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TWF - Tex Willer Forum

[Texone N. 13] Sangue Sul Colorado


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8 ore fa, Laramie dice:

Il Tex di questa storia ne è un emblema: il Tex di GLB, ma anche di Boselli, non si sarebbe mai dichiarato sconfitto sul finale.

 

In realtà prende tempo con lo Sceriffo, gli chiede di poter verificare se le donne siano in salvo. Magari da lì in poi potrebbe inventarsi qualcosa, chi lo sa? ma la scelta narrativa è diversa: interviene il vecchio McLean, un personaggio a mio parere significativo, riuscito. Il suo ingresso in scena non è limitato a cavare le castagne dal fuoco a Tex, ma è finalizzato a preparare il drammatico e sorprendente finale, in cui il vecchio (che simboleggia una certa visione della vita) vince sul nuovo, ma al prezzo tremendo di uccidere una parte di sé.

Magari, senza quest'intervento, Tex si sarebbe inventato qualcosa, chissà; ma non ce n'è stato bisogno, grazie a uno snodo narrativo accettabile (a mio parere, non solo accettabile, ma molto bello). 

 

4 ore fa, Laramie dice:

Un Tex quasi remissivo, lontano anni luce dell'anarchico con tendenze protofasciste dei primi anni e comunque distante da quello "canonico" del Bonelli più maturo.

 

Il Tex di Nizzi non è mai stato quello di GLB. Quello del creatore era anarchico, incontrollabile, un vulcano costantemente in eruzione. Quello di Nizzi è stato sempre più pacato, più legalitario. Nizzi non è riuscito, nemmeno nei suoi anni migliori, a rendere al meglio questo tipo di caratteristiche di Tex. Come probabilmente non c'è riuscito nessuno dopo di lui. Il Tex di GLB è semplicemente inimitabile.

 

Il campo in cui Nizzi ha forse eguagliato il maestro, o comunque è stato quello ad andarci più vicino, è in effetti quello dei dialoghi brillanti. L'ironia, la brillantezza, l'umorismo delle sceneggiature nizziane - del primo Nizzi - sono a mio parere tra le peculiarità più felici dell'autore modenese. C'è, dentro questi dialoghi, il cameratismo di un gruppo di amici, c'è la complicità tra di loro ma anche con il lettore, cui sembra quasi che Tex e pards strizzino l'occhio in un momento di comune divertimento; c'è una certa visione "leggera" della vita. Ma questo non significa che le storie siano solo bistecche e patatine. Queste sono solo un "tormentone", peraltro già esistente, che non è una mera scopiazzatura di GLB, ma è invece felicemente innestato in un contesto che funziona, che diverte il lettore, per il quale quel tavolo sotto cui stendere le gambe e sopra il quale gustarsi una bella birra e una bistecca alta tre dita è un momento di tregua dell'avventura, un momento di leggerezza di cui approfittare per "chiacchierare" un po' con i suoi amici del West. Le bistecche e le patatine di Nizzi erano - e lo sono ancora adesso, a rileggerle - davvero gustose, saporite, e la sua birra era dissetante. Lo sono state finché Nizzi si è divertito a scrivere Tex. 

 

12 ore fa, Il sassaroli dice:

Ma volevo sapere se Nizzi ha modificato nel tempo l'impiego narrativo di questi momenti, cioè se da momenti di stacco sono diventati fulcro della storia, o se sempre li ha considerati così.

 

Poi non si è divertito più. Io credo che il problema del tardo Nizzi non fossero questi momenti, quanto il fatto che oltre a questi non c'era più nulla. Non c'era entusiasmo, non c'era passione, c'era il burnout, sempre più evidente nelle sue sceneggiature fiacche, noiose, alcune al limite del presentabile. La SBE avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti, ma colpevolmente non lo fece, inducendo al burnout texiano anche molti lettori, cui il nome di Nizzi sul tamburino faceva ormai venire l'orticaria (me incluso, molte sue storie le ho recuperate solo dopo essermi iscritto al forum). 

 

1 ora fa, Hellingen dice:

Se Nizzi ha chiamato sempliciotti dei lettori, è perché in realtà ne apprezza la leggerezza, le qualità umane. Chi ha letto tante storie di Nizzi sa che nelle sue meglio riuscite si respira spesso un' atmosfera rustica, perché è normale, è una sua impronta. Se a Nizzi piace la gente semplice e genuina e vuole pensare che i lettori di Tex sono in parte così che male c'è?

Al contrario, che pro avrebbe avuto a voler offendere il suo stesso pubblico??? 

