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TWF - Tex Willer Forum

[756/759] La Tigre colpisce ancora


MacParland
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  • co fondatore

Allora, signori, la storia mi è piaciuta tutta. Ottima trama, ottimi disegni, ottimi personaggi.

 

C'è solo un difetto, caro @borden, il solito...

 

...finale troppo affrettato :lol:!

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<span style="color:red">2 ore fa</span>, Mister P dice:

Allora, signori, la storia mi è piaciuta tutta. Ottima trama, ottimi disegni, ottimi personaggi.

 

C'è solo un difetto, caro @borden, il solito...

 

...finale troppo affrettato :lol:!

 

Non è affrettato, è veloce. C'è una discreta differenza.

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<span style="color:red">10 minuti fa</span>, Carlo Monni dice:

 

Non è affrettato, è veloce. C'è una discreta differenza.

Se ti dessero cinque euro per ogni volta che hai scritto questa cosa,Carlo,oggi saresti ricco:D

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<span style="color:red">1 ora fa</span>, Grande Tex dice:
1 ora fa, Carlo Monni dice:

 

Non è affrettato, è veloce. C'è una discreta differenza.

 

 

Forse che è colpa mia se c'è ancora gente che non comprende la differenza tra affrettato e veloce?

 

<span style="color:red">30 minuti fa</span>, Diablero dice:

Onestamente NULLA di questa storia mi sembra "affrettato" :lol:

 

Ogni tanto andiamo d'accordo.:P

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Si è chiuso col quarto albo, la lunga (e attesa!) avventura dei quattro pards in Borneo.

 

La curiosità per il ritorno della Tigre Nera era molto alta, sia perché, per quanto se ne dica, il villain di Nizzi (soprattutto nella prima apparizione) ha avuto il suo spessore e fascino, sia perché, dopo un declino dovuto a due successive storie meno memorabili e una presunta fine banale e rapida, si cercava di capire quale escamotage narrativo avesse scelto Mauro per rendere plausibile il “recupero” e dove volesse andare a parare.

 

Non ho mai nascosto in passato, che ero molto scettico sulla soluzione di “risuscitazione” da adottare dopo la fatidica scena tombale scritta da un Nizzi, ormai giunto al minimo sindacale della voglia di comporre Tex, ma il fatto che Borden puntasse molto su questo soggetto, mi faceva intravedere un piccolo spiraglio.

 

Appena letto l’albo, ho appurato che l’autore è stato bravo a cavarsela per il rotto della cuffia: ovviamente una lieve forzatura è presente (non poteva essere altrimenti visto il precedente epilogo nizziano), ma con un’accettabile richiesta di sospensione d’incredulità (la narrativa fantastica è una cosa, la presunta logica reale è un’altra!), la scena funziona e non stride alquanto e già questo si è mostrato un buon viatico per il proseguo della lunga odissea tropicale.

 

Un primo albo di preparazione, con la camera rivolta ai numerosi piani e doppi giochi vari, fra i canali di New Orleans e vecchi alleati voodoo quali Omoro, Juffure e l’affascinante Lohana  in prima linea, delinea quella che sarà l’ossatura portante della lunga vicenda.

 

Alcuni hanno contestato il lungo flashback con la spiegazione del salvataggio mirabolante di Sumalkan, con sosia degni di “Tale e quale show” :D ma Mauro, ben consapevole di rischiare di scontentare comunque qualcuno, ha scelto la via più spinosa ma obbligata, visto la sorte da cui doveva riprendere il personaggio. Chissà se la sua scelta è stata pure influenzata da alcuni post sul forum? Comunque, a mio avviso, ripeto, la scena è comunque accettabile.

 

Faccio uno strappo alla regola, rispetto al mio consueto modo di scrivere i commenti: prima di proseguire con una disamina più dettagliata dei personaggi più importanti che recitano su questo splendido scenario esotico, spendo alcune parole per l’enorme e ottimo lavoro di Venturi ai pennelli.

