato al momento in cui è stata dirottata sulla regolare la prova o Borden intendeva usarlo pure nel caso in cui la collocazione dell’avventura fosse stata quella originaria, ovvero un maxi. Non so se Mauro vorrà rispondermi, peccato non averlo saputo prima che glielo chiedevo di persona durante il nostro incontro o in conferenza, tuttavia mi sento di porgergli i miei complimenti, visto che la storia mi è davvero molto piaciuta e attendo con trepidazione il seguito. Chiudo spendendo alcune parole di elogio per il comparto grafico impeccabile di Michele Benevento. Bravo, bravo, bravo! Già nelle prove passate mi aveva appassionato, qui l’artista si supera, con tavole curate, dettagliate (che goduria gli interni perfetti con tanto di carta da parati elegante), ma pur sempre leggibili e dalla giusta atmosfera e dinamicità. La sequenza tra la nebbia non ha tanto da invidiare a quella perfettamente resa dal maestro Villa nella “Congiura”, le fattezze dei nostri eroi sono armoniose e piacevoli. L’atmosfera cittadina resa alla perfezione e anche la rappresentazione di China Town e le sue tong mi ha convinto. Di certo ci toccherà aspettare un po’ per l’immancabile sequel, ma abbiamo la certezza che graficamente Benevento non ci deluderà, anzi sono pronto a scommettere che alzerà ulteriormente l’asticina della qualità, ben stimolato da Borden che sa come curare i talenti affidati alle sue mani. Il mio voto finale è 92 points
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È chiaro che Boselli vuole che pensiamo alla figlia di Satania: 1) ce la ricorda con l'inizio storia a Los Angeles e i personaggi visti nella sua precedente apparizione. 2) Ce la ricorsa il modus operandi: creare un organizzazione di 13 persone (lei compresa). 3) gli occhi somigliano ai suoi. 4) Conosce già Tex e Carson e anzi li considera i suoi peggiori nemici. A questo punto, dipende da che intenzioni pensi abbia Boselli: 1) Vuole aiutarci e darci utili indizi per risolvere il mistero da soli prima che lui lo sveli? oppure... 2) Vuole metterci fuori strada?2 points
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Perché, come ho detto, non erano nelle corde di GL Bonelli. E la cosa ha perfettamente senso se ci pensi: i classici "metodi texiani" (tipo rompere i denti a cazzotti per far confessare, minacciare torture, impiombare,. etc) RICHIEDONO cattivi malvagi che il lettore "goda" nel vedere picchiare a sangue. Da qui i tipici "cattivi frequenti" su Tex: ricchi arroganti, politicanti corrotti, spregevoli speculatori, sadici assassini, etc. Non sono TUTTI così (ogni tanto ci sono personaggi tipo Lucero, Apache kid, Esmeralda, etc.) ma sono molti meno, e quando capitano, Tex non solo non può usare i soliti sistemi, ma non è nemmeno il responsabile della loro fine. Di questa porzione "minoritaria" di avversari, che già è esigua, i "serial killer non colpevoli delle loro azioni" sarebbero già naturalmente poco (guarda come sono stati poco usati anche in seguito), essendo davvero come avversari inadatti a Tex, visto che non sono nemmeno "colpevoli" delle loro azioni (e Tex se la deve prendere con un innocente?) Ti contesto che ci sia tanta differenza con "la voce misteriosa", non il fatto che non sia un "thriller psicologico" - non lo è... come non lo è in realtà manco questa storia! Sono in realtà molto simili a parte gli aspetti "esotici" tipo scimitarra e scimmione: una persona che uccide per un impulso che non controlla, altre persone che gli vogliono bene e che la proteggono rendendosi complici degli omicidi (o almeno, aiutano l'assassino a sfuggire alla legge), Tex e Carson devono capire chi è l'assassino/a. Non c'è un vero "scavo nella psiche" dell'assassina, non è "Delitto e Castigo" questo, Nizzi tratta la questione come un normale "whodunnit", con personaggi che vengono fatti passare prima per possibili omicidi, ma qualunque lettore che abbia visto o letto più di una ventina di gialli capisce subito chi è l'assassina (il solito problema dei "gialli" di Nizzi, pochissimi personaggi fra cui può essere il colpevole, uno spicca per essere insospettabile, è ovvio che è lui: per costruire un vero giallo dovrebbe prendersi il tempo di sviluppare un buon numero di personaggi fra cui nessuno spicchi particolarmente per essere meno sospettato degli altri, ma è molto più faticoso del semplicemente contare, come al Giornalino, sul fatto che il tuo pubblico non sia ancora smaliziato) E ti contesto anche che fosse raro alla BONELLI in generale: in realtà GL Bonelli e Tex erano l'eccezione: "villain" simili se ne erano già visti sia nel Piccolo Ranger che su Zagor che su altre serie...2 points
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Credo che il nuovo curatore sia il nostro Diablero e il suo assistente Nizzi. 😝😂2 points
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P.S.: A me non sembra di essere stato minimamente "aspro"... direi piuttosto che i pregi innegabili di questa storia l'hanno portata ad un livello di "intoccabilità" che non fa nulla per meritarsi, con conseguente "permalosità" e "sensibilità" ad ogni critica. una cosa simile a quella successa con Fuga da Anderville (con la basilare differenza che rispetto a Fuga da Anderville questa storia è un capolavoro del fumetto) Se però ogni storia che piace viene considerata "non criticabile", allora certo che le discussioni online diventano lotte fra "tifosi" in cui ogni critica viene vista come un offesa insanabile, e tutto o è "schifezza" o è "capolavoro"... Se "penso e non dico" in genere ho semplicemente smesso di comprare. E sì, ho un opinione abbastanza scarsa di gran parte degli autori "moderni", ma non