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Francamente mi sorprende questo gorgo di polemiche su Ombre di morte. Viene rinvenuta una storia inedita di Gian Luigi Bonelli, incompleta ma provvista dei disegni di un grande artista come Tarquinio. La storia non è evidentemente pubblicabile sulla serie regolare. Non solo è incompleta, problema a cui si potrebbe rimediare, come in effetti si rimedierà. Ma i disegni, a quanto scrive chi ha visto il volume, non sono in linea con gli standard del Tex di oggi (valutazione che, ovviamente, non attiene alla qualità del disegno, ma solo alle sue caratteristiche). Ancor più, la storia presenta degli elementi che la rendono eccentrica rispetto alla continuity (blanda, ma esistente) che si è venuta a formare in mezzo secolo di storia del ranger. Che si fa? Si rimette tutto nel cassetto? Che spreco! Si corregge e si completa Bonelli, affidando i disegni dell'intera avventura a un altro disegnatore? Scelta possibile, ma che cancella proprio quello che rende straordinario il ritrovamento. Ecco allora che la Bonelli decide di pubblicare in volume speciale, fuori serie, sceneggiatura originale e tavole (cui viene aggiunto il lettering; scelta legittima, ma così come sarebbe stato legittimo - e forse anche filologicamente più corretto - pubblicare le tavole senza lettering). Il volume si rivolge, evidentemente, non alla generalità dei lettori di Tex, ma a un nucleo di appassionati che non vedono l'ora di studiare - o semplicemente gustarsi - come il grande vecchio sceneggiava le storie del nostro eroe preferito. Tale scelta penalizza gli "ordinari" lettori di Tex? Certo che no, visto che si trova regolarmente in edicola tanto la serie ordinaria, tanto Tex Willer, a cui si aggiungono - in questi mesi - il Cartonato di Civitelli, il Maxi, il Color e perfino un Magazine straordinario. E allora perché tutte queste critiche? Non sarebbe stato piuttosto criticabile l'ipotetica scelta di pubblicare sulla serie ordinaria di una storia monca e datata, o - secondo un'altra possibilità - una storia di GLBonelli platealmente adulterata? Attenzione, allora, che il nostro amore per Tex non diventi un amore tossico.5 points
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Comprato e letto subito anche io, lo aspettavo da tanto. Siccome sono tra i primi a scrivere qualcosa in merito mi azzardo a prevedere molte pagine di discussione (come direbbe Kit Carson: grandinerà piombo) in merito perché l' albo in se fa discutere, soprattutto da parte zagoriana. Premetto che la storia è ben fatta, sceneggiatura che funziona, nonostante l'abbondanza di personaggi tipica dell'autore. La lettura (arricchita da ottimi disegni di Piccinelli) risulta comunque molto impegnativa, e richiede la conoscenza del precedente speciale "Bandera". A bruciapelo questo incontro tra Zagor e Tex mi è piaciuto di più del precedente, per una sola semplice ragione: è una storia non pazza, di più. Tradisco il mio tradizionalismo per una volta, perché se Boselli voleva buttarsi nella fossa dei leoni almeno lo ha fatto fino in fondo e ammiro il suo coraggio. In una sola storia ha narrato il futuro di Zagor e Cico, pure con una certa precisione, fissando, come dice giustamente @Il sassaroli paletti che non potranno più essere rimossi. Non spoilero niente se non la presenza della costa Est nel futuro di Zagor (come, dove?) ,mi limito a prendere atto della situazione, e dico che la frittata è fatta. Per me la storia e l'esperimento in se sono promossi perché sono arrivati "senza avvisare ", o meglio, nessuno di noi si aspettava un contenuto così shock in questo albo (che resterà nella storia dei personaggi ). Perché dico questo? Perché evidentemente Boselli avrà avuto le sue buone ragioni per un esperimento del genere, probabilmente vuole sondare gli animi e vi dico anche (senza prenderlo per un processo alle intenzioni) che se Nizzi o Burattini avessero fatto una cosa del genere sarebbero stati "crocifissi in sala mensa" per citare Fantozzi. Non sono mai stato un grandissimo fan di Boselli ma oggi lo ammiro molto più di prima in quanto si vede che in questo albo ha dato tutto per i due personaggi, cioè ha veramente avuto l'ardore di sostituire Nolitta e Gianluigi Bonelli. Intenzionalmente o no, lo ha fatto. Dal mio punto di vista ci sono ora due strade (e questo Boselli ce lo lascia intendere) ovvero continuare l'azzardo provato con questa storia o fermarsi qui (e sarebbe già tanto). Continuare significherebbe narrare il futuro di Zagor, e se proprio vogliamo farlo io dico facciamolo perché forse è il momento giusto. Ma potrebbe anche andare molto male se Boselli ed eventuali altri autori dovessero perdere la concentrazione o montarsi la testa. Io farei magari uno speciale Zagor in cui si vede come va e poi una rivoluzione definitiva sulla serie regolare in cui si vede lo svolgimento dei fatti fino all'epoca della storia uscita oggi ( quindi Zagor nel periodo della guerra di secessione, Cico che fa delle scelte ecc.). Mi rendo conto che molti non sarebbero d'accordo, e ripeto, anche io non lo sarei se la cosa venisse gestita male ma sento che può essere molto interessante da vedere , specie per i lettori di Zagor ultimamente un po' delusi come il sottoscritto, perciò do fiducia e dico : si può fare ma occhio. Voto alla storia per il coraggio dello sceneggiatore e di chi lo ha assecondato: 10 Voto alla storia in sé: 7,5 Voto ai disegni: 7,5 Da adesso in poi Boselli è per me un temibile ribelle rivoluzionario in stile Che Guevara. Sento adesso addirittura il bisogno di leggere una nuova classica storia del buon vecchio Nizzi in cui Carson e Tex mangiano 80 bistecche in una volta, voglio vedere la legna bruciare nel camino del saloon mentre arriva un ordine dal comando dei ranger in cui chiedono un' indagine nel quartiere cinese. Intanto un uomo con una bottiglia di whisky in mano sta spiando dalla finestra del saloon, legge l'ordine dei ranger con il binocolo, va dai cinesi in un sottoscala a metterli in guardia. Spero arrivi nei prossimi numeri, non sto scherzando, ne sento il bisogno. Piccolo appunto se proprio vogliamo essere precisi: la storia è ambientata dopo la guerra civile e Zagor nella serie regolare vive nel periodo del presidente Jackson (morto nel 1845) ; perciò dovrebbe avere qui circa 60-65 anni e Cico pure. Di conseguenza io li avrei disegnati un pelino più vecchi e Zagor con meno muscoli. Sono proprio curioso di vedere adesso cosa succede. Sono onestamente divertito e preoccupato allo stesso tempo dalla situazione.4 points
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Il comitato citato poteva anche andare al mare quel giorno. In un gruppo di persone con 10 donne e 9 uomini, se qualcuno dice: "Allora, ragazze, che facciamo oggi?", si mettono tutti con la pancia per terra per le risate e sghignazzano per tre giorni di fila. Finché ci sarà il femminismo ci sarà il maschilismo. Ci saranno veramente pari opportunità quando chi parlerà di pari opportunità sarà guardato come si guarda un dinosauro. Ci sarà parità tra uomini donne quando nei documenti il dato relativo al sesso sarà indispensabile come il dato relativo al numero di capelli in testa.4 points
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Italo Calvino diceva che “di un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.” E questa è la sensazione che mi ha dato “Terra promessa” dopo chissà quanto tempo non la riprendevo in mano, quella di un classico che sembra sempre nuovo e inaspettato, e che conserva il suo fascino intramontabile, come certi film western del passato. E infatti la sensazione del lettore, mentre sfoglia le pagine, è proprio quella di una sceneggiatura e di disegni estremamente cinematografici. Cinema western classico, anni ‘50- inizio '60, però, nonostante “Terra promessa” sia del 1972/1973, con situazioni tipiche del genere: carovane di pionieri verso la California, indiani feroci in agguato, guide traditrici e speculatori senza scrupoli. Tema texiano fin dai tempi di Lupo Bianco (Tex n. 18/19), sceneggiato in modo diverso ma altrettanto meraviglioso, dall’inizio alla fine un’avventura epica e avvincente, senza un attimo di noia, con i quattro pards che agiscono in perfetta sintonia, e soprattutto con un Tex da incorniciare. Ogni tanto si legge che qualcuno rimpiange i siparietti nizziani tra Tex e Carson, oppure il Tex glbonelliano manesco che sbatacchia e pesta gli avversari come tappeti, be’ io invece ho piuttosto nostalgia di questo Tex glbonelliano, che è sì grintoso e sbrigativo nei modi, ma è soprattutto un uomo sicuro di sé, intelligente, beffardo, abile, capace in una scazzottata o in un duello di far fuori l’avversario semplicemente con un pugno e una mossa astuta, inaspettata, senza scomporsi più di tanto, affrontando