 

Nizzi è un uomo probabilmente rustico, di paese. Quando dice che i suoi lettori cercano in Tex "un bagno caldo" non li sta offendendo, anzi lo dice con simpatia. Quella stessa simpatia che poi ha saputo tante volte infondere nelle pagine delle sue storie, non solo di Tex. Io ho letto alcuni suoi romanzi, dei gialli ambientati in paese, gustosi e piacevoli, il cui punto di forza sta proprio nell'ambientazione in piccoli paesi di provincia, popolati da gente semplice, rustica, di una semplicità che non è un difetto ma una qualità, sinonimo di schiettezza, valori sani e umili, sincerità. Questo vuol dire Nizzi quando chiama "semplici" i lettori, e queste a ben pensarci sono anche le caratteristiche di tanti suoi personaggi anche in Tex: lo sceriffo non eroico ma persona perbene, il vecchietto simpatico, l'anziano lavoratore che ha faticato una vita in miniera o a zappare la terra, il buon frate un po' tocco. "Semplice" per Nizzi è un pregio.

 

Ma questa sua visione di semplicità è stata anche, a lungo andare, un limite. Che è venuto fuori però solo quando non ce l'ha fatta più. Prima, Nizzi non ha scritto storie semplici per sempliciotti. Le sue storie potevano essere gialle, con La locanda dei fantasmi ha introdotto l'elemento psico-noir, molto suggestivo, c'erano le storie di congiure (I Cospiratori, Attentato a Santa Fe, Gli uomini che uccisero Lincoln), c'erano le storie commedia (La Congiura, un vero spasso, La leggenda della vecchia missione, indimenticabile), le storie drammatiche (Anderville, l'Uomo senza passato, Fiamme sull'Arizona, Le Colline del Vento, Furia Rossa), storie robustamente western (La grande Rapina), storie fantasy (Nelle paludi della Louisiana), storie del Grande Nord, ecc. Storie varie, ricche, ben costruite, avvincenti, scritte sempre per quel pubblico che lui considera semplice, ma che rispetta e che vuole far divertire.

 

E' solo dopo, quando è arrivato al burnout, che ha confuso la semplicità dei lettori con la dabbenaggine: ma qui a mio parere è più una versione di comodo che si è auto-costruita, perché semplicemente Nizzi a un certo punto non sa più cosa scrivere, non si diverte più, e giustifica le sue storie sempre più insulse trincerandosi dietro la presunta semplicità del lettore. E qui, in questa fase, viene fuori impietosamente il carattere dell'uomo, che litiga con Sergio Bonelli, che - più tardi ancora - viene richiamato da Boselli ma nei confronti del quale si comporta in maniera a dir poco ingenerosa, che si lascia andare a giudizi sulla Bonelli che fanno capire più cose di lui che li esprime che non della Bonelli che ne è vittima.  E' qui che Nizzi manca di rispetto. Al suo vecchio editore. A chi lo ha arricchito. A chi lo ha richiamato. Al lettore. Ma, prima di tutti, a sé stesso. 

Modificato da Leo
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<span style="color:red">7 minuti fa</span>, Diablero dice:

Nizzi ha sempre detto che le storie di GL Bonelli (che non aveva letto) erano tutte uguali, tutte con Tex e Carson che ricevono una missione (????) da un militare (????

 

Ce ne sono, ovviamente, ma sono tutt'altro che la regola ed altrettanto ovviamente Nizzi confonde i militari con i rangers rappresentati in divisa che, sempre meno, dagli anni 60, ma c'erono.

Una breve disamina delle prime dieci storie pubblicate direttamente sulla serie regolare , da "La caccia"  a "La dama di Picche" ci  fa vedere che quattro volte la storia inizia in medias res, un incarico c'è stato, ma noi non abbiamo visto la relativa scena, una volta capita nei guai per puro caso, due volte la storia inizia con un militare che affida a Tex un incarico, due volte Tex racconta sue vicende personali, una volta prima c'è un prologo e solo dopo c'è una scena con un ufficiale dei rangers che gli affida un incarico al posto di un ranger assassinato. Dieci storie e solo in due iniziano realmente con qualcuno che affida a Tex una missione. Già abbiamo abbastanza elementi per smentire questa tesi.

 

<span style="color:red">28 minuti fa</span>, Diablero dice:

E poi l'astio per Tex e lo schifo per quello che scriveva divenne tale da farlo "scoppiare" e smise di scriverlo (1992-1993 credo

 

1991 in realtà. Lo dice Michele Medda.

 

<span style="color:red">30 minuti fa</span>, Diablero dice:

da allora, per oltre vent'anni, ha scritto (1) senza mai più inventare una storia originale, per sua stessa ammissione, non ne aveva voglia o non ci riusciva, da allora ha sempre plagiato storie di altri o sue vecchie storie di Larry Yuma o si è fatto scrivere i soggetti da un "ghost writer" non accreditato.