è che me la stia tenendo per me o sia chissà quale segreto... insomma... "non dico"??? Comunque, sono passato da una quantità di letture fumettistiche smodata per oltre trent'anni (dagli anni 70 a poco dopo al 2000) con spostamenti e variazioni che non hanno molto intaccato la quantità (per dire, ho diminuito drasticamente il materiale Marvel negli anni 90, schifato dall'andazzo che aveva preso, ma il materiale indie americano e il boom di ristampe storiche di Fantagraphics, Clover Press e altri ha tranquillamente compensato quei mancati acquisti) rendendomi però conto man mano che il livello di quello che leggevo era in continuo calo (oltretutto quella è l'epoca d'oro delle serie TV americane, e quando vedi che roba ti riuscivano a tirare fuori gli sceneggiatori TV in serie come The Wire, Firefly, Breaking Bad, etc, e confrontavi con la pappina che ormai ti propinavano nei fumetti, era chiaro che i più bravi ormai ai fumetti non ci pensavano proprio...) All'inizio avevo pensato che fossi io il problema, che mi fossi stancato, poi mi sono reso conto che leggendo fumetti d'epoca che mi erano sconosciuti ritrovavo la qualità che non trovavo più nei fumetti nuovi. Ho man mano calato sempre più drasticamente i miei acquisti di novità, aumentando il materiale d'epoca, e non solo non me ne sono pentito ma penso avrei dovuto farlo molto prima. (e tra l'altro calare gli acquisti di roba moderna mi ha dato più tempo per rileggere capolavori del passato molto superiori) Anche Tex l'ho tagliato drasticamente, non comprando più da anni Maxi, Color, Bis, etc., e ritrovando il tempo di rileggere vecchie storie che non rileggevo da decenni. Me lo sto chiedendo anch'io, "perchè compro ancora sta roba", e la risposta ha portato al taglio drastico che sto facendo degli acquisti. Uno dei motivi per cui mi importa poco dell'identità di Dark è che non so se leggerò il seguito. L'unica serie di Tex "al sicuro" attualmente sono i texoni che continuerò a prendere (e ovviamente le strisce anastatiche della gazzetta, di gran lunga il miglior Tex pubblicato oggi), altre le ho tagliate, la serie regolare è "rimandata a settembre" (o meglio, anno dopo anno) con la mannaia appesa sopra. Che smetterò di comprarla ormai è ovvio, semplicemente non so quando. La prossima di Manfredi e Gomez la voglio leggere, poi vedrò come sono le successive... ma paradossalmente anche nel periodo peggiore di Nizzi c'era la speranza di un miglioramento, mi dicevo che non era possibile che la Bonelli tollerasse ancora storie simili, e c'era l'idea che se toglievano Nizzi poi qualsiasi altro autore sarebbe stato meglio e Boselli avrebbe avuto più spazio. Entrambe le cose sono state vere (persino Faraci per me ha fatto storie migliori dell'ultimo Nizzi), ma non è bastato, Boselli è in netto calo da anni e nessuno degli altri autori mi fa venire voglia di leggere i loro Tex... e non penso che ci siano autori extra-Bonelli in grado di scrivere Tex, comunque: vedo in giro nel fumetto italiano un sacco di "professorini" che scrivono per "educare" o "informare" il pubblico, o peggio per "citare" facendo sfoggio di nerd cred , con storie soporifere piene di spiegoni, con gente acclamatissima (per me inspiegabilmente) come superstar del fumetto dopo un paio di storie minimamente decenti Ormai il fumetto in edicola è morto, cosa ci esce ancora? Persino i supereroi e praticamente tutte le nuove serie Bonelli le trovi solo in libreria o fumetteria ormai... Detto questo, di italiani seguo ancora i pochi autori "storici" rimasti affidabili: Giardino, Gipi (quando si degna di far uscire qualcosa...), Ortolani, Zerocalcare, pochi altri. Di fumetti da edicola ho seguito per anni i Diabolik di grande formato di Palumbo, ma alla lunga le trame di Faraci mi hanno fiaccato e ho troncato anche quelli. Di buono c'è che troncando tutta quella "fuffa" che compravo praticamente abitudine (Dio Mio quanti soldi ho buttato in roba Bonelli che non rileggerò mai ed è pure invendibile...) mi si è liberato tempo e fondi per scoprire o riscoprire cose molto superiori. Per fumetti francesi, argentini, americani, etc vale un po' lo stesso discorso: seguo gli autori che conosco e so che sono affidabili. Il mercato americano lo conosco un po' meglio tanto da poter rischiare di più su un autore sconosciuto se è consigliato da critici affidabili, mentre su quello francese non riesco a leggere in originale ma non è morto come il fumetto italiano e di autori validi ce ne sono di più. i manga patiscono il fatto che non riesco a leggerli in originale, non conosco critici affidabili e le edizioni italiane in genere sono pessime, quindi di solito conosco nuove serie solo di riflesso dagli USA Ma rapporto roba decente / fuffa nella produzione moderna è davvero sceso a livelli ridicoli, mentre il costo aumenta sempre, prevedo di spostare sempre più tempo e impegno dalla lettura alla rilettura: ci pensi che ho letto tutto Calvin & Hobbes solo una volta? Che non ho mai letto organicamente Barks in ordine cronologico dall'inizio alla fine? Che molte storie di GL Bonelli non le rileggo da decenni? Che ancora non ho letto un sacco di storie di Dago di Robin Wood pur avendo tutti i volumi di inserti? E sto rimandando tutte queste cose per... leggermi dei Tex di Ruju? O roba tipo "la cavalcata del destino"? Ho realizzato che nel mondo del fumetto per troppi anni siamo stati presi da un eccessiva attenzione sulla "nuova uscita", che non è un atteggiamento SANO in una produzione artistica: è come se per i romanzi comprassimo sempre e solo novità, dedicando solo gli scampoli di tempo ai classici della letteratura.2 points
