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TWF - Tex Willer Forum

[116/117] La Dama Di Picche


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<span style="color:red;">4 minuti fa</span>, Leo dice:

 

No virgin. Navajo Warrior ha detto che, nello stesso mese (ottobre '73) è uscito lo stesso numero (La Dama di Picche) nella ristampa TRESTELLE, che costava solo 250 lire.

 

Sì, Leo, ma guarda che, al di là delle ristampe ufficiali, la Bonelli all'epoca ha fatto una montagna di ristampe non ufficiali le più disparate, fatte prendendo i primi impianti che capitavano sottomano, senza cambiare nemmeno le date, oppure con le date dei Tre stelle, la stessa costa dell'originale e il prezzo di quando l'albo è stato effettivamente ristampato. È un pastrocchio.

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Just now, navajo warrior dice:

Immagino ci siano in giro decine di edizioni differenti, spesso assemblate at penis.... tutta colpa del boom di vendite anni '70  :D

 

Non conoscevo questo aspetto di ristampe at penis :D Grazie per avermelo fatto scoprire. Ne ho tantissime peraltro di queste ristampe :D 

Just now, virgin dice:

Sì, Leo, ma guarda che, al di là delle ristampe ufficiali, la Bonelli all'epoca ha fatto una montagna di ristampe non ufficiali le più disparate, fatte prendendo i primi impianti che capitavano sottomano, senza cambiare nemmeno le date, oppure con le date dei Tre stelle, la stessa costa dell'originale e il prezzo di quando l'albo è stato effettivamente ristampato. È un pastrocchio.

 

Sì sì appunto, non ne ero a conoscenza. Mi sa, come dicevo, che la mia collezione è infarcita di queste ristampe. Buona parte dei miei Tex vengono dal mio padrino di cresima che, conoscendo la mia passione per Tex, mi regalò tutta la sua collezione (fatta evidentemente di queste ristampe e peraltro con molti buchi che ho dovuto colmare nel corso degli anni).

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<span style="color:red;">9 minuti fa</span>, Leo dice:

 

No virgin. Navajo Warrior ha detto che, nello stesso mese (ottobre '73) è uscito lo stesso numero (La Dama di Picche) nella ristampa TRESTELLE, che costava solo 250 lire.

 

 

probabilmente stampavano il nuovo prezzo su alcuni albi, mentre sulle giacenze applicavano i bollini (come sul mio, lire 300 e sul successivo el paso, lire 400). 

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Io ho avuto per anni un n.4 "L'eroe del Messico" fattomi spedire direttamente dall'ufficio arretrati perché non ne avevo mai trovavo uno in giro.

Il prezzo era L. 600 e a un certo punto c'era una striscia che per leggerla occorreva uno specchio (la pellicola era stata attaccata alla rovescia).

  • Haha (0) 1
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Sulle ristampe non indicate negli anni 70, e su come venivano vendute (direttamente in edicola), avevo già scritto un post qui:

http://texwiller.ch/index.php?/topic/4998-quali-edizioni-e-serie-sono-da-seguire/&do=findComment&comment=152704

 

Da cui quoto:

 

On 1/27/2020 at 12:03 AM, Diablero said:

Negli anni 70 in cui la Bonelli smise di vendere arretrati per posta, le edicole venivano rifornite direttamente dal distributore di scatoloni di "serie" di Tex (tutti i numeri in fila), io la mia prima "collezione" di Tex la completai così: andavo in edicola e compravo il numero 1, il giorno dopo il numero 2, il giorno dopo (o quando riuscivo a farmi dare i soldi) il numero 3 (e se all'edicola qualcun altro aveva già comprato il tre di quello scatolone, c'erano altre edicole e altri scatoloni)

 

Quegli albi, comunissimi negli anni 70 (probabilmente tutti quelli che si sono fatti una collezione allora senza stare a guardare se erano spillati, non censurati o no ne hanno un sacco) erano una ristampa identica della collana tre stelle... senza le tre stelle.  (e quindi come tali,  erano preferiti ai tre stelle "primissima edizione" perchè non avevano le tre stelle in costa). Nessuno cancellava le tre stelle, li stampavano così.

