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TWF - Tex Willer Forum

[121/124] Sulle Piste Del Nord


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Voto alla storia  

68 utenti hanno votato

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Poiché non avevo un ricordo troppo fresco di questa storia, sono andato a rileggerla dopo tempo immemore nei giorni scorsi, e devo confessare di aver provato un grosso rammarico nel non averla inserita tra le mie dieci storie preferite del secondo centinaio. Il mio giudizio probabilmente sarebbe rimasto lo stesso in ogni caso, talmente ampia è la gamma di scelta tra quei citati cento numeri, comunque mi sono reso conto di essermi trovato di fronte ad una signora storia, a mio giudizio la prima avventura strutturata nei dettagli ambientata in Canada.

 

Oltre all'ottima valorizzazione di Jim Brandon, all'epoca ancora capitano, ho trovato che GLB abbia caratterizzato in maniera quasi impeccabile tutti i principali antagonisti, dal mercante Bonnet al suo braccio destro Jordan, oltre ovviamente, ed anzi soprattutto, al loro degno compare Ho-Kuan, stregone da quattro soldi ventriloquo ma gran furbacchione, tessitori di un'oscura trama che, oggettivamente, sarebbe stata di assai difficile risoluzione se Brandon non avesse convocato i quattro pards in Canada, ben consapevole che avrebbero condotto le indagini a modo loro. Assai spassosi, a tal proposito, i siparietti tra un Tex più spudoratamente bugiardo che mai ed il comandante della Mounted Police di Winnipeg, individuo di indubbia integrità ma sin troppo ligio nell'applicazione letterale delle leggi e dei regolamenti.

 

Per quanto invece riguarda i Nostri, concordo nel considerare il Tex visto in azione in questa avventura come forse uno dei migliori di sempre: temerario, risoluto oltre i limiti della spudoratezza, con la risposta sempre pronta, autentico emblema della Giustizia che sa andare al di là della mera applicazione della legge, anche a costo di non andare troppo per il sottile. Un po' in ombra il Vecchio Cammello, pur dimostrandosi sempre di massima affidabilità, decisamente più rilevanti i ruoli degli altri due pards. Kit, dopo essersi fatto ingenuamente catturare dai Foxes, si riscatta più che ampiamente nel momento della fuga dal campo dei ribelli insieme a Tiger Jack, capace di mettere a frutto tutta la sua lunga esperienza per introdursi nel campo e di dimostrare un'audacia fuori dal comune nel liberare il giovane pard. Molto positiva, a mio parere, anche la caratterizzazione di un Jim Brandon nella veste fittizia di trapper, libero dale limitazioni che l'uniforme rossa di norma gli impone di norma, e più che degno alleato di Tex insieme ai tre mounties che lo seguono. Finale forse un po' affrettato, specie in confronto alle altre fasi che lo precedono, ma in fin dei conti la disposizione dell'accampamento e le caratteristiche del luogo, soprattutto la distruzione dell'arco di roccia (un peccato mortale dal punto di vista naturalistico ed ambientale, ma una mossa fondamentale per il conseguimento il successo della missione), credo finiscano con il favorire non poco il lavoro di Tex e compagni.

 

Unico mio rammarico, la mancata presenza di Gros-Jean: certo, gestire un altro comprimario di quel calibro avrebbe potuto comportare qualche difficoltà, ma i siparietti comici sarebbero stati assicurati. Buomissima prova anche di Ticci: tratto ben lontano da quello cui è giunto e ci ha successivamente abituati negli anni della maturità, ma comunque pulito e suggestivo.

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<span style="color:red;">47 minuti fa</span>, juanraza85 dice:

e devo confessare di aver provato un grosso rammarico nel non averla inserita tra le mie dieci storie preferite del secondo centinaio. Il mio giudizio probabilmente sarebbe rimasto lo stesso in ogni caso, talmente ampia è la gamma di scelta tra quei citati cento numeri, comunque mi sono reso conto di essermi trovato di fronte ad una signora storia

Storia bellissima, da potersi inserire tra le prime venti/venticinque  dell'intera saga.

Ed è per questo che non è facile stilare in fretta una classifica, specialmente nei primi due centinai, per questo dopo il primo centinaio mi son fermato a riposare.:D

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  • 4 mesi dopo...