 

E quasi sempre è riuscito a rovinare soggetti che sulla carta erano potenziamento interessanti e questo mi dava sinceramente sui nervi.

Io di mio aggiungo la tendenza a giustificarsi scaricando la responsabilità su altri, per esempio i disegnatori o la direzione della casa editrice.

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Adesso, Leo dice:

 

In realtà prende tempo con lo Sceriffo, gli chiede di poter verificare se le donne siano in salvo. Magari da lì in poi potrebbe inventarsi qualcosa, chi lo sa? ma la scelta narrativa è diversa: interviene il vecchio McLean, un personaggio a mio parere significativo, riuscito. Il suo ingresso in scena non è limitato a cavare le castagne dal fuoco a Tex, ma è finalizzato a preparare il drammatico e sorprendente finale, in cui il vecchio (che simboleggia una certa visione della vita) vince sul nuovo, ma al prezzo tremendo di uccidere una parte di sé.

Magari, senza quest'intervento, Tex si sarebbe inventato qualcosa, chissà; ma non ce n'è stato bisogno, grazie a uno snodo narrativo accettabile (a mio parere, non solo accettabile, ma molto bello). 

 

 

Il Tex di Nizzi non è mai stato quello di GLB. Quello del creatore era anarchico, incontrollabile, un vulcano costantemente in eruzione. Quello di Nizzi è stato sempre più pacato, più legalitario. Nizzi non è riuscito, nemmeno nei suoi anni migliori, a rendere al meglio questo tipo di caratteristiche di Tex. Come probabilmente non c'è riuscito nessuno dopo di lui. Il Tex di GLB è semplicemente inimitabile.

 

Il campo in cui Nizzi ha forse eguagliato il maestro, o comunque è stato quello ad andarci più vicino, è in effetti quello dei dialoghi brillanti. L'ironia, la brillantezza, l'umorismo delle sceneggiature nizziane - del primo Nizzi - sono a mio parere tra le peculiarità più felici dell'autore modenese. C'è, dentro questi dialoghi, il cameratismo di un gruppo di amici, c'è la complicità tra di loro ma anche con il lettore, cui sembra quasi che Tex e pards strizzino l'occhio in un momento di comune divertimento; c'è una certa visione "leggera" della vita. Ma questo non significa che le storie siano solo bistecche e patatine. Queste sono solo un "tormentone", peraltro già esistente, che non è una mera scopiazzatura di GLB, ma è invece felicemente innestato in un contesto che funziona, che diverte il lettore, per il quale quel tavolo sotto cui stendere le gambe e sopra il quale gustarsi una bella birra e una bistecca alta tre dita è un momento di tregua dell'avventura, un momento di leggerezza di cui approfittare per "chiacchierare" un po' con i suoi amici del West. Le bistecche e le patatine di Nizzi erano - e lo sono ancora adesso, a rileggerle - davvero gustose, saporite, e la sua birra era dissetante. Lo sono state finché Nizzi si è divertito a scrivere Tex. 

 

 

Poi non si è divertito più. Io credo che il problema del tardo Nizzi non fossero questi momenti, quanto il fatto che oltre a questi non c'era più nulla. Non c'era entusiasmo, non c'era passione, c'era il burnout, sempre più evidente nelle sue sceneggiature fiacche, noiose, alcune al limite del presentabile. La SBE avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti, ma colpevolmente non lo fece, inducendo al burnout texiano anche molti lettori, cui il nome di Nizzi sul tamburino faceva ormai venire l'orticaria (me incluso, molte sue storie le ho recuperate solo dopo essermi iscritto al forum). 

 

 

Nizzi è un uomo probabilmente rustico, di paese. Quando dice che i suoi lettori cercano in Tex "un bagno caldo" non li sta offendendo, anzi lo dice con simpatia. Quella stessa simpatia che poi ha saputo tante volte infondere nelle pagine delle sue storie, non solo di Tex. Io ho letto alcuni suoi romanzi, dei gialli ambientati in paese, gustosi e piacevoli, il cui punto di forza sta proprio nell'ambientazione in piccoli paesi di provincia, popolati da gente semplice, rustica, di una semplicità che non è un difetto ma una qualità, sinonimo di schiettezza, valori sani e umili, sincerità. Questo vuol dire Nizzi quando chiama "semplici" i lettori, e queste a ben pensarci sono anche le caratteristiche di tanti suoi personaggi anche in Tex: lo sceriffo non eroico ma persona perbene, il vecchietto simpatico, l'anziano lavoratore che ha faticato una vita in miniera o a zappare la terra, il buon frate un po' tocco. "Semplice" per Nizzi è un pregio.

