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Alla Bonelli ci si lasciava alle spalle il difficile inverno che era seguito alla improvvisa scomparsa dell'editore Sergio Bonelli che aveva tenuto da sempre in mano le redini della gestione del fumetto prodotto dalla sua Casa editrice, il più popolare e il più venduto in Italia. Fu lo stesso Boselli a annunciare alla fine di quel mese di marzo 2012 sul forum di Comicus la sua nomina da parte del direttore Marcheselli a curatore della testata. Tredici anni dopo, nel giugno 2025, Mauro Boselli abbandona il timone, non sappiamo esattamente ancora nelle mani di chi, ma poco importa. Questo topic è pensato per dare uno sguardo d'insieme ai fumetti prodotti durante il periodo in cui li si è occupato di Tex, districandosi come scrittore e come curatore della testata. Come ci si aspettava, ha introdotto delle grosse novità, non esitando ad andar oltre ai niet che Sergio gli aveva fatto pesare su qualche storia. Per l'appunto dobbiamo chiederci in cosa la sua gestione si sia differenziata rispetto a quella del suo editore. Il messaggio iniziale di questa discussione riassume in breve i punti forti (e i tentativi meno fortunati) del Mauro Boselli curatore. La discussione tenterà anche di capire in che senso la testata di Tex si muoverà nel prossimo futuro. LE STORIE. Anni fa avevo aperto una discussione sui ''lavori interrotti'' dell'autore, ovvero quelle storie che per un motivo o un altro aveva da tempo parlato ma non era riuscito poi a concretizzare. L'esempio più calzante è offerto dalla figlia di Satania di cui Sergio non aveva neppure voluto discutere: è il miglior personaggio partorito dalla sua mente negli ultimi anni, al centro di una bellissima trilogia. Di recuperi di vecchi antagonisti del passato, non sempre graditi a una rumorosa minoranza di lettori e forumisti, è fatta tutta la sua gestione a partire dai suoi stessi personaggi come Jack Thunder, il Maestro, ma anche Jethro o la bella Dawn, per non tirare in ballo l'extraterrestre che appariva in un suo vecchio soggetto perduto dei primissimi anni ottanta che Gian Luigi Bonelli non sceneggiò mai (scelse infatti il fiacco soggetto del figlio Giorgio per scrivere una storia poco memorabile illustrata allora da Nicolò). Uno dei tentativi più ambiziosi del curatore è stato proprio quello di mettere ordine nella serie e rimediare a certi errori del passato. Così è stato per esempio con certe storie di Nizzi che avevano poco convinto: ne sono nate una trilogia incentrata su Yama e Mefisto, molto ambiziosa e riuscita solo in parte, mentre quella della Tigre Nera dopo un primo albo troppo elaborato (o cervellotico) si è rivelata molto appassionante. Non sempre però il ripescaggio dal passato ha portato a storie all'altezza di quelle che le avevano ispirate, pensiamo ai ritorni di Lupe o di Manuela Montoya (su soggetto di Carlo Monni), dei what if che non hanno convinto del tutto. Ma la storia che più ha fatto discutere e che molti rimproverano come l'errore più grande imputabile a Mauro Boselli è la numero 755 a colori illustrata da Villa (su soggetto questa volta di Frediani), per la quale l'autore è stato accusato di voler riscrivere il passato di Tex ai danni di vecchi capolavori del passato. Lo stesso autore ha parzialmente riconosciuto il passo falso, che per il scrivente resta tuttavia solo mezzo, essendo la storia solida e con un finale tra i più belli che abbiamo letto nella serie. NUOVE COLLANE. La rivisitazione del passato di Tex è avvenuta anche tramite una serie di nuove collane promosse dalla Casa editrice (in primis i cartonati francesi e la serie Tex Willer) che hanno raccolto un successo meritatissimo soprattutto grazie all'impostazione voluta dal curatore e alle sue storie sempre sulla cresta dell'onda. Certo non dimentichiamo che nonostante il tentativo di arricchire collane in crisi di identità come i Maxi Tex con un capolavoro come Nueces Valley, avvincente racconto dell'infanzia e dell'adolescenza di Tex, e un riuscitissimo team-up con i tre fratelli Bill (proprio il recupero di vecchie star bonelliane culminato con il recentissimo ripescaggio del detective Rick Master è stato una delle scelte assolutamente vincenti del curatore in questi quasi tre ultimi tre lustri che ci hanno accompagnato), è stato portato avanti con poca convinzione (se non di mezzi tout court). Così queste collane secondarie hanno avuto anche dei demeriti, il principale dei quali è stato per chi scrive l'allontanamento dell'autore dalla serie regolare mensile, lasciata in mano a un altalenante Ruju e a un poco convincente ritorno di Claudio Nizzi sulla testata, voluto proprio da Mauro Boselli nel 2017 e concluso con una striscia di polemiche quattro anni dopo: una delle scelte più infelici di Boselli curatore, perché Nizzi ha intaccato poco e male sulla collana e ha ripagato con rancore e livore chi gli aveva concesso, insperatamente, una nuova chance. Uno dei meriti (e dei cambiamenti più evidenti rispetto al passato) è stata la possibilità di vagliare nuovi soggettisti e sceneggiatori in erba (tra cui quattro o cinque dei nostri forumisti), pura utopia solo se pensata venti anni fa. L'abbondanza delle nuove uscite ha comportato un impoverimento anche dei Texoni. Anche qui le storie migliori restano le poche scritte da Boselli, a cominciare da Il magnifico Fuorilegge a La vendetta delle ombre. Certo Boselli non è e non ha potuto essere Sergio, cioè non ha beneficiato del potere decisionale e dei cordoni della borsa che permettevano all'editore (che aveva anche più tempo a disposizione per farlo) di cercare di contattare i maestri del fumetto internazionale. Nei cartonati alla francese inaugurati dal one shot di Serpieri, da Frontera all'ultimo capolavoro La maledizione di Charro Negro, le storie migliori restano quelle di Boselli, con gli altri sceneggiatori che hanno convinto solo in parte con le loro prove. Un discorso a parte merita il giovane Giusfredi che è cresciuto all'ombra di un maestro come pochi, come era capitato allo stesso Boselli con Gianluigi alla sua stessa età, che ha già scritto una bellissima storia da dieci e lode, guarda caso proprio sul passato di Carson e un suo vecchio idillio, che Mauro Boselli mi ha assicurato essere interamente frutto del suo vice. La storia di cui parliamo è uscita lo scorso anno su un Magazine, l'erede del vecchio Almanacco del West andato in pensione. Anche qui, il curatore si è dimostrato sempre ricettivo di quelle che sono o possono essere delle buone idee: la presenza di una seconda storia breve incentrata su un personaggio ''amico'' era una cosa di cui si era parlato proprio su questo forum. Proprio le storie brevi dei color Tex si sono dimostrare invece a lungo andare un'occasione tutto sommato persa, un prodotto editoriale poco soddisfacente e difficile da scrivere mantenendo alto il livello. UNO SGUARDO AL FUTURO. Questo topic andrà aggiornato nel momento in cui saranno finite nelle edicole tutte le storie scritte da Boselli durante il periodo in cui ha avuto in gestione la testata. Per il momento possiamo aggiungere a quanto già detto che Boselli non ha esitato a far viaggiare Tex ai quattro angoli del mondo, dal polo Nord con la storia Alla ricerca delle navi perdute al Borneo con quella della Tigre Nera, non dimenticando locations come le città di New York e di Los Angeles che non si erano mai viste nella serie e che le hanno dato nuove prospettive più ariose. In questo non ha fatto che seguire l'esempio dettato dal suo editore con i texoni cubano e argentino. Boselli ha concretizzato anche tante idee che erano care proprio a Sergio, in primis con una storia come Luna insanguinata, forse uno degli esempi più alti dell'arte narrativa dell'ormai ex curatore (ricordiamo ancora, per esempio, la storia di Bad Band, anche se meno riuscita). Difficile fare previsioni su come sarà impostato il Tex dei prossimi anni, non conoscendo ancora il nome del successore. C'è da augurarsi che Boselli, ora più libero, abbia campo libero nella scelta dei soggetti senza nessuna preclusione, dei disegnatori con i quali collaborare, della lunghezza delle storie ecc, non sono elementi da poco e resta da vedere se potrà esserci il massimo della sintonia con la persona chiamata ora a sostituirlo. Per quel che mi resta ancora da dire, gli anni della sua gestione meritano almeno un nove in pagella. Non era facile riprendere in mano il timone di una nave che rischiava di affondare dopo che l'ultimo faro, Sergio, si era spento nel 2011. Boselli l'ha fatto con tatto e intelligenza, come si è letto sopra, anche con il massimo grado di apertura mentale. Questo topic, lunghissimo, è il mio ringraziamento personale per tutto quello che ha fatto in questi ultimi tredici anni alla guida di Tex. Grazie Bos!9 points
