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TWF - Tex Willer Forum

[673/675] Il segno di Yama


Sam Stone

La storia, i disegni, i personaggi  

83 members have voted

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5 hours ago, Tim Birra said:

Tex è stato molto sfortunato in questo senso. Perde la madre da bambino. Quando è ancora molto giovane nel giro di poche ore vengono uccisi sia il padre e poi quello che considera un secondo padre:Gunny Bill. Dopo poco tempo viene ucciso anche il fratello Sam. Si sposa e dopo pochi anni muore la moglie. Durante la guerra perde uno dei più cari amici. Rod. Un suo potenziale pard, Arkansas Joe, un collega ranger, viene ucciso. Perde anche il suocero per vecchiaia. A suo figlio muore la sposa indiana, al suo più caro amico navajo succede lo stesso. Direi che può bastare.

 

A leggere questo elenco di fila, si capisce perchè Kit Carson non si è mai sposato...  :cool:

  • Haha (0) 2
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On 3/6/2020 at 20:57, Diablero dice:

Sono gli scrittori mediocri e incapaci quelli che per fare storie drammatiche, non trovano altra maniera che non l'uccidere personaggi storici. (in pratica, significa che visto che non sono capaci di trasmettere emozioni, "vanno all'incasso" delle emozioni legate ad un personaggio creato da altri, distruggendolo e impoverendo la serie).

 

Questo, se permetti, te lo contesto almeno in parte Ci possono essere delle valide ragioni narrative per far morire un personaggio. Uno dei più validi è che il personaggio, per vari motivi, abbia esaurito la sua ragion d'essere narrativa e farlo morire può essere un buon modo di farlo uscire di scena 

Ovviamente l'evento morte di un comprimario deve essere centellinato o perde la sua efficacia. Peggio ancora se il personaggio ritorna dopo poco.

Le morti nell'Universo Marvel facevano scalpore perché erano poche, importanti, definitive ed avevano conseguenze. Quando hanno cominciato ad essere frequenti e non definitive hanno perso la loro efficacia e credibilità.

In ogni caso, liquidare la morte di un comprimario come un mezzuccio da scrittori mediocri è semplicemente sbagliato.

  • +1 1
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27 minutes ago, Carlo Monni said:

Questo, se permetti, te lo contesto almeno in parte Ci possono essere delle valide ragioni narrative per far morire un personaggio.

 

Ma quando questo accade, vuol dire che PRIMA ci sono che le motivazioni narrative, che PORTANO QUINDI alla soppressione del personaggio.

 

Cioè, non si parte dall'idea "ehi, perchè non facciamo fuori xxxx? Sai che storia drammatica che verrebbe fuori?"

 

29 minutes ago, Carlo Monni said:

In ogni caso, liquidare la morte di un comprimario come un mezzuccio da scrittori mediocri è semplicemente sbagliato

 

Il "mezzuccio da scrittori mediocri" è appunto l'idea di dire "ehi, facciamo morire questo personaggio...  chi ha un idea per la storia?" :lol:

 

Per fare un esempio, la morte di Superman nei primi anni 90 era di questo tipo: uno squallido stunt pubblicitario per far parlare i giornali, con una storiellina appiccicata. E le motivazioni narrative per questa morte erano così scarse che fu subito fatto tornare in vita entro pochi mesi...

 

Quando Miller fa morire Elektra (che comunque già era un personaggio creato da lui, quindi già qui era un caso diverso) lo fa al culmine di una saga durata anni, e come conseguenza di scelte fatte nel corso della saga tematicamente rilevanti.

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  • 5 months later...

