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Questa storia ha diversi punti in comune con la prima che Nizzi scrisse alla fine degli anni Ottanta e che si reggeva su un personaggio proteiforme, capace di assumere, con una "maschera" diversa, diverse identità, un character teatrale che recitava abilmente la commedia sia con i suoi affiliati sia con chi veniva a indagare sulla scia dei suoi fatti criminosi. Anche quest'ultimo albo ha, seppure in misura minore rispetto al primo di cui si è discusso nelle pagine iniziali, confermato come l'autore si sia divertito a far recitare la commedia ai suoi personaggi, pensiamo a Kit Willer e a come riesce a liberarsi dei due scagnozzi che la Tigre gli ha messo alle calcagna in cui finge di essere morso da un serpente oppure alla recita di Daniel che vuole dare a bere al padre che terrà prigioniero Kit Willer mentre invece combattono assieme per la liberazione dei villaggi, o ancora, in tono minore, durante la scalata della torre per liberare van Horn, il lamento di aiuto di quest'ultimo che servirà a distrarre le guardie alle porte. Se non teatrale almeno filmica è la scena in cui la Tigre dà l'assalto alla reggia con un "avanti miei prodi" che è preso ovviamente da Salgari. Ora Nizzi nel suo libro intervista specifica come la Tigre solo inconsciamente nacque da Salgari, se dobbiamo credergli dice che non aveva pensato affatto ai bei racconti scritti a cavallo del Novecento dall'autore veronese. Con questo ultimo capitolo della lunga saga Mauro Boselli ha dunque deciso di sterzare vistosamente verso quella direzione, lo richiedeva la storia, lo richiedeva il disegno iniziale che lo stesso Nizzi aveva pensato vent'anni fa e che gli fu bocciato da Sergio Bonelli, lo richiedeva soprattutto il paesaggio d'incanto rappresentato dal Borneo. E curiosamente, quei quattro albi che sarebbero stati troppi nel 2006 per un disegnatore lento come Venturi, sono stati disegnati proprio da lui in tempi tutto sommato ragionevoli. Da un punto di vista di storia editoriale la cosa fa un po' sorridere. Venturi ha probabilmente con queste pagine realizzato il suo capolavoro grafico: è perfetto in ogni situazione ed è giunto a un'invidiabile maturazione stilistica che ne fa uno dei disegnatori di punta della Casa editrice. Un po' di spazio anche per la povera Lohana. Muore come Marianna nello sceneggiato televisivo, ma dopo che la Tigre ha dato il suo nome alla sua nave ammiraglia. Con la sua morte abbiamo comunque anche un'esplicita citazione dal finale della seconda storia della Tigre ambientata nel delta del Mississippi, in cui Nizzi aveva previsto che lei cadesse intercettando il tiro di Tex che aveva mirato al fuggitivo Omoro e che Sergio Bonelli rifiutò con la motivazione che Tex non poteva macchiarsi del sangue di una donna. La scena l'abbiamo rivista quasi identica in questo quarto albo, la cosa penso debba aver fatto piacere a Nizzi, penso che Boselli abbia pensato un pochino anche a lui scrivendola. E' una scena d'impatto, fortemente melodrammatica, anche se l'autore riesce a evitare lo scoglio lacrimevole che Nizzi invece aveva previsto, rendendo l'azione concitatissima e dedicando le ultimissime pagine, come era logico, al vero attore della storia, la Tigre che in punto di morte si riconcilia con il suo grande nemico, con Tex che promette che darà una mano al figlio, riconoscendo implicitamente alla fine come le gesta della Tigre finalizzate alla riconquista del suo regno nascessero da una buona e giusta causa. Boselli ha deciso di sbarazzarsi in un colpo solo non solo della Tigre ma anche di tutto il clan di vuduisti, la cui sorte era rimasta in sospeso nella storia precedente e come nel caso di Mefisto e Yama Boselli riprende in mano i personaggi e scrive un coerente finale alle loro gesta. Lohana paga la sorte di tante eroine che negli albi di Tex non hanno avuto vita lunga, pensiamo a Fiore di Luna. Sono personaggi ingombranti, che narrativamente non hanno più niente da dire e che comunque non possono essere lasciati in sospeso. All'inizio non avrei scommesso molto sulla sua morte, ma riflettendoci bene era legata a quella della Tigre e quindi pochissime erano le speranze che potesse sopravvivere. Un personaggio come Daniel invece aveva tutte le possibilità di vedersi alla fine insediato nel trono. Nell'ultima pagina ci lascia con un quien sabe? Non deve trarre però in inganno, non è un Nick Castle per cui è già pronto un seguito nella testa dell'autore, resta solo una porticina aperta se mai venisse fuori un'idea geniale per ripescarlo. Il trono, in questo senso, cui si aggrappa, lo salva dalla sfortuna nera che perseguita da anni gli amici più cari di Kit Willer. Una delle cose più meritevoli di questo ultimo albo è lo spazio lasciato a Kit Willer e, anche se meno appariscente, il ruolo recitato in queste pagine da Tiger Jack. Del primo personaggio molto bella è la scena in cui lui si batte con il coccodrillo e instaura poi un bel rapporto con la bella e altrettanto protettiva malese Dara, un rapporto caratterizzato dall'incomunicabilità e tutto regolato a gesti e azioni molto teatrali, molto hollywoodiana per esempio è la scena dell'arrivo della cavalleria (dei dayaki) che lo tolgono da una brutta situazione quando ha il fucile puntato sulle sue ginocchia. Kit Willer è il vero protagonista della storia, tutte le scene migliori convergono su di lui, a cominciare nel secondo albo dalla scena in cui il figlio della Tigre lo addormenta con il sonnifero, pratica che cita più o meno volontariamente le criminali gesta dei recrutatori che nelle bettole dei porti di mezzo mondo arruolavano i marinai da spedire a bordo anche se non consenzienti, con il seguito che ci ha permesso di rivivere una delle pagine più emozionanti della storia che GLB scrisse a metà anni Settanta con protagonista Barbanera. Non dimentichiamo poi la situazione da fibrillazione a cui Kit riesce a sottrarsi nelle pagine iniziali del quarto albo: se non si fosse imbarcato di nascosto, situazione che fa da contrappeso alla precedente che ho appena descritto e che gli rimedia la figuraccia, lui sarebbe stato giustiziato dalla Tigre. Ma ritorniamo a Tiger Jack. Parla e agisce. E' un piacere vederlo aiutare il vecchio maltrattato quando arrivano a palazzo, poi addestrare gli incapaci sepoys, ancor di più è vederlo emozionarsi e abbracciare la causa dei malesi maltrattati che restano comunque dei pirati (stesse dinamiche per i pellerossa del sudovest americano, se ci pensiamo), quindi sposare apertamente le idee di Kit Willer pur sapendo che con Tex avranno qualche difficoltà a passare. Non l'abbiamo mai visto così vivo e partecipativo. Un Tiger che è anche lui una Tigre, se ci limitiamo almeno al nome. Il fatto è che Mauro Boselli, evitando ogni retorica, ci dà uno spaccato cruento ma realistico della colonizzazione fatta dagli europei a fine Ottocento ai danni delle popolazioni locali che loro sottomettevano, che sia il West americano o l''Oriente, un potere di vita e di morte che resta costantemente sospeso sul capo dei pards e che solo la loro abilità questa volta "politica" di negoziatori riesce a evitare. Un ultimo appunto lo vorrei spendere parlando di tecnica narrativa: la storia segue un tracciato molto caro all'autore e il soggetto si riduce sostanzialmente a una lunga caccia che porta gli eroi nella tana del nemico che affrontano e sconfiggono. Di storie come questa, con queste dinamiche, Boselli ne ha scritto a bizzeffe, solo per citarne una pensiamo a El Supremo. In questo caso però ha aggiunto il terzo incomodo, Van Gulik, che recita a differenza dei personaggi terzi delle altre sue precedenti avventure un ruolo almeno paritario con quello del grande cattivo rappresentato stavolta dalla Tigre. E soprattutto ha abbracciato uno stile narrativo che ricorda i grandi classici del feuilleton ottocentesco. Ogni albo si conclude, se ci facciamo caso, con una situazione molto drammatica lasciata in sospeso per il numero successivo: nel primo albo non sappiamo come Tex uscirà vivo dalla palude, nel secondo ignoriamo la sorte di Kit Willer e non sappiamo quali delle due navi è quella della Tigre, nel terzo albo è addirittura la vita di Kit Willer a essere minacciata. Dal feuilleton Boselli prende anche i colpi di scena a effetto: pensiamo all'identità di Daniel Silva che diventa clamorosamente il figlio della Tigre, pensiamo nel quarto e ultimo albo al modo in cui Kit Willer riesce a sottrarsi al pericolo di morte nascondendosi a bordo della nave. Adesso è difficile dire se questa storia possa un giorno salire agli onori dei grandi classici scritta da Mauro Boselli, solo il tempo potrà dircelo, ma ha tutte le carte in regola per poterlo diventare. Da dire c'è che i ritorni di vecchi personaggi quasi mai riescono a ripetere per interesse e bellezza gli albi in cui i personaggi sono apparsi per la prima volta. Lo stesso Boselli, penso a Zagor, ha avuto in passato esisti contrastanti. Questa volta no. Ha ripreso un personaggio non suo e ha, con molta delicatezza, se non superato almeno pareggiato la prima storica avventura che narrava le gesta delle Tigre. Per storie come questa, ora, mi sento portato a spendere un 10 ai testi e un 10 ai disegni.10 points
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Concordo con MV….sintetizzando, Stella d’argento è una buonissima storia, uno Speciale davvero speciale, contrariamente ad altri che non meritano tale titolo. Carson si avvicina ad una donna ed il tema è, innanzitutto, funzionale alla trama, oltre ad essere narrato con estrema delicatezza. Quindi, piccolo consiglio a chi ha gradito il lavoro di Giusfredi: saltare senza indugio i pipponi lunghissimi😎8 points
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Sono d'accordo. L'atmosfera del Forum è nettamente peggiorata nell'ultimo anno. Ma la responsabilità è anche dei moderatori che hanno lasciato troppo correre qualsiasi offesa o atteggiamento scomposto o aggressivo. Tanto che ormai anche quando intervengono non se li fila più nessuno. Mister P dice di interrompere l'off topic e tutti continuano come se niente fosse. Dice di non insultarsi più e i forumisti continuano a battibeccare tranquillamente. Esiste un regolamento nel Forum (come in qualunque contesto civile): bisogna portare rispetto sia nei confronti degli altri utenti, che nei confronti degli autori. Non è una questione di censura, tutti possono criticare tutto, è una questione di LINGUAGGIO e di TONI. Ed è da un pezzo che qui ognuno fa quel che gli pare. E magari non se rende nemmeno più conto (tempo fa venivano richiamati e poi eventualmente sanzionati). Non invidio i moderatori, visto il clima. Se Rauch e Boselli, per esempio, qua non mettono più piede non è perché sono troppo permalosi, ma perché gli hanno parecchio rotto le scatole e spesso anche con toni maleducati. Questo vale anche per molti utenti che non intervengono più o se ne sono andati perché stufi. Ripeto: nessuno si deve autocensurare o essere censurato, ma esiste un regolamento che tutti abbiamo accettato. Ma mi sa che qua ormai tutti passano col rosso. Molti poi dicono che sono obiettivi nelle "analisi", ma non è vero (ed è da qui che nascono molte liti). L’obiettività (e la verità) non ce l’ha nessuno. Al massimo ci sono quelli che SI SFORZANO di essere oggettivi (pochi), quelli che FANNO FINTA di esserlo e quelli che CREDONO davvero di esserlo. Alcuni, poi, si sono rotti le scatole di Tex, è evidentissimo, ma continuano a comprarlo lo stesso (vai a capire perché: leggetevi qualcos'altro) e a parlare male di qualunque storia a prescindere, così finisce che la leggono già con l’intenzione di criticarla il più possibile. Anzi se la storia è bella secondo me ci restano persino male. Per cui cercano a tutti i costi di trovare degli errori o di ingrandire delle minuzie. Naturalmente non lo ammetteranno mai neanche sotto tortura. Ma è talmente palese a chiunque... E comunque ogni riferimento a persone esistenti è puramente casuale. Se continua così il Forum diventerà una specie di Comix Archive, quel “simpatico” sito dove non conta neanche più parlare di fumetti e di storie, basta lamentarsi noiosamente di qualcosa, qualsiasi cosa. Mi sa che se Tex è peggiorato, sono peggiorati anche i suoi lettori... Ok, sono andato off topic anch'io, quindi i moderatori è giusto che mi ammoniscano!8 points
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Ha perfettamente ragione @Letizia, non mi riferivo nello specifico ad un tuo commento, dato fra l'altro che non hai offeso nessuno. La mia era una riflessione "ad alta voce" su come sia ormai diventato un hobby sterile e soprattutto crudele stroncare qualsiasi storia che non provenga dalla penna di GL Bonelli, ammettendo che queste storie siano state realmente lette tutte e si ricordino perfettamente. E non voglio tirarmi fuori dal novero di coloro che talvolta abbiano storto il naso e criticato aspramente certe scelte, ma credo che adesso si stia proprio esagerando. Il lavoro che @borden e @PRuju svolgono da anni è soltanto encomiabile. Qualche storia, ma soprattutto qualche scena, non incontra il nostro favore? Nella maggior parte dei casi si tratta soltanto di punti di vista diversi dal nostro, raramente possono comparire discordanze con scene ormai consolidate nella nostra memoria, altre infine dovrebbero farci capire che oggi Tex mostra tutto nei dettagli, senza eludere o sorvolare come accadeva all'epoca di Bonelli senjor. Vogliamo sostituirci agli sceneggiatori ufficiali e scrivere da noi le storie di Tex che più ci interesserebbe leggere? Qualcuno come @Letizia hai il piacere di affiancare alle storie edite anche le proprie. In un altro caso recente, da un soggetto di un componente del forum è stata tratta una sceneggiatura scritta da @PRuju. Sarebbe dovuta diventare un capolavoro, dato che soltanto noi del forum abbiamo la Verità infusa. E invece? Credo di poter affermare che proprio quella sia stata una delle più brutte storie di Tex. Vogliamo dare la colpa a @PRuju ? Sarebbe un'ingiustizia, come da un bel pò di tempo accade con le sue storie, nella quasi totalità ben scritte, sempre accattivanti, con snodi geografici e temporali intriganti, un pizzico di apprendimento psicologico e anche del mistero che non guasta mai. Cosa vogliamo di più? Abbiamo rotto le scatole a tal punto @borden che ha preferito tirarsi fuori da certe atmosfere asfittiche e negative. Forse qualcuno sfoga qui le proprie frustrazioni o spera che le testate chiudano per un piacere soltanto sadico. Anche perché chi critica maggiormente si scopre poi non comprare gli albi regolarmente o ha sospeso l'acquisto anche da parecchi anni, oppure ha una visione così ristretta del personaggio che non si avvicina neppure ad una serie più innovativa come Tex Willer o agli album cartonati alla francese. Che pazienza devono avere questi nostri autori ... ma fortunatamente noi rappresentiamo una esigua parte dei lettori.8 points
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Il Ranger a cavallo, stavolta in solitaria. Disegno che ho realizzato poco tempo fa. Una buona serata pards!8 points
