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Alla Bonelli ci si lasciava alle spalle il difficile inverno che era seguito alla improvvisa scomparsa dell'editore Sergio Bonelli che aveva tenuto da sempre in mano le redini della gestione del fumetto prodotto dalla sua Casa editrice, il più popolare e il più venduto in Italia. Fu lo stesso Boselli a annunciare alla fine di quel mese di marzo 2012 sul forum di Comicus la sua nomina da parte del direttore Marcheselli a curatore della testata. Tredici anni dopo, nel giugno 2025, Mauro Boselli abbandona il timone, non sappiamo esattamente ancora nelle mani di chi, ma poco importa. Questo topic è pensato per dare uno sguardo d'insieme ai fumetti prodotti durante il periodo in cui li si è occupato di Tex, districandosi come scrittore e come curatore della testata. Come ci si aspettava, ha introdotto delle grosse novità, non esitando ad andar oltre ai niet che Sergio gli aveva fatto pesare su qualche storia. Per l'appunto dobbiamo chiederci in cosa la sua gestione si sia differenziata rispetto a quella del suo editore. Il messaggio iniziale di questa discussione riassume in breve i punti forti (e i tentativi meno fortunati) del Mauro Boselli curatore. La discussione tenterà anche di capire in che senso la testata di Tex si muoverà nel prossimo futuro. LE STORIE. Anni fa avevo aperto una discussione sui ''lavori interrotti'' dell'autore, ovvero quelle storie che per un motivo o un altro aveva da tempo parlato ma non era riuscito poi a concretizzare. L'esempio più calzante è offerto dalla figlia di Satania di cui Sergio non aveva neppure voluto discutere: è il miglior personaggio partorito dalla sua mente negli ultimi anni, al centro di una bellissima trilogia. Di recuperi di vecchi antagonisti del passato, non sempre graditi a una rumorosa minoranza di lettori e forumisti, è fatta tutta la sua gestione a partire dai suoi stessi personaggi come Jack Thunder, il Maestro, ma anche Jethro o la bella Dawn, per non tirare in ballo l'extraterrestre che appariva in un suo vecchio soggetto perduto dei primissimi anni ottanta che Gian Luigi Bonelli non sceneggiò mai (scelse infatti il fiacco soggetto del figlio Giorgio per scrivere una storia poco memorabile illustrata allora da Nicolò). Uno dei tentativi più ambiziosi del curatore è stato proprio quello di mettere ordine nella serie e rimediare a certi errori del passato. Così è stato per esempio con certe storie di Nizzi che avevano poco convinto: ne sono nate una trilogia incentrata su Yama e Mefisto, molto ambiziosa e riuscita solo in parte, mentre quella della Tigre Nera dopo un primo albo troppo elaborato (o cervellotico) si è rivelata molto appassionante. Non sempre però il ripescaggio dal passato ha portato a storie all'altezza di quelle che le avevano ispirate, pensiamo ai ritorni di Lupe o di Manuela Montoya (su soggetto di Carlo Monni), dei what if che non hanno convinto del tutto. Ma la storia che più ha fatto discutere e che molti rimproverano come l'errore più grande imputabile a Mauro Boselli è la numero 755 a colori illustrata da Villa (su soggetto questa volta di Frediani), per la quale l'autore è stato accusato di voler riscrivere il passato di Tex ai danni di vecchi capolavori del passato. Lo stesso autore ha parzialmente riconosciuto il passo falso, che per il scrivente resta tuttavia solo mezzo, essendo la storia solida e con un finale tra i più belli che abbiamo letto nella serie. NUOVE COLLANE. La rivisitazione del passato di Tex è avvenuta anche tramite una serie di nuove collane promosse dalla Casa editrice (in primis i cartonati francesi e la serie Tex Willer) che hanno raccolto un successo meritatissimo soprattutto grazie all'impostazione voluta dal curatore e alle sue storie sempre sulla cresta dell'onda. Certo non dimentichiamo che nonostante il tentativo di arricchire collane in crisi di identità come i Maxi Tex con un capolavoro come Nueces Valley, avvincente racconto dell'infanzia e dell'adolescenza di Tex, e un riuscitissimo team-up con i tre fratelli Bill (proprio il recupero di vecchie star bonelliane culminato con il recentissimo ripescaggio del detective Rick Master è stato una delle scelte assolutamente vincenti del curatore in questi quasi tre ultimi tre lustri che ci hanno accompagnato), è stato portato avanti con poca convinzione (se non di mezzi tout court). Così queste collane secondarie hanno avuto anche dei demeriti, il principale dei quali è stato per chi scrive l'allontanamento dell'autore dalla serie regolare mensile, lasciata in mano a un altalenante Ruju e a un poco convincente ritorno di Claudio Nizzi sulla testata, voluto proprio da Mauro Boselli nel 2017 e concluso con una striscia di polemiche quattro anni dopo: una delle scelte più infelici di Boselli curatore, perché Nizzi ha intaccato poco e male sulla collana e ha ripagato con rancore e livore chi gli aveva concesso, insperatamente, una nuova chance. Uno dei meriti (e dei cambiamenti più evidenti rispetto al passato) è stata la possibilità di vagliare nuovi soggettisti e sceneggiatori in erba (tra cui quattro o cinque dei nostri forumisti), pura utopia solo se pensata venti anni fa. L'abbondanza delle nuove uscite ha comportato un impoverimento anche dei Texoni. Anche qui le storie migliori restano le poche scritte da Boselli, a cominciare da Il magnifico Fuorilegge a La vendetta delle ombre. Certo Boselli non è e non ha potuto essere Sergio, cioè non ha beneficiato del potere decisionale e dei cordoni della borsa che permettevano all'editore (che aveva anche più tempo a disposizione per farlo) di cercare di contattare i maestri del fumetto internazionale. Nei cartonati alla francese inaugurati dal one shot di Serpieri, da Frontera all'ultimo capolavoro La maledizione di Charro Negro, le storie migliori restano quelle di Boselli, con gli altri sceneggiatori che hanno convinto solo in parte con le loro prove. Un discorso a parte merita il giovane Giusfredi che è cresciuto all'ombra di un maestro come pochi, come era capitato allo stesso Boselli con Gianluigi alla sua stessa età, che ha già scritto una bellissima storia da dieci e lode, guarda caso proprio sul passato di Carson e un suo vecchio idillio, che Mauro Boselli mi ha assicurato essere interamente frutto del suo vice. La storia di cui parliamo è uscita lo scorso anno su un Magazine, l'erede del vecchio Almanacco del West andato in pensione. Anche qui, il curatore si è dimostrato sempre ricettivo di quelle che sono o possono essere delle buone idee: la presenza di una seconda storia breve incentrata su un personaggio ''amico'' era una cosa di cui si era parlato proprio su questo forum. Proprio le storie brevi dei color Tex si sono dimostrare invece a lungo andare un'occasione tutto sommato persa, un prodotto editoriale poco soddisfacente e difficile da scrivere mantenendo alto il livello. UNO SGUARDO AL FUTURO. Questo topic andrà aggiornato nel momento in cui saranno finite nelle edicole tutte le storie scritte da Boselli durante il periodo in cui ha avuto in gestione la testata. Per il momento possiamo aggiungere a quanto già detto che Boselli non ha esitato a far viaggiare Tex ai quattro angoli del mondo, dal polo Nord con la storia Alla ricerca delle navi perdute al Borneo con quella della Tigre Nera, non dimenticando locations come le città di New York e di Los Angeles che non si erano mai viste nella serie e che le hanno dato nuove prospettive più ariose. In questo non ha fatto che seguire l'esempio dettato dal suo editore con i texoni cubano e argentino. Boselli ha concretizzato anche tante idee che erano care proprio a Sergio, in primis con una storia come Luna insanguinata, forse uno degli esempi più alti dell'arte narrativa dell'ormai ex curatore (ricordiamo ancora, per esempio, la storia di Bad Band, anche se meno riuscita). Difficile fare previsioni su come sarà impostato il Tex dei prossimi anni, non conoscendo ancora il nome del successore. C'è da augurarsi che Boselli, ora più libero, abbia campo libero nella scelta dei soggetti senza nessuna preclusione, dei disegnatori con i quali collaborare, della lunghezza delle storie ecc, non sono elementi da poco e resta da vedere se potrà esserci il massimo della sintonia con la persona chiamata ora a sostituirlo. Per quel che mi resta ancora da dire, gli anni della sua gestione meritano almeno un nove in pagella. Non era facile riprendere in mano il timone di una nave che rischiava di affondare dopo che l'ultimo faro, Sergio, si era spento nel 2011. Boselli l'ha fatto con tatto e intelligenza, come si è letto sopra, anche con il massimo grado di apertura mentale. Questo topic, lunghissimo, è il mio ringraziamento personale per tutto quello che ha fatto in questi ultimi tredici anni alla guida di Tex. Grazie Bos!9 points