Il ritorno di Yama sulla saga mi sorprese; dopo l’ultima arruffata storia di Bonelli nei primi anni 80, il figlio dell’arcinemico di Tex era rimasto in “naftalina” per più di trent’anni, snobbato pure da Nizzi nell’atteso (e da dimenticare!) ripescaggio di Mefisto. Ammetto di essermi approcciato un po’ freddino alla lettura dell’episodio, forse anche per via della brutta delusione provata con la su citata storia con Mefisto, ma mi bastò poco per capire di trovarmi al cospetto di tutt’altra musica. Sebbene non ai livelli di Bonelli senior, che in simili ambientazioni rimane impareggiabile, Borden mostrò di essere più ferrato di Nizzi con le tematiche paranormali-esoteriche e tutto sommato se la cavò alla grande con un'ottima prova. Esito non affatto scontato con un simile ritorno. Cercherò nel possibile di essere il più conciso possibile, ma ammetto che durante la rilettura, la mente è stata bombardata da una miriade di spunti di discussione che mi sarebbe piaciuto immettere nel mio commento; ovviamente non mi sarà possibile citarli tutti, sia per motivi di spazio, sia di memoria, visto che nel momento in cui mi accingo a scrivere la presente recensione, parecchi di quei spunti vengono risucchiati nel vortice del dimenticatoio. La prossima volta o mi armo di sfera magica come Yama o di taccuino per segnare le idee :D. A parte le battute, l’incipit spumeggiante ti immerge subito nella giusta atmosfera per una simile lettura. Le scene iniziali del tornado scatenato dalle forze del male sono molto efficaci e rese magnificamente da un Civitelli in stato di grazia, ma sul grandissimo disegnatore aretino tornerò come si deve in seguito. La trama s’incammina ben presto sui giusti binari, alternando ritmo e giusti colpi di scena che catapultano il quartetto dei nostri in piena guerra aperta con il redivivo nemico e i suoi pittoreschi alleati. Tralasciando le descrizioni delle varie tappe che caratterizzano la sceneggiatura, che nulla aggiungono a chi ha letto la trama, mi preme soffermarsi sulla figura di Yama che esce dalla penna di Borden. L’autore a mio avviso riesce nel non facile compito di riabilitare un personaggio, spentosi gradualmente nella gestione declinante del vecchio Bonelli. Il figlio di Mefisto, per la prima volta libero dal giogo dell’ingombrante genitore, mostra una intraprendenza e una pericolosità quasi mai sfoggiate nelle precedenti apparizioni. Architetta un piano complesso e si avvale di alleati pericolosi che metteranno molto in difficoltà i pards. Il limite di Yama era proprio la sua eccessiva subordinazione agli ordini del padre, qui in più di un’occasione arriva pure a criticare alcune scelte del mefistofelico stregone e nel finale addirittura lo accusa di essere invidioso del suo grande potere. Ovviamente Boselli non poteva snaturare del tutto le caratteristiche di Blackie Dickart, infatti alla resa dei conti la sua viltà e debolezza finiranno per fare capolino e nella certezza della sconfitta, toccherà proprio a Mefisto mettere una pezza e preparare il terreno per la prossima e epica puntata. A proposito di Mefisto, a Borden bastano poche pagine per riportarlo agli albori, nulla a che vedere con la brutta caricatura di se stesso uscita a Nizzi nella sua inadeguata storia. Ho molto apprezzato la sequenza del ritorno nel regno di inferi, anche questa resa splendida dai pennini di Civitelli e che omaggia il capolavoro firmato negli anni 70 dal duo Bonelli-Galep. Anche molto interessante l’idea di permettere a Yama di poter colpire materialmente a distanza, aspetto che colma una delle più grandi lacune del potere dei due stregoni. Boselli tralascia pure gli amuleti per non ripetere sempre la stessa minestrina e con la sua trovata rende davvero temibile lo stregone. Anche troppo volendo, infatti, forse conscio di essersi fatto prendere la mano, per renderlo battibile limita una facoltà magica avuta in passato, ovvero quella di poter seguire a distanza i nemici. Nella storia in corso, solo il medaglione con la divinità indù gli permette a mo’ di walkie talkie di controllare le mosse degli avversari e scatenargli contro la magia, in passato ricordo che fin dallo Yukatan gli era concesso apparire nella riserva Navajo per lanciare la sua sfida. Dopo un promettente inizio, Yama però cadrà nuovamente nei suoi errori e in fin dei conti sciuperà l’ottima occasione e la potente alleanza con il regno oscuro. Merito pure della consueta e ottima performance di Tex e soci che, dopo qualche intoppo e difficoltà (vedi il rito vudù) tornano a spazzare i nemici con la potenza di un fiume in piena. Avvincente e serrato il finale, con sullo sfondo un degno scenario che ricorda vagamente il percorso infernale della prima Tigre Nera e non certo il non idoneo sotterraneo di saloon optato da Nizzi per Mefisto. Funzionale l’idea dei demoni della follia che aggiungono ulteriore tensione e adrenalina nell’epilogo, unico neo forse l’eccessiva semplicità con cui i nostri escono dal tempio, grazie alla conversione di Hayden e un paio di candelotti di dinamite ben spesi. Sulla finale apparizione di Mefisto mi sono già espresso, anzi mi va di sottolineare la bravura di Boselli che chiude la sfida ponendo il preludio alla prossima battaglia: sarà realmente l’ultima come si vocifera? Davvero Mefisto potrà essere sconfitto del tutto, lui che ha varcato indenne il regno della morte per ritornare sulla terra? Io onestamente credo di no. Magari gli autori lo accantoneranno per anni come è capitato in passato, ma finchè esisterà Tex, l’ombra del maligno stregone non verrà mai scacciata. Dopo aver giustamente elogiato la prova di Boselli, permettetemi di spendere due parole per descrivere l’eccezionale lavoro grafico svolto da Civitelli. A primo acchito uno potrebbe pensare che il suo tratto pulito non sia adatto a una tematica così dark; in parte forse è vero ma l’immenso artista aretino sfodera una prova splendida, utilizzando al meglio il suo bagaglio di retinature manuali che si rivela azzeccatissimo per le scene di magia e apparizione mostruose. Forse in ritardo con le consegne fra il secondo e il terzo albo le vignette si spogliano un po’ dei chiaroscuri e sembra di assistere a una prova del primo Civitelli. Esempio emblematico di quello appena detto la prima vignetta a pagina 112 dell’albo i “Quattro cavalieri” dove una mezzaluna si staglia su un insolito cielo nero pieno, ma ben presto l’ormai imprescindibile marchio di fabbrica di Fabio ritorna con tutto il suo fulgore e il terzo albo è reso graficamente in maniera magistrale. P.s. Sono solo io che scorgo nel primo piano di Tex nella terza vignetta di pagina 59 del terzo volume delle fattezze simili a Diabolik?:lol: Il mio voto finale è 9     

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  • 1 month later...