Una delle storie bonelliane più belle. Non manca nulla:

 

- l'ironia: basti leggere i dialoghi con il colonnello a Winnipeg: Tex definisce ingenuo il colonnello (bella figura, peraltro!) perché crede di poter risolvere tutto con i regolamenti. Però, dice a Carson, ha dato carta bianca a Tex a patto che non maltrattasse troppo Bonnet. Carson gli chiede: "e lui ci ha creduto?"; "naturalmente", risponde Tex. E Carson, di rimando: "Il che dimostra che è un ingenuo sul serio". :D  Ma questo è solo un esempio dei tanti dialoghi ironici presenti in questa storia.

 

- il pathos: da quando Kit viene rapito, la storia si impregna di tensione. Ho apprezzato molto che, di fronte alla preoccupazione di Tex, sia Carson a dire: "Quando avremo trovato il meticcio, sarò io a farlo parlare". Questa è la parte che solitamente riserva per sé Tex, mentre stavolta è Carson ad essere maggiormente rabbioso, legittimamente preoccupato per il suo figlioccio. E' Carson a sfogarsi, con Tex che si mantiene lucido e concentrato, nonostante il prossimo avverarsi della predizione dello sciamano navajo che, già prima della partenza per il Canada, aveva predetto che Kit sarebbe stato appeso ad una croce.

 

- l'azione: un mix esplosivo di azione e dialoghi, con la prima componente diffusa a dosi massicce e con scelte narrative molto efficaci: tutta la scena della liberazione di Kit e la sequenza successiva sull'arco di pietra con la dinamite è da applausi.

 

- la filosofia. Di Tex e del suo creatore. Si guardi al confronto tra Tex e il comandante del forte. Tex chiama i regolamenti, le leggi, idiozie per non voler dire peggio. Di fronte alle preoccupazioni legalitarie del capitano dei mounties, Tex espone chiaramente cosa pensa di tutto ciò, facendo un discorso "giustizialista" che immagino rappresenti anche il pensiero del suo creatore, uomo spiccio che andava subito al sodo, la cui avversione verso i prepotenti era buona parte del combustibile per scrivere il Tex, personaggio col quale andò sempre più identificandosi per sua stessa ammissione.

 

- la gestione dei quattro pards: oltre a Tex, in primis Tiger, a cui GLB dimostrava in questo periodo di volere molto bene. Dopo Gilas, dove il navajo faceva le veci di Tex in sua assenza (a spese del mio povero Carson), anche qui Tiger fa un figurone: è lui ad accorgersi degli uomini che li tenevano d'occhio, all'inizio della storia. A lui è affidata buona parte della strategia in alcune situazioni. Lui insegue, anche se senza successo, i rapitori di Kit ed è sempre lui che riesce, più tardi, a liberarlo.

 

- gli antagonisti: sono tanti, tutti ben tratteggiati, con menzione particolare per un personaggio difficilmente dimenticabile come Ho-Kuan, per la descrizione del quale rimando al bel ritratto fattone da Ymalpas all'inizio del presente topic.

 

- i disegni, semplicemente meravigliosi. Nelle fattezze dei pards non è ancora il mio Ticci preferito, ma nei paesaggi, negli ambienti, nel dinamismo dell'azione, è già insuperabile.

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  • 2 mesi dopo...

Bastano poche parole per recensire questa avventura: è scritta magnificamente e altrettanto splendidamente illustrata.

 

Ho avuto, però, la ventura di leggerla pochissimo tempo dopo aver assaporato un'altra lunga e splendida storia, questa volta di Boselli, ambientata nel freddo nord, vale a dire Nei territori del Nordovest.

Questa fortunata coincidenza mi ha naturalmente portato a fare un raffronto tra il Tex (fumetto e personaggio) di Bonelli e quello di Boselli, che qui condivido con voi.

 

A scanso di qualunque equivoco, premetto che: 1) ritengo che il Tex di Boselli sia il vero Tex, ovviamente visto con gli occhi di Boselli; 2) non penso che il Tex di Bonelli potesse andare a finire in mani migliori di quelle di Boselli, autore che apprezzo tantissimo e che sta svolgendo un eccellente lavoro come curatore.

