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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione dal 19/06/2025 in tutte le sezioni

  1. Alla Bonelli ci si lasciava alle spalle il difficile inverno che era seguito alla improvvisa scomparsa dell'editore Sergio Bonelli che aveva tenuto da sempre in mano le redini della gestione del fumetto prodotto dalla sua Casa editrice, il più popolare e il più venduto in Italia. Fu lo stesso Boselli a annunciare alla fine di quel mese di marzo 2012 sul forum di Comicus la sua nomina da parte del direttore Marcheselli a curatore della testata. Tredici anni dopo, nel giugno 2025, Mauro Boselli abbandona il timone, non sappiamo esattamente ancora nelle mani di chi, ma poco importa. Questo topic è pensato per dare uno sguardo d'insieme ai fumetti prodotti durante il periodo in cui li si è occupato di Tex, districandosi come scrittore e come curatore della testata. Come ci si aspettava, ha introdotto delle grosse novità, non esitando ad andar oltre ai niet che Sergio gli aveva fatto pesare su qualche storia. Per l'appunto dobbiamo chiederci in cosa la sua gestione si sia differenziata rispetto a quella del suo editore. Il messaggio iniziale di questa discussione riassume in breve i punti forti (e i tentativi meno fortunati) del Mauro Boselli curatore. La discussione tenterà anche di capire in che senso la testata di Tex si muoverà nel prossimo futuro. LE STORIE. Anni fa avevo aperto una discussione sui ''lavori interrotti'' dell'autore, ovvero quelle storie che per un motivo o un altro aveva da tempo parlato ma non era riuscito poi a concretizzare. L'esempio più calzante è offerto dalla figlia di Satania di cui Sergio non aveva neppure voluto discutere: è il miglior personaggio partorito dalla sua mente negli ultimi anni, al centro di una bellissima trilogia. Di recuperi di vecchi antagonisti del passato, non sempre graditi a una rumorosa minoranza di lettori e forumisti, è fatta tutta la sua gestione a partire dai suoi stessi personaggi come Jack Thunder, il Maestro, ma anche Jethro o la bella Dawn, per non tirare in ballo l'extraterrestre che appariva in un suo vecchio soggetto perduto dei primissimi anni ottanta che Gian Luigi Bonelli non sceneggiò mai (scelse infatti il fiacco soggetto del figlio Giorgio per scrivere una storia poco memorabile illustrata allora da Nicolò). Uno dei tentativi più ambiziosi del curatore è stato proprio quello di mettere ordine nella serie e rimediare a certi errori del passato. Così è stato per esempio con certe storie di Nizzi che avevano poco convinto: ne sono nate una trilogia incentrata su Yama e Mefisto, molto ambiziosa e riuscita solo in parte, mentre quella della Tigre Nera dopo un primo albo troppo elaborato (o cervellotico) si è rivelata molto appassionante. Non sempre però il ripescaggio dal passato ha portato a storie all'altezza di quelle che le avevano ispirate, pensiamo ai ritorni di Lupe o di Manuela Montoya (su soggetto di Carlo Monni), dei what if che non hanno convinto del tutto. Ma la storia che più ha fatto discutere e che molti rimproverano come l'errore più grande imputabile a Mauro Boselli è la numero 755 a colori illustrata da Villa (su soggetto questa volta di Frediani), per la quale l'autore è stato accusato di voler riscrivere il passato di Tex ai danni di vecchi capolavori del passato. Lo stesso autore ha parzialmente riconosciuto il passo falso, che per il scrivente resta tuttavia solo mezzo, essendo la storia solida e con un finale tra i più belli che abbiamo letto nella serie. NUOVE COLLANE. La rivisitazione del passato di Tex è avvenuta anche tramite una serie di nuove collane promosse dalla Casa editrice (in primis i cartonati francesi e la serie Tex Willer) che hanno raccolto un successo meritatissimo soprattutto grazie all'impostazione voluta dal curatore e alle sue storie sempre sulla cresta dell'onda. Certo non dimentichiamo che nonostante il tentativo di arricchire collane in crisi di identità come i Maxi Tex con un capolavoro come Nueces Valley, avvincente racconto dell'infanzia e dell'adolescenza di Tex, e un riuscitissimo team-up con i tre fratelli Bill (proprio il recupero di vecchie star bonelliane culminato con il recentissimo ripescaggio del detective Rick Master è stato una delle scelte assolutamente vincenti del curatore in questi quasi tre ultimi tre lustri che ci hanno accompagnato), è stato portato avanti con poca convinzione (se non di mezzi tout court). Così queste collane secondarie hanno avuto anche dei demeriti, il principale dei quali è stato per chi scrive l'allontanamento dell'autore dalla serie regolare mensile, lasciata in mano a un altalenante Ruju e a un poco convincente ritorno di Claudio Nizzi sulla testata, voluto proprio da Mauro Boselli nel 2017 e concluso con una striscia di polemiche quattro anni dopo: una delle scelte più infelici di Boselli curatore, perché Nizzi ha intaccato poco e male sulla collana e ha ripagato con rancore e livore chi gli aveva concesso, insperatamente, una nuova chance. Uno dei meriti (e dei cambiamenti più evidenti rispetto al passato) è stata la possibilità di vagliare nuovi soggettisti e sceneggiatori in erba (tra cui quattro o cinque dei nostri forumisti), pura utopia solo se pensata venti anni fa. L'abbondanza delle nuove uscite ha comportato un impoverimento anche dei Texoni. Anche qui le storie migliori restano le poche scritte da Boselli, a cominciare da Il magnifico Fuorilegge a La vendetta delle ombre. Certo Boselli non è e non ha potuto essere Sergio, cioè non ha beneficiato del potere decisionale e dei cordoni della borsa che permettevano all'editore (che aveva anche più tempo a disposizione per farlo) di cercare di contattare i maestri del fumetto internazionale. Nei cartonati alla francese inaugurati dal one shot di Serpieri, da Frontera all'ultimo capolavoro La maledizione di Charro Negro, le storie migliori restano quelle di Boselli, con gli altri sceneggiatori che hanno convinto solo in parte con le loro prove. Un discorso a parte merita il giovane Giusfredi che è cresciuto all'ombra di un maestro come pochi, come era capitato allo stesso Boselli con Gianluigi alla sua stessa età, che ha già scritto una bellissima storia da dieci e lode, guarda caso proprio sul passato di Carson e un suo vecchio idillio, che Mauro Boselli mi ha assicurato essere interamente frutto del suo vice. La storia di cui parliamo è uscita lo scorso anno su un Magazine, l'erede del vecchio Almanacco del West andato in pensione. Anche qui, il curatore si è dimostrato sempre ricettivo di quelle che sono o possono essere delle buone idee: la presenza di una seconda storia breve incentrata su un personaggio ''amico'' era una cosa di cui si era parlato proprio su questo forum. Proprio le storie brevi dei color Tex si sono dimostrare invece a lungo andare un'occasione tutto sommato persa, un prodotto editoriale poco soddisfacente e difficile da scrivere mantenendo alto il livello. UNO SGUARDO AL FUTURO. Questo topic andrà aggiornato nel momento in cui saranno finite nelle edicole tutte le storie scritte da Boselli durante il periodo in cui ha avuto in gestione la testata. Per il momento possiamo aggiungere a quanto già detto che Boselli non ha esitato a far viaggiare Tex ai quattro angoli del mondo, dal polo Nord con la storia Alla ricerca delle navi perdute al Borneo con quella della Tigre Nera, non dimenticando locations come le città di New York e di Los Angeles che non si erano mai viste nella serie e che le hanno dato nuove prospettive più ariose. In questo non ha fatto che seguire l'esempio dettato dal suo editore con i texoni cubano e argentino. Boselli ha concretizzato anche tante idee che erano care proprio a Sergio, in primis con una storia come Luna insanguinata, forse uno degli esempi più alti dell'arte narrativa dell'ormai ex curatore (ricordiamo ancora, per esempio, la storia di Bad Band, anche se meno riuscita). Difficile fare previsioni su come sarà impostato il Tex dei prossimi anni, non conoscendo ancora il nome del successore. C'è da augurarsi che Boselli, ora più libero, abbia campo libero nella scelta dei soggetti senza nessuna preclusione, dei disegnatori con i quali collaborare, della lunghezza delle storie ecc, non sono elementi da poco e resta da vedere se potrà esserci il massimo della sintonia con la persona chiamata ora a sostituirlo. Per quel che mi resta ancora da dire, gli anni della sua gestione meritano almeno un nove in pagella. Non era facile riprendere in mano il timone di una nave che rischiava di affondare dopo che l'ultimo faro, Sergio, si era spento nel 2011. Boselli l'ha fatto con tatto e intelligenza, come si è letto sopra, anche con il massimo grado di apertura mentale. Questo topic, lunghissimo, è il mio ringraziamento personale per tutto quello che ha fatto in questi ultimi tredici anni alla guida di Tex. Grazie Bos!
    10 points
  2. Un buon Texone, non un capolavoro di sceneggiatura, ma ci vedo un capo e una coda in una storia che tenta, con più o meno successo, la via dell'originalità in quel ha di rendere un visibile omaggio ai miti viventi che sono oggi Tex e Carson. Confesso che è uno degli aspetti che mi sono piaciuti di più. Scorrevole e godibile dalla prima pagina all'ultima, l'unica cosa che gli manca è in fondo solo la classicità glbonelliana, ma ci ho visto molto del Nizzi che fu, quello che ancora riusciva a farci divertire con le sue sceneggiature, così come nei disegni ho pensato più di una volta a Ticci, insomma un prodotto riconoscibile come Tex e non mi pare poco. Buone trovate, persino in quelle contestate sul ponte ballerino la cui presenza, fin dalla prima vignetta, ne suggeriva la conclusione, ma sempre un Tex (e Carson) che ti tirano le castagne roventi dal fuoco, sempre nel posto e nel momento giusto presenti. Con Ruju non sono sempre tenero, ma con storie come questa ha la mia benedizione. PS, detto per inciso, Biglia era la ragione prima delle lamentele di Claudio Nizzi che avrebbe voluto i suoi pennelli per la sua storia: se in questo Texone fosse finita la storia di cui si è dovuto fare carico Bruzzo, beh ancora una volta penso a una bella doccia torrenziale di umiltà sul capo dello sceneggiatore di Fiumalbo e sulle sue insensate pretese. Sic transit gloria mundi.