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Un buon Texone, non un capolavoro di sceneggiatura, ma ci vedo un capo e una coda in una storia che tenta, con più o meno successo, la via dell'originalità in quel ha di rendere un visibile omaggio ai miti viventi che sono oggi Tex e Carson. Confesso che è uno degli aspetti che mi sono piaciuti di più. Scorrevole e godibile dalla prima pagina all'ultima, l'unica cosa che gli manca è in fondo solo la classicità glbonelliana, ma ci ho visto molto del Nizzi che fu, quello che ancora riusciva a farci divertire con le sue sceneggiature, così come nei disegni ho pensato più di una volta a Ticci, insomma un prodotto riconoscibile come Tex e non mi pare poco. Buone trovate, persino in quelle contestate sul ponte ballerino la cui presenza, fin dalla prima vignetta, ne suggeriva la conclusione, ma sempre un Tex (e Carson) che ti tirano le castagne roventi dal fuoco, sempre nel posto e nel momento giusto presenti. Con Ruju non sono sempre tenero, ma con storie come questa ha la mia benedizione. PS, detto per inciso, Biglia era la ragione prima delle lamentele di Claudio Nizzi che avrebbe voluto i suoi pennelli per la sua storia: se in questo Texone fosse finita la storia di cui si è dovuto fare carico Bruzzo, beh ancora una volta penso a una bella doccia torrenziale di umiltà sul capo dello sceneggiatore di Fiumalbo e sulle sue insensate pretese. Sic transit gloria mundi.5 points
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Posso dirlo? Lo dico: da zagoriano, ma soprattutto da marveliano della prima ora, delle seghe mentali di continuity me ne šträçiävø. L'importante è che sia una bella storia. Se contraddice un dettaglio di una storia di 50 anni fa, ma chissenefrega! La continuity è un artifizio letterario, mica una religione. Poi, è ovvio che una coerenza di fondo in una serie ci debba essere, ma la coerenza assoluta è più di pertinenza della psichiatria che della narrativa.4 points
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Appunto: è DIVENTATO un problema. Perché un conto è fare UNA STORIA in cui Cico scopre magari che si chiamava Patrick, ma se ti leggi gli Zagor "moderni"... si chiama Patrick. Spesso si presenta come Patrick. "ma gli indiani mi chiamano Zagor" Zagor diventa un "soprannome indiano", e un identità segreta da supereroe: tipo Peter Parker e Spider-man. Ma non era questo il senso che dava la lettura di "Zagor racconta": in quella storia Zagor rinnegava tutta la sua vita precedente (votata unicamente ad una vendetta insensata), e rinnegava anche il nome "Wilding". E DIVENTA Zagor: non è una maschera, è una nuova vita, un nuovo nome, una nuova missione a cui dedicarsi. Oggi tutto questo è sparito, il padre era un poveretto buono buonino falsamente accusato, Solomon Kinsky era davvero una carogna spregevole a lo era sempre stato, la vendetta di Patrick era stata giustissima e sacrosanta e nemmeno troppo sanguinaria... perchè mai avrebbe dovuto cambiare nome?4 points
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E non è quello che facevano anche Bonelli e Nolitta? Cioè scrivere "a braccio" pensando al pathos e al coinvolgimento del lettore anziché alla stringente logica interna del racconto. Un fumetto, ma anche un film o un romanzo, non è una formula matematica dove la somma degli addendi deve dare per forza un numero perfetto, senza decimali dopo la virgola. Usando una lente come la tua si può smontare facilmente qualunque opera narrativa e d'intrattenimento e vedere errori anche dove non ci sono...4 points
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Potrei incollare il commento al Texone dello scorso anno: in questo caso non nutrivo grosse aspettative più che altro sulla trama della storia, che dall'anticipazione non mi ispirava un granchè, mentre ero consapevole che avrei apprezzato maggiormente i disegni di Biglia rispetto a quelli di Palumbo. In effetti partendo proprio dai disegni devo dire che Biglia ha fatto un buon lavoro sia sui personaggi, in particolare per me i due pards e i comprimari positivi, che sulle ambientazioni, cittadine e non. Di certo non scopriamo oggi le sue qualità, tuttavia, e non vuole essere una critica, pur essendo un ottimo disegnatore il suo tratto non mi rimane impresso come quello di altri artisti che hanno lavorato e lavorano sulla pagine del nostro... Per quanto riguarda la storia non mi è dispiaciuta, anche se come evidenziato da altri è ancora una volta un po' "leggerina", con qualche scelta di sceneggiatura telefonata ed i nostri che ad un certo punto non sembrano raccapezzarsi sulle tracce di un nutrito gruppo di desperados La vicenda nel complesso, che come ha detto Ymalpas ha un certo sentore nizziano, finisce per suscitare simpatia, come anche il personaggio di Ben, e tuttavia mi aspetto qualcosa di più succoso dall’uscita texiana più attesa dell'anno (almeno da parte mia), a maggior ragione a fronte degli ormai frequenti balzelli di prezzo tanto discussi e criticati.3 points
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Innanzitutto complimenti a Ymalpas per l'apertura di questa discussione: il giusto tributo al grandissimo lavoro che ha fatto Mauro Boselli come curatore di Tex. Un lavoro difficile che il buon borden ha portato avanti per tanti anni con competenza, professionalità e tanta passione, soprattutto quest'ultima non è mai mancata! E quindi non possiamo che ringraziarlo per tutto l'amore che ha dimostrato per la nostra serie preferita. Le storie Pochi capolavori (come Nueces Valley) ma ottime e buonissime avventure: Il ritorno di Mefisto e Yama, la fine della Tigre Nera, Per l'onore del Texas, Alla ricerca delle navi perdute, la figlia di Satania , Rick Master, I tre Bill, l'incontro con Zagor.. E tutta la saga del giovane Tex merita un voto altissimo. Passi falsi? Richiamare Nizzi e il Tex 755 che io preferisco cestinare e dimenticare che esista. Per il futuro mi aspetto tante altre grandi avventure per il nostro Tex firmate Mauro Boselli!3 points
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Questo è stato l'ultimo messaggio di Letizia, al quale risposi subito dandole ragione per poi approfondire la tematica. Spiace tantissimo che non ci sia più e stento ancora a credere che ciò sia avvenuto davvero. R.I.P. Letizia3 points
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L’ho riletta ieri, per la terza volta. Fresca, epica, commovente come la prima lettura. Per me è “La” storia di Tex, con un eroe granitico, risoluto, empatico che stavolta agisce piacevolmente in solitaria. Il ritmo perfetto, il viaggio, il costante senso di pericolo, la coralità, la caratterizzazione perfetta di tutti i comprimari la rendono una storia eccelsa. Ripeto, per me la più bella di sempre. I disegni del compianto Marcello sono il valore aggiunto che rende quest’opera un capolavoro anche dal punto di vista grafico. Grazie @borden, complimenti per quest’opera meravigliosa3 points
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Credo che semplicemente all'epoca la gente fosse più abituata "a leggere". i fumetti, e in generale. Riguardo al primo punto (la narrazione in albi tipo intrepido e monello), raramente era davvero "difficile" da decifrare, le forme delle vignette non sono il problema, se l'ordine è chiaro, ma soprattutto... 1) all'epoca tutti leggevano fumetti, sin da bambini (e le bambine leggevano magari i fotoromanzi). Tutti. Erano in ogni casa. Erano dal barbiere, e tutti in attesa del loro turno (che nessuno prenotava prima il taglio, ci andavi e ti mettevi in coda) leggevano i fumetti dal barbiere. (che di solito erano Il Lando e il Tromba, quindi Barbieri (Renzo) produceva fumetti per barbieri (mestiere) 2) Quelle riviste vendevano un sacco non perchè piacessero, ma perchè costavano poco. Già da bambini le disprezzavamo: c'era chi leggeva Tex o Zagor o Mark, chi leggeva i supereroi, chi leggeva i porno (sì, alle elementari), chi leggeva il corriere dei ragazzi e chi leggeva il giornalino. Intrepido e Monello li leggevi perchè li leggeva tua mamma e li trovavi in casa, li trovavi dal barbiere, erano i fumetti di chi non conosce molti fumetti e vuole spendere poco. 3) in genere non è che fossero fatti benissimo. Avevano trame molto semplici, disegno chiari spesso stile fotoromanzo... e quindi autori che magari loro stessi in primo luogo non erano dei gran geni della narrazione a fumetti, ma comunque l;e trame erano semplici e si capivano lo stesso, costavano poco, chissenefrega... Oggi, il mondo è diverso. Anni fa fecero qualche studio (negli USA) per capire perchè i giovani non leggevano più tanti fumetti, e risultava che NON SAPEVANO PIÙ LEGGERLI: vedevano dei disegni, ma era come vedere "trova le 41 differenze" nella settimana enigmistica, mica lo capivano cosa andava prima o dopo... non c'è per me in chi legge fumetti la consapevolezza che è UN LINGUAGGIO CHE HANNO IMPARATO e che non viene per nulla "naturale". Cosa vuol dire la nuvoletta con la punta? Che differenza c'è con quella quadrata senza punta (che qualcuno chiama didascalia)? Devi leggere poi la vignetta sotto, quella sopra o quella di lato? Comunque, ecco di che parliamo, per chi non le ha mai viste. Billy Bis era il personaggio di maggior successo dell'intrepido, ecco qualche tavola: (l'ultima pagina è per me un buon esempio di come semplicemente fossero spesso tavole "sbagliate", dalla quarta vignetta dove vai? Devi tornare su, una cosa tranquillamente evitabile se evitavano quello "scalino". Ma aveva disegnato il mento del biondo troppo in basso...#) (per come è costruita la quarta vignetta, con il balloon che è largo praticamente quanto la vignetta e quasi tocca la testa del tizio di spalle, per me è possibilissimo che il disegnatore non avesse lasciato lo spazio per il ballon e il letterista abbia spostato in basso tutta la vignetta tagliando quella sotto, per far stare i balloon spesso lo facevano, capitava anche alla Bonelli) Che non vendevano un tubo... Certo, vendevano molto più di oggi. Orient Express mi pare che vendesse cifre molto rispettabili, oltre 20.000 copie... in un momento in cui ancora Tex ne vendeva 500.000 e Topolino a volte superava il milione! Era tutto un altro mercato. È come paragonare "Micromega" con Sorrisi e Canzoni TV. il fumetto era un media di massa per bambini e massaie, e quelle erano riviste che avevano intenti "culturali" e costavano molto di più. Nota anche la differenza, evidentissima, fra le storie di Toppi su Alter Alter e quelle sul Giornalino (o anche il suo primo Un uomo Un Avventura), le impaginazioni "strane" le riservava per un pubblico ristretto, sul Giornalino Toppi usava una "gabbia" tradizionale.2 points