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A me ha convinto proprio perché ambigua, strana e senza giustificazioni. E ovvio, voglio dialoghi cosi ogni volta: rapidi ironici decisi intensi. Una goduria leggerli.3 points
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Posso azzardare una chiave di lettura. Come l'ho vista io. Ci sono dei lavoratori. Sfruttati, vessati, spinti a lavorare in condizioni disumane, per il profitto di gente che non hanno nemmeno mai visto. Al massimo vedono i SORVEGLIANTI, cioè gente incaricata soprattutto di tenerli a bada che non si ribellino. L'unica "legge e ordine" del luogo. Questi lavoratori vengono forzati a lavorare in condizioni pericolose, e alla fine c'è un incidente, che li rende esseri mostruosi, orrendi, che vivono nel continuo dolore delle loro ferite e delle loro ustioni. Dove si sfoga la loro rabbia, il loro odio? NON verso chi li ha sfruttati, ma verso altra povera gente. Uccidono gli indiani e prendono come schiavo un bambino, da sfruttare. Sono all'ultimo gradino, e se la prendono con chi sta peggio di loro, di un altro colore e più giovani, a cui affidano i lavori più umili, in cambio di percosse e prepotenze, come schiavi. Ubbidiscono, come sempre, all'autorità di chi li bastonava prima e li comanda adesso, spingendoli ad attaccare altra povera gente, che odiano ferocemente senza motivo, "io mi sono fatto un mazzo a lavorare e oggi sono pieno di dolori, perchè loro devono vivere in pace? Voglio che stiano peggio di me" L'incidente alla fine non ha "reso" mostri quegli uomini, ha "solo" reso evidente la loro mostruosità interiore, gli ha dato la scusa per fare il male che, come tutti, desiderano fare. Ma lo fanno solo a quelli più deboli. Ai sorveglianti, obbediscono. Rispettano il manganello. Amano il manganello quando si abbatte sui più deboli. Che loro odiano. Magari se ci fosse un referendum per limitare i morti sul lavoro, non si presenterebbero nemmeno a votare... E la gente del paese? Così bigotta e superstiziosa, così pronta a accanirsi contro un bambino, ma terrorizzati da ogni rumore o da ogni stormire di foglia? Che sarebbero pronti anche a linciare un bambino per la "sicurezza", e magari ci approverebbero un decreto liberticida? Per me il tutto è una metafora della società. (forse della "società moderna" ma non credo, dopotutto è ambientata nel 1800). E una visione dell'umanità come essenzialmente vile, opportunista e crudele con i più deboli e servile verso i violenti. Ed è una visione che ho visto in generale in molte cose postate da Manfredi, quando ancora ogni tanto leggevo cosa scriveva su facebook. [Apro una parentesi: come avevo già scritto tempo fa proprio su Manfredi, Facebook fa un sacco male agli autori. E alla gente in generale. L'algoritmo vuole "l'engagement" e quindi ti mostra le cose che ha visto ti fanno reagire, cioè che ti fanno INCAZZARE. Ti mostra un flusso continuo di cose che non solo ti rendono tossicodipendente a quella sensazione di rabbia, frustrazione, indignazione - l'indignazione social è la droga del nuovo millennio - ma che ti MOSTRA IL PEGGIO DEGLI ALTRI. Ti spinge a credere che gli altri esseri umani siano, in generale, delle merde. Ma questa non è una delle discriminanti "filosofiche" fra destra e sinistra? La sinistra dice di unirsi per far valere i propri diritti, la destra dice che tutti gli altri vogliono fo77erti e prendere la tua roba, e devi essere più svelto degli altri e farti avanti a spintoni... basta pensarci un attimo e capisci come gli algoritmi di Facebook, Twitter, etc abbiano spianato la strada a Trump e al dilagare delle idee di destra nel mondo occidentale (tipo il "facciamo la guerra noi prima che ci attacchino gli altri, presto!!!") L'effetto che vedo in particolare su molta gente di sinistra (quella vera anni 70, non la parodia Renziana attuale), che era già disillusa da decenni di berlusconismo e renzismo, se non diventano di destra (o peggio, Renziani anche loro), è il disprezzo assoluto per quelle che un tempo si chiamavano "classi operaie", apertamente odiate come "traditrici" o "fasciste" (senza rendersi conto di stare prendendo questa visione praticamente dall'equivalente moderno dell'Istrituto Propaganda Luce e dal MinCulPop) Scusate la parentesi politica, ma questa chiave di lettura della storia È politica. Comunque chiudo qui la parentesi] Se arrivi a questo livello di pessimismo sull'umanità, non hai bisogno di motivare il sadismo e la crudeltà degli ex minatori: basta vedere il comportamento dei Mormoni che non hanno avuto nessun incidente. Probabilmente i minatori avrebbero ucciso comunque gli indiani perchè di un altra razza. Avrebbero attaccato comunque New Hope, perchè di un altra religione. O perchè semplicemente gliel'ha detto il loro sorvegliante. Uccidere, depredare, stuprare, le altre comunità non è forse quello che ha sempre fatto l'umanità nei secoli? Reietti, fuori dalla "società civile", gli ex minatori danno semplicemente sfogo ai loro desideri repressi. Sono mostri, come tutti. --------------- Se accetti (almeno per la durata della storia) questa visione da incubo dell'umanità, cioè accetti le premesse della storia, vedi come comunque Manfredi è abile a "vendertela": la sparatoria iniziale è una divagazione per far partire la storia, ma già ci mostra un mondo dove la legge non solo è corrotta e al soldo dei violenti, ma addirittura gode all'idea di uccidere a tradimento (guardate il vicesceriffo). Chi chiede aiuto viene ignorato (tranne che da Tex e Carson), lungo la strada vedono solo segni di violenza, il trading post saccheggiato e il gestore ucciso, poi arrivano a New Hope e invece della tipica comunità di brava gente da salvare, sono descritti come fanatici deficienti incapaci di raziocinio, pronti a considerare un bambino una creatura mostruosa... la storia ci mostra una visione desolante dell'umanità prima ancora di farci vedere il primo "mostro"! A me la storia è piaciuta. Per i disegni "mostruosi" in senso buono e anche perchè Manfredi è bravo a farti entrare piano piano in questa visione terrificante dell'umanità. Senza "spiegoni" e lungaggini. i dialoghi sono secchi e divertenti (o drammatici). Mi è piaciuta l'inversione del "trope" della dinamite, con Tex e Carson che per una volta devono affrontare avversari che la usano! E grazie, grazie, nell'alto dei cieli, IL TEX DI MANFREDI NON È TAMARRO! Come purtroppo sono non solo il Tex di Ruju, di Faraci, di Recchioni e di gran parte degli autori "moderni", ma purtroppo pure il Tex di Giusfredi (ma ve lo ricordate il Carson che esce sotto il lampione a fare il tamarro nel cartonato di Gomez e Giusfredi?) Guadate come il Tex di questa storia AGISCE IN MANIERA INTELLIGENTE. Pianifica. Pone trappole. Fa costruire fortificazioni. Cerca di prevedere le mosse degli avversari. Deo Gratias! Sappiamo già invece come avrebbe agito il Tex di Ruju, Faraci, Recchioni, e purtroppo Giusfredi: Tex e Carson sarebbero usciti nella main street, magari sotto a un lampione, a dire due battutine "cool" tipo action movie anni 80-90, e poi pagine e pagine di bang bang zip zip aahh ahhh, insomma, la solita noia... E il tipo di battute? Invece del solito stantio teatrino con "vecchio cammello" e "satanasso" stancamente ripetuto (spesso a sproposito) tipico delle storie di Ruju o Nizzi, abbiamo pagina 98 "ho il tuo fucile" "ti manca il mio piombo", il "pessima scelta" di pagina 93 (detto DOPO averli fatti secchi, non PRIMA da tamarro!), o "l'appassionato taglialegna" di pagina 46. Insomma, per me se ne accetti le premesse, questa storia è la migliore pubblicata su Tex da anni! il problema è che non puoi accettare queste premesse su Tex: un eroe "solare" come Tex funziona se SALVA GENTE CHE VALE LA PENA SALVARE: altrimenti perde tutta la sua ragione di esistere! Se l'umanità è così spregevole, perchè salvarla? Ma una storia ogni tanto? Che (purtroppo, anche per la morte di Manfredi) non potrà ripetersi? Si può accettare. Tex e Carson hanno incontrato due gruppi di persone che non sono certo il massimo come esseri umani, ma è un caso, gli altri nelle altre comunità che salveranno le prossime volte sono meglio. Per me poi questa storia presenta, racchiuse, le motivazioni per cui Manfredi sarebbe stato un OTTIMO autore di Tex, ma anche un PESSIMO autore di Tex. Perché le capacità di scrivere un ottimo Tex le aveva tutte. E a volte l'ha scritto, un ottimo Tex. Con dialoghi secchi e incisivi (e quindi sarebbe stato un buon contraltare alternandosi alla verbosità di Boselli). E praticamente credo fosse l'unico altro autore Bonelli in grado di scrivere un Tex non tamarro. Ma allo stesso tempo si "ribellava" a Tex, cercando (non so quanto consciamente) di farlo andare in derive strane. per ideologia, o magari per l'indignazione che si notava sempre di più nei suoi post. @Poe dice che si aspettava che i minatori alla fine non fossero dei mostri e che parte della responsabilità fosse di New Hope. io no, non avevo COSÌ POCA FIDUCIA in Manfredi come sceneggiatore, sarebbe stata la cosa più banale e scontata possibile! (ma proprio per questo in un altra testata Bonelli o con Ruju come sceneggiatore non ho dubbi che sarebbe stato così). Anzi, Manfredi "smonta" questa cosa, facendo dire ai suoi mostri assurde scuse sul fatto che sarebbero giustificati nel far del male agli altri perchè sono brutti e rejetti... mi pare una vera e propria stoccata a Dylan Dog e a un sacco di narrazioni "vittimiste" moderne che ci vogliono raccontare che i cattivi hanno sempre motivi ed è colpa dei buoni, tipo certe rielaborazioni Disney di Crudelia Demon o Malefica... Manfredi fa dire a Tex e Carson cosa pensa di tutte queste scuse a pagina 60 del secondo albo. Tex non è Dylan Dog, non pensa che essere mostruosi fuori sia una buona scusa per essere mostruosi dentro. E niente giustifica le azioni degli ex minatori.3 points
