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TWF - Tex Willer Forum

[Speciale Tex Willer N.8] Stella d'argento


MacParland

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Io sono freschissimo reduce dalla lettura di questo Speciale, e per quanto mi riguarda il giudizio complessivo è più che positivo. Un'avventura di Kit Carson molto suggestiva, che si dipana lungo l'arco di dieci anni, tra una dolce e romantica amicizia e questioni più "pregne" quali indagini e guerriglie di sorta con i Comanches. Varie e variegate le sensazioni che sorgono dalla lettura dell'albo, in grado di spaziare dalla curiosità alla suspense, per concludersi con una commovente amarezza.

 

Giusfredi valorizza più che bene un ancor giovane Carson nel ruolo di protagonista assoluto, rimarcandone il coraggio, l'altruismo, la generosità, l'umanità, tutte doti che, evidentemente, da sempre lo contraddistinguono, anche in relazione a coloro che gli sono antagonisti o complici (con tutte le sfumature del caso). Carson protagonista assoluto, dunque, ma non del tutto in solitaria, poiché fanno brevi ma significative comparsate sparring partners d'eccezione quali Arkansas Joe, che lo salva da una scomoda situazione, e soprattutto Tex, che lo affianca nella resa dei conti finale e mostra una già fortissima intesa con il pard.

 

Quanto mai ad hoc anche i disegni di Del Vecchio, una vera e propria garanzia. Tratto pulito, accurato e completo: senza dubbio la migliore scelta per questa storia.

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45 minuti fa, frank_one dice:

Se la stanza è vuota non ci può essere uno specchio. La situazione è sospetta, non mi fido.

L'ho sempre detto che non vado d'accordo con La Palice.

Dovevo specificare il significato di vuota in questo contesto.

È ovvio che nello specchio ci deve essere solo il mio ritratto e non anche quello di una qualsiasi altra persona, per non creare ambiguità. 

E poi che significa "stanza vuota"?

Senza soffitto?

Senza il vasino?

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<span style="color:red">36 minuti fa</span>, Il sassaroli dice:

Mi capita spesso di darmi del mona, anche se di me stesso

 

 

Leggendo questa frase mi è scattata immediata nel cervello l'associazione con "il signor Sauli non vi lascia mai soli"... devo parlarne con la psicologa.

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Letto lo speciale!

 

Non spoilero niente ma a me è piaciuto davvero molto.

 

Ottima storia, magnifica tutta la parte finale.

 

Flashback/forward gestiti molto bene; nonostante ce ne siano diversi non si fa fatica a seguire il tutto.

 

Disegni semplici ma sicuramente più che buoni.

 

Per me uno dei migliori speciali di Tex Willer finora usciti.

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2 ore fa, Letizia dice:

E poi che significa "stanza vuota"?

Senza soffitto?

Senza il vasino?

Vuota significa senza nulla DENTRO, senza contenuto. Il tetto non c'entra, quello fa parte parte del contenitore, quindi che ci sia o no è irrilevante. Non perdiamoci in una bistecca.

 

Considerereste questo speciale rilevante per la continuity? E una curiosità: Tex compare?

Modificato da frank_one
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<span style="color:red">15 minuti fa</span>, frank_one dice:

Vuota significa senza nulla DENTRO, senza contenuto. Il tetto non c'entra, quello fa parte parte del contenitore, quindi che ci sia o no è irrilevante. Non perdiamoci in una bistecca.

 

Considerereste questo speciale rilevante per la continuity? E una curiosità: Tex compare?

 

Spoiler

Non molto rilevante, ma non me lo lascerei scappare comunque. Compare nel finale per qualche pagina.

 

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Finalmente!

Finalmente un Kit Carson come si deve!

Niente lamentele, niente fame arretrata di dieci giorni, niente scommesse perse, niente battibecchi.

Un Carson protagonista in una bella storia crepuscolare dai disegni magistrali (stupenda l'ultima pagina).

Pane per i denti di @Leo.

Spoiler

Un piccolissimo peccato veniale è il siero della verità casereccio (marijuana al papavero?) che tra l'altro non è servito a nulla: Carson rivela informazioni che i Comanche non utilizzeranno mai.

