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TWF - Tex Willer Forum

[752] Fratello di sangue


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Messaggi consigliati/raccomandati

<span style="color:red">3 ore fa</span>, ciro dice:

Mi congratulo con il duo Giusfredi/Font  per la ricostruzione filologica di usi e costumi delle varie tribù coinvolte, nonché l'aver "indagato" in un periodo della vita di Tex poco conosciuto.

 

Una menzione particolare va, a mio avviso, alla precisa ricostruzione del rituale funerario dei Navajos.

Senza fare spoiler dico che la storia è bella e c'è anche spazio per un possibile seguito.

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Comprato oggi pomeriggio, lo leggeró nel fine settimana.

Peró un paio di cose voglio già dirle:

1) bello il lenzuolo bianco in copertina... se solo fosse stato bianco anche il retro. Invece é blu notte, con stampa fresca gli albi impilati uno sopra l'altro hanno assorbito in copertina quel vago sfumato-puntinato bianco sporco virante al grigio-azzurro: all'IperCoop dove ho comprato l'albo ne erano presenti non meno di 30 (mai visti cosí tanti da almeno un trentennio), li ho guardati tutti e ho selezionato quello col bianco meno sporco, perchè nessuno era bianco immacolato;

2) Wolfman é vivo! (sì, col punto esclamativo). Ma dov'é la notizia? Come dire: l'acqua é bagnata! Lo sappiamo ormai da tempo che qualunque nemico dato per morto in realtà resusciterà miracolosamente. Non ricordo dove, ma ho letto che perfino Zagor era morto, per non parlare di Hellingen addirittura disintegrato, del vampiro ucciso in tutti i modi ma sempre lí... Purtroppo la rinascita è una prerogativa solo dei nemici, perchè mai e poi mai vedremo redivivi Gentry, Sam Willer,  Lilyth...

Finito il cazzeggio, ci risentiamo prossimamente per il commento alla storia.

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Ah, questa si che è una signora storia.

La ho letta velocemente la prima volta, e subito mi è venuta voglia di rileggerla di nuovo una seconda volta,  pero più lentamente godendomi per bene anche i disegni.

Questi non saranno realistici come quelli di Villa, ma ti fanno entrare alla grande nella storia, con la loro dinamicità e polverosità. 

Giusfredi ha scritto una storia di grande pathos. Se continua così è fantastico.🙋‍♂️

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Approfittando del pomeriggio libero e del tempo inclemente, ho letto questo albo singolo che mi ero ripromesso di gustarmi nel weekend.

Purtroppo la storia mi ha profondamente annoiato. Storia che sa proprio di riempitivo, con una trama già vista mille volte (la carovana dei pionieri attaccata dagli indiani lanciati sulla preda dalle finte guide della carovana, il giovane indiano umiliato da Tex e bramoso di vendetta, l'attacco al fortino...): ma il difetto non è la mancanza di originalità (situazioni giá viste possono benissimo essere raccontate con nuovi intrecci e sfumature) bensì la scontatezza delle situazioni e, quindi, la mancanza di pathos. Lunghe e ripetitive le scene con frecce e bang-bang, ma soprattutto trovo davvero sciatta e sprecata sia la circostanza sia la durata (una misera paginetta finale) dell'evento rappresentato nel titolo dell'albo (che poi sarebbe stato meglio rendere al plurale, visto il "threesome" della cerimonia).

Disegni in linea con la storia: tirati via, di fretta, con volti spesso appena abbozzati e scene panoramiche generalmente spoglie. L'unico guizzo si ha nella terza pagina, con una originalissima composizione di vignette peraltro molto espressive, ma purtroppo si rivela un fuoco di paglia.

Speravo di leggere un albo autoconclusivo sull'ottimo livello dell'ultimo visto sulla serie regolare ("Agente indiano") ma sono rimasto profondamente deluso.

Rispetto gusti e opinioni di chi ha commentato prima di me, ma quando vedo voti da 9 in su rimango sempre molto perplesso: quanto darebbero a "La cella della morte" o "Sulle piste del Nord"?

I miei voti:

soggetto: 7 per la potenzialità sulla carta, 4 per come è stato sprecato

sceneggiatura: 5 (scritta scorrevolmente ma freddamente, senza emozionare)

disegni: 4,5

Infine, spero che subisca un drastico ridimensionamento questo continuo rimestare nel passato: in poco più di due mesi avremo avuto, oltre al consueto giovane "Tex Willer", questo albo, "Per l'onore del Texas", "Ritorno a Redrock", il ritorno di Wolfman, "Tex Willer Extra" che ripropone il classico "Tra due bandiere"... e non manca molto al ritorno della Tigre Nera dopo aver già visto ritornare Mefisto.

Sembra che il successo di gradimento di "Tex Willer" stia determinando una strategia editoriale (o autoriale?) di riproposizione del passato di Tex in tutte le salse anche nelle altre collane, confidando in altrettanto certo gradimento. Però alla lunga rischia di stancare e "Fratello di sangue" me ne è testimone.

 

 

Modificato da PapeSatan
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1 ora fa, Carlo Monni dice:

Ti rispondo molto succintamente, Non sono d'accordo c on una sola parola e men che meno con i voti

Parere legittimo e incontestabile, in quanto soggettivo. Come il mio giudizio.

Per amor di contraddittorio mi piacerebbe conoscere le tue argomentazioni.

Modificato da PapeSatan
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Totalmente in disaccordo anch'io con Pape Satan.

SPOILER

A mè la storia ha emozionato, a partire  dalla morte e sepoltura del compagno di Kit, al giovane indiano umiliato, al entrata in campo di Carson e con la bella pagina finale, degna conclusione di questa storia.

Cè  un abisso con la storia precedente che era piena di nonsens.

