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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione dal 05/06/2025 in tutte le sezioni

  1. Dov'è che si riconosce il Grande Scrittore? Nelle sue opere migliori? Nei capolavori indiscussi? Certo, ma qualche buona storia capita nella carriera anche degli scrittori più fiacchi. No. Per conto mio il Grande Scrittore è quello che riesce a farti innamorare dei suoi lavori crepuscolari, che riesce a stupirti positivamente anche nelle storie di una carriera che si sta concludendo. E in questa storia lampi del genio che fu GLB ce ne sono. Oh! se c'è ne sono! Non avete visto come la storia sia un confronto etico (!) tra i tre pards e i loro doppelgänger? Come le azioni degli uni siano improntate al bene, alla relazione positiva e quelle degli altri al male, alla soddisfazione egoistica? Magistrali i momenti speculari e opposti in cui i due gruppi entrano a Banderas: i doppelgänger ritengono normale che lo "sporco indiano" rimanga fuori dal paese, i pards non solo entrano con Tiger Jack, tengono testa ai razzisti, ma addirittura riescono a non entrare in conflitto con questi ultimi e, alla fine, a portarli dalla loro parte. Non è più solo avventura, Tex diventa anche un manuale di gestione del conflitto relazionale! Pedagogia nel suo più positivo significato! E cosa dire dell'interrogatorio di Durango Jim? Tutti aspettano gli sganassoni che invece non ci sono! Anche in questa sottrazione c'è la zampata del genio! Genio che affiora ancora nei dialoghi: "SIATE PRUDENTI!... SONO IN TANTI." "STATE TRANQUILLA, SARÀ NOSTRA PREMURA RIDURLI DI NUMERO." Che magnifico viale del tramonto ci ha regalato Gianluigi Bonelli!
    6 points
  2. Se davvero Dark è la figlia di Satania, è davvero lodevole il fatto che Borden abbia tirato da questo personaggio due storie che, partendo da ingredienti simili (associazione malavitosa, per esempio), narrativamente hanno dei ''plot'' assolutamente diversi, evitando così lo scoglio della ripetitività che di solito pesa in avventure che ripropongono il ritorno di un vecchio antagonista. È sicuramente da applausi aver riproposto la figlia di Satania così come l'ha fatto, cogliendo di sorpresa i lettori, che solo alla fine della storia ne scoprono la presenza (e si interrogano ancora, a giorni dalla prima lettura, sulla sua identità). Se non è geniale riproporre una storia su un nemico noto e fare in modo che i lettori per tre quarti della storia manco si accorgano che dietro a tirare i fili c'è proprio lei, che si è pure liberata dell'ingombrante ombra materna (Borden ci fa notare che nella suite dell'attico a tradirla è il suo amore per il lusso e una civetteria tutta femminile, niente scimmiette o oranghi questa volta). Ma l'assoluta originalità di questa storia va ricercata soprattutto nel fatto che non è incentrata sul nemico e solo in parte sul ragazzino rapito. La storia verte tutta sul team con Rick Master. La sua riproposizione è la vera novità di questi tre numeri della serie regolare e siamo di fronte a un personaggio che pur essendo vecchio di 60 anni era praticamente sconosciuto alla platea dei lettori: l'abilità di Borden è stata di presentarci Rick in modo tale che non sembra un personaggio nuovo ma diresti quasi di ritrovarti davanti a un amico storico apparso in una decina di storie precedenti, uno di quelli che insomma hai sempre conosciuto e invece niente di tutto questo. E tuttavia è già diventato un classico di cui non potrai fare a meno. E a differenza di diversi personaggi nati dalla penna di Boselli, è simpatico e affascinante nella sua umanità, e introduce nelle storie di Tex il metodo deduttivo ottocentesco, un personaggio ''nuovo'' se pensiamo che i detective presentati in precedenza non erano per niente paragonabili a Rick, per esempio il Mac Parland apparso nella prima storia. Di feuilletonesco questa storia ha anche altri fili narrativi che vedo in evoluzione, per esempio il rapporto sentimentale nascente tra Claire e lo stesso Rick, che fa da pari con il matrimonio di Lavinia di cui veniamo a sapere nel primo albo. Sono personaggi in mutazione, non statici, che hanno una vita propria: tante volte ci siano chiesti se potessimo narrare qualcosa in più sugli affetti degli amici storici e sappiamo fin troppo bene che su questo fronte non si può raccontare molto, sono personaggi come ingessati. Ma con i personaggi minori, che però stanno diventando classici, come Lavinia e Claire, questo è possibile ed è una novità che potrà dividere i lettori ma che personalmente trovo degna di interesse. Chi critica la storia e la denuncia per una presunta mancanza di idee solo perché ripropone personaggi conosciuti, sembra non voler vedere quanti personaggi nuovi compaiono in realtà in queste pagine e che sembrano non essere destinati a rimanere delle mere comparse. Il cinese a capo della triade, sua figlia, il suo hatchet man (non ricordo i nomi ma li ricordo benissimo come personaggi), sembravano destinati a recitare un ruolo di primo piano e invece sono serviti tutto sommato solo a sviare brillantemente l'attenzione dei lettori dal vero antagonista: sono dei personaggi che rivedremo sicuramente in qualche altra storia slegata da questa, perché hanno già acquisito una statura tale che da soli potranno addossarsi il carico di una nuova avventura. Non vorrei dimenticare tutti gli altri fili minori che tessono questa storia, uno per tutti la rivalità tra Master e i poco brillanti poliziotti della centrale, non so se retaggio della storia bonelliana o di pura invenzione boselliana, poco importa in definitiva, ma che concorrono pienamente a fare di questa la migliore storia che abbiamo letto quest'anno. Una storia eccessivamente dialogata e ricca di salamecchi? Ma anche questo non è un segno di decadenza ma qualcosa di estrapolato dal feuilleton ottocentesco. Forse c'è della verità nel dire che i dialoghi dovrebbero essere più snelli, ma perché voler sminuire tutta l'azione, a tratti indiavolata, di cui è impregnata questa avventura? Come già nella storia newyorchese del Maestro, anche questa deve molto interesse alla documentazione storica che le fa da sfondo e che sembra passare volentieri in secondo piano. Io apprezzo questo tentativo da parte dell'autore. Il fumetto in questo casdo non è più solo uno svago, ma diventa una lettura istruttiva che punta tutte le sue carte sul realismo. Non si può disconoscerlo e pazienza se talvolta pare ridondante. Un'avventura che mi ha divertito, densa, pregna di avvenimenti e di personaggi di colore, che mostra la passione nello scriverla e non certo il suo decadimento. Originale, bella, ben squadrata, per fortuna è finita (almeno questa volta) sulla serie regolare.
    5 points
  3. Un buon Texone, non un capolavoro di sceneggiatura, ma ci vedo un capo e una coda in una storia che tenta, con più o meno successo, la via dell'originalità in quel ha di rendere un visibile omaggio ai miti viventi che sono oggi Tex e Carson. Confesso che è uno degli aspetti che mi sono piaciuti di più. Scorrevole e godibile dalla prima pagina all'ultima, l'unica cosa che gli manca è in fondo solo la classicità glbonelliana, ma ci ho visto molto del Nizzi che fu, quello che ancora riusciva a farci divertire con le sue sceneggiature, così come nei disegni ho pensato più di una volta a Ticci, insomma un prodotto riconoscibile come Tex e non mi pare poco. Buone trovate, persino in quelle contestate sul ponte ballerino la cui presenza, fin dalla prima vignetta, ne suggeriva la conclusione, ma sempre un Tex (e Carson) che ti tirano le castagne roventi dal fuoco, sempre nel posto e nel momento giusto presenti. Con Ruju non sono sempre tenero, ma con storie come questa ha la mia benedizione. PS, detto per inciso, Biglia era la ragione prima delle lamentele di Claudio Nizzi che avrebbe voluto i suoi pennelli per la sua storia: se in questo Texone fosse finita la storia di cui si è dovuto fare carico Bruzzo, beh ancora una volta penso a una bella doccia torrenziale di umiltà sul capo dello sceneggiatore di Fiumalbo e sulle sue insensate pretese. Sic transit gloria mundi.
    4 points
  4. Appunto: è DIVENTATO un problema. Perché un conto è fare UNA STORIA in cui Cico scopre magari che si chiamava Patrick, ma se ti leggi gli Zagor "moderni"... si chiama Patrick. Spesso si presenta come Patrick. "ma gli indiani mi chiamano Zagor" Zagor diventa un "soprannome indiano", e un identità segreta da supereroe: tipo Peter Parker e Spider-man. Ma non era questo il senso che dava la lettura di "Zagor racconta": in quella storia Zagor rinnegava tutta la sua vita precedente (votata unicamente ad una vendetta insensata), e rinnegava anche il nome "Wilding". E DIVENTA Zagor: non è una maschera, è una nuova vita, un nuovo nome, una nuova missione a cui dedicarsi. Oggi tutto questo è sparito, il padre era un poveretto buono buonino falsamente accusato, Solomon Kinsky era davvero una carogna spregevole a lo era sempre stato, la vendetta di Patrick era stata giustissima e sacrosanta e nemmeno troppo sanguinaria... perchè mai avrebbe dovuto cambiare nome?
    4 points
  5. E non è quello che facevano anche Bonelli e Nolitta? Cioè scrivere "a braccio" pensando al pathos e al coinvolgimento del lettore anziché alla stringente logica interna del racconto. Un fumetto, ma anche un film o un romanzo, non è una formula matematica dove la somma degli addendi deve dare per forza un numero perfetto, senza decimali dopo la virgola. Usando una lente come la tua si può smontare facilmente qualunque opera narrativa e d'intrattenimento e vedere errori anche dove non ci sono...