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Potrei incollare il commento al Texone dello scorso anno: in questo caso non nutrivo grosse aspettative più che altro sulla trama della storia, che dall'anticipazione non mi ispirava un granchè, mentre ero consapevole che avrei apprezzato maggiormente i disegni di Biglia rispetto a quelli di Palumbo. In effetti partendo proprio dai disegni devo dire che Biglia ha fatto un buon lavoro sia sui personaggi, in particolare per me i due pards e i comprimari positivi, che sulle ambientazioni, cittadine e non. Di certo non scopriamo oggi le sue qualità, tuttavia, e non vuole essere una critica, pur essendo un ottimo disegnatore il suo tratto non mi rimane impresso come quello di altri artisti che hanno lavorato e lavorano sulla pagine del nostro... Per quanto riguarda la storia non mi è dispiaciuta, anche se come evidenziato da altri è ancora una volta un po' "leggerina", con qualche scelta di sceneggiatura telefonata ed i nostri che ad un certo punto non sembrano raccapezzarsi sulle tracce di un nutrito gruppo di desperados La vicenda nel complesso, che come ha detto Ymalpas ha un certo sentore nizziano, finisce per suscitare simpatia, come anche il personaggio di Ben, e tuttavia mi aspetto qualcosa di più succoso dall’uscita texiana più attesa dell'anno (almeno da parte mia), a maggior ragione a fronte degli ormai frequenti balzelli di prezzo tanto discussi e criticati.3 points
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Innanzitutto complimenti a Ymalpas per l'apertura di questa discussione: il giusto tributo al grandissimo lavoro che ha fatto Mauro Boselli come curatore di Tex. Un lavoro difficile che il buon borden ha portato avanti per tanti anni con competenza, professionalità e tanta passione, soprattutto quest'ultima non è mai mancata! E quindi non possiamo che ringraziarlo per tutto l'amore che ha dimostrato per la nostra serie preferita. Le storie Pochi capolavori (come Nueces Valley) ma ottime e buonissime avventure: Il ritorno di Mefisto e Yama, la fine della Tigre Nera, Per l'onore del Texas, Alla ricerca delle navi perdute, la figlia di Satania , Rick Master, I tre Bill, l'incontro con Zagor.. E tutta la saga del giovane Tex merita un voto altissimo. Passi falsi? Richiamare Nizzi e il Tex 755 che io preferisco cestinare e dimenticare che esista. Per il futuro mi aspetto tante altre grandi avventure per il nostro Tex firmate Mauro Boselli!3 points
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Credo che semplicemente all'epoca la gente fosse più abituata "a leggere". i fumetti, e in generale. Riguardo al primo punto (la narrazione in albi tipo intrepido e monello), raramente era davvero "difficile" da decifrare, le forme delle vignette non sono il problema, se l'ordine è chiaro, ma soprattutto... 1) all'epoca tutti leggevano fumetti, sin da bambini (e le bambine leggevano magari i fotoromanzi). Tutti. Erano in ogni casa. Erano dal barbiere, e tutti in attesa del loro turno (che nessuno prenotava prima il taglio, ci andavi e ti mettevi in coda) leggevano i fumetti dal barbiere. (che di solito erano Il Lando e il Tromba, quindi Barbieri (Renzo) produceva fumetti per barbieri (mestiere) 2) Quelle riviste vendevano un sacco non perchè piacessero, ma perchè costavano poco. Già da bambini le disprezzavamo: c'era chi leggeva Tex o Zagor o Mark, chi leggeva i supereroi, chi leggeva i porno (sì, alle elementari), chi leggeva il corriere dei ragazzi e chi leggeva il giornalino. Intrepido e Monello li leggevi perchè li leggeva tua mamma e li trovavi in casa, li trovavi dal barbiere, erano i fumetti di chi non conosce molti fumetti e vuole spendere poco. 3) in genere non è che fossero fatti benissimo. Avevano trame molto semplici, disegno chiari spesso stile fotoromanzo... e quindi autori che magari loro stessi in primo luogo non erano dei gran geni della narrazione a fumetti, ma comunque l;e trame erano semplici e si capivano lo stesso, costavano poco, chissenefrega... Oggi, il mondo è diverso. Anni fa fecero qualche studio (negli USA) per capire perchè i giovani non leggevano più tanti fumetti, e risultava che NON SAPEVANO PIÙ LEGGERLI: vedevano dei disegni, ma era come vedere "trova le 41 differenze" nella settimana enigmistica, mica lo capivano cosa andava prima o dopo... non c'è per me in chi legge fumetti la consapevolezza che è UN LINGUAGGIO CHE HANNO IMPARATO e che non viene per nulla "naturale". Cosa vuol dire la nuvoletta con la punta? Che differenza c'è con quella quadrata senza punta (che qualcuno chiama didascalia)? Devi leggere poi la vignetta sotto, quella sopra o quella di lato? Comunque, ecco di che parliamo, per chi non le ha mai viste. Billy Bis era il personaggio di maggior successo dell'intrepido, ecco qualche tavola: (l'ultima pagina è per me un buon esempio di come semplicemente fossero spesso tavole "sbagliate", dalla quarta vignetta dove vai? Devi tornare su, una cosa tranquillamente evitabile se evitavano quello "scalino". Ma aveva disegnato il mento del biondo troppo in basso...#) (per come è costruita la quarta vignetta, con il balloon che è largo praticamente quanto la vignetta e quasi tocca la testa del tizio di spalle, per me è possibilissimo che il disegnatore non avesse lasciato lo spazio per il ballon e il letterista abbia spostato in basso tutta la vignetta tagliando quella sotto, per far stare i balloon spesso lo facevano, capitava anche alla Bonelli) Che non vendevano un tubo... Certo, vendevano molto più di oggi. Orient Express mi pare che vendesse cifre molto rispettabili, oltre 20.000 copie... in un momento in cui ancora Tex ne vendeva 500.000 e Topolino a volte superava il milione! Era tutto un altro mercato. È come paragonare "Micromega" con Sorrisi e Canzoni TV. il fumetto era un media di massa per bambini e massaie, e quelle erano riviste che avevano intenti "culturali" e costavano molto di più. Nota anche la differenza, evidentissima, fra le storie di Toppi su Alter Alter e quelle sul Giornalino (o anche il suo primo Un uomo Un Avventura), le impaginazioni "strane" le riservava per un pubblico ristretto, sul Giornalino Toppi usava una "gabbia" tradizionale.2 points
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Ok quelle due tavole erano un esempio, però in generale ho trovato la gabbia del Charro Negro molto più rigida di quella di Yellow Bird. In ogni caso è una considerazione che mi è venuta in mente ieri sera leggendo l’ultimo Texone: per me Biglia si rifà chiaramente a D’Antonio a e a Calegari (e forse un pochino anche a Jean Giraud), ma che pena vedere le sue vignette tutte rigorosamente contornate! Il suo è un disegno che avrebbe bisogno di “respirare”, come appunto quello di un D’Antonio, con una costruzione della tavola più libera. E sono sicuro che Biglia sarebbe il primo a essere contento della cosa... Capisco che i lettori di Tex siano ortodossi e se vedono una vignetta senza bordo magari pensano che il disegnatore si è dimenticato di farlo, ma almeno sui Texoni e sui cartonati secondo me questo esperimento (lasciare maggior libertà grafica ai disegnatori) dovreste farlo…2 points