E un altro piccolissimo neo: i Comanche di Cuore Splendente erano quattro gatti e non si capisce come abbiano potuto tenere in scacco così a lungo i rangers e ucciderne così tanti.

Ma forse inizialmente i Comanche erano molti di più.

Comunque un favoloso Carson e una stupenda Eve, caratterizzata come meglio non si poteva.

Un'ottima regia.

Mi dispiacerebbe solo una cosa: che qualcuno, non intenzionato all'acquisto, comprasse l'albo spinto solo dalle mie inaffidabili parole.

A proposito, qualcuno sa come si pronuncia la U a pagina 89?

 

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CONTIENE SPOILER

 

L'abbacinante bellezza del viso di Eve inizialmente mi ha fatto pensare che non può esserci un giovane Carson senza una donzella vicino: conosciamo infatti le qualità dongiovannesche del Vecchio Cammello e la sua predilezione per le grazie femminili. Da come però il padre di lei, il ranger Shepard, la tratta subito dopo che è stata ferita, la freddezza con cui quasi non la degna di uno sguardo e il limitarsi a lanciarle del whisky per una prima sommaria medicazione, tradiscono sin da subito una situazione diversa, una certa profondità della situazione (rapporto problematico padre/figlia, che in realtà dopo viene solo abbozzato ma non sviluppato, sospendendolo in un' apprezzabile indefinitezza che lascia capire al lettore più di quanto non dica espressamente) che lascia pensare che Eve non sarà solo la semplice fanciulla da salvare.

 

E infatti, nonostante la scena "metafumettistica" del tamburo racconti in forma stilizzata la tradizionale storia della damigella in pericolo e del cavaliere senza paura, più tardi è lei che si industria per salvare Carson, nella drammatica scena in cui il nostro viene comunque catturato dai Comanche ( @Letizia, è vero che sembrano quattro gatti, ma penso fossero commisurati all'obiettivo del momento: anche Fort Belknap sembra infatti un avamposto poco fornito di uomini, probabilmente un piccolo centro fortificato come i tanti che dovevano essere disseminati nel Texas degli anni '50, durante una scorreria che non è ancora - nemmeno sotto il profilo dimensionale - quella di qualche tempo dopo, con la massiccia mobilitazione di indiani di Tonkawa e Quanah Parker).

 

E' una storia di destini. Quello tragico, di Eve, lo apprendiamo a bruciapelo, di colpo, nella prima vignetta di pag.100: la lapide di una "moglie amata", di quella ragazza così giovane e bella a cui il lettore aveva potuto già affezionarsi. Poi quello dei figli di Cuore Splendente, in particolare per la profezia che riguarda Carson che di fatto in passato aveva consentito al Vecchio Cammello di avere salva la vita: nella scena del cimitero, il Vecchio Cuore Splendente sembra Priamo che, in incognito, prega il suo antico avversario (Achille/Carson) nel suo ruolo di vecchio padre. Una scena omerica, appunto, resa ancor più commovente dalle lapidi nella radura in cui è ambientata. Achille/Carson non si sottrarrà all'impresa, e riprende contatto con il ranger Shepard, padre di Eve. In poche vignette, Giusfredi tratteggia questo personaggio con notevole profondità: un relitto, che cerca nel whisky un antidoto al male di vivere, un cinico anaffettivo che non è nemmeno andato al capezzale della figlia, un sadico torturatore di donne. Il vuoto spaventoso dell'esistenza, si scorge in Shepard, i cui tratti esteriori sono la perversione e l'indifferenza.

 

"Cosa c'è stato tra di voi", chiede Shepard a Carson in merito al rapporto di quest'ultimo con sua figlia Eve. Ma Giusfredi non vuole raccontare la storia dell'ennesima fiamma del Vecchio Cammello. Racconta di un amore platonico, intriso di tristezza e malinconia per la sorte che il caso ha riservato a Eve. Come l'indimenticabile Marta de La diceria dell'untore (cui Giusfredi potrebbe essersi ispirato per la scena finale), anche Eve abbandona il letto del sanatorio col suo cavaliere, cercando nella "fuga" un riscatto dalla malattia, rivendicando con quell'azione avventata - una passeggiata all'aperto - il suo diritto di vivere, il suo attaccamento, giovanile e disperato, alla vita. La sua ribellione a un destino segnato si traduce nell'ultimo spettacolo della Lanterna magica, le cui diapositive sui vetri, fondendosi con le immagini della sua mente ormai prossima alla fine, proiettano un film, struggente e bellissimo, di una principessa antica salvata dal prode moschettiere dai baffi e pizzetto neri.