    4 points
  6. Alla fine ho fatto bene ad aspettare la fine per dare un giudizio, visto che questo giudizio è cambiato diverse volte durante la lettura.. Il primo albo, di cui avevo parlato brevemente, non mi era piaciuto tanto come ad altri: certo, "temevo peggio" visto che Boselli aveva predetto che avrei odiato la storia (e ora ho pure capito il perchè), ma anche se come "pure vicende" pareva interessante e con potenzialità... per me rappresenta davvero il livello di decadimento di Borden come DIALOGHISTA. Nel primo albo i dialoghi sono davvero pesantissimi, innaturali, "spiegazionistici" all'eccesso, e sbrodolano travolgendo ogni drammaticità. I personaggi parlano, parlano, parlano, e anche una "sfida fra due maestri di arti marziali" come quella a pagina 11-12 viene svuotata di ogni drammaticità diventando una sit-com basata sulle battute di Yoko, come se Boselli non si fidasse del disegnatore e volesse "coprire tutto" con il dialogo. Quando vediamo Tex e Carson a Los Angeles è pure peggio, i due pards passano tutto il tempo praticamente a raccontarsi a vicenda cose che sanno già per fare uno "spiegone ai lettori", un infodump che raggiunge livelli quasi comici quando, non paghi di aver raccontato ai lettori chi erano Lavinia e Jim, si viene aggiornati sulla loro situazione "matrimoniale" addirittura raccontandoci che si sono sposati "nella chiesa di Nuestra Reina di Los Angeles", una fondamentale informazione senza cui non avrei dormito la notte, temendo per le anime di quei due innocenti che vivevano nel peccato... Ma non era meglio scrivere dialoghi più snelli e verosimili, lasciando semplicemente la didascalia "vedi Tex 705-707" che è già a pagina 17? O, meglio ancora... utilizzare due personaggi nuovi? Certo, poi mancava il rimando alla storia della figlia di Satania per far pensare al lettore che Dark sia lei... ma serve davvero? È utile? O è solo un inutile teatrino dove Tex e Carson si raccontano a vicenda storie passate per l'insicurezza sul fatto che il lettore se le sia dimenticate (sai quindi quanto erano indimenticabili)? Ma quello che stupisce davvero è l'eccesso di "bulimia di parole" che pervade tutto l'inizio... pare che Borden sia pagato "a parola" e non a tavola, tutto deve essere spiegato, tediosamente... a pagina 19 Lavinia non può dire semplicemente "dammi il tempo di levarmi il trucco", no, deve specificare "lascia almeno che mi tolga questo pesante trucco da raccoglitrice di cotone del vecchio sud!", come se non l'avessimo vista prima truccata e non l'avesse GIÀ sottolineato prima lo sceriffo, per i lettori non capenti, che era "truccata da raccoglitrice di cotone"? Quante volte lo deve spiegare che è "truccata da raccoglitrice di cotone" prima che Borden sia tranquillo che il lettore abbia capito che si è truccata da raccoglitrice di cotone? Ma Jim non è da meno, DOPO che già Carson e Tex hanno fatto "il riassunto puntate precedenti" a tavola raccontandosi a vicenda la rava e la fava, ci si mette anche lui con Lavinia a dire "sono grato anch'io a Willer e Carson! Sono stati loro a salvarci la vita, quando eravamo nelle grinfie di quell'indemoniata! Proprio per questo non voglio farli aspettare troppo", spiegando a Lavinia cose che non solo lei sa già, ma anche il lettore le aveva appena sentite dire nel dialogo esplicativo precedente... È per cose come queste che NON NE POSSO PIÙ DEI PERSONAGGI RICORRENTI!!!! VOGLIO I VECCHI SCERIFFI SEMPRE DIVERSI!! Ma vi ricordare COM'ERA BELLO, quando Tex poteva semplicemente salutare "il vecchio Jack", mai apparso prima, E BASTAVA QUELLO, senza STRAZIARCI GLI ZEBEDEI ogni singola volta, con la "presentazione dello sceriffo che è lo stesso della storia tal dei tali che non serve a niente ricordarla adesso ma ve la riassumiamo lo stesso tanto per annoiarvi un po'"? Mi sta venendo in mente la stessa cosa nel primo albo dell'ultima storia della Tigre Nera, con le "presentazioni di rito" dei vari partecipanti, o quella delle navi nell'artico! Ebbasta con stà gente che passa per due vignette e ogni volta ci fanno la presentazione, e i salamelecchi, ed era già apparso lì ed era apparso là, così il lettore fanzinaro che fa gli elenchi dice "ohhhh! Ma è lo stesso che era apparso nella storia tal dei tali! Godoooo!!!!!" e tutti gli altri devono sopportare due pagine di salamelecchi e riassunti pallosissimi... Lo "sbilanciamento" della storia come tutta verbale, arriva a livelli tipo pagina 21, dove PUR DI RISPONDERE CON UNA BATTUTA, il bandito PARLA PRIMA DI ENTRARE NELLA STANZA (OK, non si vede, ma se fosse già entrato... sarebbe credibile John che NON SI ACCORGE CHE È ENTRATO QUALCUNO? Qui abbiamo una situazione in cui "pur di fare la battuta" mandiamo a donne di facili costumi tutta la sequenzialità della scena) E parlando di quei banditi... ma come parlano? "non ci hai invitati ma ci siamo presentati lo stesso, per sostenere le nostre buone ragioni", e poi "prendo atto che la tua disposizione d'animo è cambiata..." mi viene in mente una scena famosa e ci sarebbe stata bene qui Dark che in un flashback diceva "tu sei laureato! Ho detto che non assumo laureati! Sei già il terzo questa settimana!" Davvero, i banditi parlano, parlano, parlano come libri stampati, e non è una fatto di caratterizzazione, tipo magari fare un bandito più "caratteristico" che si distingue perchè parla così, magari con un soprannome buffo dai compari... no, parlano tutti così, tutti uguali, Jim, Lavinia, il ragazzo, i due banditi, lo sceriffo... tutti prolissi, che si spiegano fra loro cosa hanno fatto, cosa faranno, perchè, come mai, a chi, perchè, etc.... E quando non si spiegano la trama a vicenda, si fanno una valanga di salamelecchi, dei gran complimenti fra di loro! Tornando alle scene con Rick Master, si fanno salamelecchi fra Rick e Yoko facendosi i complimenti a vicenda, se li fanno con il capo della gang cinese, e li fanno PERSINO FRA YOKO E IL TIZIO CHE LI GUIDA, Wei, a pagina 37, che si mettono d'accordo di fare lezioni e allenamenti in palestra e lui ne sarebbe "onorato"... Qual è il problema di questa narrazione basata solo sulle PAROLE e su battute, spiegoni e salamelecchi? A parte che a questo punto della storia quasi mi addormentavo, il problema principale è che AMMAZZA LA DRAMMATICITÀ. E senza dramma non c'è tensione. Guardate la scena in cui Rick e Yoko, travestiti da cinesi, entrano a chinatown di notte. Non c'è alcun dramma, alcuna tensione: prima si fanno i salamelecchi già descritti, poi fanno battute sull'altezza di Rick, poi c'è l'agguato della tong rivale, ma invece di giocarla sulla tensione, anche qui il tono è da sit-com umoristica: invece di essere basato sui DISEGNI (sprecando il disegnatore), è tutto sempre basato sui DIALOGHI, e sul fatto che Rick e Yoko scambiano una tong rivale per i soci di Wei. E la rivelazione è costruita come una battuta puramente verbale! Mi ha ricordato, tutta questa prima parte così "brillante e umoristica", l'inizio della storia del ritorno di Barbanera di Nizzi: anche lì "Tex e Carson contro una banda di cinesi" viene giocata sull'umorismo senza alcuna reale tensione, solo per fare "scene buffe", ma nel caso di Nizzi almeno LE GAG SONO ANCHE VISUALI, si ricorda di più che dovrebbe essere un fumetto e non un libro, e sfruttava l'abilità di Villa per fare gag slapstick con carretti che rotolavano giù. (l'altra grande differenza è che nella storia di Nizzi le gag erano basate sulla piccionaggine di Tex e Carson, almeno qui questa cosa vi viene risparmiata. Quindi non prendete questo paragone come una maniera di dire "era meglio Nizzi", no, NON LO ERA... tranne in quello specifico aspetto del ricordarsi che il fumetto è un media VISUALE...) Le "battute (velleitariamente) umoristiche" proseguono anche dopo: la questione non è mai davvero "sono in pericolo" ma piuttosto "riusciranno a parole Yoko e Wei a convincere Rick ad usare la pistola?" che è essenzialmente una gag, poi il salvataggio dei primi due avviene FUORI SCENA (quindi, NON DISEGNATO) per fare altre gag "verbali"... ...poi arrivano alla presenza del TERRIFICANTE E CRUDELE MING LONG! (e penso "Oh, finalmente la finiranno con battutine e scherzi e ci sarà una scena drammatica". Sì, campa cavallo... il crudele Ming Long è tanto crudele che a Wei "proibirà i dolci di cui è ghiotto" per UN MESE! Ora, a parte che manco qui si ferma la logorrea spiegazionistica e nozionistica di Boselli, che ci tiene a farci sapere che i "dolci" in questione sono "dorian fritto e i bao ai fagioli rossi" (non vedevo l'ora di saperlo ), e ci fa sapere che nel tempo libero Ming Long è dietologo nutrizionista e si preoccupa del peso forma dei suoi sgherri (e Wei "sta mettendo su peso"), mi chiedo... un mese senza dolci? Non sarà una punizione troppo crudele per i lettori "moderni"? Certo, una volta le sette cinesi che operavano a San Francisco riservavano a chi falliva "la porta delle mille felicità" (albo 46, pagina 81-82), oggi... un mese senza dolci! Almeno all'epoca il supplizio durava meno! Ma comunque, a parte la minaccia di questa terribile punizione, anche lì salamelecchi, e complimenti, e parlano, parlano, parlano... Quando l'ha scritta Boselli questa roba? La storia precedente di Benevento (su testi di Ruju) è stata pubblicata a metà 2021, quindi le prime pagine sono state sceneggiate in quell'anno, che è circa il periodo in cui Boselli deve aver scritto il finale della estenuante storia con Mefisto e l'inizio della Tigre Nera, altri estenuanti esercizi di logorrea. E se la storia fosse finita così, o fosse proseguita in questa maniera estenuante fino alla fine, l'avrei bocciata senza appello. E questo è quello che avrei scritto commentando il primo albo. Adesso però ho letto gli altri, in cui Boselli si risolleva e torna a ricordarci che ci sono pure i disegni. Ma ne parlo domani che per adesso ho scritto fin troppo e già così nessuno si leggerà questo papiro lunghissimo (tranne... quelli allenati da Boselli sul suo Tex per cui questo post è un veloce trafiletto! )
    4 points
  7. L’ho riletta ieri, per la terza volta. Fresca, epica, commovente come la prima lettura. Per me è “La” storia di Tex, con un eroe granitico, risoluto, empatico che stavolta agisce piacevolmente in solitaria. Il ritmo perfetto, il viaggio, il costante senso di pericolo, la coralità, la caratterizzazione perfetta di tutti i comprimari la rendono una storia eccelsa. Ripeto, per me la più bella di sempre. I disegni del compianto Marcello sono il valore aggiunto che rende quest’opera un capolavoro anche dal punto di vista grafico. Grazie @borden, complimenti per quest’opera meravigliosa
    3 points
  8. Posso dirlo? Lo dico: da zagoriano, ma soprattutto da marveliano della prima ora, delle seghe mentali di continuity me ne šträçiävø. L'importante è che sia una bella storia. Se contraddice un dettaglio di una storia di 50 anni fa, ma chissenefrega! La continuity è un artifizio letterario, mica una religione. Poi, è ovvio che una coerenza di fondo in una serie ci debba essere, ma la coerenza assoluta è più di pertinenza della psichiatria che della narrativa.