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Finita di leggere pochi giorni fa con importante ritardo. Dirò solo questo: capolavoro di sceneggiatura e di resa grafica dall'inizio alla rocambolesca fuga aerea delle ultime pagine. Per una volta sono contento che la vicenda non si concluda esaustivamente ma che abbia un finale aperto poichè questo significa che ne vedremo ancora delle belle grazie a @borden e Benevento su qualche prossimo numero! Voto: Sceneggiatura: 9+ Disegni: 9 (vi immaginate che splendore queste tavole stampate in un formato più ampio?) Sono storie come queste che, dopo due o tre di Ruju poco convincenti (per essere buoni), mi ridanno la carica e l'entusiasmo di andare in edicola ogni mese. Una storia così e la "fatica del lettore" passa in un attimo, guai a non averne almeno una all'anno, sarebbe la fine! Come @borden non ce n'è. Alla SBE dovrebbero cominciare a preoccuparsi.2 points
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Eccomi @Diablero, faccio per te da spartiacque. Concordo su tutto quanto hai scritto sulla parte grafica di questa storia. Sei meglio di Sherlock Holmes ! Ti anticipo sulla discussione della storia e sceneggiatura, sebbene in maniera quasi telegrafica. La storia non mi è dispiaciuta affatto. Non sempre queste richiedono un'articolazione spinta come quelle di @borden che, ribadisco a scanso di equivoci, continuano a piacere come sempre o quasi. E questa storia non la richiedeva un'articolazione spinta perchè, in definitiva, un vecchio canovaccio utilizzato in tutte le salse e ambientazioni nella lunga storia dei fumetti della SBE. Poteva andar bene per Tex, come per Zagor, Magico Vento, Nathan Never, Martin Mystere, Dylan Dog, Dampyr e Dragonero ... e credo che i più bravi di me sapranno ritrovare, con dovizia di particolari, questa stessa vicenda che mostra dei "mostri" vendicativi (freaks, esseri mutati, esseri di in un'altra dimensione, comuni cittadini vittime di una pandemia, ecc.) come in tante storie già pubblicate. Qui i "mostri" sono messi a confronto con altri strani tipi, i Mormoni che per quanto brava gente ... sono visti come "strani" e che considerano alieno anche un nativo vissuto fra i "diavoli". Ebbene, forse la morale di tutta la storia di Manfredi è che ognuno di noi può essere considerato "mostro" dal nostro prossimo, per le motivazioni più varie (aspetto fisico, etnia, religione, status sociale, credo politico, ecc.). Forse soltanto su Julia soggetto e sceneggiatura avrebbero necessitato di un adattamento più profondo. Basta ...voto complessivo 71 point
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Non è una differenza "nazionale", sono metodi di lavoro differenti che coesistono in tutte le editorie occidentali. il metodo più diffuso, sia negli USA che in Francia che in Italia è il classico "full script" per dirla all'americana, con lo sceneggiatore che scrive tutta la sceneggiatura prima che la tavola venga disegnata, e indica in generale anche la disposizione delle tavole (poi si va sulla preferenza personale, da Harvey Kurtzman che nei rari casi in cui sceneggiava per altri consegnava tutta la tavola già schizzata, a GL Bonelli che faceva la stessa cosa ma meno definita, a Boselli che divide la tavola graficamente ma non disegna dentro le vignette, a Nizzi che indica le divisioni a parole, a Castelli che pare in una circostanza abbia detto al disegnatore "da qui fai x pagine con Martin e Java che fanno a botte con gli uomini in nero") E ci sono anche casi più strani e peculiare, tipo i vecchi fumetti EC dove il lettering veniva fatto PRIMA del disegno, così il disegnatore sapeva già lo spazio che occupava ma non aveva la minima libertà sulla "gabbia" delle vignette (e nemmeno sulla posizione del personaggi, visto che c'erano già i dialoghi di tutti) Quello di cui parli tu è il "Metodo Marvel" (ma sarebbe più esatto chiamarlo "Metodo Stan Lee") dove il disegnatore aveva un abbozzo della trama (a volte, quando Stan era davvero indaffarato, non più di una chiacchierata al telefono, mentre all'inizio c'erano vere e proprie riunioni con Stan che - dicono - mimava le scene saltando sulla scrivania...), poi il disegnatore disegnava l'intera storia senza dialoghi (Kirby metteva note a lato pagina che puntualmente Lee ignorava), e alla fine lo sceneggiatore metteva i testi (a volte stravolgendo la trama che aveva pensato il disegnatore, vedere per esempio la storia della creazione di Adam Warlock, all'epoca ancora "Him", dove guardando le fotocopie delle tavole inviate fa Kirby scopri che Kirby aveva in mente - e aveva disegnato - una storia totalmente diversa, con gli scienziati mossi da motivi altruistici e la loro creazione che essendo superiore all'umanità li considera formiche senza valore. Lee probabilmente la considerò una storia troppo "filosofica" e nei testi rese gli scienziati malvagi e la loro creazione è disgustata dalla loro malvagità... Non era come vedi un metodo per "valorizzare i disegnatori", ma semplicemente... per risparmiare tempo! Lee era redattore capo, e sceneggiava quasi tutto lui all'inizio, e quindi delegava un sacco di lavoro ai disegnatori. Certo, questo portò alla maggiore vivacità dei fumetti Marvel, ma i disegnatori non erano contenti, per nulla, di fare questo "lavoro extra" spesso non riconosciuto. Oggi il metodo Marvel è quasi estinto. Funzionava con Kirby e Ditko che erano anch'essi sceneggiatori e perfettamente in grado di sceneggiare una storia, ma quando i successori di Stan Lee provarono ad applicarlo con altri disegnatori, i risultati diciamo che lasciarono a desiderare (il grandissimo Gene Colan disegnò un numero di daredevil che era praticamente una unica lunga fuga in macchina, gli piaceva un sacco disegnare le macchine... ). Sopravvive in genere solo quando il "writer" (non lo sceneggiatore, non si chiama così in quei casi) viene chiamato "a posteriori" da un autore che ha realizzato tutta la storia, finita, ma non si fida della sua abilità coi dialoghi e chiama qualcuno a scriverli (è il caso del primo Hellboy di Mignola: il personaggio era di Mignola, che aveva un idea precisa della trama, ma all'inizio non si sentiva sicuro e chiamò John Byrne a scrivergli i testi, senza però poter cambiare una virgola della trama. E dalle storie successive fece da solo. Tutta questa pappardella per dire che i metodi cambiano, persino sullo stesso personaggio, persino con gli stessi autori, e non c'è un "metodo americano" come non c'è un "metodo italiano" e ovviamente non c'è nemmeno un metodo francese. E un tipo di fumetto funziona SE C'È UN AUTORE CAPACE A FARLO FUNZIONARE, ma poi magari diventa una trappola mortale per i suoi epigoni (chi sta immaginando Moebius mentre legge questo passaggio non sbaglierebbe...) Moebius fu una bomba atomica quando "ruppe" tutti gli schemi del fumetto francobelga. Ma Moebius era Moebius. Se ci prova il 99% dei disegnatori a fare Arzack / Arzach [ Harzak / etc (cambiare il nome del protagonista ogni storia! Che matti e che tempi! ) viene solo una pizza, pagine e pagine di un tizio che vola. La "gabbia" la rompi ma se sei uno che capisce perchè funziona, la rompi consapevolmente e con un senso: il 90% dei disegnatori (qui sono più buono sulla percentuale perchè comunque è una cosa grafica) la rompe "per imitare gli altri che la rompono" o "perchè si annoia con la griglia" o per fare sfoggio di bravura, ma senza un vero senso. Moebius è ancora un Dio, ma se riguardo la gran parte delle cose uscite all'epoca che lo imitavano, oggi non mi dicono più niente. E comunque una "rivoluzione" ha la data di scadenza: ci sono cose che quando uscirono stupirono perchè erano diverse da tutto quello che era stato fatto prima, ma che lette quando quelle cose le fanno già tutti... non rimane molto a parte l'aspetto "storico" per filologhi del fumetto. E tra l'altro... all'epoca Moebius non vendeva mica tanto! Era Giraud e Blueberry che vendevano tanto, ma Metal Hurlant rischiò di chiudere all'inizio! (fu salvata dai soldi della Alter Alter italiana, che con le royalties per la riproduzione in italia - in un periodo in cui non solo non avevano altre edizioni straniere, ma anche in Francia vendevano poco, li salvarono dal fallimento). All'inizio il pubblico rifiutò pure Moebius! Poi è andata pure peggio. Il Fumetto Francese via via ha imitato pure i comics americani, sull'onda del rinascimento americano negli anni 80 (gli italiani come al solito arrivarono ultimi a tempo scaduto e invece di imitare il rinascimento imitarono la parodia, incredibile che in italia abbiano imitato di più i fumetti image degli anni 90...) e poi pure i manga, sull'idea (che ha fatto tanti danni anche in italia) tipica "se vendono più di noi, imitiamoli!!" come se perdere l'individualità e diventare una copia ti facesse preferire all'originale... Certo! Il Tex di Ruju, molto più moderno di quello di G.L.Bonelli! (sto scherzando ma fino a un certo punto, purtroppo è vero che Ruju è molto più "moderno", e per questo è