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Ho letto questa mattina questo speciale (avevo e ho un po' di letture arretrate). Giusfredi, uhm, finora non mi aveva mai troppo appassionato, però questa storia è davvero bella e merita più di nove, forse anche il termine ''capolavoro''. Sono contento per lui perché ha dimostrato due cose: saper scrivere grandi storie e avere il coraggio di osare e di andare oltre l'ordinario, la banalità. La storia offre un sacco di spunti, ma é soprattutto articolata in modo tale da confrontare padri e figli e non ti aspetti che sia il capo comanche a soprassedere sulla sia gloria quando c'è da salvare la sua prole, giungendo al sacrificio personale quando la figlia cade nelle mani di Shepard. Questo individuo invece avrebbe voluto il maschio e si trova una volitiva figlia, ma avete già scritto di come la tratta e l'abbandona a se stessa quando è malata. Sulla lapide leggiamo beloved daughter, amata figlia e non moglie. La giovane è stata lasciata anche dall'ufficiolotto, ma si capisce da lontano ormai che il suo cuore era stato conquistato interamente da Carson, anche senza leggere l'epilogo che resta tra i migliori che siano mai stati scritti. Abbiamo due coppie in questa storia, alla fine restano una ''vedova'' comanche che in dieci anni non ha mai dimenticato il suo uomo, e un Carson donnaiolo, ma non superficiale, con le sue ferite profonde, scritte direttamente nel cuore. Ed è qui, nell'esitazione che gli impedisce di varcare la soglia della camera, che ne capiamo la grandezza d'animo, nel tenersi stretto quel fucile che nasconde quella che per lui era più di una simpatia e di un'amicizia, che Tex non è ancora in grado di capire fino in fondo, fino a che non incontrerà sulla sua strada Lilith. Come scrive Boselli nell'introduzione, tra questo Carson e quello macchiettistico che si lamenta, c'è un solco. Storia questa, dunque, molto importante, cinematografica come ha ben detto Monni, non solo per il riferimento alla lanterna magica che ispirò i fratelli Lumière, ma per averci mostrato una guerra con i comanche prima della grande invasione, per aver dato a Carson un'avventura sentimentale che non è raccontata ma solo suggerita, emozionante e durissima nella sua conclusione 'romanzesca' e 'fiabesca'. Immaginarne una di questa portata prima di Lena era difficile, lo stesso Mauro Boselli si era limitato recentemente solo a rapporti occasionali (Maria Pilar), sulla stessa linea di un Tex che conosce solo delle donne con cui non si lega. Nello scrivere una storia come questa, quella pagina 100 che spunta a sorpresa durante la lettura è invece quanto di più scontato che ci si potesse aspettare, la ragazza non poteva ''vivere'', ma è il modo in cui Giusfredi l'ha raccontata a meritare i nostri applausi, è una pagina che gli permette di costruire tutti quello che è raccontato dopo, un turning point, una chiave di volta, che negli albi di Tex si contano sulle dita di una mano. Per tutto questo e per altro, questa storia merita 10, perché dopo averla letta ti viene subito la voglia di rileggerla, come solo per i classici.7 points
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Mi è stato approvato un nuovo soggetto, che sto ampliando (l'originale era appena una traccia base di mezza pagina!), che questo episodio sia anche la mia prima sceneggiatura per Tex? Si tratterebbe comunque di una storia da due albi. Se ingrano qualcuno mi dovrà aprire il thread nella sezione dedicata agli autori . Burattini è stato un buon maestro e ora spero che certe mie incertezze presenti nella mia prima sceneggiatura per Zagor rimangano ricordi del passato.7 points
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Invece il forum è nato anche per avere dialogo con gli autori, che hanno il diritto di passare e dire la loro se qualcuno fa critiche alle loro storie. Altrimenti sarebbe un forum a senso unico e non avremmo neanche la possibilità di leggere molti aneddoti e retroscena che stanno dietro alle quinte della lavorazione delle storie.6 points
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Ticci unico autore ad essere presente dalla prima storica fascia (1-100). Rispetto per un maestro assoluto!6 points
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Alcune critiche a questa storia le condivido, altre proprio no. Per esempio questa: Non c'è nessun dramma psicologico? La storia ruota proprio su questo, su una mancata elaborazione del lutto da parte di Lagarde, che non riesce ad accettare la morte della fidanzata né del suo amico Larry (che è costretto ad uccidere proprio nelle primissime pagine per alleviargli le sofferenze), finendo per sentirsi in colpa e dialogare continuamente coi loro fantasmi che lo tormentano. E' un uomo fin dall'inizio sull'orlo del suicidio, che non ha più motivi per vivere, che vorrebbe ricongiungersi coi morti e che riesce alla fine a salvarsi solo grazie a Nadie prima, e a Tex poi, nella bellissima vignetta finale che da sola vale il prezzo dell'albo, quando Tex lo strappa dalle gelide acque, pensando: "Te la caverai Lagarde. E' tempo di ricominciare a vivere!" Un finale che - diciamo la verità - nessuno, neanche i più saputelli del forum avevano immaginato. Altra critica sbagliata, OBIETTIVAMENTE sbagliata: Non è proprio così: a p. 64 del secondo albo il capo dei Blackfoot dice a Jim Brandon, una volta capito che i colpevoli sono i trafficanti di whisky: "Voglio trovare quegli assassini più di quanto vogliate voi!"... "I miei guerrieri e io faremo la nostra parte", ecc. ecc. e per il resto della storia il capo Blackfoot accompagnerà Tex e gli altri combattendo nel finale e facendo fuori i trafficanti, persino quelli che si erano arresi, dicendo alla fine: "Giustizia è fatta!" Ragazzi, leggete meglio prima di fare critiche tranchant... Una critica che invece condivido è il finale affrettatissimo in cui Boucher e gli altri vengono fatti fuori piuttosto facilmente, soprattutto se paragonato alle lungaggini un po' noiosette in cui i Blackfoot si confrontano con le Giubbe Rosse e Tex, facendosi convincere da loro un po' troppo facilmente (considerando la rabbia che li aveva accecati fino a quel momento). Osservazione che invece mi sembra esagerata: Tex e Carson ogni tanto sbagliano, è sempre stato così. A volte si fanno infinocchiare, a volte valutano male la situazione, a volte gli avversari sono molto abili, a volte i nemici sfuggono momentaneamente alla loro caccia, fanno perdere le loro tracce, ecc. ecc. Ma se Tex e Carson sbagliano vuol forse dire che tutto ciò che combinano gli avversari dopo che i Nostri non sono riusciti a fermarli o se li sono lasciati sfuggire è colpa loro? Se questo fosse vero le soluzioni narrative per rendere Tex e Carson moralmente irreprensibili sono: 1) Tex e Carson non sbagliano mai, sono perfetti (sai che barba!) 2) Gli avversari vengono subito e definitivamente resi innocui non appena entrano in contatto con i Nostri (ma allora sì che le storie diventano davvero prevedibilissime!) Un paragone tratto dal n. 18 "Dodge City". Carson, che doveva affiancare il sospettato Sterling detto "Lupo grigio", si becca una botta in testa, con Sterling che nella vignetta gli dà pure dello "scemo". Sterling nel seguito della storia - bellissima, splendida avventura di GLB - darà del filo da torcere ai Nostri causando la morte di tanti coloni per mano degli indiani guidati da lui. Dovremmo dire che la morte dei coloni è imputabile tutta alla dabbenaggine di Carson? Nessuno credo l'abbia mai pensato. Comunque, tornando a Ruju, mentre nel primo albo secondo me riesce a rendere interessanti le due storie parallele (quella di Tex e Carson con Frank e quella di Lagarde coi suoi fantasmi), nel secondo albo no, visto che l'attenzione del lettore è tutta per Lagarde e Nadie, mentre la parte che riguarda Tex è piuttosto telefonata e noiosetta. Concludendo, primo albo da 7, secondo albo da 6. Voto complessivo: 6,56 points
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Nota bene Diablero, ti stimo da tempo e sono sempre il primo a sostenere che l'allontanamento di Borden non sia dovuto alle tue motivate critiche, (figuriamoci Mauro ti teneva giustamente in considerazione per la tua indiscutibile competenza e acume) ma permettimi di dire che, ogni volta che alludi alla mancata capacità di capire un testo scritto degli altri utenti mi fai cascare le braccia. Il post di Jeff, oltre a esprimere un suo opinabile pensiero sulla faccenda, elogia pure il lavoro di Borden e Ruju sulla saga e magari qualcuno ha messo il suo like pure per questo, o sbaglio? Uno dei like è il mio, sebbene ti abbia sempre difeso da quella accusa, pensa te! Continuare a dare del lettore superficiale o poco sveglio con questa leggerezza è quel tipo di critica arbitraria e a senso unico che non accetto. Denota una forma di attezzosità che rischia di surriscaldare gli animi. Senza rancore...6 points
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Come sempre, quando non puoi imporre ad altri le tue critiche del "..." passi al turpiloquio becero, accusando gli altri di un tuo enorme problema: un Ego spaventoso a cui tutti dovrebbero inchinarsi. E' mai possibile? Una nuova tripla di Tex deve ancora uscire in edicola, avremo il piacere di leggere una storia di @borden e disegnata da Bocci che abbiamo visto non tantissimo in questa serie, ma che già in parecchi aspettano con impazienza e cosa sai dire? Le solite vecchie atrocità su tutti, autori e lettori !6 points
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Non è solo questo: la scena serve a far vedere il contesto sociale in cui vivevano i neri del profondo Sud (il razzismo è uno dei temi principali della storia) e ancora di più serve per quello che ha già detto Grande Tex: Esatto! Qui Tex non è un attaccabrighe, non è un fesso manesco, TEX VUOLE RIDARE DIGNITA' A TOM (che non è affatto più intelligente di Tex, semmai più spaventato e abituato a chinare sempre la testa di fronte ai bianchi). E INFATTI E' QUI CHE TOM COMINCIA A RIBELLARSI e a non dire più sissignore. State travisando tutta la scena presentando Tex come un imbecille. Anzi, praticamente a sentire voi ogni vignetta di questa storia è sbagliata! E' possibile statisticamente che tutte le vignette di questa storia non vadano bene??!! Tex doveva tenere un basso profilo? In qualche modo dovevano mangiare e Tex - che è sempre sicuro di sé - ha ritenuto che non ci fosse un pericolo eccessivo nel mangiare in un ristorante di razzisti in un paesino sperduto, anche se in territorio nemico. Ha valutato che il rischio valeva la pena, per quanto detto prima, per ridare dignità a Tom (come ha sempre fatto con Tiger). Tex doveva farsi spaventare da quattro bifolchi e mangiare fuori? Ma dai! Era rischioso? Ragionando così dovreste allora criticare metà delle storie di Tex. Dovreste tutte le volte dire: "Sarebbe più logico fare diversamente, perché oggettivamente se il piano di Tex va male, che bel casino che succede!", dovreste dire: "Tex sbaglia ed è un fesso perché il piano è rischiosissimo e mette a repentaglio anche la vita del caro figlio e del suo amato amico Carson!" Se in "Vendetta indiana" i suoi calcoli sono sbagliati, per fare un esempio, chissà che bel casino per i Navajos! Poi sta allo sceneggiatore far andare tutto bene e dar quindi ragione a Tex. GLB faceva filare tutto liscio, e anche Nizzi in questa scena (quindi è da considerarsi un rischio calcolato), Nolitta invece no (vedi il finale della "Strage di Red Hill") e lì effettivamente Tex faceva quasi sempre delle misere figure. P.S. chiedo: è normale ripetere continuamente IN OGNI DISCUSSIONE che Tex è "un imbecille", "un coglione", la storia è "una cagata", lo sceneggiatore è "un inetto". Chi non la pensa come te "non capisce niente", se qualcuno dice qualcosa di non condivisibile "è un problema suo", o addirittura insegnare agli altri come si scrive, e tutto questo spesso con tono supponente? (Non parlo di una persona specifica, ma come tendenza generale). Qualche volta potrà anche sfuggire, e vabbè ci può stare, ma IN OGNI DISCUSSIONE?6 points
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In genere non partecipo ai forum, preferisco osservarli. Ma l'argomento trattato da Diablero solleva uno spunto importante: il rispetto del personaggio. Che qui non è stato rispettato. Tex che solleva il bicchiere, acclamando alle ballerine, è inguardabile e sembra essere messo lì per fare la parodia di Tex. Tutta la scena è una misera buffonata, alla quale Tex partecipa. Tutti ridono e sghignazzano davanti al povero prestigiatore; uno degli "spettatori" spara alla colomba, tutti ridono in faccia al disgraziato, che viene mandato via a pedate senza tanti complimenti. Ed è stato trattato in questo modo anche grazie al comportamento da bifolco di Tex. Che, comportandosi così, fa il bifolco, non Aquila della Notte, capo dei Navajos, Ranger del Texas, eroe da mille imprese. Ma come un Mister No qualunque che vuole andare a donne. Tex qui è un bifolco, esattamente come quello che spara alla colomba e tutti gli altri che sghignazzano. Qui Tex non si distingue dalla massa: qui Tex E' la massa. Non è Tex. Non importa il fatto che poi Tex si giustifichi. La sua giustificazione sarebbe, in sostanza: mi sono comportato così da bestione ottuso che sbava perchè ho fatto finta di farlo. Perchè quello lì, il prestigiatore maltrattato, mi ricordava...MEFISTO! Mamma mia, ho avuto i brividi blu, meglio le ballerine scosciate, che quello lì, uuh che paura, mi ricordava...MEFISTO! Mamma mia, me la faccio sotto se ci penso! Ma vi sembra una giustificazione valida per aver fatto umiliare una persona che faceva solo il suo semplice spettacolo? Partecipando così alle intemperanze di una banda di vaccari ubriachi, bavosi e rincitrulliti? Diventando così, anche se "per finta", un vaccaro ubriaco, bavoso e rincitrullito pure lui? Questo non è Tex. E' una sua parodia. E' Tex come lo vedeva Nolitta.6 points