    3 points
  9. Glielo imputavi TU, E tu all'epoca mi davi ragione! Tanto che hai detto che la motivazione principale del ritorno di Mefisto era "sanare" quel buco! La differenza è che Brennan e Teller, allo stato in cui li avevamo lasciati, erano IN GALERA... Vogliamo vedere com'è la situazione della Kidnappers, Inc, alla fine di questa storia? Sappiamo che c'erano 12 "squadre" indipendenti, in zone geografiche diverse. Fra di loro non si conoscono e non collaborano. A tenere le redini di tutto, a contattarli, etc è Mister Dark. Che è l'unico a conoscerli tutti. Mr Dark ha il controllo della prigione dove tengono i rapiti, ma può organizzarne altre, come dice lui/lei stesso, a pagina 40 del terzo alzo, "QUESTA prigione ormai è bruciata, dobbiamo abbandonarla". Sono 12 squadre che rapiscono gente in continuazione, tutte attive e in piena attività: dobbiamo credere che Dark avesse solo QUELLA prigione, dove c'erano solo i due prigionieri della zona? Mi pare chiaro che ha più prigioni in varie zone d'attività. Tex e Carson cos'hanno fatto? Hanno scoperto UNA prigione, e hanno scoperto/eliminato ALCUNI "giacchettati", ma visto che solo Mr Dark sa chi sono gli altri, e sa dove sono le altre prigioni, e Mr Dark gli è sfuggito... LA KIDNAPPERS INC ALLA FINE DELLA STORIA È ANCORA ATTIVA, FUNZIONANTE, E CON OSTAGGI NON LIBERATI. Come dice lo stesso Tex a pagina 72 "Dobbiamo rassegnarci alla SCONFITTA per ora" e come dice Rick Master a pagina 73 "il caso non è chiuso affatto! Dark è fuggito e ha almeno un altra decina di luogotenenti sparsi per tutti gli stati" Quindi, se dobbiamo prenderla come "il finale della storia", Tex è stato sconfitto peggio che nella Mefistolata (almeno lì fuggiva il solo Mefisto e non rimaneva in piedi oltre il 75% dell'organizzazione), se la prendiamo come "il primo tempo dell'avventura", hai una serialità con una storia contro un arcinemico misterioso che dura anni e anni, su più storie, un tipo di serialità tipico della Marvel (anche se ovviamente non l'hanno inventata loro) e prima sconosciuta su Tex. Su Tex ci sono stati casi in cui la storia "non finiva" e si "andava ad un avventura successiva"? Sì, ma in tutti i casi l'avventura era subito CONSECUTIVA. I casi che mi vengono in mente sono Mefisto che fugge con Carson e Kit ipnotizzati alla fine de La Gola della Morte, o la storia doppia del Nizzi pre-crisi, o le due storie di Mefisto in fila dei Cestaro e Civitelli. Ma questa è la prima volta, a mia memoria, in cui c'è un arcinemico che beffa Tex con l'idea che in futuro, fra anni, ci sarà la rivincita, come avviene negli albi Marvel. Puoi dire che non è quella l'ispirazione ma è innegabile che è un passo che avvicina Tex a quel tipo di narrazione (e mi chiedo il senso: Tex sta vendendo ancora troppo? Guadagna ancora troppi lettori che capiscono una storia senza bisogno di leggersi le puntate precedenti? Deve crollare nelle vendite come capita a tutte le serie con una continuity tanto autoreferenziale, vedi Dampyr?) No, alla fine de "il veliero maledetto" Yama era maledetto a vagare in eterno (o fino alla morte, a seconda di come la interpreti) sul veliero maledetto, mentre alla fine de Nel Regno dei Maya era "caduto verso morte certa", in entrambi i casi la storia AVEVA UN FINALE. La cosa più simile a questa su Tex, il vero paragone, è la storia dei Giovani Assassini: è l'unica altra storia di Tex (non Tex Willer) dove il finale è appeso ad una storia successiva, senza la quale la storia precedente è "monca", e la storia successiva... non è immediatamente successiva. Come ti avevo già detto all'epoca, era stata "una pessima idea", e qui ci hai pure aggiunto il fatto che Tex non ha per nulla sconfitto Mr Dark e il mistero sulla sua identità... P.S.: visto che questo thread è sull'identità di Mr Dark: visto che a inizio storia hai citato senza alcuna ragione (anzi, rallentando l'azione con spiegoni vari) l'avventura con la figlia di Satania, e chiaro che vuoi che pensiamo a lei. Poi, vai a capire se vuoi che ci pensiamo per darci un indizio o per mandarci fuori strada, onestamente mi importa poco: per me è solo un altro caso (come con i Giovani Assassini) in cui hai appesantito una storia (questa all'inizio) ai fini di un "mistero" da svelare in una storia successiva. Mi importa davvero poco visto oltretutto che, quando sarà svelato, rischio di non ricordarmi più un tubo (la gente normale mica legge solo Tex, già io me le ricordo un po' troppo per essere tanto normale...) e già "pregusto" il fatto che dovrò tornare a rileggermi questa per capirci qualcosa o mi dovrò sorbire l'ennesimo spiegone delle puntate precedenti...
    3 points
  10. Questo è stato l'ultimo messaggio di Letizia, al quale risposi subito dandole ragione per poi approfondire la tematica. Spiace tantissimo che non ci sia più e stento ancora a credere che ciò sia avvenuto davvero. R.I.P. Letizia
    2 points
  11. Tex finora sono circa 195 uscite settimanali, quindi in tutto 973,05 Euro spalmate in 195 settimane cioè 3 anni e 9 mesi, circa 260 Euro all'anno. Può sembrare tanto se si fa il confronto con il prezzo dell'ultima ristampa, la Tex Classic, che ristampa 6 strisce ad albo per 4,50 Euro (e quindi per le stesse storie ristampate finora in anastatica avresti speso "solo" 440 Euro), ma a parte che non c'è proprio paragone per il prodotto, veste, fedeltà incensurata, etc bisogna dire che per un edizione anastatica questi prezzi sono BASSISSIMI. Per gran parte della mia vita, le anastatiche sono state un miraggio, essendo pubblicazioni amatoriali costavano UN BOTTO, certo, molto meno degli originali (e infatti fino agli anni 80 ho comprato gli originali, poi i prezzi sono andati alle stelle e non ho più potuto permettermelo), ma le piacentini spillate costavano più di 6000 lire a striscia più di 20 anni fa, cioè PIÙ DEL DOPPIO DI UN ALBO BONELLI, come se oggi una striscia costasse più di 12 Euro! Quindi, all'epoca pure le anastatiche COSTAVANO TROPPO, presi giusto le primissime serie perchè il fascino del "non censurato" era troppo forte... poi tutte le altre le ho comprate USATE nell'arco di VENT'ANNI cercando l'occasione su ebay! Aspettando per anni e anni "l'occasione del secolo!" (e il fatto che CI SIA RIUSCITO, e che alla fine contando il fatto che ho preso "occasionissime" a prezzi stracciati di blocchi di molti numeri rivendendo poi i doppi, e con i soldi dei doppi rivenduti alla fine me le sia fatte praticamente gratis, spiega anche perchè sia stato felicissimo di avere questa nuova edizione... se avessi preso le piacentini a prezzo di listino spendendo un rene magari a vedere i prezzi di questa mi sarebbero girati i cosiddetti... ) Oggi, grazie allo "sdoganamento" delle anastatiche, prodotte per il grosso pubblico, i prezzi sono molto più bassi (e purtroppo si sono buttati nel settore anche con operazioni malfatte e discutibili come quella di Alan Ford), e le anastatiche sono a portata di (quasi) tutte le tasche! P.S.: io e altri miei amici erano quasi vent'anni che dicevamo, parlando anche con editori o redattori, che ci sarebbe stato il pubblico per pubblicazioni anastatiche... ricevendo risposte condiscendenti e snob da parte di questi "addetti ai lavori" secondo cui "a nessuno interessava quella roba vecchia", mentre questi stessi proponevano "fumetti moderni" che sono stati un flop dietro l'altro...
    2 points
  12. Parto col dire che è stata una piacevole lettura, la storia è simpatica, ha alcune trovate interessanti ed intrattiene. I personaggi sono tutti ben caratterizzati. Certo, magari da un Texone ci si aspetta un po’ di più.. ma sulla regolare questa sarebbe stata una storia accolta da giubilo. I disegni sono l’aspetto che più di tutto tende ad alzare la valutazione, anche se ho trovato il lavoro dell’immenso Biglia un po’ incostante: a volte tavole curatissime, a volte tavole più “approssimative” specialmente nei volti. Ma nel complesso, una prova graficamente molto valida. In definitiva, ad albo chiuso, non rimpiango di averlo aperto, e lo ripongo in libreria con un senso di pace per la bella lettura terminata, cosa che ultimamente non accade spesso (spero nella storia di Manfredi che mi sta prendendo) Per @Diableroincredibilmente, pare che a pag 175 Tex spari per primo. Miracolo!
    2 points
  13. Propongo di aggiungere una striscia finale a "I fratelli Donegan" e a "Oltre il fiume" , quando verranno ristampati, in cui si vede Ben il bugiardo con la penna in mano che le sta scrivendo: in realtà quelle non sono le peggiori storie di Nizzi ma le simpatiche storie di Ben il bugiardo. Così verranno lette con tutt'altro spirito, e improvvisamente diventeranno persino piacevoli e divertenti.
    2 points
  14. XD ma il microscopio è vostro, mica il mio Mica deve piacerti per forza. - Il microscopio rende incapaci di vedere il quadro che si svela in modo EVIDENTE alla fine, attardandosi su dettagli tipo la critica Per Diablero: Non vedo il problema dei racconti di Ben son sincero... Va da sé che quelli sono i racconti nel racconto, e andavano differenziati dal resto del
    2 points
  15. Ma come, prima parli di evidente ingenuità e poi parli di microscopio? Non ci vuole il microscopio per trovare cose evidenti. Un vecchio adagio dice: se sei in India e vedi tutto grigio, stai guardando il culo di un elefante. E non ci vuole il microscopio per vederlo. E poi le storie non devono piacere a Ben, devono piacere a me.
    2 points
  16. Texone godibile e trama originale e ingegnosa per come ci ripresenta i personaggi che conosciamo in stile dime novel. I disegni di Biglia sono meravigliosi, ma forse davvero poco adatti all'intento rischiesto. Ci voleva qualcuno con uno stile più classico western, che ricordasse di più le copertine e l'immaginario di quel momento storico. -- incredibile che nessuno qui, o quasi, dei commentatori abbia capito la cornice entro cui sta storia si dipana...