ogni impresa coll’acume, l’esperienza e i nervi d’acciaio di un consumato conoscitore del West, che valuta ogni decisione con sagacia strategica, mantenendo sempre un sorriso ironico, come un gatto che gioca col topo, e che sa trattare con quaccheri, sceriffi, pellerossa e uomini di Frontiera con discernimento e umanità. In questa storia non ci sono personaggi “grigi”, ci sono buoni e malvagi, ma i malvagi non sono caricati o eccessivi, sono uomini comuni, banalmente ma realisticamente dediti all’omicidio per soldi. GLBonelli qui non ha bisogno di avversari carismatici, di geni del male o indiani pittoreschi, gli bastano normali delinquenti, che diano il senso (o l'illusione) di un’avventura western il più possibile “realistica”. E i disegni di Ticci in questa storia sono eccezionali, tra i migliori dell’intera serie, sia nei paesaggi che nei volti, sia negli interni che negli esterni, sempre dinamici, evocativi, con un gran senso della profondità spaziale. Io sono tra quelli che preferisce il primo Ticci al secondo, anche se apprezzo e amo anche quello successivo, più stilizzato. Ma al di là dei gusti personali, è un fatto che i volti e le espressioni del primo Ticci sono indubbiamente migliori: gli avversari - bianchi o indiani che siano - non hanno il perenne ghigno che caratterizza le canaglie e i violenti del Ticci più maturo, spesso raffigurati con tratti caricati, in certi casi enfatici oppure melodrammatici, coi lineamenti deformati dalla cattiveria o dalla stupidità. Qui i suoi disegni - in accordo con la sceneggiatura - sono “classici” nel senso migliore del termine, i delinquenti non hanno il marchio dell'infamia stampato in faccia, e anche il viso di Tex è più aperto, davvero quello di un uomo saldo e coraggioso, con lo sguardo, quando serve, duro, ma molto più spesso ironico e beffardo, mai cupo. Insomma questa storia è un capolavoro da tutti i punti di vista.4 points
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SPOILER SPOILER SPOLIER SPOILER SPOILER SPOILER “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una VALLE D’OMBRA che la diritta via era smarrita…” Sì, la Valle dell’Ombra in cui si perde Tex è un po’ come la selva oscura di Dante, un luogo interiore più che reale, da cui il Nostro eroe deve uscire per raggiungere la salvezza. E la storia è un viaggio attraverso l’Inferno dei ricordi, ricordi di alcune delle situazioni e avversari più pericolosi, che lo porteranno fino al Pueblo del Sole, una sorta di Paradiso Terrestre dove potrà rivedere finalmente, anche se per poco tempo, Lilyth / Beatrice, la donna amata e precocemente perduta, che però Tex dovrà a malincuore lasciare se vuole tornare alla realtà, se vuole risvegliarsi ancora vivo. Qualcosa di simile era avvenuto anche in un Maxi di Segura, “I due volti della vendetta”, quando Tex, morso da un serpente a sonagli, nel delirio rivedeva Lilyth e camminava con lei nelle celesti praterie, "finalmente di nuovo insieme", ma lì erano poche vignette, qui abbiamo una lunga storia ben costruita ed emozionante, soprattutto nel finale disegnato da Villa, quando Tex e Lilyth riescono finalmente a vivere il loro amore. Tavole stupende e poetiche (che sarebbero state adatte anche a “La cavalcata del destino” e l’avrebbero sicuramente migliorata, se anche lì si fosse dato più risalto ai ricordi e ai sogni, invece che a Higgins!), e che resteranno tra le più belle di tutta la serie a testimoniare il rapporto affettivo tra Tex e la dolce Lilith. Ovviamente questa storia ha senso solo in un numero speciale, troppo fuori dai canoni per poter comparire sulla serie regolare, ma appunto su un Magazine celebrativo ci sta benissimo ed è veramente un esperimento riuscito, che Boselli - ha già scritto nella postfazione onde evitare critiche preventive - non ripeterà. P.S.: le storie brevi del Color Tex invece non mi sono piaciute. Da dimenticare. E in effetti le ho lette ieri e le ho già dimenticate.3 points
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Finalmente sono andato a ritirare il volume che mi aspettava da quasi una settimana. Bellissimo. Davvero, un miracolo, un tesoro ritrovato. Sono quasi 40 anni che non leggevo un nuovo Tex di GL Bonelli. E questo non è nemmeno il Tex di 40 anni, è il Tex di 60 anni fa. Quello che leggevo da bambino prima ancora di iniziare a comprarli da solo. Quel Tex che, davvero, nessun altro sa o sapeva scrivere a quel modo. I Tex di GL Bonelli li ho letti e riletti fino a consumarli, ma da decenni non avevo di nuovo l'emozione di leggerne uno senza sapere già come proseguiva. E per l'occasione, ritrovato il Tarquinio con cui aveva già lavorato con storie con indiani e storie urbane di cinesi e fumerie d'oppio... gli confeziona una storia con indiani, cinesi e oppio! Mi ha fatto tornare ad un Tex antico pre-stravolgimenti nolittiani e nizziani: pards abili e audaci ma non infallibili, un kit spericolato e avventato, che Tiger ancora vuole proteggere. Ma non solo i testi: i disegni di Tarquinio, è vero, sono "antiquati": sono fatti TROPPO bene per il fumetto moderno: sintetici, leggibili, evocativi. Magari gli indiani non sono iconograficamente esatti, ma sono gli indiani dei film western, dell'avventura. Quando iniziano le pagine di Torricelli, sono fatte anche bene, per gli "standard attuali", sono dettagliatissimi e pieni di tutte le righine giuste pretese dal "lettore moderno"... ma che claustrofobia, dopo l'ariosità delle pagine precedenti! Nell'arco di pochissime pagine, uno stacco che rende benissimo il desolante vicolo cieco in cui si è infilato oggi il "fumetto popolare".... La sceneggiatura di GL Bonelli? Divertente come il fumetto! Con le note a "Tarquinio", poi a "Tarquinius" e poi "a tutta la stirpe Tarquiniana"... Ti fa pensare a come potevano essere le sceneggiature di tante storie che ho letto tante volte... che indicazioni avrà dato a Ticci nella scena dell'abbandono di Fraser? Come avrà descritto a Galep la morte di Mefisto? Quanti tesori perduti... Un dettaglio nella sceneggiatura mi ha ricordato che il lettering troppo "moderno" non è proprio quello "corretto": all'epoca su Tex i balloon erano in alto, in "nuvolette" vere e proprie. L'ingombrante e invasivo lettering "moderno" con le ellissi tutte fatte con il goniometro non c'era ancora. Avrebbe dovuto essere letterato con lo stile dell'epoca, ma chi ormai saprebbe farlo? Alcune note sparse: 1) non solo torna Sagua (risolvendo la questione finale di "Zhenda") e "l'antico degli antichi", ma si vede per la prima volta il luogo dove anni dopo finirà la storia di "Dugan il bandito", le grotte dell'Arcobaleno: e si chiarisce in che rapporto "geografico" sono con la grotta dell'Antico (chiarendo che sono lo stesso identico abisso dove cadde Zhenda: e allora davvero non ha alcun senso che nessuno si fosse accorto che mancava il corpo nella storia di Nizzi...) 2) Questa storia non solo è il seguito di Zhenda, ma è stata annunciata già in "Zhenda" (il dialogo finale di Walcott nel numero 71), diventando il secondo tempo di una lunga cronologia, la "saga dell'oro dei Navajos", che comprende "Zhenda", questa storia, "Dugan il bandito" e "la cella della morte", tutte non solo collegate insieme ma ciascuna "preannunciata" nella storia precedente. La mancata pubblicazione di questa storia "spezza" quella catena nascondendo il legame fra Dugan e Zhenda. 3) Boselli nell'introduzione "data" questa sceneggiatura a non prima dell'aprile 1965 (data in cui muore Zhenda nell'albo a striscia 9 della collana Pueblo), ma nella sceneggiatura GL Bonelli non dice "walcott, già visto nell'albo 9 collana pueblo", ma dice "già visto nell'albo 70". Il numero 70 di Tex Gigante che ristampa la storia di Zhenda esce solo nell'Agosto 1966, questa sceneggiatura non può essere precedente. Non solo: nella sceneggiatura GL Bonelli allega una pagina di "riferimenti iconografici" su Walcott con vignette prese da "Zhenda" e i NUMERI DI PAGINA dove compare Corvo Nero... numeri di pagina che arrivano al numero 72 dell'ottobre 1966!!! Riguardo agli albi a striscia è vero che finirono a giugno 1967 ma bisogna anticipare di qualche tempo la decisione per "tempi tecnici". Riguardo a Tarquinio, il suo primo albo della Storia del West è il 4 (il 6 nelle ristampe ampliate successive), "Comancheros" del settembre 1967. Erano 96 pagine, ci avrà messo circa 5 mesi come minimo, più le 80 disegnate per Tex ottenuta la sceneggiatura... dubito che abbia iniziato Tex dopo novembre 1966, a stare proprio stretti. Secondo me quindi la datazione di questa sceneggiatura può essere molto più precisa: è stata scritta nel periodo che va al massimo da Ottobre 1966 a Novembre 1966! E la decisione di Sergio Bonelli (solo lui poteva prenderla, Canzio ancora non c'era, la casa editrice era ancora molto piccola) di interromperla e spostare Tarquinio sulla SdW non può essere stata presa se non nel periodo che va da Febbraio 1967 a marzo 1967. Guarda caso, è il periodo in cui presumibilmente si decide di chiudere le strisce di Tex e passare alla pubblicazione su albi giganti da 110 pagine, cosa che provoca un CALO della produzione... che la "bocciatura" di Tarquinio sia stata una delle cause della decisione? 