Qui tutto fila e ti coinvolge,(parlo per mè naturalmente.)

Font ho sempre detto che mi piace è non mi piace, e tante vignette non sono perfette, ma questa  storia mi è piaciuta anche per i suoi disegni che sono belli dinamici e ben pensati, come layout. 🙋‍♂️

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110 pagine per raccontare in realtà due storie brevi: una brevissima di appena 21 pagine e una un po' più lunga di 89.

Non sono certo 89 pagine stile GLB che ci infilava ben più dell'equivalente storia di 220 pagine di adesso.

Prese a sé stanti sono due brevi di neanche tanto spessore e sono d'accordo con quasi tutto quello che ha commentato @PapeSatan, naturalmente a mio personalissimo parere.

Un Tex che si lascia leggere ma senza entusiasmo.

Sarà che Giusfredi mi piace poco e che Font mi ha un po' deluso, specialmente nella brutta caratterizzazione di Carson, ma questo è un Tex che non rileggerò.

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A me è piaciuta moltissimo, sia come storia in sè sia per il fatto che viene mostrato come, i tre eroi, giunsero al patto di sangue.

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, PapeSatan dice:

Parere legittimo e incontestabile, in quanto soggettivo. Come il mio giudizio.

Per amor di contraddittorio mi piacerebbe conoscere le tue argomentazioni.

 

+Nulla di più semplice: il soggetto è molto semplice e molto classico ma sviluppato decisamente bene specie considerando le circostanze in cui la storia è nata. La sceneggiatura è di buon livello. La composizione di pag., 7, riassuntiva "Furia rossa"  meriterebbe un plauso a se stante  Un'altra menzione d'onore la merita la sequenza di pag. 24 che è una descrizione abbastanza accurata  di un funerale navajo, cosa che dimostra che Giusfredi si è documentato per bene.

Buona l'idea della carovana di emigranti svedesi ed anche qui con l'uso di parole svedesi che conferma quanto Giusfredi si documenti prima di scrivere. La classica idea delle guide traditrici viene poi sviluppata in modo non sempre convenzionale e mi è piaciuto che sia stato Carson per conto suo a risolvere i conti con due di essi.

Molto carino e ben realizzato il rapporto tra Tiger e la giovane svedese che si dimostra tutt'altro che la classica damigella in pericolo  

Carino anche lo scontro con Fulmine Rosso il cui scopo principale è preparare il finale.

A questo proposito, è abbastanza  ovvio che se e quando Giusfredi avrà il tempo di scriverla ci sarà una storia con il ritorno del giovane ed impulsivo Pawnee.

Sul fronte disegni Font ha fatto decisamente un buon lavoro. Ci sono delle incertezze qua e là ma va anche tenuto conto che Font ha 77 anni seppur portati benissimo e posso ben dirlo avendo avuto l'onore di incontrarlo di persona e perfino di parlarci.

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57 minuti fa, Carlo Monni dice:

 

+Nulla di più semplice: il soggetto è molto semplice e molto classico ma sviluppato decisamente bene specie considerando le circostanze in cui la storia è nata. La sceneggiatura è di buon livello. La composizione di pag., 7, riassuntiva "Furia rossa"  meriterebbe un plauso a se stante  Un'altra menzione d'onore la merita la sequenza di pag. 24 che è una descrizione abbastanza accurata  di un funerale navajo, cosa che dimostra che Giusfredi si è documentato per bene.

Buona l'idea della carovana di emigranti svedesi ed anche qui con l'uso di parole svedesi che conferma quanto Giusfredi si documenti prima di scrivere. La classica idea delle guide traditrici viene poi sviluppata in modo non sempre convenzionale e mi è piaciuto che sia stato Carson per conto suo a risolvere i conti con due di essi.

Molto carino e ben realizzato il rapporto tra Tiger e la giovane svedese che si dimostra tutt'altro che la classica damigella in pericolo  

Carino anche lo scontro con Fulmine Rosso il cui scopo principale è preparare il finale.

A questo proposito, è abbastanza  ovvio che se e quando Giusfredi avrà il tempo di scriverla ci sarà una storia con il ritorno del giovane ed impulsivo Pawnee.

Sul fronte disegni Font ha fatto decisamente un buon lavoro. Ci sono delle incertezze qua e là ma va anche tenuto conto che Font ha 77 anni seppur portati benissimo e posso ben dirlo avendo avuto l'onore di incontrarlo di persona e perfino di parlarci.

Grazie per l'analisi circostanziata, che in parte conferma anche il mio giudizio su Giusfredi (quando ho scritto che ha sceneggiato scorrevolmente e ho dato 7 al soggetto sulla carta, cioè nelle intenzioni) ma che per il resto corrisponde a una narrazione per me scialba e non equilibrata: come ho detto, troppe pagine dedicate a noiose (perchè telefonate) sparatorie e troppo poco spazio al movente che avrebbe appunto dovuto "muovere" la vicenda e che invece appare superficiale e quindi "sprecato". Non si sigla un patto di sangue, addirittura a tre (perchè non "Fratelli di sangue" al plurale?), così frettolosamente e senza soverchia emotività solo perchè Tex sta per andare ad affrontare la classica giovane testa calda, oltretutto cautelandosi con una pistola di scorta e con il birbantello che per giunta rifiuta di battersi perchè disonorevole di fronte a un Tex non al massimo della forma (sic!).

Alla finezza (?) delle frasi in svedese potrei rispondere con la grossolanità delle indicazioni stradali incise da Tex sul tronco di un albero che, guarda caso, Carson nota con la certezza che lo avrebbe notato. 

Inoltre, le frecce degli Osages dovevano essere più penetranti di una moderna trivella, se è vero che non solo si conficcano nella roccia (vedi copertina) ma anche riescono a perforare da parte a parte lo spesso scudo di legno della palizzata usato da Tiger Jack per proteggersi.