    5 points
  3. Posso azzardare una chiave di lettura. Come l'ho vista io. Ci sono dei lavoratori. Sfruttati, vessati, spinti a lavorare in condizioni disumane, per il profitto di gente che non hanno nemmeno mai visto. Al massimo vedono i SORVEGLIANTI, cioè gente incaricata soprattutto di tenerli a bada che non si ribellino. L'unica "legge e ordine" del luogo. Questi lavoratori vengono forzati a lavorare in condizioni pericolose, e alla fine c'è un incidente, che li rende esseri mostruosi, orrendi, che vivono nel continuo dolore delle loro ferite e delle loro ustioni. Dove si sfoga la loro rabbia, il loro odio? NON verso chi li ha sfruttati, ma verso altra povera gente. Uccidono gli indiani e prendono come schiavo un bambino, da sfruttare. Sono all'ultimo gradino, e se la prendono con chi sta peggio di loro, di un altro colore e più giovani, a cui affidano i lavori più umili, in cambio di percosse e prepotenze, come schiavi. Ubbidiscono, come sempre, all'autorità di chi li bastonava prima e li comanda adesso, spingendoli ad attaccare altra povera gente, che odiano ferocemente senza motivo, "io mi sono fatto un mazzo a lavorare e oggi sono pieno di dolori, perchè loro devono vivere in pace? Voglio che stiano peggio di me" L'incidente alla fine non ha "reso" mostri quegli uomini, ha "solo" reso evidente la loro mostruosità interiore, gli ha dato la scusa per fare il male che, come tutti, desiderano fare. Ma lo fanno solo a quelli più deboli. Ai sorveglianti, obbediscono. Rispettano il manganello. Amano il manganello quando si abbatte sui più deboli. Che loro odiano. Magari se ci fosse un referendum per limitare i morti sul lavoro, non si presenterebbero nemmeno a votare... E la gente del paese? Così bigotta e superstiziosa, così pronta a accanirsi contro un bambino, ma terrorizzati da ogni rumore o da ogni stormire di foglia? Che sarebbero pronti anche a linciare un bambino per la "sicurezza", e magari ci approverebbero un decreto liberticida? Per me il tutto è una metafora della società. (forse della "società moderna" ma non credo, dopotutto è ambientata nel 1800). E una visione dell'umanità come essenzialmente vile, opportunista e crudele con i più deboli e servile verso i violenti. Ed è una visione che ho visto in generale in molte cose postate da Manfredi, quando ancora ogni tanto leggevo cosa scriveva su facebook. [Apro una parentesi: come avevo già scritto tempo fa proprio su Manfredi, Facebook fa un sacco male agli autori. E alla gente in generale. L'algoritmo vuole "l'engagement" e quindi ti mostra le cose che ha visto ti fanno reagire, cioè che ti fanno INCAZZARE. Ti mostra un flusso continuo di cose che non solo ti rendono tossicodipendente a quella sensazione di rabbia, frustrazione, indignazione - l'indignazione social è la droga del nuovo millennio - ma che ti MOSTRA IL PEGGIO DEGLI ALTRI. Ti spinge a credere che gli altri esseri umani siano, in generale, delle merde. Ma questa non è una delle discriminanti "filosofiche" fra destra e sinistra? La sinistra dice di unirsi per far valere i propri diritti, la destra dice che tutti gli altri vogliono fo77erti e prendere la tua roba, e devi essere più svelto degli altri e farti avanti a spintoni... basta pensarci un attimo e capisci come gli algoritmi di Facebook, Twitter, etc abbiano spianato la strada a Trump e al dilagare delle idee di destra nel mondo occidentale (tipo il "facciamo la guerra noi prima che ci attacchino gli altri, presto!!!") L'effetto che vedo in particolare su molta gente di sinistra (quella vera anni 70, non la parodia Renziana attuale), che era già disillusa da decenni di berlusconismo e renzismo, se non diventano di destra (o peggio, Renziani anche loro), è il disprezzo assoluto per quelle che un tempo si chiamavano "classi operaie", apertamente odiate come "traditrici" o "fasciste" (senza rendersi conto di stare prendendo questa visione praticamente dall'equivalente moderno dell'Istrituto Propaganda Luce e dal MinCulPop) Scusate la parentesi politica, ma questa chiave di lettura della storia È politica. Comunque chiudo qui la parentesi] Se arrivi a questo livello di pessimismo sull'umanità, non hai bisogno di motivare il sadismo e la crudeltà degli ex minatori: basta vedere il comportamento dei Mormoni che non hanno avuto nessun incidente. Probabilmente i minatori avrebbero ucciso comunque gli indiani perchè di un altra razza. Avrebbero attaccato comunque New Hope, perchè di un altra religione. O perchè semplicemente gliel'ha detto il loro sorvegliante. Uccidere, depredare, stuprare, le altre comunità non è forse quello che ha sempre fatto l'umanità nei secoli? Reietti, fuori dalla "società civile", gli ex minatori danno semplicemente sfogo ai loro desideri repressi. Sono mostri, come tutti. --------------- Se accetti (almeno per la durata della storia) questa visione da incubo dell'umanità, cioè accetti le premesse della storia, vedi come comunque Manfredi è abile a "vendertela": la sparatoria iniziale è una divagazione per far partire la storia, ma già ci mostra un mondo dove la legge non solo è corrotta e al soldo dei violenti, ma addirittura gode all'idea di uccidere a tradimento (guardate il vicesceriffo). Chi chiede aiuto viene ignorato (tranne che da Tex e Carson), lungo la strada vedono solo segni di violenza, il trading post saccheggiato e il gestore ucciso, poi arrivano a New Hope e invece della tipica comunità di brava gente da salvare, sono descritti come fanatici deficienti incapaci di raziocinio, pronti a considerare un bambino una creatura mostruosa... la storia ci mostra una visione desolante dell'umanità prima ancora di farci vedere il primo "mostro"! A me la storia è piaciuta. Per i disegni "mostruosi" in senso buono e anche perchè Manfredi è bravo a farti entrare piano piano in questa visione terrificante dell'umanità. Senza "spiegoni" e lungaggini. i dialoghi sono secchi e divertenti (o drammatici). Mi è piaciuta l'inversione del "trope" della dinamite, con Tex e Carson che per una volta devono affrontare avversari che la usano! E grazie, grazie, nell'alto dei cieli, IL TEX DI MANFREDI NON È TAMARRO! Come purtroppo sono non solo il Tex di Ruju, di Faraci, di Recchioni e di gran parte degli autori "moderni", ma purtroppo pure il Tex di Giusfredi (ma ve lo ricordate il Carson che esce sotto il lampione a fare il tamarro nel cartonato di Gomez e Giusfredi?) Guadate come il Tex di questa storia AGISCE IN MANIERA INTELLIGENTE. Pianifica. Pone trappole. Fa costruire fortificazioni. Cerca di prevedere le mosse degli avversari. Deo Gratias! Sappiamo già invece come avrebbe agito il Tex di Ruju, Faraci, Recchioni, e purtroppo Giusfredi: Tex e Carson sarebbero usciti nella main street, magari sotto a un lampione, a dire due battutine "cool" tipo action movie anni 80-90, e poi pagine e pagine di bang bang zip zip aahh ahhh, insomma, la solita noia... E il tipo di battute? Invece del solito stantio teatrino con "vecchio cammello" e "satanasso" stancamente ripetuto (spesso a sproposito) tipico delle storie di Ruju o Nizzi, abbiamo pagina 98 "ho il tuo fucile" "ti manca il mio piombo", il "pessima scelta" di pagina 93 (detto DOPO averli fatti secchi, non PRIMA da tamarro!), o "l'appassionato taglialegna" di pagina 46. Insomma, per me se ne accetti le premesse, questa storia è la migliore pubblicata su Tex da anni! il problema è che non puoi accettare queste premesse su Tex: un eroe "solare" come Tex funziona se SALVA GENTE CHE VALE LA PENA SALVARE: altrimenti perde tutta la sua ragione di esistere! Se l'umanità è così spregevole, perchè salvarla? Ma una storia ogni tanto? Che (purtroppo, anche per la morte di Manfredi) non potrà ripetersi? Si può accettare. Tex e Carson hanno incontrato due gruppi di persone che non sono certo il massimo come esseri umani, ma è un caso, gli altri nelle altre comunità che salveranno le prossime volte sono meglio. Per me poi questa storia presenta, racchiuse, le motivazioni per cui Manfredi sarebbe stato un OTTIMO autore di Tex, ma anche un PESSIMO autore di Tex. Perché le capacità di scrivere un ottimo Tex le aveva tutte. E a volte l'ha scritto, un ottimo Tex. Con dialoghi secchi e incisivi (e quindi sarebbe stato un buon contraltare alternandosi alla verbosità di Boselli). E praticamente credo fosse l'unico altro autore Bonelli in grado di scrivere un Tex non tamarro. Ma allo stesso tempo si "ribellava" a Tex, cercando (non so quanto consciamente) di farlo andare in derive strane. per ideologia, o magari per l'indignazione che si notava sempre di più nei suoi post. @Poe dice che si aspettava che i minatori alla fine non fossero dei mostri e che parte della responsabilità fosse di New Hope. io no, non avevo COSÌ POCA FIDUCIA in Manfredi come sceneggiatore, sarebbe stata la cosa più banale e scontata possibile! (ma proprio per questo in un altra testata Bonelli o con Ruju come sceneggiatore non ho dubbi che sarebbe stato così). Anzi, Manfredi "smonta" questa cosa, facendo dire ai suoi mostri assurde scuse sul fatto che sarebbero giustificati nel far del male agli altri perchè sono brutti e rejetti... mi pare una vera e propria stoccata a Dylan Dog e a un sacco di narrazioni "vittimiste" moderne che ci vogliono raccontare che i cattivi hanno sempre motivi ed è colpa dei buoni, tipo certe rielaborazioni Disney di Crudelia Demon o Malefica... Manfredi fa dire a Tex e Carson cosa pensa di tutte queste scuse a pagina 60 del secondo albo. Tex non è Dylan Dog, non pensa che essere mostruosi fuori sia una buona scusa per essere mostruosi dentro. E niente giustifica le azioni degli ex minatori.
    4 points
  4. Potrei incollare il commento al Texone dello scorso anno: in questo caso non nutrivo grosse aspettative più che altro sulla trama della storia, che dall'anticipazione non mi ispirava un granchè, mentre ero consapevole che avrei apprezzato maggiormente i disegni di Biglia rispetto a quelli di Palumbo. In effetti partendo proprio dai disegni devo dire che Biglia ha fatto un buon lavoro sia sui personaggi, in particolare per me i due pards e i comprimari positivi, che sulle ambientazioni, cittadine e non. Di certo non scopriamo oggi le sue qualità, tuttavia, e non vuole essere una critica, pur essendo un ottimo disegnatore il suo tratto non mi rimane impresso come quello di altri artisti che hanno lavorato e lavorano sulla pagine del nostro... Per quanto riguarda la storia non mi è dispiaciuta, anche se come evidenziato da altri è ancora una volta un po' "leggerina", con qualche scelta di sceneggiatura telefonata ed i nostri che ad un certo punto non sembrano raccapezzarsi sulle tracce di un nutrito gruppo di desperados La vicenda nel complesso, che come ha detto Ymalpas ha un certo sentore nizziano, finisce per suscitare simpatia, come anche il personaggio di Ben, e tuttavia mi aspetto qualcosa di più succoso dall’uscita texiana più attesa dell'anno (almeno da parte mia), a maggior ragione a fronte degli ormai frequenti balzelli di prezzo tanto discussi e criticati.
    4 points
  5. Posso dirlo? Lo dico: da zagoriano, ma soprattutto da marveliano della prima ora, delle seghe mentali di continuity me ne šträçiävø. L'importante è che sia una bella storia. Se contraddice un dettaglio di una storia di 50 anni fa, ma chissenefrega! La continuity è un artifizio letterario, mica una religione. Poi, è ovvio che una coerenza di fondo in una serie ci debba essere, ma la coerenza assoluta è più di pertinenza della psichiatria che della narrativa.