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Diavolo di un Bos, questa era sfuggita anche a me. E anche a me! Io non arrivavo a pensare che ce ne fosse solo uno, ma che almeno per averne uno una città dovesse essere GRANDE! Clemens gestisce TUTTA L'ARIZONA (e viene detto esplicitamente nella storia), e in tutti gli stati uniti (quanti stati erano all'epoca? più o meno di 40?) ci sono solo 12 "capisezione". E per tutto il primo albo Borden ci ha fatto una capoccia così nei dialoghi sul fatto che L.A. in quell'epoca è minuscola, che è tranquilla, che è "PICCOLA, NOIOSA E SONNOLENTA", al punto che Lavinia praticamente è l'unica cantante decente, che "una cittadina di provincia"... NON SOLO! LO STESSO TEX dice che "non crede che i rapitori facciano base nella tua piccola e ridente cittadina" Poi, a fornire il servizio postale rapido, sono solo "Quattro città in tutta la California" e vanno a scegliere UNA CITTÀ DOVE HANNO BASE?? A quel punto perchè fare tutta quella fatica? potevano spedirlo da San Francisco, era uguale! (Anzi, meglio, se spedivano da San Francisco non c'erano i due sgherri fessi che li inguaiano). "Ideona! Per sviare le acque invece di spedire la lettera da dove abbiamo una base... la spediamo da dove abbiamo una base!" Non c'erano altri uffici postali con quella spedizione in California o stati limitrofi senza una "base"? Ma torniamo a Tex: pagina 52: "Però non credete che la banda abbia sede qui". "la tua città è più piccola di San Francisco o Sacramento, di certo il ragazzo è stato qui, ma ora immagino sia ben nascosto altrove... dei criminali in gamba dovevano supporre che saremmo risaliti rapidamente al luogo della spedizione... sono sicuri di loro, ma non al punto di rimanere ad aspettarci" (e invece li hanno aspettati!!! ) E successivamente, dopo aver scoperto che è stato Ward a spedire la lettera, lo sceriffo parlando con Tex comunque conferma "pare che l'organizzazione criminale non avesse sede a Los Angeles! La mia città è pulita" e Tex conferma che Lavinia non avrà più nulla da temere. Cosa un po' strana se lì c'era una sede: Ward e Graig erano "alla prima missione", ma se la sede era lì, vuol dire che c'erano ALTRI rapitori agli ordini della prima "giacca", e uno di loro potrebbe "passare di grado"... Insomma, non siamo noi ad essere stati disattenti e pensare che lì non c'era una sezione... ce l'ha detto Tex!! Non "le giacche nere". Le giacche DA SOLDI! Sei mai stata a Cuba? Boh, magari per una donna è diverso, ma anni fa se giravi nella zona dell'Avana e si rendevano conto che eri italiano, eri ossessionato da offerte di "ragazze", sorelle, cugine, etc: non succedeva con le altre nazionalità (ai tedeschi offrivano magari sigari o i vecchie banconote con la firma di Che Guevara o di cucinargli un aragosta, e poi magari ANCHE una donna, ma agli italiani no: avevano l'immagine degli italiani come ossessionati da una cosa sola - probabilmente dopo averne avuto ampie prove - e se si accorgevano che eri italiano non ti lasciavano in pace e non c'era verso di convincerli che stavi cercando un certo luogo storico, ti sorridevano, ti dicevano che sì, ti portavano nella piazza tal dei tali... e poi invece ti portavano dalla sorella! (alla fine siamo riusciti a convincere una guida, ma è stata dura!) Dopo un po' capito l'andazzo abbiamo fatto DI TUTTO per non far capire che eravamo italiani, eliminando dal vestiario ogni capo che non avesse un logo inglese o americano... ma ci sgamavano sempre! Una volta ad uno lo chiediamo "ma come cavolo hai fatto a capire che eravamo italiani prima ancora di sentirci parlare?" "le scarpe" "eh? Ma se non hanno nessun logo..." "sono troppo eleganti, si vede" (ed erano scarpe economiche da poco, eh) Chiunque per lavoro (o comunque per campare) deve "identificare la gente che ha i soldi" o comunque i vestiti che distinguono i bersagli, LA SA IDENTIFICARE BENISSIMO! E dovrei credere che tutto il sottobosco criminale o comunque "borderline", compresi tutti gli informatori della polizia o della Pinkerton, non sappia identificare una giacca "da siuri"? Se Devlin dice che con lo stipendio "da CAPO della polizia" non se la potrebbe mai permettere, non stiamo parlando di pochi soldi, e PERSINO TEX NOTA LA GIACCA come "elemento strano" che attira subito la sua attenzione! E Tex vive fra i Navajos! Se tagliano l'etichetta semplicemente diventa difficile risalire al sarto (e mi meraviglia non sia stato ordinato da Dark alla consegna delle giacche, visto che il sarto diventa un testimone pericoloso se risalgono a lui), ma NON RIDUCE IL FATTO CHE QUELLE GIACCHE SONO UN FANALE CHE ATTIRA L'ATTENZIONE. (Come minimo un "commerciante di bibbie" vestito così rischia di attirare l'attenzione di ladri o rapinatori, e se riesce a dissuaderli comunque poi viene notato e si parlerà di lui) È come se all'epoca della anonima sequestri, i vari boss avessero deciso "come segno di riconoscimento" di comprarsi tutti lo stesso modello di Ferrari Testarossa con la stessa modifica custom al colore fatta dallo stesso concessionario, "per non dare nell'occhio" Come spiegato qui sopra, è vero, non pensavo che L.A. fosse sede di una TERZA giacca, oltre a Clemens in Arizona e a quella di Frisco. Anche perchè, come descritto sopra, TEX STESSO CI DICE CHE NON C'ERA UNA BASE A L.A.! Altro che "non spiegazionismo", hai fatto dire a Tex DUE VOLTE che la base non c'era! Sei riuscito a fare contemporaneamente "spiegazionismo ripetuto" e confusione (visto che hai fatto dire a Tex due volte una cosa sbagliata! ) E in ogni caso... questo PEGGIORA il ritratto della organizzazione, che davvero fa cose demenziali. la "giacca" di L.A. non sa nulla... ma è WARD