peggiore) O andando sui disegnatori, Val Romeo è molto più "moderna" di Galep (ed è pure una donna!!!!!!), i disegnatori attuali di Alan Ford sono più moderni di Magnus, quelli di Spider-Man sono molto più moderni di Ditko e Romita e pure di Kirby, Sio è molto più moderno di Gipi o Buzzelli, e in generale oggi sono tutti più moderni di Moebius, Gal, Breccia, Foster, Caniff, Raymond, tutto vecchiume "superato" dai disegnatori moderni che sono più... moderni! E quindi MEGLIO! (personalmente, non ho più la minima stima del fumetto "moderno", nuove cose da leggere le cerco fra le cose che ancora mi mancano dei giganti del passato) E infatti vende sempre di meno! Nel fumetto francese, a parte il problema storico principale del fumetto occidentale (non ci sono più talenti! O vanno altrove o li omogeneizzano ancora in culla, mi sa...), c'è un problema di "bang for you buck" (in soldono, quanto ti danno in cambio dei tuoi Euro) simile a quello italiano. Fan del cinema, imitatori di grandi come Moebius che non si accorgevano di quante cose dicesse col disegno, o semplicemente autori pigri al grido di "tanto mi pagano a tavola, mica in base alle cose che succedono", o per imitazione di editorie dove un albo ha 250 pagine, hanno ALLUNGATO LE STORIE (o ristretto le trame) al punto che oggi paghi una storia a fumetti (e la paghi molto più che in passato), arrivi alla fine, non è successo niente e finisce con "continua".... Guarda anche l'idea Bonelli del "fumetto alla francese": quante puntate solo "il confine"? Venti mi pare? Parti con una serie in formato Francese e dici che per leggerla tutta devi comprare VENTI VOLUMI? È una follia, una storia di 1000 pagine non la pubblichi in quel formato costoso. In tutto il fumetto occidentale c'è, in varie forme, questo problema. Non hanno più idee e le centellinano? Sono succubi della "narrazione cinematografica"? I disegnatori non vogliono più disegnare le mille vignettine che faceva Moebius su Blueberry (raccontando un sacco di cose) e vogliono fare più splash pages che si fanno prima con meno fatica e rivendi bene la tavola alle convention? Probabilmente un misto di tutte queste cause e altre, ma il risultato finale è che il lettore alla fine invece di godere di una bella storia si scoccia perchè gli hai STRACCIATO I XXRONI con quelle lungaggini e i suoi soldi se li era sudati! Ovvio che finisce che i lettori ti mandato a fare in xulo e risparmiano i soldi, o li usano per comprarsi un vecchio Asterix di Goscinny che in un solo albo ti dava una storia completa (e scritta molto meglio) E intanto, fra i peana alla "modernità" dei quattro gatti che ancora li apprezzano (che sono molti, molti meno di quelli che ancora li comprano) i fumetti occidentali vanno, tronfi per la loro "modernità", giulivi verso l'estinzione...1 point
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Ma questi sono giudizi tranchant alla Diablero! Mica il fumetto franco-belga è morto 50 anni fa... Di roba buona ne hanno fatta e ne fanno ancora, per restare in ambito western Durango, Bouncer, Undertaker, W.E.S.T... La differenza tra la gabbia della bd e quella Bonelli è che in Francia credo che i disegnatori siano liberi di decidere la composizione della tavola, cioè dove e come posizionare le varie vignette sulla pagina, mentre in Italia questa viene decisa in maniera precisa dallo sceneggiatore (poi anche in Italia c'è chi lascia più libertà e chi meno)1 point
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Sarà che sono cresciuto "fumettisticamente" con i comics usa, ma il solo pensiero che uscire dalla gabbia bonelliana sia un trauma per il lettore mi spiace moltissimo. Si cerca il pelo nell'uovo nella narrazione, si ricostruiscono a posteriori intrecci e sviste, in molti casi qualcuno riesce a scovare errori nella posizione degli oggetti (o dell'illuminazione della scena) tra vignetta e vignetta e poi non si capisce qual'è quella successiva se non rientra nello schema. Scelte grafiche effettuate con tranquillità dai grandi cartoonist da più di mezzo secolo farebbero inorridire e mollare la lettura a un lettore che però riesce a comprendere le citazioni dotte dello sceneggiatore? Comprendo benissimo che Tex è il fumetto classico per eccellenza e deve mantenere dei punti fissi (anche a livello di narrazione), ma almeno per gli albi speciali qualche eccezione si dovrebbe permettere, soprattutto se è il disegnatore a beneficiarne. Ora comprendo le scelte di alcuni cartonati (gli esempi che ha mostrato Borden), è il fumetto franco-belga. Ecco, le mille vignette francobollo a me annoiano ed è per quello che presto ho mollato la collana. Ecco un esempio di doppia tavola (impossibile su Tex), ma che il comune lettore internazionale non ha nessun problema a seguire: https://www.clipstudio.net/wp-content/uploads/2020/05/0118_004.jpg Pensato dopo aver postato: un lettore di cento anni fa avrebbe preferito la vignetta senza testo e trovare i dialoghi scritti in carattere Times sotto il riquadro. Io quella roba lì non l'ho mai potuta soffrire, perché prima vedevo cosa succedeva (era inevitabile) e poi dovevo leggere quello che si erano già detti. Ma nel cinema del muto era esattamente così!1 point
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Tra i messicani hermano non significa solo 'fratello', ma per estensione anche 'amico' o 'compagno'. Forse Ruju voleva sottolineare il fatto che i due erano proprio fratelli, e per di più molto legati...1 point
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Anch'io concordo con te. Rimane però il fatto che spesso in fumetti strapopolari come negli Intrepido e poi quasi sempre negli Albi dell'Intrepido, soprattutto dagli anni Cinquanta in poi, le tavole avevano vignette circolari, trapezoidali, romboidali, da far impazzire chiunque, eppure si trattava delle testate che vendevano di più, lette da ragazzini e ragazzini (ma non solo) abituati a questo tipo di lettura, senza che subissero alcun trauma permanente. Oltre questo, si sobbarcavano a leggere (ma forse con gioia) decine di didascalie, ognuna lunga quanto una pagina dei libri di Fabio Volo, ma molto più interessante. Non ne sono sicuro, ma anche il Corrierino degli anni Settanta presentava storie scritte in Italia con tavole "movimentate". Poi c'erano le riviste d'autore e lì Toppi e molti altri sperimentavano senza sosta. Bonelli ... no !1 point
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Be', questo però no, le motivazioni sono comprensibili. Sono dei razziatori e sono degli assassini che si vogliono vendicare della loro mostruosità uccidendo chiunque, le persone "normali" da cui si sentono esclusi (o da cui si sono autoesclusi) in seguito a un destino a loro sfavorevole che li ha condannati all'inferno. Vogliono creare un inferno anche per gli altri. Le loro motivazioni non sono molto diverse da quelle di Jack Thunder e la sua famiglia di mostri ne "I sette assassini".1 point
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Quindi un Sergio Toppi, per fare un nome a caso, faceva cose "strampalate" tanto per fare sfoggio di bravura Si parlava di Calegari Quale sarebbe il problema di "decodificare" una tavola come questa?1 point
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Su questo concordo totalmente con Borden. L'idea che una gabbia "ribelle", magari alla Humanoides Associated, sia "meglio", è il punto di vista di un lettore SAZIO E ANNOIATO, che vuole cose "strampalate" solo per la novità (o è il punto di vista di un disegnatore che vuole fare sfoggio di bravura, tipo un difensore che si mette a fare numeri difficilissimi proprio davanti alla sua porta e finisce che si fa fregare la palla da un avversario più concreto). Ma date per scontato che tutti quanti, fra i lettori (di Tex, o in generale), sappiano "decodificare" senza problemi una pagina "strampalata", perchè lo sapete fare voi! Ma quando mai! Ci sono persino AUTORI che non sanno impostare quelle pagine (suppongo sia l'abitudine ai Manga, dove la verticalità ha la precedenza, ma nel fumetto occidentale non è così... e vedo albi pubblicati nelle fumetterie italiane dove si lanciano in equilibrismi grafici dove hanno proprio sbagliato gli autori a mettere le cose in sequenza! un mio amico disegnatore nella sua prima storia per Bonelli anni fa mise una vignetta scontornata (in una regolare gabbia bonelliana su tre strisce), Sergio Bonelli in sua presenza guardandole storse il naso, e disse che era una cosa che non gli piaceva. Da allora non ha mai più fatto una vignetta scontornata, non per "paura" che gli venisse modificata ma perchè ha capito che lì Bonelli aveva ragione. Una scontornata può avere un senso, un motivo, ma se non ne hai uno... è