4) Guardando queste date, si può fare una serie di ipotesi sull'idea di base della storia... io me la immagino così: GL Bonelli a ottobre 1966 legge il numero 72, con il finale di Zhenda, si dà un colpo da solo sulla testa ed esclama "Sangue di Giuda! Ho lasciato aperto il finale di questa storia! Devo fare una nuova storia dove faccio vedere che fine fanno Walcott, Sagua e l'Antico degli Antichi!!" 5) Se fosse stata pubblicata, ipotizzando la conclusione a metà 1967, sarebbe stata pubblicata dopo il numero 100. Questa è una storia che avrebbe fatto parte a pieno titolo del "periodo d'oro" 6) Le facce dei pards è vero che all'epoca "non assomigliavano", ma pensando ai Tex pubblicati da allora anche sulla serie regolare.... potevano anche farla finire a Tarquinio la storia! (certo però che se gli imponevano le faccine copia-incollate di Galep come a Muzzi, ha fatto bene a rifiutare...) 7) Mia ipotesi sul perchè la storia non sia stata riassegnata a qualcun altro e sia stata conservata così: la Storia del West era un azzardo, temevano non trovasse pubblico e dovesse chiudere presto. E D'Antonio non ero contento dell'arrivo di Tarquino. Può darsi che il nuovo incarico di Tarquinio fosse visto come "temporaneo", e che a breve forse avrebbe potuto proseguire lui stesso la storia, se accettava di mettere le faccine di Galep. Quindi si sono tenuti la storia e la sceneggiatura incomplete (la sceneggiatura era necessaria per poterla letterare) e dopo un po' si sono tutti dimenticati che esisteva... 8) Guardando com'era divertente anche solo la sceneggiatura di GL Bonelli... ma possibile che nessuno ne abbia mai conservata una? 9) Non ci sono incongruenze con storie successive se non con "il ritorno di Zhenda" di Nizzi. Che era già incompatibile con la storia originale (annulla la profezia e tutto il finale). Come al solito a causare problemi è sempre Nizzi...3 points
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Ritrovare (un) GLB è talmente bello che non noto come deambula.3 points
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Io credo che la SBE e in particolare le serie di Tex abbiano trovato un equilibrio perfetto: - serie regolare con continuità vaga ma presente, tanto da permettere ad un novizio di leggere ed apprezzare una storia qualsiasi senza troppe perplessità e ad un esperto di cogliere piacevoli riferimenti al passato del personaggio - serie Tex Willer con continuità più stringente, ma essendo una serie più giovane non è impossibile recuperare i numeri precedenti, nonostante non sia strettamente necessario - serie collaterali non indispensabili, acquistabili se si è già letto il resto e se ne vuole ancora A confronto le serie DC e Marvel sono un inferno, con saghe che per essere apprezzate costringono il lettore ad acquistare una ventina di albi sparsi tra varie testate. Dannazione, godiamoci il nostro bel Tex e non lamentiamoci sempre3 points
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Ma non si potrebbe indire una raccolta firme sul forum, per chiedere la reintegrazione di Mauro? In effetti si sente molto la sua mancanza.3 points
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Letto in giornata Che dire: wow ! Da tempo desideravo una storia così, a caldo mi verrebbe da dire che quasi quasi è la più bella che abbia mai letto - anche perché quest'episodio trattandosi di aldilà va un po' oltre le storie nella Valle di lacrime -, (straordinaria la vignetta di pagina 125 in cui Tex e Lilyth salgono verso il sole, tipo Dante e Beatrice, (quando ho visto quella scena io stesso ho pensato di sognare ). Voto 10 P.S. "Adios amigo, uscimmo a riveder le stelle" ... (Oltre al viaggio di Dante, per un momento mi è venuto in mente persino il viaggio di Ebenezer Scrooge...)2 points
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Ottimo albo celebrativo. SPOILER-SPOILER-SPOILER LA VALLE DELL' OMBRA Ogni personaggio ritorna in modo nuovo e disegnato splendidamente. Commovente il racconto con Lilyth, dove ognuno è disposto a sacrificarsi per l' altro e mentre alla fine Tex, nonostante gli avvertimenti di Mah-Shai e Tah-Hu-Nah che cedere al sentimento di restare nella valle avrebbe significato la morte, è propio quello che fa, decide di restare, la "madre" Lilyth prevale sulla "sposa" Lilyth e lo rimanda indietro , tanto lei sarà sempre presente nei suoi sogni e lo proteggerà. "Non è ancora il tuo momento" Lilyth madre di Kit, del suo popolo, degli uomini onesti "che hanno ancora bisogno di Tex". La "spiegazione medica" dell' ultima pagina è quello che rende scientificamente reale tutto l' episodio, insieme all' arrivo dei pard e al corpo morto di Rafael, mentre la spiegazione di Nuvola Rossa " i sentimenti provati nel sogno hanno fatto riprendere a battere il tuo cuore" come dire che l'emozione di ritrovare Lilyth ti ha riportato in vita, è pura poesia. UN PITTORE NEL WEST Un piccolo e bellissimo cammeo. Come nell' albo celebrativo di Ticci (se ricordo bene il 500) si conclude con un acquerello del maestro. il mio voto è 30 e LODE ad entrambe le storie.2 points
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Capito in questa discussione ed ecco che mi ritrovo a rispondere ad un post di tre anni fa . In effetti questa è stata l'unica vera condizione che Boselli pose a Berardi a suo tempo: che scrivesse la storia da solo. Se Calza o Mantero avessero voluto provare a scrivere Tex avrebbero potuto presentare un loro soggetto in proprio, per così dire Tornando a D'Antonio, nell'ormai lontana tarda primavera del 2006 assieme a Rossano Rossi accompagnai a Milano Civitelli che doveva fare le ultime revisioni all'albo n. 555, "Il killer misterioso" che sarebbe poi uscito a gennaio 2007. Per una fortunata coincidenza trovammo in redazione proprio D'Antonio. Sergio Bonelli ci invitò tutti a pranzo ed io mi ritrovai seduto alla destra di D'Antonio e di fronte a Bonelli e Canzio. In quell'occasione D'Antonio disse che scrivendo Tex si accorse di aver giudicato male il personaggio e che scriverlo gli piaceva. L'unico problema era il vincolo sulla lunghezza delle storie. Bonelli e Canzio replicarono quasi all'unisono: "Per lei non c'è". Allora D'Antonio chiese se poteva presentare dei soggetti. Fu divertente vedere sulle facce di Bonelli e Canzio l'espressione di chi pensa: e ce lo chiede pure ? Allora D'Antonio cominciò a chiedere se Tex era mai stato tra gli indiani della costa del Pacifico e se avesse mai incontrato Calamity Jane. A proposito di quest'ultima, Bonelli disse che a lui non piaceva molto vedere personaggi storici su Tex, ma che non poteva dirgli di no. Ce ne tornammo a casa tutti ringalluzziti dall'idea che D'Antonio avrebbe scritto Tex. Lo rividi a settembre a Città di Castello, ospite di Tiferno Comics, e lo vidi molto entusiasta. Mi disse che gli erano venuti in mente altri tre soggetti di cui uno sul conflitto tra Apache e Hopi. Sua figlia, che era con lui, sorrise e disse che purtroppo era molto pigro e non aveva ancora scritto niente. Lui promise che si sarebbe messo presto al lavoro. Purtroppo non potè farlo. Mi sono chiesto spesso che Tex avremmo letto se fosse riuscito a scrivere quelle storie. Uno che a me sarebbe sicuramente piaciuto è la mia risposta. Gran peccato che D'Antonio non abbia accettato la sfida già nel 1980 quando, finita la Storia del West, Sergio Bonelli glielo propose.2 points
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Sahuara è uno dei tanti personaggi nelle storie di GL Bonelli che ha un contatto con un mondo "sovrannaturale" appena dietro un sottile velo, non fa "magie" nel grezzo senso comune oggi del "fantasy", non spara raggi fotonici: però "percepisce". Presentimenti, simboli, profezie, caratterizzano tutto il mondo di Tex per GL Bonelli (e su tutto questo purtroppo passera come uno schiacciasassi il "cattolicissimo" Nizzi che oltre a far sposare in chiesa Mefisto per far di lui uno stregone onesto che non vive nel peccato, si è premunito di cancellare più profezie possibile...) E anche mentre Ruby Scott va a tendere la trappole che dovrebbe far preoccupare noi lettori, lei lo dice, che su di lui aleggia la morte: "RINUNCIA A SFIDARE AQUILA DELLA NOTTE". Il consiglio che avrebbe salvato un bel po' di gente dal camposanto... Non è paragonabile il Tex di GL Bonelli con Zagor. Zagor è un uomo. Il Tex di GL Bonelli no. Sia pur fallibile, e a volte sconfitto (ma non da Ruby Scott: non ha potuto salvare la moglie, non ha potuto salvare Goldeena, non ha potuto salvare Apache Kid, queste sono le VERE sconfitte di Tex, non un banale "duello" con trucchetto...), Tex è la giustizia, è la voce di GL Bonelli, è la volontà del lettore (per questo Tex non può essere antipatico come lo rendeva Nolitta: un Tex che non fosse "la mano del lettore che desidera la giustizia", diventa lo sbirro odioso descritto da Nolitta...) La vendetta di Sahuara è perfettamente logica e conseguente in questo mondo: il vero responsabile della morte di Ruby non è Tex: una volta che si è messo sulla sua strada per Ruby non c'è scampo. Ruby è già morto non appena accetta l'incarico. Per questo chi l'ha ucciso è chi gliel'ha dato.2 points