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Ok quelle due tavole erano un esempio, però in generale ho trovato la gabbia del Charro Negro molto più rigida di quella di Yellow Bird. In ogni caso è una considerazione che mi è venuta in mente ieri sera leggendo l’ultimo Texone: per me Biglia si rifà chiaramente a D’Antonio a e a Calegari (e forse un pochino anche a Jean Giraud), ma che pena vedere le sue vignette tutte rigorosamente contornate! Il suo è un disegno che avrebbe bisogno di “respirare”, come appunto quello di un D’Antonio, con una costruzione della tavola più libera. E sono sicuro che Biglia sarebbe il primo a essere contento della cosa... Capisco che i lettori di Tex siano ortodossi e se vedono una vignetta senza bordo magari pensano che il disegnatore si è dimenticato di farlo, ma almeno sui Texoni e sui cartonati secondo me questo esperimento (lasciare maggior libertà grafica ai disegnatori) dovreste farlo…2 points
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Finita di leggere pochi giorni fa con importante ritardo. Dirò solo questo: capolavoro di sceneggiatura e di resa grafica dall'inizio alla rocambolesca fuga aerea delle ultime pagine. Per una volta sono contento che la vicenda non si concluda esaustivamente ma che abbia un finale aperto poichè questo significa che ne vedremo ancora delle belle grazie a @borden e Benevento su qualche prossimo numero! Voto: Sceneggiatura: 9+ Disegni: 9 (vi immaginate che splendore queste tavole stampate in un formato più ampio?) Sono storie come queste che, dopo due o tre di Ruju poco convincenti (per essere buoni), mi ridanno la carica e l'entusiasmo di andare in edicola ogni mese. Una storia così e la "fatica del lettore" passa in un attimo, guai a non averne almeno una all'anno, sarebbe la fine! Come @borden non ce n'è. Alla SBE dovrebbero cominciare a preoccuparsi.2 points
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Tex finora sono circa 195 uscite settimanali, quindi in tutto 973,05 Euro spalmate in 195 settimane cioè 3 anni e 9 mesi, circa 260 Euro all'anno. Può sembrare tanto se si fa il confronto con il prezzo dell'ultima ristampa, la Tex Classic, che ristampa 6 strisce ad albo per 4,50 Euro (e quindi per le stesse storie ristampate finora in anastatica avresti speso "solo" 440 Euro), ma a parte che non c'è proprio paragone per il prodotto, veste, fedeltà incensurata, etc bisogna dire che per un edizione anastatica questi prezzi sono BASSISSIMI. Per gran parte della mia vita, le anastatiche sono state un miraggio, essendo pubblicazioni amatoriali costavano UN BOTTO, certo, molto meno degli originali (e infatti fino agli anni 80 ho comprato gli originali, poi i prezzi sono andati alle stelle e non ho più potuto permettermelo), ma le piacentini spillate costavano più di 6000 lire a striscia più di 20 anni fa, cioè PIÙ DEL DOPPIO DI UN ALBO BONELLI, come se oggi una striscia costasse più di 12 Euro! Quindi, all'epoca pure le anastatiche COSTAVANO TROPPO, presi giusto le primissime serie perchè il fascino del "non censurato" era troppo forte... poi tutte le altre le ho comprate USATE nell'arco di VENT'ANNI cercando l'occasione su ebay! Aspettando per anni e anni "l'occasione del secolo!" (e il fatto che CI SIA RIUSCITO, e che alla fine contando il fatto che ho preso "occasionissime" a prezzi stracciati di blocchi di molti numeri rivendendo poi i doppi, e con i soldi dei doppi rivenduti alla fine me le sia fatte praticamente gratis, spiega anche perchè sia stato felicissimo di avere questa nuova edizione... se avessi preso le piacentini a prezzo di listino spendendo un rene magari a vedere i prezzi di questa mi sarebbero girati i cosiddetti... ) Oggi, grazie allo "sdoganamento" delle anastatiche, prodotte per il grosso pubblico, i prezzi sono molto più bassi (e purtroppo si sono buttati nel settore anche con operazioni malfatte e discutibili come quella di Alan Ford), e le anastatiche sono a portata di (quasi) tutte le tasche! P.S.: io e altri miei amici erano quasi vent'anni che dicevamo, parlando anche con editori o redattori, che ci sarebbe stato il pubblico per pubblicazioni anastatiche... ricevendo risposte condiscendenti e snob da parte di questi "addetti ai lavori" secondo cui "a nessuno interessava quella roba vecchia", mentre questi stessi proponevano "fumetti moderni" che sono stati un flop dietro l'altro...2 points
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Parto col dire che è stata una piacevole lettura, la storia è simpatica, ha alcune trovate interessanti ed intrattiene. I personaggi sono tutti ben caratterizzati. Certo, magari da un Texone ci si aspetta un po’ di più.. ma sulla regolare questa sarebbe stata una storia accolta da giubilo. I disegni sono l’aspetto che più di tutto tende ad alzare la valutazione, anche se ho trovato il lavoro dell’immenso Biglia un po’ incostante: a volte tavole curatissime, a volte tavole più “approssimative” specialmente nei volti. Ma nel complesso, una prova graficamente molto valida. In definitiva, ad albo chiuso, non rimpiango di averlo aperto, e lo ripongo in libreria con un senso di pace per la bella lettura terminata, cosa che ultimamente non accade spesso (spero nella storia di Manfredi che mi sta prendendo) Per @Diableroincredibilmente, pare che a pag 175 Tex spari per primo. Miracolo!2 points
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Propongo di aggiungere una striscia finale a "I fratelli Donegan" e a "Oltre il fiume" , quando verranno ristampati, in cui si vede Ben il bugiardo con la penna in mano che le sta scrivendo: in realtà quelle non sono le peggiori storie di Nizzi ma le simpatiche storie di Ben il bugiardo. Così verranno lette con tutt'altro spirito, e improvvisamente diventeranno persino piacevoli e divertenti.2 points
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XD ma il microscopio è vostro, mica il mio Mica deve piacerti per forza. - Il microscopio rende incapaci di vedere il quadro che si svela in modo EVIDENTE alla fine, attardandosi su dettagli tipo la critica Per Diablero: Non vedo il problema dei racconti di Ben son sincero... Va da sé che quelli sono i racconti nel racconto, e andavano differenziati dal resto del2 points
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Ma come, prima parli di evidente ingenuità e poi parli di microscopio? Non ci vuole il microscopio per trovare cose evidenti. Un vecchio adagio dice: se sei in India e vedi tutto grigio, stai guardando il culo di un elefante. E non ci vuole il microscopio per vederlo. E poi le storie non devono piacere a Ben, devono piacere a me.2 points
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Texone godibile e trama originale e ingegnosa per come ci ripresenta i personaggi che conosciamo in stile dime novel. I disegni di Biglia sono meravigliosi, ma forse davvero poco adatti all'intento rischiesto. Ci voleva qualcuno con uno stile più classico western, che ricordasse di più le copertine e l'immaginario di quel momento storico. -- incredibile che nessuno qui, o quasi, dei commentatori abbia capito la cornice entro cui sta storia si dipana...2 points
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Ma figuriamoci. Sei stato contagiato anche tu dall'epidemia di pelouovismo? Guarda che è peggio del covid e della peste bubbonica messi assieme. Io se fossi l'autore queste sbavature le metterei APPOSTA, solo per il divertimento di mandare in crisi i lettori ragionieri2 points