    2 points
  17. Ma figuriamoci. Sei stato contagiato anche tu dall'epidemia di pelouovismo? Guarda che è peggio del covid e della peste bubbonica messi assieme. Io se fossi l'autore queste sbavature le metterei APPOSTA, solo per il divertimento di mandare in crisi i lettori ragionieri
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  18. Con netto ritardo sono riuscito anch’io a ultimare la lettura dell’albo finale del tanto atteso team up di Tex e Rick Master. Ammetto che è stata una sorta di tortura quella di dover stare lontano dal topic per evitare gli spoiler, mentre la discussione prometteva scintille e di farsi interessante. Magari la dieta del capo della Tong, mi sarebbe servita come punizione visto l'incipiente pinguedine, ma mi son dovuto accontentare di girare al largo, per recuperare solo oggi la lettura della lunga sfilza di commenti che hanno popolato questo post. Non è mai una buona idea leggere i commenti prima della recensione personale, poiché il rischio di essere influenzato a destra e a manca è sempre alto. Cercherò nel possibile di rimanere ancorato alle mie impressioni provate dopo la lettura, sorvolando sulle tante argomentazioni che sono state sfoderate in queste pagine. Come già accennato nel primo commento di due mesi fa, la storia si è mostrata subito interessante e il sottoscritto questo interesse lo ha mantenuto intatto fino all’ultime tavole. Per meglio godere il totale, ho riletto in sequenza i primi due albi prima dell’epilogo del terzo e credetemi, che questo stratagemma è stato indicato nell’occasione. Piccola digressione personale: non mi pento di aver scelto proprio il primo albo della prova per farmelo autografare direttamente da Mauro a Etnacomics, in compagnia del celeberrimo “Il passato di Carson” (quello si imprescindibile nonostante ingiallito da tre decenni di riletture), poiché, a mio avviso, sebbene non del tutto esente da difettucci, l’episodio in questione è destinato a divenire un autentico classico dei tempi recenti e di certo la migliore storia di Mauro sulla regolare dai tempi dell’epopea sull’Artico. Rick Master non lo conoscevo, quindi mi fido della caratterizzazione fornita da Mauro, comunque mi è sembrato subito simpatico e pieno di carisma e merita la vetrina di prestigio accanto a Tex. Molto ben calibrata la prima parte con le due indagini parallele che finiscono col confluire nel secondo albo e da allora il ritmo esplode e la storia diventa davvero al cardiopalma. Master e collaboratore giapponese non rubano la scena a Tex e Carson, ma si ritagliano comunque una buona fetta di peso specifico nell’economia della storia. L’organizzazione che agisce in estorsioni e rapimenti promette fin dall’inizio di dare filo da torcere alla squadra dei buoni e gli indizi seminati dallo sceneggiatore, preparano il vero incedere della sceneggiatura. Fra le critiche mosse nei commenti che mi hanno preceduto, ho fissato in particolar modo quella che definisce troppo semplice e “pilotata” l'indagine che porta subito i nostri sulla strada buona. Può anche darsi che Borden abbia un po’ forzato sulla casualità e sospensione dell’incredulità per sciogliere alcuni passaggi, ma ho avuto come l’impressione che più che altro all’autore premesse mettere in mostra il parterre di onore di protagonisti che il giallo o l’indagine vera e propria. Il simbolo della giacca come vessillo da indossare dai capi sezione può essere stato pur un vezzo di Mauro e mi ha lontanamente ricordato la bandana rossa della banda innocenti. Ma come, un’associazione simile vorrebbe agire nella segretezza e anonimato e si lascia alle spalle tracce così compromettenti? Dunque, come ogni opera, un diverso punto di vista non per forza finisce con l'essere assoluto, quindi se da un lato le osservazioni di Diablero possono anche non essere campate in aria, dall’altro anche i pareri opposti, fra cui quello dell’autore hanno il loro valore. Oltre al fatto che in simili centri abitati non era scontato risalire da una giacca nera, sebbene preziosa, all’identità dei caporioni dell’associazione, fornisco un altro punto di vista che finora non è stato evidenziato, ma che sta pur in piedi come gli altri due già esposti e dibattuti: in fondo chi l’ha detto che all’associazione a delinquere premesse passare del tutto inosservata? Come le varie mafie, spesso i componenti sono noti ai più, ma per omertà, collusione o paura, la gente comune finge di non conoscerli, se non addirittura rispettarli. E se anche in California accadeva questo? In fondo l’associazione è potente e ramificata e anche gli investigatori potrebbero aver evitato di indagare oltre ai misfatti, fino all’arrivo di Tex e Carson che danno il loro coraggioso contributo a Devlin. Il non far conoscere fra loro i capisezione può essere stato un espediente di Miss Dark per impedire eventuali dispute o tentativi di combutta ai suoi danni. Non vi convince? Magari avete ragione, ma la stessa cosa può accadere al sottoscritto leggendo le osservazioni di tizio e caio, quindi... Per il resto, molto bella la sequenza della liberazione della giovane cinese, così come si mostrano molto avvincenti le sparatorie che vedono i nostri pard in grande spolvero. Ho trovato molto ben pensata anche la location in cui si svolge la battaglia finale e quelle chicche storiche cittadine che Mauro non disdegna mettere nelle sue storie per ammodernare le sequenze quali il servizio di posta prioritaria, il tram a fili, il telefono e l’ascensore dell’albergo lussuoso. Capitoli dialoghi: lo stile di Mauro è ormai noto e la presenza corposa di frasi nelle sue conversazioni sono un marchio di fabbrica. In passato ci sono state storie più verbose che mi hanno infastidito (vedi il ritorno della Montoya) qui tutto sommato li ho trovati meno pesanti e la storia scorre meglio rispetto ad alcune recenti prove. La fuga in mongolfiera di Miss Dark, il mistero sulla sua identità (che sta popolando il topic creato ad hoc) e l’imminente ritorno dell’arcana villain, sono un tocco in più di Mauro (scelte narrative che possono piacere o meno ma denotano comunque il desiderio di non essere mai ripetitivi o banali) anzi mi chiedo se l’idea di lasciare il finale aperto sia nato al momento in cui è stata dirottata sulla regolare la prova o Borden intendeva usarlo pure nel caso in cui la collocazione dell’avventura fosse stata quella originaria, ovvero un maxi. Non so se Mauro vorrà rispondermi, peccato non averlo saputo prima che glielo chiedevo di persona durante il nostro incontro o in conferenza, tuttavia mi sento di porgergli i miei complimenti, visto che la storia mi è davvero molto piaciuta e attendo con trepidazione il seguito. Chiudo spendendo alcune parole di elogio per il comparto grafico impeccabile di Michele Benevento. Bravo, bravo, bravo! Già nelle prove passate mi aveva appassionato, qui l’artista si supera, con tavole curate, dettagliate (che goduria gli interni perfetti con tanto di carta da parati elegante), ma pur sempre leggibili e dalla giusta atmosfera e dinamicità. La sequenza tra la nebbia non ha tanto da invidiare a quella perfettamente resa dal maestro Villa nella “Congiura”, le fattezze dei nostri eroi sono armoniose e piacevoli. L’atmosfera cittadina resa alla perfezione e anche la rappresentazione di China Town e le sue tong mi ha convinto. Di certo ci toccherà aspettare un po’ per l’immancabile sequel, ma abbiamo la certezza che graficamente Benevento non ci deluderà, anzi sono pronto a scommettere che alzerà ulteriormente l’asticina della qualità, ben stimolato da Borden che sa come curare i talenti affidati alle sue mani. Il mio voto finale è 9
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  19. È chiaro che Boselli vuole che pensiamo alla figlia di Satania: 1) ce la ricorda con l'inizio storia a Los Angeles e i personaggi visti nella sua precedente apparizione. 2) Ce la ricorsa il modus operandi: creare un organizzazione di 13 persone (lei compresa). 3) gli occhi somigliano ai suoi. 4) Conosce già Tex e Carson e anzi li considera i suoi peggiori nemici. A questo punto, dipende da che intenzioni pensi abbia Boselli: 1) Vuole aiutarci e darci utili indizi per risolvere il mistero da soli prima che lui lo sveli? oppure... 2) Vuole metterci fuori strada?
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  20. Perché, come ho detto, non erano nelle corde di GL Bonelli. E la cosa ha perfettamente senso se ci pensi: i classici "metodi texiani" (tipo rompere i denti a cazzotti per far confessare, minacciare torture, impiombare,. etc) RICHIEDONO cattivi malvagi che il lettore "goda" nel vedere picchiare a sangue. Da qui i tipici "cattivi frequenti" su Tex: ricchi arroganti, politicanti corrotti, spregevoli speculatori, sadici assassini, etc. Non sono TUTTI così (ogni tanto ci sono personaggi tipo Lucero, Apache kid, Esmeralda, etc.) ma sono molti meno, e quando capitano, Tex non solo non può usare i soliti sistemi, ma non è nemmeno il responsabile della loro fine. Di questa porzione "minoritaria" di avversari, che già è esigua, i "serial killer non colpevoli delle loro azioni" sarebbero già naturalmente poco (guarda come sono stati poco usati anche in seguito), essendo davvero come avversari inadatti a Tex, visto che non sono nemmeno "colpevoli" delle loro azioni (e Tex se la deve prendere con un innocente?) Ti contesto che ci sia tanta differenza con "la voce misteriosa", non il fatto che non sia un "thriller psicologico" - non lo è... come non lo è in realtà manco questa storia! Sono in realtà molto simili a parte gli aspetti "esotici" tipo scimitarra e scimmione: una persona che uccide per un impulso che non controlla, altre persone che gli vogliono bene e che la proteggono rendendosi complici degli omicidi (o almeno, aiutano l'assassino a sfuggire alla legge), Tex e Carson devono capire chi è l'assassino/a. Non c'è un vero "scavo nella psiche" dell'assassina, non è "Delitto e Castigo" questo, Nizzi tratta la questione come un normale "whodunnit", con personaggi che vengono fatti passare prima per possibili omicidi, ma qualunque lettore che abbia visto o letto più di una ventina di gialli capisce subito chi è l'assassina (il solito problema dei "gialli" di Nizzi, pochissimi personaggi fra cui può essere il colpevole, uno spicca per essere insospettabile, è ovvio che è lui: per costruire un vero giallo dovrebbe prendersi il tempo di sviluppare un buon numero di personaggi fra cui nessuno spicchi particolarmente per essere meno sospettato degli altri, ma è molto più faticoso del semplicemente contare, come al Giornalino, sul fatto che il tuo pubblico non sia ancora smaliziato) E ti contesto anche che fosse raro alla BONELLI in generale: in realtà GL Bonelli e Tex erano l'eccezione: "villain" simili se ne erano già visti sia nel Piccolo Ranger che su Zagor che su altre serie...
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  21. Credo che il nuovo curatore sia il nostro Diablero e il suo assistente Nizzi. 😝😂
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  22. P.S.: A me non sembra di essere stato minimamente "aspro"... direi piuttosto che i pregi innegabili di questa storia l'hanno portata ad un livello di "intoccabilità" che non fa nulla per meritarsi, con conseguente "permalosità" e "sensibilità" ad ogni critica. una cosa simile a quella successa con Fuga da Anderville (con la basilare differenza che rispetto a Fuga da Anderville questa storia è un capolavoro del fumetto) Se però ogni storia che piace viene considerata "non criticabile", allora certo che le discussioni online diventano lotte fra "tifosi" in cui ogni critica viene vista come un offesa insanabile, e tutto o è "schifezza" o è "capolavoro"... Se "penso e non dico" in genere ho semplicemente smesso di comprare. E sì, ho un opinione abbastanza scarsa di gran parte degli autori "moderni", ma non è che me la stia tenendo per me o sia chissà quale segreto... insomma... "non dico"??? Comunque, sono passato da una quantità di letture fumettistiche smodata per oltre trent'anni (dagli anni 70 a poco dopo al 2000) con spostamenti e variazioni che non hanno molto intaccato la quantità (per dire, ho diminuito drasticamente il materiale Marvel negli anni 90, schifato dall'andazzo che aveva preso, ma il materiale indie americano e il boom di ristampe storiche di Fantagraphics, Clover Press e altri ha tranquillamente compensato quei mancati acquisti) rendendomi però conto man mano che il livello di quello che leggevo era in continuo calo (oltretutto quella è l'epoca d'oro delle serie TV americane, e quando vedi che roba ti riuscivano a tirare fuori gli sceneggiatori TV in serie come The Wire, Firefly, Breaking Bad, etc, e confrontavi con la pappina che ormai ti propinavano nei fumetti, era chiaro che i più bravi ormai ai fumetti non ci pensavano proprio...) All'inizio avevo pensato che fossi io il problema, che mi fossi stancato, poi mi sono reso conto che leggendo fumetti d'epoca che mi erano sconosciuti ritrovavo la qualità che non trovavo più nei fumetti nuovi. Ho man mano calato sempre più drasticamente i miei acquisti di novità, aumentando il materiale d'epoca, e non solo non me ne sono pentito ma penso avrei dovuto farlo molto prima. (e tra l'altro calare gli acquisti di roba moderna mi ha dato più tempo per rileggere capolavori del passato molto superiori) Anche Tex l'ho tagliato drasticamente, non comprando più da anni Maxi, Color, Bis, etc., e ritrovando il tempo di rileggere vecchie storie che non rileggevo da decenni. Me lo sto chiedendo anch'io, "perchè compro ancora sta roba", e la risposta ha portato al taglio drastico che sto facendo degli acquisti. Uno dei motivi per cui mi importa poco dell'identità di Dark è che non so se leggerò il seguito. L'unica serie di Tex "al sicuro" attualmente sono i texoni che continuerò a prendere (e ovviamente le strisce anastatiche della gazzetta, di gran lunga il miglior Tex pubblicato oggi), altre le ho tagliate, la serie regolare è "rimandata a settembre" (o meglio, anno dopo anno) con la mannaia appesa sopra. Che smetterò di comprarla ormai è ovvio, semplicemente non so quando. La prossima di Manfredi e Gomez la voglio leggere, poi vedrò come sono le successive... ma paradossalmente anche nel periodo peggiore di Nizzi c'era la speranza di un miglioramento, mi dicevo che non era possibile che la Bonelli tollerasse ancora storie simili, e c'era l'idea che se toglievano Nizzi poi qualsiasi altro autore sarebbe stato meglio e Boselli avrebbe avuto più spazio. Entrambe le cose sono state vere (persino Faraci per me ha fatto storie migliori dell'ultimo Nizzi), ma non è bastato, Boselli è in netto calo da anni e nessuno degli altri autori mi fa venire voglia di leggere i loro Tex... e non penso che ci siano autori extra-Bonelli in grado di scrivere Tex, comunque: vedo in giro nel fumetto italiano un sacco di "professorini" che scrivono per "educare" o "informare" il pubblico, o peggio per "citare" facendo sfoggio di nerd cred , con storie soporifere piene di spiegoni, con gente acclamatissima (per me inspiegabilmente) come superstar del fumetto dopo un paio di storie minimamente decenti Ormai il fumetto in edicola è morto, cosa ci esce ancora? Persino i supereroi e praticamente tutte le nuove serie Bonelli le trovi solo in libreria o fumetteria ormai... Detto questo, di italiani seguo ancora i pochi autori "storici" rimasti affidabili: Giardino, Gipi (quando si degna di far uscire qualcosa...), Ortolani, Zerocalcare, pochi altri. Di fumetti da edicola ho seguito per anni i Diabolik di grande formato di Palumbo, ma alla lunga le trame di Faraci mi hanno fiaccato e ho troncato anche quelli. Di buono c'è che troncando tutta quella "fuffa" che compravo praticamente abitudine (Dio Mio quanti soldi ho buttato in roba Bonelli che non rileggerò mai ed è pure invendibile...) mi si è liberato tempo e fondi per scoprire o riscoprire cose molto superiori. Per fumetti francesi, argentini, americani, etc vale un po' lo stesso discorso: seguo gli autori che conosco e so che sono affidabili. Il mercato americano lo conosco un po' meglio tanto da poter rischiare di più su un autore sconosciuto se è consigliato da critici affidabili, mentre su quello francese non riesco a leggere in originale ma non è morto come il fumetto italiano e di autori validi ce ne sono di più. i manga patiscono il fatto che non riesco a leggerli in originale, non conosco critici affidabili e le edizioni italiane in genere sono pessime, quindi di solito conosco nuove serie solo di riflesso dagli USA Ma rapporto roba decente / fuffa nella produzione moderna è davvero sceso a livelli ridicoli, mentre il costo aumenta sempre, prevedo di spostare sempre più tempo e impegno dalla lettura alla rilettura: ci pensi che ho letto tutto Calvin & Hobbes solo una volta? Che non ho mai letto organicamente Barks in ordine cronologico dall'inizio alla fine? Che molte storie di GL Bonelli non le rileggo da decenni? Che ancora non ho letto un sacco di storie di Dago di Robin Wood pur avendo tutti i volumi di inserti? E sto rimandando tutte queste cose per... leggermi dei Tex di Ruju? O roba tipo "la cavalcata del destino"? Ho realizzato che nel mondo del fumetto per troppi anni siamo stati presi da un eccessiva attenzione sulla "nuova uscita", che non è un atteggiamento SANO in una produzione artistica: è come se per i romanzi comprassimo sempre e solo novità, dedicando solo gli scampoli di tempo ai classici della letteratura.