solo un vezzo! Alan Moore (sempre lui) anni fa in una storia breve di un personaggio ABC fece un capolavoro di sceneggiatura: ogni pagina rappresenta un palazzo di (mi pare) quattro piani, in cui ogni piano rappresenta una linea temporale diversa, la storia se non ricordo male si poteva leggere piano per piano, o pagina per pagina, e aveva senso. Un gioco di incastri magistrale. Ma quando ha voluto fare una storia complicata rivolta al grosso pubblico, con Watchmen, si è imposto una "gabbia" regolarissima di tre strisce da tre vignette: la storia era già complicata, inutile complicarla di più per niente (mentre invece spesso le tavole "esuberanti" servono a complicare e rendere più interessanti storie banalissime, vedi ancora gli umanoidi... Gli esperimenti grafici ha senso farli su una Graphic Novel rivolta ad un pubblico "sazio e annoiato" come magari può anche essere quello dei cartonati di Tex. Se lo fai sulla serie regolare, se anche un 5% dei lettori si incasina a leggere... sono più lettori di quelli che normalmente comprano le graphic novel "complicate", e li hai persi. Anche se prendi in blocco tutto il pubblico sazio e annoiato che vuole narrazioni originali, non compensi i lettori che perdi. E ho fatto l'esempio degli umanoidi proprio perchè, notizia fresca, in Francia hanno appena dichiarato fallimento.1 point
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Perfettamente d'accordo con te ed è il motivo che finora mi ha fatto desistere dall'acquistare i texoni capitatimi sottomano: sono numeri di Tex stampati in formato più grande, ma quel formato non lo sfruttano realmente. Benissimo attenersi alla griglia sulla serie regolare, ma sugli speciali bisognerebbe andare oltre.1 point
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Gli altri rilievi mi sembrano fuori fuoco, ma su questo concordo (ho notato subito anch'io quella tavola). Nel senso che il tipo di sceneggiatura densa e particolareggiata che utilizza Boselli - che a me piace - rischia di penalizzare il lavoro del disegnatore. Esempio: Tex cartonato La leggenda di Yellow Bird (testi di Giusfredi) Tex cartonato La maledizione del Charro Negro (testi di Boselli) (non sono tavole che sono andato a scegliere apposta io, ma sono quelle che si trovano sul sito Boselli, e le altre sono più meno uguali) Quindi si a una sceneggiatura ricca e dialogata, ma lasciando spazio di manovra al disegnatore, ad es. con tavole mute (senza arrivare agli estremi di Nizzi, ovviamente) come quella di pag. 6, splash-page e semi splash-page e anche la possibilità di sforare la canonica griglia bonelliana (uscendo dai contorni delle vignette, per capirci). Allora la sinergia scrittore - disegnatore per me raggiungerebbe il top1 point
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Non devi fare nulla, ho fatto semplicemente una battuta... Più seriamente, personalmente trovo stucchevole questo tipo di rappresentazione femminile "necessariamente" sempre più abile e intelligente degli uomini, passi una, ma proprio tutte? Poi, in questa storia non dà fastidio proprio per il tono "leggero" e per il ruolo comunque da "donna da salvare" che si presta meglio a questo tipo di inversione (avere il povero bandito frustrato che vorrebbe, chissà perchè, la collaborazione della prigioniera e non la ottiene mai, fa ridere e lo rende un po' ridicolo, ma IN QUESTA STORIA il fatto che i due fratelli siano due balordi banditi da operetta è proprio la loro caratterizzazione, e che la cosa faccia ridere funziona. Anzi, se ci fossero state conseguenze più serie avrebbe stonato parecchio con il tono dell'albo! È in storie dove il tono vorrebbe magari essere più "serio", tipo le quattro vedove, che invece di essere un trope volontariamente umoristico... rischia di diventare involontariamente ridicolo...1 point
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In che senso? A me la storia sembra molto chiara, anzi, fin troppo. Lo spunto iniziale potrebbe essere stato - come ha già notato qualcuno poco sopra - il film "Le colline hanno gli occhi" di Wes Craven, dove una famiglia-comunità di "mostri" aggredisce e uccide chi incontra, in particolare qui vuole distruggere la pacifica comunità di Mormoni di New Hope. Leggendo io ho avuto come l'impressione che Manfredi volesse inizialmente scrivere una storia più complessa, in cui i buoni e i cattivi non fossero divisi così nettamente, per poi ricordarsi che non stava sceneggiando per Magico Vento o Dylan Dog e finendo quindi per accontentarsi di una seconda parte più tradizionale, in linea con Tex, come dice Diablorojo82 più sopra "col freno a mano tirato". A un certo punto la storia, per renderla meno manichea, avrebbe potuto virare verso due direzioni: 1) Cercare di "umanizzare" i mostri vittima dell'esplosione, magari rendendo alcuni di loro meno malvagi o addirittura pentiti (o perlomeno stanchi) della loro vita assurdamente assassina; 2) Rendere i buoni Mormoni meno limpidi e innocenti di come sembravano, per esempio facendo emergere una loro responsabilità nell'esplosione della miniera, e quindi nella creazione dei "mostri" (o un qualunque altro loro scheletro nell'armadio). La mia impressione è che Manfredi avrebbe seguito queste due strade su Magico Vento o su Dylan Dog, ma invece si sia "autocensurato" pensando che fossero poco adatte a un personaggio più tradizionale come Tex. E secondo me si è sbagliato alla grande. Storie più ambigue e meno manichee in Tex ce ne sono sempre state e parecchie, una per tutte, a cui in un primo momento pensavo volesse rifarsi, è "La grande minaccia", n. 276-277, anche quella una storia su misteriosi assassini che bersagliano una comunità di Mormoni che, però, in quel caso, alla fine risultano essere colpevoli di passate nefandezze (la strage di Mountain Meadow). Oppure, un'altra storia a cui poteva rifarsi, con una divisione meno netta tra i buoni e i cattivi, è il Texone "La vendetta delle ombre". Manfredi ha preferito una storia più semplice, meno problematica, con un finale solo di azione: alla fine Tex e Carson ammazzano i mostri tutti cattivi, mentre i bravi Mormoni (sebbene un po' ottusi e poco accoglienti) tornano a vivere sonni tranquilli. Forse che l'abbia scritta anche pensando a "I sette assassini"? Chissà... In ogni caso, è un peccato, "New Hope" aveva potenzialità maggiori, poteva essere un'ottima storia, mentre così è solo discreta. (C'è da aggiungere che raccontata così questa storia risulta molto più pessimista delle mie ipotetiche versioni alternative. I mostri "dimenticati" restano mostri e dimenticati, senza speranza e senza neanche un minimo di redenzione.) Sule critiche ai disegni di Gomez... State scherzando, vero? Sono notevolissimi come sempre! Gomez è un fuoriclasse come Ticci o Villa. Vi risulta un albo di Ticci o Villa disegnato male? A me no. Ci potrà essere qualche vignetta qua e là fatta più in fretta (ma anche in Dago capitava), ma il lavoro è al 99% Gomez puro, ossia eccezionale.1 point
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Allora...Probabilmente ultima storia di Manfredi su Tex (non ne ho idea se ce ne siano altre nel cassetto) e lascia un po' l'amaro in bocca. Ho sempre la sensazione che l'ottimo sceneggiatore (che ho gradito molto su Magico Vento) abbia ho il freno a mano tirato su Tex oppure (come in altre occasioni) vada fuori giri (con dialoghi e situazioni). Questa New Hope fa parte secondo me della prima versione (freno a mano tirato), perché se avesse avuto MV fra le mani avrebbe dato molto più sapore a questo piatto. L'incipit non è male, azione, mormoni, gruppo di emarginati (a causa di una disgrazia) però poi a parte mettere in scena sparatorie e trappole non scandaglia la materia presentata al lettore. In un albo e mezzo forse non c'era spazio? Non credo perché su Magico Vento scriveva storie di un solo albo ed erano veramente coinvolgenti. Peccato ma a una prima lettura questa storia non mi ha coinvolto molto e mi ha confermato le perplessità sul binomio Tex-Manfredi. Nessuna perplessità invece su Gomez, assoluto fuoriclasse argentino del pennello che scala sempre di più la classifica dei miei disegnatori preferiti. Con Magico Vento (non ho letto ancora Volto Nascosto) forse perché più libero o perché una sua creazione, "capivo" la storia, ti trascinava dentro, ti colpiva al cuore, allo stomaco e non ti lasciava indifferente (non sempre però spesso). Lo faceva in un solo albo poi. Su Tex ho le mie perplessità e non sempre mi ha convinto.1 point