 

Quindi, non solo esistono tre stelle stampati senza le tre stelle, ma credo siano più comuni dei tre stelle prima edizione. (e molta gente è convinta di avere dei Tex "originali" perchè non hanno le tre stelle, senza sapere che hanno una ristampa di una ristampa...)

 

Altra caratteristica di quegli albi è che man mano che li ristampavano, la qualità peggiorava (credo che ogni volta o quasi invece di riutilizzare le lastre facessero copie degli albi già pubblicati, per quanto sembri assurdo), quelli da 350 lire per esempio sono stampati molto meglio di quelli da 800 o 1000 lire.

 

Confermo anche che i prezzi venivano molto spesso modificati con dei bollini tondi. Lo fanno anche adesso se ordini arretrati che avevano un prezzo inferiore a quello attuale, ma non usano più quei bollini tondi che riproducevano il bollino del prezzo (e che erano esteticamente molto meno sgradevoli delle etichette attuali) e oggi gli aumenti di prezzo sono meno frequenti, e quindi accade di solito quando ordini arretrati di diversi anni fa.

 

Negli anni 70 alle edicole arrivavano scatoloni di arretrati (quelli di cui parlavo nel quote) tutti con l'etichetta perchè erano cambiati fra la stampa e la spedizione, i prezzi cambiavano davvero molto di frequente.

 

 

  • Grazie (+1) 1
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Svelato il mistero, dunque! Non ero a conoscenza di tutto questo fiorire di ristampe di ristampe. Fino ad oggi, anch'io credevo di avere una discreta dose di albi originali, ora mi devo invece ricredere ;) 

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  • 1 anno dopo...

Riletta dopo 40 anni, praticamente.

Non c'è dubbio che si tratti di una storia minore. Per tutta la prima parte mi sono anche discretamente annoiato. Lungaggini, dialoghi meno brillanti del solito, la componente misteriosa che non mi convinceva.

Ma poi prende quota e si arriva alla fine piuttosto soddisfatti. I pestaggi sono sempre divertenti, i dialoghi migliorano e la componente misterioso/magica viene poi sviluppata in modo appassionante. Le pazzie di Paxton al momento delle visioni sono molto ben rese e il finale si fa ricordare.

I disegni, di Muzzi e Galep (solo per i volti se non sbaglio), sono abbastanza buoni, confesso che per tutta la storia mi sono chiesto se fossero di Galp, ma poi c'erano cose che non mi tornavano. Ho poi visto qui che si tratta di Muzzi con le correzioni di Galep.

Il risultato è abbastanza buono, anche se talvolta un pò straniante.

Un sei e mezzo alla storia e ai disegni, nel complesso.

Modificato da valerio
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  • 2 anni dopo...

Allora...Recuperata questa vecchia storia di GLB e Galep (+ Muzzi). Questa rappresenta una di quelle chicche che regalava il creatore di Tex.

Mistero, esoterismo, un cattivo che impazzisce, visioni. Glb dà gas e trascina il lettore in un turbine di follia.

Tex e Carson si fanno alcune domande e non si danno tante risposte ma agiscono. Qualche imbeccata positiva mette Tex sulla pista giusta ma poi lui e il vecchio cammello con piglio e decisione si sbarazzano degli avversari.

A dir la verità fondamentalmente si sbarazzano degli avversari di serie B perché i due pezzi grossi sono eliminati direttamente o indirettamente dalla dama di picche.

Questa sbavatura e i disegni, validi ma non sempre di mio gusto, del duo Galep/Muzzi sono le uniche note stonate di questa breve ma dinamica storia.

Il 23/9/2018 at 18:37, Andrea67 dice:

Soggetto originale per una sceneggiatura brillante con dialoghi memorabili. Uno su tutti: mentre Tex sta pestando un messicano che gli ha fatto saltare la camera d'albergo, gli dice: "Non te la prendere, fratello, non tutte le giornate finiscono così".
Voto alla storia: 6,8

Voto ai disegni: 7,5

Già...Dimenticavo i dialoghi. Ci sono due o tre perle non da poco. Tipo quando dicono che Tex è adorato dal sindacato dei becchini (o una cosa del genere) :D

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35 minutes ago, Diablorojo82 said:

Allora...Recuperata questa vecchia storia di GLB e Galep (+ Muzzi). Questa rappresenta una di quelle chicche che regalava il creatore di Tex.