    4 points
  6. Tu pensi PRIMA tutte le cose che POI si ritrovano nelle tue storie? È ovvio che la tua mentalità, i tuoi pregiudizi, i tuoi valori, si ritroveranno a volte nelle cose che scrivi, anche se non avevi nessuna intenzione di metterle! io mica ho detto che Manfredi voleva fare un trattato filosofico, era un color Tex, un lavoro praticamente "alimentare" rispetto ad altre cose che lo interessavano di più. Però l'idea del mondo di Manfredi si vede lo stesso. Esattamente come nelle storie di GL Bonelli si vede spesso oome la gente vivrebbe tranquilla e in pace senza ricconi prepotenti... Bonelli mica voleva scrivere trattati di capitalismo e anarchia! Era solo la sua visione di "come stanno le cose", poi magari se glielo facevi notare ti sparava! La storia è più che pessimista, è proprio scoraggiata sulla natura umana. Se non hai la stessa visione del mondo, tu magari dici "ma ci deve essere un motivo perchè sono così", ma non vedi che anche questo riflette la tua visione del mondo? Sono solo visioni del mondo diverse. Che "passano" sulla pagina ogni volta che scrivete. Ma guarda che anche la visione di Ruju traspare sulla pagina, e l'ho commentata MOLTE VOLTE! La cosa di far caso alla visione del mondo che traspare dalle storie... mica lo faccio solo per Manfredi per "arrampicarmi sugli specchi". Lo faccio sempre con tutti! L'ho fatto con GL Bonelli (osservando come la sua sia una visione ottimista dell'umanità ma molto negativa su detiene potere economico o politico), e l'ho fatto anche con Ruju! Quando osservo che nelle storie di Ruju la gente in genere è cretina (e in questo la sua visione assomiglia molto a quella di Manfredi), che il mondo in genere si divide fra povere vittime indifese e incapaci di sparare, tirare frecce, e seguire tracce, e serial killer spesso sovrannaturali o che sembrano tali (facendo capire che vorrebbe scrivere storie slasher con serial killer o comunque poliziesche con indagini, non storie western), quando osservo che nelle sue storie le donne sono sempre figure positive (anche nel male, sono capaci e intelligenti sempre più degli uomini) così come le minoranze, viste come positive ma se sono uomini non tanto svegli, e i maschi bianchi sono in genere stupidi e razzisti (parlo del cast delle comparse, i protagonisti come Ben possono fare eccezione), non sto facendo la stessa analisi che faccio su questa storia di Manfredi? Se questa storia l'avesse scritta Ruju... avrei gridato al miracolo! Soprattutto per il fatto che Tex non è tamarro! (ho già gridato al mezzo miracolo per una storia come "Ben il bugiardo"... poi mi vieni a dire che sono prevenuto contro Ruju! ) Eh lo so. Già altre volte in passato ho parlato con autori Bonelli (non di Tex, quelli stanno abbottonati) accusandoli di cose presenti nelle storie... e mi hanno risposto "ma guarda che io l'avevo scritta così e così, poi in redazione me l'hanno cambiata senza dirmi niente!" Ho saputo di sequenze di decine di pagine completamente stravolte e riscritte da capo, finali modificati, etc.... e in tutti quei casi, la storia originale era MEGLIO e la redazione l'ha rovinata! (o almeno, peggiorata ulteriormente, vedi "i fucili di Shannon", che per riuscire a peggiorare una storia di Nizzi ci vuole talento) (Certo, io lo chiedevo sulle boiate, magari semplicemente gli interventi migliorativi non generavano boiate e poi io non andavo a chiederne ragione allo sceneggiatore... però davvero, quante boiate inserite in redazione mi hanno raccontato!) Però noi lettori non possiamo farci niente. Anche se lo sai che alla Bonelli funziona così (leggo le vecchie polemiche su Jim Shooter per cose tipo la morte di Fenice, e penso a come avrebbero reagito quegli autori al lavorare per la Bonelli), mica puoi smettere di commentare le storie dicendo "chissà chi l'ha scritta davvero!". Fai conto che tutti commenti su certe battute si trasferiscano al vero autore... (ricordando comunque che "sfrondare" è diverso dal "riscrivere". E che tu probabilmente fai troppa paura e Giusfredi non ti "sfronda" abbastanza i dialoghi! )
    3 points
  7. In realtà lo spiegano chiaramente. la priorità di Tex e Carson è difendere il villaggio dei Mormoni. Sono andati incontro ai predoni per intercettarli e eliminarli prima che attaccassero il villaggio. Ma una volta interrogata Brenda si rendono conto che i predoni hanno già lasciato il villaggio e attaccheranno New Hope. Che stanno a fare, le belle statuine ad aspettarli con calma mentre quelli massacrano tutti gli abitanti del villaggio? Pagina 60. Ultima vignetta. Lo dicono, proprio spiegato chiaramente. Una volta sola, certo, non tre volte come faceva Nizzi, ma non dovrebbe bastare una? Io mi convinco sempre di più che se dessero retta a quello che gli chiedono i lettori... i lettori stessi fuggirebbero via a gambe levate! Per me, uno dei motivi principali per cui questa storia è piaciuta, oltre ai disegni, è proprio per i dialoghi secchi, senza lungaggini, e SENZA TANTE SPIEGAZIONI. A me ha fatto l'effetto di un po' di ossigeno, dopo albi e albi in cui si soffocava nel testo. Finalmente si lascia qualcosa all'immaginazione del lettore, alla fantasia, senza spiegare minuziosamente e puntigliosamente anche i cibi esatti che saranno proibiti al sicario sovrappeso dal boss dietologo! Mi rendo anche conto che è una questione di ECCESSO: se negli ultimi anni avessimo avuto tutte storie come questa di Manfredi, probabilmente gli darei un voto più basso. Ma non le abbiamo più storie come questa! E proprio magari i lettori che si lamentavano della verbosità delle ultime storie, adesso si lamentano che non gli è stato spiegato tutto nei dettagli. O magari vogliono la scena di pentimento, alla Ruju! Bisogna scegliere, non si può avere la botte piena o la moglie ubriaca: se non vuoi che tutto ti sia spiegato tre volte in "dialoghi esplicativi" pesantissimi, bisogna leggere le storie con attenzione senza perdersi interi dialoghi come quello di pagina 60. Se si vuole leggere distrattamente senza preoccuparsi se si perde un pezzo perchè tanto poi sai che lo rispiegano, non si può poi lamentarsi della verbosità. Se si vuole che tutto sia spiegato nei minimi dettagli non ci si può lamentare se poi ti spiegano per pagine e pagine le origini di ogni palo telegrafico, se invece vuoi le spiegazioni di tutto non ti puoi lamentare se i fumetti oggi non lasciano alcuno spazio alla fantasia e all'immaginazione.
    3 points
  8. A me ha convinto proprio perché ambigua, strana e senza giustificazioni. E ovvio, voglio dialoghi cosi ogni volta: rapidi ironici decisi intensi. Una goduria leggerli.
    3 points
  9. Innanzitutto complimenti a Ymalpas per l'apertura di questa discussione: il giusto tributo al grandissimo lavoro che ha fatto Mauro Boselli come curatore di Tex. Un lavoro difficile che il buon borden ha portato avanti per tanti anni con competenza, professionalità e tanta passione, soprattutto quest'ultima non è mai mancata! E quindi non possiamo che ringraziarlo per tutto l'amore che ha dimostrato per la nostra serie preferita. Le storie Pochi capolavori (come Nueces Valley) ma ottime e buonissime avventure: Il ritorno di Mefisto e Yama, la fine della Tigre Nera, Per l'onore del Texas, Alla ricerca delle navi perdute, la figlia di Satania , Rick Master, I tre Bill, l'incontro con Zagor.. E tutta la saga del giovane Tex merita un voto altissimo. Passi falsi? Richiamare Nizzi e il Tex 755 che io preferisco cestinare e dimenticare che esista. Per il futuro mi aspetto tante altre grandi avventure per il nostro Tex firmate Mauro Boselli!
    3 points
  10. Questo è stato l'ultimo messaggio di Letizia, al quale risposi subito dandole ragione per poi approfondire la tematica. Spiace tantissimo che non ci sia più e stento ancora a credere che ciò sia avvenuto davvero. R.I.P. Letizia
    3 points
  11. L’ho riletta ieri, per la terza volta. Fresca, epica, commovente come la prima lettura. Per me è “La” storia di Tex, con un eroe granitico, risoluto, empatico che stavolta agisce piacevolmente in solitaria. Il ritmo perfetto, il viaggio, il costante senso di pericolo, la coralità, la caratterizzazione perfetta di tutti i comprimari la rendono una storia eccelsa. Ripeto, per me la più bella di sempre. I disegni del compianto Marcello sono il valore aggiunto che rende quest’opera un capolavoro anche dal punto di vista grafico. Grazie @borden, complimenti per quest’opera meravigliosa
    3 points
  12. Letta anch’io. Storia notevolissima, devo dire che sono davvero colpito. Per testi e disegni, la metto tra le migliori degli ultimi anni. Manfredi scrive una versione western de Le colline hanno gli occhi, mettendo però al centro dell’azione Tex e Carson, sempre riconoscibili, risolutivi, perfetti. Come osservato da Diablero, e come anche nel film di Craven, a un secondo livello di lettura traspare una visione dell’umanità di un nichilismo impressionante. Fare una storia di Tex così è geniale. E disegni di Gomez sono semplicemente mostruosi.
    2 points
  13. No, perché il giovane Tex non c'è mai stato, non in quel periodo almeno. Considerato che Tex ha ancora la camicia a frange, io direi che cronologicamente questa storia si colloca o subito prima o subito dopo "Le cinque dita della Mano Rossa",
    2 points
  14. Credo che semplicemente all'epoca la gente fosse più abituata "a leggere". i fumetti, e in generale. Riguardo al primo punto (la narrazione in albi tipo intrepido e monello), raramente era davvero "difficile" da decifrare, le forme delle vignette non sono il problema, se l'ordine è chiaro, ma soprattutto... 1) all'epoca tutti leggevano fumetti, sin da bambini (e le bambine leggevano magari i fotoromanzi). Tutti. Erano in ogni casa. Erano dal barbiere, e tutti in attesa del loro turno (che nessuno prenotava prima il taglio, ci andavi e ti mettevi in coda) leggevano i fumetti dal barbiere. (che di solito erano Il Lando e il Tromba, quindi Barbieri (Renzo) produceva fumetti per barbieri (mestiere) 2) Quelle riviste vendevano un sacco non perchè piacessero, ma perchè costavano poco. Già da bambini le disprezzavamo: c'era chi leggeva Tex o Zagor o Mark, chi leggeva i supereroi, chi leggeva i porno (sì, alle elementari), chi leggeva il corriere dei ragazzi e chi leggeva il giornalino. Intrepido e Monello li leggevi perchè li leggeva tua mamma e li trovavi in casa, li trovavi dal barbiere, erano i fumetti di chi non conosce molti fumetti e vuole spendere poco. 3) in genere non è che fossero fatti benissimo. Avevano trame molto semplici, disegno chiari spesso stile fotoromanzo... e quindi autori che magari loro stessi in primo luogo non erano dei gran geni della narrazione a fumetti, ma comunque l;e trame erano semplici e si capivano lo stesso, costavano poco, chissenefrega... Oggi, il mondo è diverso. Anni fa fecero qualche studio (negli USA) per capire perchè i giovani non leggevano più tanti fumetti, e risultava che NON SAPEVANO PIÙ LEGGERLI: vedevano dei disegni, ma era come vedere "trova le 41 differenze" nella settimana enigmistica, mica lo capivano cosa andava prima o dopo... non c'è per me in chi legge fumetti la consapevolezza che è UN LINGUAGGIO CHE HANNO IMPARATO e che non viene per nulla "naturale". Cosa vuol dire la nuvoletta con la punta? Che differenza c'è con quella quadrata senza punta (che qualcuno chiama didascalia)? Devi leggere poi la vignetta sotto, quella sopra o quella di lato? Comunque, ecco di che parliamo, per chi non le ha mai viste. Billy Bis era il personaggio di maggior successo dell'intrepido, ecco qualche tavola: (l'ultima pagina è per me un buon esempio di come semplicemente fossero spesso tavole "sbagliate", dalla quarta vignetta dove vai? Devi tornare su, una cosa tranquillamente evitabile se evitavano quello "scalino". Ma aveva disegnato il mento del biondo troppo in basso...#) (per come è costruita la quarta vignetta, con il balloon che è largo praticamente quanto la vignetta e quasi tocca la testa del tizio di spalle, per me è possibilissimo che il disegnatore non avesse lasciato lo spazio per il ballon e il letterista abbia spostato in basso tutta la vignetta tagliando quella sotto, per far stare i balloon spesso lo facevano, capitava anche alla Bonelli) Che non vendevano un tubo... Certo, vendevano molto più di oggi. Orient Express mi pare che vendesse cifre molto rispettabili, oltre 20.000 copie... in un momento in cui ancora Tex ne vendeva 500.000 e Topolino a volte superava il milione! Era tutto un altro mercato. È come paragonare "Micromega" con Sorrisi e Canzoni TV. il fumetto era un media di massa per bambini e massaie, e quelle erano riviste che avevano intenti "culturali" e costavano molto di più. Nota anche la differenza, evidentissima, fra le storie di Toppi su Alter Alter e quelle sul Giornalino (o anche il suo primo Un uomo Un Avventura), le impaginazioni "strane" le riservava per un pubblico ristretto, sul Giornalino Toppi usava una "gabbia" tradizionale.
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  15. Ok quelle due tavole erano un esempio, però in generale ho trovato la gabbia del Charro Negro molto più rigida di quella di Yellow Bird. In ogni caso è una considerazione che mi è venuta in mente ieri sera leggendo l’ultimo Texone: per me Biglia si rifà chiaramente a D’Antonio a e a Calegari (e forse un pochino anche a Jean Giraud), ma che pena vedere le sue vignette tutte rigorosamente contornate! Il suo è un disegno che avrebbe bisogno di “respirare”, come appunto quello di un D’Antonio, con una costruzione della tavola più libera. E sono sicuro che Biglia sarebbe il primo a essere contento della cosa... Capisco che i lettori di Tex siano ortodossi e se vedono una vignetta senza bordo magari pensano che il disegnatore si è dimenticato di farlo, ma almeno sui Texoni e sui cartonati secondo me questo esperimento (lasciare maggior libertà grafica ai disegnatori) dovreste farlo…
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  16. Finita di leggere pochi giorni fa con importante ritardo. Dirò solo questo: capolavoro di sceneggiatura e di resa grafica dall'inizio alla rocambolesca fuga aerea delle ultime pagine. Per una volta sono contento che la vicenda non si concluda esaustivamente ma che abbia un finale aperto poichè questo significa che ne vedremo ancora delle belle grazie a @borden e Benevento su qualche prossimo numero! Voto: Sceneggiatura: 9+ Disegni: 9 (vi immaginate che splendore queste tavole stampate in un formato più ampio?) Sono storie come queste che, dopo due o tre di Ruju poco convincenti (per essere buoni), mi ridanno la carica e l'entusiasmo di andare in edicola ogni mese. Una storia così e la "fatica del lettore" passa in un attimo, guai a non averne almeno una all'anno, sarebbe la fine! Come @borden non ce n'è. Alla SBE dovrebbero cominciare a preoccuparsi.