Magnifica storia con il ritorno in grande stile di Yama, che è finalmente uscito dalla "depressione" che l'aveva fatto tornare il semplice Blacky. Boselli è riuscito a rimettere in campo un meraviglioso nemico che correva il rischio di non tornare più, come se fosse un capitolo chiuso.
Il primo albo è bellissimo. L'inizio con lo scheletro che si rivolge direttamente ai lettori chiedendo "Ricordate?" è il miglior omaggio che Boselli poteva fare alle storie di G.L.Bonelli! Ottima la sequenza iniziale che mostra il ritorno di Yama. Per il resto dell'albo ci sono due lunghe scene d'azione, la prima con Kit e Tiger e la seconda con Tex e Carson, entrambe molto avventurose e entusiasmanti. Il secondo albo, forse quello meno riuscito, è un po' più verboso dei precedenti e meno d'azione, ma comunque ottimo. Ricca di tensione la scena in cui Yama immateriale impugna il coltello e vuole uccidere prima El Morisco e poi Tiger: una scena apparentemente senza via d'uscita, e alla fine il modo con cui i protagonisti si sbarazzano momentaneamente di Yama è un colpo di scena incredibile. Il terzo albo è fantastico. Coinvolgente al massimo la scena in cui lo stregone voodoo pugnala le bamboline di Tex e Carson, creando loro addirittura ferite reali e sanguinanti (a differenza della strega vista nella precedente storia con Yama). Il modo con cui Tex e Carson se la cavano è spettacolare. Ottimo anche lo scontro tra Tex e Kit e il monaco tibetano. Il finale, con i serpenti che fanno impazzire, è meraviglioso, ricco di tensione e entusiasmante. È probabilmente il momento migliore della storia! Sono curioso anche della fine che ha fatto Yama. Grande Boselli.
Sono un grandissimo estimatore del tratto di Civitelli, e infatti non mi ha deluso. Le scene con le tempeste e i tornadi, in cui si diverte a usare il puntinismo, solo lui riesce a crearle così realistiche. Fantastica anche la caratterizzazione di tutti i personaggi. Complimenti! 
Non posso ovviamente mancare tre copertine sublimi di Claudio Villa!
Soggetto/Sceneggiatura: 9+
Disegni: 10 e lode

Magnifica storia con il ritorno in grande stile di Yama, che è finalmente uscito dalla "depressione" che l'aveva fatto tornare il semplice Blacky. Boselli è riuscito a rimettere in campo un meraviglioso nemico che correva il rischio di non tornare più, come se fosse un capitolo chiuso.
Il primo albo è bellissimo. L'inizio con lo scheletro che si rivolge direttamente ai lettori chiedendo "Ricordate?" è il miglior omaggio che Boselli poteva fare alle storie di G.L.Bonelli! Ottima la sequenza iniziale che mostra il ritorno di Yama. Per il resto dell'albo ci sono due lunghe scene d'azione, la prima con Kit e Tiger e la seconda con Tex e Carson, entrambe molto avventurose e entusiasmanti. Il secondo albo, forse quello meno riuscito, è un po' più verboso dei precedenti e meno d'azione, ma comunque ottimo. Ricca di tensione la scena in cui Yama immateriale impugna il coltello e vuole uccidere prima El Morisco e poi Tiger: una scena apparentemente senza via d'uscita, e alla fine il modo con cui i protagonisti si sbarazzano momentaneamente di Yama è un colpo di scena incredibile. Il terzo albo è fantastico. Coinvolgente al massimo la scena in cui lo stregone voodoo pugnala le bamboline di Tex e Carson, creando loro addirittura ferite reali e sanguinanti (a differenza della strega vista nella precedente storia con Yama). Il modo con cui Tex e Carson se la cavano è spettacolare. Ottimo anche lo scontro tra Tex e Kit e il monaco tibetano. Il finale, con i serpenti che fanno impazzire, è meraviglioso, ricco di tensione e entusiasmante. È probabilmente il momento migliore della storia! Sono curioso anche della fine che ha fatto Yama. Grande Boselli.
Sono un grandissimo estimatore del tratto di Civitelli, e infatti non mi ha deluso. Le scene con le tempeste e i tornadi, in cui si diverte a usare il puntinismo, solo lui riesce a crearle così realistiche. Fantastica anche la caratterizzazione di tutti i personaggi. Complimenti! 
Non possono ovviamente mancare tre copertine sublimi di Claudio Villa!
Soggetto/Sceneggiatura: 9+
Disegni: 10 e lode

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Scusate, ma non so come modificare i messaggi.

Volevo solo correggere l'errore "non posso" dell'ultima frase in "non possono mancare"...:unsure:

 

Grazie per aver apprezzato la mia recensione.

Colgo l'occasione per chiederlo (scusate l'off topic): come si fa a modificare i messaggi?

Grazie.

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<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Magico Vento dice:

Scusate, ma non so come modificare i messaggi.

Volevo solo correggere l'errore "non posso" dell'ultima frase in "non possono mancare"...:unsure:

 

Grazie per aver apprezzato la mia recensione.

Colgo l'occasione per chiederlo (scusate l'off topic): come si fa a modificare i messaggi?

Grazie.

C'è il tasto Modifica, ma dopo un po' sparisce.

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Grazie mille, Bos.

Temo che però, dato che quella recensione l'ho scritta da cellulare, l'opzione modifica non ci sia (o, almeno, io non so dove sia) su dispositivo mobile. Chiedo conferma.

<span style="color:red;">3 minuti fa</span>, MacParland dice:

Il tasto modifica, non voglio dire una fesseria, compare dopo un tot di messaggi.

Ah, ecco.

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  • 2 weeks later...
  • Sceriffi

Appena letta, nello splendido cartonato!

La storia, parte dove finisce l'altra, ovvero con Blacky e Myriam nel carrozzone.

Le prime 30 pagine, in cui assistiamo al passaggio da Blacky Dickart a Yama sono superbe. Poi si cambia scenario, prima vediamo Kit e Tiger che fanno fuori dei semplici scagnozzi, che hanno preso parte ad una scorreria, poi assistiamo ad una classica sparatoria western, in cui Tex e Carson, si troveranno con le spalle al muro, per fortuna arrivano gli altri due pards a togliere le castagne dal fuoco. La storia è semplicemente stupenda, Yama in questa storia è fortissimo, quasi invincibile, nella scena a casa del Morisco, Yama può ferire, ma non può essere ferito. Tutti i personaggi funzionano, i pards sono in formissima (anche se Kit e Tex vengono feriti), El Morisco pure, è sua l'idea di distruggere il medaglione, solo Eusebio un po' sottono, niente battute, niente pessimismo, ma alla fine nulla di che. Questa storia, alla fine è "solo" un gigantesco prologo, infatti nelle ultime pagine vediamo Mefisto vestito da Dottore, ed è lì, che inizierà la prossima storia con i due Dickart.