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Con netto ritardo sono riuscito anch’io a ultimare la lettura dell’albo finale del tanto atteso team up di Tex e Rick Master. Ammetto che è stata una sorta di tortura quella di dover stare lontano dal topic per evitare gli spoiler, mentre la discussione prometteva scintille e di farsi interessante. Magari la dieta del capo della Tong, mi sarebbe servita come punizione visto l'incipiente pinguedine, ma mi son dovuto accontentare di girare al largo, per recuperare solo oggi la lettura della lunga sfilza di commenti che hanno popolato questo post. Non è mai una buona idea leggere i commenti prima della recensione personale, poiché il rischio di essere influenzato a destra e a manca è sempre alto. Cercherò nel possibile di rimanere ancorato alle mie impressioni provate dopo la lettura, sorvolando sulle tante argomentazioni che sono state sfoderate in queste pagine. Come già accennato nel primo commento di due mesi fa, la storia si è mostrata subito interessante e il sottoscritto questo interesse lo ha mantenuto intatto fino all’ultime tavole. Per meglio godere il totale, ho riletto in sequenza i primi due albi prima dell’epilogo del terzo e credetemi, che questo stratagemma è stato indicato nell’occasione. Piccola digressione personale: non mi pento di aver scelto proprio il primo albo della prova per farmelo autografare direttamente da Mauro a Etnacomics, in compagnia del celeberrimo “Il passato di Carson” (quello si imprescindibile nonostante ingiallito da tre decenni di riletture), poiché, a mio avviso, sebbene non del tutto esente da difettucci, l’episodio in questione è destinato a divenire un autentico classico dei tempi recenti e di certo la migliore storia di Mauro sulla regolare dai tempi dell’epopea sull’Artico. Rick Master non lo conoscevo, quindi mi fido della caratterizzazione fornita da Mauro, comunque mi è sembrato subito simpatico e pieno di carisma e merita la vetrina di prestigio accanto a Tex. Molto ben calibrata la prima parte con le due indagini parallele che finiscono col confluire nel secondo albo e da allora il ritmo esplode e la storia diventa davvero al cardiopalma. Master e collaboratore giapponese non rubano la scena a Tex e Carson, ma si ritagliano comunque una buona fetta di peso specifico nell’economia della storia. L’organizzazione che agisce in estorsioni e rapimenti promette fin dall’inizio di dare filo da torcere alla squadra dei buoni e gli indizi seminati dallo sceneggiatore, preparano il vero incedere della sceneggiatura. Fra le critiche mosse nei commenti che mi hanno preceduto, ho fissato in particolar modo quella che definisce troppo semplice e “pilotata” l'indagine che porta subito i nostri sulla strada buona. Può anche darsi che Borden abbia un po’ forzato sulla casualità e sospensione dell’incredulità per sciogliere alcuni passaggi, ma ho avuto come l’impressione che più che altro all’autore premesse mettere in mostra il parterre di onore di protagonisti che il giallo o l’indagine vera e propria. Il simbolo della giacca come vessillo da indossare dai capi sezione può essere stato pur un vezzo di Mauro e mi ha lontanamente ricordato la bandana rossa della banda innocenti. Ma come, un’associazione simile vorrebbe agire nella segretezza e anonimato e si lascia alle spalle tracce così compromettenti? Dunque, come ogni opera, un diverso punto di vista non per forza finisce con l'essere assoluto, quindi se da un lato le osservazioni di Diablero possono anche non essere campate in aria, dall’altro anche i pareri opposti, fra cui quello dell’autore hanno il loro valore. Oltre al fatto che in simili centri abitati non era scontato risalire da una giacca nera, sebbene preziosa, all’identità dei caporioni dell’associazione, fornisco un altro punto di vista che finora non è stato evidenziato, ma che sta pur in piedi come gli altri due già esposti e dibattuti: in fondo chi l’ha detto che all’associazione a delinquere premesse passare del tutto inosservata? Come le varie mafie, spesso i componenti sono noti ai più, ma per omertà, collusione o paura, la gente comune finge di non conoscerli, se non addirittura rispettarli. E se anche in California accadeva questo? In fondo l’associazione è potente e ramificata e anche gli investigatori potrebbero aver evitato di indagare oltre ai misfatti, fino all’arrivo di Tex e Carson che danno il loro coraggioso contributo a Devlin. Il non far conoscere fra loro i capisezione può essere stato un espediente di Miss Dark per impedire eventuali dispute o tentativi di combutta ai suoi danni. Non vi convince? Magari avete ragione, ma la stessa cosa può accadere al sottoscritto leggendo le osservazioni di tizio e caio, quindi... Per il resto, molto bella la sequenza della liberazione della giovane cinese, così come si mostrano molto avvincenti le sparatorie che vedono i nostri pard in grande spolvero. Ho trovato molto ben pensata anche la location in cui si svolge la battaglia finale e quelle chicche storiche cittadine che Mauro non disdegna mettere nelle sue storie per ammodernare le sequenze quali il servizio di posta prioritaria, il tram a fili, il telefono e l’ascensore dell’albergo lussuoso. Capitoli dialoghi: lo stile di Mauro è ormai noto e la presenza corposa di frasi nelle sue conversazioni sono un marchio di fabbrica. In passato ci sono state storie più verbose che mi hanno infastidito (vedi il ritorno della Montoya) qui tutto sommato li ho trovati meno pesanti e la storia scorre meglio rispetto ad alcune recenti prove. La fuga in mongolfiera di Miss Dark, il mistero sulla sua identità (che sta popolando il topic creato ad hoc) e l’imminente ritorno dell’arcana villain, sono un tocco in più di Mauro (scelte narrative che possono piacere o meno ma denotano comunque il desiderio di non essere mai ripetitivi o banali) anzi mi chiedo se l’idea di lasciare il finale aperto sia nato al momento in cui è stata dirottata sulla regolare la prova o Borden intendeva usarlo pure nel caso in cui la collocazione dell’avventura fosse stata quella originaria, ovvero un maxi. Non so se Mauro vorrà rispondermi, peccato non averlo saputo prima che glielo chiedevo di persona durante il nostro incontro o in conferenza, tuttavia mi sento di porgergli i miei complimenti, visto che la storia mi è davvero molto piaciuta e attendo con trepidazione il seguito. Chiudo spendendo alcune parole di elogio per il comparto grafico impeccabile di Michele Benevento. Bravo, bravo, bravo! Già nelle prove passate mi aveva appassionato, qui l’artista si supera, con tavole curate, dettagliate (che goduria gli interni perfetti con tanto di carta da parati elegante), ma pur sempre leggibili e dalla giusta atmosfera e dinamicità. La sequenza tra la nebbia non ha tanto da invidiare a quella perfettamente resa dal maestro Villa nella “Congiura”, le fattezze dei nostri eroi sono armoniose e piacevoli. L’atmosfera cittadina resa alla perfezione e anche la rappresentazione di China Town e le sue tong mi ha convinto. Di certo ci toccherà aspettare un po’ per l’immancabile sequel, ma abbiamo la certezza che graficamente Benevento non ci deluderà, anzi sono pronto a scommettere che alzerà ulteriormente l’asticina della qualità, ben stimolato da Borden che sa come curare i talenti affidati alle sue mani. Il mio voto finale è 92 points
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È chiaro che Boselli vuole che pensiamo alla figlia di Satania: 1) ce la ricorda con l'inizio storia a Los Angeles e i personaggi visti nella sua precedente apparizione. 2) Ce la ricorsa il modus operandi: creare un organizzazione di 13 persone (lei compresa). 3) gli occhi somigliano ai suoi. 4) Conosce già Tex e Carson e anzi li considera i suoi peggiori nemici. A questo punto, dipende da che intenzioni pensi abbia Boselli: 1) Vuole aiutarci e darci utili indizi per risolvere il mistero da soli prima che lui lo sveli? oppure... 2) Vuole metterci fuori strada?2 points
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Perché, come ho detto, non erano nelle corde di GL Bonelli. E la cosa ha perfettamente senso se ci pensi: i classici "metodi texiani" (tipo rompere i denti a cazzotti per far confessare, minacciare torture, impiombare,. etc) RICHIEDONO cattivi malvagi che il lettore "goda" nel vedere picchiare a sangue. Da qui i tipici "cattivi frequenti" su Tex: ricchi arroganti, politicanti corrotti, spregevoli speculatori, sadici assassini, etc. Non sono TUTTI così (ogni tanto ci sono personaggi tipo Lucero, Apache kid, Esmeralda, etc.) ma sono molti meno, e quando capitano, Tex non solo non può usare i soliti sistemi, ma non è nemmeno il responsabile della loro fine. Di questa porzione "minoritaria" di avversari, che già è esigua, i "serial killer non colpevoli delle loro azioni" sarebbero già naturalmente poco (guarda come sono stati poco usati anche in seguito), essendo davvero come avversari inadatti a Tex, visto che non sono nemmeno "colpevoli" delle loro azioni (e Tex se la deve prendere con un innocente?) Ti contesto che ci sia tanta differenza con "la voce misteriosa", non il fatto che non sia un "thriller psicologico" - non lo è... come non lo è in realtà manco questa storia! Sono in realtà molto simili a parte gli aspetti "esotici" tipo scimitarra e scimmione: una persona che uccide per un impulso che non controlla, altre persone che gli vogliono bene e che la proteggono rendendosi complici degli omicidi (o almeno, aiutano l'assassino a sfuggire alla legge), Tex e Carson devono capire chi è l'assassino/a. Non c'è un vero "scavo nella psiche" dell'assassina, non è "Delitto e Castigo" questo, Nizzi tratta la questione come un normale "whodunnit", con personaggi che vengono fatti passare prima per possibili omicidi, ma qualunque lettore che abbia visto o letto più di una ventina di gialli capisce subito chi è l'assassina (il solito problema dei "gialli" di Nizzi, pochissimi personaggi fra cui può essere il colpevole, uno spicca per essere insospettabile, è ovvio che è lui: per costruire un vero giallo dovrebbe prendersi il tempo di sviluppare un buon numero di personaggi fra cui nessuno spicchi particolarmente per essere meno sospettato degli altri, ma è molto più faticoso del semplicemente contare, come al Giornalino, sul fatto che il tuo pubblico non sia ancora smaliziato) E ti contesto anche che fosse raro alla BONELLI in generale: in realtà GL Bonelli e Tex erano l'eccezione: "villain" simili se ne erano già visti sia nel Piccolo Ranger che su Zagor che su altre serie...2 points