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Quoto e concordo anche sulle virgole. Non so, oggi i lettori di fumetti si sono fissati con gli "universi paralleli" alla Marvel e disquisiscono dell'universo di Tex e quello di Zagor, e ogni volta che c'è un crossover dicono felici "ma allora Tex e Zagor sono nello stesso universo! E quindi Tex e Nathan Never! A quando un crossover?" etc etc... (mi astengo, con notevole fatica, dal fare commenti su questo andazzo, per non offendere nessuno...). Quindi può darsi, immagino, che i lettori moderni ("aiutati" magari da storie dove Zagor viaggia in universi paralleli...) ipotizzino un finale "fantasy" dove grazie a Zagor indiani e bianchi vivano in pace, e Zagor sia proclamato a sessant'anni Supremo Imperatore del Pianeta Terra, ovviamente per acclamazione e senza spargimenti di sangue... Ma Zagor (e Tex) sono fumetti di un epoca e di autori che non si facevano stè menate. Zagor è ambientato "nel mondo reale" (con qualche "villain" poco realistico, ma non fanno testo), e il suo futuro è quello del mondo reale. Secondo me Nolitta all'inizio non ci ha pensato troppo, era giovane, voleva fare l'ennesimo personaggio che sarebbe durato poco come Roy Bean, si immagina un giustiziere nella foresta e gli dà questa "missione" che fa figo. Poi si stufa, non ha idee, e molle le storie prima a Ferri e poi a suo padre, poi chissà se è il padre a dirgli che si è rotto che il figlio si deve assumere la responsabilità dei suoi "figli" o se è Nolitta che vuol riprovarci, ma torna su Zagor. E il resto è storia: la serie ha sempre più successo e raggiunge numeri tali da essere una delle serie più vendute in Italia (anche se è sempre surclassato da Tex...). E negli anni 60, con un pubblico ormai più "grande" e maturo, e in mezzo ad un mondo del fumetto che non era più per bambini come pochi anni prima, le storie di Zagor si evolvono, diventano anch'esse più mature. E vedi il tono che cambia. Nolitta comincia ad affrontare l'elefante nella stanza: che la missione che aveva "dato" a Zagor senza pensarci troppo, anni prima, è destinata al fallimento. Come si vede anche dalle sue storie di Tex (e pure dalla testimonianza di Boselli che lo conosceva bene) Nolitta amava le storie con l'eroe perdente, in maniera eroica ma perdente, le imprese destinate al fallimento (fa un po' ridere che a pensare questo sia stato un imprenditore che ha fatto tanti successi, forse era una specie di Ritratto di Dorian Gray: così come Dorian relega al ritratto la vecchiaia, così Nolitta relegava nelle storie i fallimenti... ) Leggendo le storie di Nolitta del "periodo d'Oro" di Zagor, LO SAI che Zagor è destinato al fallimento. E non solo "in futuro, fra decenni": no, ANCHE ORA (nel presente della serie), anche nella serie regolare, quante volte Nolitta ci mostra Zagor fallire? Si vede Zagor vincere, risolutamente e chiaramente, e trionfare contro i "nemici di fantasia" come Hellingen o i "cattivi da fumetto", ma ogni volta (e sono tante) che si scontra con la questione del rapporto fra bianchi e indiani... abbiamo storie come "Addio Fratello Rosso" o "La marcia della disperazione"... e finali come quello di Manetola: vi sembra che Zagor sia un vincente? Com'è possibile che adesso ci siano lettori che si MERAVIGLIANO (o, addirittura, vivono come un tradimento) il vedere che Zagor non riuscirà a CAMBIARE LA STORIA UMANA? Ma non lo sapevano già prima che finiva così? Io lo so da almeno 50 anni!!!! Ma cosa è diventato Zagor negli anni per perdere anche quest'ultimo aspetto, fondamentale per l'epica nolittiana? Va bene che ormai è una serie "raccolta indifferenziata" dove puoi buttarci dentro di tutto, ma mi pare che ci siano lettori che, davvero, si aspettavano di avere un giorno storie dove Zagor trova l'amuleto di Zigzagzagur e con il suo immenso potere, toglie la cattiveria dal cuore degli uomini e nel suo "universo parallelo", comodamente raggiungibile con la linea del tram-crossover 17, siano bandite le guerre e il razzismo e tutti diventino buoni? Il vedere Zagor allontanarsi sconfitto non solo è perfettamente "nolittiano", ma È PROPRIO COPIATO DA DIVERSI FINALI DI NOLITTA! Della serie regolare! Non si è dovuto allontanare nella stessa maniera dall'ultima battaglia di Manetola? E in quante altre storie di Nolitta è successo? Il finale qui è totalmente Nolittiano, al punto che mi pare un vero e proprio "omaggio" ai finali di Nolitta: se questi finali alla Nolitta sono diventati estranei alla serie "zagor", direi che è la serie ad essere diventata qualcosa di molto, troppo diverso.6 points
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Francamente mi sorprende questo gorgo di polemiche su Ombre di morte. Viene rinvenuta una storia inedita di Gian Luigi Bonelli, incompleta ma provvista dei disegni di un grande artista come Tarquinio. La storia non è evidentemente pubblicabile sulla serie regolare. Non solo è incompleta, problema a cui si potrebbe rimediare, come in effetti si rimedierà. Ma i disegni, a quanto scrive chi ha visto il volume, non sono in linea con gli standard del Tex di oggi (valutazione che, ovviamente, non attiene alla qualità del disegno, ma solo alle sue caratteristiche). Ancor più, la storia presenta degli elementi che la rendono eccentrica rispetto alla continuity (blanda, ma esistente) che si è venuta a formare in mezzo secolo di storia del ranger. Che si fa? Si rimette tutto nel cassetto? Che spreco! Si corregge e si completa Bonelli, affidando i disegni dell'intera avventura a un altro disegnatore? Scelta possibile, ma che cancella proprio quello che rende straordinario il ritrovamento. Ecco allora che la Bonelli decide di pubblicare in volume speciale, fuori serie, sceneggiatura originale e tavole (cui viene aggiunto il lettering; scelta legittima, ma così come sarebbe stato legittimo - e forse anche filologicamente più corretto - pubblicare le tavole senza lettering). Il volume si rivolge, evidentemente, non alla generalità dei lettori di Tex, ma a un nucleo di appassionati che non vedono l'ora di studiare - o semplicemente gustarsi - come il grande vecchio sceneggiava le storie del nostro eroe preferito. Tale scelta penalizza gli "ordinari" lettori di Tex? Certo che no, visto che si trova regolarmente in edicola tanto la serie ordinaria, tanto Tex Willer, a cui si aggiungono - in questi mesi - il Cartonato di Civitelli, il Maxi, il Color e perfino un Magazine straordinario. E allora perché tutte queste critiche? Non sarebbe stato piuttosto criticabile l'ipotetica scelta di pubblicare sulla serie ordinaria di una storia monca e datata, o - secondo un'altra possibilità - una storia di GLBonelli platealmente adulterata? Attenzione, allora, che il nostro amore per Tex non diventi un amore tossico.6 points
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Perdomani, non penso che il peso della tua copia invenduta sia talmente tanto dal pregiudicare l'uscita o meno della serie in edicola. Io mi vergognerei ad avere un atteggiamento simile anzichè andare su un forum per vantarsene pure, anche perchè io nel mio piccolo faccio l'esatto opposto di quello che fai tu, sono da poco Over 30 e ho portato diversi Under 30 miei amici, lettori spesso di soli manga, a scoprire, se non il Tex classico quantomeno la sua versione giovanile e altri personaggi della SBE (Il Dampyr e Dylan in particolare) nonchè ho rifatto appasionare mio padre al suo Zagor che non seguiva più dagli anni 80. Vuoi mettere che bello poter condividere un legame unico attraverso un personaggio che solo la passione ti può dare ? Per me questo non ha e non avrà mai un prezzo. Sulla questione Vendetta mi sa che i casino sono due, o non si ragiona più abbastanza lucidamente (e i motivi possono essere svariati anche extra editoria, la vita è difficile per tutti lo sappiamo) oppure significa non aver capito quello che gli autori vogliono dirci tramite le pagine dei fumetti, Tex in particolare.6 points
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Se sotto il cappello di “romantico” ci fai stare qualunque trama preveda una donna che interagisca con Carson, allora la cosa diventa incontestabile. Cionondimeno: 1) Parliamo di 4 o 5 storie (di cui solo 2 lunghe) quindi mi sembrano un po’ poche per definirlo cliché o parlare di “Carson-Harmony” 2) Ne Il passato di Carson e Stella d’argento i personaggi femminili e le loro relazioni con Carson sono completamente diversi tra di loro. Come si fa a dire che la seconda è una “storia-fotocopia”? E’come dire che Dinamite è una storia-fotocopia di Silver Star perché in entrambe la trama ruota attorno a un cavallo 3) In ogni modo finché i risultati sono quelli di Stella d’argento ben vengano anche i cliché5 points
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Eppure io sono convinto che questa non è l'ennesima storia simile. Non c'è amore fisico (almeno, non credo, da quello che ricordo), è una storia di dame e cavalieri, quasi medievale più che western. Anzi, senza tempo. C'è un amore platonico, un incontro tra anime gentili e coraggiose, diversi rimandi letterari. A mio parere è invece in questo senso una storia molto originale, declina il tema del fascino del vecchio Cammello in modo inedito, completamente nuovo. Non un fascino dongiovannesco, ma direi quasi cerebrale, intimo, nobile.5 points
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Torno ad intervenire nel forum dopo una pausa di riflessione visto che l'andamento generale delle discussioni mi aveva stancato. Non sono l'unico a quanto pare. Ahimè poco è cambiato purtroppo e quindi ad oggi trovo ancora preferibile tenermene lontano. Ma quello che non capisco è: perchè se uno non apprezza piu il personaggio, nella forma attuale, sente l'esigenza di dirlo in continuazione sul forum del personaggio tramortendo gli zebedei a chi con alti e bassi trova ancora un senso nel personaggio stesso alle attuali condizioni e vorrebbe discuterne con serenità nell'apposito forum? Perche c'è questa esigenza di fare una cricca di 4 gatti super polemici con qualsiasi nuova proposta arrivi in edicola?... perchè ormai questo è diventato il forum, tenendo conto che il 95% dei messaggi li scrivono 4 gatti e sono sempre messaggi dello stesso tono, più o meno motivati. E' evidente che non c'è interesse in un utente "in pace con Dio" nell'ascolatare sempre e solo lo stesso disco rotto, per quanto soggettivamente motivato sia. Onestamente anche chi modera il forum sembra aver fatto una scelta a mio avviso deleteria per il forum stesso nel permettere tutto cio'. E' una mia opinione, non vogliatemene troppo. Ma io onestamente qui ormai ci vengo solo a cercare info... non sono piu coinvolto nelle discussioni sulle storie. Peccato perchè il forum dovrebbe servire anche a quello... altrimenti diventa un archivio e basta.5 points
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Avete notato quante vere e proprie BUFALE vengono dette su Tex, facilmente smentibili, ma che continuano a venire riproposte in continuazione? Non sto parlando di cose che per me sono sì totali "bufale", tipo il fatto che "Nizzi si sarebbe letto tutti gli albi", ma che non ho prove per dimostrare (a parte l'incredibile massa di errori e incongruenze nelle sue storie, collegate al prendere solo una piccolissima parte del materiale precedente di GL Bonelli), parlo di cose che "tutti dicono", anche molti "cosiddetti critici" (oggi, se non lo sapete, c'è una tale fame di "persone che scrivano gratis sul sito xxxx", che potete presentarvi tranquillamente come critico di qualunque cosa. Vi prendono. Però non vi pagano) e che sono chiaramente false. Una bufala simile è saltata fuori recentemente nel thread su Tex Willer 67-70, e riflettevo sul fatto che lì, la spiegazione non la leggerà mai nessuno... Allora mi è venuta l'idea: creare una serie di thread. Anche scritti da altri (anzi, più ne scrivete, meno devo faticare io...), un thread per ogni "cosa che sanno tutti" clamorosamente falsa. Questo thread in particolare è sulla seguente bufala: "GL Bonelli ha creato lilyth solo perchè gli serviva una madre per il figlio di Tex" È una bufala perchè 1) All'epoca Tex era attorniato molto spesso da donne, anche le altre sarebbero madri di figli di Tex? (subito prima della storia di lilyth c'è stato il ciclo di Lupe Velasco, dopo arriva come "cattiva" Eugenia Moore, nei primi anni di Tex sono più le storie con belle donne attorno a Tex - come alleate o nemiche - di quelle senza) 2) Alla morte di Lilyth non si fa alcun cenno ad un figlio: se era lo scopo, perchè non rivelarlo? Invece la prima citazione dell'esistenza di un figlio di Tex si ha solo sette albi dopo quello con la morte di lilyth, e il fatto che la cosa venga "buttata lì" in mezzo ad un avventura dove non compare per me fa capire che a GL Bonelli l'idea era venuta in quel momento, ma non poteva inserire un figlio dentro un avventura già iniziata) Da qui in poi in gran parte copio-incollo dal thread su Tex Willer: ------------------------------------------- [...] GL Bonelli per me voleva semplicemente scrivere storie avventurose. Senza pensare che Tex sarebbe durato anni. L'annuncio della esistenza di Kit viene dato MESI dopo quello della morte di Lilyth. (Per esattezza, la morte di Lilyth SENZA NOMINARE FIGLI viene data nella Collana del Tex II serie numero 56, pubblicato il 2 gennaio 1951, nell'ultima pagina dell'albo (interno del retro di copertina) come si vede da questi scan tratti dalla striscia: : Secondo la versione originale di GL Bonelli, Lilyth muore UN ANNO DOPO IL MATRIMONIO, COME SI LEGGE NELLO SCAN PRECEDENTE. (e muore nel 1889... ). Anche se materialmente il tempo ci sarebbe, è troppo poco per dargli un figlio già svezzato (e infatti quando GL Bonelli scrive "il giuramento", quasi 20 anni dopo, allunga molto il tempo in cui Tex e Lilyth stanno assieme, e indica che Kit ha già due anni) Se già all'epoca avesse avuto in mente di dare un figlio a Tex, l'avrebbe fatta campare un po' di più, almeno il tempo di svezzarlo... E infatti NON SI FA CENNO AD UN FIGLIO. Né nella nota, né nei dialoghi, e nemmeno quando incontra kit Carson: Quando Lilyth muore, GL BONELLI NON HA LA MINIMA INTENZIONE DI DARE UN FIGLIO A TEX. Figurarsi se ce l'aveva quando li ha fatti sposare, mesi prima... Lo so che "tutti dicono" che l'ha fatto sposare per quello. "Tutti dicono" sempre un sacco di cazzate, purtroppo, perchè le cazzate di solito sono seducenti e danno l'impressione di "sapere il perchè delle cose", e finisce che nessuno sta mai a verificarle... Perché GL Bonelli fa sposare Tex? Perché era una buona idea per una storia. Chiaro che poi la toglieva di mezzo per la storia successiva. Il Tex di quei tempi dopotutto aveva molto spesso avventure con "pards" donne (Lilith arriva subito dopo l'addio a Lupe, dopo diverse avventure, come prima le aveva avute con Tesah..._) che sparivano presto. Al massimo, il fatto di essersi imparentato con i Navajo serviva ad avere UN ALTRO PARD... Dalla striscia immediatamente successiva, la numero 57: e successivamente: (fa impressione pensare ad un epoca in cui bisognava spiegare chi era aquila della notte con note a piè pagina... ) In questo periodo, GL Bonelli ancora non ha un immagine "stabile" di Tex. È stato fuorilegge, poi è diventato ranger, poi rivoluzionario, poi di nuovo ranger, poi aquila della notte in costume tipo Kinowa con moglie e cane indiani. Adesso prova con il setup "lone ranger", cavaliere solitario con il fido indiano, Tonto Tiger. (persino un nome sempre di cinque lettere che inizia con T...) Ma non funziona, non si trova bene a fare Lone Ranger con l'indiano taciturno, o forse semplicemente, ad un certo punto gli viene l'idea di dare un figlio a Tex... Albo 63, datato 20 febbraio 1951, dopo DUE MESI dalla morte di Lilyth (2 gennaio), a GL Bonelli viene in mente l'idea di dare un figlio a Tex, e quando gli viene in mente... lo infila subito, nei dialoghi, anche se non può ancora farlo vedere. Cosa che non aveva MAI fatto negli albi precedenti: Pensa a quanto "cambiava" quel Tex in quel periodo... Tex prima serie numero 1: arriva Tex e Dinamite Tex prima serie numero 13 (tre mesi dopo): Tex diventa Ranger, prima apparizione di Kit Carson Tex prima serie numero 20: primo team-up con Kit Carson Tex prima serie numero 39: incastrato da Mefisto, Tex torna fuorilegge solitario Tex prima serie numero 43: Tex si unisce a Montales nella rivoluzione messicana Tex prima serie numero 51: Montales vince, Tex torna negli USA., Tex seconda serie numero 2 (corrisponde al 62), Tex torna nei Rangers e ritrova Kit Carson (che ancora fa solo apparizioni saltuarie) Tex seconda serie numero 28 (corrisponde al 88), Tex torna in Messico e come "spalla" ha Lupe la messicana Tex seconda serie numero 37 (corrisponde al 97), Tex torna negli USA, abbandona Lupe Tex seconda serie numero 38 (corrisponde al 98), Tex sposa Lilyth Tex seconda serie numero 43 (corrisponde al 103), Tex diventa Aquila della notte, con tanto di costume alla Phantom e un cane (come Phantom) Tex seconda serie numero 57 (corrisponde al 117), Lilyth muore, Tex inizia a fare il lone Ranger con il fido indiano Tiger. Tex seconda serie numero 63 (corrisponde al 123), Tex si ricorda che ha un figlio. Tex terza serie numero 1 (corrisponde al 136), finalmente si vede il figlio di Tex, il nuovo pard di Tex è Gros-Jean Questo nei primi due anni di pubblicazioni. Davvero questa ti sembra una serie "pianificata" e "studiata"? A me pare chiaro che GL Bonelli andava a braccio. Anche se era arrivato alla terza serie, Tex non era per nulla ancora una serie fuori pericolo, altre serie di GL Bonelli come Hondo erano durate molto di più, almeno un 2-3 serie le facevano quasi tutti...Bisognava continuamente reinventarsi per non annoiare i giovani (e quindi spietati) lettori. Tex non raggiunge un assetto davvero "stabile" fino alle storie della guerra civile (prima versione, ovvio) che finalmente riuniscono il quartetto in maniera meno estemporanea: parliamo di storie della metà circa degli anni 50... ------------------- Nota aggiuntiva sulle ristampe!!!! La nota nell'interno del retro di copertina di Tex 56, di cui ho postato lo scan, non è stata MAI ristampata dalla Bonelli, se non nelle ristampe anastatiche dell'albo (è presente sia nella Piacentini degli anni 90 che nell'attuale anastatica da edicola) Si capiscono i motivi: prima di tutto, NESSUNA delle tante note presenti in quelle pagine è mai stata ristampata (avrebbero oltretutto sballato l'impaginazione), e oltretutto quella è una delle (tante) note che vorrebbero far credere che il fumetto racconta la storia "vera" di un famoso Tex Willer di cui sono stati trovati i diari. E che le avventure sono ambientate nel 1889. Anche se si capisce come mai la nota non sia mai stata ristampata così com'è... il fatto di toglierla SENZA SOSTITUIRLA CON NIENTE manda in confusione il lettore delle ristampe. Il lettore originale, quello delle strisce, sapeva che Tex era rimasto vedovo, e che era passato un anno. Quindi vederlo riapparire accompagnato da Tiger non dà luogo a nessuna perplessità. Il lettore della serie "Tex Gigante" invece si trovò di fronte un Tex che agisce al fianco di Tiger, e non fa più cenno a Lilyth, per tutto l'albo! E solo nell'albo gigante successivo, il 9, "L'ultima battaglia", nel dialogo con Carson, c'è quel sibilino "sai di lilyth?", "sì", "OK, allora non parliamone!" Per sapere CHE CAVOLO ERA SUCCESSO A LILYTH (cioè, che era morta di malattia) il povero lettore delle ristampe dovette attendere fino al numero 104, cioè 96 NUMERI DOPO! (che a prima vista sembrano 8 anni, ma in realtà i primi albi non erano mensili, sono oltre 10 anni...)5 points