 

Civitelli in stato di grazia, le prime pagine sono incredibili, le illusioni sono disegnate in maniera perfetta, mi viene in mente lo scontro, con il mostro marino. Anche Shakti è disegnata molto bene, i sotterranei del castello sono Favolosi! Mi mancano gli aggettivi per descrivere il lavoro di Civitelli!

Boselli 9

Civitelli 10

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  • 1 year later...

Posso dire che i disegni di questa storia non mi hanno convinto del tutto?

Sono ovviamente un estimatore di Civitelli, che ci ha regalato tanti capolavori grafici sia nelle avventure realistiche ("La grande sete", "Delitto nel porto", tra le tante) sia in quelle fantastiche (l'eccezionale Texone "La cavalcata del morto"), ma con Yama e Mefisto qualcosa, secondo me, non è riuscito come doveva.

 

Sia chiaro, di tavole bellissime in questi tre albi ce ne sono parecchie, per esempio alcune nella scena iniziale dell'uragano che si abbatte su Dunlap, il ghigno malvagio di Yama a p. 20 del primo albo, oppure lo scontro a fuoco al buio sempre nel primo albo, o ancora alcune sequenze surreali ambientate nel deserto...

Quello che non funziona, però, sono proprio le scene che più dovrebbero inquietare, ossia le apparizioni dei vari demoni, dei teschi parlanti o altre mostruosità varie, che a mio avviso sono poco riuscite, poco paurose, per niente tenebrose (non certo un difetto da poco in una storia di Yama!).

 

Non è tanto il tratto pulito di Civitelli (nel Texone l'atmosfera dark è invece perfetta), sono proprio le singole "mostruosità" che non funzionano e sembrano finte. Un esempio? La prima apparizione di Yama, piuttosto grottesca, secondo me. Non mi dite che secondo voi è inquietante!

Tex. Il segno di Yama - Sergio Bonelli

Lo dice persino Carson: Yama sembra qui un fenomeno da baraccone.

E i demoni? Vediamone un paio:

TEXTex #675 - Fabio Civitelli - original page &amp;quot;Il Segno di - Catawiki

Mmm... a me non paiono particolarmente impressionanti né particolarmente riusciti. 

 

Se poi facciamo il confronto con alcune sequenze di Galep, per esempio quella del teschio con i serpenti che escono dagli occhi, be', il paragone è impietoso...

NOVO exclusivo MUNDIAL: DUAS páginas INÉDITAS da história (em produção) do  regresso de YAMA –Mefisto, la storia di un cattivo di carta | FARWEST.IT

Con tutto il rispetto per il bravissimo Civitelli (sia chiaro, in altre sequenze eccezionale), non c'è confronto tra la sua innocua vignetta e quella splendida, terrificante del teschio che sembra ridere e voler uscire dalla palla di cristallo, dicendo: "Myriam, guardami!".

E del resto tutto "Il figlio di Mefisto" è pieno di sequenze paurose e crudeli, immerse in un'atmosfera gotica e decadente, in un mondo che appare in disfacimento, mortifero, malvagio, che qui ne "Il segno di Yama" invece non compare se non a tratti. L'unica sequenza davvero terribile è la prima, quella dell'uragano in cui muore Myriam e dove Yama resta indifferente alla morte della madre.

 

Per non parlare poi della caverna di Yama che, se confrontata con quella de "Il figlio di Mefisto" disegnata da Galep, sembra un luogo tutto sommato rassicurante. I vari oggetti magici, lo specchio e qui i pinnacoli mostruosi a me sembrano persino un po' disneyani... Molto, molto più tenebrosi quelli di Galep.

 Yama e Tex na deslumbrante arte de Fabio Civitelli | Fumetti

Insomma, non voglio sminuire il bravissimo Civitelli, ma "Il segno di Yama" non mi sembra la sua opera migliore.

 

 

 

Edited by Poe
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  • co fondatore

Parere interessante e che, in parte, mi trova concorde (in parte perché forse io sarei meno "spietato" di te nei giudizi sui demoni civitelliani).

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Galep è letteralmente irraggiungibile sulle storie a tematica gotico-esoterica che riguarda le apparizioni di Mefisto e figlio. Seppur stimando svisceratamente sia Villa che Civitelli, entrambi, sebbene ottenendo risultati straordinari, non riescono a pareggiare gli esiti "magici" del compianto papà di Tex. 

 

Ennesima prova di quanto fosse grande il suo talento grafico e narrativo e quanto stoni che al giorno d'oggi venga valutato al ribasso dalle giovani leve di lettori.

  • +1 2
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Civitelli parte enormemente svantaggiato in questa "gara" perchè gli si chiederebbe di fare "il Galep" al livello di Galep...  B)

 

Mentre invece sono artisti dagli stili molto diversi. Civitelli ha un tratto molto pulito, anche se a rigore sarebbe una bestemmia si potrebbe parlare di "linea chiara" (prima che decine di critici cadano svenuti, chiarisco che sto facendo solo un paragone con Galep, e che non sto dicendo che Civitelli disegna come Hergé...), e per anni gli hanno fatto disegnare storie cittadine perchè il suo tratto non era considerato adatto alla polvere del west.

 

Mefisto, Yama, etc sono stati creati invece dal disegnatore che ha realizzato questa vignetta, in anni in cui già aveva problemi di salute e alla vista...