 

Fin dai suoi esordi su Dyd, Andrea Venturi mi aveva molto colpito, grazie a un tratto personale e molto funzionale. A onore del vero, sebbene avessi notato una buona maturazione già sul genere horror, agli inizi non avrei scommesso troppo sulla sua adattabilità al genere western. Mi sbagliavo e in toto: dopo un breve e proficuo rodaggio, l’artista ha sfoderato gli artigli e mostrato tutto il suo innato talento. Ormai è un veterano e punta di diamante della scuderia, tuttavia la prova in questione è davvero il suo capolavoro grafico.

 

Lentezza di esecuzione a parte, la maestria e la continuità qualitativa con cui si è cimentato in questa complicatissima sceneggiatura è da encomio. Passare con così disinvoltura dalla umida Lousiana, ai scorci cittadini, velieri e oceani e le spiagge selvagge del Borneo, fra capanne e Dayaki, regge e scorci di salgariana memoria è davvero un’autentica prova del nove. Chapeau.

 

Chiusa la parentesi sul comparto grafico, torniamo alla storia e ai suoi protagonisti.

 

Tex come tradizione boselliana, si mantiene il consueto eroe dal polso forte e molto deciso. I riflettori non sono rivolti solo su di lui, ma quando è al centro dell’azione non sfigura e soprattutto, sebbene l’ovvio rancore portato verso il sanguinoso nemico, al momento clou non esita a saper scegliere quali sono i reali oppressi da difendere. La scena finale a me ha pure commosso, per quanto Sumalkan abbia seminato terrore e morte, perseguendo una strada del tutto errata per i suoi piani e ideali, merita una sorta di onore della armi e son certo che in cuor suo, il nostro ranger abbia accettato una tale fine “onorevole” per l’avversario e non doverlo ricondurre in catene negli States.

 

Carson meno in evidenza di altre prove boselliane, ma sempre utile e sul pezzo. Si lamenta il giusto, mostra sprazzi ironici ma il suo contributo è comunque sufficiente. Mauro troverà storie più adatte per tornare a metterlo più al centro del gioco.

 

Tiger l’ho trovato brillante e a suo agio tra gli scenari esotici. E’ colui che prende seriamente il compito di addestrare gli impreparati indigeni e a differenza di altre volte, è loquace e al centro delle decisioni.

Non ha nemmeno la minima remora ad avallare la scelta di Kit di schierarsi a fianco con i pirati e mostra grande empatia con il popolo soppresso dall’usurpatore olandese. Brillante!

 

Il giovane Kit è assieme a Daniel Silva, il vero protagonista della storia. Il suo iniziale rapimento lascia intendere che ci si trovi al cospetto del solito leitmotiv che spesso lo ha visto protagonista, ma Mauro ci spiazza, imbastendo un interessante rapporto di stima e amicizia fra lui e il giovane capitano, figlio della Tigre Nera. Acuto e deciso, sa liberarsi dalle situazioni più ingarbugliate e brilla di umanità, quando rischia la vita pur di salvare le vite dei Dayaki. Non ci pensa due volte a scegliere con chi schierarsi e fornisce il suo prezioso contributo. Ho spesso in passato criticato la gestione boselliana del giovane rampollo, ma anche su questo aspetto Mauro stavolta mi ha fatto ricredere e gliene do atto.

 

La Tigre Nera contrariamente a quello che si poteva in principio aspettare, risulta piuttosto defilata sia nel lungo incipit in terra americana, che nella parte nevralgica e centrale dell’opera. Recupera la ribalta nel finale, dove riesce a sconfiggere l’acerrimo nemico Rajah e liberare il suo popolo, aprendo di fatto le vie del regno al figlio Daniel.

Rispetto alla figura più pazzoide iniziale, Borden modella con audacia il personaggio, ridandogli smalto e concretezza. L’abilità nell’ordire tranelli rimane invariata, ma si mette più in risalto il suo legame con il  trono spodestato, il suo popolo, il lato umano con i sentimenti da padre e teneri verso la fedele Loahana. Il villain riconosce pure il valore di Tex e di fatto in questa storia, non lo vede mai come un vero avversario e gli muore tra le braccia, in quella scena che ho già elogiato.

 

Daniel Silva, figlio della famigerata Tigre Nera, fin dall’inizio ci viene mostrato come un simpatico ragazzo coraggioso. Il suo presunto ruolo di avversario perpetrato col rapimento di Kit, è solo una breve parentesi. Come già descritto fra i due s’instaura subito un rapporto di stima reciproca e una forte empatia, che li renderà perfetti alleati per l’assalto finale al fortino di Van Gulik.