Modificato da PapeSatan
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La cosa in cui sono più in disaccordo con PapeSatan è questa:

23 minutes ago, PapeSatan said:

e troppo poco spazio al movente che avrebbe appunto dovuto "muovere" la vicenda e che invece appare superficiale e quindi "sprecato". Non si sigla un patto di sangue, addirittura a tre (perchè non "Fratelli di sangue" al plurale?), così frettolosamente e senza soverchia emotività solo perchè Tex sta per andare ad affrontare la classica giovane testa calda, oltretutto cautelandosi con una pistola di scorta e con il birbantello che per giunta rifiuta di battersi perchè disonorevole di fronte a un Tex non al massimo della forma (sic!).

A parte che PapeSatan confonde il duello (avvenuto) con il campione degli Osage con il duello (non avvenuto) con il ragazzino, al punto da farmi pensare che alla sua copia manchino le pagine dalla 100 alla 108, io sono stato contentissimo che la "cerimonia" che fa da spunto all'albo sia stata così breve e sbrigativa. Primo perchè Tex e pards sono uomini d'azione che di cerimonie ne fanno poche, e poi perchè risolve il "fastidio" che avevo prima ancora di leggere l'albo. Dato proprio dal timore che fosse una cosa lunga, melodrammatica, e molto cringe.

 

Diciamocelo: chi si è mai chiesto quando Tex e Tiger sono diventati "fratelli di sangue"? Dopo "furia rossa" mi pareva ovvio che lo fossero, anche se Nizzi non aveva fatto la "formalità" di farci vedere la scena. E comunque...  è una domanda che mi preoccupa. Mi preoccupa un autore che trova il "cavillo" del fatto che non si sia mai visto per scriverci l'ennesima "origine non richiesta e non necessaria". È un tipo di preoccupazione tipicamente "nerd" che mi fa temere che in futuro vedremo le origini del pantaloni di Tex, del suo iconico fazzoletto o una storia sul perchè ad un certo punto non ha più usato la camicia rossa ("la scena del tragico momento quando in lavanderia hanno detto a Tex che la sua camicia rossa si era scolorita irrimediabilmente! Dramma! Osservate la scena dell'ultimo addio alla camicia compagna di mille battaglie!")

 

E invece, contro le mie previsioni, Giusfredi pare aver scritto la storia per confermare la mia idea che i pards non hanno bisogno di cerimonie, e quella non è un "origine". Scrive la storia come un "bait and switch". Riesce a trovare la maniera di renderla "sorprendente" (dopotutto, nessuno aveva mai detto che era SOLO con Tiger...), ma soprattutto... sancisce che erano fratelli PRIMA della cerimonia! Senza appunto tante cerimonie. Si capisce come mai non ne abbia mai parlato prima a Kit, è davvero una parentesi di cui Tex si stava quasi dimenticando mentre raccontava l'avventura. Non ha cambiato in nulla il loro rapporto. Tex già chiamava Tiger "fratello" PRIMA, e Carson già si ficca in una situazione suicida per stare con loro, PRIMA di quella "formalità". È, appunto, una "formalità" per sancire una cosa che già c'è (anche se in quel momento assume un significato dato non tanto dalla cerimonia ma dal perchè la stanno compiendo).

 

Per il resto, sulla storia in generale avrebbe ragione PapeSatan sul fatto che è abbastanza banale e un po' telefonata, con certe soluzioni un po' troppo "facili" tipo l'arrivo in extremis del nemico provvidenziale, ma non capisco il suo voto, allora dovrebbe dare di meno al soggetto, non alla sceneggiatura...

 

Come sempre, però, non importa tanto COSA racconti ma COME lo racconti. Sarà perchè da tempo ormai per me su Tex subiamo storie basate su "idee eclatanti" che alla fine sono solo delusioni (il seguito di Taglia 2000 dollari! Il ritorno di Manuela Montoya! Un indiano che recupera le frecce dei nemici (?), un pistolero invulnerabile, una strega in grado di prendere il controllo di Carson, Le origini dei Chupacabras, un cattivo che uccide con un artiglio d'orso al braccio tipo Wolverine, il ritorno di Mefisto, il trionfo di Mefisto, etc ). il "colpevole" principale è Ruju che troppe volte parte da "idee eclatanti per una storia" e poi sceneggia passando da scena madre in scena madre, ma ultimamente anche storie altri basate su "idee" sono state delusioni.

 

Non è "l'ideona originale" a fare una storia. Se c'è, meglio, ma alla fine, una storia "vive" nella maniera in cui la racconti. Se la racconti bene, anche la storia più prevedibile del mondo, diverte.

 

E io mi sono divertito a leggere questa storia. Perché è narrata in maniera da riuscire a "tenermi dentro" la vicenda, e non farmi "uscire" a pensare "ah, però, questo è troppo prevedibile" (con una eccezione di cui parlo dopo). Perché ha ritmo, dialoghi brillanti (e in character, Tex e gli altri sono riconoscibili). Non gli darei un voto altissimo perchè è appunto molto banale (ma tanto io i voti non li do mai, quindi non c'è problema!  :lol: ), ma era da "Il Manicomio Del Dottor Weyland" che non chiudevo un albo di Tex (serie regolare) così soddisfatto della lettura. Oltre un anno (e oltretutto "il manicomio" era solo la prima parte di una storia che si perse sul finale)

 

I difetti si notano magari dopo, ragionando sulla lettura. Come ho detto, l'arrivo sin troppo provvidenziale di "nemici" in soccorso. l'idea praticamente di suicidarsi per guadagnare qualche ora di tempo che, davvero mi pare eccessiva anche per Tex, ma se l'autore è bravo, mentre leggi non ci pensi, e qui Giusfredi si dimostra finalmente bravo (oh, Boselli è un po' che ce lo diceva, ma io finora su Tex non l'avevo vista questa sua bravura, si vede che Boselli leggendo direttamente le sceneggiature è in anticipo su di noi sulle storie...)