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  17. Tex finora sono circa 195 uscite settimanali, quindi in tutto 973,05 Euro spalmate in 195 settimane cioè 3 anni e 9 mesi, circa 260 Euro all'anno. Può sembrare tanto se si fa il confronto con il prezzo dell'ultima ristampa, la Tex Classic, che ristampa 6 strisce ad albo per 4,50 Euro (e quindi per le stesse storie ristampate finora in anastatica avresti speso "solo" 440 Euro), ma a parte che non c'è proprio paragone per il prodotto, veste, fedeltà incensurata, etc bisogna dire che per un edizione anastatica questi prezzi sono BASSISSIMI. Per gran parte della mia vita, le anastatiche sono state un miraggio, essendo pubblicazioni amatoriali costavano UN BOTTO, certo, molto meno degli originali (e infatti fino agli anni 80 ho comprato gli originali, poi i prezzi sono andati alle stelle e non ho più potuto permettermelo), ma le piacentini spillate costavano più di 6000 lire a striscia più di 20 anni fa, cioè PIÙ DEL DOPPIO DI UN ALBO BONELLI, come se oggi una striscia costasse più di 12 Euro! Quindi, all'epoca pure le anastatiche COSTAVANO TROPPO, presi giusto le primissime serie perchè il fascino del "non censurato" era troppo forte... poi tutte le altre le ho comprate USATE nell'arco di VENT'ANNI cercando l'occasione su ebay! Aspettando per anni e anni "l'occasione del secolo!" (e il fatto che CI SIA RIUSCITO, e che alla fine contando il fatto che ho preso "occasionissime" a prezzi stracciati di blocchi di molti numeri rivendendo poi i doppi, e con i soldi dei doppi rivenduti alla fine me le sia fatte praticamente gratis, spiega anche perchè sia stato felicissimo di avere questa nuova edizione... se avessi preso le piacentini a prezzo di listino spendendo un rene magari a vedere i prezzi di questa mi sarebbero girati i cosiddetti... ) Oggi, grazie allo "sdoganamento" delle anastatiche, prodotte per il grosso pubblico, i prezzi sono molto più bassi (e purtroppo si sono buttati nel settore anche con operazioni malfatte e discutibili come quella di Alan Ford), e le anastatiche sono a portata di (quasi) tutte le tasche! P.S.: io e altri miei amici erano quasi vent'anni che dicevamo, parlando anche con editori o redattori, che ci sarebbe stato il pubblico per pubblicazioni anastatiche... ricevendo risposte condiscendenti e snob da parte di questi "addetti ai lavori" secondo cui "a nessuno interessava quella roba vecchia", mentre questi stessi proponevano "fumetti moderni" che sono stati un flop dietro l'altro...
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  18. Parto col dire che è stata una piacevole lettura, la storia è simpatica, ha alcune trovate interessanti ed intrattiene. I personaggi sono tutti ben caratterizzati. Certo, magari da un Texone ci si aspetta un po’ di più.. ma sulla regolare questa sarebbe stata una storia accolta da giubilo. I disegni sono l’aspetto che più di tutto tende ad alzare la valutazione, anche se ho trovato il lavoro dell’immenso Biglia un po’ incostante: a volte tavole curatissime, a volte tavole più “approssimative” specialmente nei volti. Ma nel complesso, una prova graficamente molto valida. In definitiva, ad albo chiuso, non rimpiango di averlo aperto, e lo ripongo in libreria con un senso di pace per la bella lettura terminata, cosa che ultimamente non accade spesso (spero nella storia di Manfredi che mi sta prendendo) Per @Diableroincredibilmente, pare che a pag 175 Tex spari per primo. Miracolo!
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  19. Propongo di aggiungere una striscia finale a "I fratelli Donegan" e a "Oltre il fiume" , quando verranno ristampati, in cui si vede Ben il bugiardo con la penna in mano che le sta scrivendo: in realtà quelle non sono le peggiori storie di Nizzi ma le simpatiche storie di Ben il bugiardo. Così verranno lette con tutt'altro spirito, e improvvisamente diventeranno persino piacevoli e divertenti.
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  20. XD ma il microscopio è vostro, mica il mio Mica deve piacerti per forza. - Il microscopio rende incapaci di vedere il quadro che si svela in modo EVIDENTE alla fine, attardandosi su dettagli tipo la critica Per Diablero: Non vedo il problema dei racconti di Ben son sincero... Va da sé che quelli sono i racconti nel racconto, e andavano differenziati dal resto del
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  21. Ma come, prima parli di evidente ingenuità e poi parli di microscopio? Non ci vuole il microscopio per trovare cose evidenti. Un vecchio adagio dice: se sei in India e vedi tutto grigio, stai guardando il culo di un elefante. E non ci vuole il microscopio per vederlo. E poi le storie non devono piacere a Ben, devono piacere a me.
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  22. Texone godibile e trama originale e ingegnosa per come ci ripresenta i personaggi che conosciamo in stile dime novel. I disegni di Biglia sono meravigliosi, ma forse davvero poco adatti all'intento rischiesto. Ci voleva qualcuno con uno stile più classico western, che ricordasse di più le copertine e l'immaginario di quel momento storico. -- incredibile che nessuno qui, o quasi, dei commentatori abbia capito la cornice entro cui sta storia si dipana...
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  23. Ma figuriamoci. Sei stato contagiato anche tu dall'epidemia di pelouovismo? Guarda che è peggio del covid e della peste bubbonica messi assieme. Io se fossi l'autore queste sbavature le metterei APPOSTA, solo per il divertimento di mandare in crisi i lettori ragionieri
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  24. Con netto ritardo sono riuscito anch’io a ultimare la lettura dell’albo finale del tanto atteso team up di Tex e Rick Master. Ammetto che è stata una sorta di tortura quella di dover stare lontano dal topic per evitare gli spoiler, mentre la discussione prometteva scintille e di farsi interessante. Magari la dieta del capo della Tong, mi sarebbe servita come punizione visto l'incipiente pinguedine, ma mi son dovuto accontentare di girare al largo, per recuperare solo oggi la lettura della lunga sfilza di commenti che hanno popolato questo post. Non è mai una buona idea leggere i commenti prima della recensione personale, poiché il rischio di essere influenzato a destra e a manca è sempre alto. Cercherò nel possibile di rimanere ancorato alle mie impressioni provate dopo la lettura, sorvolando sulle tante argomentazioni che sono state sfoderate in queste pagine. Come già accennato nel primo commento di due mesi fa, la storia si è mostrata subito interessante e il sottoscritto questo interesse lo ha mantenuto intatto fino all’ultime tavole. Per meglio godere il totale, ho riletto in sequenza i primi due albi prima dell’epilogo del terzo e credetemi, che questo stratagemma è stato indicato nell’occasione. Piccola digressione personale: non mi pento di aver scelto proprio il primo albo della prova per farmelo autografare direttamente da Mauro a Etnacomics, in compagnia del celeberrimo “Il passato di Carson” (quello si imprescindibile nonostante ingiallito da tre decenni di riletture), poiché, a mio avviso, sebbene non del tutto esente da difettucci, l’episodio in questione è destinato a divenire un autentico classico dei tempi recenti e di certo la migliore storia di Mauro sulla regolare dai tempi dell’epopea sull’Artico. Rick Master non lo conoscevo, quindi mi fido della caratterizzazione fornita da Mauro, comunque mi è sembrato subito simpatico e pieno di carisma e merita la vetrina di prestigio accanto a Tex. Molto ben calibrata la prima parte con le due indagini parallele che finiscono col confluire nel secondo albo e da allora il ritmo esplode e la storia diventa davvero al cardiopalma. Master e collaboratore giapponese non rubano la scena a Tex e Carson, ma si ritagliano comunque una buona fetta di peso specifico nell’economia della storia. L’organizzazione che agisce in estorsioni e rapimenti promette fin dall’inizio di dare filo da torcere alla squadra dei buoni e gli indizi seminati dallo sceneggiatore, preparano il vero incedere della sceneggiatura. Fra le critiche mosse nei commenti che mi hanno preceduto, ho fissato in particolar modo quella che definisce troppo semplice e “pilotata” l'indagine che porta subito i nostri sulla strada buona. Può anche darsi che Borden abbia un po’ forzato sulla casualità e sospensione dell’incredulità per sciogliere alcuni passaggi, ma ho avuto come l’impressione che più che altro all’autore premesse mettere in mostra il parterre di onore di protagonisti che il giallo o l’indagine vera e propria. Il simbolo della giacca come vessillo da indossare dai capi sezione può essere stato pur un vezzo di Mauro e mi ha lontanamente ricordato la bandana rossa della banda innocenti. Ma come, un’associazione simile vorrebbe agire nella segretezza e anonimato e si lascia alle spalle tracce così compromettenti? Dunque, come ogni opera, un diverso punto di vista non per forza finisce con l'essere assoluto, quindi se da un lato le osservazioni di Diablero possono anche non essere campate in aria, dall’altro anche i pareri opposti, fra cui quello dell’autore hanno il loro valore. Oltre al fatto che in simili centri abitati non era scontato risalire da una giacca nera, sebbene preziosa, all’identità dei caporioni dell’associazione, fornisco un altro punto di vista che finora non è stato evidenziato, ma che sta pur in piedi come gli altri due già esposti e dibattuti: in fondo chi l’ha detto che all’associazione a delinquere premesse passare del tutto inosservata? Come le varie mafie, spesso i componenti sono noti ai più, ma per omertà, collusione o paura, la gente comune finge di non conoscerli, se non addirittura rispettarli. E se anche in California accadeva questo? In fondo l’associazione è potente e ramificata e anche gli investigatori potrebbero aver evitato di indagare oltre ai misfatti, fino all’arrivo di Tex e Carson che danno il loro coraggioso contributo a Devlin. Il non far conoscere fra loro i capisezione può essere stato un espediente di Miss Dark per impedire eventuali dispute o tentativi di combutta ai suoi danni. Non vi convince? Magari avete ragione, ma la stessa cosa può accadere al sottoscritto leggendo le osservazioni di tizio e caio, quindi... Per il resto, molto bella la sequenza della liberazione della giovane cinese, così come si mostrano molto avvincenti le sparatorie che vedono i nostri pard in grande spolvero. Ho trovato molto ben pensata anche la location in cui si svolge la battaglia finale e quelle chicche storiche cittadine che Mauro non disdegna mettere nelle sue storie per ammodernare le sequenze quali il servizio di posta prioritaria, il tram a fili, il telefono e l’ascensore dell’albergo lussuoso. Capitoli dialoghi: lo stile di Mauro è ormai noto e la presenza corposa di frasi nelle sue conversazioni sono un marchio di fabbrica. In passato ci sono state storie più verbose che mi hanno infastidito (vedi il ritorno della Montoya) qui tutto sommato li ho trovati meno pesanti e la storia scorre meglio rispetto ad alcune recenti prove. La fuga in mongolfiera di Miss Dark, il mistero sulla sua identità (che sta popolando il topic creato ad hoc) e l’imminente ritorno dell’arcana villain, sono un tocco in più di Mauro (scelte narrative che possono piacere o meno ma denotano comunque il desiderio di non essere mai ripetitivi o banali) anzi mi chiedo se l’idea di lasciare il finale aperto sia nato al momento in cui è stata dirottata sulla regolare la prova o Borden intendeva usarlo pure nel caso in cui la collocazione dell’avventura fosse stata quella originaria, ovvero un maxi. Non so se Mauro vorrà rispondermi, peccato non averlo saputo prima che glielo chiedevo di persona durante il nostro incontro o in conferenza, tuttavia mi sento di porgergli i miei complimenti, visto che la storia mi è davvero molto piaciuta e attendo con trepidazione il seguito. Chiudo spendendo alcune parole di elogio per il comparto grafico impeccabile di Michele Benevento. Bravo, bravo, bravo! Già nelle prove passate mi aveva appassionato, qui l’artista si supera, con tavole curate, dettagliate (che goduria gli interni perfetti con tanto di carta da parati elegante), ma pur sempre leggibili e dalla giusta atmosfera e dinamicità. La sequenza tra la nebbia non ha tanto da invidiare a quella perfettamente resa dal maestro Villa nella “Congiura”, le fattezze dei nostri eroi sono armoniose e piacevoli. L’atmosfera cittadina resa alla perfezione e anche la rappresentazione di China Town e le sue tong mi ha convinto. Di certo ci toccherà aspettare un po’ per l’immancabile sequel, ma abbiamo la certezza che graficamente Benevento non ci deluderà, anzi sono pronto a scommettere che alzerà ulteriormente l’asticina della qualità, ben stimolato da Borden che sa come curare i talenti affidati alle sue mani. Il mio voto finale è 9
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  25. Neanche io gradisco (più) le citazioni (che spesso e volentieri sono collegata a scene/atteggiamenti da tamarri) ma Luca sa il fatto suo e chi compra Tex un'opportunità deve dargliela sempre. Io purtroppo ho mollato da tempo per i prezzi ormai irreali - oltre al fatto che comunque non ho mai seguito la TW - ma SO che la storia è ottima.