300-tex-magia-nera.jpg

 

Sembra una di quelle doppie pagine centrali degli albi americani, e invece una sola vignetta. Non "copre" nemmeno tutta la larghezza della striscia. Quell'incredibile livello di dettaglio che vediamo...  non esiste, sono pennellate che evocano, fanno immaginare senza mostrare. Se riuscite a "non vedere" le rovine (e non è facile, sforzatevi) vedete che sono masse nere e masse bianche (bianchetto, immagino, perchè se ha usato la china con una simile precisione Galep era davvero un mostro con il pennello...mi piacerebbe vedere la tavola originale...).

 

"Il figlio di Mefisto" è stato realizzato in anni in cui già nelle tavole puramente "western" iniziava ad avere difficoltà con le proporzioni, mentre il volto di Tex si gonfiava sempre di più perdendo espressività. Ma anche allora, quando dal "mostrare" passava a tavole dove "evocava"... non ce n'era per nessuno. Sarebbe stato probabilmente un grandissimo disegnatore horror (o fantasy: chissà come sarebbe stato un Conan o un Solomon Kane disegnati da Galep...)

 

E simili scenari, rovine nella palude, sembrano evocare l'odore della morte, immagini cose viscide muoversi fra quelle rocce. Non c'è nulla di "chiaro" e "pulito"

 

01-palude-Tex-125-078.jpg

(ma guardate anche come sono evocate le spire di quei serpenti, l'alternanza fra pennellate e bianco...  chi sminuisce Galep non ha capito una mazza di disegno...)

 

 

E la follia che pervadeva sia i personaggi che le scene?

02-Follia-Tex-126-043.jpg03-Follia-Tex-126-056.jpg

(e come faceva gli scimmioni mostruosi Galep, non li ha più fatti nessuno...)

 

Non solamente Yama,. Mefisto e i demoni... guardate lo sguardo di Loa, mentre prima annuncia e poi compie la sua vendetta...

04-Loa1-Tex-125-061.jpg05-loa2-Tex-126-028.jpg

 

Civitelli sconfitto in partenza, dunque? Beh, in questo campo, giocando "in trasferta" nel mondo di Galep, direi che non c'è gara. Basta vedere come un altro dei personaggi iconici di Galep, Zelda, diventi quasi una buffa vecchietta...

06-Zhenda-Tex-347-034.jpg

 

Ma si può anche perdere con onore, e questa non è una gara. Galep non c'è più, qualcuno deve riportare sulla pagina Mefisto, e come si dice quando si corre inseguiti dai leoni...  l'importante non è arrivare primi, l'importante è essere più veloci di quelli che non arrivano fino in fondo...  :laugh:

 

E Civitelli alla fine ci riesce a rendere sinistra la sua Zelda, anche se per riuscirci deve farlo a modo suo, non come faceva Galep:

07-Zhenda-Tex-347-075.jpg

 

Non è bravo tanto Galep a rendere l'orrore e la putrefazione e la follia. Ma la sua "pulizia" è più adatta ad orrore più netto, più nero, più personale:

08-Zhenda-Tex-347-008.jpg09-tigre-nera-Tex-445-030.jpg

 

Ovvio che quando si confronta con scene iconiche, il confronto è inevitabile. Ma si può anche perdere con onore:

11-confronto-Tex-Gigante-673-022.jpg

 

Non so ovviamente come verrà la storia di Mefisto che deve ancora essere pubblicata. Spero che, senza snaturare Mefisto, Yama e famiglia, la sceneggiatura dia a Civitelli la possibilità di far perno sui suoi punti di forza, senza costringerlo ad un perenne inseguimento di Galep.  C'è una vignetta che mi fa ben sperare

12-civitelli-Tex-Gigante-675-112.jpg

 

È l'unico momento in cui, per un attimo, vediamo Mefisto nel suo ambiente attuale. Non in un antro maledetto in una tetra palude, fra topi e serpenti, ma in un ufficio. Un ufficio immagino pulito, forse asettico (se è in un ospedale, magari viene pure disinfettato). Indossa un camice e un cravattino, scrive con una penna d'oca su fogli di carta su una scrivania ordinata. Mefisto in un ambiente "civitelliano".

 

E fa paura lo stesso!  :laugh:

 

(anzi, forse è più sinistro lì, nel vederlo in un ambiente così inusuale, che nelle precedenti apparizioni nella storia, in cui era il "solito" Mefisto, con l'impari confronto con la versione di Galep)

 

 

 

 

 

P,S,: dimenticavo: sulle tavole d'esempio postate da Poe sono d'accordo con lui, sono fra quelle in cui Civitelli più "cerca di fare Galep" ma i risultati sono quello che sono (ed è vero, Yama nella prima tavola è ridicolo), ma proprio per questo sono per me poco rappresentative delle sue capacità.

 

Ormai mi che è tardi per dare consigli a storia probabilmente già sceneggiata, ma come per me si vede già da alcuni esempi che ho postato, Civitelli nelle storie Horror funziona meglio se i suoi mostri si intravedono nell'ombra, magari si vede solo il volto o la sagoma, o gli occhi che luccicano.  Se gli fai fare mostri ben illuminati a mezzogiorno rischiano di risultare dei mascheroni come nella prima tavola che ha postato, o l'effetto "cartone animato giapponese" come nella seconda...

 

Mi accorgo adesso che non ho mai postato una mia recensione di questa storia...  ormai è passato molto tempo e dovrei rileggerla, ricordo che l'inizio mi era piaciuto molto, mentre il finale di aveva deluso, in gran parte per gli stessi motivi citati da Poe...

Edited by Diablero
  • +1 3
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<span style="color:red">20 ore fa</span>, Diablero dice:

Ormai mi che è tardi per dare consigli a storia probabilmente già sceneggiata,

 

Boselli forse ha finito, Civitelli è circa a meno 60. Dovrebbe finire ad agosto.