 

Ho citato prima un eccezione, una cosa che mi ha un po' "tolto dalla storia". È una cosa che vedo spesso e mi dà sempre un po' fastidio, non me ne ha dato di più qui, ma visto che è capitato più volte nello stesso albo, e non c'erano difetti più eclatanti e importanti, ne parlo adesso.

 

Pagina 14, pagina 66, pagina 76, non dà fastidio anche a voi? A me, TANTO! Che ogni singola volta, Carson, Kit, Tiger, Tex, etc, hanno già la pistola puntata su qualcuno che magari deve ancora estrarre, e gli intima "fermo o sparo"... e il tizio, di solito uno scartino da due soldi, è TANTO PIÙ VELOCE DI TEX che fa in tempo ad estrarre, alzare il cane, puntare l'arma, e fare fuoco prima che lo stordito e lentissimo Tex, sempre preso totalmente di sorpresa da questa reazione mai vista prima,  riesca a premere il grilletto...

 

lo so, sono i tempi cupi e la desolazione culturale che stiamo vivendo. Oggi Han Solo spara per secondo, perchè l'eroe deve sempre gentilmente attendere che il cattivo gli spari almeno una volta prima di sparargli a sua volta. Anche se così fa figure veramente da piccione come queste. Oggi si deve fare così...

 

...se scrivi Topolino. Ma quando scrivi Tex, porc####da, ricorda che non è Topolino! E non si può far prendere di sorpresa ogni singola volta dalla reazione di uno scartino qualsiasi! (se mettessi i voti ne toglierei due per una cosa simile, ma tanto lo fanno tutti quanti, ormai...)

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Che volete farci, delle storie recenti in un solo albo mi sono piaciute moltissimo, per il soggetto, lo stile narrativo e  i disegni, "Pearl" e "Agente indiano", mentre questa mi ha parecchio deluso. Aspettative alte (per il soggetto intrigante) ma resa bassa (per la sceneggjatura telefonata).

Non tutte le ciambelle riescono col buco, ma vedo che c'è anche chi le preferisce senza buco (e ho visto abbondare i 9 in pagella). Allora dico: non tutti i gusti sono alla menta.

Nessuno però mi ha ancora spiegato, visto il cerimoniale a tre, il perchè di "FRATELLO" e non "FRATELLI". Non ditemi "perchè il soggetto è principalmente Tiger", visto che Carson non è affatto secondario nella vicenda e, come ha detto @Diablero, Tex e Tiger erano di fatto già fratelli prima, anche se non uniti con il sangue, in una cerimonia che qui appare ben poco solenne perchè improvvisata nella casualità del momento, infatti non mi ha trasmesso l'emozione della sacralità cercata e sentita.

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<span style="color:red">1 ora fa</span>, PapeSatan dice:

Nessuno però mi ha ancora spiegato, visto il cerimoniale a tre, il perchè di "FRATELLO" e non "FRATELLI".

Forse perché c'è già un numero di Zagor (411) col medesimo titolo?

Mia ipotesi ...

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Forse perché il titolo è un termine astratto del significato  della parola, che esula dal fatto che sia a tre, poi cè anche quello di Kit e del suo amico navajo.(attenzione non so nemmeno quello che ho detto 😋🤦‍♂️)

Poi è Tiger che lo vuole, (e che si preoccupa anche del figlio di Tex), anche se sono praticamente già fratelli dopo la storia di Tanja.🙋‍♂️

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A me la pizza con l'ananas non piace proprio. Mi hanno convinto ad assaggiarla e l'ho trovata pessima come mi aspettavo. 

Gli spaghetti con la nutella non riesco neanche a provarli. Saranno buonissimi per carità, ma non fanno per me.

Invece adoro la pasta e fagioli. L'ho mangiata migliaia di volte e ne desidero ancora.

Certo è meno chic e su MasterChef fa meno audience.

Si potrà dire che è sempre la solita "minestra" e che chiunque la può fare.

Non è così. Quella di mia nonna era speciale. Unica. Forse solo perché la faceva lei. Aveva sempre un gusto leggermente diverso, vuoi i fagioli, vuoi mezza girata di pepe in meno, eppure tutte le volte mi stupiva.

Era unica ogni volta.

 

Tex è la pasta coi fagioli. Giufredi non la fa come quella che preferivo, però stavolta mi ha convinto.

Ha messo un po' troppo sale e aggiunto qualche spezia che non mi ha convinto. Invece ha spento il gas al momento giusto e l'ho apprezzata con moderazione.

 

Imho Giusfredi si dimostra autore con dei numeri, cosa che non rilevo in altri suoi colleghi più esperti.

Devo sperare che continui a crescere, restando attento a non finire col servire Tex al sushi solo perché va di moda il cibo giapponese.

 

Un grazie anche a Font che nonostante gli anni fa tuttora la sua bella figura.

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SPOILER

SPOILER

SPOILER

SPOILER

SPOILER 

 

A me questo albo è piaciuto molto.

Chiaro che non ci troviamo davanti al capolavoro del secolo, ma l'ho comunque trovato una lettura piacevolissima e scorrevole.

La semplicità del soggetto non è un problema, così come non lo è lo sviluppo classico della vicenda, ciò che ho trovato davvero forte è il non-detto, ciò che sta fra le righe.

 

Questa è una storia sull'elaborazione del lutto.

Soprattutto di Tiger Jack.