 

Ma questa sua visione di semplicità è stata anche, a lungo andare, un limite. Che è venuto fuori però solo quando non ce l'ha fatta più. Prima, Nizzi non ha scritto storie semplici per sempliciotti. Le sue storie potevano essere gialle, con La locanda dei fantasmi ha introdotto l'elemento psico-noir, molto suggestivo, c'erano le storie di congiure (I Cospiratori, Attentato a Santa Fe, Gli uomini che uccisero Lincoln), c'erano le storie commedia (La Congiura, un vero spasso, La leggenda della vecchia missione, indimenticabile), le storie drammatiche (Anderville, l'Uomo senza passato, Fiamme sull'Arizona, Le Colline del Vento, Furia Rossa), storie robustamente western (La grande Rapina), storie fantasy (Nelle paludi della Louisiana), storie del Grande Nord, ecc. Storie varie, ricche, ben costruite, avvincenti, scritte sempre per quel pubblico che lui considera semplice, ma che rispetta e che vuole far divertire.

 

E' solo dopo, quando è arrivato al burnout, che ha confuso la semplicità dei lettori con la dabbenaggine: ma qui a mio parere è più una versione di comodo che si è auto-costruita, perché semplicemente Nizzi a un certo punto non sa più cosa scrivere, non si diverte più, e giustifica le sue storie sempre più insulse trincerandosi dietro la presunta semplicità del lettore. E qui, in questa fase, viene fuori impietosamente il carattere dell'uomo, che litiga con Sergio Bonelli, che - più tardi ancora - viene richiamato da Boselli ma nei confronti del quale si comporta in maniera a dir poco ingenerosa, che si lascia andare a giudizi sulla Bonelli che fanno capire più cose di lui che li esprime che non della Bonelli che ne è vittima.  E' qui che Nizzi manca di rispetto. Al suo vecchio editore. A chi lo ha arricchito. A chi lo ha richiamato. Al lettore. Ma, prima di tutti, a sé stesso. 

Bello, grazie Leo.:Ave:

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<span style="color:red">7 ore fa</span>, Leo dice:

...

Poi non si è divertito più.

...

Molto interessante anche la tua disanima, Leo. Grazie.

 

Mi dite qual è il numero di Tex che fa da spartiaque tra il Nizzi brillante e quello stanco? 

Ci sono storie già raccolte in volume rappresentative dei due Nizzi? 

Mi avete fatto venire voglia di "studiare" :D

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Adesso, Il sassaroli dice:

Molto interessante anche la tua disanima, Leo. Grazie.

 

Mi dite qual è il numero di Tex che fa da spartiaque tra il Nizzi brillante e quello stanco? 

Ci sono storie già raccolte in volume rappresentative dei due Nizzi? 

Mi avete fatto venire voglia di "studiare" :D

Ciao...Io ti consiglierei prima di leggere le storie di Nizzi indicate da Leo che sono piaciute alla maggior parte degli utenti (basta vedere i voti per avere un feedback).

Poi se vuoi leggere storie a dir poco discutibili nella fascia 500/600 le trovi.

Le trovi anche nella fascia 400/500 ma a memoria di meno.😅

Però parti da quelle indicate da Leo.

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Adesso, Diablorojo82 dice:

Ciao...Io ti consiglierei prima di leggere le storie di Nizzi indicate da Leo che sono piaciute alla maggior parte degli utenti (basta vedere i voti per avere un feedback).

Poi se vuoi leggere storie a dir poco discutibili nella fascia 500/600 le trovi.

Le trovi anche nella fascia 400/500 ma a memoria di meno.😅

Però parti da quelle indicate da Leo.

:ok:

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Adesso, Il sassaroli dice:

Molto interessante anche la tua disanima, Leo. Grazie.

 

Mi dite qual è il numero di Tex che fa da spartiaque tra il Nizzi brillante e quello stanco? 

Ci sono storie già raccolte in volume rappresentative dei due Nizzi? 

Mi avete fatto venire voglia di "studiare" :D

 

Non c'è un numero spartiacque, ma si può dire che c'e una caduta progressiva a partire dal numero 400: in questo periodo, Nizzi soffre di una crisi di idee che lo porta a non scrivere neanche piu una riga (nel 1991, ha scritto Carlo Monni sopra). Dal 400 in poi si alterneranno storie non più brillanti con ancora buone (e in certi casi ottime, come per il texone di questo topic) sceneggiature. Nella fascia 400-500 troviamo infatti, pur in uno scadimento generale della qualità delle sue sceneggiature, ancora delle storie importanti: L'uomo senza passato, ad esempio, scritta con Villa anche nelle vesti di soggettista, è molto bella; i texoni La Valle del terrore, L'uomo di Atlanta, L'ultima Frontiera, Sangue sul Colorado, L'ultimo Ribelle, Il cavaliere solitario, meritano tutti di essere letti (sono anzi a mio parere tra le storie più belle di questa collana), nella serie regolare si mettono in luce storie come Gli Uomini che uccisero Lincoln, Il Presagio, Le colline dei Sioux, la storia sul generale Custer (che io non apprezzo particolarmente, ma so che a molti è piaciuta), la Maschera dell'orrore.