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Letto…sinceramente, un color che non riprenderò più in mano. Anche la (le) parte grafica, purtroppo, non mi è piaciuta, magari penalizzata dal colore(soprattutto quella di Alessandrini).2 points
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Leggendo il tuo commento e quelli precedenti non posso che essere d'accordo. Le storie del vecchio Sud mi sono sempre piaciute sia quando ne portano il ricordo, come nel recente maxi "I quattro vendicatori", che quando vi sono immerse come in questo. Inoltre è da tenere presente come sia Segura che Nizzi nelle storie di questo tipo abbiano sempre lasciato la "riflessione aperta" sulla guerra di secessione, prendendo in considerazione i punti di vista di vincitori e vinti. Chi ha approfondito la storia di quella guerra sa che i soldati spesso non si battevano per la schiavitù ma più in generale per quella che consideravano la loro terra e il loro sistema di valori. Senza entrare troppo in merito, per noi ora è facile ergerci a giudici del passato e dire: qui erano tutti cattivi li tutti buoni. Invece la grandezza delle storie di questo tipo è ricreare le atmosfere con sottigliezza, mettere i lettori nei panni dei personaggi e creare in loro delle domande. In questo certamente i disegni di Ortiz e Casertano si sono rivelati ottimi. Nell'ultimo Tex gigante di Boselli e Dotti che mi è comunque piaciuto, specialmente la parte iniziale molto narrativa (ricordo la scena del generale Johnston che attacca i soldati nel fossato) ho percepito invece a tratti una maggiore tendenza al moralismo nei confronti degli sconfitti, ma sono interpretazioni.2 points
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Questa è una risposta che ho postato in un altro topic, ma direi che è un argomento che merita un topic dedicato (sperando che non ce ne sia già uno) ------------------ Vediamole una per una. Le strisce pubblicate terminano a pagina 68 del numero 96 ("La caccia"), la storia successiva è di Muzzi: Muzzi: l'inizio de "la caccia" era sicuramente a striscia (c'è ancora la testatina) e il primo "cambio" doveva avvenire a pagina 95 (le tre strisce "uniche" e ripetitive sono un chiarissimo indizio), e infatti l'80-ma striscia è la seconda di pagina 95. Anche il "cambio" successivo, terza striscia di pagina 12 del 97, è evidentissimo. Idem per quello della striscia 2 di pagina 39. A pagina 67 il "cambio" non è più tanto chiaro, la striscia di mezzo sembra aggiunta ma dal dialogo non si direbbe. Idem a pagina 94, c'è la striscia finale ma non è chiaro dov'è l'iniziale. Passando al numero 98 il cambio si vede a pagina 10 e fra la 36 e 37, e a pagina 63. A pagina 90 non è tanto evidente e la storia finisce nella prima striscia (segno evidente che era sceneggiata ancora a strisce) a pagina 99. Mia ipotesi: sono 747 strisce (328 per albo x2 + 91 finali) che sarebbero 9 strisce (ricordiamo che le strisce andavano a 3 per 3) + 27 strisce (quelle finali) che sono state o sceneggiate "liberamente" senza più il limite delle 80 strisce, oppure sono state aggiunte per arrivare di precisione al numero 100 (o forse, entrambe le cose) Galep: "Silber Bell" inizia a pagina 99 del 98, e a pagina 17 del 99 addirittura c'è ancora la testatina di "tramonto rosso!" (cancellata nelle ristampe successive). Non corrisponde a 80 strisce precise, probabilmente sempre per arrivare con precisione a fine del 99. A pagine 43 il secondo "cambio", a pagina 70 dovrebbe esserci il terzo ma non lo vedo (in poche pagine comunque ci sono un sacco di strisce "larghe" che si presterebbero) e in ogni caso il conto non torna con la durata totale (328+46=374 strisce) assolutamente incompatibile con blocchi di tre strisce, secondo me le prime 240 strisce sono state sceneggiate per il formato a striscia, le successive no. (Galep aveva disegnato le ultimissime strisce, quindi era probabilmente quello che aveva disegnato meno tavole per la storia successiva quando fu deciso il cambio, direi quindi che come minimo ne avevano fatte 3 tutti) Successivamente c'è "SuperTex", fatta evidentemente per la pubblicazione in albo. La successiva, "Il giuramento", idem, per me è stata fatta per la pubblicazione in albo gigante. Letteri: la storia "el morisco" inizia evidentemente a striscia, con i cambi ben visibili (fine pag. 31, pag.58 2a striscia, 85 1a striscia, poi pagina 111 o pagina 113, direi la seconda ma non è chiaro, pagina 30 del 102, pag 56 o 60, e da lì non è più chiarissimo, è chiaro che ci sono strisce aggiunte o tolte, ma il finale "a un terzo di pagina" di pagina 107 del 103 fa pensare che tutto sia stato realizzato fino alla fine a striscia (sarebbero 962 strisce, pari a 12 albi netti + 2 strisce aggiunte, direi che la cosa più probabile è che questa storia fosse stata finita ancora con la sceneggiatura "a strisce", troppo precisa come durata come multiplo di 240 strisce...) La storia successiva di Letteri, "Chinatown", conferma l'impressione, ci sono tracce di "strisce" nei primi 2 albi, segno che il supervelocissimo Letteri aveva fatto almeno 15 o 18 strisce già pronte all'epoca del cambio, ancora da pubblicare! Diavolo di un Letteri! Nicolò: "Pista di Morte" nel numero 106 (più conosciuta come "Gilas") è a striscia (primo cambio a pagina 109, poi a pagina 27 del 107, pag 54, 80, 107, pag 24 del 108, ma poi non coincide con il finale. Ipotesi: avevano 6 strisce pronte, chiusura della storia sceneggiata direttamente in albo gigante (altro indizio, la storia termina a fine pagina). Ticci, "Territorio Apache", inizia nel numero 108 a pagina 45 "a striscia" con una strip aggiunta ad inizio storia e cambio a fine pagina 71 poi a pag 98, pag 14 del 109, forse pag 41, forse 68 e termina a pagina 89, totale 462 strisce. Secondo me ci sono 3 strisce come Galep (ma Ticci era più lento) e poi si prosegue sulla tavola. Insomma, secondo me è vero che si è arrivati con le strisce fino a "Chinatown", ma solo perchè quel diavolo di supervelocista di Letteri era in vantaggio di almeno 15 albi strisce all'epoca del "cambio". Gli altri sono durati meno! Galep aveva solo tre strisce (fino al numero 99), idem Ticci (numero 109), Nicolò ne aveva 6 (numero 108), Muzzi aveva una storia quasi completa con 9 strisce ed è stata pubblicata subito e completata già nel 98. Quindi: prima sceneggiatura "a tavola" già nel numero 98, con Muzzi, poi ancora con Galep (numero 100 e poi numero 103) con in mezzo il velocissimo Letteri ancora a finire le strisce, poi l'ultima a strisce di Nicolò terminata a tavole nel 108, poi quella iniziata a strisce e terminata a tavole di Ticci (massacro) e infine le ultime a striscia di Letteri. Quando sono finite le strisce? "Chinatown", numero 110. Quando sono iniziate le tavole? "Lo straniero", numero 98. Escluderei che "fra due bandiere" (citata in precedenza) sia mai stata a strisce, Galep aveva già fatto due storie precedenti a tavole.2 points
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Non sono molto contento di questi cross-over, ho sempre visto Tex e Zagor in due mondi diversi e un po' atemporali, secondo me questo incontro rompe un po' la magia dei due personaggi, ripeto per me alla Bonelli stanno un po' esagerando, il dover fissare ogni storia in un dato momento, dare un senso cronologico a tutto, a mio avviso i personaggi come Tex devono vivere un po' fuori dal tempo, senza necessariamente una continuity ad ogni costo, ho smesso di leggere Marvel e alcuni fumetti Bonelli proprio per i continui incroci o "what if", a mio avviso tutto questo porta inevitabilmente alla fine di un personaggio. Comunque vedremo, spremo un po' il portafoglio e comprerò anche questo.2 points