 

Complimenti a Giorgio Giusfredi.      

Modificato da Leo
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<span style="color:red">14 ore fa</span>, Letizia dice:
14 ore fa, Carlo Monni dice:

 

Mi dispiace, ma il mio Comanche è un po' arrugginito. :lol:

Anche il mio.

Ma io ho un motivo valido: sono 150 anni che non lo parlo.:lol2:

 

Scherzi a parte, ho fatto qualche veloce ricerca. Il simbolo in questione indica una vocale chiusa centrale, un suono quasi inesistente nella fonetica italiana, ma presente in altre ad esempio nell'islandese.

La lingua comanche, come si può ben immaginare, non aveva una versione scritta fino a tempi relativamente recenti e per scriverla si usa l'alfabeto latino integrato, ove occorre, dai necessari simboli.

Giusfredi merita i nostri complimenti non solo per la storia, che è molto bella, ma anche per l'impegno messo nella ricerca sulla lingua Comanche e sono sicuro che le frasi sono tutte corrette.

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<span style="color:red">1 ora fa</span>, Leo dice:

vero che sembrano quattro gatti

Andare in 50 contro 50 è pura follia.

Se i Comanche erano più, perché rischiare?

<span style="color:red">1 ora fa</span>, Leo dice:

sembra Priamo

Non esageriamo.

A parte il fatto che Priamo reclamava il cadavere di Ettore, mentre la figlia di Cuore Splendente è ancora viva.

Bellissimo post, comunque.

Peccato che i like siano anonimi, altrimenti te ne avrei messo uno.

Vabbeh, te lo metto lo stesso.

<span style="color:red">36 minuti fa</span>, Carlo Monni dice:

complimenti

Complimenti non solo a Giusfredi, ma anche a te.

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Non so se si sia già visto, ma io invece mi chiedo se Giusfredi non stia gia scrivendo la storia per regolare i conti con Carson.

Anche se molti sono stufi di ritorni, a me questo non mi dispiacerebbe.🖐

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<span style="color:red">10 ore fa</span>, Diablero dice:

Dubbio causato dalla dannata mania della continuity e dei personaggi ricorrenti: Shepard si era già visto in altre storie? il nome non mi è nuovo...

 

Mi stavo ponendo la stessa domanda. Tenderei a rispondere di no, ma non escluderei che possa essere stato nominato in qualche storia.

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Io avrei una domanda un po' maligna: secondo voi, quando nell'editoriale di pag. 4 Boselli dice che ci sono purtroppo ci sono alcuni sceneggiatori che non capiscono che i lamenti di Carson sono una posa, un atteggiamento di beffarda ironia, allude a qualcuno in particolare? :P

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Adesso, Carlo Monni dice:

Io avrei una domanda un po' maligna: secondo voi, quando nell'editoriale di pag. 4 Boselli dice che ci sono purtroppo ci sono alcuni sceneggiatori che non capiscono che i lamenti di Carson sono una posa, un atteggiamento di beffarda ironia, allude a qualcuno in particolare? :P

OVVIO !

AL DEGNO EREDE:D:P;)

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Quando in un personaggio si esagerano ("si" impersonale, senza quindi dare la colpa a nessuno) certe caratteristiche, tanto il lettore capisce che si tratta di una posa, di finzione, utilizzata con sottile ironia, si finisce quasi sempre per ottenere l'effetto contrario.

Così Carson è diventato un personaggio lamentoso, noioso, crapulone e innocuo donnaiolo.

A forza di fingere di essere cretino, verrai ricordato come un cretino.

Per questo ho apprezzato Giusfredi in questo speciale: ci ha mostrato il vero Kit Carson e non il Carson come era da giovane non ancora rimbambito.

Carson non è così ma, come la signora Rabbit, così lo dipingono.

Basta con il Carson bisteccheepatatinecontortadimele, ma un Carson meno spalla e più comprimario.

Mettiamolo nella testata:

TEX

e sotto 

Le avventure di Willer e Carson

E che siano veramente le avventure di Willer E Carson.

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