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Credo che il nuovo curatore sia il nostro Diablero e il suo assistente Nizzi. 😝😂2 points
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P.S.: A me non sembra di essere stato minimamente "aspro"... direi piuttosto che i pregi innegabili di questa storia l'hanno portata ad un livello di "intoccabilità" che non fa nulla per meritarsi, con conseguente "permalosità" e "sensibilità" ad ogni critica. una cosa simile a quella successa con Fuga da Anderville (con la basilare differenza che rispetto a Fuga da Anderville questa storia è un capolavoro del fumetto) Se però ogni storia che piace viene considerata "non criticabile", allora certo che le discussioni online diventano lotte fra "tifosi" in cui ogni critica viene vista come un offesa insanabile, e tutto o è "schifezza" o è "capolavoro"... Se "penso e non dico" in genere ho semplicemente smesso di comprare. E sì, ho un opinione abbastanza scarsa di gran parte degli autori "moderni", ma non è che me la stia tenendo per me o sia chissà quale segreto... insomma... "non dico"??? Comunque, sono passato da una quantità di letture fumettistiche smodata per oltre trent'anni (dagli anni 70 a poco dopo al 2000) con spostamenti e variazioni che non hanno molto intaccato la quantità (per dire, ho diminuito drasticamente il materiale Marvel negli anni 90, schifato dall'andazzo che aveva preso, ma il materiale indie americano e il boom di ristampe storiche di Fantagraphics, Clover Press e altri ha tranquillamente compensato quei mancati acquisti) rendendomi però conto man mano che il livello di quello che leggevo era in continuo calo (oltretutto quella è l'epoca d'oro delle serie TV americane, e quando vedi che roba ti riuscivano a tirare fuori gli sceneggiatori TV in serie come The Wire, Firefly, Breaking Bad, etc, e confrontavi con la pappina che ormai ti propinavano nei fumetti, era chiaro che i più bravi ormai ai fumetti non ci pensavano proprio...) All'inizio avevo pensato che fossi io il problema, che mi fossi stancato, poi mi sono reso conto che leggendo fumetti d'epoca che mi erano sconosciuti ritrovavo la qualità che non trovavo più nei fumetti nuovi. Ho man mano calato sempre più drasticamente i miei acquisti di novità, aumentando il materiale d'epoca, e non solo non me ne sono pentito ma penso avrei dovuto farlo molto prima. (e tra l'altro calare gli acquisti di roba moderna mi ha dato più tempo per rileggere capolavori del passato molto superiori) Anche Tex l'ho tagliato drasticamente, non comprando più da anni Maxi, Color, Bis, etc., e ritrovando il tempo di rileggere vecchie storie che non rileggevo da decenni. Me lo sto chiedendo anch'io, "perchè compro ancora sta roba", e la risposta ha portato al taglio drastico che sto facendo degli acquisti. Uno dei motivi per cui mi importa poco dell'identità di Dark è che non so se leggerò il seguito. L'unica serie di Tex "al sicuro" attualmente sono i texoni che continuerò a prendere (e ovviamente le strisce anastatiche della gazzetta, di gran lunga il miglior Tex pubblicato oggi), altre le ho tagliate, la serie regolare è "rimandata a settembre" (o meglio, anno dopo anno) con la mannaia appesa sopra. Che smetterò di comprarla ormai è ovvio, semplicemente non so quando. La prossima di Manfredi e Gomez la voglio leggere, poi vedrò come sono le successive... ma paradossalmente anche nel periodo peggiore di Nizzi c'era la speranza di un miglioramento, mi dicevo che non era possibile che la Bonelli tollerasse ancora storie simili, e c'era l'idea che se toglievano Nizzi poi qualsiasi altro autore sarebbe stato meglio e Boselli avrebbe avuto più spazio. Entrambe le cose sono state vere (persino Faraci per me ha fatto storie migliori dell'ultimo Nizzi), ma non è bastato, Boselli è in netto calo da anni e nessuno degli altri autori mi fa venire voglia di leggere i loro Tex... e non penso che ci siano autori extra-Bonelli in grado di scrivere Tex, comunque: vedo in giro nel fumetto italiano un sacco di "professorini" che scrivono per "educare" o "informare" il pubblico, o peggio per "citare" facendo sfoggio di nerd cred , con storie soporifere piene di spiegoni, con gente acclamatissima (per me inspiegabilmente) come superstar del fumetto dopo un paio di storie minimamente decenti Ormai il fumetto in edicola è morto, cosa ci esce ancora? Persino i supereroi e praticamente tutte le nuove serie Bonelli le trovi solo in libreria o fumetteria ormai... Detto questo, di italiani seguo ancora i pochi autori "storici" rimasti affidabili: Giardino, Gipi (quando si degna di far uscire qualcosa...), Ortolani, Zerocalcare, pochi altri. Di fumetti da edicola ho seguito per anni i Diabolik di grande formato di Palumbo, ma alla lunga le trame di Faraci mi hanno fiaccato e ho troncato anche quelli. Di buono c'è che troncando tutta quella "fuffa" che compravo praticamente abitudine (Dio Mio quanti soldi ho buttato in roba Bonelli che non rileggerò mai ed è pure invendibile...) mi si è liberato tempo e fondi per scoprire o riscoprire cose molto superiori. Per fumetti francesi, argentini, americani, etc vale un po' lo stesso discorso: seguo gli autori che conosco e so che sono affidabili. Il mercato americano lo conosco un po' meglio tanto da poter rischiare di più su un autore sconosciuto se è consigliato da critici affidabili, mentre su quello francese non riesco a leggere in originale ma non è morto come il fumetto italiano e di autori validi ce ne sono di più. i manga patiscono il fatto che non riesco a leggerli in originale, non conosco critici affidabili e le edizioni italiane in genere sono pessime, quindi di solito conosco nuove serie solo di riflesso dagli USA Ma rapporto roba decente / fuffa nella produzione moderna è davvero sceso a livelli ridicoli, mentre il costo aumenta sempre, prevedo di spostare sempre più tempo e impegno dalla lettura alla rilettura: ci pensi che ho letto tutto Calvin & Hobbes solo una volta? Che non ho mai letto organicamente Barks in ordine cronologico dall'inizio alla fine? Che molte storie di GL Bonelli non le rileggo da decenni? Che ancora non ho letto un sacco di storie di Dago di Robin Wood pur avendo tutti i volumi di inserti? E sto rimandando tutte queste cose per... leggermi dei Tex di Ruju? O roba tipo "la cavalcata del destino"? Ho realizzato che nel mondo del fumetto per troppi anni siamo stati presi da un eccessiva attenzione sulla "nuova uscita", che non è un atteggiamento SANO in una produzione artistica: è come se per i romanzi comprassimo sempre e solo novità, dedicando solo gli scampoli di tempo ai classici della letteratura.2 points
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Diavolo di un Bos, questa era sfuggita anche a me. E anche a me! Io non arrivavo a pensare che ce ne fosse solo uno, ma che almeno per averne uno una città dovesse essere GRANDE! Clemens gestisce TUTTA L'ARIZONA (e viene detto esplicitamente nella storia), e in tutti gli stati uniti (quanti stati erano all'epoca? più o meno di 40?) ci sono solo 12 "capisezione". E per tutto il primo albo Borden ci ha fatto una capoccia così nei dialoghi sul fatto che L.A. in quell'epoca è minuscola, che è tranquilla, che è "PICCOLA, NOIOSA E SONNOLENTA", al punto che Lavinia praticamente è l'unica cantante decente, che "una cittadina di provincia"... NON SOLO! LO STESSO TEX dice che "non crede che i rapitori facciano base nella tua piccola e ridente cittadina" Poi, a fornire il servizio postale rapido, sono solo "Quattro città in tutta la California" e vanno a scegliere UNA CITTÀ DOVE HANNO BASE?? A quel punto perchè fare tutta quella fatica? potevano spedirlo da San Francisco, era uguale! (Anzi, meglio, se spedivano da San Francisco non c'erano i due sgherri fessi che li inguaiano). "Ideona! Per sviare le acque invece di spedire la lettera da dove abbiamo una base... la spediamo da dove abbiamo una base!" Non c'erano altri uffici postali con quella spedizione in California o stati limitrofi senza una "base"? Ma torniamo a Tex: pagina 52: "Però non credete che la banda abbia sede qui". "la tua città è più piccola di San Francisco o Sacramento, di certo il ragazzo è stato qui, ma ora immagino sia ben nascosto altrove... dei criminali in gamba dovevano supporre che saremmo risaliti rapidamente al luogo della spedizione... sono sicuri di loro, ma non al punto di rimanere ad aspettarci" (e invece li hanno aspettati!!! ) E successivamente, dopo aver scoperto che è stato Ward a spedire la lettera, lo sceriffo parlando con Tex comunque conferma "pare che l'organizzazione criminale non avesse sede a Los Angeles! La mia città è pulita" e Tex conferma che Lavinia non avrà più nulla da temere. Cosa un po' strana se lì c'era una sede: Ward e Graig erano "alla prima missione", ma se la sede era lì, vuol dire che c'erano ALTRI rapitori agli ordini della prima "giacca", e uno di loro potrebbe "passare di grado"... Insomma, non siamo noi ad essere stati disattenti e pensare che lì non c'era una sezione... ce l'ha detto Tex!! Non "le giacche nere". Le giacche DA SOLDI! Sei mai stata a Cuba? Boh, magari per una donna è diverso, ma anni fa se giravi nella zona dell'Avana e si rendevano conto che eri italiano, eri ossessionato da offerte di "ragazze", sorelle, cugine, etc: non succedeva con le altre nazionalità (ai tedeschi offrivano magari