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Storia che all’epoca scatenò uno spaventoso flame , soprattutto nel mese intercorso tra il primo e il secondo albo, che portò ad una “auto-sospensione” di @borden che se ne andò sbattendo la porta stanco delle critiche, invero ripetute “a disco rotto”, di alcuni forumisti (aveva ragione Vico, la storia si ripete). Sullo (scarso) merito della diatriba, che occupa la maggior parte della pagine del thread, non mi esprimo, preferisco parlare della storia, che a me è piaciuta molto a livello di sceneggiatura ed ha fatto impazzire a livello di disegni, ora proverò a spiegare perché. - Tex e Carson sono dannatamente in parte e la loro gestione del Giudice Bean l’ho personalmente trovata ottima. Non ho visto “deferenza” nel primo albo, più l’assecondare con ironia uno svitato salvo bloccarlo in maniera decisa ogni volta che le sue stramberie rischiano davvero di fare danni, ma allo stesso tempo ho visto il “rispetto affettuoso” per la sua folle cotta per l’attrice. - Il personaggio Lily Langtry, che poteva “zuccherare” la storia, è gestito dal Bos con sapienza, e il sogno finale è un tocco delicato ed ironico azzeccatissimo. - C’è un sacco di azione, e anche se gli avversari non sono forse dei pesi massimi sono davvero tanti e Moon in particolare è sgusciante come un serpente. - Frisenda. Frisenda. Frisendaaaaa! Se non sono bastati Ken Parker, Magico Vento e Patagonia questa prova è un altro motivo per amare Frisenda. Come sempre strepitoso nel gioco dei bianchi e dei neri, delle ombre e delle luci, guardi le sue tavole e senti la polvere in gola, vedi gli insetti che svolazzano intorno ai bandidos sudati, le pallottole che trapassano i corpi portandosene dietro un pezzetto. In questa occasione, il suo West non è pulito, non è quello dei film classici, ma non è nemmeno quello scanzonato e iperbolico degli spaghetti western, di Tarantino (regista che amo incondizionatamente) o Lansdale (di cui Frisenda in seguito illustrerà una storia di Deadwood Dick), quanto piuttosto quello del capolavoro “Gli spietati” o della serie TV “Deadwood”. Realistico, sporco, polveroso, violento ma non eccessivo. Mi manca Frisenda, dov’è Frisenda? (avevo letto da qualche parte che stava disegnando per la Bonelli una riduzione del “Deserto dei tartari” di Buzzati, spero sia vero). In sintesi: ottima storia, fantastici disegni, una pacchia. P.S. Ho anche la versione cartonata “costa rossa” a colori e, nonostante uno sforzo apprezzabile in fase di colorazione, a mio avviso i disegni ne risentono. Se avete perso la versione in B/N tra pochi mesi sarà possibile ritrovarla in Tutto Tex.2 points
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Mi viene da dire: povero Boselli! Stretto tra un forum di appassionati che gli creano attorno un "clima tossico" (sono le sue parole) e un ambiente di lavoro che sicuramente è molto diverso da quello sergiobonelliano in cui ha lavorato per molti anni, ci credo che veda la pensione come un traguardo agognato.2 points
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Letto questo volume. Partiamo dalle cose positive, a cui non si può non dare il massimo dei voti, perchè parliamo di una storia nel più puro stile GLB, magistralmente disegnata da Tarquinio, proseguita brevemente da Boselli con un sapore che ricrea sapientemente quello di GLB, mentre lo stacco si nota ovviamente sui disegni di Torricelli. Il valore del volume non risiede solo nella storia in sè (peraltro coinvolgente, specie se letta subito dopo "Sinistri presagi" (Tex gigante 70-71-72), ma anche (direi soprattutto) nell'importanza storica del ritrovamento e nella carica sentimentale e affettiva che suscita. Per intendersi, l'inedito dei Beatles "Now and then" appena pubblicato non è musicalmente ai livelli dei capolavori, ma un beatlesiano che ama le composizioni di John Lennon lo compra anche e soprattutto per il valore storico-affettivo, a scatola chiusa, un critico musicale lo valuta nel merito. La breve prosecuzione pubblicata con la sceneggiatura di Boselli ha, nella mia percezione, un duplice scopo: interrompere in modo meno incompiuto la storia di GLB e allo stesso tempo introdurre delle succose premesse al futuro completamento della storia. Ovviamente Boselli dovrà fare in modo che questo completamento si incastri senza incongruenze tra la prima apparizione di Zhenda e Walcott in "Sinistri presagi" e il loro ritorno nella storia di Nizzi. Esercizio non semplice ma stimolante per un autore, nonchè portatore di curiosità per un attento lettore texiano. Una probabile riduzione al formato bonelliano da edicola, una volta che la storia sarà completata, è ragionevole se conterrà solo le tavole disegnate, in quanto ridurre la sceneggiatura di GLB alle dimensioni del formato bonelliano penalizzerebbe la leggibilità di testi e commenti di GLB. Il formato del "texone" sarebbe certamente preferibile. Veniamo ora all'unica vera grossa nota negativa: SBE non dichiara, nè sul suo sito nè nel retro del volume, che si tratta di una storia INCOMPLETA; inoltre, nei credits in copertina e sul sito non si citano neanche Boselli-Torricelli come autore-disegnatore del breve seguito. Questo nascondere la natura del contenuto non mi pare proprio indice di correttezza verso il potenziale acquirente: le esigenze di marketing (leggi vendibilità del prodotto) non giustificano il minare il rapporto di trasparenza tra editore e platea.2 points
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Per me va benissimo il ritorno di Lena e Donna; anzi, a me va benissimo qualsiasi ritorno (chiaramente, coerente con le storie passate) ... unica discriminante: che sia una bella storia. Non riesco a capire come fanno certi forumisti a dire no ad una storia (che, addirittura, per alcuni, non andrebbe scritta) soltanto per la presenza (e il ritorno) di personaggi "provenienti" da altre storie. Se c'è un ritorno è perchè la storia, la narrazione, ne aveva necessità; sarà poi il modo in cui viene sviluppata a dirci se è valida, se è una buona storia A PRESCINDERE dal fatto che ci sia un ritorno. Del resto, la narrativa seriale è fatta anche di ritorni, di personaggi che si erano lasciati indietro e che l'autore riprende per scoprire che hanno fatto nel frattempo... come un vecchio amico che incontriamo dopo tanto tempo e a cui chiediamo cos'ha fatto nel periodo in cui non ci siamo visti.2 points
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Da quanto è stato detto la storia del volume E' completa, nel senso che è stata completata da Boselli e Torricelli. Questa discussione comunque mi sembra lunare. Un Tex inedito di GL Bonelli è un ritrovamento altrettanto se non più clamoroso di quello del Sandokan di Pratt di qualche anno fa. Anche lì c’erano poco più di una cinquantina di pagine ma giustamente lo hanno presentato comunque in pompa magna in un’edizione di pregio con ampio corredo critico e iconografico (ed è andato pure a ruba). I lettori che invece avrebbero preferito per questa storia di Tex la pubblicazione in una collana da edicola pot-pourri come il Magazine secondo me non si rendono conto appieno della portata dell’evento, fumettisticamente questa è una cosa tipo il Santo Graal...2 points
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Adesso mi fischiano le orecchie però. Basta chiedere, anche se, per quanto mi riguarda, il forum è grande abbastanza.1 point
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Sorteggiati con biglietti chiusi pero tenendo conto che non si possono affrontare nei quarti due annate che figuravano nello stesso girone eliminatorio e idem due annate dello stesso decennio uscite dalla prima fase.1 point
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Appena finito di leggere...Storia per me bellissima, e molto carina l'idea di assegnarla a diversi disegnatori. Per me questa storia rappresenta quello che dovrebbero essere tutte le storie Extra, tra Coloro,Texoni,Maxi e Magazine...storie fuori dall'ordinario. Complimenti a Boselli e ai vari artisti che hanno realizzato quest'opera.1 point