 

Ciò premesso, la cosa che balza agli occhi è che Bonelli preferiva, per i personaggi che di volta in volta animavano le sue storie, le tinte psicologiche piatte. Non è una critica (absit iniuria verbis!), né mancano le eccezioni; ma si tratta della constatazione di una precisa scelta narrativa svolta di regola dall'Autore, al fine - io credo - di rendere le avventure più facilmente leggibili, tenuto conto che la platea dei lettori era, negli anni '50/'70, molto diversa da quella attuale.

A Boselli, invece, piace dipingere personalità complesse, in cui il bene e il male si impastano inesorabilmente, così come avviene nella vita reale.

 

Ancora, il Tex di Bonelli è spavaldo, a volte arrogante, sempre dotato di un humor pungente. Quello di Boselli, invece, accentua la sua caratteristica di uomo affidabile e serio.

 

Infine, le sceneggiature di entrambi gli autori sono molto ritmate, ma seguono linee di sviluppo diverse. Le storie di Bonelli seguono con sicurezza una linea narrativa unica, quelle di Boselli si dividono in trame e sottotrame, che poi si risolvono tutte insieme nel finale.

 

Qual è la conclusione di tali mie osservazioni? Nessuna, e in particolare non voglio immaginare nessuna (stupida) comparazione qualitativa tra la produzione artistica di due Autori che così tanto apprezzo.

 

Solo, gongolo a pensare quanto sia bello avere una miniera così vasta di avventure con le quali trascorrere piacevoli momenti di relax. 

 

 

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<span style="color:red;">7 ore fa</span>, F80T dice:

Bastano poche parole per recensire questa avventura: è scritta magnificamente e altrettanto splendidamente illustrata.

 

Ho avuto, però, la ventura di leggerla pochissimo tempo dopo aver assaporato un'altra lunga e splendida storia, questa volta di Boselli, ambientata nel freddo nord, vale a dire Nei territori del Nordovest.

Questa fortunata coincidenza mi ha naturalmente portato a fare un raffronto tra il Tex (fumetto e personaggio) di Bonelli e quello di Boselli, che qui condivido con voi.

 

A scanso di qualunque equivoco, premetto che: 1) ritengo che il Tex di Boselli sia il vero Tex, ovviamente visto con gli occhi di Boselli; 2) non penso che il Tex di Bonelli potesse andare a finire in mani migliori di quelle di Boselli, autore che apprezzo tantissimo e che sta svolgendo un eccellente lavoro come curatore.

 

Ciò premesso, la cosa che balza agli occhi è che Bonelli preferiva, per i personaggi che di volta in volta animavano le sue storie, le tinte psicologiche piatte. Non è una critica (absit iniuria verbis!), né mancano le eccezioni; ma si tratta della constatazione di una precisa scelta narrativa svolta di regola dall'Autore, al fine - io credo - di rendere le avventure più facilmente leggibili, tenuto conto che la platea dei lettori era, negli anni '50/'70, molto diversa da quella attuale.

A Boselli, invece, piace dipingere personalità complesse, in cui il bene e il male si impastano inesorabilmente, così come avviene nella vita reale.

 

Ancora, il Tex di Bonelli è spavaldo, a volte arrogante, sempre dotato di un humor pungente. Quello di Boselli, invece, accentua la sua caratteristica di uomo affidabile e serio.

 

Infine, le sceneggiature di entrambi gli autori sono molto ritmate, ma seguono linee di sviluppo diverse. Le storie di Bonelli seguono con sicurezza una linea narrativa unica, quelle di Boselli si dividono in trame e sottotrame, che poi si risolvono tutte insieme nel finale.

 

Qual è la conclusione di tali mie osservazioni? Nessuna, e in particolare non voglio immaginare nessuna (stupida) comparazione qualitativa tra la produzione artistica di due Autori che così tanto apprezzo.

 

Solo, gongolo a pensare quanto sia bello avere una miniera così vasta di avventure con le quali trascorrere piacevoli momenti di relax. 

 

 

 

Due storie entrambe bellissime e molto diverse tra di loro: una tipicamente bonelliana e l'altra tipicamente boselliana. Due autori molto diversi, come dici tu, uno che presenta un Tex al fulmicotone in un mondo con i contorni netti e l'altro che propone un Tex meno esplosivo in un mondo con molte più sfumature. Due modi differenti di scrivere Tex, alternativi ma soddisfacenti (e molto) entrambi: una comparazione qualitativa, come dici tu, sarebbe stupida; le differenze di stile sono invece evidenti, tanto che io non do torto a chi parla del Tex di Boselli come di un Tex 2.0: la diversità è molto evidente (molto più che del Tex di Nizzi, ad esempio); la cosa importante è la fedeltà al personaggio, pur non rinunciando a scrivere con la propria cifra: sta qui il merito di Boselli, qui probabilmente la chiave che ha consentito all'attuale curatore di rinvigorire Tex e di arrestare una perdita di lettori che altrimenti sarebbe stata molto più consistente.