sigari o i vecchie banconote con la firma di Che Guevara o di cucinargli un aragosta, e poi magari ANCHE una donna, ma agli italiani no: avevano l'immagine degli italiani come ossessionati da una cosa sola - probabilmente dopo averne avuto ampie prove - e se si accorgevano che eri italiano non ti lasciavano in pace e non c'era verso di convincerli che stavi cercando un certo luogo storico, ti sorridevano, ti dicevano che sì, ti portavano nella piazza tal dei tali... e poi invece ti portavano dalla sorella! (alla fine siamo riusciti a convincere una guida, ma è stata dura!) Dopo un po' capito l'andazzo abbiamo fatto DI TUTTO per non far capire che eravamo italiani, eliminando dal vestiario ogni capo che non avesse un logo inglese o americano... ma ci sgamavano sempre! Una volta ad uno lo chiediamo "ma come cavolo hai fatto a capire che eravamo italiani prima ancora di sentirci parlare?" "le scarpe" "eh? Ma se non hanno nessun logo..." "sono troppo eleganti, si vede" (ed erano scarpe economiche da poco, eh) Chiunque per lavoro (o comunque per campare) deve "identificare la gente che ha i soldi" o comunque i vestiti che distinguono i bersagli, LA SA IDENTIFICARE BENISSIMO! E dovrei credere che tutto il sottobosco criminale o comunque "borderline", compresi tutti gli informatori della polizia o della Pinkerton, non sappia identificare una giacca "da siuri"? Se Devlin dice che con lo stipendio "da CAPO della polizia" non se la potrebbe mai permettere, non stiamo parlando di pochi soldi, e PERSINO TEX NOTA LA GIACCA come "elemento strano" che attira subito la sua attenzione! E Tex vive fra i Navajos! Se tagliano l'etichetta semplicemente diventa difficile risalire al sarto (e mi meraviglia non sia stato ordinato da Dark alla consegna delle giacche, visto che il sarto diventa un testimone pericoloso se risalgono a lui), ma NON RIDUCE IL FATTO CHE QUELLE GIACCHE SONO UN FANALE CHE ATTIRA L'ATTENZIONE. (Come minimo un "commerciante di bibbie" vestito così rischia di attirare l'attenzione di ladri o rapinatori, e se riesce a dissuaderli comunque poi viene notato e si parlerà di lui) È come se all'epoca della anonima sequestri, i vari boss avessero deciso "come segno di riconoscimento" di comprarsi tutti lo stesso modello di Ferrari Testarossa con la stessa modifica custom al colore fatta dallo stesso concessionario, "per non dare nell'occhio" Come spiegato qui sopra, è vero, non pensavo che L.A. fosse sede di una TERZA giacca, oltre a Clemens in Arizona e a quella di Frisco. Anche perchè, come descritto sopra, TEX STESSO CI DICE CHE NON C'ERA UNA BASE A L.A.! Altro che "non spiegazionismo", hai fatto dire a Tex DUE VOLTE che la base non c'era! Sei riuscito a fare contemporaneamente "spiegazionismo ripetuto" e confusione (visto che hai fatto dire a Tex due volte una cosa sbagliata! ) E in ogni caso... questo PEGGIORA il ritratto della organizzazione, che davvero fa cose demenziali. la "giacca" di L.A. non sa nulla... ma è WARD che spedisce la lettera con l'orecchio del ragazzo! Quindi abbiamo che Dark dà ordine di "inguaiare" una base che non c'entrava assolutamente nulla con il rapimento (anche se invece Tex si dice sicuro che il ragazzo è passato da L.A.) facendo spedire la lettera DALL'ULTIMO ARRIVATO e poi LASCIANDOLI LÌ AD ATTENDERE I PINKERTON. Come me l'ero immaginata io, era Clemens il coglione: assume due idioti per tentare un ultima estorsione prima di tornare a Phoenix. Mi meravigliavo che i Pinkerton non avessero già preso un simile babbeo, ma Dark almeno non era implicata. Come me l'hai spiegata tu, è PEGGIO! Dark ne esce come una VERA E PROPRIA SUICIDA! Dark per "sviare le tracce" fa spedire le lettere DA UNA BASE DELL'ORGANIZZAZIONE. E SENZA DIRGLI CHE LI STA INGUAIANDO! (se dici che la prima "giacca" non sa nulla del rapimento del ragazzo, vuol dire che gli hanno dato la lettera da spedire, che lui poi ha consegnato a Ward, senza dirgli che avrebbe scatenato l'arrivo a L.A. di tutta la Pinkerton) In pratica, tutta la "falla" che mette Tex sulla buona strada è provocata da Dark, è lei che decide di far andare tutte le indagini sulla prima "giacca", senza avvertirlo (se dici che non sapeva nulla del rapimento...) La questione comunque rimane: ma davvero servivano Tex e Carson per "beccare" elementi come Craig e Ward? La Pinkerton si era fatta fregare sistematicamente da Craig e Ward o elementi come loro? Anche dopo che gentilmente gli avevano fornito l'indirizzo da cui operavano?2 points
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Quando ho iniziato a leggere questa storia non avevo la minima idea di chi fosse Kenneth Bowen. Non avevo letto la sua apparizione precedente, quindi partivo da zero. Dopo poche pagine, mi sono ritrovato coinvolto in una storia che mi ha catturato più per l’atmosfera e i personaggi che per l’azione in sé. Quello che mi ha colpito subito è il tono: molto più noir che western classico. Bowen, da subito, mi è sembrato un personaggio interessante: uno con un passato pesante, che ora cerca solo di rifarsi una vita onesta. Vive con un ragazzino a cui si è affezionato, lavora, prova a stare lontano dai guai. Ma, ovviamente, il passato bussa alla porta… e non lo fa con garbo. Un onorevole sconfitto in cerca di un suo secondo tempo con cui peró fatica a fare i conti. La storia scorre bene, dialoghi credibili, atmosfera tesa al punto giusto. Mi è piaciuto anche il fatto che Tex e Carson, almeno all’inizio, non siano i protagonisti assoluti, ma si muovano quasi in secondo piano, osservando e cercando di capire se fidarsi o meno di questo Bowen. I disegni di Acciarino secondo me funzionano bene con questo tipo di storia. Un tratto pulito, molto “narrativo”, che accompagna senza distrarre. Aloha!2 points
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Il finale del bel commento di Ymalpas inquadra perfettamente il capolavoro che è questa storia.2 points
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La banda di assaltatori sardi dei furgoni portavalori smantellata dopo decine di rapine perché uno di loro smarrisce sul posto il foglietto promemoria con tutti i numeri di telefono dei componenti della banda. Se la sceneggia Boselli è una vaccata di storia, peccato che sia successo il mese scorso o l'altro. Il diavolo fa la pentola e dimentica il coperchio. In un giallo che ho letto qualche mese fa l'autore dice una massima che è sempre vera: l'assassino lascia sempre una traccia del suo misfatto, spesso la più demenziale.2 points
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Nì por sombre. 2 muli che portano i viveri per le decine di villaggi Navajo non è una scelta narrativa. È una bufala. Le scelte narrative devono essere coerenti e concepibili. Si può anche esagerare un po'. Ma questo è Tex, non Willy il Coyote: se ti cade in testa una tonnellata di montagna rimani spiaccicato e non ti rialzi con solo un occhio nero.2 points
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Ma quali problemi! Tu li vedi come problemi, ma in realtà non lo sono proprio per niente. Questi sono normalissimi escamotages narrativi per fare andare avanti la trama. Nemmeno il più pignolo dei beta readers potrebbe sollevare obiezioni in proposito (è come l'assurda discussione sui viveri per i navajos che avete fatto per El Muerto, una fissazione ridicola su un particolare di nessuna importanza che serve solo a dare il via alla storia)2 points
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2 points
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Ma questi sono giudizi tranchant alla Diablero! Mica il fumetto franco-belga è morto 50 anni fa... Di roba buona ne hanno fatta e ne fanno ancora, per restare in ambito western Durango, Bouncer, Undertaker, W.E.S.T... La differenza tra la gabbia della bd e quella Bonelli è che in Francia credo che i disegnatori siano liberi di decidere la composizione della tavola, cioè dove e come posizionare le varie vignette sulla pagina, mentre in Italia questa viene decisa in maniera precisa dallo sceneggiatore (poi anche in Italia c'è chi lascia più libertà e chi meno)1 point
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Quindi un Sergio Toppi, per fare un nome a caso, faceva cose "strampalate" tanto per fare sfoggio di bravura Si parlava di Calegari Quale sarebbe il problema di "decodificare" una tavola come questa?1 point
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Gli altri rilievi mi sembrano fuori fuoco, ma su questo concordo (ho notato subito anch'io quella tavola). Nel senso che il tipo di sceneggiatura densa e particolareggiata che utilizza Boselli - che a me piace - rischia di penalizzare il lavoro del disegnatore. Esempio: Tex cartonato La leggenda di Yellow Bird (testi di Giusfredi) Tex cartonato La maledizione del Charro Negro (testi di Boselli) (non sono tavole che sono andato a scegliere apposta io, ma sono quelle che si trovano sul sito Boselli, e le altre sono più meno uguali) Quindi si a una sceneggiatura ricca e dialogata, ma lasciando spazio di manovra al disegnatore, ad es. con tavole mute (senza arrivare agli estremi di Nizzi, ovviamente) come quella di pag. 6, splash-page e semi splash-page e anche la possibilità di sforare la canonica griglia bonelliana (uscendo dai contorni delle vignette, per capirci). Allora la sinergia scrittore - disegnatore per me raggiungerebbe il top1 point