Queste storie, o almeno parte di esse, io le ho recuperate anni dopo che sono uscite in edicola. Questo perché in quel periodo evitavo le storie di Nizzi: mi sapevano di vecchio, di stanco, perché in quel periodo oltre ad esse uscivano anche le storie di Boselli, che erano tutte animate da un afflato epico. Non era facile, per me, entusiasta delle vicende ad alto tasso di pathos e lirismo di Boselli, tornare al tran tran nizziano. Pensavo che ormai l'autore di Fiumalbo avesse fatto il suo tempo. Mi sbagliavo appunto, perché ancora di zampate sapeva darne; solo che io, ottenebrato da una sorta di idiosincrasia nei suoi confronti, non le sapevo più riconoscere. Per fortuna le ho recuperate in seguito. 

 

Purtroppo però ho recuperato anche la fascia post 500, in cui il nostro ha fatto registrare un crollo verticale. La stanchezza era tale che, a volte, nemmeno il mestiere riusciva più a sopperire e ad evitare l'uscita in edicola di storie piatte e insulse. A metà della fascia 500, Nizzi ha una lieve ripresa, ma solo grazie al fatto che ai soggetti si fa aiutare da un ghost writer mai accreditato (bella cosa, per uno che si è lamentato per anni del fatto che la SBE non gli faceva firmare le storie!); soggetti tutto sommato accettabili, che lo aiutano anche nella scrittura di sceneggiature un po' più briose rispetto alle ultime, scialbe performance. Ma è una breve stagione, che prelude all'ingloriosa fine, ben simboleggiata da Oltre il fiume (nn. 596-597), la cui sceneggiatura è forse la peggiore mai apparsa su tutta la saga.

 

C'è poi una quarta fase (dopo la prima, ottima, che dura fino al 400; la seconda, buona/discreta, tra 400 e 500; la terza, a dir poco mediocre ma con punte pessime, post 500), quella consentita da Boselli che riarruola un ormai ottuagenario Nizzi qualche anno fa. Sorprendentemente, il vecchio autore non se la cava poi così male, anche se alcune sue storie sono inaccettabili: si pensi alla tanto vituperata (a ragione) scena delle mutande sul battello più volte richiamata da Diablero. Tuttavia, soprattutto sui Maxi Nizzi si toglie ancora qualche soddisfazione: la verve nella scrittura di queste ultime storie credo che si possa spiegare con una rinnovata capacità dell'autore di tornare a divertirsi a scrivere Tex, forse perché non più ossessionato dalle scadenze cui era sottoposto nella fase "attiva" della sua carriera. Questo suo divertimento si è tradotto nel divertimento di tanti lettori, che hanno apprezzato (molti altri hanno invece considerato questo ritorno una iattura, ma di fatto Boselli, richiamandolo, ha esplicitamente ammesso che in giro non c'è tanta gente che sappia scrivere Tex, e Nizzi è, lo è ancora, tra questi). E non perché siano lettori sempliciotti. O forse sì, ma è poco importante. Ciò che importa è che si siano divertiti.

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Adesso, Leo dice:

 

Non c'è un numero spartiacque, ma si può dire che c'e una caduta progressiva a partire dal numero 400

Disamina corretta, ma mi prendo la responsabilità di dire che forse lo spartiacque esiste. 

Non netto, ma forse c'è.

Ci sono due storie di Nizzi che escono a stretto giro e sono entrambe accomunate dal fatto di essere state scritte in parte prima della crisi e in parte dopo. Molte storie del periodo presentano questa caratteristica, ma, a mio avviso, le volte precedenti il "problema" era nascosto meglio, oppure le si potevano considerare dei casi isolati.

 

Le due storie sono "L'uomo senza passato" e "Yucatan", uscite una dietro l'altra.

 

Non brutte storie, a dir la verità. Soprattutto la prima, la quale presenta una parte iniziale da premio Oscar e che rientra (il primo albo, appunto) fra le migliori cose che Nizzi abbia mai scritto.

Anche "Yucatan" per i disegni di Marcello, ha un buon inizio, pur con almeno un momento da piccione.

 

Entrambe le storie però si sgonfiano clamorosamente sul finale che perde di pathos e chiude in tono minore una vicenda che aveva tutt'altro respiro. In "L'uomo senza passato" la cosa si nota molto meno perché finisce come sappiamo, mentre in "Yucatan" il crollo è proprio evidente.