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  • 3 mesi dopo...
  • Sceriffi

Contiene Spoiler

Storia molto molto bella, nella prima parte della storia le scene divertenti sono moltissime, le migliori per me sono: il pestaggio di Vic, la parte che va dall'incendio alla compagnia di Bonnet a Tex che mente davanti al Colonnello. Se la prima parte è molto divertente, la seconda è ricca di sparatorie, prima Tiger nella foresta, dopo i pards e Brandon che liberano Kit con tanto di Dinamite che vola. La critica che mi sento di muovere a questa storia è che gli uomini di Bonnet sono dei totali incapaci, Vic che nell'ufficio delle Giubbe si tradisce da solo chiamando Tex ranger, poi gli uomini di Dermott che falliscono subito l'agguato, anche gli indiani mi sono sembrati degli stupidi, Tiger senza problemi ne fa fuori 6. L'unico personaggio veramente interessante è Lacoste che dopo aver raccontato a Tex tutta la storia tenta di farlo fuori, fallendo. I pards sono caratterizzati bene, spicca Tiger che suggerisce piani interessanti ai compagni, e che prende subito in ostaggio Vic, per poi portarlo nell'ufficio delle Giubbe. I disegni di Ticci sono ottimi, ma non sono per me al livello di "Furia Rossa" e di tutte le storie che la seguono. Gli sfondi sono veramente spettacolari mi vengono in mente le scene nella foresta, ed anche gli indiani sono rappresentati molto bene, le facce dei pards però non mi convincono pienamente soprattutto le facce di Tex e Tiger. I miei voti sono:

Bonelli 8-

Ticci 8

Modificato da MacParland
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On 6/8/2020 at 01:26, F80T dice:

Solo, gongolo a pensare quanto sia bello avere una miniera così vasta di avventure con le quali trascorrere piacevoli momenti di relax. 

Questa frase mi è sfuggita. 

E' una frase che, penso, ogni Texiano ha bene in mente. Sempre. 

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  • 1 mese dopo...

Per me, "Sulle piste del Nord" è il capolavoro per eccellenza di G.L.Bonelli! Di capolavori ne ha scritti ovviamente molti, ma questa è la mia storia preferita di Tex scritta da lui, più bella anche di "Tra due bandiere", "Il figlio di Mefisto" e "Il giuramento".
Il perchè è semplice: è perfetta in ogni particolare, dalla stupenda trama ai dialoghi perfetti, alla fantastica gestione dei quattro pards nella storia, che è un impareggiabile mix di azione, pathos, momenti di dialogo (mai noiosi e che non rallentano il ritmo) e incredibili colpi di scena! Per non parlare anche del fantasmagorico ritorno di Jim Brandon (il mio comprimario preferito, insieme al buon Gros Jean) e dei nemici della storia, davvero tosti. La gestione dei quattro pards, a cui accennavo prima, è incredibile: viene dato il giusto spazio a ognuno. Anche Tiger (il mio pard preferito) ha tantissimo spazio dove mostrare di essere in gamba come non mai: magnifica la scena in cui affronta un drappello di indiani nella foresta.
Già l'inizio della trama è intrigantissimo, in cui assistiamo alla crocifissione di un bianco da parte di alcuni indiani. Tra gli indiani, conosciamo anche due dei cattivi (magnifici) della vicenda: Sokami e lo sciamano Ho-Kuan, che, con le sue doti di ventriloquo, fa credere che il suo corvo parli.
La scena cittadina a Winnipeg, quando la leggevo, mi sembrava fantastica, ma dopo ho scoperto che le scene successive nelle foreste sono ancor migliori! Geniale il modo con cui Tex incastra il sergente al soldo di Mister Bonnet. Mister Bonett è un antagonista che, per quanto possa sembrare non molto originale, è molto bello, come anche quello dell'affascinante nemica Madame Duchesne. Ingegnoso anche il modo con cui Tex e gli altri si creano un alibi dopo aver incendiato la casa di Bonnet.
Dopo la parte cittadina, bellissimo lo scontro nelle foreste tra Jim e i quattro pards contro degli indiani bellicosi e quello successivo in cui Tiger da solo deve fronteggiarne un gruppetto. 
Ma la scena migliore della storia è, probabilmente, quella della liberazione di Kit (che era stato infatti catturato): ricca d'azione ed epica, in qui Tex e i suoi amici devono fronteggiare un centinaio (e forse più!) di indiani inferociti. Ingegnosa l'idea di far saltare il ponte con la dinamite.
Ottima la scena finale, in cui si chiude definitivamente il conto lasciato aperto con Bonnet e Maxon. Impeccabile quindi la storia di G.L.Bonelli, che realizza la sua miglior storia, oltre che una delle più belle di tutta la serie.
Ticci generalmente non mi fa impazzire, ma in questa storia mi è piaciuto. Meravigliose le sue ambientazioni e i suoi paesaggi, molto realistici.
Immense anche le copertine dei tre albi ad opera di Galep. Quella che preferisco, tra le tre, è quella di "Tamburi di guerra", molto spettacolare!
Capolavoro, uno degli apici di Tex e del fumetto italiano. 