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Mi sia permesso uno sfogo OT: non sono così ottimista come te pard! Ormai sono sei anni che partecipo al Forum e di tensioni e litigi ne ho visti parecchi, tuttavia nel recente passato l'atmosfera era fervente e propositiva, le discussioni più varie e interessanti, seppur accese. I dibattiti coinvolgevano più appassionati e non di rado si assisteva a post davvero commoventi e d'integrazione (ricordo il topic per il compianto Ulzana). Personalmente noto che negli ultimi mesi assistiamo a un pericoloso ristagno del Forum. La tossicità a cui facevi riferimento. se vogliamo definirla così, ha portato all'allontanamento degli autori, Mauro in primis, ma soprattutto a un sempre maggior silenzio di una grossa fetta di utenti, alcuni pure storici e fondamentali per la crescita di questa comunità virtuale. Magari è solo una coincidenza dovuta a impegni personali o altro, ma non si può non notare di quanto sia scesa la percentuale di interventi. Faccio presente pure che si stanno perdendo del tutto quel briciolo di diplomazia e bon ton dialettico per affrontare le diatribe di argomenti: sarà il caldo come dici tu, ma reputo non siano accettabili alcuni insulti o toni sui generis che portano ormai a litigare quasi su ogni topic di confronto. Di recente mi ha fatto inalberare un utente che a un mio commento mi ha risposto "un par di palle!" ma scusate è corretto porsi così! E di risposte simili ultimamente se ne leggono in ogni dove, quindi non mi stupisce più se una grossa fetta di utenti decida di astenersi dall'intervenire. Mettiamo poi che ultimamente sono state pubblicate la maggior parte di storie di Nizzi e il dado è tratto. La strada che sta prendendo il forum ammetto che non mi piace tanto e mi dispiace enormemente. Dovrebbe essere una famiglia virtuale che accomuna appassionati, non un arena in cui ognuno deve gridare per dire di "avercelo più grosso". Perdonate lo sfogo, ma come consueto, non riesco a tenermi i rospi in gola.5 points
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È un insulto bello e buono. Forse Boselli come curatore e sceneggiatore, in mancanza di un supervisore esterno, si sta un po' allargando nei suoi ruoli e passa da uno all'altro in maniera un po' troppo fluida, come se i confini interni tra i ruoli si fossero un po' persi. È la mia opinione. Però pure noi lettori non ci dobbiamo allargare! Ho letto termini come "narcisismo" e ora "delirio di onnipotenza": non esageriamo. Possiamo criticare l'operato degli autori, ma più allontaniamo il focus delle nostre critiche dal loro operato per spostarlo sulla persona e più ci andiamo ad occupare di un campo che, nel nostro ruolo di lettori, non ci compete. Va a finire che quelli che hanno un delirio di onnipotenza siamo noi5 points
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Concordo. Questa storia, ingiudicabile a se stante - sia perché parte di una serie sia perché si pone di suo quale, incomprensibile, seguito de Il Giuramento - è una delle peggiori storie mai apparse sulla serie. E, personalmente, non l'ho neanche troppo apprezzata come storia in sé. A voler essere retorici - e perché non esserlo? - si potrebbe affermare che Boselli qui abbia commesso il suo parricidio. Sì, perché è GLB, al termine della sua storia, che scrive in didascalia - dettaglio non indifferente perché non è Tex che parla ai pards, ma lo stesso sceneggiatore a parlare al lettore - "E nello stesso istante, nella lontana Arizona, una raffica di vento spezza la lancia rinsecchita dal tempo che molti anni prima Tex aveva piantato ai piedi della tomba di Lilyth, e... la vendetta è compiuta!". Ora, che GLB possa essere contraddetto - per quanto sia il creatore di Tex - lo si può anche ritenere accettabile - meglio evidentemente su episodi che non costituiscano il mito di Tex; che le sue storie possano essere raccontate nuovamente, diversamente, finanche con modifiche - preferibilmente in una serie collaterale e auspicabilmente senza autoassolutori editoriali - può essere anche apprezzato; ma che un cardine della serie possa essere così vilipeso mi ha amareggiato. Il solo fatto che una simile operazione sia stata pensata non può che gettare fosche ombre su chi l'ha pensata e portata avanti. Con La cavalcata del destino, paradossalmente, Boselli non si limita a contraddire GLB in una storia cardine della serie, cosa che trovo di dubbio gusto, ma nega l'elemento mitico e soprannaturale di Tex. Non è Tex, infatti - oltre a GLB - ad aver avallato l'idea che la vendetta fosse compiuta, bensì il vento che, nella lugubre scena finale de Il Giuramento, spezza la lancia della vendetta. Vento che, per quello che era l'universo narrativo di Tex prima de La cavalcata del destino, non poteva che essere considerato come figurazione concreta del sovrannaturale o del divino - chiamali dio/dei, spiriti, destino - che statuiva in modo irrevocabile la vendetta compiuta. In quella che finisce per essere una parodia della saga, La cavalcata del destino mette in discussione questo elemento riconducendolo inevitabilmente - qualcuno lo ha scritto in questa discussione - a mera coincidenza... dopo 20 anni esposta agli agenti atmosferici è normale che la lancia si sia spezzata per un colpo di vento. E in una parodia, non so quanto voluta, di sé stessa La cavalcata del destino disvela al lettore che le apparizioni della morte e degli spiriti degli indiani a Higgins sono solo il parto della mente scossa dell'antagonista, mentre l'apparizione di Lilith nient'altro che fan service. Altro che destino, La cavalcata degli eventi statisticamente probabili e scientificamente spiegabili avrebbero dovuto chiamarla - anche se avrebbe sicuramente avuto meno appeal. Come sempre, Boselli osa e arriva a vette di negazione dell'universo di Tex che probabilmente nessun altro sceneggiatore prima di lui ha raggiunto. Nel bene e nel male non conosce mezze misure.5 points
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Un vecchio documentario su Tex con varie interviste a Sergio Bonelli, Galep, Canzio, Boselli, Nizzi, Fusco, Villa, Ticci e Civitelli! Io l'ho scoperto solo oggi e merita assolutamente di essere rivisto5 points
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Perché accusarmi gratuitamente di non aver letto il tuo messaggio? Troppo facile uscirsene con un "no, sei tu che non hai capito quello che ho detto" ogni volta che ci viene mossa una critica. Il tuo messaggio l'ho letto e non senza qualche difficoltà, sinceramente, avendolo trovato un po' ingarbugliato. L'obiezione te l'ho fatta: metti in campo tutta una serie di concetti che secondo me non hanno ne capo ne coda. Dici che la gente si lamenta della verbosità di Boselli. Può essere, ma a me sembra che la principale critica che gli viene fatta sia quella di essere narrativamente troppo lento, prolisso in termini di ritmo della storia: troppe pagine spese per poche azioni che potevano occupare meno vignette. Dici che il bagaglio lessicale della gente si sta riducendo. Di chi? Dei giovani? Degli anziani con l'Alzheimer? Di tutti in generale? Può essere, anche se mi sembra che la tua sia una generalizzazione. Poi chiedi se preferiremmo solo storie dove si spara e si insegue, facendo intendere che secondo te una sceneggiatura possa essere o estremamente prolissa o estremamente ridotta all'osso, senza sfumature intermedie. Sinceramente non concordo. Parli anche di Bennato, Piero Angela, Pino Insegno.. ma direi di fermiamoci qui. Secondo te la gente non apprezza Boselli per colpa del proprio impoverimento lessicale? Nel senso che i lettori vedono troppe parole che non conoscono e si sentono a disagio? In pratica se non lo apprezzano è colpa loro perché sono ignoranti? Forse controbatterai dicendo che in realtà non lo apprezzano anche perché sono troppo abituati al linguaggio stringato dei social o per colpa del calo della soglia dell'attenzione, quello torna sempre. Non credi che invece possano non apprezzarlo SEMPLICEMENTE per il suo modo di narrare un po' pesante e inconcludente e perché quando leggono le sue storie si annoiano? Mi fai venire in mente che negli anni '90 (ma forse era una ristampa) con Il Giornalino allegarono una riduzione a fumetti dei Promessi Sposi: da bambino lo adorai. Ovviamente i dialoghi erano scritti in modo da essere comprensibili per un ragazzino di 7 o 8 anni e sicuramente molte vicende furono tagliate. Comunque gran narratore Manzoni, chissà come sarebbe stato come sceneggiatore di Tex. Però, ecco, non credo che la bontà di un fumetto vada giudicata sulla base del bel linguaggio. Bellissime quelle tavole! Le conclusioni secondo me sono che pure Bonelli era verboso talvolta, eppure nessuno se ne è mai lamentato, anzi mi sembra che in tanti continuino ad apprezzare le sue storie, alcuni anche oggi per la prima volta. Perché della verbosità di Bonelli non si lamenta nessuno mentre di quella di Boselli sì? Perché forse il problema non è la verbosità5 points
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Se qualcuno si fa condizionare, o limitare nella sua libertà di espressione, dalla presenza di un autore è un problema suo. Nessuna persona intelligente scrive delle cose qui dentro "per offendere un autore", la critica quando espressa in maniera educata e costruttiva è sempre stata libera e tale deve restare verso chiunque, siano essi lettori o autori. Comunque sei molto gentile a permetterci di continuare a fare come abbiamo sempre fatto, grazie!5 points
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A parte che “lo diceva Sergio Bonelli in un sacco di interviste” è un modo un po’ facile di dire “ho ragione io”, linkami o segnalami qualche intervista, anche cartacea, in cui SB afferma che le sue storie hanno fatto perdere a Tex centinaia di migliaia di lettori. Quella che Nizzi abbia salvato Tex gliela ho sentita dire anch’io, ma va intesa col fatto che lui non aveva ne il tempo ne la voglia di occuparsene e serviva uno in pianta stabile che lo facesse. Questo persona fu trovata in Nizzi, e per lui fu la soluzione a molti problemi. Ma pure affermando questo, non ha mai detto che le sue storie facevano perdere lettori a Tex, tantomeno centinaia di migliaia, tant’è vero che le ha ripubblicate praticamente tutte in volume cartonati. Se sapeva che i lettori non le gradivano perché lo avrebbe fatto? E in ogni caso El Muerto piuttosto che I ribelli del Canada sono storie graditissime dai lettori, lo so per certo perché me lo hanno detto un sacco di lettori di Tex alle mostre mercato e in occasioni varie. Come ho già scritto in un altro topic, il calo di vendite di Tex negli anni 80 va inquadrato nel calo generale del fumetto italiano in quel periodo: I lettori di TUTTI i fumetti italiani ad inizio degli anni ‘80 crollarono. La Corno, che pubblicava i supereroi, la rivista Eureka, Alan Ford e le Sturmtruppen fece fallimento. Il Corriere dei ragazzi chiuse per sempre nello stesso periodo. La Edifumetto chiuse tutti i suoi pocket erotici (che al di là di ogni giudizio di merito erano comunque una palestra formativa per molti grandi disegnatori) e si rilanciò con roba come Il paninaro. L’Intrepido e Il Monello della Universo si trasformarono in una rivista per adolescenti e in una di calcio per poi chiudere definitivamente negli anni novanta. E la Bonelli non se la passava certo meglio visto che tutte le serie che mandò in edicola tra la fine degli anni settanta e la metà degli anni ottanta chiuse per scarse vendite (Judas, Gil, Full, Bella & Bronco, Indiana Jones, TuttoWest…), tranne Martin Mystère, che comunque non si avvicinava minimamente al venduto delle testate della casa editrice del decennio precedente. Gli stessi Zagor e Mister No, oltre a Tex, persero centinaia di migliaia di lettori (Zagor negli anni settanta vendeva qualcosa come 600.000 copie, alla fine degli anni ottanta Sergio Bonelli affermava che entro pochi anni sarebbero stati costretto a chiuderlo), mentre Il piccolo Ranger chiuse i battenti. Quindi in questa situazione generale, in cui l’intero mercato del fumetto italiano entrò in una profonda crisi, dire che Tex perdeva migliaia di copie a causa di Nolitta che scriveva 1 albo su 3 mi pare decisamente fuorviante. Sarà stato l’arrivo dei cartoni animati giapponesi, dei videogiochi o delle videocassette, come soleva ripetere Sergio Bonelli, ma fatto sta che TUTTO il fumetto italiano in quel periodo perdeva copie su copie e gli adolescenti, che ne erano il target di riferimento, non sembravano più interessati ad esso. Poi, alla fine del decennio, arrivò il fenomeno Dylan Dog, che di fatto “salvò” il fumetto italiano. Ma chi è stato adolescente negli anni 80 queste cose le sa benissimo. Negli anni 70 sui banchi scuola si scambiavano i fumetti, negli anni 80 si parlava di cartoni animati e di videogiochi. Io nella mia classe ero l’unico a leggere Tex ed ero pure guardato strano per quello, perché i fumetti venivano già allora visti come una cosa superata e solo con Dylan Dog tornarono di moda tra gli adolescenti. Quindi già in quel periodo, secondo me, si perse una mezza generazione di lettori (nonostante i numeri fossero comunque ovviamente altissimi in proporzione a quelli di adesso).5 points