 

Intanto la storia si apre con una vicenda luttuosa: la morte di un giovane Navajo amico di Kit Willer.

Una morte per mano di una manciata di balordi qualsiasi.

Per Kit l'evento è tragico, ma viene elaborato in due fasi: la prima legandosi ad un giovane morente divenendo suo fratello di sangue. La seconda fase attraverso il racconto di come Tex e Tiger sono diventati fratelli di sangue.

 

La vicenda è ambientata quando Tex è già vedovo e lo si capisce dal fatto che Kit Willer non è un infante, ma un bambino che studia dai frati.

Ergo, sia Lilyth che, ovviamente, Taniah, sono morte e sepolte.

Tex apparentemente ha risolto il lutto della morte di Lilyth (ci torniamo dopo), ma Tiger? Ok, va bene, è stato sui monti a riflettere e a soffrire, ma quando si imbatte nella giovane emigrante ferita in lui scatta qualcosa. Lo si vede dalla dedizione con la quale si prende cura di lei e da come la protegge (sì, Tiger è un eroe classico e lo farebbe comunque, ma consideriamo il contesto), forse se ne innamora anche un po', salvo poi riportarla a al proprio fidanzato, o presunto tale. 

 

(mi sbaglierò, ma la ragazza si è rivelata abbastanza fredda nei confronti del giovane svedese)

 

Tiger, che non ha potuto salvare Taniah, si dedica anima e corpo alla cura della giovane emigrante per fare sì che almeno lei torni viva alla propria gente.

Tiger, con la meditazione sui monti, forse ha superato il dolore per la morte di Taniah, ma non il senso di colpa per non essere potuto arrivare in tempo per salvare. Salvando la vita alla ragazza e riportandola al fidanzato, Tiger chiude idealmente il cerchio del lutto e ritorna alla vita.

 

Per Tex la questione è più complessa: il giovane ranger probabilmente è ancora in lutto, anche se non lo dà a vedere. La sua volontà di sacrificarsi per il resto della carovana, però, svela il complesso.

Diciamolo, la situazione, seppur difficile, non è COSÌ disperata da giustificare un sacrificio estremo per guadagnare un po' di tempo che chissà se sarebbe servito oppure no. 

Eppure Tex si espone a testa bassa ed è Tiger che gli ricorda che lui adesso ha un figlio a cui pensare.

Glielo ricorda Tiger, e non Carson, perché ormai Tiger è andato avanti, ha superato la sofferenza per la morte di Taniah ed è tornato alla vita, consapevole della fragilità di quest'ultima.

Tex invece non si è lasciato tutto il dolore alle spalle.

Ci vorranno una barca, una banda di tagliagole, una macabra messa in scena e degli squali a chiudere per sempre il dolore di Tex.

 

In quanto al resto, sì, la storia omaggia un po' la serie "1883", contiene una citazione abbastanza sfacciata di "Giungla crudele" ed è disegnata benissimo.

 

Su questo punto voglio essere chiaro: io sono il primo ad ammettere che lo stile di Font è invecchiato e che non è più quello di una volta. È normale, specialmente per un autore di 77 anni.

Tuttavia io qui ho ravvisato un notevole brio, un grande impegno da parte di Font a dispetto dei tempi stretti di lavorazione. Ci sono alcune vignette che presentano un vistoso calo, è vero, ma altre ancora vedono un Font in gran forma, quasi ringiovanito rispetto alle sue prove recenti.

 

Difetti della storia? 

Bah, più di uno, a voler essere pignoli, che però, a mio avviso, scompaiono di fronte ai pregi.

 

Se proprio dovessi indicare qualcosa che non mi è piaciuto, sono i numeri da circo equestre che Tex fa nel corso dell'attacco alla carovana, delle acrobazie che sono tanto fighe nei film contemporanei (e che mi piace vedere IN QUELLI), ma che, per me, stonano tantissimo in un fumetto classico e storico come Tex, peraltro considerando il tono generale dell'albo.

Giusfredi non è nuovo a queste cose: non ci ho fatto caso nella storia di Tex Willer, ma su "La leggenda di Yellow Bird" ci sono un paio di scene così che mi hanno fatto un po'storcere il naso.

Ripeto: sono scene un po' tamarre che in qualche storia possono anche essere divertenti e fare scena, ma le storie di Giusfredi non sono quasi mai leggere, hanno tutte una forte componente drammatica di fondo e queste scene che, in teoria, dovrebbero alleggerire la tensione, per me sono semplicemente stonate.

Meglio, ma molto meglio, Carson che si finge sbronzo per ottenere la confessione dei criminali.

 

Non do voti, dico solo che per me è stata una bella storia che conferma le qualità di sceneggiatore di un Giusfredi in piena maturazione e che, ne sono convinto, nei prossimi anni migliorerà ancora. Abbiamo anche un Font tornato su livelli migliori rispetto alle sue ultime prove.

Per me davvero un buon albo.

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Allora...La devo rileggere ma a caldo questa storia di Giusfredi mi ha convinto meno delle sue precedenti prove sui cartonati. Invece Font, di cui non sono un fan, stavolta mi è stato meno indigesto con il suo tratto spigoloso. Partendo dalla storia c'è una parte iniziale coinvolgente (quella nel presente), c'è un finale un po' "figo" e nel mezzo molta azione. È stata una storia con troppa azione secondo me e con dialoghi non molto frizzanti ed accattivanti. Peccato perché secondo me Giusfredi ha verve. 

Dopo la seconda lettura vedremo...

<span style="color:red">1 ora fa</span>, Laramie dice:

SPOILER

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SPOILER

SPOILER

SPOILER 

 

A me questo albo è piaciuto molto.