 

Soggetto/Sceneggiatura: 10 e lode
Disegni: 8,5

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  • Sceriffi

Per la prima volta, non mi trovo d'accordo con la tua recensione.

32 minuti fa, Magico Vento dice:

Per me, "Sulle piste del Nord" è il capolavoro per eccellenza di G.L.Bonelli! Di capolavori ne ha scritti ovviamente molti, ma questa è la mia storia preferita di Tex scritta da lui, più bella anche di "Tra due bandiere", "Il figlio di Mefisto" e "Il giuramento".
Il perchè è semplice: è perfetta in ogni particolare, dalla stupenda trama ai dialoghi perfetti, alla fantastica gestione dei quattro pards nella storia, che è un impareggiabile mix di azione, pathos, momenti di dialogo (mai noiosi e che non rallentano il ritmo) e incredibili colpi di scena! Per non parlare anche del fantasmagorico ritorno di Jim Brandon (il mio comprimario preferito, insieme al buon Gros Jean) e dei nemici della storia, davvero tosti.

I dialoghi sono perfetti, da 10. I nemici per me non sono tosti, non ci sono proprio Tex combatte contro il nulla. Bonnet e i suoi uomini, sono degli scemi di prima categoria, scarsi a sparare 

e senza cervello, uno si tradisce da solo, il rifugio del suo uomo di fiducia Jordan, viene scoperto da Ho Kuan, che in maniera ancora più stupida glielo dice:) Gli indiani non hanno mai sparato bene, ma i Fox di questa storia, sparano alla cieca. 

32 minuti fa, Magico Vento dice:

Tex incastra il sergente al soldo di Mister Bonnet. Mister Bonett è un antagonista che, per quanto possa sembrare non molto originale, è molto bello, come anche quello dell'affascinante nemica Madame Duchesne. Ingegnoso anche il modo con cui Tex e gli altri si creano un alibi dopo aver incendiato la casa di Bonnet.
Dopo la parte cittadina, bellissimo lo scontro nelle foreste tra Jim e i quattro pards contro degli indiani bellicosi e quello successivo in cui Tiger da solo deve fronteggiarne un gruppetto. 

Non lo incastra Tex, e lui che si tradisce. Bonnet come personaggio funziona, ma non è originale, anzi svolge la stessa funzione di Mister Goldfield e c'è anche un altra cosa che accomuna Goldfield e Bonnet, entrambi hanno un braccio destro, che compare a fine storia, Maxon e Harport. Il personaggio di Duchesne invece è molto bello.

<span style="color:red;">34 minuti fa</span>, Magico Vento dice:

Ma la scena migliore della storia è, probabilmente, quella della liberazione di Kit (che era stato infatti catturato): ricca d'azione ed epica, in qui Tex e i suoi amici devono fronteggiare un centinaio (e forse più!) di indiani inferociti. Ingegnosa l'idea di far saltare il ponte con la dinamite.

Gli indiani, oltre ad esser scarsi, sono stupidi, se non c'era la dinamite a rompere il ponte, gli indiani sarebbero saliti sul ponte e sarebbero morti.