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Dulcis in fundo, ho terminato or ora la mia rilettura de Il segno di Yama, ultima tappa del percorso di avvicinamento che mi sono "autoimposto" per prepararmi al meglio alla lunga saga di prossimo inizio. Dopo averla riletta, non solo ho potuto ancora una volta apprezzarne la bellezza e l'accuratezza, sia nella sceneggiatura di Boselli (quanto si coglie la sua mano!) che nei disegni di Civitelli, ma ho anche avuto modo di percepirla come una tappa di avvicinamento (se non, passatemi il termine, una sorta di prova generale) in vista della prossima, lunga doppia avventura: tale potrebbe essere non solo per noi lettori e per gli autori, ma anche in un un certo qual senso per lo stesso Yama. La mia impressione data dal senno di poi, infatti, è che a Yama possa essere stato concesso dalle forze oscure di tornare a cimentarsi con la magia nera su esplicita richiesta del padre Mefisto, affinché quest'ultimo potesse constatare quanto valesse in concreto il figlio e se potesse essere un valido alleato, in previsione della sua personale resa di conti con Tex ed i pards che, lo si evince in qualche modo dalla parte finale della storia, stava già pianificando (fermo restando che, si presume, se Yama fosse riuscito ad eliminare i suoi nemici a Mefisto non sarebbe così dispiaciuto, a meno che fosse già convinto che non ci sarebbe riuscito e intendesse appunto solo testare le effettive capacità del figlio).

 

In attesa che, forse, tali domande possano essere eventualmente confermate o confutate nelle prossime due storie (non che sia una questione vitale, sono semplicemente curioso :P), tanto vale tornare ad esporre qualche considerazioni su questa avventura, che Boselli, ripeto, ha a mio parere sceneggiato con estrema bravura, illustrando passo dopo passo il progressivo percorso che Yama intraprende - ma non compie non del tutto, fortunatamente - per acquisire ulteriori poteri rispetto a quelli che aveva a suo tempo perduto. Lo ritroviamo sotto il nome di Blacky Dickart nella veste di saltimbanco da quattro soldi insieme alla madre (per quanto, va detto che qualche rudimento di magia sembrano possederlo entrambi), accampati alla periferia di un anonimo villaggio nella desolata prateria del Nebraska, fin quando un tornado trasporta sul posto i demoni della follia che gli fanno nuovamente dono della personalità di Yama, figlio di Mefisto (bella trovata, questa dello sdoppiamento di personalità), e contestualmente provvedono ad eliminare l'ostacolo materno. Di qui, partendo dal furto di oggetti sacri di varie religioni attive e non, ed avvalendosi dell'ausilio di quattro individui anch'essi addentro alla magia nera - lo stregone indiano Kalam, lo sciamano bonpo tibetano Rinchen, l'hungan voodoo Lefeuvre ed il satanista Hayden - percorre varie tappe di avvicinamento al fine di ottenere i favori del male assoluto; purtroppo per lui, oltre ovviamente all'azione di contrasto di Tex e pards, Yama non supera i suoi vecchi limiti, dimostrando ancora una volta di non possedere la risolutezza, la folle lucidità e neanche la confidenza con i poteri oscuri del diabolico padre, palesando indecisioni fatali nei momenti topici e, ultimo ma non meno importante dettaglio, toppa ancora una volta nella scelta degli alleati e nel trattarli (tra prestazioni non all'altezza e tradimenti/ripensamenti, i quattro stregoni si rivelano mezze delusioni), per tornare infine ad essere il mediocre Blacky Dickart - con un bel po' di pura follia in più -  e salvatosi dal crollo del suo rifugio solo grazie al servo Mandip, guidato dall'amorevole padre Mefisto.

 

La gestione dei quattro pards, dal canto suo, è stata ancor più impeccabile, ed ha rispecchiato in maniera più che fedele i canoni della texianità contrapposta alla magia nera: non solo i Nostri, ormai abituati a fronteggiare certe situazioni, non si perdono mai d'animo ed anzi rintuzzano sempre a dovere - a volte per pura bravura, altre con un pizzico di fortuna che non guasta mai ;) - tutti i tentativi di Yama di colpirli più o meno a morte (rispetto al passato, difatti, il figlio di Mefisto - forse poiché ormai consapevole delle difficoltà che ciò comporta - non sembra più così interessato sin dal principio a volerli a tutti i costi catturare vivi per poi infliggere loro i soliti tormenti di mille inferni, piuttosto lo tenta solo in ultimo stadio), avvalendosi anche in questo caso della collaborazione del Morisco, bravissimo nell'indirizzarli sulla giusta pista (e beccandosi per questo, insieme al fedele Eusebio, anche una coltellata da Yama, bramoso di testare un nuovo potere, di cui fa le spese anche il bravo Tiger Jack colpito con una mannaia). Allo stesso modo, il trio composto da Tex, Kit e Carson supera le difficoltà loro portate prima da Lefeuvre, che si diverte coi pungiglioni a spese di Tex e Carson, e poi da Rinchen, che fa credere a Tex e Kit di essere in preda di un demone acquatico; da notare, in questi due casi, come i pards dimostrino tutta la loro immane esperienza nel saper approfittare di qualsiasi errore che gli avversari concedano loro: nel caso di Lefeuvre, Tex approfitta delle sue chiacchiere per cacciarsi l'ormai proverbiale coltello dal tacco dello stivale per colpirlo (l'hungan è poi colpito a morte da Kit nel frattempo sopraggiunto), successivamente con un colpo di coltello Tex colpisce lo specchio magico di Rinchen, facendo cadere in acqua sia l'oggetto che il suo possessore e gettandolo "in pasto" (nella sua testa) al mostro. In tutto ciò, i tre si guardano con ammirevole maestria dal doppio gioco della bella Shakti, incaricata da Yama di condurli in trappola, e quindi di fatto manipolandola per arrivare a tiro del diabolico avversario.