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Qui si stanno mischiando pere con mele con ferrari testarossa. E mischiando cose diverse, si fa confusione e si perde il punto. Esaminiamo una cosa per volta. -------------------------------------------------------------- 1) L'uso di didascalie descrittive COME METODO DI SINTESI PER RACCONTARE DI PIÙ IN MENO SPAZIO. Questo è il caso dell'esempio citato da Poe da "Diablero": l'osservazione di Poe secondo cui qui GL Bonelli sarebbe "prolisso" per me manca totalmente il bersaglio, anzi, per me è incomprensibile: questo che vediamo in quelle pagine è un esempio di mirabile SINTESI NARRATIVA. Inviterei Poe a fare semplicemente l'elenco delle cose che vengono narrate in quelle pagine. E poi pensare a quante DECINE DI PAGINE verrebbero impiegate, oggi, per raccontare le stesse cose senza usare didascalie. Ho visto per esempio in uno Zagor recente diverse pagine dedicate a Zagor che taglia i rami da un tronco di un albero per costruire un ponte di fortuna. Vignette su vignette con Zagor che taglia rami spiegando cosa sta facendo. Tutto spiegato nei minimi dettagli per un lettore non solo ritenuto "non capente" ma che pensa sarebbe mandato nel panico da un semplice montaggio della scena, senza fargli vedere per filo e per segno come fa Zagor a creare il ponte di fortuna. Vediamo le tre pagine postate da Poe. Guardate la PRIMISSIMA VIGNETTA. Quella vignetta sarebbe, oggigiorno, minimo 5-6 pagine. Si inizierebbe a far sentire i lupi, per spiegare al lettore che ci sono i lupi. Poi si mostrerebbero avvicinare. L'indiano spiegherebbe con "dialoghi descrittivi" (in cui spiega la situazione all'aria circostante) che ha paura che i lupi mangino il cavallo, per preparare il pubblico impressionabile allo shock della scena di violenza. A pagina due si vedrebbero i lupi. A pagina 3 inizierebbero l'attacco, che verrebbe mostrato nei dettagli per 2-3 pagine. A pagina 5 o 6 ci vedrebbe una vignetta simile a quella pubblicata all'epoca, poi seguirebbero 2-3 pagine di parole esplicative ad alta voce dell'indiano per spiegare come mai è nei guai e cosa teme, e arriviamo a pagina 9. Pagina 10 e 11 mostrerebbero, lentamente, l'arrivo del pipistrello. Probabilmente prima del vedere l'ombra del Diablero passerebbero più pagine, ma in ogni caso NESSUNO SCENEGGIATORE "MODERNO", nemmeno i migliori, liquiderebbe "la notte di terrore" in DUE STRISCE. "mungerebbero" la "scene fica" per almeno 20 pagine! Con versi, terrore, mantenere il fuoco, etc. E perchè non dovrebbero? In quella maniera invece di farsi pagare solo 2 pagine, se ne fanno pagare 30!!! Allungando semplicemente il brodo! (poi capisci come fanno a fare tante pagine senza uno straccio di idea...) Con la tormentata fuga del guerriero verso il campo poi fanno almeno altre 10-20 pagine, e così invece di farsi pagare 2 pagine se ne fanno pagare 40-50! (dico "farsi pagare" per far capire che risparmio sarebbe anche per la casa editrice fare albi più snelli e che si leggono più rapidamente, ma onestamente non credo che la motivazione principale oggi sia l'avidità: credo che sia invece il "panico da disegnatore!", hai 10-15 disegnatori che ti mandano avanti altrettante storie, qualcuno che ha finito le pagine e ti telefona ci sarà praticamente tutti i giorni, se hai una buona idea per il seguito e sta tutta in due pagine quello ti richiama il giorno dopo, se la allunghi fino a 20-30 pagine non lo risenti per almeno un mese...) Idem per la terza pagina con Mitla: una pagina qui è il tempo (anche di lettura) che ci vuole per mantenere il ritmo: non è un caso se certe storie erano (e sono ancora) APPASSIONANTI, mentre troppe pagine attuali, ammiri i disegni, dici "che dialoghi realistici", ma poi... alla fine, sotto sotto, ti sei annoiato e non hai voglia di rileggere. Oggi, quella pagina di Mitla con la lucertola sarebbe ovviamente descritta senza didascalia ("argh! Orrore! una didascalia!" Gli sceneggiatori italiani, evoluti e bravissimi, copiano la TV e le fiction Rai anche nel ritmo lento, vogliono "berardeggiare" mentre in realtà stanno facendo "Gli Occhi del Cuore". Non si abbasserebbero ad usare didascalie come fanno certi autorucoli come... Alan Moore, Frank Miller, Joe Sacco, Zerocalcare, Neil Gaiman, etc! Meglio imitare gli sceneggiatori di Boris!). Quindi, minimo 1-2 pagine per l'arrivo della lucertola, il testo della didascalie a le informazioni contenute sarebbero da mostrare azione per azione in vignette separate, quindi invece di una "antiquata" didascalia... una bella sequenza di 2-3 pagine! Poi capisci come mai oggi in un albo di 110 pagine (330 strisce) accadono meno cose di quelle che accadevano una volta in 80 strisce (26,66 pagine)... OK, ricapitolando... QUESTA È SINTESI! L'uso di didascalie per "tagliare" e dare RITMO alle scene, mostrando le cose in due strisce invece di dover usare 10 pagine. Dando così al lettore TANTE scene, tanta azione, tanto "fumetto", senza farlo annoiare a vedere il protagonista che taglia rami per pagine e pagine. Gli altri temi di cui si parla, lo "spiegazionismo" e i terrificanti "dialoghi esplicativi", sono il primo totalmente indipendente, e il secondo addirittura OPPOSTO: abbandonando il ritmo che poteva essere dato da un uso saggio delle didascalie, arrivi ai terrificanti dialoghi esplicativi attuali, innaturali, prolissi, e pallosissimi. La prova, come sempre, sta semplicemente nell'ASSAGGIARE la zuppa: quelle storie di GL Bonelli, narrate con RITMO e SINTESI grazia all'uso ben studiato delle didascalia, erano ZEPPE DI IDEE anche perchè, occupando poco spazio, ne servivano tante. E NON ANNOIAVANO. La stessa cosa non si può dire dei "brodi allungati" attuali, lentissimi, con "dialoghi esplicativi" pallosissimi, ma "moderni" perchè non usano le aborrite didascalie (che quello è l'importante, non usare didascalie, poi se si annoia il lettore non è importante, anzi, nel fumetto Bonelli "moderno" il lettore si DEVE annoiare mentre lo "istruisci", mica è lì per divertirsi...)5 points
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Arrivo a commentare la storia in netto ritardo, come da un bel po' mi accade. Di solito in passato mi astenevo dal leggere i commenti degli altri utenti, prima di scrivere il mio, per non esserne influenzato, ma ultimamente ho perso pure questa abitudine. Di carne al fuoco ne è stata messa tanta in queste quattro pagine di discussione e come ovvio, le opinioni non sono tutte uniformi. Certo che passare dal 2 al 9 di valutazione, ti fa capire di quanto sia bella la varietà di giudizio nella vita e guai se così non fosse. Soprattutto mi capita spesso che, leggendo le critiche di coloro a cui gli episodi non piacciono, le trovo pure plausibili e motivate e mi chiedo se realmente è il mio modo di leggere e approcciarmi a Tex a essere inadeguato e superficiale, se a primo impatto il mio giudizio è differente. Ma per quanto motivate possono essere alcune critiche, ciò non toglie che ognuno, a seconda della propria sensibilità, assimila un'opera d'arte in maniera differente e non vi è nulla di scandaloso se alla fredda razionalità di alcuni, si contrapponga la visione più "romantica" e più fallace di chi si tuffa in una trama per sognare ad occhi aperti, trascurando snodi anche un po' forzati, ma funzionali alla narrazione di fantasia. Se non si è già capito, la lunga premessa serve solo a dire che al sottoscritto, la storia è piaciuta e mi ha davvero incollato alle pagine, anche se non è perfetta come giustamente fatto notare da utenti più freddi e razionali di me. Ho da tempo coniato la cosiddetta "Zona Ruju", ovvero un limbo di qualità costante senza eccessivi picchi o capolavori" in cui si attestano quasi il 90% delle prove dell'autore, al netto di un lieve calo di qualche anno fa e alcune composizioni più corpose. Questa che sto commentando, a mio avviso, supera quel confine e la reputo davvero una delle migliori prove di Pasquale sulla testata. Oltretutto è l'ulteriore conferma che lo sceneggiatore sta risalendo la china dopo un periodo di appannamento e ciò è un buon segno per i lettori e per Mauro nei suoi panni di curatore. Magari la storia è stata sceneggiata al rovescio e si avvale di qualche clichè; il tradimento di Big Frank sarà scontato e Boucher incide poco come villain, gli indiani non sembrano essere caratterizzati in maniera encomiabile e il mio amato Carson fa una figuraccia, ma nel complesso non si può non notare che ha un buon ritmo, discreta l'azione e molto funzionali gli snodi e i passaggi di scena. Ma soprattutto è affascinante l'intreccio che si viene a creare fra realtà e visioni oniriche, trovata che permette a Pasquale di far spiccare la figura di Lagarde e la tenera empatia che si crea con la dolce Nadie (ennesima figura femminile interessante nata dalla penna di Ruju) sono il quid in più in una storia, non esente di imperfezioni, ma splendida anche per questo. Se una lettura mi coinvolge e stimola la mia fantasia, accarezzando le giuste corde dell'anima, non mi soffermo troppo sulle presunte illogicità razionali di alcuni passaggi. Sono un lettore che legge "ad occhi chiusi"? Forse sì, ma poco mi importa se questo serve a farmi sognare e questa storia ci è riuscita. Anche l'epilogo è poetico e romantico, con Lagarde che viene riportato alla vita da Tex col bene placido dello spirito della defunta fidanzata, un passo verso un futuro presumibilmente destinato fra le braccia della bella e coraggiosa Nadie. Font è sempre un disegnatore adattissimo per queste tematiche e latitudini, tuttavia si riscontra una certa fretta realizzativa soprattutto nel secondo albo, con alcune vignette tirate un po' via, ma l'effetto ottenuto non è male e la sua prova è soddisfacente. Unico neo, la poca grazia con cui il maestro iberico ha caratterizzato le due donne dell'episodio, soprattutto in alcune vignette la visione della fidanzata defunta è troppo caricaturale e poco accattivante. Una maggiore cura su questo aspetto non sarebbe guastata, ma sugli sfondi e i paesaggi, il lavoro è stato notevole. Il mio voto finale è 95 points
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Letto! Per adesso tutto bene, testi e disegni, ma passiamo alle varie note... 1) L'albo racconta la trama del primissimo albo a striscia, cioè questo: e circa metà del secondo (con maggiori modifiche nella trama, salta per esempio la prima lista con un solo nome cancellato) Fa un po' ridere pensare che oggi ci vogliono 62 pagine per raccontare (quasi) quello che GL Bonelli raccontava in 48 strisce (16 pagine), praticamente in quello spazio GL Bonelli di storie ne metteva QUATTROI! Non è (solo) un discorso "quanto era meglio una volta": vedere COME E PERCHÈ si usano più pagine è istruttivo. Si vede come le azioni vengono raccontate più "cinematograficamente", come in un film (quindi bisogna muovere l'inquadratura, dare il tempo agli attori per le battute, inquadrare ogni punto separatamente,mettendoci più tempo) mentre GL Bonelli l'aveva scritta "letterariamente", descrivendo l'azione con una economia di battute che privilegia la sintesi (un libro dove si descrive ogni inquadratura di un film sarebbe una pizza da leggere. E infatti non a caso spesso i fumetti "cinematografici" sono una pizza uguale, gli autori dimenticano che in realtà il lettore LEGGE, non sta vedendo un film con la colonna sonora). L'assalto della Mano Rossa in originale prende 6 strisce (corrispondenti a DUE pagine) dall'inizio all'arrivo di Tex e la loro fuga, mentre adesso ne prende 10 di pagine, per esempio. Ma non è solo l'espansione da "letterario" a "cinematografico" che gonfia le pagine necessarie: c'è anche il bisogno di SPIEGARE OGNI PICCOLA COSA, perchè ovviamente ci sarà sempre "il lettore che non capisce" e si lamenta: quindi il motivo per cui Scott sta portando le paghe su quella pista viene spiegato DUE volte, e non più una sola. In originale Scott usa una sola nuvoletta (questa: ...e non stanno a rispiegare il trucco quando fanno il nome di Bannon Fra l'altro guardate la striscia che ho postato: è quella originale, proveniente dalle anastatiche. Se controllate con le edizioni successive su Tex Gigante, noterete un altra cosa (oltre agli strafalcioni del famigerato letterista dell'epoca ): il riassunto iniziale manca in tutte le ristampe successive (a parte i non censurati, ovvio) Poi, viene spiegato come fa Tex a sapere le varie cose, come fa a parlare con il capitano, etc. Meglio con le spiegazioni o senza? Penso che il giusto stia in mezzo. Al''epoca il ritmo DOVEVA essere indiavolato, per riuscire a dare abbastanza "avventura" ai lettori in 32 strisce, e quando ebbe più pagine a disposizione lo stesso GL Bonelli ridusse quella frenesia. Ma oggi si esagera dall'altro verso, le spiegazioni a volte rendono le storie davvero pesanti da leggere, specie se sono ripetute o superflue (come ne sto parlando qui perchè si può fare la comparazione diretta di una stessa trama raccontata in entrambe le maniere, non perchè Boselli in questa storia allunghi il brodo: tutto sommato le aggiunte che ha fatto ci stanno e non rendono pesante la lettura. Nella serie regolare invece ultimamente spesso ci cade...) 2) Guardate la mappa a pagina uno. Non vi sembra "strana"? Da quando in qua l'Arizona è A SUD del New Mexico? Si sono scordati la geografia alla Bonelli? No, è solo una "finezza storica": nel 1860 era così: Per la spiegazione, https://en.wikipedia.org/wiki/Territory_of_Arizona_(United_States) 3) Per adesso, a parte le spiegazioni e gli allungamenti e qualche modifica per rendere la trama più plausibile (in originale Tex conosce già tutti i componenti della Mano Rossa anche se loro non conoscono lui se non di nome, qui no, non sa che faccia hanno. in originale il messaggio viene gettato in un covo losco dove i membri della Mano Rossa sono tutti riuniti, qui Tex lo fa recapitare al solo Burke, etc.), la modifica principale avviene nell'ufficio del Colonnello: stavolta è Tex ad offrirsi di "catturare" i banditi e portarli dal colonnello. All'epoca invece era stato il colonnello a dirgli di portargli i veri colpevoli... e visto che si dimentica di specificare "vivi", questa è la reazione di Tex: Eh si, il Tex delle origini era un vero "giustiziere", quasi un "punitore" ante litteram, che puntava ad uccidere, non a "consegnare alla giustizia". Ne avevo già parlato diverse volte nel thread delle anastatiche, prima, su "il totem misterioso"... https://texwiller.ch/index.php?/topic/5277-strisce-anastatiche-di-tex/&do=findComment&comment=173390 https://texwiller.ch/index.php?/topic/5277-strisce-anastatiche-di-tex/&do=findComment&comment=173673 https://texwiller.ch/index.php?/topic/5277-strisce-anastatiche-di-tex/&do=findComment&comment=174417 e poi, su "la mano rossa" (questo albo): https://texwiller.ch/index.php?/topic/5277-strisce-anastatiche-di-tex/&do=findComment&comment=174419 ..e successivi: https://texwiller.ch/index.php?/topic/5277-strisce-anastatiche-di-tex/&do=findComment&comment=175199 https://texwiller.ch/index.php?/topic/5277-strisce-anastatiche-di-tex/&do=findComment&comment=175359 https://texwiller.ch/index.php?/topic/5277-strisce-anastatiche-di-tex/&do=findComment&comment=175447 https://texwiller.ch/index.php?/topic/5277-strisce-anastatiche-di-tex/&do=findComment&comment=176035 Guardate come avevano "censurato" la cosa nelle ristampe... Tex Willer ha preso questa strada "buonista", con Tex che cerca di "prenderli vivi": lo temevo ma me l'aspettavo, purtroppo quel Tex che ride pregustando di uccidere ad uno ad uno i membri della Mano Rossa oggi non sarebbe più accettabile dai lettori... (anche perchè pochissimo hanno letto gli originali, quasi tutti hanno letto solo la versione censurata)5 points