Le ho dato 8- perchè i dialoghi son da 10, e poi non esiste solo la soggettività, ma anche l'oggettività, quindi ho alzato il voto.

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52 minuti fa, MacParland dice:

Non lo incastra Tex, e lui che si tradisce.

Mi riferivo al fatto che Tex dice ai quattro sergenti che Vic ha confessato, e in questo modo fa sì che il sergente colpevole si tradisca. Ho infatti trovato bello proprio il modo con cui Tex fa sì che lui si tradisca.

52 minuti fa, MacParland dice:

Le ho dato 8- perchè i dialoghi son da 10, e poi non esiste solo la soggettività, ma anche l'oggettività, quindi ho alzato il voto.

Trovi sopravvalutate sia questa che "Tra due bandiere": quali sono quindi le tue storie preferite di G.L.Bonelli (pura curiosità, non sto discutendo i tuoi gusti;))?:o:)

Modificato da Magico Vento
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  • Sceriffi
<span style="color:red;">2 ore fa</span>, Magico Vento dice:

Trovi sopravvalutate sia questa che "Tra due bandiere": quali sono quindi le tue storie preferite di G.L.Bonelli (pura curiosità, non sto discutendo i tuoi gusti;))?:o:)

Innanzitutto grazie per le interesse! Faccio una piccola puntualizzazione, per me "Tra due Bandiere" e le altre di Glb, non sono sopravvalutate, ma sono i miei gusti, che molto probabilmente sono sbagliati. 5/6 mesi fa ti avrei detto "La Cella della Morte" e l'avrei messa anche in un'ipotetica top 3 storie. Solo che molte storie non le avevo, ed alcune le ho riscoperte. Ora come ora ti direi, la prima storia con Proteus, ma anche "La Cella della Morte" mi piace ancora tanto. "Il Passato di Tex", ed anche "Il Giuramento", anche "Massacro", anche se 4/5 storie, del centinaio d'oro le devo rileggere. La mia preferita rimane, la prima storia con Proteus. 

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Ottima storia,  riletta in questi giorni. Ticci, a mio avviso, ai suoi vertici, come in "Terra Promessa".

Anche la trama ideata da Bonelli è molto buona, con azione, avventura, ma anche godibile ironia nei dialoghi.

Unico appunto, se si può considerare tale, il fatto che la parte finale risulta un po' troppo dilatata, ancorché necessaria per inchiodare Bonnet alle sue responsabilità.

In questa storia penso vi sia un po' l'essenza del Tex bonelliano, sicuro di sé, fin quasi a sembrare talvolta simpaticamente gradasso, sempre pronto a menar le mani per raddrizzare i torti e a lanciarsi nella mischia. Mia figlia, dopo aver letto di seguito "Terra Promessa" e questo albo (tra le sue prime letture texiane) ha definito ridendo Tex e i Pards "piromani e dinamitardi" (sia pure a fin di bene): ha fatto sorridere anche me, pensando che, forse anche per questo, da quando avevo la sua età Tex mi è tanto paciuto.

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  • 2 mesi dopo...

Allora...Sono nella fase scoperta(riscoperta)Glb e quindi dopo Terra Promessa(che mi è piaciuta di più), eccomi nel Grande Nord. Tre elementi su tutti: Tiger, il cattivo "stregone ventriloquo" Ho Kuan, i monologhi-dialoghi di Tex. Il nostro caro pard navajo è grande protagonista (con un discreto Kit anche) con spirito d'iniziativa. Lo sciamano è sfizioso ed è reso da Ticci in modo magnifico. Glb con i dialoghi e i monologhi di Tex mostra come deve essere l'eroe. Duro, giusto, ironico, tagliente e granitico.

Passando ai disegni di Ticci...Questo Ticci così pulito e preciso  non lo conoscevo (essendo nato texiano nel 1992 con il Ticci 2.0).

Globalmente storia bella proprio però più leggo Glb (e sul comodino già ci sono altre storie) più credo di essere sempre di più Boselliano (ed in parte Nizziano). È un fatto di cuore, il Boss e Nizzi me lo hanno toccato (e più volte), Glb no. 

 

 

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  • 1 mese dopo...

Ho deciso di leggere questa storia avendo letto qui sul forum che era la preferita di molte persone. 

Leggendo questa discussione molti la descrivono come un capolavoro. Anche a me è piaciuta molto ma non le darei come voto 10. 