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  26. Allora...Storia molto diretta e con pochi fronzoli. Si vedono molte situazioni dove interagiscono, anche e soprattutto im modo conflittuale, i "cattivi", fino all'eccidio conclusivo. Molto cruda la parte finale, globalmente c'è tanta azione, un GLB che mette in risalto anche Tiger. Disegni di Galep essenziali e dinamici anche se qualche volto tirato via (Kit). Comunque storia con pochi momenti di stanca. Dialoghi in stile GLB.
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  27. Non è una differenza "nazionale", sono metodi di lavoro differenti che coesistono in tutte le editorie occidentali. il metodo più diffuso, sia negli USA che in Francia che in Italia è il classico "full script" per dirla all'americana, con lo sceneggiatore che scrive tutta la sceneggiatura prima che la tavola venga disegnata, e indica in generale anche la disposizione delle tavole (poi si va sulla preferenza personale, da Harvey Kurtzman che nei rari casi in cui sceneggiava per altri consegnava tutta la tavola già schizzata, a GL Bonelli che faceva la stessa cosa ma meno definita, a Boselli che divide la tavola graficamente ma non disegna dentro le vignette, a Nizzi che indica le divisioni a parole, a Castelli che pare in una circostanza abbia detto al disegnatore "da qui fai x pagine con Martin e Java che fanno a botte con gli uomini in nero") E ci sono anche casi più strani e peculiare, tipo i vecchi fumetti EC dove il lettering veniva fatto PRIMA del disegno, così il disegnatore sapeva già lo spazio che occupava ma non aveva la minima libertà sulla "gabbia" delle vignette (e nemmeno sulla posizione del personaggi, visto che c'erano già i dialoghi di tutti) Quello di cui parli tu è il "Metodo Marvel" (ma sarebbe più esatto chiamarlo "Metodo Stan Lee") dove il disegnatore aveva un abbozzo della trama (a volte, quando Stan era davvero indaffarato, non più di una chiacchierata al telefono, mentre all'inizio c'erano vere e proprie riunioni con Stan che - dicono - mimava le scene saltando sulla scrivania...), poi il disegnatore disegnava l'intera storia senza dialoghi (Kirby metteva note a lato pagina che puntualmente Lee ignorava), e alla fine lo sceneggiatore metteva i testi (a volte stravolgendo la trama che aveva pensato il disegnatore, vedere per esempio la storia della creazione di Adam Warlock, all'epoca ancora "Him", dove guardando le fotocopie delle tavole inviate fa Kirby scopri che Kirby aveva in mente - e aveva disegnato - una storia totalmente diversa, con gli scienziati mossi da motivi altruistici e la loro creazione che essendo superiore all'umanità li considera formiche senza valore. Lee probabilmente la considerò una storia troppo "filosofica" e nei testi rese gli scienziati malvagi e la loro creazione è disgustata dalla loro malvagità... Non era come vedi un metodo per "valorizzare i disegnatori", ma semplicemente... per risparmiare tempo! Lee era redattore capo, e sceneggiava quasi tutto lui all'inizio, e quindi delegava un sacco di lavoro ai disegnatori. Certo, questo portò alla maggiore vivacità dei fumetti Marvel, ma i disegnatori non erano contenti, per nulla, di fare questo "lavoro extra" spesso non riconosciuto. Oggi il metodo Marvel è quasi estinto. Funzionava con Kirby e Ditko che erano anch'essi sceneggiatori e perfettamente in grado di sceneggiare una storia, ma quando i successori di Stan Lee provarono ad applicarlo con altri disegnatori, i risultati diciamo che lasciarono a desiderare (il grandissimo Gene Colan disegnò un numero di daredevil che era praticamente una unica lunga fuga in macchina, gli piaceva un sacco disegnare le macchine... ). Sopravvive in genere solo quando il "writer" (non lo sceneggiatore, non si chiama così in quei casi) viene chiamato "a posteriori" da un autore che ha realizzato tutta la storia, finita, ma non si fida della sua abilità coi dialoghi e chiama qualcuno a scriverli (è il caso del primo Hellboy di Mignola: il personaggio era di Mignola, che aveva un idea precisa della trama, ma all'inizio non si sentiva sicuro e chiamò John Byrne a scrivergli i testi, senza però poter cambiare una virgola della trama. E dalle storie successive fece da solo. Tutta questa pappardella per dire che i metodi cambiano, persino sullo stesso personaggio, persino con gli stessi autori, e non c'è un "metodo americano" come non c'è un "metodo italiano" e ovviamente non c'è nemmeno un metodo francese. E un tipo di fumetto funziona SE C'È UN AUTORE CAPACE A FARLO FUNZIONARE, ma poi magari diventa una trappola mortale per i suoi epigoni (chi sta immaginando Moebius mentre legge questo passaggio non sbaglierebbe...) Moebius fu una bomba atomica quando "ruppe" tutti gli schemi del fumetto francobelga. Ma Moebius era Moebius. Se ci prova il 99% dei disegnatori a fare Arzack / Arzach [ Harzak / etc (cambiare il nome del protagonista ogni storia! Che matti e che tempi! ) viene solo una pizza, pagine e pagine di un tizio che vola. La "gabbia" la rompi ma se sei uno che capisce perchè funziona, la rompi consapevolmente e con un senso: il 90% dei disegnatori (qui sono più buono sulla percentuale perchè comunque è una cosa grafica) la rompe "per imitare gli altri che la rompono" o "perchè si annoia con la griglia" o per fare sfoggio di bravura, ma senza un vero senso. Moebius è ancora un Dio, ma se riguardo la gran parte delle cose uscite all'epoca che lo imitavano, oggi non mi dicono più niente. E comunque una "rivoluzione" ha la data di scadenza: ci sono cose che quando uscirono stupirono perchè erano diverse da tutto quello che era stato fatto prima, ma che lette quando quelle cose le fanno già tutti... non rimane molto a parte l'aspetto "storico" per filologhi del fumetto. E tra l'altro... all'epoca Moebius non vendeva mica tanto! Era Giraud e Blueberry che vendevano tanto, ma Metal Hurlant rischiò di chiudere all'inizio! (fu salvata dai soldi della Alter Alter italiana, che con le royalties per la riproduzione in italia - in un periodo in cui non solo non avevano altre edizioni straniere, ma anche in Francia vendevano poco, li salvarono dal fallimento). All'inizio il pubblico rifiutò pure Moebius! Poi è andata pure peggio. Il Fumetto Francese via via ha imitato pure i comics americani, sull'onda del rinascimento americano negli anni 80 (gli italiani come al solito arrivarono ultimi a tempo scaduto e invece di imitare il rinascimento imitarono la parodia, incredibile che in italia abbiano imitato di più i fumetti image degli anni 90...) e poi pure i manga, sull'idea (che ha fatto tanti danni anche in italia) tipica "se vendono più di noi, imitiamoli!!" come se perdere l'individualità e diventare una copia ti facesse preferire all'originale... Certo! Il Tex di Ruju, molto più moderno di quello di G.L.Bonelli! (sto scherzando ma fino a un certo punto, purtroppo è vero che Ruju è molto più "moderno", e per questo è peggiore) O andando sui disegnatori, Val Romeo è molto più "moderna" di Galep (ed è pure una donna!!!!!!), i disegnatori attuali di Alan Ford sono più moderni di Magnus, quelli di Spider-Man sono molto più moderni di Ditko e Romita e pure di Kirby, Sio è molto più moderno di Gipi o Buzzelli, e in generale oggi sono tutti più moderni di Moebius, Gal, Breccia, Foster, Caniff, Raymond, tutto vecchiume "superato" dai disegnatori moderni che sono più... moderni! E quindi MEGLIO! (personalmente, non ho più la minima stima del fumetto "moderno", nuove cose da leggere le cerco fra le cose che ancora mi mancano dei giganti del passato) E infatti vende sempre di meno! Nel fumetto francese, a parte il problema storico principale del fumetto occidentale (non ci sono più talenti! O vanno altrove o li omogeneizzano ancora in culla, mi sa...), c'è un problema di "bang for you buck" (in soldono, quanto ti danno in cambio dei tuoi Euro) simile a quello italiano. Fan del cinema, imitatori di grandi come Moebius che non si accorgevano di quante cose dicesse col disegno, o semplicemente autori pigri al grido di "tanto mi pagano a tavola, mica in base alle cose che succedono", o per imitazione di editorie dove un albo ha 250 pagine, hanno ALLUNGATO LE STORIE (o ristretto le trame) al punto che oggi paghi una storia a fumetti (e la paghi molto più che in passato), arrivi alla fine, non è successo niente e finisce con "continua".... Guarda anche l'idea Bonelli del "fumetto alla francese": quante puntate solo "il confine"? Venti mi pare? Parti con una serie in formato Francese e dici che per leggerla tutta devi comprare VENTI VOLUMI? È una follia, una storia di 1000 pagine non la pubblichi in quel formato costoso. In tutto il fumetto occidentale c'è, in varie forme, questo problema. Non hanno più idee e le centellinano? Sono succubi della "narrazione cinematografica"? I disegnatori non vogliono più disegnare le mille vignettine che faceva Moebius su Blueberry (raccontando un sacco di cose) e vogliono fare più splash pages che si fanno prima con meno fatica e rivendi bene la tavola alle convention? Probabilmente un misto di tutte queste cause e altre, ma il risultato finale è che il lettore alla fine invece di godere di una bella storia si scoccia perchè gli hai STRACCIATO I XXRONI con quelle lungaggini e i suoi soldi se li era sudati! Ovvio che finisce che i lettori ti mandato a fare in xulo e risparmiano i soldi, o li usano per comprarsi un vecchio Asterix di Goscinny che in un solo albo ti dava una storia completa (e scritta molto meglio) E intanto, fra i peana alla "modernità" dei quattro gatti che ancora li apprezzano (che sono molti, molti meno di quelli che ancora li comprano) i fumetti occidentali vanno, tronfi per la loro "modernità", giulivi verso l'estinzione...
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  28. Ma questi sono giudizi tranchant alla Diablero! Mica il fumetto franco-belga è morto 50 anni fa... Di roba buona ne hanno fatta e ne fanno ancora, per restare in ambito western Durango, Bouncer, Undertaker, W.E.S.T... La differenza tra la gabbia della bd e quella Bonelli è che in Francia credo che i disegnatori siano liberi di decidere la composizione della tavola, cioè dove e come posizionare le varie vignette sulla pagina, mentre in Italia questa viene decisa in maniera precisa dallo sceneggiatore (poi anche in Italia c'è chi lascia più libertà e chi meno)
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  29. Sarà che sono cresciuto "fumettisticamente" con i comics usa, ma il solo pensiero che uscire dalla gabbia bonelliana sia un trauma per il lettore mi spiace moltissimo. Si cerca il pelo nell'uovo nella narrazione, si ricostruiscono a posteriori intrecci e sviste, in molti casi qualcuno riesce a scovare errori nella posizione degli oggetti (o dell'illuminazione della scena) tra vignetta e vignetta e poi non si capisce qual'è quella successiva se non rientra nello schema. Scelte grafiche effettuate con tranquillità dai grandi cartoonist da più di mezzo secolo farebbero inorridire e mollare la lettura a un lettore che però riesce a comprendere le citazioni dotte dello sceneggiatore? Comprendo benissimo che Tex è il fumetto classico per eccellenza e deve mantenere dei punti fissi (anche a livello di narrazione), ma almeno per gli albi speciali qualche eccezione si dovrebbe permettere, soprattutto se è il disegnatore a beneficiarne. Ora comprendo le scelte di alcuni cartonati (gli esempi che ha mostrato Borden), è il fumetto franco-belga. Ecco, le mille vignette francobollo a me annoiano ed è per quello che presto ho mollato la collana. Ecco un esempio di doppia tavola (impossibile su Tex), ma che il comune lettore internazionale non ha nessun problema a seguire: https://www.clipstudio.net/wp-content/uploads/2020/05/0118_004.jpg Pensato dopo aver postato: un lettore di cento anni fa avrebbe preferito la vignetta senza testo e trovare i dialoghi scritti in carattere Times sotto il riquadro. Io quella roba lì non l'ho mai potuta soffrire, perché prima vedevo cosa succedeva (era inevitabile) e poi dovevo leggere quello che si erano già detti. Ma nel cinema del muto era esattamente così!