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A causa di alcuni lavori in casa, ho dovuto riesumare dai luoghi bui in cui li avevo relegati alcuni Texoni. Ultimati i lavori, li ho ripresi per rimetterli a posto. Il primo della copiosa pila (per la verità, erano due pile) di volumi era L'ultima Frontiera... Leggimi, sembrava dirmi il volumone. Non ripormi nella libreria prima si averlo fatto. Si è scatenata così una lotta interiore: ho talmente tanti libri da leggere, tanti fumetti, che non è davvero possibile che io sprechi il mio tempo a rileggere qualcosa che già conosco e che ricordo. Ma quello non si arrendeva, i disegni superlativi di Parlov mi avvinghiavano, così le atmosfere del Grande Nord... E sia. Ed è un bene che sia stato. Perché ho rivissuto uno dei più bei texoni mai scritti. Jesus Zane, "nato per spandere la morte", il suo odio malato per l'uomo bianco, la tragica storia di sua madre, il suo amore anch'esso insano per la bellissima Sheewa. Una storia drammatica, cupa, senza redenzione. Il male subito dalla madre di Jesus si incarna nell'anima ferita del figlio, un uomo crudele e profondamente infelice, incapace di trovare la pace e per questo condannato al risentimento, all'odio, alla dannazione. Come l'altro Gesu', anche questo è un'incarnazione, solo che la sua non è una concezione immacolata, e allora questo Jesus è l'incarnazione del male, il condensato di tutti i peccati dell'uomo. Una maledizione che genera altro male, altra morte, altro dolore. Anche Jesus è una vittima, vittima della sua storia, del suo vissuto, della crudeltà degli uomini. Ha sempre e solo cercato quell'amore che potesse curare le sue ferite, ma ha trovato solo muri davanti a sé, solo chiusura, e non poteva essere diversamente, dato che la sua anima era stata corrotta sin dall'inizio della sua stessa esistenza. Non c'è salvezza, per Jesus. C'è solo la croce. Anche se alla fine Tex batte Zane, in definitiva questa è una storia con soli vinti. Il ranger arriva troppo tardi, può solo, da par suo, rimandare all'inferno quel diavolo tormentato che era stato Zane. Dandogli, questo sì, la pace. Perché Zane in ultima analisi quella voleva, anche lui. La pace della sua anima. Alla ricerca di quella, le sue inquietudini e i suoi furori lo hanno portato a fare del male anche a chi amava. Perché il suo amore era tossico, mortale. Perche le sue azioni non potevano che essere distruttive, annientanti. Jesus e' il male, ma anche per esso va provata pietà. Lascia solo cenere e, come dice Tex nel finale, tre tombe improvvisate al cospetto del grande fiume che, ignaro dei drammi umani, continua a scorrere placido davanti ai sepolcri di quelle vittime della crudeltà umana.5 points
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Ho sempre pensato che fosse uno schiavo fuggiasco (non necessariamente uno schiavo della famiglia Walcott). Quando John lo incontra lo conosce già, e infatti gli dice di andare a nascondersi negli alloggi della servitù per non farsi vedere da Leslie, che magari lo avrebbe rimbrottato per avergli dato ospitalità. Non è una sagoma, è un emblema. Il paradigma dello schiavo senza diritti, dimesso e spaventato, che grazie a Tex si libera dalle catene. Prima nella scena del saloon, poi con la scelta del suo sacrificio. Può indignarti, a me emoziona. Qui mi sento di accogliere una sola obiezione, che è quella di cui abbiamo più volte discusso con Letizia: quello che lascia Tom a morire non è Tex. A me non guasta la storia perché ho sempre pensato che la situazione fosse disperata e tornare indietro avrebbe significato vanificare il gesto di Tom. Ma capisco e accolgo le obiezioni in questo senso. Tex ha sempre preso il comando, figuriamoci con un ragazzo così dimesso come Tom. Per te lo è e qui non voglio metterci becco. Hai troppa più cultura di me perché io mi senta di ribattere su questo punto. Io non ci avevo capito nulla fino alla fine. Per me non era stratelefonato. Ma io non ho letto tanto quanto te, non ho la tua cultura, se a te sembra stratelefonato avrai le tue ragioni. Con me la storia ha funzionato anche nel suo elemento giallo, che tuttavia è solo un accessorio: il giallo qui è l'ultima cosa, la storia parla di amicizia, di schiavitù, di affetti familiari, di rimorso. Il giallo è solo cornice, non contenuto. Non ne posso più di questo punto. L'ho contestato ogni volta. Ho detto che in una storia a fumetti è convenzione che si incontrino più i cattivi che ti creano problemi che non i buoni che ti accolgono. Magari nel loro peregrinare per il Sud qualche anima pia l'avranno incontrata, ma non era essenziale farla vedere ai fini della trama. Ho citato il soldato sudista amareggiato per la sorte che tocca ai cadaveri dei morti ad Anderville, ho citato i soldati sudisti che aiutano Tom con il cavallo imbirizzarito (lo fanno perché devono sgombrare la strada, ma non trattano male il ragazzo), ho citato Leslie come personaggio positivo. Che vuol dire "alla frutta"? Intendi dire che è una mia invenzione volta a risponderti in questo trhead? Una mia forzatura fatta apposta per poter ribattere? Se è così, puoi andare a leggere (ma vivamente te lo sconsiglio ) il mio articolo sul TWM scritto molti anni fa, prima che il nome di Diablero venisse a tormentare i miei incubi : scrivo esattamente le stesse cose. Leslie è un uomo retto, un idealista, un vero soldato. Nonostante questo suo codice d'onore, in qualche modo vi contravviene per tentare di salvare suo cugino John, al quale comunque è legato e vuole bene. Quindi niente frutta per me, grazie. E' semplicemente il mio modo di vedere le cose, legittimo quanto il tuo. Sul rinnegare Tra due Bandiere sono ancora più stanco del punto sopra. Non risponderò per l'ennesima volta, concedimelo, anche perché è domenica mattina e mia moglie mi chiede di uscire ALT. Qui ti rispondo per le rime. Nell'agosto 2022 sei stato sospeso perché TU avevi perso le staffe, trattandoci come minus habens e sputando veleno in maniera davvero violenta. Quindi ora non fare il santarellino. Stavolta il flame è stato scatenato da quel mio post in cui IO ho perso le staffe e te ne do ragione, ma non rigirare la frittata: alcuni tuoi post sono stati CANCELLATI tanto erano violenti (nei confronti di Nizzi ma la discussione davvero trascese in maniera incontrollata) e per questo non si possono più ritrovare. Non sei tu l'anima pia e noi i beceri che mandiamo in vacca la discussione. Stavolta l'ho fatto io, e chiedo scusa pubblicamente a tutto il forum. Se i moderatori vorranno prendere qualche provvedimento, lo accetterò perché ho perso le staffe. Voglio solo dire una cosa a mia discolpa: stavolta non ho perso le staffe solo per FDA. Ero indispettito già dai toni sulla Tigre Nera, e non per le critiche alla storia in sé, che trovo anche condivisibili, ma per espressioni usate da altri utenti (non da te stavolta) che ho trovato offensive. Poi quegli utenti hanno cercato di rigirare la frittata indignandosi e andandosene, cosa che mi dispiace, ma non hanno colto il mio richiamo a NON UTILIZZARE EPITETI OFFENSIVI. Perché sennò la gente si incacchia e si scatenano i flames. Io ho finito su questa storia. Mi piaci troppo come utente per avere davvero l'intenzione di litigare a piè sospinto con te ogni volta. Su FDA e sul tuo modo di vedere Nizzi non andremo mai d'accordo, ma la cosa brutta è che sei ripetitivo su questo punto e costringi anche gli altri (almeno me) a fare altrettanto. Le obiezioni mie postate oggi qui sono le stesse di due anni fa e di un anno fa. Basta. Me so scucciato. Spero di riuscire non ricascarci più. Nel frattempo, spero di aver fatto capire cosa auspicherei, in termini di toni, atmosfera e offese velate o manifeste. Sono io che mi impegno a non alimentare più questo circo e tendo la mano, oltre che a te, a @PapeSatan che mi piacerebbe ritornasse da queste parti. Buona domenica.5 points
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non c'era nulla da criticare in quellla scena, saranno stati i soliti quattro scassaminchia a cui non va mai bene niente "scassaminchia" = "chi fa attenzione a quello che legge e conosce Tex"... Ecco un prepotente, in un albo di Tex: Chiunque abbia letto anche un solo albo di Tex precedente a quelli scritti da Nolitta, sa cosa aspettarsi adesso: che Tex prenda il prepotente per il bavero e inizi a sbatacchiarlo come un tappeto. Tex ha sempre odiato i prepotenti, e funziona come la "vendetta dei deboli", facendo sentire al prepotente di turno come si sentivano le loro vittime. Ma non questo Tex: Il Tex di Nolitta, nelle sue prime storie, è un odioso prepotente, quindi si unisce naturalmente ai prepotenti. Se questo per te è Tex...5 points
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Buona giornata a tutti, Una recente illustrazione che ho dedicato ai mitici Ranger. "Al galoppo verso l'avventura".5 points
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CONTIENE SPOILER Le prime tavole sembrano proporre la solita storia di una faida tra due famiglie confinanti, a cui poco dopo si aggiunge l'elemento dei ladri di bestiame: due temi classici, che forse non sono estranei alla destinazione di questa sceneggiatura su un Maxi. Pensateci bene: da quant'è che sulla regolare non leggiamo una storia classica, una storia western old style? Forse, tali tematiche sono considerate talmente demodé da non poter più trovare asilo tra le pagine del mensile, e allora ecco che interviene il nostro bel Maxi, per giunta disegnato anche lui da un artista demodé, non fosse che per gli anni sul groppone, ad accogliere a braccia aperte questi "scarti di produzione". Più tardi, al "festival dell'ordinaria amministrazione" si aggiunge anche, del tutto avulsa peraltro dal resto della storia, la scena del regolamento di conti nei confronti di un baro, con l'unico elemento inconsueto nel protagonista di questa che resta tutto sommato una bella parentesi, Kit Willer al posto del già notissimo baro Tex. Il ritorno sui binari principali di questa avventura è cupo, con la morte del giovane figlio di Alan Foster: un uomo, quest'ultimo, tutto d'un pezzo, un duro e anche uno dei due contendenti della faida, quello tuttavia destinato a giocare la parte del "buono" agli occhi del lettore: la morte di suo figlio colpisce quindi, sia per le modalità con cui avviene che per le successive scene originate da questa giovane vita spezzata: la madre distrutta dal dolore e i sensi di colpa del cowboy Dixon, uno degli uomini di Templeton. Più volte Ruju indugerà sui rimorsi di quest'uomo, rimorsi che avranno un risvolto concreto nel finale. Nel frattempo Templeton, l'altro contendente, esce allo scoperto assoldando la posse di Cougar, protagonista di una bella parte in occasione dell'uccisione del ladro di bestiame Corrigan: sorridente, gioca al gatto col topo in maniera spietata e poi si fregia con Tex di stare dalla parte della legge. A proposito di legge, altrettanto riuscita è la scena della deposizione dello sceriffo McKay, anch'essa ordita dall'anima nera Templeton. E sempre a Templeton è legata un'altra bella sequenza, quella in cui Carson (che bello vederlo agire una volta tanto senza Tex!) va a parlargli in tutta franchezza di quello che potrebbe accadere se il ranchero si mettesse contro i pards. Il gran finale, in cui i vari nodi di questa avventura si sciolgono, l'ho trovato sbrigativo e un po' confusionario, non all'altezza del resto della storia. Non tale tuttavia da compromettere la riuscita di quest'albo, che con le sue tante belle sequenze e il suo ritmo frenetico si aggiunge ad una ormai nutrita schiera di bei Maxi scritti da @PRuju, che qui cito appositamente per fargli pervenire i miei più sentiti complimenti per l'ennesima bella prova su questa pubblicazione. Già, il negletto Maxi. Disegnato spesso da Diso e Cossu. Eppure i loro Maxi, grazie soprattutto alla penna di Ruju (ma anche Nizzi e Manfredi non se la sono cavata male), sono stati tra le cose più belle lette negli ultimi anni, e credo di non esagerare se dico che mi sono piaciute moltissimo storie come Il Ponte della Battaglia, Caccia a Tiger Jack, Dopo la Tempesta, Il Boss di Chicago. Storie ordinarie, d'accordo, ma scritte bene, texiane, senza fronzoli o grandi velleità ma comunque oneste, robuste, solide, appassionanti. Le storie vanno lette per essere giudicate. Certo, la pregiudiziale sui disegni la capisco. Ma a parte il fatto che anch'essi mi sono parsi tutto sommato adeguati, a mio parere resta apprezzabile una casa editrice che non lascia a terra nessuno, che trova sempre un posticino per coloro che meritano riconoscenza per quanto fatto in passato, che hanno contribuito anch'essi, nel loro piccolo, a mandare avanti la baracca di questo piccolo miracolo italiano. E se il maestro Diso, con tutta la sua veneranda età, non vuole saperne di andare in pensione, e trova ancora autori disposti a scrivergli belle storie e curatori a pubblicargliele, ebbene sappia che trova anche lettori pronti a sciropparsi quei gloriosi e stanchi segni, con affetto e - storia permettendo - gusto.5 points
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Noi leggevamo Tex non per 10 minuti di svago, ma per giorni e giorni. Ancora oggi vedendo le vignette di quella storia, e c'è ne sono tante così, mi commuovo. Avrò avuto 10 anni e trovo gli albi in edicola. Erano ristampe, e li divoro. Non sapevo neanche il perché, eppure era chiaro che era un racconto importante. Lo si capiva dalle emozioni provate. La morte di Lilyth, l'addio triste dato a Tex poeticamente dalla moglie tra le nuvole. E la violentissima e inesorabile vendetta. La volevi proprio così, vedevi massacrare Higgins ed eri tutto dalla parte dii Aquila della Notte. Non sapevo nemmeno qual era il motivo di tanta empatia, poi scoprirai che era dovuto al disprezzo verso il male assoluto. La morte di innocenti. Il calcolo di Brennan e Teller contemplava una strage immane per colpire un uomo. Quest'avventura racchiude molto del Tex-pensiero. Nega la necessità di umanizzarlo, perché si legge tutta l'umanità del personaggio. Persino la borraccia e la pistola, richiamati ora per giustificare questa celebrazione (sic.!), lasciati al butterato lo dimostrano. Generazioni di texiani con il giuramento hanno capito perché una moglie sposata per necessità è rimasta l'unica donna di Aquila della Notte. E senza che GLB si dilungasse in moine e Galep mostrasse tette e culo. Una gran parte del mondo di Tex si regge su questa storia. Pensate solo a Tiger che ha un ruolo fondamentale, pur lasciando spazio all'amico implacabile. Mi sto però allontanando dal problema. Là c'era "poesia", qui è tutto calcolo. Un po' come Nizzi che portando al ristorante Carson credeva di soddisfare tutti, qui si prende un classico, che farà contenti gli integralisti come me e lo si ribalta per raccontare la storia di un piedipiatti al servizio di pinkerton. Lui e tutti gli altri sono protagonisti, meno Tex e I pards i quali, in fin della fiera, si occupano della manovalanza o poco più. A prescindere dal casus belli, qui manca l'emozione. Di fronte a un crimine efferato invece di scatenare la sua giusta punizione (nel giuramento appena tornato al villaggio ORDINA L'ASSASSINIO DI TUCKER!) I pards cazzeggiano ascoltando interessanti, per i nuovi lettori, notizie sul sistema ferroviario statunitense (questo è tipico dello sceneggiatore che trasforma Tex in un'enciclopedia ambulante) e scherzano, nizzianamente, sul russare di Carson. Davanti al nome Higgins e all'ennesima strage!!! Non basta. Si parla dell'assistente di Parker, della colazione, dell'incontro visto in TV, ecc. Come fa a coinvolgere una roba del genere? Non bastasse il tirapiedi di turno in pratica dirige le danze. Quelle poche volte in cui Tex può decidere (fermare colui che porta notizie agli avversari) lascia fare. Non lo prende e gli smantella la dentiera, meglio lasciargli avvisare i compagni così avremo una bella sparatoria da raccontare. Infatti all'autore era questi che interessava. Mostrare un bello scontro a fuoco, come prevede il manuale dello scrittore di Tex, pagina 25. Con questo anche il critico più accanito è sistemato. Fatti felici tutti è arrivato il momento di scrivere ciò che davvero interessa. Tre cose. 1) la scena madre con protagonista il fantasma di Lilyth. Non importa se a fare la figura del fantasma e Tex, il quale per la SECONDA VOLTA non è la causa della morte dell'assassino della moglie. Perché è giusto che il protagonista non sappia neanche cosa è successo. Però c'è un fighissimo tornado, la possibilità per Villa di disegnare degli spettri e una Lilyth che Higgins non aveva forse neanche veduto e se Tex fa la figura del fesso di nuovo, pazienza. 2) La scena del salvataggio di Parker. Per giustificare cappuccino e brioches serviti sul treno, finalmente sappiamo quanto è tosto il ragazzo. Peccato che di lui ai texiani integralisti non freghi una mazza. Risalta il fatto che Tex e soci sono non pervenuti. Allora perché? Perché nello stile dello scrittore dopo aver adempiuto al dovere,, passare ai suoi personaggi. Così domani sul forum qualcuno dirà: "Tosto, perché non lo fai ritornare". In effetti è più efficiente del titolare della testata... 3) Il finale a super effetto. Mentre Tex si disinteressa del mandante (è un passo avanti, prima solo degli esecutori), tutta la scena è per lo sbirro "nativo". Invece che con un colpo alla testa, sistema rapido e pulito, una lenta agonia al principio "occhio per occhio". Io credo che quando è stato scritto lo sceneggiatore abbia pensato sinceramente: "Qui scrosciano gli applausi". Una fine così non si è mai vista! Poco importa imho che non stia in piedi neanche con i puntelli, tanto solo quei due vecchi rompiballe potrebbero non gradire, gli altri apprezzeranno la modernità. Tex come sempre da un'altra parte è una critica ridicola. E soprattutto solo così potevano incrementare i personaggi ricorrenti da inserire in continuity. Vuoi che non mi chiedano di farli vedere tutte le volte che Tex andrà a Washington? Se ci fosse stata la rivolta c'era speranza. Invece Facebook ha decretato il successo e quindi avanti con variant, cartonati, ecc. Quindi dobbiamo rassegnarci. Il nostro mondo è finito. Largo al Tex 4.0.5 points