che spedisce la lettera con l'orecchio del ragazzo! Quindi abbiamo che Dark dà ordine di "inguaiare" una base che non c'entrava assolutamente nulla con il rapimento (anche se invece Tex si dice sicuro che il ragazzo è passato da L.A.) facendo spedire la lettera DALL'ULTIMO ARRIVATO e poi LASCIANDOLI LÌ AD ATTENDERE I PINKERTON. Come me l'ero immaginata io, era Clemens il coglione: assume due idioti per tentare un ultima estorsione prima di tornare a Phoenix. Mi meravigliavo che i Pinkerton non avessero già preso un simile babbeo, ma Dark almeno non era implicata. Come me l'hai spiegata tu, è PEGGIO! Dark ne esce come una VERA E PROPRIA SUICIDA! Dark per "sviare le tracce" fa spedire le lettere DA UNA BASE DELL'ORGANIZZAZIONE. E SENZA DIRGLI CHE LI STA INGUAIANDO! (se dici che la prima "giacca" non sa nulla del rapimento del ragazzo, vuol dire che gli hanno dato la lettera da spedire, che lui poi ha consegnato a Ward, senza dirgli che avrebbe scatenato l'arrivo a L.A. di tutta la Pinkerton) In pratica, tutta la "falla" che mette Tex sulla buona strada è provocata da Dark, è lei che decide di far andare tutte le indagini sulla prima "giacca", senza avvertirlo (se dici che non sapeva nulla del rapimento...) La questione comunque rimane: ma davvero servivano Tex e Carson per "beccare" elementi come Craig e Ward? La Pinkerton si era fatta fregare sistematicamente da Craig e Ward o elementi come loro? Anche dopo che gentilmente gli avevano fornito l'indirizzo da cui operavano?2 points
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Quando ho iniziato a leggere questa storia non avevo la minima idea di chi fosse Kenneth Bowen. Non avevo letto la sua apparizione precedente, quindi partivo da zero. Dopo poche pagine, mi sono ritrovato coinvolto in una storia che mi ha catturato più per l’atmosfera e i personaggi che per l’azione in sé. Quello che mi ha colpito subito è il tono: molto più noir che western classico. Bowen, da subito, mi è sembrato un personaggio interessante: uno con un passato pesante, che ora cerca solo di rifarsi una vita onesta. Vive con un ragazzino a cui si è affezionato, lavora, prova a stare lontano dai guai. Ma, ovviamente, il passato bussa alla porta… e non lo fa con garbo. Un onorevole sconfitto in cerca di un suo secondo tempo con cui peró fatica a fare i conti. La storia scorre bene, dialoghi credibili, atmosfera tesa al punto giusto. Mi è piaciuto anche il fatto che Tex e Carson, almeno all’inizio, non siano i protagonisti assoluti, ma si muovano quasi in secondo piano, osservando e cercando di capire se fidarsi o meno di questo Bowen. I disegni di Acciarino secondo me funzionano bene con questo tipo di storia. Un tratto pulito, molto “narrativo”, che accompagna senza distrarre. Aloha!2 points
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Il finale del bel commento di Ymalpas inquadra perfettamente il capolavoro che è questa storia.2 points
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Ma quali problemi! Tu li vedi come problemi, ma in realtà non lo sono proprio per niente. Questi sono normalissimi escamotages narrativi per fare andare avanti la trama. Nemmeno il più pignolo dei beta readers potrebbe sollevare obiezioni in proposito (è come l'assurda discussione sui viveri per i navajos che avete fatto per El Muerto, una fissazione ridicola su un particolare di nessuna importanza che serve solo a dare il via alla storia)2 points
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Tra i messicani hermano non significa solo 'fratello', ma per estensione anche 'amico' o 'compagno'. Forse Ruju voleva sottolineare il fatto che i due erano proprio fratelli, e per di più molto legati...1 point
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Be', questo però no, le motivazioni sono comprensibili. Sono dei razziatori e sono degli assassini che si vogliono vendicare della loro mostruosità uccidendo chiunque, le persone "normali" da cui si sentono esclusi (o da cui si sono autoesclusi) in seguito a un destino a loro sfavorevole che li ha condannati all'inferno. Vogliono creare un inferno anche per gli altri. Le loro motivazioni non sono molto diverse da quelle di Jack Thunder e la sua famiglia di mostri ne "I sette assassini".1 point
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Quindi un Sergio Toppi, per fare un nome a caso, faceva cose "strampalate" tanto per fare sfoggio di bravura Si parlava di Calegari Quale sarebbe il problema di "decodificare" una tavola come questa?1 point
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Su questo concordo totalmente con Borden. L'idea che una gabbia "ribelle", magari alla Humanoides Associated, sia "meglio", è il punto di vista di un lettore SAZIO E ANNOIATO, che vuole cose "strampalate" solo per la novità (o è il punto di vista di un disegnatore che vuole fare sfoggio di bravura, tipo un difensore che si mette a fare numeri difficilissimi proprio davanti alla sua porta e finisce che si fa fregare la palla da un avversario più concreto). Ma date per scontato che tutti quanti, fra i lettori (di Tex, o in generale), sappiano "decodificare" senza problemi una pagina "strampalata", perchè lo sapete fare voi! Ma quando mai! Ci sono persino AUTORI che non sanno impostare quelle pagine (suppongo sia l'abitudine ai Manga, dove la verticalità ha la precedenza, ma nel fumetto occidentale non è così... e vedo albi pubblicati nelle fumetterie italiane dove si lanciano in equilibrismi grafici dove hanno proprio sbagliato gli autori a mettere le cose in sequenza! un mio amico disegnatore nella sua prima storia per Bonelli anni fa mise una vignetta scontornata (in una