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  30. Anch'io concordo con te. Rimane però il fatto che spesso in fumetti strapopolari come negli Intrepido e poi quasi sempre negli Albi dell'Intrepido, soprattutto dagli anni Cinquanta in poi, le tavole avevano vignette circolari, trapezoidali, romboidali, da far impazzire chiunque, eppure si trattava delle testate che vendevano di più, lette da ragazzini e ragazzini (ma non solo) abituati a questo tipo di lettura, senza che subissero alcun trauma permanente. Oltre questo, si sobbarcavano a leggere (ma forse con gioia) decine di didascalie, ognuna lunga quanto una pagina dei libri di Fabio Volo, ma molto più interessante. Non ne sono sicuro, ma anche il Corrierino degli anni Settanta presentava storie scritte in Italia con tavole "movimentate". Poi c'erano le riviste d'autore e lì Toppi e molti altri sperimentavano senza sosta. Bonelli ... no !
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  31. Su questo concordo totalmente con Borden. L'idea che una gabbia "ribelle", magari alla Humanoides Associated, sia "meglio", è il punto di vista di un lettore SAZIO E ANNOIATO, che vuole cose "strampalate" solo per la novità (o è il punto di vista di un disegnatore che vuole fare sfoggio di bravura, tipo un difensore che si mette a fare numeri difficilissimi proprio davanti alla sua porta e finisce che si fa fregare la palla da un avversario più concreto). Ma date per scontato che tutti quanti, fra i lettori (di Tex, o in generale), sappiano "decodificare" senza problemi una pagina "strampalata", perchè lo sapete fare voi! Ma quando mai! Ci sono persino AUTORI che non sanno impostare quelle pagine (suppongo sia l'abitudine ai Manga, dove la verticalità ha la precedenza, ma nel fumetto occidentale non è così... e vedo albi pubblicati nelle fumetterie italiane dove si lanciano in equilibrismi grafici dove hanno proprio sbagliato gli autori a mettere le cose in sequenza! un mio amico disegnatore nella sua prima storia per Bonelli anni fa mise una vignetta scontornata (in una regolare gabbia bonelliana su tre strisce), Sergio Bonelli in sua presenza guardandole storse il naso, e disse che era una cosa che non gli piaceva. Da allora non ha mai più fatto una vignetta scontornata, non per "paura" che gli venisse modificata ma perchè ha capito che lì Bonelli aveva ragione. Una scontornata può avere un senso, un motivo, ma se non ne hai uno... è solo un vezzo! Alan Moore (sempre lui) anni fa in una storia breve di un personaggio ABC fece un capolavoro di sceneggiatura: ogni pagina rappresenta un palazzo di (mi pare) quattro piani, in cui ogni piano rappresenta una linea temporale diversa, la storia se non ricordo male si poteva leggere piano per piano, o pagina per pagina, e aveva senso. Un gioco di incastri magistrale. Ma quando ha voluto fare una storia complicata rivolta al grosso pubblico, con Watchmen, si è imposto una "gabbia" regolarissima di tre strisce da tre vignette: la storia era già complicata, inutile complicarla di più per niente (mentre invece spesso le tavole "esuberanti" servono a complicare e rendere più interessanti storie banalissime, vedi ancora gli umanoidi... Gli esperimenti grafici ha senso farli su una Graphic Novel rivolta ad un pubblico "sazio e annoiato" come magari può anche essere quello dei cartonati di Tex. Se lo fai sulla serie regolare, se anche un 5% dei lettori si incasina a leggere... sono più lettori di quelli che normalmente comprano le graphic novel "complicate", e li hai persi. Anche se prendi in blocco tutto il pubblico sazio e annoiato che vuole narrazioni originali, non compensi i lettori che perdi. E ho fatto l'esempio degli umanoidi proprio perchè, notizia fresca, in Francia hanno appena dichiarato fallimento.
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  32. Gli altri rilievi mi sembrano fuori fuoco, ma su questo concordo (ho notato subito anch'io quella tavola). Nel senso che il tipo di sceneggiatura densa e particolareggiata che utilizza Boselli - che a me piace - rischia di penalizzare il lavoro del disegnatore. Esempio: Tex cartonato La leggenda di Yellow Bird (testi di Giusfredi) Tex cartonato La maledizione del Charro Negro (testi di Boselli) (non sono tavole che sono andato a scegliere apposta io, ma sono quelle che si trovano sul sito Boselli, e le altre sono più meno uguali) Quindi si a una sceneggiatura ricca e dialogata, ma lasciando spazio di manovra al disegnatore, ad es. con tavole mute (senza arrivare agli estremi di Nizzi, ovviamente) come quella di pag. 6, splash-page e semi splash-page e anche la possibilità di sforare la canonica griglia bonelliana (uscendo dai contorni delle vignette, per capirci). Allora la sinergia scrittore - disegnatore per me raggiungerebbe il top
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  33. Ahimè di Gomez ho visto poco: L’ottimo charro (ma il colore “copre” un po’ il disegno) e la storia del giovane Willer “Nostra signora degli angeli” Nei prossimi giorni recupererò l’acclamato “Verso l’Oregon” e presterò attenzione a quanto hai detto, vedrò se effettivamente riscontrerò anch’io una differenza di cura e qualità. Intanto grazie. I pareri differenti sono l’anima del confronto e sono sempre necessari e bene accetti, se espressi con rispetto
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  34. Cosa davvero originalissima e mai vista prima con Ruju... (in generale l'uso delle donne da parte di Ruju è MOLTO monocorde, confrontare la sua storia delle quattro vedove o i suoi personaggi femminili precedenti con una storia dove c'è un ottima caratterizzazione di diversi personaggi femminili come "Verso l'Oregon" di Manfredi, per vedere la differenza fra diversi personaggi femminili e lo stesso stereotipo ripetuto più volte...)
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  35. In effetti dover curare da solo (o quasi, visto la preziosa presenza di Giusfredi ma sempre solo due anime sono!) una serie ammiraglia di tale blasone e importanza per l'editore, con le pubblicazioni che nel corso del decennio si sono moltiplicate più dei pani e i pesci, non deve essere stato facile. A maggior ragione che a Borden si richiede (come ovvio essendo lo sceneggiatore di punta in Bonelli) di continuare a sfornare storie ambiziose in serie su più fronti; in pratica si pretende che al povero Mauro spuntino sei braccia peggio della Dea Kalì. Il lavoro quando è fatto sembra sempre facile e a noi lettori basta che arrivi l'albo in edicola, per farci credere che sia una mansione non così impegnativa, che si colma solo con la passione, ma suppongo che stare dietro a tutto e soprattutto alle scadenze, è un'impresa quasi titanica e per chi possiede tempra d'acciaio. La Bonelli è cresciuta tantissimo in ottant'anni ma sotto questo aspetto ha mantenuto una linea di piccolo editore a gestione familiare. Una serie come Tex effettivamente con le migliaia di tavole inedite all'anno pubblicate di questi tempi, necessiterebbe un curatore per ogni collaterale (Regolare, Tex Willer, Maxi, Color e via dicendo). Il fatto che Mauro possa tirare il fiato e concentrarsi solo sull'aspetto puramente creativo, è un bene e la qualità delle sceneggiature ne risentirà in positivo, ma non sarà facile per il suo successore traghettare la serie, se viene lasciato solo al timone. Beh, speriamo bene. Per rispondere al quesito di Ymalpas nel topic, credo che il resoconto dell'opera di Mauro come curatore sia ampliamente positivo, e non è di certo stato per lui un gioco affrontare questi periodi non facilissimi per il fumetto. Il ringraziamento è doveroso e speriamo che possa ancora farci sognare con la sua irrefrenabile fantasia. Ti vogliamo bene Mauro e lo sai.
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  36. Appena riletta. Grazie a questa storia confermo la mia preferenza come pard preferito Kit Carson, da proprio il meglio di sé e peccato che siano sempre più rari questi epici siparietti tra i pards.. Per quanto riguarda la storia do un 7+ la storia di per sé anche se il tema è risentito ecc.. è originale soprattutto per la discesa nelle rapide del Colorado, ma anche per la riuscita di Bonelli nello sfruttare bene o male tutti e 4 i pards. I banditi non sono niente di che ma sono senza scrupoli (e non so quante volte Gilas abbia ripetuto scimmia rossa a Moqui..povero..) ma in generale una delle più belle storie, non un capolavoro ma comunque molto bella e soprattutto per il grande Kit.
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  37. Rileggendo le storie di fine secondo centinaio, si nota la lieve involuzione dello stile compositivo del grande Gian Luigi Bonelli. Anche "Gli scorridori del Rio Grande" rimarcano questa tendenza, a mio avviso, e lo spunto di soggetto che poteva essere alquanto interessante, scivola via danneggiato lungo una prolissa sceneggiatura che alla lunga rischia quasi di annoiare. Erano passati pochi anni dai celebri capolavori "Il grande intrigo", "Terra promessa", "Una campana per Lucero", "Lotta sul mare" eppure confrontando gli esiti delle prove sembrava che fosse corsa molto più acqua sotto i ponti. Come dicevo nell'introduzione, l'idea delle orchidee misteriose che producono pillole allucinogene, utili alla coppia di villain per soggiogare i banditi della loro banda e intimorire i nemici durante gli assalti a banche e villaggi, non è affatto male, così come si rivela una location alquanto interessante il castillo sulla laguna e tutta la sequenza del geyser vulcanico che contribuisce alla vegetazione della strana pianta. La banda di delinquenti, accumunati da baffi e abiti eleganti da nobili messicani, si avvale pure dalla preziosa collaborazione degli indiani Yaqui agli ordini di Quemado e solo la fuga del "disertore" Tonito (cugino di Eusebio) che tradisce l'organizzazione spifferando tutto a Tex e il Morisco, sconvolto dalla morte del fratello, mina le fondamenta di questa pittoresca e cinica organizzazione criminale. L'episodio comunque pecca di ritmo e spesso anche i dialoghi sono troppo prolissi. Alcune sequenze vengono dilatate oltremodo, altre si fanno più accattivanti e originali (vedi la sequenza del geyser), ma per il resto la trama non viene sviluppata del tutto come si deve e sul finire si assiste a un concentrato di azione e sparatorie, che di fatto incanala la prova verso questo filone, sciupando in parte l'atmosfera particolare e misteriosa del soggetto. Bonelli mantiene la sua grande e sconfinata fantasia, ma si comincia a evidenziare una maggiore difficoltà nel gestire le sceneggiature, soprattutto quelle più estese, e l'amalgama della trama visto che alcune scene e sequenze sembrano un po' legate con forza e non con i dovuti equilibri narrativi di ritmo e scorrevolezza. La sufficienza dell'episodio è comunque garantita anche grazie al contributo di Letteri, sempre sul pezzo e abile a divincolarsi fra i tanti fili narrativi della trama. Ho notato una particolarità: mai come in questo episodio l'autore romano firmò tante tavole e vignette. Mi ha un po' incuriosito la cosa, visto che già l'artista aveva eseguito decine di storie per Tex prima, come mai solo in questa sentì l'esigenza di mettere in calce la sua firma? Era particolarmente soddisfatto della sua prova o c'è altro dietro? Chiudo con alcune curiosità che la mia mente ha elaborato durante la lettura: - in primis l'idea del fiore misterioso che provoca allucinazioni mi ha ricordato un misto fra "Il fiore della Morte" e la mistura che Mitla preparava per il suo "Diablero" entrambi storie scritte da Bonelli per Letteri; - Il grande Gian Luigi non perdeva il fascino per gli anagrammi, visto che ci presenta Quemado e Maquedo due componenti della banda, con nomi che sono uno l'anagramma dell'altro (nella miglior tradizione mifistofelica); - curioso l'errore di ballon che fa dire a Tex ciò che presumibilmente doveva essere dialogo del figlio Kit, visto che è alquanto improbabile che il nostro eroe, sebbene molto acuto e intelligente, abbia mai studiato a scuola cosa sia un geyser. - Per finire, la scena della dinamite che bloccando la bocca del geyser provoca poi il terremoto distruttivo che porrà la definitiva parola fine al Castillo e la banda, probabilmente ha ispirato Nizzi nella sua "Il risveglio del Vulcano", in effetti sembra un'idea bella e pronta che l'autore di Fiumalbo ha copiato per la fine del suo modesto episodio. Il mio voto finale è 6
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  38. È vero ti aspetti una punta di diamante della produzione annuale anche se questo va un po' meglio di quello dello scorso anno davvero mediocre. Due anni fa, con "per l'onore del Texas" l'ultimo Texone degno davvero di tale appellativo.