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Non ho preso questo albo, come non ho preso i color immediatamente precedenti. Con i Color ho chiuso. Però ho avuto occasione di leggerlo "a sbafo", e la tentazione... ...mi ha fatto perdere del tempo per niente! Avevo fatto bene a lasciarlo in edicola! Non so quale soggetto sia di Letizia, ma come spesso accade nelle storie sceneggiate da Ruju, è la sceneggiatura il punto debole. Storia 1: l'unica ben disegnata, l'unica colorata con una certa personalità (molto bella la prima tavola. Erica Bendazzoli ha colorato anche l'ultima storia ma forse lì i disegni semplicistici di Alessandrini si prestavano di meno...però anche lì la prima tavola si salva), ma la sceneggiatura di Ruju fa venire il latte alle ginocchia... tutto già visto e stravisto e tutto "finto". Non so cos'è, non saprei descrivere bene come mai, ma a volte leggi Tex e Carson che fanno le solite battutine ed è tutto finto e stereotipato. Non mi capita ovviamente mai con GL Bonelli e nemmeno con Boselli, e persino con Nolitta (odiavo i suoi testi su Tex ma per altre ragioni). Mi capita spesso con Nizzi e Ruju e mi capitava con Faraci. Sembrano recitare in un teatrino, senza nemmeno sforzarsi troppo. Vedi Tex che in una scena in cui gli sparano addosso dalla pagina precedente dice "mano alle colt" e anche se è una battuta "da Tex", messa in quel punto non ha senso. Fa ridere. TUTTI hanno già tirato fuori la colt certamente senza aspettarlo. Come fa ridere il solito clichè usato SEMPRE da Ruju, con Tex e pards che hanno già le pistole spianate, intimano la resa... e i "villain" hanno tutto il tempo di estrarre e sparare senza che Tex faccia in tempo a sparare un colpo, perchè oggi evidentemente in tempi di politicamente corretto Tex deve sempre sparare per secondo... Storie 2-5: disegni improponibili, forse rovinati dal colore, non so, ma comunque il risultato è pessimo, al servizio di storie anemiche. Banale e prevedibilissima quella di Gabriella Contu, e dispiace dirlo, anche quella di Boselli. la seconda di Ruju presenta l'unico guizzo dell'albo nella presentazione di Porter Rockwell, ma risolta in così poche pagine sembra una delle schede finali della Storia del west allungata con una sparatoria (e ha purtroppo i disegni peggiori dell'intero albo), quella di Russo oltre ad essere banale presenta di nuovo un immagine di Tex "sbirro inflessibile" che sembra uscita dritto dritto dalle storie di Nizzi e Nolitta. Boh, non basta aver smesso di comprarlo, dovrò anche impormi di smettere di perder tempo a leggerli...1 point
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Cartonato che mi è stato regalato insieme alla "Valle del Terrore" (che accoppiata!!!). Lo sto sfogliando, leggendo la storia disegnata e in parallelo, pagina per pagina la sceneggiatura. Devo dire che è una chicca, ti permette di entrare nell'ufficio di Bonelli padre per qualche minuto ed immaginarlo alla macchina da scrivere mentre si diverte nel raccontare storie fantastiche e di altri tempi. Davvero consigliata, tra l'altro la storia è anche molto interessante e i disegni li trovo di mio gradimento e non per nulla datati. Unica riflessione, forse avrei trovato ancora più comodo alternare le tavole alla sceneggiatura per avere una di fianco all'altra sceneggiatura e tavola corrispondente. Ma va bene anche così. Se non lo avessi ricevuto per regalo (espressamente richiesto) lo avrei comprato io. Non compro mai cartonati a questi prezzi, ma questo ne vale la pena1 point
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@San Antonio Spurs: a ciascuno i suoi gusti. Basta ricordarsi che sono solo gusti. Tarquinio, cavaliere della Repubblica per meriti "artistici", nel trentennale periodo in cui ha lavorato per Bonelli (da "Giubba Rossa" e specialmente dal "Il Giudice Bean" primi anni 60 che meriterebbe una ristampa fatta bene, fino al suo abbandono del fumetto per la pittura negli anni 90) ha collaborato a serie entrate nel mito come "La Storia del West" e "Ken Parker". E sul fatto che adesso lo difenderei per "partito preso", direi che mi sa che è chi lo dice ogni volta che ormai è "partito" e non si ripiglia più... io mi limito a informarti (e comunque l'avevo già detto) che quando andai a Lucca per la prima volta nel 1984 la primissima tavola originale che ho comprato è stata una di Tarquinio. (enorme, disegnava su fogli molto più grandi dei suoi colleghi, anche per questo era così dettagliato..)1 point
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Arturo Galleppini, Mauro Bonelli…il fumetto non merita nemmeno un po’ di attenzione, che tristezza.1 point
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Guarda cosa scrivo nella discussione del cartonato. Intendi la tua opinione sul fatto che nelle strisce pubblicate solo direttamente in volume, SOLO su quelle e SOLO sulle ultime, Sergio Bonelli avesse deciso di non mettere più il "prossimamente"? Non mi convince. Primo: perchè fare un cambiamento quando sai già che la serie chiude fra 2 numeri? (fino all'ultima striscia pubblicata, e per le prime ancora da pubblicare, lo spazio per il "prossimamente" si vede). Secondo: perchè le strisce che proseguono, stesso formato stesso prezzo, di Zagor, hanno ancora tranquillamente i prossimamente per tutto il 1967 e 1968 e fino al 1970? Ipotesi alternativa: le ultime 3 storie "sceneggiate a striscia" ciascun disegnatore le ha disegnate sapendo già che non sarebbero state pubblicate a striscia. O meglio, lo sapeva sicuramente quando ha disegnato l'ultima pagina (che era l'ultima pagina delle ultime tre strisce). Quindi, le hanno disegnate direttamente senza lasciare lo spazio. Mentre la testatina, che era la PRIMA cosa che disegnavano, c'era. Aggiungo qui un altro mio post da quel thread: ...e aggiungo che probabilmente la famiglia di Galep ha ancora tutte le tavole originali e potrebbe tranquillamente chiarire tutti questi misteri...1 point
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Ha la lunghezza giusta per Le Grandi Storie e prima o poi ci finirà .1 point
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(lunga) premessa: Mi accorgo sempre più spesso di leggere ormai Tex, e per qualche strano motivo solo Tex (non mi accade con altri fumetti o libri), in due passaggi. Il primo passaggio è più veloce, direi da lettore “puro”, in cui mi lascio portare dalle sensazioni e dalle emozioni che la lettura mi suscita. Questo non significa affatto “farsi andare bene tutto”, perché le sensazioni ed emozioni di cui sopra includono anche il fastidio, la noia o l’irritazione a fronte di palesi buchi di sceneggiatura, incongruenze, “tamarraggini”, eccesso di stereotipi, soluzioni affrettate o “telefonate”. Solo che il tutto avviene in maniera istintiva nel corso di un'esperienza “spensierata”, che cerca solo il piacere della lettura. Il secondo passaggio, che in genere non è una rilettura completa ma si concentra su alcuni passaggi e situazioni specifiche, è fatta più razionalmente, direi quasi da “cercatore di errori” ed è molto meno soddisfacente. Devo ammettere che questo è un tratto che si sta acuendo con la frequentazione del Forum e non sono sicuro che mi faccia piacere… Ma torniamo alla storia in questione, che ho letto per prepararmi al ritorno di Wolfman pubblicato pochi mesi fa, storia che sinceramente mi è piaciuta e mi ha fatto passare un paio d’ore piacevoli. La trama “gialla” relativa all’omicidio di Justin Lang tiene quasi fino alla fine, Ruju copre bene le carte ed offre diversi potenziali candidati credibili prima di arrivare alla soluzione. La vendetta familiare come motivazione per un soggetto come Wolfman mi è parsa valida. E' vero che poco prima sembrava voler ammazzare lui stesso il fratello, ma proprio perchè è "suo" fratello lui può farlo, gli altri no. La configurazione di Silver Bow, vicinissima ai boschi e circondata da terreno più elevato, crea tensione in modo naturale, l’ambientazione innevata è sempre una delle mie preferite e i personaggi di contorno sono ben delineati. Il finale per noi lettori abituati hai ritorni è abbastanza aperto*** (in Tex quasi nessuno muore cadendo da un dirupo o nell’acqua, ormai lo sappiamo) e Carson forse è un po’ sottotono, ma tutto sommato l’unica cosa che non mi è piaciuta è che le poche brave persone di Silver Bow che decidono di aiutare Tara vengono sterminate (tranne lo sceriffo Pete), mentre la folla di vigliacchi che vogliono cedere al ricatto di Wolfman ad un certo punto sparisce dalla scena e (teoricamente) e si suppone che i codardi siano tornati a vivere felici e contenti come se niente fosse. Riguardo ai disegni, a me Font piace e qui a mio parere ha dato una buonissima prova, confermandosi perfettamente a suo agio nelle storie “nordiche”. *** Ad esempio @Il dottor Sandoral lo aveva anche scritto, con quasi 6 anni di anticipo1 point
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Ancora con questa storia che dovrebbero fare il libro come vuoi tu al prezzo che vuoi tu? Dopo che hai dimostrato che non sei il target? Come se adesso arrivasse un fan dei manga a dire che Tex deve essere fatto come i manga... Mi correggo... tu sei fuori come un balcone!!! Vuoi CENSURARE la storia per togliere le sigarette?????? Ma lo vuoi capire che l'edizione "come la vuoi tu che piace a tutti" QUI NON LA VUOLE NESSUNO???? Perchè sarebbe PESSIMA e SENZA SENSO???? Che PIACE SOLO A TE???? (anzi... a questo punto penso che se te la facessero esattamente come vuoi, poi salteresti su con qualche nuovo motivo per lamentarti)1 point
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Fu la penultima ad uscire in quel formato, ma dopo quella Bonelli ne scrisse sicuramente altre otto. In pratica tutta la sequenza che parte da pag. 69 del n. 96 e termina con il n. 115, escluso il n. 100, era stata pensata per il formato a striscia e ci sono stati aggiustamenti in corso ma la divisione in blocchi di 80 strisce è ancora percepibile.1 point