 

Estremamente adrenalinico il finale, che ha come teatro un maestoso tempio indù in un canyon della Valle della Morte: qui Yama, dopo il fallimento del suo tentativo di offrire gli alleati in sacrificio alle forze oscure, evoca contro Tex e compagni i Ruros, demoni capaci di condurre alla follia, in una cornice quanto mai appropriata come una riproduzione di Raurava, l'Inferno che urla. Peccato per lui, a dimostrazione che la magia nera, per quanto possa essere potente, non può fermare le pallottole né tantomeno la dinamite, grazie alle quali i Nostri riescono a tornare alla luce del sole (laddove i Ruros non possono agire) e a radere al suolo il tempio di Yama, salvato però appena in tempo da Mefisto che, forse per affetto paterno o forse per calcolo (vedremo tra un mese), fa in modo di trarlo in salvo.

 

Anche Civitelli, dal canto suo, ha curato con incredibile bravura i disegni dalla prima all'ultima pagina, non lesinando su dettagli che sono vere e proprie finezze artistiche e raggiungendo l'apice nel finale, con le raffigurazioni dell'esterno e, soprattutto, dell'interno del pittoresco tempio. Stupende anche le tre copertine curate da Villa, per quanto la seconda - I quattro cavalieri - risulti, pur nella sua indiscutibile bellezza, piuttosto decontestualizzata rispetto al titolo dell'albo.

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  • 2 weeks later...

"MEFISTURI TE SALUTANT!" (ultima puntata, gli insofferenti ai motti latini possono stare tranquilli)

Vista l'imminenza del ritorno di Mefisto nella serie regolare, e poiché mi aspetto che @borden avendo a disposizione ben 7 albi voglia approfittarne per disseminare qua e là citazioni o rimandi alle storie precedenti (magari per chiarire qualche scopertura o incongruenza), ho iniziato la rilettura di tutti gli episodi precedenti con Mefisto, in ordine di continuità temporale e non secondo l'ordine cronologico di pubblicazione.

Ultima puntata della lunga esistenza, un po' di qua, un po' di là, di Mefisto e Yama.

Mi rincresce essere in disaccordo con molti illustri forumisti che mi hanno preceduto: a me questa storia non è piaciuta. O meglio: è un'ottima storia finchè si mantiene nel solco della tradizione, cioè fintanto che la "magia" si mantiene entro il limite della classica illusione, oppure i riti malefici sono i classici riti voodoo fatti di bamboline e spilloni. Diciamo fino a metà storia. Ma quando l'illusione comincia a sconfinare nell'onirico, nell'incubo, nel trascendente, con l'inferno che diventa una bolgia dantesca, con la teogonia di demoni sempre nuovi, con gli specchi-stargate, con le diafanìe che riescono ad afferrare la materia, con le spiegazioni razionali agli eventi irrazionali, ecco... mi sembra di essere precipitato nel peggior Zagor degli ultimi anni, o nel miglior Dylan Dog dei primi anni, fate voi... comunque non Tex. Un "al di là" con troppe porte, troppi livelli, troppi nomi.

Boselli ha voluto ridare una verginità a Yama, ripescando l'errabondo guitto che era miseramente diventato e facendolo diventare, nel giro di poco tempo, una specie di Mandrake malvagio come non lo si era mai visto in tutte le sue precedenti apparizioni. Un malvagio dedito alla magia nera che viene sconfitta dalla dinamite, come lui stesso ammette. Yama che si rivolge a Tex e soci chiamandoli più volte "nemici miei" non è da Boselli, è più da supereroi marveliani. Abbastanza noioso anche il continuo sollecitare Yama, da parte dei suoi scudieri, a far ricorso ai suoi poteri per sbarazzarsi di Tex e Yama che risponde sempre che non ce n'è bisogno, che è presto, che il piano è diverso, ecc.

Anche la consueta pletora di comprimari non è tratteggiata e caratterizzata da Boselli come suo solito: tanti di loro appaiono messi lì solo per fare numero e scena, non si spiega altrimenti la creatività di mettere insieme quattro cavalieri di etnie differenti facendoli però sparire tutti tranne l'ultimo in poche battute. Uno solo, per appunto l'ultimo, non sarebbe stato sufficiente?

Apprezzabili i richiami di glbonelliana memoria quali lo scheletro narrante, il tempio-castello fatto saltare in aria e il suo principale occupante apparentemente finito sepolto sotto le macerie.

I disegni di Civitelli hanno il pregio di essere immediatamente leggibili in quanto lineari, schematici, modiglianeschi ma per il mio gusto non trasmettono quel senso di "brutto, sporco e cattivo" nelle scene più orrorifiche.

Giunto al termine della rilettura di tutte le storie con i due Dickart, voglio augurarmi che nell'avventura che sta per essere pubblicata Boselli abbia attinto a piene mani alla magia credibile ed empirica (anche se sembra un ossimoro) delle origini, lasciando ad alleati tostissimi il compito di attirare in trappola i nostri. Invece, dimensioni infernali multilivello, specchi comunicanti, mostri e mostriciattoli, spero che rimangano su Zagor o Dylan Dog.

I miei voti:

soggetto e sceneggiatura: 5,5 (media tra il 7 della prima parte e il 4 della seconda)

disegni: 6

Edited by PapeSatan
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<span style="color:red">16 minuti fa</span>, PapeSatan dice:

 voglio augurarmi che nell'avventura che sta per essere pubblicata Boselli abbia attinto a piene mani alla magia credibile ed empirica (anche se sembra un ossimoro) delle origini, lasciando ad alleati tostissimi il compito di attirare in trappola i nostri. Invece, dimensioni infernali multilivello, specchi comunicanti, mostri e mostriciattoli, spero che rimangano su Zagor o Dylan Dog.