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In realtà proprio dal punto di vista sentimentale io non l'ho trovata stucchevole. Non sappiamo nemmeno se davvero ci sia stata una storia d'amore tra i due, e a che livello sia arrivata. Era un coinvolgimento, un'empatia, un'amicizia speciale. Quasi più "letteraria" (con i rimandi ai cavalieri e alle dame, alla lanterna magica, al finale che io credo sia ispirato al libro di Bufalino "Diceria dell'untore") che reale. È un sentimentale non dongiovannesco, ma intimo, profondo, doloroso. C'è solo Carson al capezzale della ragazza, una ragazza che è già malata quando i due si conoscono. Questo è un punto importante: è un rapporto già minato dalla malattia, un legame di fatto impossibile, o a tempo. Perché la ragazza sa che è questione di tempo, non ha la leggerezza delle fanciulle della sua età. Forse per questo il loro rapporto è più cerebrale, forse per questo Carson appare più un angelo custode che non un amante: vuole proteggerla, sente il desiderio di starle vicino, non vuole necessariamente portarsela a letto. Al capezzale c'è solo lui, non il padre di lei. Un padre carogna, che affoga nell'alcool il suo male di vivere. Quel male che non gli consente nemmeno di essere un padre. È una storia piena di sottotesti, poco manifesta, che chiede al lettore di immaginare i rapporti sotterranei tra personaggi. Chiede collaborazione, non spiattella tutto. Chiede empatia. Eccone la particolarità, almeno per come la vedo io.4 points
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Anche io come Virgin non intervengo più, anzi molto meno di lui, ma due righe vorrei scriverle. Questa storia è non solo brutta dal punto di vista della sceneggiatura, ma è la più sbagliata, credo, della storia di Tex. Anzi, sbagliata è poco. Appare come un affronto al personaggio, a GLB, alla storia di Tex. Dovessi dire la peggior storia di Tex, nel suo complesso, in tutta la sua storia, sceglierei questa senza esitare. E qui va fatto, ahimè, un discorso generale su Boselli e, in sostanza, sul momento complessivo di Tex e sul suo stato di salute. A Boselli dobbiamo molto, ovviamente, ma credo che chiunque non sia amico o fan sfegatato possa notare serenamente uno scadimento qualitativo preoccupante, almeno nella serie regolare. Sono ormai anni che il Bos ci propone solo ritorni di vecchi personaggi e sequel. Nessuna idea nuova, nessun nuovo personaggio, nessuna storia originale. Solo pesantissimi, interminabili, privi di idee polpettoni con personaggi del passato e sequel. Sappiamo bene che nel fumetto il ritorno dei vecchi nemici e personaggi è la regola, ma non tutti insieme uno dopo l'altro!!!! Questo denota solo mancanza di idee, e, temo, nel caso di Boselli, un eccesso di narcisismo che lo porta sempre più verso la sventata strada della catalogazione/storicizzazione/perfettizzazione di tutto ciò che è venuto prima di lui. Strada che è molto pericolosa, soprattutto visti i risultati. In poco tempo abbiamo avuto il peggior Mefisto (forse anche peggio di quello di Nizzi), una pesantissima Tigre Nera, e poi questa storia assurda, sbagliata, per quanto mi riguarda irritante. Arrivare ad accogliere con sollievo un Nizzi bollito o un Ruju routinario è abbastanza preoccupante. Amo Tex, detesto le cassandre che per partito preso in altri blog e siti continuano a snocciolare cali di vendite e morte imminente del personaggio, ma sono molto perplesso, anche perchè con Borden in queste condizioni non c'è molto altro a cui appigliarsi.4 points
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Ti sorprenderà sapere, viceversa, che esistono luoghi dell'internet dove la discussione non diventa scontro. Questo perchè questi luoghi hanno delle regole chiare a tutti i partecipanti fin dall'inizio, e siccome inevitabilmente man mano che crescono i numeri entrano degli elementi 'tossici', le regole servono a definire i limiti (secondo la Costituzione italiana, il diritto ad esprimere un opinione è garantito ma non è "illimitato", ovvero non si può dire 'tutto' quello che si vuole) e ad estromettere, se e dove necessario, questi elementi 'tossici', per consentire alla discussione di continuare liberamente entro i limiti che lo stesso 'luogo dell'internet' si è dato. Quindi no, la definizione di 'discussione' = 'scontro' non vale sempre ed ovunque. Venendo allo specifico, un autore può benissimo ricevere del feedback dai suoi lettori (e, un tempo, questo feedback arrivava via posta ordinaria alla redazione, GLB incluso, come tutti sappiamo), purchè il feedback parta prima di tutto dal RISPETTO del lavoro dell'autore. "Questa storia mi è piaciuta perchè...." oppure "Questa storia non mi è piaciuta perchè..." ci sta. Sono opinioni, sono gusti, e sono rispettabili. Una storia può essere riuscita o meno, ad alcuni piace ad altri no, per carità, ci sta, se ne prende atto e si va avanti. Trattare apertamente invece la storia e gli autori che la scrivono senza la minima mancanza di rispetto - perchè questo e quello che succede da queste parti - e volere avere ragione per forza anche quando lo stesso autore viene qui a spiegare il perchè di certe scelte narrative e invece di un 'ok ho capito, grazie', continuare a dargli addosso dandogli più o meno dell'incapace perchè ha fatto così e non ha fatto cosà, perchè Tizio o Caio sì che scriveva bene o costruiva delle belle storie/sequenze (non come te), oppure 'io l'avrei scritta così e sarebbe stata una scena degna dell'oscar del fumetto mondiale universale galattico', oltretutto senza essere nemmeno professionisti del settore ma 'normali lettori' (e oltretutto una minoranza ristrettissimissima dei lettori di Tex, però 'pretendendo' di rappresentare e di parlare a nome di tutti i lettori di Tex e volendo persino imporre a tutti, inclusi gli stessi curatori ed autori di Tex, la propria personalissima 'visione' della texianità), vuol dire essere solamente dei gran maleducati, e uso un termine fin troppo moderato.4 points
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Non sei tu a essere strana, ma gli autori a fare un uso sbagliato di certi cliché. Quando uno inserisce una scena, come quella del pestaggio, non perché funzionale a quanto sta scrivendo, ma perché appunto è un cliché che da qualche parte bisogna mettere, come pure le bistecche & patatine al ristorante, chi legge non può non provare un senso di straniamento. Gli autori migliori (Boselli, solo per citarne uno) non usano i cliché, oppure li usano in maniera funzionale alla narrazione, altri autori (Faraci, solo per citarne uno) pensano che Tex sia solo un insieme di cliché: un tot di sparatorie, un tot di inseguimenti, un pestaggio, un paio di scene al ristorante, un po’ di “piccione” o “giuggiolone” sparsi a caso qua e là…4 points
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Questa storia non è affatto male. Ruju stavolta mi è sembrato decisamente sul pezzo. E’ un racconto che recupera lo schema narrativo dei suoi lavori più riusciti, quel “Tex-noir” con cui aveva esordito sulla serie, inquadrando il personaggio da una propria personale e originale angolazione. Il Tenente Lagarde, il co-protagonista di questa storia, ricorda infatti altri personaggi tormentati e perseguitati dal passato come il ranger Jack Loman, il bandito redento Guillermo Blanco o il meticcio Makua. Altro aspetto positivo, che avevo già sottolineato riguardo al primo albo: il modo corretto con cui Ruju fa muovere la coppia Tex - Carson. Per due albi vivaddio non ho letto il vecchio cammello lamentarsi che ha freddo, che ha fame o che gli fanno male i piedi. Buona la struttura della storia che scorre su diversi binari paralleli che si incrociano sul finale. E’ un metodo narrativo che non fa calare la suspense. Le criticità della storia sono in certe scorciatoie un po’ facili (tipo Carson che si fa scappare Big Frank, cosa che può starci ma che magari bisognava costruire in maniera più credibile) e nel tempismo con cui tutti gli eventi alla fine si incastrano perfettamente tra di loro. Intendiamoci, l’arrivano i nostri è un classico della narrativa avventurosa ma Ruju tende un po’ ad abusare dei salvataggi dell’ultimo secondo, che fanno sicuramente spettacolo, ma anche alzare pericolosamente la soglia della sospensione dell’incredulità. Il bianco e nero potente ed espressivo del Maestro Font è perfetto per una storia del genere, sia nella rappresentazione degli ambienti, che nel caratterizzare i personaggi, anche se nel finale ho notato qualche tavola un po’ “tirata via” (forse anche lui, come Venturi, ha dovuto consegnare in fretta?).4 points
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Si è chiuso col quarto albo, la lunga (e attesa!) avventura dei quattro pards in Borneo. La curiosità per il ritorno della Tigre Nera era molto alta, sia perché, per quanto se ne dica, il villain di Nizzi (soprattutto nella prima apparizione) ha avuto il suo spessore e fascino, sia perché, dopo un declino dovuto a due successive storie meno memorabili e una presunta fine banale e rapida, si cercava di capire quale escamotage narrativo avesse scelto Mauro per rendere plausibile il “recupero” e dove volesse andare a parare. Non ho mai nascosto in passato, che ero molto scettico sulla soluzione di “risuscitazione” da adottare dopo la fatidica scena tombale scritta da un Nizzi, ormai giunto al minimo sindacale della voglia di comporre Tex, ma il fatto che Borden puntasse molto su questo soggetto, mi faceva intravedere un piccolo spiraglio. Appena letto l’albo, ho appurato che l’autore è stato bravo a cavarsela per il rotto della cuffia: ovviamente una lieve forzatura è presente (non poteva essere altrimenti visto il precedente epilogo nizziano), ma con un’accettabile richiesta di sospensione d’incredulità (la narrativa fantastica è una cosa, la presunta logica reale è un’altra!), la scena funziona e non stride alquanto e già questo si è mostrato un buon viatico per il proseguo della lunga odissea tropicale. Un primo albo di preparazione, con la camera rivolta ai numerosi piani e doppi giochi vari, fra i canali di New Orleans e vecchi alleati voodoo quali Omoro, Juffure e l’affascinante Lohana in prima linea, delinea quella che sarà l’ossatura portante della lunga vicenda. Alcuni hanno contestato il lungo flashback con la spiegazione del salvataggio mirabolante di Sumalkan, con sosia degni di “Tale e quale show” ma Mauro, ben consapevole di rischiare di scontentare comunque qualcuno, ha scelto la via più spinosa ma obbligata, visto la sorte da cui doveva riprendere il personaggio. Chissà se la sua scelta è stata pure influenzata da alcuni post sul forum? Comunque, a mio avviso, ripeto, la scena è comunque accettabile. Faccio uno strappo alla regola, rispetto al mio consueto modo di scrivere i commenti: prima di proseguire con una disamina più dettagliata dei personaggi più importanti che recitano su questo splendido scenario esotico, spendo alcune parole per l’enorme e ottimo lavoro di Venturi ai pennelli. Fin dai suoi esordi su Dyd, Andrea Venturi mi aveva molto colpito, grazie a un tratto personale e molto funzionale. A onore del vero, sebbene avessi notato una buona maturazione già sul genere horror, agli inizi non avrei scommesso troppo sulla sua adattabilità al genere western. Mi sbagliavo e in toto: dopo un breve e proficuo rodaggio, l’artista ha sfoderato gli artigli e mostrato tutto il suo innato talento. Ormai è un veterano e punta di diamante della scuderia, tuttavia la prova in questione è davvero il suo capolavoro grafico. Lentezza di esecuzione a parte, la maestria e la continuità qualitativa con cui si è cimentato in questa complicatissima sceneggiatura è da encomio. Passare con così disinvoltura dalla umida Lousiana, ai scorci cittadini, velieri e oceani e le spiagge selvagge del Borneo, fra capanne e Dayaki, regge e scorci di salgariana memoria è davvero un’autentica prova del nove. Chapeau. Chiusa la parentesi sul comparto grafico, torniamo alla storia e ai suoi protagonisti. Tex come tradizione boselliana, si mantiene il consueto eroe dal polso forte e molto deciso. I riflettori non sono rivolti solo su di lui, ma quando è al centro dell’azione non sfigura e soprattutto, sebbene l’ovvio rancore portato verso il sanguinoso nemico, al momento clou non esita a saper scegliere quali sono i reali oppressi da difendere. La scena finale a me ha pure commosso, per quanto Sumalkan abbia seminato terrore e morte, perseguendo una strada del tutto errata per i suoi piani e ideali, merita una sorta di onore della armi e son certo che in cuor suo, il nostro ranger abbia accettato una tale fine “onorevole” per l’avversario e non doverlo ricondurre in catene negli States. Carson meno in evidenza di altre prove boselliane, ma sempre utile e sul pezzo. Si lamenta il giusto, mostra sprazzi ironici ma il suo contributo è comunque sufficiente. Mauro troverà storie più adatte per tornare a metterlo più al centro del gioco. Tiger l’ho trovato brillante e a suo agio tra gli scenari esotici. E’ colui che prende seriamente il compito di addestrare gli impreparati indigeni e a differenza di altre volte, è loquace e al centro delle decisioni. Non ha nemmeno la minima remora ad avallare la scelta di Kit di schierarsi a fianco con i pirati e mostra grande empatia con il popolo soppresso dall’usurpatore olandese. Brillante! Il giovane Kit è assieme a Daniel Silva, il vero protagonista della storia. Il suo iniziale rapimento lascia intendere che ci si trovi al cospetto del solito leitmotiv che spesso lo ha visto protagonista, ma Mauro ci spiazza, imbastendo un interessante rapporto di stima e amicizia fra lui e il giovane capitano, figlio della Tigre Nera. Acuto e deciso, sa liberarsi dalle situazioni più ingarbugliate e brilla di umanità, quando rischia la vita pur di salvare le vite dei Dayaki. Non ci pensa due volte