Già... in diversi nel thread l'hanno chiamata "storia minore", ma "minore" per GL Bonelli, significa pur sempre "superiore a praticamente tutto quello che viene pubblicato oggi"...

 

Chi mai oggi scrive scene come queste (e non parlo solo di Tex)?

 

1.jpg
2.jpg
 

O come questa?

 

3.jpg
4.jpg

 

Una particolarità che ho notato rileggendola, a cui non avevo fatto caso all'epoca: fra tutte le storie con elementi sovrannaturali che ha vissuto, Tex non parla di Mefisto, di Mitla o delle altre streghe, ma parla "delle mummie azteche" (pagina 38 de "la dama di picche"). Cos'ha di particolare quella storia? Che fu disegnata da Muzzi...

 

Fa quasi pensare che per GL Bonelli ogni disegnatore avesse una "continuity separata", e fossero Tex diversi...  :P

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  • Sceriffi
<span style="color:red">15 ore fa</span>, Diablero dice:

Fa quasi pensare che per GL Bonelli ogni disegnatore avesse una "continuity separata", e fossero Tex diversi...  :P

e invece io ricordo una storia di Letteri dove appare Mefisto, seppur per poche battute.

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"quasi"

 

È ovvio che GL Bonelli non pensava in termini moderno-fanzinari come "continuity" e che non è che nelle storie di Muzzi magari lilyth non fosse mai esistita.

 

Ma per me è interessante vedere come nei testi per i vari disegnatori (anche nei dialoghi dei personaggi che non riguardano quello che il disegnatore deve raffigurare) ci sia questa cura nel citare storie conosciute bene da quel disegnatore... qui si nota moltissimo appunto perchè per fare riferimento ad una storia di Muzzi deve "saltare" storie con avversari magici molto più famosi, ma a pensarci è uno cosa abbastanza frequente nelle sue storie.

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La Dama di Picche è una storia che rileggo sempre volentieri, quando mi capita. Il tratto di Muzzi mi è sempre piaciuto: ha qualcosa di scattante ed elegante nello stesso tempo, e le storie disegnate da lui me le ricordo facilmente, ed erano per me tra le migliori: la Dama di picche, Canyon Diablo (il suo ultimo lavoro), L'ultimo poker. Persino "La voce misteriosa", un'altra delle mie preferite: oltre a Galep, aveva collaborato anche Muzzi, avevo letto, ed era stato il suo primo lavoro su Tex (avrà fatto gli sfondi, penso). 

 

La capacità di narrare e di coinvolgere era un dono di Gianluigi Bonelli, e adesso nessuno è capace di fare altrettanto.

 

Ma non si tratta solo del fatto che lui era Gianluigi Bonelli e gli altri no: credo che gli sceneggiatori di oggi non hanno idee perchè non hanno cultura. Gianluigi Bonelli una cultura ce l'aveva: aveva conosciuto Giulio Verne, Dumas, Salgari, Conan Doyle, Jack London, i classici. Conosceva i film di base del western: non vanno mai sottovalutati, anche se sono vecchi. Conosceva i libri di Zane Grey, i western di Louis l'Amour e così via. Se non ci si documenta sul serio, non si ha niente da dire. Non serve a nulla aver letto tutto il Tex di Bonelli, se poi non hai nessun retroterra culturale. 

 

Senza una cultura di base, che va approfondita in continuazione, non si va oltre a roba da nerd: il ritorno di Y, la modifica della storia X, l'ossessione della continuity, la tipica storia pimpumpam, bisteccheepatatine, pestareilprigioneroperestorcereinformazioni, feritadistriscioallatempia, vecchiocammellovecchiosatanasso. E storie drammatiche come la Dama di Picche ce le sogniamo.  