Chiaro che non ci troviamo davanti al capolavoro del secolo, ma l'ho comunque trovato una lettura piacevolissima e scorrevole.

La semplicità del soggetto non è un problema, così come non lo è lo sviluppo classico della vicenda, ciò che ho trovato davvero forte è il non-detto, ciò che sta fra le righe.

 

Questa è una storia sull'elaborazione del lutto.

Soprattutto di Tiger Jack.

 

Intanto la storia si apre con una vicenda luttuosa: la morte di un giovane Navajo amico di Kit Willer.

Una morte per mano di una manciata di balordi qualsiasi.

Per Kit l'evento è tragico, ma viene elaborato in due fasi: la prima legandosi ad un giovane morente divenendo suo fratello di sangue. La seconda fase attraverso il racconto di come Tex e Tiger sono diventati fratelli di sangue.

 

La vicenda è ambientata quando Tex è già vedovo e lo si capisce dal fatto che Kit Willer non è un infante, ma un bambino che studia dai frati.

Ergo, sia Lilyth che, ovviamente, Taniah, sono morte e sepolte.

Tex apparentemente ha risolto il lutto della morte di Lilyth (ci torniamo dopo), ma Tiger? Ok, va bene, è stato sui monti a riflettere e a soffrire, ma quando si imbatte nella giovane emigrante ferita in lui scatta qualcosa. Lo si vede dalla dedizione con la quale si prende cura di lei e da come la protegge (sì, Tiger è un eroe classico e lo farebbe comunque, ma consideriamo il contesto), forse se ne innamora anche un po', salvo poi riportarla a al proprio fidanzato, o presunto tale. 

 

(mi sbaglierò, ma la ragazza si è rivelata abbastanza fredda nei confronti del giovane svedese)

 

Tiger, che non ha potuto salvare Taniah, si dedica anima e corpo alla cura della giovane emigrante per fare sì che almeno lei torni viva alla propria gente.

Tiger, con la meditazione sui monti, forse ha superato il dolore per la morte di Taniah, ma non il senso di colpa per non essere potuto arrivare in tempo per salvare. Salvando la vita alla ragazza e riportandola al fidanzato, Tiger chiude idealmente il cerchio del lutto e ritorna alla vita.

 

Per Tex la questione è più complessa: il giovane ranger probabilmente è ancora in lutto, anche se non lo dà a vedere. La sua volontà di sacrificarsi per il resto della carovana, però, svela il complesso.

Diciamolo, la situazione, seppur difficile, non è COSÌ disperata da giustificare un sacrificio estremo per guadagnare un po' di tempo che chissà se sarebbe servito oppure no. 

Eppure Tex si espone a testa bassa ed è Tiger che gli ricorda che lui adesso ha un figlio a cui pensare.

Glielo ricorda Tiger, e non Carson, perché ormai Tiger è andato avanti, ha superato la sofferenza per la morte di Taniah ed è tornato alla vita, consapevole della fragilità di quest'ultima.

Tex invece non si è lasciato tutto il dolore alle spalle.

Ci vorranno una barca, una banda di tagliagole, una macabra messa in scena e degli squali a chiudere per sempre il dolore di Tex.

 

In quanto al resto, sì, la storia omaggia un po' la serie "1883", contiene una citazione abbastanza sfacciata di "Giungla crudele" ed è disegnata benissimo.

 

Su questo punto voglio essere chiaro: io sono il primo ad ammettere che lo stile di Font è invecchiato e che non è più quello di una volta. È normale, specialmente per un autore di 77 anni.

Tuttavia io qui ho ravvisato un notevole brio, un grande impegno da parte di Font a dispetto dei tempi stretti di lavorazione. Ci sono alcune vignette che presentano un vistoso calo, è vero, ma altre ancora vedono un Font in gran forma, quasi ringiovanito rispetto alle sue prove recenti.

 

Difetti della storia? 

Bah, più di uno, a voler essere pignoli, che però, a mio avviso, scompaiono di fronte ai pregi.

 

Se proprio dovessi indicare qualcosa che non mi è piaciuto, sono i numeri da circo equestre che Tex fa nel corso dell'attacco alla carovana, delle acrobazie che sono tanto fighe nei film contemporanei (e che mi piace vedere IN QUELLI), ma che, per me, stonano tantissimo in un fumetto classico e storico come Tex, peraltro considerando il tono generale dell'albo.

Giusfredi non è nuovo a queste cose: non ci ho fatto caso nella storia di Tex Willer, ma su "La leggenda di Yellow Bird" ci sono un paio di scene così che mi hanno fatto un po'storcere il naso.

Ripeto: sono scene un po' tamarre che in qualche storia possono anche essere divertenti e fare scena, ma le storie di Giusfredi non sono quasi mai leggere, hanno tutte una forte componente drammatica di fondo e queste scene che, in teoria, dovrebbero alleggerire la tensione, per me sono semplicemente stonate.

Meglio, ma molto meglio, Carson che si finge sbronzo per ottenere la confessione dei criminali.

 

Non do voti, dico solo che per me è stata una bella storia che conferma le qualità di sceneggiatore di un Giusfredi in piena maturazione e che, ne sono convinto, nei prossimi anni migliorerà ancora. Abbiamo anche un Font tornato su livelli migliori rispetto alle sue ultime prove.

Per me davvero un buon albo.

Concordo...Troppe volte tentare scene "fighe" stona.

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<span style="color:red">5 ore fa</span>, Valter Favaro dice:

Forse perché c'è già un numero di Zagor (411) col medesimo titolo?

Mia ipotesi ...

Non credo che abbiano considerato questa sfumatura, ci sono già stati numerosi casi di titoli perfettamente identici in Tex e Zagor, a memoria mi vengono in mente questi: "All'ultimo sangue", "La prova del fuoco",  "Senza tregua", "La trappola", "Colpo su colpo", "Segnali di fumo"....  e ce ne saranno sicuramente altri che non ricordo.