a scegliere con chi schierarsi e fornisce il suo prezioso contributo. Ho spesso in passato criticato la gestione boselliana del giovane rampollo, ma anche su questo aspetto Mauro stavolta mi ha fatto ricredere e gliene do atto. La Tigre Nera contrariamente a quello che si poteva in principio aspettare, risulta piuttosto defilata sia nel lungo incipit in terra americana, che nella parte nevralgica e centrale dell’opera. Recupera la ribalta nel finale, dove riesce a sconfiggere l’acerrimo nemico Rajah e liberare il suo popolo, aprendo di fatto le vie del regno al figlio Daniel. Rispetto alla figura più pazzoide iniziale, Borden modella con audacia il personaggio, ridandogli smalto e concretezza. L’abilità nell’ordire tranelli rimane invariata, ma si mette più in risalto il suo legame con il trono spodestato, il suo popolo, il lato umano con i sentimenti da padre e teneri verso la fedele Loahana. Il villain riconosce pure il valore di Tex e di fatto in questa storia, non lo vede mai come un vero avversario e gli muore tra le braccia, in quella scena che ho già elogiato. Daniel Silva, figlio della famigerata Tigre Nera, fin dall’inizio ci viene mostrato come un simpatico ragazzo coraggioso. Il suo presunto ruolo di avversario perpetrato col rapimento di Kit, è solo una breve parentesi. Come già descritto fra i due s’instaura subito un rapporto di stima reciproca e una forte empatia, che li renderà perfetti alleati per l’assalto finale al fortino di Van Gulik. Per chi temeva che la ormai nota “sfiga degli amici di Piccolo Falco” potesse colpire pure lui, il sospiro di sollievo è d’obbligo: Mauro cambia registro e ce lo consegna meritatamente vincitore, con un Regno da governare e un ruolo davvero di spicco in questa lunghissima avventura. Molto diverso dal padre per ciò che riguarda l’etica ma simile nel coraggio e nel valore di conduttore. Van Gulik è il tipico tirannello prepotente e alquanto vigliacco, che si scherma del suo potere e mostra tutta la sua mediocrità appena perde il suo scudo e deve agire di persona. Nessuno piangerà per la sua dipartita, comunque prima di schiattare, porta con sè sia Loahana che Sumalkan, nel concitato e solenne finale. Dekker è il tipico soldato tutto d’un pezzo al servizio del suo comandante. Ha del valore ma lo spende per la sponda sbagliata, è tuttavia duro e prepotente e, almeno il sottoscritto, non vedeva l’ora che una pallottola di Tex ponesse fine alla sua rigida esistenza. Lohana stavolta riesce a immolarsi per la salvezza del suo amato Sumalkan (nella storia di Nizzi per le note ragioni, la scena fu cassata da Sergio Bonelli). Boselli riesce a cavarne tutto ciò che c’era da questo personaggio, lo fa brillare nell’arte del doppio gioco nel primo albo e ne mette in evidenza il suo amore e venerazione per il sovrano Malese. Se dovessi continuare a descrivere anche i personaggi secondari che l’autore caratterizza durante la lunga durata dei quattro albi, farei l’alba e raggiungerei la lunghezza di un papiro degna dei celebri rotoloni pubblicizzati in tv , di conseguenza mi accingo ai titoli di coda. Storia epica e coraggiosa, molto avvincente e avventurosa. Cosa manca per poter essere fregiata del titolo di capolavoro? Una caratteristica che ultimamente riscontro in Boselli e che spesso rende più faticosa la lettura: premetto che è una valutazione soggettiva la mia, comunque trovo una tendenza ad appesantire i dialoghi, rendere farraginose alcune sequenze con troppe informazioni e spiegazioni di piani d’azione. In storie con molti personaggi e vari cambi di scenari, questo aspetto si avverte parecchio e la narrazione in alcune sessioni perde di fluidità e interferisce con i ritmi di sceneggiatura. La mia valutazione finale è comunque positiva. Il mio voto finale è 84 points
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Non è che "taluni non accettano". Io accetto tutto, accetto le osservazioni sul ristorante come sulle dita di Tex. Ciò che non accetto, ad esempio, è che si dica che la scena delle dita dovrebbe essere evidente a chi non ha gli occhi foderati di prosciutto. Chi avrebbe gli occhi foderati di prosciutto? Cosa implica l'espressione "occhi foderati di prosciutto"? Come minimo, che uno ha gli occhi chiusi perché non sa leggere. In alternativa, che avrebbe pure capacità di discernimento ma qualcosa (implicito: l'amore morboso per Nizzi, il nizzismo, altra "accusa" gratuita che spesso esce fuori durante le discussioni) gli fodera di prosciutto gli occhi. Non potrebbe essere invece che uno apprezzi la scena prendendola per quel che è, cioè non tanto verosimile ma convenzionale, largamente vista in altri fumetti e in decine di film d'avventura? Non potrebbe essere considerata una scena "convenzionale" e non necessariamente sbagliata? Il fatto che io sostanzialmente la equipari ad altre convenzioni largamente accettate (ad esempio che Tex riesca sempre a sparare alle mani senza uccidere o ferire anche in movimento o da cavallo) mi rende necessariamente un lettore con gli occhi foderati di prosciutto? Qui non è in discussione il "mio sacro e indiscutibile giudizio di gusto", davvero non ci capiamo, sarà anche colpa mia, non mi autoassolvo. Se tu mi dicessi: quella scena non mi va, non mi piace, è pessima per questa e quella ragione, io non ti dico niente. Se invece mi dici: quella scena non mi va, non mi piace, è pessima, gli altri hanno gli occhi foderati di prosciutto per non vederla, stanno sempre a difendere il Vate, ecco che mi indispettisci. Che c'entra il gusto? C'entra il tuo lessico (tuo in senso lato, in diversi avete detto cose simili). Così sulla scena del ristorante: Letizia dice: il fatto che la scena non sia sbagliata proprio non lo posso accettare. Per te, cara Letizia, è sbagliata; per te, Diablero, Tex è un coglione e Nizzi un pessimo sceneggiatore. Per me quella scena non è sbagliata, l'ho detto sopra perché. Forse non conosco a fondo la legislazione dell'apartheid texana dell'epoca, ma per il livello di lettura che richiede Tex non credo nemmeno di averne davvero bisogno. Per me quella è la scena in cui Tom reagisce, vive un momento di liberazione, e trovo fantastica la battuta successiva di Tex che lo rimprovera per essersi attardato a menare gli avventori della locanda. Stupenda. Che a voi non piaccia è assolutamente lecito, come è legittimo che la troviate sbagliata, ma dire che la scena è sbagliata tout court, dimostratemi il contrario, Tex è un coglione, quello non mi sta bene. Io non voglio imporre niente a nessuno. Non uso mai toni ultimativi. Ho registrato le obiezioni argomentate di Diablero e Letizia sulla scena del ristorante e penso che non abbiano tutti i torti, anche se a mio parere la scena deve restare così come è, per quello che hanno detto Poe e Magic Wind e io stesso poco fa. Non parlo mai di occhi foderati, di memoria di GLB calpestata, di "cagate". Altra accusa che rispedisco al mittente. Io non "pretendo che si usi un tono consono a me". Pretendo di non essere considerato un lettore col prosciutto sugli occhi. O, se pure lo pensi, preferirei che non lo scrivessi perché è offensivo. Preferirei non essere accusato di nizzismo ogni volta. Chiedo davvero troppo? Anche qui. Il pensiero critico è solo il tuo. Quello degli altri, quelli con gli occhi foderati di prosciutto, è solo "gusto", non è pensiero critico. Non bastano i tanti post in cui si argomenta, il prosciutto sugli occhi ce l'hanno a prescindere. Quindi, poiché non puoi abbassare il tuo livello a quelli con gli occhi foderati di prosciutto, abbandoni il forum. Nessuna autocritica. La provocazione sui primi 100 numeri non l'hai fatta tu. Zero autocritica. Siamo in un forum, hai parlato tu di soglie di tolleranza. Esistono, lo dici tu. E bisognerebbe tenerne conto, adeguando il proprio linguaggio o i toni a un livello più consono, evitando le provocazioni. Tu dici che io non mi rileggo, ma credo di non essere mai provocatorio. Mi muovo sempre con prudenza, per non urtare nessuno. Poi magari succede anche a me, nella concitazione della discussione. Magari anch'io avrò fatto delle uscite che ti hanno disturbato. Se è così, mi dispiace. Parliamone, non c'è bisogno di abbandonare alcunché4 points
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Ringrazio Diablero per aver postato l'intera scena del ristorante. Che scena, ragazzi! Fondamentale, come ben hanno spiegato Poe e Magic Wind, i cui post sono stati per me una boccata di aria fresca nel calore infernale della discussione che Grande Tex sta tenendo da solo contro tutti con stoicismo e spirito eroico. Comunque, dicevo, che scena! Grazie per avermela fatta rileggere, mi hai fatto tornare la voglia di riprendere la storia Ma non in ogni discussione, Poe, solo in quelle dove c'è un fondamento, perbacco, lo dice anche Pape Satan!. Solo in queste puoi dire a Tex (e implicitamente al lettore che apprezza questa storia e non la vede come una cagata) che è un coglione, che lo sceneggiatore è un inetto, che la storia è una cagata pazzesca, che Tex è un citrullo, che certi lettori non sanno leggere e scrivere. Che COGLIONE l'editore che la pubblicò, Sergione nostro con il suo complice Decio. Che COGLIONE l'editore che continua a pubblicarla in formati di pregio tra le grandi storie (ma lo fa perché ci sono dei coglioni che la comprano, che non vedono i tremendi errori del ristorante, e mi si dimostri il contrario!!!). Che COGLIONI quelli che non capiscono quanto la scena del ristorante sia OGGETTIVAMENTE sbagliata. Che CAGATA IMMONDA, OGGETTIVA e SOGGETTIVA, sta ciofeca deprecabile che mai avrebbe dovuto apparire nelle edicole. Che COGLIONE quel LEO, che ci scrisse pure un articolo accorato sul Tex Willer Magazine, che cazzo di coglione, anzi! A scrivere e perdere tempo su una cagata del genere. Ma come si fa a non scrivere male di questa cagata! A non sputare addosso a quella casa editrice che la partorì. Perché qui la colpa non è di Nizzi, troppo comodo. E' Sergio Bonelli che l'ha mandata in edicola, sprezzante del giuramento fatto fare a Tex da GLB! GLB si rivolta nella tomba!!! Come si chiama questo mio escamotage dialettico? E' una tecnica da forum per mandare in vacca una discussione? E sia, la mando in vacca, non l'ho mai fatto, concedetemela no?4 points
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SPOILER SPOILER SPOLIER SPOILER SPOILER SPOILER “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una VALLE D’OMBRA che la diritta via era smarrita…” Sì, la Valle dell’Ombra in cui si perde Tex è un po’ come la selva oscura di Dante, un luogo interiore più che reale, da cui il Nostro eroe deve uscire per raggiungere la salvezza. E la storia è un viaggio attraverso l’Inferno dei ricordi, ricordi di alcune delle situazioni e avversari più pericolosi, che lo porteranno fino al Pueblo del Sole, una sorta di Paradiso Terrestre dove potrà rivedere finalmente, anche se per poco tempo, Lilyth / Beatrice, la donna amata e precocemente perduta, che però Tex dovrà a malincuore lasciare se vuole tornare alla realtà, se vuole risvegliarsi ancora vivo. Qualcosa di simile era avvenuto anche in un Maxi di Segura, “I due volti della vendetta”, quando Tex, morso da un serpente a sonagli, nel delirio rivedeva Lilyth e camminava con lei nelle celesti praterie, "finalmente di nuovo insieme", ma lì erano poche vignette, qui abbiamo una lunga storia ben costruita ed emozionante, soprattutto nel finale disegnato da Villa, quando Tex e Lilyth riescono finalmente a vivere il loro amore. Tavole stupende e poetiche (che sarebbero state adatte anche a “La cavalcata del destino” e l’avrebbero sicuramente migliorata, se anche lì si fosse dato più risalto ai ricordi e ai sogni, invece che a Higgins!), e che resteranno tra le più belle di tutta la serie a testimoniare il rapporto affettivo tra Tex e la dolce Lilith. Ovviamente questa storia ha senso solo in un numero speciale, troppo fuori dai canoni per poter comparire sulla serie regolare, ma appunto su un Magazine celebrativo ci sta benissimo ed è veramente un esperimento riuscito, che Boselli - ha già scritto nella postfazione onde evitare critiche preventive - non ripeterà. P.S.: le storie brevi del Color Tex invece non mi sono piaciute. Da dimenticare. E in effetti le ho lette ieri e le ho già dimenticate.4 points
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Certo che, se vogliamo una storia di Tex, non abbiamo che l'imbarazzo della scelta. Non mi metto a contare le pubblicazioni annue di Tex perché altri l'hanno già fatto e non mi piace ripetere. Questa non è una storia di Tex, è un reperto archeologico, è una rarità, un evento particolare e (temo) irripetibile. Che poi vi si racconti una storia di Tex è un fatto marginale. Il volume va preso perché imperdibile e non certo perché siamo curiosi di leggere la storia e vedere come [non] andrà a finire. Va preso per saperne di più sul metodo che usava il Grande Vecchio per scrivere le sceneggiature e per bearsi delle sue immagini frettolose e appena abbozzate. Va preso per gustare appieno il miracolo del ritrovamento. Che si racconti una storia di Tex o di un qualsiasi altro suo personaggio minore, ripeto, è un fatto marginale. Naturalmente, non mi stancherò mai di ripeterlo, è quello che penso io.4 points
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Senza voler risultare antipatico, ma è così difficile entrare in una libreria?4 points
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GLB questa storia non l'avrebbe mai potuta scrivere, perché questo è imho l'antitesi del suo Tex. E la domanda posta è assurda e persino ridicolo porla. Tanto come chiedere, p.e. se l'avesse scritta Ruju - che ha meno appeal sul forum - le critiche non vi avrebbero disturbato più di tanto, giusto? A me chi sia l'autore che scrive Tex non interessa nulla. Mi interessa che le storie siano all'altezza e questa non lo è neanche se fosse scritta da A. Moore... Non ci sono intoccabili. GLB il rispetto se l'è straguadagnato (per me) o meno e il giudizio è immutabile.4 points
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Io sinceramente trovo più patetiche le tue difese "automatiche" che non entrano mai nel merito delle critiche fatte, trovo patetico la facilità con cui parli della riscrittura dei classici texiani, così come il tuo svicolare dal dibattito dando dell'integralista a chi non la pensa come te (anche a gente che ha sempre incensato Boselli), e infine trovo patetico il tuo definire bazzecola il ritorno in vita di Higgins e tutto quello che ne deriva, ossia l'affossamento totale di un capolavoro come Il giuramento in nome di una continuity implant funzionale che vedi solo te. Ah, si...le critiche sono fondate eccome, ci sono post argomentati che lo testimoniano chiaramente e questo alla faccia dei difensori d'ufficio ai quali va sempre tutto bene, persino il tentativo veramente indegno di ridimensionare l'importanza e l'epica di un pilastro texiano come Il giuramento. E ne abbiamo lette in questo topic di grattate sui vetri, barricate di pastafrolla messe in piedi da utenti che non ricordavano (o peggio non avevano mai letto) la storia di GL Bonelli e che nemmeno si sono presi la briga di rileggerla prima di scrivere inesattezze clamorose, altri che con grande affanno cercavano incongruenze logiche inesistenti con l'unico obiettivo di ridimensionare il capolavoro passato a beneficio di una nuova storia palesemente sbagliata nelle fondamenta, contorsioni mentali talmente divertenti da leggere che quasi mi è dispiaciuto quando è intervenuto Boselli a metterci un freno. Io non vedo tante Annie Wilkes...vedo utenti che criticano argomentando e poi vedo alcune groupie in affannosa adorazione.4 points