  • Confuso (0) 1
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Adesso, joe7 dice:

La capacità di narrare e di coinvolgere era un dono di Gianluigi Bonelli, e adesso nessuno è capace di fare altrettanto.

E per me non basta neppure possedere una vasta cultura. Tante belle storie bonelliane non si basano su fatti fondati o documentati, ma vengono raccontati così bene che ai lettori non importa nulla e si fanno coinvolgere dal racconto.

Talvolta ci sono svarioni, sviste, o veri e propri errori, che vengono fuori solo a un attento esame.

Come per chi sa davvero raccontare le barzellette, che spesso sono soltanto sciocchezze, ma sei stato cinque minuti in sua balìa e ti sganasci ugualmente o forse proprio per questo.

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Adesso, Dix Leroy dice:

E per me non basta neppure possedere una vasta cultura. Tante belle storie bonelliane non si basano su fatti fondati o documentati, ma vengono raccontati così bene che ai lettori non importa nulla e si fanno coinvolgere dal racconto.

 

La cultura infatti serve a raccontare bene, non per documentarsi: la cultura non è documentazione. Serve anche la documentazione, ma questa viene dopo: esistono fumetti documentatissimi, ma noiosissimi. 

 

Se vuoi raccontare bene, devi leggere le opere di persone che raccontano bene. Tutti gli scrittori hanno preso da grandi scrittori. Questo vale anche per chi racconta fumetti o film. E persino per le barzellette. La cultura è fondamentale per comunicare in modo coinvolgente. E anche per comunicare meglio a livello quotidiano.

 

Prendiamo la "Dama di Picche": se la raccontasse una persona che non ha letto molto, o ha letto in modo superficiale, farebbe una storia piatta e noiosa, prevedibile e con frasi da "mister banalità". Se la racconta invece chi ha letto molto e ha assimilato quello che ha letto, come il Gianluigi Bonelli, fa una storia in cui ogni sequenza è coinvolgente. Questa è la differenza.

  • +1 1
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Adesso, joe7 dice:

 

La cultura infatti serve a raccontare bene, non per documentarsi: la cultura non è documentazione. Serve anche la documentazione, ma questa viene dopo: esistono fumetti documentatissimi, ma noiosissimi. 

 

Se vuoi raccontare bene, devi leggere le opere di persone che raccontano bene. Tutti gli scrittori hanno preso da grandi scrittori. Questo vale anche per chi racconta fumetti o film. E persino per le barzellette. La cultura è fondamentale per comunicare in modo coinvolgente. E anche per comunicare meglio a livello quotidiano.

 

Prendiamo la "Dama di Picche": se la raccontasse una persona che non ha letto molto, o ha letto in modo superficiale, farebbe una storia piatta e noiosa, prevedibile e con frasi da "mister banalità". Se la racconta invece chi ha letto molto e ha assimilato quello che ha letto, come il Gianluigi Bonelli, fa una storia in cui ogni sequenza è coinvolgente. Questa è la differenza.

Non sono del tutto d'accordo. Ho avuto insegnanti che avevano una grande cultura, ma non sapevano trasmettermela, mentre ho avuto alcuni amici che sono andati a scuola meno di me che è un piacere sentir parlare, magari anche di sciocchezze.

Non disprezzo la cultura, ma se fosse così ogni scienziato sarebbe un grande scrittore. Ci vuole mestiere ma soprattutto doti innate, che mille libri letti non sapranno insegnare. Penso che tra gli scrittori moderni e Bonelli ci sia un abisso di sapere, eppure Gianluigi, forte del suo viaggiare, dei suoi libri letti e delle ore passate a tirar pugni o tirare al piattello li batte ugualmente.

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Adesso, Dix Leroy dice:

Non sono del tutto d'accordo. Ho avuto insegnanti che avevano una grande cultura, ma non sapevano trasmettermela, mentre ho avuto alcuni amici che sono andati a scuola meno di me che è un piacere sentir parlare, magari anche di sciocchezze.