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Il che però é necessariamente un tipo di scrittura che puo' risultare spesso non bilanciata e qualcuno puo' non gradire.Non é il mio caso ma a qualche lettore questo " sbandamento" va a infastidire La mia copia deve essere fallata, manca il pezzo in cui Tex si cala le braghe e rimane in mutande chiedendo scusa, così come quello in cui si fa salvare dalla persona che è andato a salvare, o o quello dove il suo intervento peggiora la situazione per tutti... È incredibile come, dopo tutti questi anni, ci sia gente che ancora non ha capito (o fa finta di non capire) cos'è una "nizzata", e pensa che sia semplicemente non far sempre vincere l'eroe in ogni pagina (cioè, confonde lo scrivere BENE una STORIA e lo scrivere una PARODIA) É vero C é una differenza tra " Tex viene fregato" e " Tex fa una figuraccia" come spesso succedeva in Nizzi Il problema é che spesso , proprio con le sue storie,questa distinzione non si fa( nel senso che il giudizio su alcune storie viene falsato da ALTRE storie sempre scritte da lui)1 point
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Mi auguro vivamente che tu stia scherzando. Se lo avesse detto chiunque altro ne sarei stato sicuro, ma con te onestamente il dubbio mi sorge, dopotutto sei quello che con le sue uscite proprio in questo thread è riuscito a far scappare Boselli dal forum quindi nulla mi sorprenderebbe di meno dello scoprire che eri serio. Ora che mi sono sfogato, ritorniamo alle cose serie. A me sembra ragionevole che per il prosieguo della storia si adotti la stessa veste grafica e che per un'eventuale edizione da edicola si adotti invece la formula della storia completa con un apparato redazionale ridotto al minimo indispensabile. Di una cosa sono ragionevolmente certo: Boselli ha sceneggiato la sua parte a blocchi di 80 strisce rispettando la scansione che la storia avrebbe avuto se fosse stata scritta nel 1966. Dopo aver acquistato il volume, posso dire che effettivamente quella scelta è stata la soluzione migliore possibile per presentare degnamente questa storia perduta e ritrovata e tanto peggio per coloro a cui interessa solo leggere una storia e non riescono a capire perché non sia stata semplicemente completata e presentata direttamente in edicola come si è fatto in altre occasioni. La differenza è molto semplice: sono passati 57 anni non pochi mesi. E qui chiudo.1 point
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Leo, ti devo correggere: GL Bonelli non è che scriveva "soggetti non ben definiti", non li scriveva proprio... E devo dire che è una delle caratteristiche che rendono le sue storie così varie e poco prevedibili: tu SAI che Zanna Bianca è "un personaggio interessante", così PREVEDI che avrà una grande importanza, così come sai che Tex essendo il protagonista deve apparire entro tot pagine, e la storia deve seguire la falsariga di tutte le storie di questo tipo, COME DICE NIZZI secondo cui "sono tutte uguali". E invece GL Bonelli se ne fregava. Non faceva le storie con il bilancino seguendo sempre lo stesso schema. improvvisava. A volte la storia riusciva meglio di altre volte, ma in ogni caso, non potevi prevedere che un personaggio sarebbe stato importante solo perchè "in qualunque fumetto" sarebbe stato importante... La mia copia deve essere fallata, manca il pezzo in cui Tex si cala le braghe e rimane in mutande chiedendo scusa, così come quello in cui si fa salvare dalla persona che è andato a salvare, o o quello dove il suo intervento peggiora la situazione per tutti... È incredibile come, dopo tutti questi anni, ci sia gente che ancora non ha capito (o fa finta di non capire) cos'è una "nizzata", e pensa che sia semplicemente non far sempre vincere l'eroe in ogni pagina (cioè, confonde lo scrivere BENE una STORIA e lo scrivere una PARODIA) Devo ricominciare a spiegarlo per la centesima volta? Servirà stavolta? Se stai solo facendo finta di non aver capito dimmelo così almeno risparmiamo al resto del forum la solita solfa con spiegazioni di cose arci-note ed evidentissime a tutti gli altri...1 point
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Ma sarebbe lo zio di James Brooke? Se sì, allora ne vedremo davvero di scintille . Modificato 1 ora fa da Tenente Castillo Se pensate che nel prossimo numero apparirà James Brooke, il Rajah Bianco di Sarawak, devo darvi una delusione: 1) James Brooke è morto nel 1868 mentre le storie di Tex si svolgono intorno al 1885 e Boselli non è solito prendersi libertà non indispensabili con i personaggi storici.. 2) Brooke governava lo Stato di Sarawak dapprima come Governatore in nome del Sultano del Brunei e successivamente come Rajah di uno Stato indipendente e di sicuro non aveva nulla a che fare con il fittizio Stato di Tuamantung. governato dalla Tigre Nera e nemmeno, ahimè, ad Adolfo Celi. Nel vedere un suo ritratto giovanile direi , però, che Letteri lo ha preso a modello per il giovane Brooke della storia di Nolitta. Ti lancio una provocazione: sei sicuro che la popolazione di Tuamantung starebbe meglio sotto il governo della Tigre Nera? Io ne sono convinto perché sono anche convinto che i pards abbiano preso una cantonata ritenendo che la nave che porterà la Tigre Nera sia quella olandese poiché il suo equipaggio è quasi completamente orientale, troppo facile, troppo scontato. Tu hai letto Salgari immagino e comunque hai visto lo sceneggiatura con Kabir Bedi e Philippe Leroy nei panni rispettivamente di Sandokan e Yanez De Gomera. Di che nazionalità era Yanez? Io me lo sono ricordato e questo mi ha fatto nascere un sospetto. Vedremo se ho ragione e se ce l'ho Kit sta per trovarsi in mezzo ai guai.1 point
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Il mi piace t l'ho messo io, raramente concordo con qualcuno con un post al 100%1 point
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Condivido in toto, e i disegni di Diso, e per quanto ci ricordi inevitabilmente Mister No, mi sono piaciuti molto, qualche cosa un po' troppo stilizzato , ma nell'insieme darei un bel voto.1 point
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Specie se l'appassionato lettore non legge solo Tex ma altri 150 fumetti e quindi deve cmq selezionare i suoi acquisti anche in base ad altri fattori/priorità del momento... Quanto all'album di figurine non sarà originale, però nel mio caso è il primo che faccio e farlo insieme a mio figlio che ha 6 anni è un piacere VERO... In virtù di questo suggerirei a chi spara sentenze di contare fino a 100 prima di parlare... non siamo tutti uguali... Qualcuno la vede come Angelo, qualcuno come me, altri comprano 4 copie dello stesso albo di Tex (uno da leggere, uno da incorniciare, uno per il gatto e uno per reciclarlo)... altri comprano i manga ... La verità assoluta non esiste... bene fa la Bonelli (x i suoi affari) a differenziare x cercare di accontentare tutti...1 point
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Non c'è niente di male ad essere un appassionato lettore e non un collezionista o un completista.1 point
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A me rattrista più che altro vedere quello che dovrebbe essere motivo di gioia, cioè la prova texiana di un grande autore come Breccia, risolversi in queste discutibili polemiche tra l'altro trite e ritrite - caratterizzazioni assurde, inguardabili, mancanza di rispetto per il personaggio, addirittura accusarlo di aver vogli di primeggiare su non si sa bene chi o che cosa- polemiche che sia detto per inciso troverei risibili anche se parlassimo di qualunque altro artista, grande o meno. E a volte mi viene da pensare che qualcuno se li merita i faccioni di Monti appiccicati sopra al lavoro di Wilson.1 point