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  23. Diavolo di un Bos, questa era sfuggita anche a me. E anche a me! Io non arrivavo a pensare che ce ne fosse solo uno, ma che almeno per averne uno una città dovesse essere GRANDE! Clemens gestisce TUTTA L'ARIZONA (e viene detto esplicitamente nella storia), e in tutti gli stati uniti (quanti stati erano all'epoca? più o meno di 40?) ci sono solo 12 "capisezione". E per tutto il primo albo Borden ci ha fatto una capoccia così nei dialoghi sul fatto che L.A. in quell'epoca è minuscola, che è tranquilla, che è "PICCOLA, NOIOSA E SONNOLENTA", al punto che Lavinia praticamente è l'unica cantante decente, che "una cittadina di provincia"... NON SOLO! LO STESSO TEX dice che "non crede che i rapitori facciano base nella tua piccola e ridente cittadina" Poi, a fornire il servizio postale rapido, sono solo "Quattro città in tutta la California" e vanno a scegliere UNA CITTÀ DOVE HANNO BASE?? A quel punto perchè fare tutta quella fatica? potevano spedirlo da San Francisco, era uguale! (Anzi, meglio, se spedivano da San Francisco non c'erano i due sgherri fessi che li inguaiano). "Ideona! Per sviare le acque invece di spedire la lettera da dove abbiamo una base... la spediamo da dove abbiamo una base!" Non c'erano altri uffici postali con quella spedizione in California o stati limitrofi senza una "base"? Ma torniamo a Tex: pagina 52: "Però non credete che la banda abbia sede qui". "la tua città è più piccola di San Francisco o Sacramento, di certo il ragazzo è stato qui, ma ora immagino sia ben nascosto altrove... dei criminali in gamba dovevano supporre che saremmo risaliti rapidamente al luogo della spedizione... sono sicuri di loro, ma non al punto di rimanere ad aspettarci" (e invece li hanno aspettati!!! ) E successivamente, dopo aver scoperto che è stato Ward a spedire la lettera, lo sceriffo parlando con Tex comunque conferma "pare che l'organizzazione criminale non avesse sede a Los Angeles! La mia città è pulita" e Tex conferma che Lavinia non avrà più nulla da temere. Cosa un po' strana se lì c'era una sede: Ward e Graig erano "alla prima missione", ma se la sede era lì, vuol dire che c'erano ALTRI rapitori agli ordini della prima "giacca", e uno di loro potrebbe "passare di grado"... Insomma, non siamo noi ad essere stati disattenti e pensare che lì non c'era una sezione... ce l'ha detto Tex!! Non "le giacche nere". Le giacche DA SOLDI! Sei mai stata a Cuba? Boh, magari per una donna è diverso, ma anni fa se giravi nella zona dell'Avana e si rendevano conto che eri italiano, eri ossessionato da offerte di "ragazze", sorelle, cugine, etc: non succedeva con le altre nazionalità (ai tedeschi offrivano magari sigari o i vecchie banconote con la firma di Che Guevara o di cucinargli un aragosta, e poi magari ANCHE una donna, ma agli italiani no: avevano l'immagine degli italiani come ossessionati da una cosa sola - probabilmente dopo averne avuto ampie prove - e se si accorgevano che eri italiano non ti lasciavano in pace e non c'era verso di convincerli che stavi cercando un certo luogo storico, ti sorridevano, ti dicevano che sì, ti portavano nella piazza tal dei tali... e poi invece ti portavano dalla sorella! (alla fine siamo riusciti a convincere una guida, ma è stata dura!) Dopo un po' capito l'andazzo abbiamo fatto DI TUTTO per non far capire che eravamo italiani, eliminando dal vestiario ogni capo che non avesse un logo inglese o americano... ma ci sgamavano sempre! Una volta ad uno lo chiediamo "ma come cavolo hai fatto a capire che eravamo italiani prima ancora di sentirci parlare?" "le scarpe" "eh? Ma se non hanno nessun logo..." "sono troppo eleganti, si vede" (ed erano scarpe economiche da poco, eh) Chiunque per lavoro (o comunque per campare) deve "identificare la gente che ha i soldi" o comunque i vestiti che distinguono i bersagli, LA SA IDENTIFICARE BENISSIMO! E dovrei credere che tutto il sottobosco criminale o comunque "borderline", compresi tutti gli informatori della polizia o della Pinkerton, non sappia identificare una giacca "da siuri"? Se Devlin dice che con lo stipendio "da CAPO della polizia" non se la potrebbe mai permettere, non stiamo parlando di pochi soldi, e PERSINO TEX NOTA LA GIACCA come "elemento strano" che attira subito la sua attenzione! E Tex vive fra i Navajos! Se tagliano l'etichetta semplicemente diventa difficile risalire al sarto (e mi meraviglia non sia stato ordinato da Dark alla consegna delle giacche, visto che il sarto diventa un testimone pericoloso se risalgono a lui), ma NON RIDUCE IL FATTO CHE QUELLE GIACCHE SONO UN FANALE CHE ATTIRA L'ATTENZIONE. (Come minimo un "commerciante di bibbie" vestito così rischia di attirare l'attenzione di ladri o rapinatori, e se riesce a dissuaderli comunque poi viene notato e si parlerà di lui) È come se all'epoca della anonima sequestri, i vari boss avessero deciso "come segno di riconoscimento" di comprarsi tutti lo stesso modello di Ferrari Testarossa con la stessa modifica custom al colore fatta dallo stesso concessionario, "per non dare nell'occhio" Come spiegato qui sopra, è vero, non pensavo che L.A. fosse sede di una TERZA giacca, oltre a Clemens in Arizona e a quella di Frisco. Anche perchè, come descritto sopra, TEX STESSO CI DICE CHE NON C'ERA UNA BASE A L.A.! Altro che "non spiegazionismo", hai fatto dire a Tex DUE VOLTE che la base non c'era! Sei riuscito a fare contemporaneamente "spiegazionismo ripetuto" e confusione (visto che hai fatto dire a Tex due volte una cosa sbagliata! ) E in ogni caso... questo PEGGIORA il ritratto della organizzazione, che davvero fa cose demenziali. la "giacca" di L.A. non sa nulla... ma è WARD che spedisce la lettera con l'orecchio del ragazzo! Quindi abbiamo che Dark dà ordine di "inguaiare" una base che non c'entrava assolutamente nulla con il rapimento (anche se invece Tex si dice sicuro che il ragazzo è passato da L.A.) facendo spedire la lettera DALL'ULTIMO ARRIVATO e poi LASCIANDOLI LÌ AD ATTENDERE I PINKERTON. Come me l'ero immaginata io, era Clemens il coglione: assume due idioti per tentare un ultima estorsione prima di tornare a Phoenix. Mi meravigliavo che i Pinkerton non avessero già preso un simile babbeo, ma Dark almeno non era implicata. Come me l'hai spiegata tu, è PEGGIO! Dark ne esce come una VERA E PROPRIA SUICIDA! Dark per "sviare le tracce" fa spedire le lettere DA UNA BASE DELL'ORGANIZZAZIONE. E SENZA DIRGLI CHE LI STA INGUAIANDO! (se dici che la prima "giacca" non sa nulla del rapimento del ragazzo, vuol dire che gli hanno dato la lettera da spedire, che lui poi ha consegnato a Ward, senza dirgli che avrebbe scatenato l'arrivo a L.A. di tutta la Pinkerton) In pratica, tutta la "falla" che mette Tex sulla buona strada è provocata da Dark, è lei che decide di far andare tutte le indagini sulla prima "giacca", senza avvertirlo (se dici che non sapeva nulla del rapimento...) La questione comunque rimane: ma davvero servivano Tex e Carson per "beccare" elementi come Craig e Ward? La Pinkerton si era fatta fregare sistematicamente da Craig e Ward o elementi come loro? Anche dopo che gentilmente gli avevano fornito l'indirizzo da cui operavano?
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  24. Quando ho iniziato a leggere questa storia non avevo la minima idea di chi fosse Kenneth Bowen. Non avevo letto la sua apparizione precedente, quindi partivo da zero. Dopo poche pagine, mi sono ritrovato coinvolto in una storia che mi ha catturato più per l’atmosfera e i personaggi che per l’azione in sé. Quello che mi ha colpito subito è il tono: molto più noir che western classico. Bowen, da subito, mi è sembrato un personaggio interessante: uno con un passato pesante, che ora cerca solo di rifarsi una vita onesta. Vive con un ragazzino a cui si è affezionato, lavora, prova a stare lontano dai guai. Ma, ovviamente, il passato bussa alla porta… e non lo fa con garbo. Un onorevole sconfitto in cerca di un suo secondo tempo con cui peró fatica a fare i conti. La storia scorre bene, dialoghi credibili, atmosfera tesa al punto giusto. Mi è piaciuto anche il fatto che Tex e Carson, almeno all’inizio, non siano i protagonisti assoluti, ma si muovano quasi in secondo piano, osservando e cercando di capire se fidarsi o meno di questo Bowen. I disegni di Acciarino secondo me funzionano bene con questo tipo di storia. Un tratto pulito, molto “narrativo”, che accompagna senza distrarre. Aloha!
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  25. Il finale del bel commento di Ymalpas inquadra perfettamente il capolavoro che è questa storia.
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  26. La banda di assaltatori sardi dei furgoni portavalori smantellata dopo decine di rapine perché uno di loro smarrisce sul posto il foglietto promemoria con tutti i numeri di telefono dei componenti della banda. Se la sceneggia Boselli è una vaccata di storia, peccato che sia successo il mese scorso o l'altro. Il diavolo fa la pentola e dimentica il coperchio. In un giallo che ho letto qualche mese fa l'autore dice una massima che è sempre vera: l'assassino lascia sempre una traccia del suo misfatto, spesso la più demenziale.