regolare gabbia bonelliana su tre strisce), Sergio Bonelli in sua presenza guardandole storse il naso, e disse che era una cosa che non gli piaceva. Da allora non ha mai più fatto una vignetta scontornata, non per "paura" che gli venisse modificata ma perchè ha capito che lì Bonelli aveva ragione. Una scontornata può avere un senso, un motivo, ma se non ne hai uno... è solo un vezzo! Alan Moore (sempre lui) anni fa in una storia breve di un personaggio ABC fece un capolavoro di sceneggiatura: ogni pagina rappresenta un palazzo di (mi pare) quattro piani, in cui ogni piano rappresenta una linea temporale diversa, la storia se non ricordo male si poteva leggere piano per piano, o pagina per pagina, e aveva senso. Un gioco di incastri magistrale. Ma quando ha voluto fare una storia complicata rivolta al grosso pubblico, con Watchmen, si è imposto una "gabbia" regolarissima di tre strisce da tre vignette: la storia era già complicata, inutile complicarla di più per niente (mentre invece spesso le tavole "esuberanti" servono a complicare e rendere più interessanti storie banalissime, vedi ancora gli umanoidi... Gli esperimenti grafici ha senso farli su una Graphic Novel rivolta ad un pubblico "sazio e annoiato" come magari può anche essere quello dei cartonati di Tex. Se lo fai sulla serie regolare, se anche un 5% dei lettori si incasina a leggere... sono più lettori di quelli che normalmente comprano le graphic novel "complicate", e li hai persi. Anche se prendi in blocco tutto il pubblico sazio e annoiato che vuole narrazioni originali, non compensi i lettori che perdi. E ho fatto l'esempio degli umanoidi proprio perchè, notizia fresca, in Francia hanno appena dichiarato fallimento.1 point
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In che senso? A me la storia sembra molto chiara, anzi, fin troppo. Lo spunto iniziale potrebbe essere stato - come ha già notato qualcuno poco sopra - il film "Le colline hanno gli occhi" di Wes Craven, dove una famiglia-comunità di "mostri" aggredisce e uccide chi incontra, in particolare qui vuole distruggere la pacifica comunità di Mormoni di New Hope. Leggendo io ho avuto come l'impressione che Manfredi volesse inizialmente scrivere una storia più complessa, in cui i buoni e i cattivi non fossero divisi così nettamente, per poi ricordarsi che non stava sceneggiando per Magico Vento o Dylan Dog e finendo quindi per accontentarsi di una seconda parte più tradizionale, in linea con Tex, come dice Diablorojo82 più sopra "col freno a mano tirato". A un certo punto la storia, per renderla meno manichea, avrebbe potuto virare verso due direzioni: 1) Cercare di "umanizzare" i mostri vittima dell'esplosione, magari rendendo alcuni di loro meno malvagi o addirittura pentiti (o perlomeno stanchi) della loro vita assurdamente assassina; 2) Rendere i buoni Mormoni meno limpidi e innocenti di come sembravano, per esempio facendo emergere una loro responsabilità nell'esplosione della miniera, e quindi nella creazione dei "mostri" (o un qualunque altro loro scheletro nell'armadio). La mia impressione è che Manfredi avrebbe seguito queste due strade su Magico Vento o su Dylan Dog, ma invece si sia "autocensurato" pensando che fossero poco adatte a un personaggio più tradizionale come Tex. E secondo me si è sbagliato alla grande. Storie più ambigue e meno manichee in Tex ce ne sono sempre state e parecchie, una per tutte, a cui in un primo momento pensavo volesse rifarsi, è "La grande minaccia", n. 276-277, anche quella una storia su misteriosi assassini che bersagliano una comunità di Mormoni che, però, in quel caso, alla fine risultano essere colpevoli di passate nefandezze (la strage di Mountain Meadow). Oppure, un'altra storia a cui poteva rifarsi, con una divisione meno netta tra i buoni e i cattivi, è il Texone "La vendetta delle ombre". Manfredi ha preferito una storia più semplice, meno problematica, con un finale solo di azione: alla fine Tex e Carson ammazzano i mostri tutti cattivi, mentre i bravi Mormoni (sebbene un po' ottusi e poco accoglienti) tornano a vivere sonni tranquilli. Forse che l'abbia scritta anche pensando a "I sette assassini"? Chissà... In ogni caso, è un peccato, "New Hope" aveva potenzialità maggiori, poteva essere un'ottima storia, mentre così è solo discreta. (C'è da aggiungere che raccontata così questa storia risulta molto più pessimista delle mie ipotetiche versioni alternative. I mostri "dimenticati" restano mostri e dimenticati, senza speranza e senza neanche un minimo di redenzione.) Sule critiche ai disegni di Gomez... State scherzando, vero? Sono notevolissimi come sempre! Gomez è un fuoriclasse come Ticci o Villa. Vi risulta un albo di Ticci o Villa disegnato male? A me no. Ci potrà essere qualche vignetta qua e là fatta più in fretta (ma anche in Dago capitava), ma il lavoro è al 99% Gomez puro, ossia eccezionale.1 point
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Sì, sono tutte sbagliate e per quanto mi riguarda Giusfredi scrive purtroppo troppo poco. Purtroppo i suoi sempre più pressanti impegni editoriali hanno ridotto la sua produzione ad un terzo di qualche anno fa. Per fortuna scrive comunque ottime storie, almeno secondo me. Non credo di svelare grandi segreti dicendo che sarà lui a scrivere almeno uno se non entrambi gli albi celebrativi in uscita a giugno 2027 e settembre 2028 e la cosa mi fa molto piacere visto che ormai siamo amici. Ed il fatto che quest'onore sia toccato a lui dovrebbe suggerirvi qualcosa . Esatto. E con un po' di impegno forse potreste indovinare il nome di chi lo affianca in questo duro lavoro..1 point