 

E questa diventerà la cifra stilistica del Nizzi post-crisi: storie dal soggetto molto promettente che progressivamente si sgonfiano a causa di pessime sceneggiature composte da scene con il copia/incolla.

 

Ripeto: non sono storie brutte (io "L'uomo senza passato" periodicamente me la rileggo), ma sono, secondo me, due storie che, rilette a posteriori, rappresentano un po' il salto dello squalo di un autore che da lì in avanti non riuscirà più a riprendersi anche al netto di alcune storie buone, talvolta anche ottime, che diverranno sempre meno con il passare degli anni fino a raggiungere gli abissi terribili citati da @Leo.

 

Sarebbe un'idea interessante per un topic che potremmo intitolare "Il salto dello squalo di Nizzi", ma ho paura che lì si arriverebbe davvero alle botte.

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Tutto questo astio di Diablero su qualsiasi cosa che Nizzi ha scritto di Tex, che per mè  ha scritto anche ottime storie, mi da molto fastidio e mi porta a schierarmi in sua difesa forse più del dovuto. Cè  stato un periodo in cui io speravo che le storie fossero tutte scritte da Nizzi. Poi purtroppo le storie sono iniziate a peggiorare fino ad arrivare ad Usaki, per mè la peggior storia in assoluto di Tex. La delusione maggiore di Nizzi pero sono state le sue ultime uscite pubbliche dove ha criticato malamente Boselli e la Sergio bonelli editore.

Perfetta la disamina di Leo, la penso proprio come lui. 👍🍺

( per quanto riguarda Yucatan mi sembra che la storia è stata scritta in due tempi diversi, la prima parte prima della crisi e  la seconda parte è stata scritta in piena crisi.) 

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E per questo io preferisco distinguere Il Tex di GL Bonelli, da quello di Nolitta, Nizzi, Boselli e adesso Ruju.

 

Confrontarli non è possibile, si tratta di 5 stili profondamente diversi e quindi anche Tex potrebbe risultare non riconoscibile da parte di coloro che ne preferiscono soltanto una versione.

 

Dal punto di vista grafico non abbiamo versioni che fra loro possono cozzare terribilmente?

 

Rendiamoci conto che ciò accade anche in termini di soggetti e sceneggiature, ovviamente al netto di qualche estremo che possa inficiare totalmente la personalità del protagonista.

 

Ovviamente gli estremi (ad esempio il Tex che si fa fregare in mutande o dei capolavori considerati tali all'unanimità dei lettori), statisticamente contano veramente poco in una saga lunga 75 anni !

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<span style="color:red">58 minuti fa</span>, Piombo Caldo dice:

Tutto questo astio di Diablero su qualsiasi cosa che Nizzi ha scritto di Tex, che per mè  ha scritto anche ottime storie, mi da molto fastidio

àstio s. m. [prob. dal got. haifsts «lite»]. – Sentimento di malanimo e di rancore covato verso persona da cui si ritiene d’avere ricevuto gravi torti, o causato da invidia o gelosia (Treccani).

 

Io credo che sia indispensabile, quando si esprimono giudizi sugli altri, scegliere con cura le parole, perché (e non voglio incitare @Diablero alla rissa, anzi lo invito a soprassedere) qualcuno si potrebbe offendere.

Astio è una parola peggiore di odio e non va usata a sproposito.

Già una volta ho detto qualcosa in proposito.

Non mi risulta che Nizzi abbia recato grave torto a @Diablero né che questi ritenga di averne da lui ricevuti.

@Diablero si è sempre limitato a esaminare la realtà dei fatti, senza mezzi termini magari, ma dire che le sue parole sono permeate d'astio è una bestialità.

 

A proposito, "" è un errore da matita blu.

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Astio inteso come fastidio, se il vocabolario dice questo. non era quello che volevo dire io.  Sono sopratutto i toni che usa e  certe parole che non mi piacciono. Sicuramente se è così ho sbagliato, a scuola poi ero molto scarso.

A Diablero non va bene assolutamente niente di quello che ha scritto per Tex, per me invece ha anche fatto cose buone.

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Adesso, Piombo Caldo dice:

Astio inteso come fastidio

No.

Rileggiti il tuo commento.

L'astio ti dà fastidio.

Il fastidio ti dà fastidio?

Adesso, Piombo Caldo dice:

per me invece ha anche fatto cose buone.

Chi, @Diablero?

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2 ore fa, Piombo Caldo dice:

Tutto questo astio di Diablero su qualsiasi cosa che Nizzi ha scritto di Tex, che per mè  ha scritto anche ottime storie, mi da molto fastidio

 

1 ora fa, Letizia dice:

Io credo che sia indispensabile, quando si esprimono giudizi sugli altri, scegliere con cura le parole,

 

Scusa, Letizia,  Piombo Caldo non ha scritto che Diablero ha dell'astio verso Nizzi (in questo caso avresti ragione), ma verso "qualsiasi cosa che Nizzi ha scritto di Tex". Ed è una frase che non mi sembra offensiva verso nessuno. Ha espresso solo la sua opinione sulle critiche mosse da un altro utente, che è quello che facciamo tutti noi quando commentiamo una critica altrui. Non è entrato nel personale, mi pare.