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  39. Ruju ha diversi problemi, nello scrivere Tex. uno dei principali è... che non riesce a scrivere Tex! Cioè, non riesce a darci TEX come PROTAGONISTA, non riesce a rendercelo "vivo", a costruire davvero una vicenda sulle sue scelte: Tex nelle sue storie pare muoversi da cliché a cliché, da un "satanasso" a un "vecchio cammello", da una scena dove Tex punta le armi ma non spara mai per primo a un altra scena dove Tex punta le armi ma non spara mai per primo.. Non se è per ovviare a questo problema, o perchè proprio gli interessano molto di più gli altri personaggi, ma Ruju nelle sue storie cerca di basarsi su ALTRI personaggi che spingano la storia: cattivi "superumani" come Wolfman o il mostro del lago o il pistolero vudu (con scarsissimi risultati), o... co-protagonisti che gli interessino di più. In questa storia ne abbiamo due: uno è il "bugiardo" del titolo (un personaggio non certo originale, e "l'eroe per caso" citato da Poe già non era originalissimo, me lo ricordo solo io "Cuore che fugge" dalla Storia del West?), e l'altra è la maestrina, il tipico ritratto femminile "moderno" stile "girlboss" delle storie di Ruju. Però stavolta funzionano. E lo dico con una certa sorpresa. Pur essendo un po' un cliché (ma quale personaggio di Ruju non lo è?) nella sua indubbia abilità di cacciaballe Ben risulta simpatico. E a differenza degli altri esempi già citati, non dimostra alla fine capacità da "uomo d'azione", ma continua ad usare la sua capacità di sfornare storie per cavarsela anche contro assassini e rapitori. E anche la maestrina riesce a non diventare un manifesto ma a rimanere un personaggio tutto sommato credibile, anche se abbastanza monodimensionale nella sua assoluta determinazione. Anche i banditi, sono dei cliché ambulanti e abbastanza caricaturali, ma funzionano come minaccia temibile per Ben e Angela (un po' meno per Tex e Carson, per cui servirebbero magari avversari meno caricaturali) Però, come dicevo, devo ammetterlo: erano anni che non leggevo una storia di Ruju che non mi facesse venir voglia di scaraventare via l'albo. Questa storia magari meno "ambiziosa" (per la caratura dei cattivi e l'assenza di peculiarità supereroistiche degli stessi) rispetto alle altre recenti dello stesso autore riesce comunque ad essere leggibile e con personaggi simpatici. Purtroppo una cosa però rimane costante, il fatto che, torniamo sempre al problema di base... il problema delle storie di Tex di Ruju, è proprio il Tex di Ruju. Dovrei esserci abituato alla maniera caricaturale in cui OGNI VOLTA di fronte ad avversari armati e pericolosi si mette tranquillamente in posa plastica, con le armi spianate... e ASPETTA CHE GLI ALTRI SPARINO PER PRIMI! Ormai lo so che gli fa fare sempre questa pantomima idiota, ma no, non mi ci abituo, è insopportabile. BASTA. lo fa a pagina 28 e a pagina 221, e pagina 234 , e non lo fa a pagina 104-110 solo perchè lì fa spari "dimostrativi" stando attento a non colpire nessuno finché non gli sparano contro... Vorrei fare una preghiera al prossimo curatore di Tex, magari potremmo fare una petizione firmata... MULTARE Ruju ogni volta che mette una scena simile in un albo di Tex! Chissà che così magari non la smetta! Altro problema è il dare la precedenza alle "scene tipiche" anche quando non hanno senso. Tipo mettere la scena "tipica" di Tex al ristorante che mangia bistecche a pagina 78. una scena che "stona" spaventosamente con l'urgenza di inseguire i rapitori di Angela, che in qualunque momento potrebbero magari stuprarla e poi ucciderla per non essere rallentati. Intendiamoci: non dico che Tex dovrebbe correre dietro come un treno dietro ai rapitori sfiancando il cavallo senza mangiare o bere, è chiaro che comunque non li può raggiungere in cinque minuti di corsa e quindi può mangiare qualcosa. il problema è la RAPPRESENTAZIONE di questa cosa. Se ci venisse mostrata comunque una cena fatta in fretta, con Tex che dice che non ha tempo da perdere, farebbe ben altro effetto di quella mostrata invece nel fumetto, in cui Tex viene mostrato prendersela calma e agire quasi con una certa flemma. Il problema insomma è il tono e uno "stop" che in quel punto. Visto che poche pagine dopo (pagina 92) è lo stesso Tex a dire a Carson che devono muoversi in fretta visto che quei banditi hanno fin troppo vantaggio... (come illogicità comunque nulla batte la scena a pagina 56: i banditi hanno scorrazzato per tutta la città sparando all'impazzata, stanno inseguendo lo sceriffo per ucciderlo dopo aver ucciso il vice, sono entrati nella banca con le armi spianate... e Angela entra tranquillamente per "portare la colazione" senza essersi accorta di nulla! ) A parte questo: una certa disinvoltura nelle coincidenze per far avvenire proprio le cose che servono a Ruju (su quel ponte passano DUE CAVALLI senza problemi e poi le assi si sfasciano con il peso del solo Carson? Deve aver esagerato ultimamente con le patatine fritte... ) Ma, tutto sommati... temevo peggio. Stavolta Ruju porta a casa almeno le basi: una storia che si legge con due protagonisti interessanti. Nulla di eclatante, e probabilmente scorderò questa storia ben presto, ma molto meglio delle altre sue prove che ho letto negli ultimi anni. Dispiace che il giudizio, già non eccelso, debba essere diminuito per quei "vizi ricorrenti" che ho descritto tipo la scena-fotocopia con Tex che si mette in mostra e schiva le pallottole, giusto per "fare il tamarro": basterebbe così poco per evitarle, e invece le infila in ogni singola storia... Ma vabbè, il texone l'ho preso ovviamente per i disegni di Biglia, ero rassegnato alla solita storia di Ruju e invece è stata meglio di quello che mi aspettavo, pur non essendo nulla di speciale: pretendere che non ci mettere proprio nessuna delle sue "scene tipiche" sarebbe stato pretendere troppo!
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  40. Allora...Riletta dopo cinque anni. Alla seconda lettura ho riapprezzato i disegni di Benevento, mi sono lasciato trasportare nella Los Angeles del XIX secolo e dalle varie imboscate, teorie sull'identità del capo setta, sulle varie difficoltà che i nostri hanno dovuto affrontare. Il Bos ha costruito una storia sicuramente varia tra nemici umani, animali e colpi di scena. In certi frangenti forse c'è un po' "troppo dialogo" ma sicuramente non manca l'azione. Un po' di sospensione d'incredulità in un paio di occasioni dove Tex si salva e/o viene salvato. Globalmente però lavoro ben fatto.
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  41. Salterei Cheyenne Club e La tigre nera. Gli altri Tex delle GSB sono tutti eccellenti. Comunque nel link che hai messo non ci sono solo volumi delle Grandi Storie Bonelli (brossurati, 16x21 cm, bianco e nero, sopra le 250 pagine), ma anche cartonati, o a colori, o di grande formato, o con numero ridotto di pagine. I volumi della collana GSB sono questi: https://www.comicsbox.it/serie/LGSBONELLI
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  42. Ci vorrebbe uno davvero esperto di disegno, perché ci sono probabilmente chine di Gamba su matite di Nicolò, chine di Nicolò su matite di Gamba e matite e chine di Gamba con solo i volti dei personaggi di Nicolò...
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  43. Prolissa questa storia? Ma scherziamo? Tre albi che mi hanno tenuto incollato fino alla fine. Certo i ritmi narrativi non sono più quelli sincopati del primo centinaio, certo oltre a qualche "fucilata" nei dialoghi c'è anche qualche "pistolotto", ma tutto è gestito proprio come dovrebbe essere: né troppo né troppo poco di tutto ciò che serve a fare un'avventura di Tex. Sopra si diceva che questa storia dovrebbe essere presa a modello e io sono perfettamente d'accordo.
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  44. Cara Letizia, se questo è il tuo nome. E io che ne so? Ti conosco forse, so chi si cela dietro il tuo nick e la tua immagine profilo? No, dunque mi baso su ciò che scrivi. E se non volevi essere fraintesa, con tutto il rispetto eri tu a doverti spiegare meglio, questo è almeno il mio punto di vista. Se io decidessi di scrivere un romanzo usando il personaggio di Tex, senza una concessione di chi ne detiene i diritti, andrei cauto sui termini che si usano per parlarne, soprattutto quando si tira in ballo la casa editrice. Questo è ciò che farei io, e se permetti, e me lo permetti per forza, posso ancora esprimere la mia opinione senza che tu debba per forza incarognirti a farmi cambiar idea e a rigirare le cose che ti ho scritto, scrivendo il falso (che sarei un conservatore, rileggiti i miei commenti e correggiti per cortesia). Per le premesse da te fatte, e ho argomentato a sufficienza, il tuo non è il vero Tex. La vedovanza non è un apostrofo romantico nella storia di Tex che non va cambiato per evitare scandali, ma un pezzo fondamentale alla base dei comportamenti del personaggio. Poi continua a far finta di ignorarlo. Il tuo è il "Tex di Letizia". Non è il vero Tex, ma un adattamento. E me lo permetterai, continuerò a dirlo se mi pare e piace. Tu hai aperto un sito, ci hai messo dentro dei romanzi, il sito è accessibile potenzialmente da migliaia di persone, se non di più, e tu lo spammi anche altrove. In quel sito pubblichi, perché è una pubblicazione seppur come dici tu non a fine di lucro, romanzi che definisci "I Romanzi di Tex", rincarando la dose e parlando del vero Tex. Ti ho già spiegato perché secondo me lo reputo di cattivo gusto e affatto non necessariamente una buona pubblicità per la SBE, se ogni cristiano si svegliasse volendo fare lo stesso. Posso dirlo? Si. E oggettivamente è un dato di fatto che se domani tutti facessero come te, si potrebbe produrre un grosso danno per il personaggio e di certo nessuno darebbe il diritto di fare ciò che fai tu a migliaia di persone. La tua argomentazione è che "c'è gente che fa anche di peggio", il che è praticamente una mezza ammissione che quello che fai non sia proprio elegante (o meglio, come lo presenti), ma mi conferma che il tuo ragionamento, molto all'italiana ti consente di far ciò che ti pare, perché in fondo qualcuno fa cose veramente scorrette e tu sai stare sulla linea tra ironia e serio. GLB non ha mai fatto risposare Tex, lo ha reso vedovo abbastanza in fretta e su quella vedovanza ci ha costruito anche storie epocali, forgiando il mito del personaggio. Ti ripeto, a me che Tex si sposi non frega una pizza, se la SBE dovesse decidere così vediamo che viene fuori. Il tuo darmi del conservatore, dopo i miei commenti in cui ti dimostro il contrario e ti spiego il mio punto di vista sulla questione denota che, siccome sai leggere e sei una persona molto sveglia, devi per forza essere un'interlocutrice scorretta, almeno con me, e che ignora ciò che viene detto. E questo è un punto che mi da fastidio. Non devo giustificarmi su questo perché la nostra discussione parla chiaro e io ho sempre parlato con lingua dritta, ribadendo che il problema è uno. Non cosa scrivi, ma come lo pubblicizzi. Fammi la cortesia di tenerlo a mente e non scrivere ancora il contrario. Il punto non è chi sposa chi, ma che tu usando un personaggio su cui ci sono diritti d'autore pubblicizzi romanzi come romanzi di Tex. Qualcuno potrebbe non capire la sottigliezza. E reputo che non vada bene. Posso dirlo? Tanto mi pare non te ne freghi nulla, per cui vivi e lascia vivere, ma evita di ribadire cose che non ho scritto. Contro di te? Nulla. Pochi giorni fa chiesi anche dei tuoi romanzi su un altro topic e col piglio buono mi ero ripromesso di leggerli o darci uno sguardo. Ti ero apparso scontroso o più curioso? E come ho scritto qui, coerentemente, non ho problemi col fatto che tu scriva romanzi SU Tex. Ci mancherebbe. Viva l'arte. Come chiunque può leggere e testimoniare, ho espresso una critica sul tuo uso inappropriato del termine "I romanzi di Tex" e "il vero Tex", che come ho spiegato reputo scorretti e sui quali suggerirei maggior trasparenza. Ad una prima impressione credevo anche io fossero dei romanzi ufficiali che mi ero perso, su Tex, e capirai, spero, che non va bene che si resti su questi ambiguità. Non lo farai apposta, ma il risultato può essere questo. Posso dirlo? Si, grazie. Che poi mi permetto di dire e chiudo, il web, con nickname e foto avatar ci fa sentire liberi di far di tutto come scritto sopra. Pubblicare dei romanzi di Tex quello vero, su un sito web accessibile da tutti, e anche sponsorizzato su forum molto visitati, non è ben diverso dallo stampare quei romanzi e magari chiedere uno spazio espositivo in un centro commerciale dove offrirli anche gratuitamente per lettori interessati. Li immagino in una sezione di una libreria con lo strillo "I Romanzi del vero Tex", e mi chiedo se suonerebbe corretto. Senza autorizzazione della SBE. Certo, il posto in libreria non te lo danno, e il web ti permette di pubblicare ciò che vuoi e chiamarlo come vuoi. Se alla SBe sta bene tutti felici, io ho espresso un'opinione su questo punto. Della vedovanza non mi frega nulla, è una questione di forma. Chiarito il punto e si può andar avanti? Poi ripeto, o ti spieghi quando parli o se dici in risposta ad un mio commento che forse fai anche una pubblicità alla SBE argomentando seriamente la cosa, beh se vieni fraintesa la colpa è la tua. Non la mia. Non leggo la mente a distanza e su certi argomenti do per scontato che si facciano affermazioni più sobrie. Ma magari abbiamo diverse sensibilità, e se permetti sono libero di esprimere la mia senza ambiguità alcuna. Buona giornata Letizia!