La parte migliore sono i disegni seguiti da alcuni dialoghi. 

Per quanto riguarda la narrazione concordo con altri sul fatto che il finale non è il massimo, è un po' affrettato come se si volesse cercare di fare stare tutto entro la fine dell'albo. Avrei apprezzato qualche pagina in più con un po' di azione (qui nel finale appunto) e qualche pagina in meno all'inizio della storia (mi ha annoiato la parte più discorsiva in città, mentre indagano su Bonnet). 

L'ambientazione canadese ha contribuito a rendere questa avventura più bella!

Nel complesso comunque un'ottima storia.

Disegni 9

Soggetto/sceneggiatura 7,5

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<span style="color:red">2 minuti fa</span>, Federico dice:

Ho deciso di leggere questa storia avendo letto qui sul forum che era la preferita di molte persone. 

Leggendo questa discussione molti la descrivono come un capolavoro. Anche a me è piaciuta molto ma non le darei come voto 10. 

La parte migliore sono i disegni seguiti da alcuni dialoghi. 

Per quanto riguarda la narrazione concordo con altri sul fatto che il finale non è il massimo, è un po' affrettato come se si volesse cercare di fare stare tutto entro la fine dell'albo. Avrei apprezzato qualche pagina in più con un po' di azione (qui nel finale appunto) e qualche pagina in meno all'inizio della storia (mi ha annoiato la parte più discorsiva in città, mentre indagano su Bonnet). 

L'ambientazione canadese ha contribuito a rendere questa avventura più bella!

Nel complesso comunque un'ottima storia.

Disegni 9

Soggetto/sceneggiatura 7,5

Bella recensione:ok:

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  • 9 mesi dopo...

Facendo di necessità virtù, ho approfittato della forzata inattività dovuta all'isolamento Covid, per godermi questa autentica gemma narrativa dell'indimenticato G.L. Bonelli.

 

Storia epocale, un evergreen che non a caso viene considerato da molti una pietra miliare della saga.

Le storie ambientate in Canada hanno sempre un fascino particolare, poi se l'esito dell'ambientazione porta a una sceneggiatura così spumeggiante, ritmata, carica di azione, adrenalina, avventura e dialoghi spumeggianti, si rasenta la perfezione.

 

Già l'incipit, con l'atipica esecuzione del povero uomo crocefisso crea una tensione emotiva molto alta.

 

Inoltre al grande Bonelli bastano poche vignette per presentarci un villain davvero molto interessante, ovvero il furbastro e spietato shaman Ho-Kuan: il suo ghigno malefico ritrae perfettamente gli abissi neri come la pece della sua anima, il suo corvo ammaestrato che prende parola grazie alle sue doti di ventriloquio, sono l'ulteriore pennellata in più dell'autore per definire un avversario memorabile. 

 

Toccherà al sempre caro Jim Brandon convocare la squadra al completo, per risolvere il tetro giallo delle morti che celano verosimilmente oscure manovre dei soliti trafficoni, che contano di arricchirsi sfruttando il fanatismo e la superstizione degli indigeni, spingendoli sugli insanguinati sentieri della guerra.

 

Se lo spunto di soggetto non è originalissimo, lo sviluppo della trama è magistrale. Bonelli e Ticci, sulla considerevole distanza di più di 300 tavole, riescono a confezionare il "perfetto manuale" di come realizzare una vera storia di Tex: tra le pagine traspare tutta l'anima di giustiziere di Tex, disposto a mandare al diavolo i cavilli e i regolamenti pur di far trionfare la vera giustizia. L'immenso Ticci, col suo tratto ancor pulito e dettagliato, traccia invece una rotta grafica che farà infiniti proseliti fra le schiere di colleghi suoi successori.

 

La sezione cittadina di Winnipeg è molto divertente e carica d'azione e non mancheranno belle sorprese, quali la maliarda Rita Duchesne, altra pedina che rimane poco sulla scacchiera imbastita da Bonelli, ma che nonostante questo esile arco tempistico, lascia il segno con la sua caratterizzazione e si fa ricordare.

 

Trascinata da una sceneggiatura impeccabile e senza cali di ritmi e dialoghi da manuale, la storia prosegue spedita verso la seconda parte che è a dir poco incantevole.

Fra agguati, rulli di tamburi, inseguimenti e dinamite, il lettore divora le pagine perdendo il senso del tempo, catapultandosi nel perfetto turbine di fantasia bonelliana.