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10 ore fa, Diablero dice:

A parte che PapeSatan confonde il duello (avvenuto) con il campione degli Osage con il duello (non avvenuto) con il ragazzino, al punto da farmi pensare che alla sua copia manchino le pagine dalla 100 alla 108

Mi rendo conto, rileggendomi, di aver creato ambiguità nell'accostare le due situazioni, ma il fine era proprio quello di unirle nella delusione per il loro svolgimento e perciò, a conti fatti, per un patto di sangue "sprecato" prima da un duello annunciato con la pistola di salvataggio nel retrocintola e poi da un altro duello scampato per l'improvvisa folgorazione dello sbarbatello. Al contrario di te, in quel patto di sangue a tre (e ripeto, a tre) avrei voluto tempi dilatati (almeno quanto quelli delle noiose sparatorie), solennità, emozione, epicità, se vuoi anche la retorica dell'estremo commiato prima di affrontare il destino. Invece il finale è: Tex salvato dalle grinfie del nemico grazie all'intervento di un altro suo nemico poi subito convertitosi sulla via di Damasco, Carson bucato alla coscia, Tiger alla spalla e Tex al braccio. Se avesse potuto esserci anche Kit Willer, lo avremmo visto bucato su una chiappa?

Magari le pagine nella mia copia non ci fossero state! Non avrei chiuso l'albo con la sensazione di una buona occasione sprecata, perchè appunto non le avrei lette. :P   

Modificato da PapeSatan
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Sara sempre la stessa storia di carovane e fortini già vista svariate volte, ma qui Giusfredi è stato bravo a far salvare Tex dal suo nemico, se fosse stato ĺ'ultimo Nizzi a sceneggiare avrebbe fatto arrivare la cavalleria dei ranger.  Giusfredi scrive un Tex sempre uguale, sempre diverso.🙋‍♂️

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Ho letto tutto di Giusfredi sia su Tex che su Dampyr, è molto bravo, questa prova la trovo un pò inferiore forse perché il cosiddetto patto di sangue è un pò sparato a salve per me.

 

Concordo con commenti precedenti che il passato dei nostri ormai è ampiamente analizzato nella collana Tex willer e ciò basterebbe.

 

Con la perdita di Blasco, Garcia Sejias, Repetto, De la Fuente, Ortiz e l'inevitabile flessione di un mostro sacro come Font,
l'apporto della scuola hispanica, grande interprete del fumetto western, viene quasi totalmente a mancare ed è un gran peccato.

 

Il western è ovviamente ripetitivo, per renderlo più vario si mette un pò di horror-fantasy e qualche viaggio ma continuo una mia vecchia battaglia, il curatore dovrebbe fare virare la testata su contenuti "kenparkeriani",

portare finalmente a maturazione il personaggio togliendolo dalle sabbie mobili della noia.

 

Valutazione comunque sufficiente dell'albo.

 

Modificato da waco dolan
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18 hours ago, PapeSatan said:

Al contrario di te, in quel patto di sangue a tre (e ripeto, a tre) avrei voluto tempi dilatati (almeno quanto quelli delle noiose sparatorie), solennità, emozione, epicità, se vuoi anche la retorica dell'estremo commiato prima di affrontare il destino.

Chiedi una cosa temo impossibile, perchè chiedi una cosa e poi pretendi il metodo migliore per non ottenerla mai.

 

Una cosa tipo "vorrei che almeno 10 pagine ci venissero dedicate, ma senza diventare lento o retorico". O per essere più chiari "almeno dieci pagine ma non più di cinque"

 

La "retorica dell'estremo commiato", le scene allungate fino all'eccesso in maniera assolutamente prevedibile, sono proprio quello che mi fa cascare le p.... nelle ultime storie di Ruju. Lunghe e stucchevoli sequenze in cui il cattivo punta il fucile e sembra che non ci sia niente da fare ma poi alla fine Tex viene salvato (sai che sorpresa). Non funziona. Non funziona MAI. Anche in questo storia, non è assolutamente credibile che Tex possa davvero essere ucciso. Dedicarci una lunga cerimonia PRIMA farebbe sbadigliare perchè ti farebbe "uscire dal; racconto" e vedere quanto sarebbe posticcio e "finto" quel voler emozionare. (il "trucco" del far temere per un attimo il lettore per la vita del protagonista dura appunto solo un attimo, per funzionare l'azione deve essere così veloce da non dargli il tempo di ragionare, cioè proprio il contrario di quello che chiedi). Mentre se lo metti alla fine, è un "allungamento del brodo" a storia finita.

 

I gusti son gusti, ma in questo caso secondo me chiedi a Giusfredi di rovinare la storia con veri e propri errori...

 

Per me il metterlo DOPO il duello evita l'effetto "commozione posticcia" e regala invece emozione VERA, a quel punto la nostra attenzione non è più sul duello ma, giustamente, sul rapporto fra i tre pard. E messa lì deve essere breve.

 

Non solo: così breve e "informale", sottolinea quello che si era già visto nella storia: che loro tre sono GIÀ come fratelli, il rito lo rende solo "esplicito". Ma Tex chiama già Tiger "fratello, Carson già si mette in una situazione suicida per stare con loro, etc.... che senso avrebbe avuto fare un gran baccano per una megacerimonia in pompa magna dove, per dirla alla Marvel, "niente sarà mai come prima"... se poi tutto rimane come prima? Sarebbe un finale che contraddirebbe quello che abbiamo appena letto nelle pagine precedenti.