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Non avevo mai letto questa storia, ma molta era la curiosità dopo aver letto l'appassionato articolo di Paco nel TWM del giugno scorso. Riporto per intero la domanda che Paco pone e si pone all'inizio del suo articolo: Pu? il Tex di Gian Luigi Bonelli, per definizione fumetto granitico e spacca tutto, che condensa nelle sue avventure azione a gog?, pestaggi, scazzottate e sparatorie a ripetizione, essere un qualcosa di ulteriore, diverso, più ?profondo?? Pu? quel Tex presentare storie in cui la psicologia dei personaggi, lo scavo nella loro personalit?, il dramma psicologico, risultano importanti quanto e più della componente avventurosa? Pu?, insomma, quel Tex, non aver niente da invidiare ai fumetti più moderni e ?autoriali?? Indubbiamente la risposta è si! Sto rileggendo, sia pure la sera e sia pure a fatica (per il sonno), le vecchie storie di GlB, e per ora posso dire che non ce n'? nessuna che mi abbia soddisfatto appieno. Il suo Tex "granitico e spaccatutto" mi diverte, ma (e qui mi aspetto strali) mi rendo conto che non mi appassiona davvero. Anche storie che mi avevano appassionato da ragazzino, oggi le trovo non più soddisfacenti come una volta (una su tutte, Gilas, ma anche pietre miliari come La cella della morte, Terra Promessa, ecc). Il mio non è un giudizio definitivo, ed anzi vorrei rileggere quelle storie, magari in un momento in cui la mia attenzione possa essere più alta di quella che posso prestare la sera a letto già annebbiato dal sonno e dalle fatiche quotidiane. Vero è che rileggere I Giustizieri di Vegas o Colorado Belle mi d' immensamente più piacere che rileggere la Cella della morte, che trovo insopportabilmente allungata. E non ne faccio neanche una questione di "datazione" della storia: Caccia all'Uomo o El Muerto sono altrettanto datate, eppure le adoro. Lo stile di Nolitta mi è molto congeniale, quel Tex più umano (i cui esiti sono meno scontati quindi di quelli di GlB) mi intriga e mi incuriosisce di più, lo sento più vicino. In questo non posso non dirmi d'accordo con l'intervento di Pippo scritto qualche post fa su questo stesso topic, e probabilmente Zagor come eroe mi sarebbe forse più gradito se solo non sconfinasse così spesso nell'inverosimile e addirittura nella fantascienza. Questa lunga premessa per dire che La Sconfitta conferma e smentisce al contempo le mie sensazioni, e quindi già per questo è molto particolare: storia al solito divertente nel linguaggio (ma questo tipo di divertimento non mi basta più), si eleva di molto nel finale. La conferma sta nel fatto che la storia si eleva con l'intervento di Nolitta, e con il suo suggerimento sulla sconfitta di Tex. La smentita sta nel fatto che i personaggi (interamente GlBonelliani) di Keno (che è splendido nelle sue remore morali), Sahuara (personaggio epico) e del vecchio Baker (una mente già probabilmente malata colta da delirio di onnipotenza nel più tragico momento che possa vivere un padre) sono, pur nell'estrema sintesi e asciuttezza delle loro parole e dei loro pensieri, caratterizzati psicologicamente in maniera perfetta, drammaticamente perfetta, e qui non posso non essere d'accordo con Carlo Monni quando parla di psicologie ben scavate e azzarda un paragone con Shakespeare. Credo che GlB abbia avuto il grandissimo e insuperabile merito di aver creato il personaggio e il suo mondo, ma credo che le storie più belle non siano state scritte da lui. Amo lo stile di suo figlio, di Nizzi (pur così vicino al suo), ovviamente di Boselli (per il quale ho una predilezione assoluta). Lo stile di Bonelli padre, oggi, mi appassiona poco. Ma storie come La Sconfitta mi fanno ricredere. Mi smentiscono. E, ovviamente, non posso che esserne felice.1 point
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Pu? contenere spoiler. Leggendo le 110 pagine di questa storia la curiosità era tanta. Come è ormai risaputo, le prime ventisette pagine formavano la parte iniziale della storia "Salt River" poi affidata a Andreucci con un nuovo inizio. Il paragone va fatto: "Salt River" ha indubbiamente guadagnato qualcosa con la nuova ambientazione del Canyon e della corsa sulle rapide del fiume. I due antagonisti sono ovviamente personaggi fotocopiati. Jack Curtiss e Ozzie Johnson sonio due fuorilegge carismatici che si tirano le rispettave bande alla ricerca di un colpo da fare in qualche ricca banca. A Curtiss riesce il primo ( vedremo poi se anche il secondo andr? a buon fine ), a Johnson riesce il primo ( anche se temporalmente precedente all'avventura narrata nell'almanacco ) e riesce a metà il secondo, nel senso che solo l'arrivo degli indiani non gli permette di svignarsela con i soldi in tasca. Entrambi i personaggi sono due donnaioli, fatto direi che v? sottolineato due volte. Johnson è una simpatica canaglia, anche Curtiss ( per quel poco che ci è stato dato da vedere ) sembra lontano dall'apparire un fuorilegge duro e antipatico, come generalmente ce li presenta Boselli ( anche questa è una novità consistente in questo autore ). Non ci resta che leggere la fine di "Salt River" per vedere in che misura le somiglianze crescono o diminuiscono. Certo, due sceneggiature che potrebbero nascere ipoteticamente dallo stesso soggetto, sono pubblicate nello stesso mese. La scelta sembra voluta, dal momento che, se non sbaglio, l'almanacco di Suarez era già pronto per la stampa. Se Boselli legge, può spiegare per quale motivo ( se ce n'? uno ) le due storie sono finite contemporaneamente in edicola ? Anche quest'anno è stata inserita una copertina che precede la storia, disegnata dall'autore dei disegni, cioè Gomez. Mi sembra una buona iniziativa e si potrebbe chiedere a Deki di colorarla. Se Boselli legge, può chiarire se Gomez ha scelto il soggetto di sua iniziativa oppure gli è stato data indicazione dalla redazione ? L'altro spunto che mi pare una novità non da poco è lo spazio che viene concesso alle donne in questa storia, forse perchè Gomez è anche un grande interprete di personaggi femminili. Comunque, nel fumetto Tex, quello glbonelliano, è raro vedere figure di donne e ragazze. Qui a Clifton scendono addirittura nella main street e osservano fare i malviventi che rapinano la banca. Due di queste si ritagliano un certo spazio: May e Beth. la prima ce la ricordiamo perchè è la più bella, la seconda perchè è una prostituta. Cosè, scavando nella memoria, dovrebbe essere laprima di Boselli. Comunque sia, a me questa comunit? di piccole grandi donne che è protagonista del finale della storia mi è sembrata particolarmente azzeccata. C'è anche un'altra donna, in verità, che si ritaglia il suo spazio, la vecchia e malata Madame Shannon, moglie del pioniere, che non ha paura di premere il grilletto di una pistola puntata alla sua tempia. Anche questo personaggio mi sembra degno di figurare nell'antologia dei personaggi migliori della storia. Venendo ai personaggi principali, la banda Johnson è una banda dove, pur essendo tutti i componenti ben caratterizzati nelle loro psicologie ( il fratellino, il barbuto, ma anche il vecchio e il piccolo negro all'inziio della storia ), Boselli non ricorre alle menomazioni fisiche per renderli figure viventi e facili da ricordare. Che grande passo avanti! Questi bandidos, persino simpatici, sono addirittura (quasi) bellocci ( lascio giudicare alle utenti del forum ). Una conquista, ripeto. Anche i personaggi della miniera mi sono sembrati tutti degni di apparire in questa storia. Il padre padrone Shannon, lo sceriffo, Tom Newton, tutte figure interessanti. Gli unici che, a questo punto, mi sono sembrati stereotipati, sono gli indiani che attaccano la cittadina. Sono una banda allo sbaraglio, pieni di whiski fino alle orecchie, il perchè attacchino Clifton mi sembra poco chiaro, specialmente visto il loro intento esclusivo di massacrare e distruggere. Il finale, buonista, è stato severamente criticato. Boselli aveva due possibilità: il Tex sbirro o il Tex che chiude un occhio. Dal momento che si è preoccupato di togliere dalla scena Johnson, ha fatto bene a perdonare gli altri, sulla scia del condono al negro e al vecchio all'inzio della storia. Non avrebbe avuto senso uno svolgimento diverso, avrebbe reso odiosa quest'avventura nel nostro ricordo. Tex, da sempre, giudica i banditi che gli stanno davanti e si è sempre mostrato impietoso solo di fronte ai veri farabutti. Chi fa questa critica di buonismo fa capire di non conoscere bene la serie e il personaggio. Per venire ai disegni, Gomez è superbo nel disegnare le ambientazioni cittadine, mi è sembrato non dico poco adatto nel rappresentare il selvaggio West, ma si dovrebbe cercare, nelle prossime storie di utilizzarlo soprattutto nelle città. I suoi personaggi mi sembrano tutti riusciti, eccetto i tre pards che faccio fatica a farmi piacere, tanto sono personali ( ma siamo solo alla sua seconda storia!). Per quelli che vedono nelle sue tavole uno stile confusionario, perchè riempie all'eccesso le sue vignette con troppi dettagli ( motivo per il quale nel texone aveva fatto miglior figura ), a me la cosa non dispiace più di tanto. E' un disegnatore capace di far ben recitare i suoi personaggi, grande nel variare le angolazioni, il suo tratto è netto e preciso, armonioso nelle linee, rispettoso delle proporzioni. Potessimo dire lo stesso di Font e Ortiz che infestano regolarmente la serie regolare! In ultima analisi mi è sembrato uno dei migliori almanacchi pubblicati dal 2004 fino ad oggi.1 point
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Peccato per il finale affrettato ( in due pagine addio Baker senior e junior ), perchè la storia è veramente bella: e notevole il rapporto tra Ruby Scott e l'indiana Sahuara.1 point