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Allora...Probabilmente ultima storia di Manfredi su Tex (non ne ho idea se ce ne siano altre nel cassetto) e lascia un po' l'amaro in bocca. Ho sempre la sensazione che l'ottimo sceneggiatore (che ho gradito molto su Magico Vento) abbia ho il freno a mano tirato su Tex oppure (come in altre occasioni) vada fuori giri (con dialoghi e situazioni). Questa New Hope fa parte secondo me della prima versione (freno a mano tirato), perché se avesse avuto MV fra le mani avrebbe dato molto più sapore a questo piatto. L'incipit non è male, azione, mormoni, gruppo di emarginati (a causa di una disgrazia) però poi a parte mettere in scena sparatorie e trappole non scandaglia la materia presentata al lettore. In un albo e mezzo forse non c'era spazio? Non credo perché su Magico Vento scriveva storie di un solo albo ed erano veramente coinvolgenti. Peccato ma a una prima lettura questa storia non mi ha coinvolto molto e mi ha confermato le perplessità sul binomio Tex-Manfredi. Nessuna perplessità invece su Gomez, assoluto fuoriclasse argentino del pennello che scala sempre di più la classifica dei miei disegnatori preferiti. Con Magico Vento (non ho letto ancora Volto Nascosto) forse perché più libero o perché una sua creazione, "capivo" la storia, ti trascinava dentro, ti colpiva al cuore, allo stomaco e non ti lasciava indifferente (non sempre però spesso). Lo faceva in un solo albo poi. Su Tex ho le mie perplessità e non sempre mi ha convinto.1 point
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Sì, sono tutte sbagliate e per quanto mi riguarda Giusfredi scrive purtroppo troppo poco. Purtroppo i suoi sempre più pressanti impegni editoriali hanno ridotto la sua produzione ad un terzo di qualche anno fa. Per fortuna scrive comunque ottime storie, almeno secondo me. Non credo di svelare grandi segreti dicendo che sarà lui a scrivere almeno uno se non entrambi gli albi celebrativi in uscita a giugno 2027 e settembre 2028 e la cosa mi fa molto piacere visto che ormai siamo amici. Ed il fatto che quest'onore sia toccato a lui dovrebbe suggerirvi qualcosa . Esatto. E con un po' di impegno forse potreste indovinare il nome di chi lo affianca in questo duro lavoro..1 point
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Infatti il prequel è stato proprio un buco nell’acqua, tra una storia fiacca, l’inutilissimo e posticcio flashforward finale e uno stravolgimento delle atmosfere affascinanti di Sergione e Nicolò. Peraltro senza aggiungere assolutamente nulla di nuovo o interessante alla storia originale.1 point
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Giusfredi è la scelta giusta. Con qualcuno che lo aiuti però. Oppure lui curatore della regolare e un altra figura che si occupi delle serie collaterali1 point
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Un immenso grazie al Bos; se Tex vive ancora e gode di buona salute, compatibilmente con l'attuale difficoltà dell'arte fumettistica, lo dobbiamo al suo instancabile e prezioso lavoro. Ciliegina sulla torta la serie "Tex Willer" che ha dato nuova linfa al personaggio creato da GLB. Per fortuna la curatela di quest'ultima rimane nelle sue mani. Sono comunque convinto che il nuovo curatore, adeguatamente istruito e cresciuto sotto la sua ala protettiva, saprà proseguire lungo la pista aperta da Mauro. Goditi la pensione!1 point
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La storia di Giusfredi dovrebbe essere "Stella d'Argento" ed è apparsa sullo Spociale Tex Willer dell'anno passato. Non era il Magazine.1 point
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Appena riletta. Grazie a questa storia confermo la mia preferenza come pard preferito Kit Carson, da proprio il meglio di sé e peccato che siano sempre più rari questi epici siparietti tra i pards.. Per quanto riguarda la storia do un 7+ la storia di per sé anche se il tema è risentito ecc.. è originale soprattutto per la discesa nelle rapide del Colorado, ma anche per la riuscita di Bonelli nello sfruttare bene o male tutti e 4 i pards. I banditi non sono niente di che ma sono senza scrupoli (e non so quante volte Gilas abbia ripetuto scimmia rossa a Moqui..povero..) ma in generale una delle più belle storie, non un capolavoro ma comunque molto bella e soprattutto per il grande Kit.1 point
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Volendo proporre questo omaggio alle Dime Novel avrei optato piu per il color con storie brevi che per il texone da 220 pagine. La lunghezza del texone mal si sposa col concetto di dime novel, mentre le storie brevi a colori sarebbero state perfette. Avrei preferito sul Texone una storia piu matura... e non intendo necessariamente una storia alla Per l'onore del Texas, semplicemente una storia si scorrevole e veloce, ma più "seria".1 point
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Ruju ha diversi problemi, nello scrivere Tex. uno dei principali è... che non riesce a scrivere Tex! Cioè, non riesce a darci TEX come PROTAGONISTA, non riesce a rendercelo "vivo", a costruire davvero una vicenda sulle sue scelte: Tex nelle sue storie pare muoversi da cliché a cliché, da un "satanasso" a un "vecchio cammello", da una scena dove Tex punta le armi ma non spara mai per primo a un altra scena dove Tex punta le armi ma non spara mai per primo.. Non se è per ovviare a questo problema, o perchè proprio gli interessano molto di più gli altri personaggi, ma Ruju nelle sue storie cerca di basarsi su ALTRI personaggi che spingano la storia: cattivi "superumani" come Wolfman o il mostro del lago o il pistolero vudu (con scarsissimi risultati), o... co-protagonisti che gli interessino di più. In questa storia ne abbiamo due: uno è il "bugiardo" del titolo (un personaggio non certo originale, e "l'eroe per caso" citato da Poe già non era originalissimo, me lo ricordo solo io "Cuore che fugge" dalla Storia del West?), e l'altra è la maestrina, il tipico ritratto femminile "moderno" stile "girlboss" delle storie di Ruju. Però stavolta funzionano. E lo dico con una certa sorpresa. Pur essendo un po' un cliché (ma quale personaggio di Ruju non lo è?) nella sua indubbia abilità di cacciaballe Ben risulta simpatico. E a differenza degli altri esempi già citati, non dimostra alla fine capacità da "uomo d'azione", ma continua ad usare la sua capacità di sfornare storie per cavarsela anche contro assassini e rapitori. E anche la maestrina riesce a non diventare un manifesto ma a rimanere un personaggio tutto sommato credibile, anche se abbastanza monodimensionale nella sua assoluta determinazione. Anche i banditi, sono dei cliché ambulanti e abbastanza caricaturali, ma funzionano come minaccia temibile per Ben e Angela (un po' meno per Tex e Carson, per cui servirebbero magari avversari meno caricaturali) Però, come dicevo, devo ammetterlo: erano anni che non leggevo una storia di Ruju che non mi facesse venir voglia di scaraventare via l'albo. Questa storia magari meno "ambiziosa" (per la caratura dei cattivi e l'assenza di peculiarità supereroistiche degli stessi) rispetto alle altre recenti dello stesso autore riesce comunque ad essere leggibile e con personaggi simpatici. Purtroppo una cosa però rimane costante, il fatto che, torniamo sempre al problema di base... il problema delle storie di Tex di Ruju, è proprio il Tex di Ruju. Dovrei esserci abituato alla maniera caricaturale in cui OGNI VOLTA di fronte ad avversari armati e pericolosi si mette tranquillamente in posa plastica, con le armi spianate... e ASPETTA CHE GLI ALTRI SPARINO PER PRIMI! Ormai lo so che gli fa fare sempre questa pantomima idiota, ma no, non mi ci abituo, è insopportabile. BASTA. lo fa a pagina 28 e a pagina 221, e pagina 234 , e non lo fa a pagina 104-110 solo perchè lì fa spari "dimostrativi" stando attento a non colpire nessuno finché non gli sparano contro... Vorrei fare una preghiera al prossimo curatore di Tex, magari potremmo fare una petizione firmata... MULTARE Ruju ogni volta che mette una scena simile in un albo di Tex! Chissà che così magari non la smetta! Altro problema è il dare la precedenza alle "scene tipiche" anche quando non hanno senso. Tipo mettere la scena "tipica" di Tex al ristorante che mangia bistecche a pagina 78. una scena che "stona" spaventosamente con l'urgenza di inseguire i rapitori di Angela, che in qualunque momento potrebbero magari stuprarla e poi ucciderla per non essere rallentati. Intendiamoci: non dico che Tex dovrebbe correre dietro come un treno dietro ai rapitori sfiancando il cavallo senza mangiare o bere, è chiaro che comunque non li può raggiungere in cinque minuti di corsa e quindi può mangiare qualcosa. il problema è la RAPPRESENTAZIONE di questa cosa. Se ci venisse mostrata comunque una cena fatta in fretta, con Tex che dice che non ha tempo da perdere, farebbe ben altro effetto di quella mostrata invece nel fumetto, in cui Tex viene mostrato prendersela calma e agire quasi con una certa flemma. Il problema insomma è il tono e uno "stop" che in quel punto. Visto che poche pagine dopo (pagina 92) è lo stesso Tex a dire a Carson che devono muoversi in fretta visto che quei banditi hanno fin troppo vantaggio... (come illogicità comunque nulla batte la scena a pagina 56: i banditi hanno scorrazzato per tutta la città sparando all'impazzata, stanno inseguendo lo sceriffo per ucciderlo dopo aver ucciso il vice, sono entrati nella banca con le armi spianate... e Angela entra tranquillamente per "portare la colazione" senza essersi accorta di nulla! ) A parte questo: una certa disinvoltura nelle coincidenze per far avvenire proprio le cose che servono a Ruju (su quel ponte passano DUE CAVALLI senza problemi e poi le assi si sfasciano con il peso del solo Carson? Deve aver esagerato ultimamente con le patatine fritte... ) Ma, tutto sommati... temevo peggio. Stavolta Ruju porta a casa almeno le basi: una storia che si legge con due protagonisti interessanti. Nulla di eclatante, e probabilmente scorderò questa storia ben presto, ma molto meglio delle altre sue prove che ho letto negli ultimi anni. Dispiace che il giudizio, già non eccelso, debba essere diminuito per quei "vizi ricorrenti" che ho descritto tipo la scena-fotocopia con Tex che si mette in mostra e schiva le pallottole, giusto per "fare il tamarro": basterebbe così poco per evitarle, e invece le infila in ogni singola storia... Ma vabbè, il texone l'ho preso ovviamente per i disegni di Biglia, ero rassegnato alla solita storia di Ruju e invece è stata meglio di quello che mi aspettavo, pur non essendo nulla di speciale: pretendere che non ci mettere proprio nessuna delle sue "scene tipiche" sarebbe stato pretendere troppo!1 point