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Il solito Tex piccione di Nizzi, passa metà della storia in prigione e si fa salvare prima da Montales, poi si fa gabbare dal companero e si fa salvare da un frate. Incominciano chiaramente già a vedersi i segni della "crisi", Nizzi non sa scrivere in scorrevolezza, i dialoghi sono pesantissimi e poco seri. Infine sul finale tratta Tex da piccione facendolo salvare da un Carson in cerca di sigari da fumare (dopo bistecche e patatine, giustamente, ci vuole il digestivo ahahahah 😂🤣). I nemici non fanno paura, non hanno alcun superpotere o dramma psicologico alle spalle e sono troppo realistici (a parte Cobra Galindez, ottimo personaggio in chiaroscuro alla Boselli).1 point
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Anch'io. Il Texone è la pubblicazione più prestigiosa e la preferita di molti lettori. Deve proporre storie di un certo peso, come le ultime di Borden e dello stesso Manfredi, non basta che siano disegnate superbamente. Ben il bugiardo è una storiellina carina, senza grossi cattivi e con un character debole e poco originale come per l'appunto Ben. Lo aspettiamo tutto l'anno, il Texone, è l'appuntamento di inizio estate, che si risolva così è una beffa amara...1 point
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D'accordo col Prof. Sassaroli: piccolo gioiello crepuscolare, parecchio violento e impreziosito dai disegni di un Monti al suo meglio1 point
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La situazione potrebbe più o meno essere questa: “In nome della legge” (da circa pag. 80 dell’albo “Mohaves!” alla fine della storia) “Il tiranno dell’isola” (dall’inizio dell’albo “I cacciatori di teste” alla fine) “Lo sceriffo di Durango” (tutto l’episodio) “Sulle tracce di Tom Foster” (da circa pag. 20 dell’albo “L’indiano bianco” alla fine) “Fantasmi nel deserto” (da circa pag. 70 dell’albo “I cavalieri della vendetta” alla fine) “Trapper!” (da circa pag. 50 dell’albo omonimo a circa pag. 40 dell’albo “Uomini senza paura”, da circa pag. 10 dell’albo “Dakotas!” alla fine) “Taglia: duemila dollari” (tutto l’episodio) “Il figlio di Cochise” (da circa pag. 30 dell’albo “Sfida nel canyon” alla fine Gamba in solitaria, è l’unico intervento riconosciuto dalla Casa Editrice nelle varie ristampe)1 point
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Non la chiamerei "Bosellite" visto che Boselli ha fatto anche storie con inizio in media res, ma sì, è una sindrome. [Apro una parentesi che non riguarda direttamente te, ma alcuni termini che ho usato.] In questo e altri thread ho parlato di "lettori moderni fanzinari" ma è ovvio che poi "soffre" di questa sindrome e non ha mai avuto a che fare con le fanzine si offende (così come si offende chi ha scritto in fanzine e non ne soffre). Non è una caratterizzazione "statistica" (non so davvero se più frequente fra i fanzinari o no), quanto "metodologica": cioè questa sindrome SOMIGLIA un sacco a certi articoli su fanzine che si chiedevano fatti irrilevanti su certe storie, davano la risposta... e poi la imponevano negli albi una volta "ottenuto il potere" su di essi. L'esempio standard, e quello da cui penso di aver ricavato il termine, è Patrick Wilding. Cioè il "nome nuovo" di Zagor. Che da allora quindi non si chiama più Zagor, il suo nome è diventato un soprannome. Come nasce Patrick Wilding? Sulla fanzine "Collezionare". Burattini all'epoca ci scrive (mi pare sia uno dei fondatori), e scrive un articolo su "chissà come si chiama Zagor". (potevo rispondergli io: si chiama Zagor), e ricava il nome da questa rigorosa deduzione: 1) Zagor probabilmente è irlandese (ho il numero della fanzine ma non ricordo ora da dove arrivava la deduzione) 2) Il nome più comune fra gli irlandesi all'epoca era Patrick. (Tremo all'idea che un giorno diventi il curatore di Diabolik, e subito dopo seguendo questa logica scopriamo il vero nome di Diabolik: Mario Rossi ) Nessun problema, no? Sono pensieri oziosi di un (all'epoca) fanzinaro, chissenefrega... se non fosse che, anni dopo, Burattini inizia a scrivere Zagor, e poco dopo si scopre che Zagor in realtà si chiama Patrick Wildings... (e negli anni successivi scopriamo anche le origini di suo padre, della sua mamma, del suo costume, del suo simbolo, della sua scure, della sua capanna, della palude su cui sorge la sua capanna, dei going-going e di ogni singolo albero di tutta la foresta di Darkwood...) E quando vedi che PRATICAMENTE TUTTI gli autori attuali della Bonelli hanno "sindromi" simili, riempiendo le loro storie di "origini" e di informazioni superflue su TUTTO, e scopri che gran parte vengono dalle fanzine... (ma non solo, a quanto ne so Boselli non è mai stato fanzinaro, eppure anche lui ha iniziato a voler raccontare le origini di un sacco di gente... probabilmente è un virus, una malattia, ormai endemico nei corridoi della Bonelli...) [chiusa parentesi, spiegata la sindrome, proseguiamo] Non penso sia solo questione di "gusti". il gusto personale magari entra sul giudizio di QUELLO CHE C'È nella storia: per me i dialoghi della storia di Rick Master all'inizio sono troppo verbosi, ampollosi e innaturalmente "spiegazionisti", per altri no, quello è un giudizio personale. Ma dire nella seconda storia, riguardo ad un personaggio CHE MUORE DOPO 10 PAGINE, che non ha nessuna rilevanza nella storia successiva che... Qualunque informazione sullo sceriffo sarebbe non solo totalmente irrilevante e inutile (l'avventura NON È sullo sceriffo, era solo una scusa per far vedere Tex "in azione" a una persona di passaggio che ha bisogno di aiuto), ma pure fuorviante (come per la Figlia di Satania, troppa attenzione allo sceriffo