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  45. Boselli si affaccia al nuovo centinaio con una prova alquanto ambiziosa. L’autore si “gioca la tripla” con un ennesimo ritorno eccellente (un quasi ritorno a dire il vero, visto che agirà la figlia, ma l’impatto nostalgico è intatto). Un salto nel lontanissimo passato, che ci riporta ai primi numeri, quando il grande G.L. Bonelli creò la famigerata Cora Gray alias Satania. Già il precedente con Lupe, ha mostrato le difficoltà di riproporre personaggi degli albori, tempi in cui Bonelli era liberissimo di sciogliere le briglie della sua fantasia, infischiandosene di plausibilità storiche e narrative e soprattutto ancora poco legato a paletti del suo personaggio, visto che la caratterizzazione di Tex era ancora un cantiere aperto. Le storie di allora hanno un fascino particolare, a volte possono apparire un po’ datate, ma di certo la fantasia prendeva il sopravvento sulla razionalità e quindi non stupiva la presenza di uno scimmione nel far west. Al giorno d’oggi, dopo sette decenni di pubblicazioni, certe situazioni richiedono una sospensione d’incredulità molto marcata nel lettore e spesso rischiano di dividere la platea dei fans. Con molto coraggio, Boselli accetta l’ennesima sfida e cerca di sfornare una storia che riesca a coniugare passato e presente, riportando sugli scudi il gusto dell’avventura. L’incipit è serrato. L’uccisione misteriosa dell’agente Pinkerton in missione, apre lo scenario alle indagini dei nostri, che tornano a collaborare con il fido Mac Parland (quello vero, non il clone irriconoscibile disegnato da Ortiz in una delle ultime storie di Nizzi ). Il lettore viene catapultato tra i quartieri di una fervente Los Angeles e nel cuore dei quartieri snob, agisce la setta del club dei tredici, guidata dall’inesorabile e arcano capo dalla maschera di cera. Borden confeziona una sceneggiatura molto Bonelliana, fra un agguato e l’altro e le indagini dei nostri, il primo albo si chiude con la scena del rapimento della giovane Joan Fisher, con l’enorme orangotango che fugge sui tetti della città inseguito da Tex, richiamando al celebre King Kong cinematografico. Il ritmo si mantiene alto pure nel secondo albo ma la storia cala un po’, a causa di una maggiore pesantezza di dialoghi e qualche pausa di troppo. A tal avviso l’innesto del bandito in male arnese che indirizza i nostri verso il covo della villain, suona un po’ di scorciatoia ma può essere benissimo accettata. La vicenda torna molto adrenalinica nell’ultimo albo, con un susseguirsi di agguati e colpi di scena senza soluzione di continuità. La voglia di stupire il lettore, a tratti porta l’autore a strafare un po’ e rendere troppo complicati alcuni passaggi, ma indubbiamente la lettura ti prende e la soluzione del giallo dell’identità della figlia di Satania tiene col fiato sospeso. Su questo aspetto Borden si diverte a sviare le previsioni, inserendo presenze femminili, quali la domestica o Lavinia, per confondere le acque e giocarsi il colpo di scena finale con la reale identità della villain. E’ ovvio che, come ogni buon giallo che si rispetti, la seconda lettura perde fascino, una volta che si conosce la soluzione, ma riconosco che durante la “diretta” l’effetto sorpresa è stato intenso. Prova che non può essere considerata un capolavoro, ma si presenta molto divertente e carica d’azione, che rievoca molto Bonelli e cita Salgari, impregnata com’è di fascino orientale. Malesi con cerbottane, belve asiatiche, droghe misteriose, tesori nascosti, desideri di vendetta, cunicoli sperduti, trabocchetti e trappole mortali, sette segrete, piombo a iosa: non manca proprio nulla per una lunga immersione nelle tumultuose acque dell’avventura. Effettivamente è un po’ strano che la giovane Fisher riesca dal nulla a creare un’organizzazione criminale così potente da assoggettare tutti i pezzi grossi della città, così come sembra un po’ eccessivo che il padre ignori ogni cosa. Anche molto forzata la scena in cui Tex, con un arto immobilizzato dal dardo col narcotico, riesca a sostenersi sul bordo della botola-trappola cercando di estrarre la colt. Un errore più che altro grafico, visto che nella vignetta doppia di pag. 27 pare proprio che Tex stia in piedi dentro la botola, ma ciò sconfessa il disegno di due tavole prima. Un po’ di editing in questo caso non sarebbe stato male. I nostri si divincolano molto bene, soprattutto Tex che mostra un acume investigativo molto affinato, Carson un po’ più lamentoso del solito per la media boselliana e anche Mac Parland appare più al centro dell’azione. Un personaggio quest’ultimo creato sì da Bonelli ma che in effetti ha avuto molto visibilità con la gestione di Nizzi e anche Boselli dimostra di non disdegnarne l’uso quando occorre. Lo sceriffo Rowland è ben tratteggiato: non è un’aquila ma in fondo è onesto e cerca di far il possibile per tenere l’ordine della sua città e dopo qualche “screzio” iniziale con i nostri, finisce con stimarli. Buono anche il lavoro sulla personalizzazione di Joan Fisher che tutto sommato si presenta come un’avversaria tosta e decisa e non stupirebbe un suo possibile ritorno sulla saga. Per ciò che riguarda il comparto grafico, eccellente lavoro di Benevento, che esordisce sulla regolare con una prova superba e di personalità. Una sceneggiatura molto complicata da tramutare in vignette, sia per la lunghezza che per le numerose situazioni dinamiche e molteplicità di ambientazioni. L’artista pugliese se la cava alla grandissima, soprattutto nel primo albo in cui la resa è notevole. Lieve e fisiologico calo sul finire ma il livello si mantiene davvero molto alto. Visto l’ampio campionario di belve e scimmie varie, non oso immaginare se una sceneggiatura simile fosse stata presentata al compianto Letteri! A parte l’ironia, anche la rappresentazione della numerosa fauna presente nella storia è ben realizzata graficamente da Benevento. Se “il buon giorno si vede dal mattino” con una coppia di debuttanti di lusso del calibro di Bocci e Benevento, il centinaio 700 si presenta davvero ottimamente e simili autori di talento non possono che non arricchire la saga e far felici le nostre pupille. Il mio voto finale è 7
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  46. una storia western cazzuta, a tratti violenta e tragica, ma di una bellezza notevole. Una sceneggiatura molto completa (almeno secondo il mio modestissimo parere) una banda di Broncos terrorizza il sud dell'Arizona bruciando fattorie e uccidendo pacifici coloni: i pard ricevono l'incarico di eliminare la suddetta banda. Ma una banda ben peggiore, fatta tutta di bianchi (resi graficamente da Galep praticamente tutti uguali ) utilizza metodi di violenza anche peggiori di quelli dei Broncos. Questi farbutti scalpano le vittime, rivendendone poi gli scalpi ad un Greaser rinnegato, che a sua volta li rivende in Messico (spacciandoli per scalpi Apache). Tex e i pard abbandonano per ora la pista dei Broncos per concentrarsi su questa banda, che nel frattempo si macchia di delitti ulteriori a Tomstone, assassinando un mercante e rubando il denaro. Giunti a Tombstone troppo tardi per fermare la banda, i pard approfittano comunque della puntatat per spazzare via una buona parte della marmaglia che governa la città e riprendono l'inseguimento. Gli scalphunters verranno massacrati dai Broncos, che finalmente compaiono nel finale, e torturati fino alla morte (stessa sorte che subiranno Marc Winter e Stone in "Tucson"). Tex e i pard giungeranno in tempo per decimare i Broncos e per chiudere definitivamente la caccia Un episodio minore, ma che mi è sempre piaciuto
    1 point
  47. Storia quasi anomala nel panorama texiano dell'epoca. Si tratta quasi di un thriller giudiziario, con un innocente accusato di omicidio, con tanto d'indizi che lo incastrano e Tex che deve trovare le prove della sua innocenza.1) In questa storia Tex agisce completamente da solo. Lui stesso, infatti, rimasto ferito nella storia precedente, aveva mandato avanti i suoi pards a far da scorta al carico d'oro prelevato dalla banca di Las Vegas.2) Ancora una volta Tex si rivela un buon giudice di uomini. Udito il racconto di Bill Dutton, non esita a credergli.3) Mostra anche un senso della legalit? del tutto personale. Per evitare a Dutton il linciaggio non esita a farlo tecnicamente evadere (o se vogliamo, lo rilascia sulla parola ).4) Come è già stato notato, per scagionare Dutton Tex fa sfoggio di tutte le sue capacità di cercatore di tracce. Trova anche un testimone, ma gli viene ucciso sotto il naso.5) Gli avversari di turno sono due stavolta: Landers, il prepotente signorotto locale che vuol mettere le mani sui terreni di Dutton, e Black Kenny, suo socio e pistolero.6) Landers è una mente fina, ma non gli serve a molto. Giunto al dunque pensa di risolvere tutto assaltando il ranch di Dutton, ma è proprio in quello scontro che perder? la vita.7) Quanto a Black Kenny, se avesse abbastanza bin senso se la filerebbe lontano, ma decide di tornare a Las Vegas per vendicarsi. Risultato: finisce stecchito.8) La Las Vegas di questa storia ?, come sottolineato già, decisamente improbabile, visto il contesto storico, ma possiamo passarci sopra.9) Ho letto che qualcuno parla di tentativo di continuity perchè ad un certo punto in una didascalia si accenna al fatto che Tex va a visitare il tenente Floyd, rimasto ferito nella storia precedente. Altro che tentativo: il tenente Floyd era comparso già fina dalla prima vignetta della storia, ancora a letto in casa del dottore, stabilendo un chiaro e tutt?altro che forzato legame con la storia precedente. Che poi il povero tenente Floyd venga dimenticato nel resto della storia è un'altra faccenda. Decisamente buoni i disegni di Galep.
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