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Ahimè di Gomez ho visto poco: L’ottimo charro (ma il colore “copre” un po’ il disegno) e la storia del giovane Willer “Nostra signora degli angeli” Nei prossimi giorni recupererò l’acclamato “Verso l’Oregon” e presterò attenzione a quanto hai detto, vedrò se effettivamente riscontrerò anch’io una differenza di cura e qualità. Intanto grazie. I pareri differenti sono l’anima del confronto e sono sempre necessari e bene accetti, se espressi con rispetto1 point
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Cosa davvero originalissima e mai vista prima con Ruju... (in generale l'uso delle donne da parte di Ruju è MOLTO monocorde, confrontare la sua storia delle quattro vedove o i suoi personaggi femminili precedenti con una storia dove c'è un ottima caratterizzazione di diversi personaggi femminili come "Verso l'Oregon" di Manfredi, per vedere la differenza fra diversi personaggi femminili e lo stesso stereotipo ripetuto più volte...)1 point
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Sì, sono tutte sbagliate e per quanto mi riguarda Giusfredi scrive purtroppo troppo poco. Purtroppo i suoi sempre più pressanti impegni editoriali hanno ridotto la sua produzione ad un terzo di qualche anno fa. Per fortuna scrive comunque ottime storie, almeno secondo me. Non credo di svelare grandi segreti dicendo che sarà lui a scrivere almeno uno se non entrambi gli albi celebrativi in uscita a giugno 2027 e settembre 2028 e la cosa mi fa molto piacere visto che ormai siamo amici. Ed il fatto che quest'onore sia toccato a lui dovrebbe suggerirvi qualcosa . Esatto. E con un po' di impegno forse potreste indovinare il nome di chi lo affianca in questo duro lavoro..1 point
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Alla fine son riuscito anch'io a leggere questo atteso texone, in ritardo come al solito, purtroppo ci sono periodi in cui le mie giornate dovrebbero essere composte quantomeno da quarantotto ore per poter far tutto. Perchè atteso? Cos'ha di così speciale mi direte! E' dallo scorso anno, da quando ho incontrato il simpaticissimo Stefano Biglia a EtnaComics e ne abbiamo parlato (credo che fosse in dirittura d'arrivo in quei giorni) che è salita in me la curiosità di aver fra le mani quello che già allora, stimando tantissimo lo stile personale dell'artista, pensavo fosse un grandissimo lavoro grafico, e di certo sotto questo aspetto Stefano ha ampliamente rispettato le aspettative. Ci sono quei disegnatori che ti affascinano subito, fin dalla loro prima opera sulla saga che ami e Biglia è stato per me, uno di questi. Autore duttile, concreto, dallo stile efficace ma elegante e perfetto per la narrativa western. Sapevo fosse pure veloce, ma questo lo lascio dire a chi lo conosce meglio di me. Di fatto sotto l'aspetto grafico sono ampliamente soddisfatto. La formula dei Texoni, che in passato dava vetrina agli esordi su Tex di quei grandi autori estranei alla saga, per forza di cose ha dovuto cambiare pelle. A ogni uscita la curiosità non è più se lo stile del disegnatore "guest star" sia adatto e piaccia, bensì se l'esito finale confermi la grandezza dell'artista ormai da tempo in orbita texiana anche su questo grande formato. Inutile specificare che la caratura dei professionisti scelti è così alta, che la risposta è quasi sempre scontata, con Biglia quasi lapalissiana. Purtroppo per i testi, considerato che nel frattempo le pubblicazioni si sono moltiplicate come le formiche sui campi estivi, le sceneggiature che finiscono sul texone non sempre sono così speciali e questo è un peccato. Tolte le ultime ambiziose storie di Borden, il livello si è attestato parecchi gradini più in basso; con questo non dico che Rauch o Ruju hanno partorito storie illeggibili (per carità Nizzi nel suo periodo peggiore ha fatto molto peggio) ma gli ultimi episodi finiti su questa importante vetrina sono ordinari e hanno ben poco di speciale. Detto questo, intendi bocciare la prova di Ruju? Ma niente affatto! Pasquale ha tirato fuori una storia funzionale e divertente, ben degna di poter essere catalogabile nella ormai nota "zona Ruju". Ho trovato molto originale lo spunto di soggetto e il personaggio di Ben contafrottole (dalle mie parti si usa il termine "pallunaru" ) è davvero riuscito. Il coprotagonista è un ragazzo qualunque, che con la fantasia, per evadere dalla noia della quotidianità, si diletta a creare storie e mondi alternativi per riempire le ore trascorse in saloon con gli amici la sera. Il talento di Ben è così grande, che parecchi non riescono a discernere la verità dalla fantasia, anche quando esagera dicendo di aver salvato Tex Willer accorso a lui gridandogli "aiuto!". Gli eventi però lo metteranno davvero alla prova, non solo facendogli conoscere realmente Tex e Carson, ma pure a misurare il proprio coraggio per amore, dopo che la coppia di fratelli Puentes (i villain dell'episodio) oltre ad uccidere il vecchio zio, rapiscono Angela, la bella e coraggiosa ragazza che Ben ama. La storia fila via bene e fa leva su due pards in discreta forma e la sempre distinta caratterizzazione dei personaggi femminili, di cui Ruju si mostra sempre abile. In effetti Angela Flynn è un bel personaggio, molto decisa e coraggiosa e l'epilogo, sebbene telefonato, che la vede tra le braccia dell'amato Ben, che ha messo a rischio la sua vita pur di salvarla, accattiva il lettore. Trovo riuscita pure la caratterizzazione di Jimena la donna del bandito, che nei momenti clou si rivela dal carisma più alto del compagno e cognato. Proprio i due fratelli Puentes sono una leggera nota dolente, visto che alla resa dei conti, si rivelano di trascurabile consistenza, soprattutto Ramon. Altro nodo di trama difettoso, il fatto che Gato accetti di portare Ben al rifugio della banda, solo perchè gli è piaciuto il suo modo di raccontare le novelle e di certo i suoi complici possono far soldi su questo aspetto. Forse sarò un po' severo su questo punto, ma trovo altamente improbabile, che un pellerossa feroce e sanguinario come lui si faccia coinvolgere da un racconto, a tal punto di rischiare di mettere a rischio il segreto rifugio dei fratelli Puentes. Per il resto la storia mi è piaciuta e sebbene non rappresenti nulla di così trascendentale per un texone, raggiunge una buona votazione, grazie soprattutto all'ottima prova grafica di Biglia, che ne rappresenta un grande valore aggiunto. Il mio voto finale è 71 point
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Io invece spero sinceramente che Giusfredi aumenti la sua produzione di sceneggiatore, visto che è il più promettente su Tex. E visto che - a questo punto è chiaro - non sarà tutto sulle sue spalle. Guarda che il numero 800 non è poi così lontano, mancano appena 2 anni, per l'esattezza 23 mesi, e sappiamo che al momento sono in lavorazione e usciranno prossimamente, limitandoci a Boselli, una storia su Juan Cortina, una su Barbanera in Alaska, una su Nick Castle in carcere, una sul ritorno di Lena e Donna, una disegnata da Genzianella e una di Ticci. Probabilmente qualcuna di queste uscirà dopo il n. 800. Boselli, poi, avendo molto più tempo di prima (prova a pensare cosa vuol dire non dover leggere e revisionare migliaia di pagine ogni anno di altri autori sia su Tex che su Dampyr) sfornerà sicuramente più storie di prima. No, io conto invece di mollare col Tex n. 1000 (di Boselli e Gomez).1 point
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Infatti il prequel è stato proprio un buco nell’acqua, tra una storia fiacca, l’inutilissimo e posticcio flashforward finale e uno stravolgimento delle atmosfere affascinanti di Sergione e Nicolò. Peraltro senza aggiungere assolutamente nulla di nuovo o interessante alla storia originale.1 point
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Giusfredi è la scelta giusta. Con qualcuno che lo aiuti però. Oppure lui curatore della regolare e un altra figura che si occupi delle serie collaterali1 point
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Ahaha ben per te, ti sei risparmiato per stavolta un colpo di scure in testa. 😂 A parte le battute, se non la si vede all'opera sulla testata non la si può giudicare. Ovviamente il suo stile non è da regolare, ma su un collaterale perché no? In ogni modo poi subentrano i gusti personali e colui che appare un disegnatore adatto per tizio, non lo è per Caio e viceversa. Stesso discorso lo si faceva per Luigi (Sinis) che in parecchi qui non apprezzano e che io invece stimo tantissimo, tanto è vero che non vedo l'ora che ultimi il maxi. ☺️1 point
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Proprio Domenica ho incontrato Valentina al Patti Comics, se vi sentisse parlare così, col suo bel caratterino, vi legherebbe come minimo al palo della tortura. 😝😂1 point