farebbe pensare molti lettori che sia coinvolto anche nel resto dell'avventura e che quelle informazioni saranno utili a qualcosa). Oltretutto, non è che lo sceriffo non sia "ben caratterizzato": nelle pochissime pagine in cui appare Gomez e Manfredi lo caratterizzano PERFETTAMENTE, è chiaro perchè agisce così (è al soldo del vecchio Manning e invece di far rispettare la legge protegge gli interessi di quella famiglia), in poche pagine ci viene "detto" tutto quello di cui abbiamo bisogno. Quindi "conoscere meglio" qui significa avere ALTRE informazioni oltre a quelle necessarie... tipo le sue "origini"? Flashback dalla sua infanzia che spiegano come mai si è venduto? La storia della sua famiglia? Una scena in cui Manning paga le spese per curare sua moglie malata? Ora, DESIDERARE una cosa simile, al punto di trovarla NECESSARIA e sentirne la mancanza... per me è una vera e propria DIVERSA MANIERA DI LEGGERE. Ed e una "maniera di leggere" che vedo sempre più diffusa, più "richiesta" dai lettori, con cose tipo "perchè non ci hanno fatto vedere come ha fatto Tex a scoprire che X ha fatto Y?" "ma si capisce benissimo come ha fatto, non l'hai capito?", "sì, l'ho capito, è chiarissimo, MA LO VOGLIO VEDERE SPIEGATO LO STESSO, ALTRIMENTI È UN BUCO DI TRAMA"... Ma questa maniera di leggere, ANTROPOLOGICAMENTE DIVERSA... non mi ricordo di averla mai vista prima degli anni 90. Oggi invece è diffusissima. E credo sia uno dei motivi principali per cui trovo i fumetti "moderni" in generale sempre più assolutamente illeggibili, tediosi, verbosi, spiegazionistici, didascalici e in una parola: pallosi. Perché sempre di più, nuovi autori che condividono questa "maniera di leggere" scrivono per lettori come loro (e si scandalizzano quando arrivano in una serie e scoprono che dopo 50 anni ancora il going-going non ha avuto una "origine" raccontata in tutti i tediosissimi dettagli), ma non per me.1 point
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Ho recuperato la discussione solo ora. Anche io avevo pensato che a L.A. ci fosse il capo filiale dell'Arizona in momentanea trasferta (e IMO sarebbe stato più coerente). A parte questo concordo con Letizia sul discorso delle giacche. Meno con Diably e il suo cercare peli nell'uovo a tutti i costi.1 point
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Ho entrambi i volumi, grazie. Di Wheeling ho due copie, come di quasi tutti i volumi di quella serie, e ovviamente tutti gli albi di Un Uomo un'Avventura. Che Nizzi si sia ispirato a quelle storie è palese anche dalla lettura dell'introduzione (per piacere... leggilo questo texone, comunque), ma sono storie diverse con un fil rouge che passa dalla prima vicenda alla seconda. Certo, dovrei rileggere quelle storie fonti d'ispirazione per verificare tutto scena per scena, vignetta per vignetta. Ma per quale motivo? A cosa servirebbe? Le dinamiche sincopate e l'effetto finale di questo texone sono per certo totalmente diversi. Fra l'altro, non vi sono salvataggi di bambini e specifiche scene di tortura, ogni personaggio ha delle motivazioni molto chiare come nelle storie di @bordene più che le vicende, tutte interessanti, risaltano nell'albo di Nizzi i sentimenti come nelle migliori storie di Robin Wood per Dago. Anzi, se vogliamo cogliere l'essenza di questa storia, lasciando da parte l'esattezza di certi snodi con le vicende che citi tu, io vedo una maggiore affinità ideale con il romanzo Cime Tempestose della Bronte. Vedi dove siamo andati a parare? A centinaia di chilometri da questa bella storia ! In realtà basterebbe citare Iliade e Odissea per dire che d'allora null'altro di nuovo sia stato scritto o sottolineare con disappunto che quasi tutte le bellissime copertine di Galleppini siano trasposizioni esatte di albi precedenti, americani e inglesi, oppure disegni di Walter Molino per La Domenica del Corriere e Grand Hotel. Tutti gli scrittori e disegnatori sono allora soltanto dei plagiatori? Non credo ... Nella mia lettura dissennata di fumetti negli ultimi quasi 25 anni (dissennata perché ho voluto recuperare ad ogni costo il tempo perduto) posso confermare che siano state più le storie che mi abbiano deluso di Nizzi, rispetto quelle apprezzate. In questo periodo, invece, sto leggendo e rileggendo sue storie grandiose, me ne sono meravigliato, ma ovviamente avevo torto. Nizzi dei tempi andati era l'autore anche di questi capolavori e non avrei dovuto avere così tanti pregiudizi soltanto perché ho letto più sue storie banali o per sentito dire. Un pizzico di umiltà credo che non guasti mai.1 point
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Un divertissement più che una vera storia, ma che ritmo e che disegni! Insomma un gioiellino infarcito di topoi del western-spaghetti con Tex e Carson solo sullo sfondo e i "cattivi" veri protagonisti. E che abil Nizzi e Giolitti a delinerarli narrativamente e gratificante questi "cattivi"! Insomma anche se alla fin fine i due pards arrivano quando ormai quasi tutto è risolto e, oltre a scavare buche per seppellire i trapassati, fanno ben poco, è una storia che si legge volentieri.1 point
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Prolissa questa storia? Ma scherziamo? Tre albi che mi hanno tenuto incollato fino alla fine. Certo i ritmi narrativi non sono più quelli sincopati del primo centinaio, certo oltre a qualche "fucilata" nei dialoghi c'è anche qualche "pistolotto", ma tutto è gestito proprio come dovrebbe essere: né troppo né troppo poco di tutto ciò che serve a fare un'avventura di Tex. Sopra si diceva che questa storia dovrebbe essere presa a modello e io sono perfettamente d'accordo.1 point