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  27. Nì por sombre. 2 muli che portano i viveri per le decine di villaggi Navajo non è una scelta narrativa. È una bufala. Le scelte narrative devono essere coerenti e concepibili. Si può anche esagerare un po'. Ma questo è Tex, non Willy il Coyote: se ti cade in testa una tonnellata di montagna rimani spiaccicato e non ti rialzi con solo un occhio nero.
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  28. Ma quali problemi! Tu li vedi come problemi, ma in realtà non lo sono proprio per niente. Questi sono normalissimi escamotages narrativi per fare andare avanti la trama. Nemmeno il più pignolo dei beta readers potrebbe sollevare obiezioni in proposito (è come l'assurda discussione sui viveri per i navajos che avete fatto per El Muerto, una fissazione ridicola su un particolare di nessuna importanza che serve solo a dare il via alla storia)
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  29. Certo che come spiegone non scherzi
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  30. Se leggi l'ultima vignetta di p. 106 Tex dice: "Appena spiove pensiamo a seppellire questo poveraccio". Quindi non smette di piovere all'improvviso, c'è uno stacco temporale tra p. 106 e 107. E a p. 108-109 si vedono le strade infangate, non asciutte. Semplicemente un cielo nuvoloso e tempestoso crea più atmosfera in una storia in cui si parla di misteriosi demoni selvaggi. E può anche darsi che questo tempo variabile continui anche nel prossimo albo. Dovrebbe essercene un'altra che sta disegnando Majo, credo per la regolare. Speriamo che la qualità di queste due ultime storie sia la stessa del Texone "Verso l'Oregon". Finora almeno i disegni di Carlos Gomez lo sono!
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  31. Non sono difetti, né di cose per forza inadatte a Tex. Semplicemente il cliffhanger ending, o 'finale sospeso' in cui tutto viene rinviato a un futuro episodio, è una tecnica narrativa che storicamente non è mai stata utilizzata su Tex (a meno di episodi tra loro concatenati). Non c'è niente di male nell'osservarlo, come fa @Diablero, né nel difenderlo come fa @borden La mia posizione al riguardo credo sia abbastanza chiara: su Tex preferisco avventure random e meno continuity possibile.
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  32. La magnificenza di Gomez ai pennelli (artista immenso e in costante crescita qualitativa) è il giusto tributo di commiato al grande Gianfranco Manfredi. Sarà dipeso pure dalla logistica della pubblicazione, ma trovo che spostare sulla regolare questa storia, sia stata una scelta azzeccata e doverosa.
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  33. Anche a me parecchi dettagli fanno pensare, per quel che possono valere queste illazioni estive, che il misterioso "mister Dark" sia Joan Fischer, alias la figlia di Cora Gray. Al di là degli occhi chiari, dell'impiego dello stesso disegnatore dell'eccellente storia sulla figlia di Satania, al di là dell'evidente odio/desiderio di vendetta contro Tex e Carson, penso che ci siano diversi dettagli nel "modus operandi" che ritornano rispetto a quella precedente storia. In primis, un'organizzazione criminale molto efficiente e articolata e specializzata in odiosi rapimenti/estorsioni. Ma anche la capacità di Joan di servirsi di persone, sedotte dalle sue grazie e devote fino alla morte, per rafforzare il suo spregiudicato dominio. Inoltre, alcuni ambienti contraddistinti da arredi tipicamente femminili, cui non riesce, nonostante tutto, a rinunciare. Certo, stavolta mancano gli animali selvatici e quella presenza orientale nei suoi sottoposti, ma d'altra parte, se fosse davvero lei, rimarrebbero pure parecchi dettagli pratici da "spiegare" (ad esempio, chiarire come possa essere evasa dal carcere cui doveva essere destinata dopo la cattura precedente, come abbia potuto in così "breve" tempo, mettere in piedi un'organizzazione potente e ramificata - con quali mezzi economici di partenza? Come ha fatto a diventarne il capo - al di là del carisma di un presunto uomo mascherato?). Ma ha senso "pretendere" tutta questa serie di spiegazioni? A mio avviso, no. E, in ogni caso, continuare sulla strada inaugurata da questo nuovo post non può far altro che contribuire a mettere in piedi un castello di carta che, tra le altre cose, potrebbe benissimo essere smentito da Boselli (non ora, chiaramente) con scelte che magari sono ancora in divenire e che potrebbero pure imboccare nuove strade, lasciando i lettori in sospeso fino al prossimo, rivelatore episodio. E tutto sommato, perché non gustarci questa sospensione (tra le tante possibili), senza pretendere di sviscerare tutto adesso?
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  34. In breve (che davvero per me la faccenda è chiarissima) Per anni, GL Bonelli ha lasciato LIBERTÀ DI PENSIERO ai lettori: secondo le sue stesse parole, "Tex va a donne, ma fra un avventura e l'altra", lasciando libera scelta al lettore fra: 1) Immaginare Tex assiduo frequentatore dei piani alti dei Saloon 2) Immaginare fugaci relazioni non mercenarie con altre donne 3) Immaginare relazioni più stabili con altre donne, anche se nessuna degna di essere citata nelle storie. 4) Decidere di ignorare le parole di GL Bonelli e immaginarsi un Tex casto o persino... 5) Farsi un "head canon" personale in cui Tex ha una relazione con Kit Carson. Perché il lettore era tanto libero? Perché per GL Bonelli L'AVVENTURA NON ERA LUOGO DA SMANCERIE: all'epoca i film western erano spesso ammorbati da "sottotrame romantiche" messe per un eventuale pubblico femminile, ma il patriarca (e pure suo figlio) non le sopportavano e non le mettevano nei fumetti. E visto che questa opinione era condivisa anche dal figlio/editore (con qualche eccezione che si è concesso), faceva anche parte dello "stile Bonelli" classico. Purtroppo, ad un certo punto si è deciso di dare retta al segmento più retrivo, retrogrado, sessuofobico e puritano dei lettori, sancendo (in maniera ridicola, con scenette in cui Tex era rappresentato come un ingenuo e candido Capitan Miki) che, ufficialmente, Tex è casto e puro. Visto che la considero una decisione demenziale e ridicola, considero ogni scena di quel tipo inesistente, ignorabile e censurabile. E cosa fa Tex fra un avventura e l'altra sono cavoli suoi (stessa cosa per Carson e gli altri)
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  35. Aggiungo la mia tacca al calcio del fucile. Letta anch’io e, devo dire, mi è piaciuta. La storia scorre bene, è un giallo classico, costruito con mestiere, senza sorprese eclatanti ma solido. Personalmente non sento il bisogno di un finale a effetto o di colpi di scena forzati: qui si segue l’indagine, si respira l’atmosfera e si arriva alla conclusione con coerenza. A me basta e avanza. L’elemento gotico, presente un po’ in sottofondo, è forse la parte meno riuscita, perché a mio avviso resta un po’ sospeso e non viene davvero sviluppato fino in fondo. Ma non mi ha infastidito, anzi, aggiunge un tocco diverso senza rubare troppo spazio alla trama principale. Per quanto riguarda i disegni hanno reso l'atmosfera particolarmente immersiva. Se dovessi trovare un aspetto negativo, alcune interpretazioni del viso o espressioni non mi hanno proprio convinto. Tutto sommato una buona lettura che mi ha tenuto compagnia per un paio di sere. Aloha!
    2 points
  36. Tex non ha abbandonato Tiger, è l'autore che decide che Tex abbandoni Tiger. È diverso, molto diverso. C'erano mille modi per definire la cattura di Tiger e non anche quella di Tex e l'autore ha scelto la più vile. Perché? Su questo punto vorrei insistere. Quando uno scrittore scrive qualcosa, se non è uno storico, i fatti narrati accadono esattamente come desidera. Per andare da A a Z, può passare per B, ma anche per C eccetera. Se passa per C, e C è una .azzata, voleva scrivere una ..zzata, a meno che sia incapace di scrivere altro. Se Tex si comporta da vile, non ci si deve arrampicare sugli specchi per cercare inesistenti giustificazioni: l'autore ha scelto la via della viltà perché voleva scegliere la via della viltà, perché c'erano miliardi (ma che dico miliardi, miliardi di miliardi) di vie migliori. E quando parlo di miliardi di miliardi non sto esagerando, forse dovevo dire infinite vie: il limite è solo l'immaginazione umana. Solito discorso ricorrente dell'astio. Personalmente lo ritengo un'offesa, anche se riconosco che non era certo tua intenzione dioffendermi. Sì, un'offesa, perché significa che il mio giudizio non è imparziale ma è offuscato da un risentimento verso l'autore, come se quest'ultimo fosse uno scrittore eccelso che abbia però commesso nei miei confronti chissà quale misfatto. La realtà è molto diversa. Nizzi non mi ha fatto niente. Inoltre io sono incapace di conservare rancore per qualcuno, antipatia sì, oh quella sì. Ma astio, rancore, odio, no davvero. La realtà, dicevo, è molto più semplice. Nizzi non è uno scrittore eccelso. E adesso fatemi dire una cattiveria, che però meritate. Nizzi, in mezzo a tante piccionate, ogni tanto qualcuna ne azzecca, come un orologio fermo che segna l'ora esatta due volte al giorno.
    2 points
  37. Non la rileggo da 40 anni. Non rileggo quasi mai le storie "crepuscolari " del grande GL Bonelli, e i disegni di Monti non li ho mai sopportati (so che ha molti estimatori ma c'è qualcosa nel suo Tex che davvero non mi piace... ). Però vedere due opinioni così contrastanti postate di seguito mi ha spinto a riaprire l'albo dopo decenni, vista oltretutto la brevità della storia (solo 91 pagine, meno di un albo intero)... L'impatto dei disegni di Monti è stato negativo come al solito, già le prima facce dei "cattivi" mi sembrano quasi caricaturali. Però dopo poco i dialoghi secchi e decisi di GL Bonelli mi rimettono di buon umore. Anche piccoli tocchi, come il "tabacco indiano, forte e deciso", o "è questa la maniera di trattare un amico?". Questi erano davvero dialoghi che arricchivano ogni storia, altro che gli attuali "spiegoni" o le stantie manfrine con bistecche e patatine... I "propositi di prima mattina" di Tiger mi mettono definitivamente di buon umore. In due sole paginette senza tanti fronzoli o dettagli inutili si spiega perchè i tre pard danno la caccia ai tre assassini (oggi avrebbero fatto un flashback di 40 pagine in cui ci veniva mostrata la loro infanzia difficile) Non mi ricordo di aver notato, all'epoca, la similitudine fra i tre pards (con Tiger) e i tre inseguiti. Adesso che Il Sassaroli me l'ha fatta notare, direi che almeno nella scena del paese è innegabile che si faccia notare il contrasto fra chi lascia l'indiano fuori per prudenza e chi no, e anche il fatto che anche fra gli inseguiti ci sia uno più giovane (che ha un fazzoletto identico a quello di Tex) e uno più anziano (anche se si capisce solo dai dialoghi, Monti li disegna della stessa età), fa sospettare che il contrasto sia voluto. L'inizio della storia, insomma, mi pare ancora buono, e decisamente superiore all'ultima storia di Yama pubblicata mesi prima. Dicono che Monti fosse molto lento (e ho verificato adesso nel thread dove contavo le tavole, faceva un centinaio di tavole all'anno, a regime dopo che era diventato un disegnatore stabile di Tex, figurati all'inizio)), quindi forse l'inizio di questa storia è precedente. Ma dopo un po' si vedono i problemi che stava avendo GL Bonelli. E sono chiaramente problemi di memoria. I dialoghi sono bellissimi come sempre, l'azione funziona... ma i pards passano il Rio Bravo, entrano in Messico... e dopo poche pagine si preoccupano pensando che stanno per passare il Rio Bravo e entrare in Messico. Una palese incongruenza come questa mi fa pensare che questa non sia una delle storie "revisionate" da Sclavi, ma che sia stata pubblicata "come l'aveva scritta Bonelli" Si arriva poi al finale dove le incongruenze si accumulano, con l'arrivo della cavalleria (in messico!), una banda di apaches che arriva da chissà dove, e un finale frettoloso in cui tutto il discorso delle similitudini fra i due gruppi si perde. L'impressione è una storia con potenzialità, iniziata da un GL Bonelli ancora abbastanza in forma, con dialoghi ritmati e scoppiettanti e un idea di base che probabilmente era quella di tre "doppi malvagi" dei pards abili quasi quanto loro (vengono descritti dagli stessi pard all'inizio come tipi duri che sanno mille trucchi), che però nel corso della storia (e forse grazie alla lentezza di Monti, qui vediamo il declino di GL Bonelli quasi "in diretta" pagina dopo pagina) si sfilaccia, l'idea di base si perde, mentre GL Bonelli prima non ricorda nemmeno più che hanno già passato il Rio Bravo, poi se ne ricorda ma ci mette la cavalleria americana, arrivando ad un finale frettoloso e "strano". Mentre la presenza di certi errori fa pensare che la storia non sia stata modificata o "corretta" (bastava poco, nei dialoghi, per spostare tutta la faccenda negli Stati Uniti) dubito che i problemi di questa storia non siano stati notati durante la revisione delle tavole disegnate e letterate Come mi capita spesso rileggendo queste storie dell'ultimo periodo di GL Bonelli, rimane un senso di tristezza, a pensare come in pochissimi anni la mente geniale che aveva realizzato tante storie memorabili, non fosse più nemmeno in grado di ricordarsi se Tex avesse già passano o no lo stesso fiume. E come sarebbe potuta essere questa storia se anche il finale fosse stato al livello delle prima pagine. Il rimpianto per tutte le grandi storie che abbiamo perso, e per la decadenza di Tex in quegli anni e nei successivi.