La sequenza della liberazione di Kit, con tanto di demolizione del folkloristico arco di pietra, a colpi di candelotti di dinamite, è da manuale; cosa chiedere di più da un fumetto d'avventura?

 

Ma uno dei nodi di forza che garantisce il livello altissimo è la gestione perfetta dei  pards, tutti equamente importanti e risolutivi (con un Tiger superlativo) e decisi come non mai. Coraggio, ironia e abilità a profusione e tanta polvere da sparo in una trasferta canadese dai contorni leggendari. 

 

Erano anni davvero ricchissimi d'ispirazione del grande Bonelli, pensare che dopo questo gioiello, la redazione si apprestava a pubblicare un altro capolavoro della risma del "Figlio di Mefisto". Da Ranger di successo a leggenda, il passo è breve.

 

Ticci si supera in una indimenticabile prova grafica, caratterizzata da sfondi paesaggistici straordinari e un dinamismo narrativo che ha pochi eguali. Come già accennato, il suo stile si mostra alquanto diverso rispetto a quello che ormai siamo abituati ad amare, ma ammetto che pure le prime prove del maestro personalmente mi stregano. 

Un titano. Sono pochi gli autori che possono vantare tanti emulatori, solo i grandi possono fregiarsi di un tale onore. 

 

Sono storie come questa che ti fanno amare l'universo texiano e anche nei momenti più angusti e strampalati, ti donano preziosi attimi di serenità e svago. Un aiuto degno di un vero amico, come finiscono per essere effettivamente Tex e i suoi pard ogni talvolta che apri un volume col noto logo. Può un eroe di carta essere considerato tale? Io lo credo fermamente e anche questa "magia" contribuisce a far cavalcare ancora il nostro inossidabile "amico" dopo più di settant'anni si successi editoriali. Il mio voto finale è 10    

  • +1 3
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<span style="color:red">10 ore fa</span>, Condor senza meta dice:

Sono storie come questa che ti fanno amare l'universo texiano e anche nei momenti più angusti e strampalati, ti donano preziosi attimi di serenità e svago. Un aiuto degno di un vero amico, come finiscono per essere effettivamente Tex e i suoi pard ogni talvolta che apri un volume col noto logo. Può un eroe di carta essere considerato tale? Io lo credo fermamente e anche questa "magia" contribuisce a far cavalcare ancora il nostro inossidabile "amico" dopo più di settant'anni si successi editoriali.

 

Puro vangelo! :inch:

  • Grazie (+1) 1
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  • 6 mesi dopo...

Rilettura sotto l'ombrellone.

Dio santo che bellezza!!!

Ecco, qui c'è il Tex Tex che tutti vorremmo vedere, quello che batte i cattivi come un tappeto (ma quanto godo quando sbatacchia i cattivi?), che li minaccia con frasi al contempo divertenti e di fuoco, che non perde mai il suo senso dell'umorismo nemmeno per un minuto, che è sicuro e rapido.

Apprezzo anche il Tex più personale di altri autori, o il Tex 2.0 attuale, ma questo ragazzi è davvero sublime.

Mi sono riletto anche la breve storia precedente a questa, che non mi ha lasciato nulla, una robetta così tanto per collegare le altre due, ma questa signori fa il botto.

Bella tutta, dall'inizio alla fine. Ho apprezzato più la prima parte ma è un gusto personale. Appunto gli interrogatori e i cazzotti mi fanno godere, per il motivo che sappiamo: noi tutti vorremmo prenderci il lusso di fare come Tex, ossia prendere a sberle e insultare i prepotenti, i corrotti, i gallinacci in doppio petto, i delinquenti. E quindi godiamo per interposta persona.

Ma anche la seconda parte è da brivido. Non c'è nulla di men che perfetto in questa sceneggiatura.

Non so se sia il miglior Tex della storia, ma certo, fa parte del gohta ampiamente.

Menzione d'onore per Kit, si catturatocome al solito, ma indomabile e per Tiger, davvero implacabile.

Ticci è il mio disegnatore preferito ed è uno spettacolo. Il west ha trovato il suo narratore per immagini per antonomasia.

Inutile mettere voti qui. Trovate il voto massimo possibile ed aggiungeteci la lode e il bacio accademico.

Modificato da valerio
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