 

"Astio" significa essere maldisposti verso qualcuno da cui si è ricevuto un torto. E se è riferita in questo caso non a una persona ma a tutto ciò che Nizzi ha scritto è vero: Diablero odia in modo profondo (e persistente) tutta l'opera nizziana di Tex, perché ha arrecato danno - secondo lui - a tutta la serie e a lui stesso che l'ha dovuta leggere. :lol:

Il suo è un rancore e un odio profondo, profondissimo, altroché, in particolare verso certe storie, con mutande o senza mutande.  :lol: Legittimo, per carità. Come è legittima e non offensiva l'osservazione del sempre pacato Piombo Caldo. Che sbaglia gli accenti, ma chissenefrega in un forum pieno di refusi.

 

P.S.: non sono mai stato "nizziano" ma non credo che tutto quello che ha scritto l'autore di Fiumalbo su Tex faccia schifo o non sia texiano, io almeno una decina di storie, tra cui questa, la salvo (Furia rossa, La grande rapina, I cospiratori, Sioux, Fuga da Anderville, La ballata di Zeke Colter, L'ultima frontiera, Fiamme sull'Arizona, Piombo rovente...).

 

 

 

 

 

 

 

Modificato da Poe
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Adesso, Poe dice:

suo è un rancore e un odio profondo, profondissimo, altroché, in particolare verso certe storie, con mutande o senza mutande.  :lol: Legittimo, per carità. Come è legittima e non offensiva l'osservazione del sempre pacato Piombo Caldo. Che sbaglia gli accenti, ma chissenefrega in un forum pieno di refusi.

 

A proposito di refusi, io francamente trovo profondamente sbagliato, scusami @Letizia ma te lo devo proprio dire, correggere altri utenti su errori ortografici. Io non conosco Piombo Caldo, non so se ha potuto studiare, non conosco la sua storia. Non mi sognerei mai di correggere qualcuno su un social. Poi magari Piombo è un professore di italiano, e quello è solo un errore del T9, ma la sostanza non cambia.

 

Così come concordo che quello di Diablero sia astio, non ci sono altre parole. E' un astio verso un'opera, dal suo punto di vista motivato, per tutto quanto Diablero ritiene che Nizzi abbia fatto su Tex. Non c'è nulla di offensivo. Offensivi, alle volte, sono certi modi. Ma non quelli di Piombo Caldo

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  • co fondatore
Pubblicato (modificato)

Vero, Vincenzo a volte è eccessivo. Io stesso sono antinizziano ma alcune sue vecchie storie le leggo ancora con piacere nonostante le storture evidenti (anche la famigerata Fuga da Anderville). Ed evito, non solo in quanto mod, di usare certi toni (lo sfogo contro Il Sassaroli che mi è sfuggito ieri è dovuto ad altri motivi e mi sono scusato).

Però, ciò nonostante, difficilmente ha torto. Certo, secondo me esagera a definire FdA pessima anche come western bellico (non lo è, tutt'al più ci sono alcune scene non texianamente corrette, ma per il resto regge), però quasi sempre coglie il punto.

Modificato da Mister P
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Quasi sempre coglie il punto, ma non sempre :D. E' quando non lo coglie che rischia di divenire irritante, ma è ovvio che ognuno ha il suo carattere e comunicare dietro una tastiera complica le cose.

 

Sia chiaro, sono il primo a elogiare Diablero e stimarlo, visto che è una risorsa per il Forum con il suo acume e conoscenza fumettistica, però quando esagera è giusto farlo notare. Peace and love people :)  

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"astio" è un concetto che nega il diritto alla critica.

 

Vi mostrano l'opera di qualcuno. La giudicate, esteticamente e artisticamente, pessima.

 

Vuol dite che "siete astiosi"?

 

Cosa vuol dire, che se foste "equilibrati"... la lodereste? Anche se vi ha fatto schifo? Per "non parlarne con astio"?

 

Bisogna parlare bene di tutto per non offendere i fan?

 

Questo è "amichettismo", non critica.

 

Buone braghe calate a tutti!

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Adesso, Mister P dice:

Però, ciò nonostante, difficilmente ha torto. Certo, secondo me esagera a definire FdA pessima anche come western bellico (non lo è, tutt'al più ci sono alcune scene non texianamente corrette, ma per il resto regge), però quasi sempre coglie il punto.