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  38. Mai sentito dire nulla su questo, sei la primissima persona da cui lo sento dire. E ho potuto parlare direttamente ad una cena con Romanini che ha collaborato con Magnus all'opera. Ovviamente non gli ho fatto nessuna domanda su questioni economiche, ma ha parlato delle difficoltà di Magnus a terminare l'opera (e dell'eremitaggio a Castel del Rio per poterla terminare senza la distrazione dei problemi familiari o sociali) e non ha fatto alcun cenno a questioni simili. Come non ne hanno mai fatto alcun cenno gli altri con cui ho parlato che conoscevano Magnus. So invece che L'ENORME CIFRA (per gli standard di Max Bunker, quindi quel maiuscolo è anche ironico) che Bonelli pagò a Magnus per il Texone , fu uno dei (tanti) motivi di astio di Luciano Secchi verso Sergio Bonelli: Secchi aveva intenzione di far disegnare un altro "anniversario" di Alan Ford a Magnus (suppongo il numero 300), ma essendo impegnato per il Texone Magnus rifiutò. Nella versione raccontata da Bunker, perchè Bonelli pagava molto di più (ma questa è una lamentela ricorrente di Bunker su Sergio Bonelli, in generale). Secondo me comunque la "sfida" rappresentata dal Texone (e il suo ritardo...) potevano benissimo giustificare la scelta di concentrarsi su di esso (ma è comunque indubbio che Bonelli pagasse di più, Bonelli pagava PIÙ DI TUTTI in Italia...) Inoltre si sa che Sergio Bonelli avesse chiesto più volte a Magnus di semplificare i disegni per velocizzare il lavoro, e che quindi tutte quelle foglioline in più Magnus le metteva non solo gratis, ma a spese suo e a suo danno (guadagnava di meno e faceva incavolare l'editore), mi pare improbabile che qualcuno che chiede più soldi poi faccia tutto quello sforzo per guadagnarne meno (disegnando meno pagine ogni mese) Altri dati che cozzano contro questa che ritengo quindi una fake news conclamata: il fatto che sia stato Magnus a offrirsi per il Texone, il fatto che Sergio Bonelli e tutta la redazione erano convinti che non l'avrebbe mai finito (e quindi perchè pagarlo di più per non avere niente?), il fatto che non c'erano altri editori in quel momento che potessero pagare Magnus cifre paragonabili, e le cose che ha fatto durante la realizzazione del Texone se non erano beneficenza poco ci mancava... È vero che Magnus si trovò senza soldi nell'ultimo periodo, ma era per i costi delle cure mediche (e questo causò anche la morte di Bonvi, quando si dice che la sfiga ci vede benissimo e prende la mira...) e questo fa più pensare a qualcuno che non si sia fatto pagare abbastanza in vita per il suo lavoro, più che il contrario... Insomma: per me bufala. Una bufala assolutamente poco credibile e ingiuriosa.
    2 points
  39. D'accordo col Prof. Sassaroli: piccolo gioiello crepuscolare, parecchio violento e impreziosito dai disegni di un Monti al suo meglio
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  40. Quanto poco sai di come funzionano le varie polizie negli Stati Uniti. Potrei al limite darti ragione per lo Sceriffo di Los Angeles perché l'arresto di Joan Fischer era avvenuto nella sua giurisdizione, ma non c'era alcun motivo perché ne fosse informata la Polizia di un'altra città ed anche se fosse accaduto, perché il Capo della Polizia avrebbe necessariamente dovuto saperlo? Magari la notizia dell'evasione è sepolta in mezzo a tante altre. Si chiama burocrazia, bellezza. A parte che questa nemica non sta affatto cercando vendetta, tutt'altro.
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  41. Più o meno gli stessi che hai letto tu, ma non mi hanno incattivito
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  42. Penso che Diablero, se volesse, troverebbe nelle storie di Tex attuali cose positive tante quante quelle negative. Finora però ci espone solo quelle negative.
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  43. Già mi immagino con che razza di patacconi sgargianti copriranno la copertina di Villa... Se posso chiedere l'impossibile: vorrei una bella lettera di Davide Bonelli in cui si scusa con i lettori per la "spremitura" degli ultimi anni, annunciando una decisa stretta al numero di pubblicazioni e la chiusura di Color, Cartonati, Magazine e Maxi...
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  44. Tenete presente che è una donna giovane, bíonda, bella e che odia a morte i due pards. Non può essere Lily. Tutto lascia supporre che sia invece la figlia di Satania. Così avrebbe più senso anche la puntatina a Los Angeles nel primo albo. MA Difficile che una storia destinata inizialmente al Maxi possa essere il sequel di una storia apparsa sul mensile. Fin dall'inizio Borden pensava al formato Maxi Tex. Anche supponendo che Boselli abbia pensato alla figlia di Satania (che chiamerò d'ora in poi Lucifera per evitare di stare a scrivere sempre la figlia di...) solo all'ultimo momento, allora però difficilmente si spiegherebbero proprio le pagine losangeline, a meno che Benevento non abbia ridisegnato delle pagine. Sarei curioso di sapere da Borden com'è andata. Comunque è la prima volta che capita che l'ultima pagina non sveli il vero volto del nemico. Se è davvero Lucifera, stiamo assistendo alla nascita di una antagonista di spessore destinato a superare anche il personaggio che gli è servito come modello di partenza. L'abbigliamento di Dark, il fisico e il mascheramento lasciano propendere che si tratti proprio di Lucifera. Lily non avrebbe bisogno alcuno di mascherarsi. Nella terza storia in lavorazione la vedremo probabilmente in coppia con il figlio della Tigre Nera: hanno molti punti in comune 😂
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  45. Personalmente ritengo che il grande Bonelli va cercato e ammirato altrove, non in questi episodi alquanto sfilacciati e anonimi (rimontati praticamente da altri per poter essere in qualche modo pubblicati) dove ormai tutti i segni di decadenza si palesano e si amplificano e le storie si fanno fiacche e onestamente noiose da leggere. (Per non parlare di refusi gravi come la presenza della cavalleria in Messico, cosa se capitassero oggi come minimo porterebbero alla richiesta di noi lettori della testa dell'autore!) Ovviamente la soggettività di giudizio è sacra, ma sebbene adorando Gian Luigi Bonelli, storie così non mi sento di elogiarle. Nella mia permanenza nel Forum ho sempre cercato di essere il più possibile obiettivo e onesto con me stesso e nei giudizi, di conseguenza ammettere che anche il grandissimo Bonelli, in maniera del tutto fisiologica e comprensibile, abbia vissuto una mesta via crepuscolare non è, a mio avviso, lesa maestà.
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  46. Chiamata in causa, non mi tiro indietro e rileggo il texone. Cominciamo con un doppio errore. La visione iniziale del profeta: - 1: prima te la mostra dettagliatamente e poi te la ripete nel racconto di Due Trofei, nel caso non ti sia entrata bene in zucca; repetita iuvant - 2: la visione non è solo raccontata, l'autore ti fa vedere la scena originale e il fatto non permette nessuna interpretazione; per cui la guerra contro l'uomo bianco invasore è richiesta addirittura dall'intervento divino che predice un'eclissi, la trasformazione del deserto in rigogliosa prateria e la definitiva vittoria del popolo rosso. E non si tratta di un sogno, come la seconda volta, quella con l'aquila, dove è palese che lo sia per via del profeta che è mostrato mentre si sveglia. Ma andiamo. Bastava un racconto che lasciava un alone di incertezza dovuta al fanatismo religioso che ha interpretato chissà come un sogno o una visione. Tra l'altro anche Due Trofei avrebbe avuto una chiacchierata con il Grande Spirito che avrebbe contraddetto sé stesso prevedendo invece la sconfitta del popolo rosso. Insomma un po' di confusione e leggerezza dell'autore a descrivere queste premonizioni. Tralasciamo poi l'"arrivano i nostri a salvare" i quattro pard dalle grinfie di una ventina scarsa di scannagatti che però sono pericolosissimi perché armati di fucili modernissimi (lo si capisce dai bossoli di ultima generazione, forse la 3.0, lasciati nella scena del massacro). Qui, la voglia di proseguire la lettura è andata a farsi benedire, ma ormai che c'ero, stoicamente ho proseguito. Ma se io resisto, l'autore non lo fa. Tex e Tiger inseguono gli Hualpai, si fanno scoprire (cosa gravissima: si dice che Tiger sia capace di passarti a pochi metri senza farsi scoprire), Tiger cade, Tex lo abbandona e seguono poi piccionate varie, spiegoni, botte di fortuna, di sfortuna, cose inverosimili come il rapimento di Manitary da un villaggio enorme popolato da una caterva di indiani di etnie diverse, con la tenda del capo che, invece di essere al centro, è messa in un angolino per facilitare al massimo la fuga di Tex e Tiger. E gli Hualpai che fanno? Temono che facciano la bua al loro guru e, in centinaia e centinaia (viste le dimensioni del villaggio) contro due, si tengono a prudente distanza. Ma poi nel finale sparacchiano a volontà contro i fuggitivi (ma non temevano per l'incolumità del grand'uomo?) con le loro armi modernissime ultimo modello, che non beccano neanche un elefante da un metro di distanza. Ottimi i disegni di Mastantuono. Un po' meno i testi. A proposito, chi è l'autore dei testi?