Non disprezzo la cultura, ma se fosse così ogni scienziato sarebbe un grande scrittore. Ci vuole mestiere ma soprattutto doti innate, che mille libri letti non sapranno insegnare. Penso che tra gli scrittori moderni e Bonelli ci sia un abisso di sapere, eppure Gianluigi, forte del suo viaggiare, dei suoi libri letti e delle ore passate a tirar pugni o tirare al piattello li batte ugualmente.

 

Infatti si può avere una grande cultura, ma è possibile che non si sia capaci di trasmetterla: in tal caso, diventa una conoscenza inutile. I motivi possono essere diversi: il carattere, il trovarsi in varie difficoltà personali, una forma di orgoglio personale. Ma credo che il motivo vero, soprattutto, è che non hanno amato la cultura, vedendola solo come un mezzo per il loro lavoro. Per trasmettere la cultura, oltre a conoscerla, si deve amarla. Credo che i tuoi professori non l'abbiano amata.

 

Se il Gianluigi Bonelli ha letto molte cose, le ha sì assorbite, ma le ha soprattutto amate: conosceva la cultura e l'amava. Per questo poteva raccontare una storia come la Dama di Picche. Chi vede la cultura solo come un mezzo per far carriera, non la saprà mai trasmettere, nemmeno se è un professore.   

 

I tuoi amici, che tu ascoltavi volentieri, non avevano magari cultura, ma sapevano comunicare, perchè amavano quello che comunicavano.  Siamo sempre lì: se non ami, non comunichi. 

 

Non è vero che ogni scienziato, avendo una cultura, sarebbe un grande scrittore: la sua è una cultura scientifica, non letteraria. Senza contare che non basta certo una cultura per saper scrivere un romanzo: però, con una cultura, almeno sai scrivere bene una lettera.

 

Un buon scienziato, comunque, deve conoscere anche la cultura in generale: se conoscesse solo la scienza e basta, sarebbe un cretino come quelli delle barzellette. Einstein, per esempio, conosceva l'uso del violino, conosceva la cultura ebraica (era ebreo), e pure quella tedesca; sapeva la storia, la geografia, la letteratura e tutte le altre arti. Ogni uomo, qualunque sia il suo lavoro, deve avere una cultura di base. Dà sicurezza  e amplifica gli orizzonti.

 

E' vero che servono delle doti innate per saper scrivere, doti che mille libri letti non sapranno mai insegnare. Ma, se chi ha quelle doti innate non legge mai dei libri, non si fa una cultura, allora quelle doti innate le userà male, perchè non le svilupperà in modo adeguato. 

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Per scrivere bene e appassionare il lettore, aldilà di un minimo di bagaglio culturale che è indispensabile per questo mestiere, è, a mio avviso, fondamentale la fantasia.

 

Puoi essere l'uomo più colto di questo mondo, ma senza fantasia puoi solo trasmettere nozioni. Chi sa immergersi a occhi chiusi nel magico ruscello della fantasia, è capace di trasmettere emozioni, far viaggiare la mente dei lettori, creare personaggi epici, mondi alternativi e interessanti, far sognare a occhi aperti, chi ha bisogno di evadere dalla monotonia della quotidianità.

 

Purtroppo noto che al giorno d'oggi la tecnica, la nozionistica, ricerca storica, impianti strutturali di sceneggiatura ferrei e dialoghi sempre meno sintetici hanno preso il sopravvento nella presunta modernità stilistica e questo non sempre è un bene. Far inaridire il fatato ruscello su citato è un peccato, oltre che un guaio e questo spiega il perchè la narrativa di Bonelli non tramonterà mai.

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GL Bonelli, come il figlio Sergio, come Hugo Pratt, avevano letto tutta l’avventura classica, sia le opere più importanti (London, Dumas, Salgari, ecc. ecc.), che quelle minori, per questo sapevano scrivere bellissime storie di avventura classica. Il background degli sceneggiatori di oggi è completamente diverso, è rimasto il solo Boselli ad avere quella formazione. Ruju si è formato con il noir (e infatti le sue storie di Tex migliori sono quelle contaminate con il noir), altri come Recchioni si sono formati con gli action-movie degli anni ‘80. Come fai a scrivere Tex quando la tua formazione sono i film di Stallone o di Schwarzenegger?

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