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La cosa che più mi preoccupa del pensionamento di @borden, al di là del fatto se ce la faranno o meno a rispettare le scadenze (magari è la volta buona che tagliano qualche collaterale), è che non sarà più lui ad approvare i soggetti degli altri sceneggiatori: tremo all’idea di cosa potremmo ritrovarci in edicola (magari qualcosa tipo lo Zagor western di Mignacco & Romeo )1 point
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In effetti dover curare da solo (o quasi, visto la preziosa presenza di Giusfredi ma sempre solo due anime sono!) una serie ammiraglia di tale blasone e importanza per l'editore, con le pubblicazioni che nel corso del decennio si sono moltiplicate più dei pani e i pesci, non deve essere stato facile. A maggior ragione che a Borden si richiede (come ovvio essendo lo sceneggiatore di punta in Bonelli) di continuare a sfornare storie ambiziose in serie su più fronti; in pratica si pretende che al povero Mauro spuntino sei braccia peggio della Dea Kalì. Il lavoro quando è fatto sembra sempre facile e a noi lettori basta che arrivi l'albo in edicola, per farci credere che sia una mansione non così impegnativa, che si colma solo con la passione, ma suppongo che stare dietro a tutto e soprattutto alle scadenze, è un'impresa quasi titanica e per chi possiede tempra d'acciaio. La Bonelli è cresciuta tantissimo in ottant'anni ma sotto questo aspetto ha mantenuto una linea di piccolo editore a gestione familiare. Una serie come Tex effettivamente con le migliaia di tavole inedite all'anno pubblicate di questi tempi, necessiterebbe un curatore per ogni collaterale (Regolare, Tex Willer, Maxi, Color e via dicendo). Il fatto che Mauro possa tirare il fiato e concentrarsi solo sull'aspetto puramente creativo, è un bene e la qualità delle sceneggiature ne risentirà in positivo, ma non sarà facile per il suo successore traghettare la serie, se viene lasciato solo al timone. Beh, speriamo bene. Per rispondere al quesito di Ymalpas nel topic, credo che il resoconto dell'opera di Mauro come curatore sia ampliamente positivo, e non è di certo stato per lui un gioco affrontare questi periodi non facilissimi per il fumetto. Il ringraziamento è doveroso e speriamo che possa ancora farci sognare con la sua irrefrenabile fantasia. Ti vogliamo bene Mauro e lo sai.1 point
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Un immenso grazie al Bos; se Tex vive ancora e gode di buona salute, compatibilmente con l'attuale difficoltà dell'arte fumettistica, lo dobbiamo al suo instancabile e prezioso lavoro. Ciliegina sulla torta la serie "Tex Willer" che ha dato nuova linfa al personaggio creato da GLB. Per fortuna la curatela di quest'ultima rimane nelle sue mani. Sono comunque convinto che il nuovo curatore, adeguatamente istruito e cresciuto sotto la sua ala protettiva, saprà proseguire lungo la pista aperta da Mauro. Goditi la pensione!1 point
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Gran bella storia. Una storia che comincia con il salvataggio di Nehdi e poi con Manchas che ricambia il favore. E una storia dove tutti e 4 i pards figurano alla perfezione, anche se di più Kit Willer dove ritrova l'amico Bronco. L'unica cosa che a parer mio stona il fatto di aver fatto morire Bronco troppo presto, l'avrei visto bene che sopravvisse o che morisse alla fine della storia, anche se comunque muore salvando la vita a Kit. Voto per me 7,5 e uguali ai disegni. Font non è tra i miei preferiti ma è comunque un grande disegnatore.1 point
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Il solito Tex piccione di Nizzi, passa metà della storia in prigione e si fa salvare prima da Montales, poi si fa gabbare dal companero e si fa salvare da un frate. Incominciano chiaramente già a vedersi i segni della "crisi", Nizzi non sa scrivere in scorrevolezza, i dialoghi sono pesantissimi e poco seri. Infine sul finale tratta Tex da piccione facendolo salvare da un Carson in cerca di sigari da fumare (dopo bistecche e patatine, giustamente, ci vuole il digestivo ahahahah 😂🤣). I nemici non fanno paura, non hanno alcun superpotere o dramma psicologico alle spalle e sono troppo realistici (a parte Cobra Galindez, ottimo personaggio in chiaroscuro alla Boselli).1 point
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La storia di Giusfredi dovrebbe essere "Stella d'Argento" ed è apparsa sullo Spociale Tex Willer dell'anno passato. Non era il Magazine.1 point
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Un buon Texone, non un capolavoro di sceneggiatura, ma ci vedo un capo e una coda in una storia che tenta, con più o meno successo, la via dell'originalità in quel ha di rendere un visibile omaggio ai miti viventi che sono oggi Tex e Carson. Confesso che è uno degli aspetti che mi sono piaciuti di più. Scorrevole e godibile dalla prima pagina all'ultima, l'unica cosa che gli manca è in fondo solo la classicità glbonelliana, ma ci ho visto molto del Nizzi che fu, quello che ancora riusciva a farci divertire con le sue sceneggiature, così come nei disegni ho pensato più di una volta a Ticci, insomma un prodotto riconoscibile come Tex e non mi pare poco. Buone trovate, persino in quelle contestate sul ponte ballerino la cui presenza, fin dalla prima vignetta, ne suggeriva la conclusione, ma sempre un Tex (e Carson) che ti tirano le castagne roventi dal fuoco, sempre nel posto e nel momento giusto presenti. Con Ruju non sono sempre tenero, ma con storie come questa ha la mia benedizione. PS, detto per inciso, Biglia era la ragione prima delle lamentele di Claudio Nizzi che avrebbe voluto i suoi pennelli per la sua storia: se in questo Texone fosse finita la storia di cui si è dovuto fare carico Bruzzo, beh ancora una volta penso a una bella doccia torrenziale di umiltà sul capo dello sceneggiatore di Fiumalbo e sulle sue insensate pretese. Sic transit gloria mundi.1 point
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Posso dirlo? Lo dico: da zagoriano, ma soprattutto da marveliano della prima ora, delle seghe mentali di continuity me ne šträçiävø. L'importante è che sia una bella storia. Se contraddice un dettaglio di una storia di 50 anni fa, ma chissenefrega! La continuity è un artifizio letterario, mica una religione. Poi, è ovvio che una coerenza di fondo in una serie ci debba essere, ma la coerenza assoluta è più di pertinenza della psichiatria che della narrativa.1 point
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La bellezza di questa storia sta proprio nell'essere avvincente dall'inizio (o meglio da quando compare tra la nebbia il fanatico sceriffo Langdon insieme alla sua posse - splendida scena) sino alla fine. Non ci sono tempi morti, ma un susseguirsi continuo di situazioni drammatiche (ma non melodrammatiche) che culminano prima nel ferimento del navajo, poi nella morte prima di Bronco Lane e dopo di Wade Catlett. Buon esempio di storia che comincia quasi in sordina per poi via via andare sempre più in crescendo (come la rabbia del lettore di fronte alle ingiustizie perpetrate). Costruita con una struttura narrativa simmetrica: alla scena di Langdon nella nebbia del primo albo, corrisponde nel secondo albo l'entrata in scena spettacolare di Tex a Quemado; alle prime pagine con l'iniziazione a guerriero del giovane Nehdi, corrisponde il finale con la nascita dell'amicizia tra lo stesso Nedhi (che sostituirà in un certo senso Bronco Lane) e Kit Willer, in entrambi i casi con un significativo contributo dei rispettivi padri (Manchas e Tex); al fanatismo religioso di Langdon fa da contraltare la generosità e carità di padre Esteban, e alla falsa legge dello sceriffo, la vera giustizia di Tex. Lo scontro tra lui e Langdon non poteva che finire con un duello mortale sulla main-street. Secondo me tra i migliori western di Boselli, anche se di soli due albi. Come anche "Jethro", "I giustizieri di Vegas", "Missouri", ecc. ecc. Degni di essere ricordati i personaggi di Bronco Lane e Langdon. Bella e originale la comunità di Quemado. Storia che è tranquillamente all'altezza di quelle di GLB per capacità di coinvolgere e per la sapiente gestione di tutti e quattro i pards.1 point
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Io sono un suo grande estimatore e lo sa per cui mi salvo, forse0 points
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Siamo mai dirlo, bisogna screditare il lavoro della Romeo perchè ha un disegno troppo poco canonico e giovanile0 points
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Questo è stato l'ultimo messaggio di Letizia, al quale risposi subito dandole ragione per poi approfondire la tematica. Spiace tantissimo che non ci sia più e stento ancora a credere che ciò sia avvenuto davvero. R.I.P. Letizia0 points