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  47. Letizia, rispondo qui anche ai post nell'altro thread sempre sul tema "anastatiche", e su affermazioni (scusami, davvero strampalate) sul fatto che solo l'edizione originale può avere anastatiche, basate sul vecchio significato di "anastatica" del dizionario. Quella definizione non si applica, perchè NESSUNO più fa QUELLE anastatiche. È un processo di riproduzione e stampa estinto. E non con l'arrivo del digitale, ma da DECENNI PRIMA. NESSUNA delle serie "anastatiche" di cui si parla, persino quelle degli anni 70, è mai stato fatto con quel processo di stampa! Nessuna è "anastatica" in quel senso, quindi come potrebbe quella definizione avere la minima rilevanza su cose fatte con procedimenti diversi? "Anastatica" è come "nuvoletta" o "baloon" (palloncino), "voiceover", e tanti altri termini nati in altri contesti e con altri significati, di cui il fumetto si è APPROPRIATO, alterandone il significato per i suoi scopi. Ha quindi come parola lo stesso "legame" con il suo uso originale che ha "baloon": se guardi nel dizionario, è gonfiato con idrogeno o elio: quindi sostieni che le nuvolette nei fumetti sono per definizione gonfiate con idrogeno o elio? Ma non è una parola usabile "ad cazzum" (come ha fatto purtroppo la Mercury inquinandone temo irrimediabilmente il senso nella testa di molti giovani lettori), è una parola il cui uso da DECENNI (quasi un secolo ormai...) è standardizzato dalle consuetudini e da una "cultura condivisa", quella del fumetto amatoriale e di quelle pionieristiche case editrici come il Golden Comics Club di Piacentini, attorno a cui si è formata una cultura e una comunità. Una "cultura condivisa" tanto forte da RESPINGERE le comunicazioni pubblicitarie della Mercury e disconoscere le sue "pseudo-anastatiche" (se vai nel sito Bonelli, e cerchi i rari articoli che ne parlano, vedrai che anche la Bonelli non le definisce più "anastatiche") una edizione anastatica è una riproduzione il più fedele possibile di un albo originale. Questa riproduzione non sarà mai perfetta al 100% ma si cerca di arrivarci vicini per quanto possibile (si dice che Piacentini cercò di utilizzare anche un tipo di carta il più vicino possibile a quello originali, e in effetti al tatto le sue anastatiche somigliano molto di più agli originali) Quindi, una ristampa formato Bonelli o Book del Tex non censurato non sarebbe mai "anastatica", anche se utilizzasse i files con gli scan usati per le anastatiche. (mentre sarebbe una anastatica una riproduzione fedele del Tex Gigante non censurato degli anni 50, anche se è l'anastatica di una ristampa) Puoi dire che non sei d'accordo con quell'uso della parola, come puoi dire che secondo te, "porta" dovrebbe significare "torta" e viceversa, perchè vedi la "p" come più "dolce" della t, è un opinione legittima... ma non cambia il senso delle parole "torta" e "porta". ----------- Chiarite le difficoltà linguistiche, concordo con chi dice che sarebbe stato bello se la Bonelli avesse utilizzato gli impianti delle anastatiche, già fatti, per fare finalmente dopo 70 anni una edizione "fedele" del Tex di GL Bonelli senza le modifiche posticce fatte a posteriori da altri. Ci avrebbe dato uno straccio di motivo per comprare questa ristampa che invece lascerò tranquillamente in edicola. Ma questa, purtroppo, non è mai stata la "politica aziendale" Bonelli, non in passato e men che meno oggi: non hanno mai dato il minimo valore alle "edizioni originali" (non le avevano nemmeno in archivio) e da sempre modificano TUTTO e OGNI VOLTA, la loro idea è che il lettore cerchi sempre cose "più moderne". Piuttosto modificano ancora di più! (una concezione che fa capire quanto sono "vecchi dentro", è un idea del mercato da anni 90 del secolo scorso, in un periodo in cui TUTTI stanno riscoprendo le edizioni originali non censurate, li fa sembrare dei dinosauri in via di estinzione) Aggiungici che, dentro la Bonelli, purtroppo c'è da tempo una idea strisciante che il Tex di GL Bonelli sia un personaggio "vecchio e superato" (è incredibile come dimostrino stupore ogni volta che straccia come vendite i loro "fumetti moderni al passo con i tempi", ai tempi della CSAC si erano convinti che fosse merito del colore...), che dimostra come abbia ormai perso completamente il contatto con i reali gusti dei lettori...
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  48. Boselli si affaccia al nuovo centinaio con una prova alquanto ambiziosa. L’autore si “gioca la tripla” con un ennesimo ritorno eccellente (un quasi ritorno a dire il vero, visto che agirà la figlia, ma l’impatto nostalgico è intatto). Un salto nel lontanissimo passato, che ci riporta ai primi numeri, quando il grande G.L. Bonelli creò la famigerata Cora Gray alias Satania. Già il precedente con Lupe, ha mostrato le difficoltà di riproporre personaggi degli albori, tempi in cui Bonelli era liberissimo di sciogliere le briglie della sua fantasia, infischiandosene di plausibilità storiche e narrative e soprattutto ancora poco legato a paletti del suo personaggio, visto che la caratterizzazione di Tex era ancora un cantiere aperto. Le storie di allora hanno un fascino particolare, a volte possono apparire un po’ datate, ma di certo la fantasia prendeva il sopravvento sulla razionalità e quindi non stupiva la presenza di uno scimmione nel far west. Al giorno d’oggi, dopo sette decenni di pubblicazioni, certe situazioni richiedono una sospensione d’incredulità molto marcata nel lettore e spesso rischiano di dividere la platea dei fans. Con molto coraggio, Boselli accetta l’ennesima sfida e cerca di sfornare una storia che riesca a coniugare passato e presente, riportando sugli scudi il gusto dell’avventura. L’incipit è serrato. L’uccisione misteriosa dell’agente Pinkerton in missione, apre lo scenario alle indagini dei nostri, che tornano a collaborare con il fido Mac Parland (quello vero, non il clone irriconoscibile disegnato da Ortiz in una delle ultime storie di Nizzi ). Il lettore viene catapultato tra i quartieri di una fervente Los Angeles e nel cuore dei quartieri snob, agisce la setta del club dei tredici, guidata dall’inesorabile e arcano capo dalla maschera di cera. Borden confeziona una sceneggiatura molto Bonelliana, fra un agguato e l’altro e le indagini dei nostri, il primo albo si chiude con la scena del rapimento della giovane Joan Fisher, con l’enorme orangotango che fugge sui tetti della città inseguito da Tex, richiamando al celebre King Kong cinematografico. Il ritmo si mantiene alto pure nel secondo albo ma la storia cala un po’, a causa di una maggiore pesantezza di dialoghi e qualche pausa di troppo. A tal avviso l’innesto del bandito in male arnese che indirizza i nostri verso il covo della villain, suona un po’ di scorciatoia ma può essere benissimo accettata. La vicenda torna molto adrenalinica nell’ultimo albo, con un susseguirsi di agguati e colpi di scena senza soluzione di continuità. La voglia di stupire il lettore, a tratti porta l’autore a strafare un po’ e rendere troppo complicati alcuni passaggi, ma indubbiamente la lettura ti prende e la soluzione del giallo dell’identità della figlia di Satania tiene col fiato sospeso. Su questo aspetto Borden si diverte a sviare le previsioni, inserendo presenze femminili, quali la domestica o Lavinia, per confondere le acque e giocarsi il colpo di scena finale con la reale identità della villain. E’ ovvio che, come ogni buon giallo che si rispetti, la seconda lettura perde fascino, una volta che si conosce la soluzione, ma riconosco che durante la “diretta” l’effetto sorpresa è stato intenso. Prova che non può essere considerata un capolavoro, ma si presenta molto divertente e carica d’azione, che rievoca molto Bonelli e cita Salgari, impregnata com’è di fascino orientale. Malesi con cerbottane, belve asiatiche, droghe misteriose, tesori nascosti, desideri di vendetta, cunicoli sperduti, trabocchetti e trappole mortali, sette segrete, piombo a iosa: non manca proprio nulla per una lunga immersione nelle tumultuose acque dell’avventura. Effettivamente è un po’ strano che la giovane Fisher riesca dal nulla a creare un’organizzazione criminale così potente da assoggettare tutti i pezzi grossi della città, così come sembra un po’ eccessivo che il padre ignori ogni cosa. Anche molto forzata la scena in cui Tex, con un arto immobilizzato dal dardo col narcotico, riesca a sostenersi sul bordo della botola-trappola cercando di estrarre la colt. Un errore più che altro grafico, visto che nella vignetta doppia di pag. 27 pare proprio che Tex stia in piedi dentro la botola, ma ciò sconfessa il disegno di due tavole prima. Un po’ di editing in questo caso non sarebbe stato male. I nostri si divincolano molto bene, soprattutto Tex che mostra un acume investigativo molto affinato, Carson un po’ più lamentoso del solito per la media boselliana e anche Mac Parland appare più al centro dell’azione. Un personaggio quest’ultimo creato sì da Bonelli ma che in effetti ha avuto molto visibilità con la gestione di Nizzi e anche Boselli dimostra di non disdegnarne l’uso quando occorre. Lo sceriffo Rowland è ben tratteggiato: non è un’aquila ma in fondo è onesto e cerca di far il possibile per tenere l’ordine della sua città e dopo qualche “screzio” iniziale con i nostri, finisce con stimarli. Buono anche il lavoro sulla personalizzazione di Joan Fisher che tutto sommato si presenta come un’avversaria tosta e decisa e non stupirebbe un suo possibile ritorno sulla saga. Per ciò che riguarda il comparto grafico, eccellente lavoro di Benevento, che esordisce sulla regolare con una prova superba e di personalità. Una sceneggiatura molto complicata da tramutare in vignette, sia per la lunghezza che per le numerose situazioni dinamiche e molteplicità di ambientazioni. L’artista pugliese se la cava alla grandissima, soprattutto nel primo albo in cui la resa è notevole. Lieve e fisiologico calo sul finire ma il livello si mantiene davvero molto alto. Visto l’ampio campionario di belve e scimmie varie, non oso immaginare se una sceneggiatura simile fosse stata presentata al compianto Letteri! A parte l’ironia, anche la rappresentazione della numerosa fauna presente nella storia è ben realizzata graficamente da Benevento. Se “il buon giorno si vede dal mattino” con una coppia di debuttanti di lusso del calibro di Bocci e Benevento, il centinaio 700 si presenta davvero ottimamente e simili autori di talento non possono che non arricchire la saga e far felici le nostre pupille. Il mio voto finale è 7
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  49. Con Mefisto stiamo praticamente rileggendo tutto il centinaio d'oro quasi in parallelo e quoto il suo apprezzamento a questa storia. Anni fa, invece, io ne feci un commento non del tutto lusinghiero, ma sono pronto a rimangiarmi quanto detto, perché stavolta, senza ubbie e paturnie mentali, mi sono semplicemente divertito un mondo a leggere una storia iper-movimentata, inconsueta come ambientazione e con un personaggio del calibro di Barbanera. Quoto il bellissimo commento di Ymalpas: il Barbanera di Nizzi è forse superiore a quello di GLB, ma è indubbio che l'ossatura del personaggio, su cui Nizzi ha lavorato di cesello, c'era già tutta in San Francisco: questo vecchio pirata ha un suo personalissimo codice d'onore, lo fa vedere con i suoi atti e lo palesa anche nel dialogo, molto divertente, che ha sulla nave con Kit. Sulla maggiore efficacia del personaggio Nizziano rispetto a quello GLBonelliano a mio parere non è estraneo il diverso ruolo che il pirata gioca nelle due vicende, e qui mi viene in aiuto un altro Barbanera, che dimostra di aver ben compreso le caratteristiche di...sé stesso : Ma senz'altro Nizzi è stato enormemente agevolato dal già eccellente lavoro di GLB, ben reso qui da Condor: Francamente, trovai molto strana l'uscita, su questo forum, di Borden che diceva di non essere troppo ispirato da questo personaggio: è a mio parere l'ideale per qualche ritorno (sicuramente non troppo frequentemente), essendo uno dei comprimari più belli che ci abbia mai regalato GLB (e Nizzi, è doveroso sottolinearlo), che si presta a storie dall'ambientazione marinara, e che consente di respirare, qui sulle pagine del nostro Tex, Complimento che sarebbe molto gradito anche a Borden, che non ha mai fatto mistero di amare lo scrittore veneto. Fortunatamente, il nostro ha cambiato idea e tutti noi possiamo così sognare, leggendo San Francisco e La Congiura, il ritorno del faccione più simpatico dei sette mari
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