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Giusfredi nuovo curatore e Boselli suo assistente.1 point
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E chi ti ha detto niente di Frisco? In quel caso ci stava la giacca "da soldi" (e infatti il commesso non si è meravigliato di vedergliela addosso). Io parlavo del VENDITORE AMBULANTE DI BIBBIE in un PAESINO E continui a non voler affrontare il punto chiave: un segno di riconoscimento di una setta SEGRETA come può essere una UNIFORME visibile a tutti e che ATTIRA ATTENZIONE? Non attira attenzione nel caso del gambler perchè GIÀ LUI è un personaggio che è comprensibile abbia una valanga di soldi, fa un mestiere dove è al centro dell'attenzione, in una città piena di gente che attira attenzione: tre cose che esplicitamente non ci sono nel caso del tipo che si spaccia per venditore ambulante di bibbie in una "sonnolenta cittadina di provincia"... Ma vabbé, tu la vedi come una idea geniale e diabolica di Dark, per me è un po' una puttanata, ma non ha senso che cerchi di convincerti. idem per l'altra "geniale ideona": "per sviarli da Frisco dove abbiamo agenti e una sede, mandiamo la lettera da L.A.: dove abbiamo agenti e una sede..." Se solo avessero spedito la lettera da un altra città (o l'avessero tranquillamente spedita da una città molto più grande come Frisco dove le probabilità di beccare proprio l'unico locale taglieggiato erano minori) non si sarebbero mai fatti beccare. È un fatto o no che Tex ritrova il gambler per una catena di eventi e coincidenze messi in modo dalla decisione di Dark di far spedire la lettera da Los Angeles? Quindi la TUA storia come MOSTRA questa decisione di Dark? Come una ottima idea o come una decisione catastrofica? L'hai scritta TU la storia, sei TU che fai discendere la distruzione della filiale di Frisco da quella singola decisione, come fai adesso a negare che sia stata una decisione catastrofica? P.S.: Questa è una tipica "tecnica di deragliamento da forum", così come pure quella dell'"avvelenamento dei pozzi", è dall'inizio che invece di rispondere nel merito fai continui riferimenti alla mia sanità mentale, al fatto che sarei prevenuto, al fatto che la maniera in cui leggo i fumetti sarebbe "al limite della malattia" (e qui magari un po' di ragione ce l'hai, potrei smettere di sprecare soldi con quelli che ho già se mi metto a rileggerli vado avanti minimo altri 20 anni...) Sono tutti red herring. Indipendentemente dal fatto che io sia folle, malato, o quello che ti pare, un affermazione può semplicemente solo essere vera o essere falsa. Indipendentemente da chi la dice. E io sto semplicemente leggendo e commentando la storia che hai scritto tu. Se hai scritto una cosa, non è che dire che sono malato altera quella cosa o la cancella dalla pagina... Comunque, non sto scrivendo questi post per pretendere un "mea culpa" con pentimento pubblico o ammissioni di errori o "vincere" una discussione da forum (cosa in ogni caso impossibile, con un autore...). Non è un ring. Ho letto l'albo e sto semplicemente scrivendo i miei commenti. Liberissimo di ignorarli o dargli scarsa importanza, ma il tono delle risposte che ho ricevuto (e mica solo da te, eh) è davvero sconfortante...1 point
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Bè, Boselli è saggio e in più, evidentemente... ha letto Fuga da Anderville* 😅, il povero Tex, invece no -la stava vivendo- e forse ALLORA era anche meno saggio (dopo tutto si tratta di un episodio giovanile e per di più di guerra). Nel 776 ormai, però, Tex ha IMPARATO la dura lezione, perchè è comunque un grand'uomo e si rialza e riparte! [* E visto che è anche dotto -detto senza alcuna ironia-, direi che ha letto pure l'Iliade, opera in cui addirittura i morenti profetizzano il vero]. Al di là, delle battute, @Letiziaconcordo tranquillamente che il canonico istinto di "conoscitore di uomini" di Tex qui sia venuto meno, ma non solo OGNI TANTO si possono ammettere eccezioni, ma, soprattutto, la storia rimane bella nella sua tragicità e perciò ribadisco che concordo col commento di @ymalpas 👍 che "rende ragione" in quest'ottica degli aspetti meno canonici, "nolittiani" o della scena in cui Tex non riesce a proteggere Tom. E allo stesso modo concordo con @Leo 👍 👋1 point
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E se scrivessi la storia di quella banda in un fumetto, staresti descrivendo una banda che si fa arrestare in maniera comica, o la storia di una banda che tu, autore, definiresti infallibile e che non commette mai errori? Nella storia di Tex e Rick Master, come ci viene descritta la Kidnappers, Inc? Sono o non sono descritti come fantasmi infallibili che stanno sbaragliando tutta la pinkerton, e di cui non hanno mai arrestato nessuno? E nella stessa storia, è vero o non è vero che Tex li scopre perchè pesta due totali idioti che potevano essere arrestati dal primo sceriffo di passaggio, e scopre subito che per riconoscere i capi della banda basta guardare come sono vestiti? il fumetto è un LINGUAGGIO. Puoi usarlo per raccontare la storia di una banda di babbei. O puoi usarlo per raccontare la storia di una banda geniale e inafferrabile. Puoi dire "mele" e puoi dire "aringhe". Ma se chiami mele le aringhe, prevedo problemi quando chiedi al commesso del supermercato... P.S.: Bello! Decidi tu cosa avrei scritto, e mi accusi di dire cose che non ho detto perchè nel boschetto della tua fantasia le hai lette! P.P.S.: i "tifosi" che difendono sempre a prescindere un autore, che sia Nizzi o Boselli, mi stanno davvero facendo passare la voglia di scrivere e commentare le storie. Non è possibile che persino far notare COSA C'È SCRITTO diventi ogni volta un delitto di lesa maestà! Mi sto ricordando sempre di più come mai quindici anni fa avevo mollato tutti i forum texiani. Se volessi passare il tempo a litigare con tifosi di una squadra o dell'altra, frequenterei lo stadio, non un forum di discussione sui fumetti. Se volete saperlo, il giudizio complessivo su questa storia era POSITIVO, soppesando i pro e i contro. Ero semplicemente partito dai CONTRO. Anche perchè erano quasi tutti concentrati nel primo albo. Ma se anche il solo notare difetti diventa un offesa capitale, io mi rompo i coglioni di dovermi sempre difendere da questo tipo di attacchi, e mi sa che la parte positiva non ho più nemmeno voglia di scriverla...1 point
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Non direi. Le scelte narrative devono essere coerenti. C'è chi pretende il massimo della coerenza e chi si accontenta (poi ci sono le vie di mezzo). Ma non si può negare che qui la coerenza non sia stretta.1 point
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Storia davvero divertente e frizzante. Gian Luigi Bonelli non avendo eccessive pretese di comporre una trama aulica, si diverte con un breve episodio molto serrato e dal tono scanzonato. Tex interviene in aiuto di un povero allevatore di pecore, vessato dal prepotente ranchero Rickett che mal vedo l'uso dei pascoli per gli ovini. Inizia così un piano alquanto originale, che ci mostra un ranger molto abile pure negli affari, visto che, per punire l'arroganza di Rickett aquista cinquemila acri di pascolo conteso a un dolaro, recintandolo col ferro spinato per poi rivenderlo, a fine avventura, al doppio, punendo così il villain economicamente, colpendolo nel portafoglio. Esilarante lo scherzo della "dinamite passamano" nel saloon, o lo stratagemma per far esplodere lo Star - O creandosi un alibi con lo sceriffo. Il tex bonelliano è sempre un eroe deciso e molto ironico, che sa essere deciso e letale, ma al contempo molto spiritoso e un tantino sborone. La storia diverte e l'epilogo originale, con la lieve punizione di Rickett che in fondo non uccide nessuno, ci può stare nel contesto di un episodio più leggero. La parte grafica è caratterizzata dal tandem Galep - Gamba, utile per accelerare i tempi di realizzazione, ma un po' disturbante nell'ottica di uniformità di tratto. Il mio voto finale è 71 point