 

 

 

 

 

Sono un po' perplesso: le scene infernali, per tacere degli specchi comunicanti con i diavoli etc sono letteralmente ricalcate su precedenti scene di GL Bonelli con minime variazioni. Non ho inventato niente di nuovo.:blink:  

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<span style="color:red">3 minuti fa</span>, borden dice:

 

 

Sono un po' perplesso: le scene infernali, per tacere degli specchi comunicanti con i diavoli etc sono letteralmente ricalcate su precedenti scene di GL Bonelli con minime variazioni. Non ho inventato niente di nuovo.:blink:  

Mi riferisco allo specchio che fa da porta comunicante per far entrare, uscire o afferrare le entità corporee o incorporee: comunicante non nel senso di schermo televisivo ma come uno "stargate". 

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<span style="color:red">8 ore fa</span>, PapeSatan dice:

Mi riferisco allo specchio che fa da porta comunicante per far entrare, uscire o afferrare le entità corporee o incorporee: comunicante non nel senso di schermo televisivo ma come uno "stargate". 

 

 

Ah, beh... Qualcosa dovevo pur metterci di nuovo... :P

<span style="color:red">4 minuti fa</span>, andreadelussu74@gmail.com dice:

 

Il modo in cui Yama scaccia il padre Mefisto non è convincente

In tutte le altre storie,in cui Mefisto appariva al figlio lo metteva in soggezione e non viceversa

 

 

 

Non sono veramente INSIEME. Mefisto è lontano. Vedremo quando saranno davvero insieme , tra breve...:rolleyes:

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  • 2 months later...

Allora...Riletta anche io come preparazione ai 7 mesi con Mefisto.

Devo ammettere che durante questa seconda rilettura ho apprezzato di più la costruzione del Boss. Tra omaggi a GLB, magia, avversari diversi fra loro, pards feriti ed in difficoltà, crescita dei poteri di Yama (e della sua autostima ed autogestione), scenari e tempeste evocative (Civitelli per me è eccelso seppur non avendo di base un tratto dark) mo sono divertito.

Così così il finale che con il Boss ogni tanto dà l'impressione di essere uno sprint dopo un percorso gustoso.

Comunque disegni da 8 e storia da 7. Non ti annoi a rileggerla...Anzi.

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  • 1 year later...
  • Collaboratori
Il 9/1/2017 at 21:32, borden dice:

Sul caschetto è questione di gusti. Io l'ho sempre trovato incredibilmente brutto e ridicolo. A GL Bonelli non piaceva la caratterizzazione che Galep aveva dato a Yama e, per nascondere il ciuffetto, ideò il casco, ma Galep, ahimè, peggiorò ulteriormente le cose. Anche i migliori a volte incespicano. 

 

A solo titolo di curiosità posto una pagina di sceneggiatura di GLB con le sue indicazioni e a destra la tavola realizzata da Galep.

 

( clicca per ingrandire l'immagine )

 

O5L0Ibb.jpg

 

 

Da notare che per Mefisto GLB aveva previsto la fascia sulla fronte, che Galep tolse. Per Yama invece le consegne dovettero essere più strette.

  • +1 1
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10 ore fa, ymalpas dice:

 

A solo titolo di curiosità posto una pagina di sceneggiatura di GLB con le sue indicazioni e a destra la tavola realizzata da Galep.

 

( clicca per ingrandire l'immagine )

 

O5L0Ibb.jpg

 

 

Da notare che per Mefisto GLB aveva previsto la fascia sulla fronte, che Galep tolse. Per Yama invece le consegne dovettero essere più strette.

Contributo molto accattivante.

Ricordo di aver visto a Milano, alla mostra per i 70 anni di Tex,  una teca contenente alcuni reperti appartenuti a GLB, tra cui la sua macchina per scrivere e un foglio di una sua composizione prettamente testuale, scritto presumibilmente con quella stessa macchina.

Sarebbe interessante capire se per GLB il metodo testuale e quello grafico (esemplificato dalla bella tavola qui pubblicata) fossero sistematicamente complementari (es. testo per il soggetto e grafica per la sceneggiatura, oppure affinamento grafico di una sceneggiatura scritta prima interamente come testo) oppure se GLB abbia usato l'uno o l'altro metodo di sceneggiatura a seconda del periodo creativo o delle peculiarità di certe storie.

Edited by PapeSatan
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13 minutes ago, PapeSatan said:

Contributo molto accattivante.

Ricordo di aver visto a Milano, alla mostra per i 70 anni di Tex,  una teca contenente alcuni reperti appartenuti a GLB, tra cui la sua macchina per scrivere e un foglio di una sua composizione prettamente testuale, scritto presumibilmente con quella stessa macchina.

Sarebbe interessante capire se per GLB il metodo testuale e quello grafico (esemplificato dalla bella tavola qui pubblicata) fossero sistematicamente complementari (es. testo per il soggetto e grafica per la sceneggiatura, oppure affinamento grafico di una sceneggiatura scritta prima interamente come testo) oppure se GLB abbia usato l'uno o l'altro metodo di sceneggiatura a seconda del periodo creativo o delle peculiarità di certe storie.

A quanto ne so GL Bonelli non scriveva mai un soggetto, partiva subito con la sceneggiatura.

 

(non era inusuale, lo faceva anche Nolitta, anche se lì si notava di più, un sacco di storie di Nolitta tendono a partire "lunghe" con gag di Cico o allungamenti del brodo in attesa che gli venisse l'idea giusta, GL Bonelli invece partiva spesso "in media res" con Tex e pards già da subito in mezzo ai guai)

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