 

Sono più d'accordo con altre critiche che fai. Il salvataggio da parte dei Pawnee...  qui secondo me Giusfredi si è un po' fatto prendere dall'idea di "sorprendere il lettore", non indicando mai in precedenza nella storia che i Pawnee avessero intenzioni ostili nei confronti degli Osages. Ma non ci può riuscire, qualunque lettore smaliziato si rende conto che essendo l'unico elemento che può alterare la situazione, in qualche modo i Pawnee saranno la salvezza. Piuttosto che cercare una "sorpresa" impossibile avrebbe fatto meglio a "costruire" prima il finale mostrando l'intenzione di attaccare i Pawnee, magari in un primo tempo solo dopo che avranno ucciso i coloni (con il ragazzo che invece si lamenta che vuole uccidere lui Tex)

 

Altre cose di cui mi sono accorto rileggendo, oltre alla solita scena "tutti sono più veloci di Tex" che ho già stigmatizzato:

 

Pagina 44: com'è possibile che i coloni non si rendano conto che stanno TORNANDO VERSO EST? Non si accorgono della posizione del sole al tramonto? Una deviazione più credibile sarebbe stata... più credibile.

 

Pagine 61-63, questo non è un problema del solo Giusfredi, ma temo di quello che chiamo "il moderno tafazzismo degli autori Bonelli (e non solo)". La mentalità secondo cui i fumetti DEVONO essere noiosi e dire la cose più volte perchè (1) si DEVONO fare così, è la REGOLA, e (2) se usi le didascalie non sei "moderno".

Qui, come in tante altre situazioni in tante storie, Tex arriva e... racconta, in favore di telecamera, ai coloni tutto quello che il lettore sa già! Non dice nulla di nuovo, in pratica fa un riepilogo di quello che abbiamo appena letto, nel caso fossimo distratti.

E pensare che una volta i fumetti erano così poco "evoluti" e "moderni" che in una situazione simile GL Bonelli avrebbe scritto semplicemente una vignetta con una didascalia con scritto "Dopo aver spiegato ai coloni la situazione, Tex..."

(certo che così non allunghi il brodo di tre pagine senza doverti inventare niente...)

 

Pagina 98 e seguenti: a ripensarci il piano di Tex ha ancora meno senso di quanto mi era parso in prima lettura. A cosa serve "guadagnare tempo" se Carson gli ha detto che i soldati NON troveranno le loro tracce? Vuol dire che non stanno aspettando soccorsi. Che senso ha che Tex si suicidi? Oltretutto, guardiamo l'offerta di Tex:

1) Caso 1, Tex perde. E quindi... cosa fanno nel forte? Si lasciano ammazzare senza difendersi? Cosa possono vincere, davvero, i Pawnee in questa sfida? Cosa gli può offrire Tex?

2) Caso 2, Tex vince. In questo caso, ha promesso che consegnerà i manzi e le coperte. Come fa Tex ad essere sicuro che tenteranno di ucciderlo subito, dovendo fare poi la fatica di combattere per manzi e coperte? Non gli conviene far finta di accettare e poi attaccarsi quando hanno già in tasca il bottino?

No, non ha alcun senso. Avrebbe avuto senso se Tex avesse offerto direttamente i manzi e le coperte. Visto che sa che il capo dei Pawnee difficilmente manterrà la parola, ma in questo caso (a differenza che con la sfida) avrebbe un guadagno ad accettare, avrebbe più senso come manovra per guadagnare tempo (perdendo tempo durante la consegna dei manzi). Ma comunque, non ha senso in generale se Tex non pensa che riceveranno rinforzi...

 

Il problema è che a Giusfredi SERVE che ci sia una sfida! Tutta la sua storia è basata su quello! Ci DEVE essere! E qui vediamo il tipico "rischio" del progettare le storie A RITROSO partendo dal finale: devi far avvenire cose cervellotiche e assurde e far avvenire un sacco di coincidenze per arrivare ad una situazione in cui (1) Tex sfida gli indiani sapendo che non manterranno la parola e lo uccideranno, e (2) sia Carson che Tiger devono essere feriti in maniera che solo Tex possa accettare.

 

il problema è che qui la catena di eventi per arrivare a quel finale non funziona bene, è contraddittoria. Era meglio se fosse stato il CAPO a sfidare "aquila della notte", con l'idea di far fuori a tradimento il più abile dei suoi oppositori, e Tex avesse un motivo per accettare (non facendo dire che i militari non troveranno le tracce, ma piuttosto che sono ormai a poche ore di distanza e Carson ha lasciato segnali)

 

Non sono problemi gravissimi. Per me già il fatto che il giuramento messo li abbia evitato il finto dramma sulla morte di Tex è un "plus" che li compensa ampiamente. Ma sono comunque problemi della trama che vorrei che Giusfredi evitasse in futuro in situazioni simili.

 

Il giudizio generale sull'albo non cambia, soggetto un po' debole (e con gli errori segnalati qui) ma ben raccontato, con una ottima caratterizzazione dei pards. Finora storia migliore dell'anno (sulla serie regolare, non c'è confronto con Tex Willer).

 

 

 

 

Modificato da Diablero
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<span style="color:red">12 minuti fa</span>, Diablero dice:

Chiedi una cosa temo impossibile, perchè chiedi una cosa e poi pretendi il metodo migliore per non ottenerla mai.

 

La sequenza dell'estremo commiato a Nayati con il rito del sangue e il funerale dura esattamente 6 pagine. Sono pagine lente, solenni, retoriche? Sì. Sono pesanti da leggere? Assolutamente no, perchè trasmettono emozione e  fanno da contraltare all'altrettanto lunga (esattamente 6 pagine anche lì) sequenza di pura azione con sparatoria che le precede. Lento e retorico non significa necessariamente pesante. Ecco, avrei auspicato lo stesso metro narrativo anche per il finale.

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