 

Per me spesso non lo coglie. E anche quando spiega dettagliamente il suo punto di vista, postando le vignette, e aggiungendo di sentirsi scemo a dover spiegare certe cose a gente adulta (poi però Letizia censura Piombo Caldo :D ,come se questa affermazione non sia di suo un tantinello antipatica e provocatoria), a me spesso non convince comunque. Lui si sentirà scemo a doverlo spiegare, io quindi dovrei sentirmi scemo perche non riesco a cogliere? Perche non vedo le magagne che lui si ostina a pretendere sacrosante in Fuga da Anderville? O in Sangue sul Colorado?

 

La verità è che, anche quando Diablero ha la pretesa di oggettività (cioè quasi sempre), semplicemente non ce l'ha. Centinaia di discussioni stanno lì a testimoniarlo, topic su topic di flames, in cui altri gli rintuzzano le critiche, hanno opinioni diverse e le argomentano. Perché è difficile essere oggettivi, scientifici, in un campo come questo, che vive di emozioni, di sensazioni, che va oltre le lettere scritte nero su bianco nei baloon, oltre i tecnicismi delle sceneggiature.

 

Diablero ha una capacità di analisi, e di scrittura, non comuni. I suoi post sono sempre interessanti, spesso illuminanti. Ti aiuta ad analizzare, a cogliere dei punti. La sua narrazione sul Nizzi che volutamente rovina Tex perché lo tiene sullo stomaco è anche suggestiva; se la si prende come iperbole di un certo suo sentiment verso l'opera nizziana è intrigante (io non concordo, ma a tante cose non avevo mai pensato prima che lui me le rendesse chiare, da questo punto di vista avere un utente come lui è estremamente stimolante). Ma lo stile è provocatorio, astioso nei confronti di Nizzi autore, e converrete spero tutti che è antipatica alle volte tutta quella sicumera e pretesa di oggettività. Credo che possa convenirne anche lo stesso @Diablero. E anche se lui lo crede, no, @Mister P, non coglie sempre il punto. A parer mio, ovvio ;)

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Guest Hellingen
Adesso, Leo dice:

Perché è difficile essere oggettivi, scientifici, in un campo come questo, che vive di emozioni, di sensazioni, che va oltre le lettere scritte nero su bianco nei baloon, oltre i tecnicismi delle sceneggiature.

Parole sante 

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<span style="color:red">4 minuti fa</span>, Poe dice:

non ha scritto che Diablero ha dell'astio verso Nizzi

L'astio, secondo la Treccani, non si prova nei confronti delle cose, ma delle persone.

Quindi l'uso del termine è fuori luogo: se qualcuno prova astio per qualcosa che ho fatto o detto io, è impensabile che provi astio per dei fatti o per delle parole, prova astio per me.

Quello che ho fatto o detto è solo la causa dell'astio.

Scusa se sono così pignola.

 

Per rispondere al fastidio che infastidisce, anche a me capita spesso di essere infastidita dal fastidio.

 

Per rispondere a @Leo, non correggo mai i refusi altrui (io ne commetto forse più di tutti voi messi insieme).

La mia non è stata una correzione (lo sarebbe stata se fosse stata tempestiva).

Avevo già notato il refuso e ho sempre taciuto.

Questa volta, e solo a fini didattici (per chi ci vuol credere), mi sono decisa a farlo notare affinché non lo ripetesse più.

Se si è offeso, chiedo umilmente venia perché non era mia intenzione.

 

Per quanto riguarda Fuga da A. stendiamo un velo piietoso sulla fine di Tom e sull'incavolatura finale di Tex perché mi stanno proprio sullo stomaco, tanto da farmi dimenticare che la trama, nonostante tutte le incongruità citate da @Diablero, non era poi così male.

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Adesso, Diablero dice:

Vuol dite che "siete astiosi"?

 

Vuol dire che parli con rancore di un'opera che ritieni sia stata lesiva di un personaggio che ami molto, e di un autore che è stato a tuo dire ingeneroso anche con il creatore di Tex. In questo senso Piombo Caldo ha usato la parola "astio". Forse non è quella giusta, ma è solo per rendere idea. Per dire che tu non tolleri l'opera di quell'autore e ne parli, in maniera del tutto legittima anche se a volte sgradevole (per me) male. È solo per rendere l'idea, Diablo, non per farti chissà quale accusa. "Odi" l'opera di Nizzi per mille ragioni, da te più e più volte spiegato. Nessuno sta dicendo che non devi parlarne male :)

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Ritornando al Texone.

Il canion lungo e tortuoso, lo sbarramento usato da Tex per fermare Maclean, il padre che uccide il figlio.

Nessuno ha notato che è tutta roba "presa in prestito" (e male) da "Il grande paese"?

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