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Storia appena riletta grazie al maxi albo che racchiude l’intera saga del Carnicero. Un esordio fortunato quello di Nizzi sulla regolare, che per non rischiare sceglie un soggetto che gli permetta di percorrere una pista sicura, ripescando uno degli antagonisti più spietati della saga. Questo però non rendeva scontata la riuscita finale della storia.. non basta prendere un protagonista del passato e metterlo in un albo per decretarne il successo (vedasi tanti esempi di ritorni in tempi recenti). Bene, qui l’operazione può dirsi riuscita. È raro che un sequel sia all’altezza del precedente (nel cinema in pochissimi ci sono riusciti, mi viene in mente solo Il Padrino I e II) ma questa storia mi ha coinvolto quasi quanto l’opera originale. El Carnicero è quasi più cattivo qui che in “Guerra sui pascoli”, la storia scorre via bene senza i grossolani difetti che purtroppo incontreremo nella fase più avanzata della scrittura nizziana. La “resurrezione” del Carnicero è abbastanza plausibile, gli eventi passati vengono narrati senza spiegoni fine a se stessi rendendo la storia fruibile anche a chi non abbia letto il prequel. I personaggi giocano bene tra loro, con ruoli ben dosati tra protagonisti e comprimari. La parabola del villain destinato a rivivere il suo incubo tale e quale alla storia precedente è una scelta che ho apprezzato. La storia a mio avviso si perde un po’ nel finale, un po’ tirato via frettolosamente da quando Tex fa irruzione nella villa, ma nel complesso si fa leggere tutta d’un fiato. Peccato non aver approfondito le sorti dei coniugi della locanda, e dei sodali di Balder lasciati nella carrozza prima dell’assalto alla residenza del villain, tra cui la pericolosa Zelda. Riconosco che disegni di Fusco sono di pregevole fattura, anche se non sono tra i miei preferiti in assoluto. Soprattutto i volti, che in alcuni casi trovo scostanti: ora quasi eccelsi, ora “scarabocchi”. In definitiva una bella storia che ho apprezzato. Non grido al capolavoro, forse anche perché l’ho letta subito dopo quella di GLB, e anche se Nizzi cerca di scrivere in continuità, una certa differenza stilistica si nota. Non è un male, ogni autore ha una sua cifra, l’importante è non tradire l’essenza del nostro eroe, come il suo creatore l’ha voluto. Nizzi da questa storia prosegue, sulla sua personale strada, non rovinando il personaggio. Saludos amigos1 point
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L'ho riletto per la prima volta a distanza di quasi dieci anni dalla data di uscita, con la mente libera dai pregiudizi che mi aveva inculcato nella mente l'anno di permanenza nel forum di TWO che proprio nel mese di maggio 2006 avevo abbandonato. La lettura si è rivelata insospettabilmente piacevole, la ricordavo pessima ed è anche questo il motivo principale per cui avevo drasticamente relegato nell'abbandono quest'albo per così lungo tempo. Certo non siamo ai livelli dei migliori texoni scritti prima e dopo, però la sceneggiatura è condotta con brio e anche quelle situazioni che all'epoca immagino fecero arrabbiare i soliti - come Tex costretto a far cadere in trappola l'amico fraterno Cochise - sono situazioni al limite ma non degradanti dell'immagine del personaggio. Anzi è l'affiatamento con il vecchio capo apache che emerge nelle pagine la cosa migliore del texone. La parte finale è quella più debole, quella in cui l'autore chiede al lettore la maggiore sospensione della credulità, troppo caotica e improbabile, quasi tirata via ( è la sensazione che ho riscontrato in diverse storie di Nizzi che presentano una prima parte eccellente e una seconda mediocre, quasi come se a lungo andare Nizzi si fosse stufato di scrivere ), comunque si arriva alla pagina finale senza delle evidenti sconcezze. tra le cose migliori del Texone annovero ancora i personaggi, splendido Cochise, ottimo l'antagonista Cimarron e anche l'apache Juh fa la sua splendida figura fino alla fine; ma è soprattutto il vecchio Sunday Jim a captare le simpatie del lettore, siamo di fronte qui ad un personaggio che meriterebbe di essere ripescato nella serie regolare. Capitolo disegni: Un buon texone quello di Alessandrini, il tratto non è quello tipico della serie mensile e si capisce perché possa anche disorientare, però è uno stile che ti fa annusare da vicino quello che sarebbe potuto essere il mitico texone Giraudiano che tutti avremmo voluto leggere e che non leggeremo mai. Il mio voto è sette (e mezzo).1 point
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La parte iniziale di questa storia, compresa nelle ultime pagine del n. 279, si intitola "Sull'orlo del baratro" e, ad una prima lettura, sembra nulla più che una giustapposizione di due episodi con funzione introduttiva, il primo incentrato su Tex e Kit Willer nella riserva navajo, il secondo sull'incontro inaspettato tra Paul Balder e Strassberg. Ad una più attenta lettura, però, tali episodi si rivelano legati da un sottile parallelismo . Inoltre, l'esito del primo episodio spiega come mai gli sgherri di Balder riusciranno a rapire Tiger e Kit in piena riserva senza che Tex possa intervenire, mentre il secondo mostra al lettore l'avvio del ben congegnato meccanismo del piano di vendetta di El Carnicero, presentando però, senza che n° lui, n° i suoi, n° il lettore se ne avvedano, il granello di sabbia che lo farà inceppare . Di conseguenza, fin dalle prime battute della storia, il lettore ha davanti a sè tutti gli elementi fondamentali della trama, presentati in maniera tale da consentirle di svilupparsi in maniera al tempo stesso coerente e piena di suspence.1 point