Per chi temeva che la ormai nota “sfiga degli amici di Piccolo Falco” potesse colpire pure lui, il sospiro di sollievo è d’obbligo: Mauro cambia registro e ce lo consegna meritatamente vincitore, con un Regno da governare e un ruolo davvero di spicco in questa lunghissima avventura. Molto diverso dal padre per ciò che riguarda l’etica ma simile nel coraggio e nel valore di conduttore.

 

Van Gulik è il tipico tirannello prepotente e alquanto vigliacco, che si scherma del suo potere e mostra tutta la sua mediocrità appena perde il suo scudo e deve agire di persona. Nessuno piangerà per la sua dipartita, comunque prima di schiattare, porta con sè sia Loahana che Sumalkan, nel concitato e solenne finale.

 

Dekker è il tipico soldato tutto d’un pezzo al servizio del suo comandante. Ha del valore ma lo spende per la sponda sbagliata, è tuttavia duro e prepotente e, almeno il sottoscritto, non vedeva l’ora che una pallottola di Tex ponesse fine alla sua rigida esistenza.

 

Lohana stavolta riesce a immolarsi per la salvezza del suo amato Sumalkan (nella storia di Nizzi per le note ragioni, la scena fu cassata da Sergio Bonelli). Boselli riesce a cavarne tutto ciò che c’era da questo personaggio, lo fa brillare nell’arte del doppio gioco nel primo albo e ne mette in evidenza il suo amore e venerazione per il sovrano Malese.

 

Se dovessi continuare a descrivere anche i personaggi secondari che l’autore caratterizza durante la lunga durata dei quattro albi, farei l’alba e raggiungerei la lunghezza di un papiro degna dei celebri rotoloni pubblicizzati in tv :D, di conseguenza mi accingo ai titoli di coda.

 

Storia epica e coraggiosa, molto avvincente e avventurosa. Cosa manca per poter essere fregiata del titolo di capolavoro? Una caratteristica che ultimamente riscontro in Boselli e che spesso rende più faticosa la lettura: premetto che è una valutazione soggettiva la mia, comunque trovo una tendenza ad appesantire i dialoghi, rendere farraginose alcune sequenze con troppe informazioni e spiegazioni di piani d’azione.

In storie con molti personaggi e vari cambi di scenari, questo aspetto si avverte parecchio e la narrazione in alcune sessioni perde di fluidità e interferisce con i ritmi di sceneggiatura.

 

La mia valutazione finale è comunque  positiva. Il mio voto finale è 8  

  • +1 4
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Finita ieri sera dopo aver riletto tutta la saga della Tigre. 

Visti gli autori avevo molta fiducia nella riuscita della storia, ma Boselli e Venturi hanno decisamente superato se stessi e se dovesse uscire una ristampa in volume di questa avventura lo prenderei subito. :Ave:

 

Modificato da MarrFarr
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Letta oggi tutta la storia. Molto belli gli ultimi due albi, mentre ho trovato faticosi i primi due. Poiché ho finito la lettura a ridosso della partita Milan Roma, non posso scrivere ora un commento articolato. Tuttavia, mi resta un rovello: perché Daniel Silva rapisce Kit? Sapeva chi era? E poi, a che pro rapirlo? Qual era l'intento sotteso al rapimento? La Tigre voleva attirare Tex nel Borneo? Non l'ho capito... qualche anima pia potrebbe spiegarmelo? Evidentemente ottenebrato da altri topic :D non sono riuscito a capire un punto fondamentale di questa storia. Se non capisco la logica di questo snodo, non posso darne un giudizio equo. Grazie a chi vorrà aiutarmi.

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1 hour ago, Leo said:

Letta oggi tutta la storia. Molto belli gli ultimi due albi, mentre ho trovato faticosi i primi due. Poiché ho finito la lettura a ridosso della partita Milan Roma, non posso scrivere ora un commento articolato. Tuttavia, mi resta un rovello: perché Daniel Silva rapisce Kit? Sapeva chi era? E poi, a che pro rapirlo? Qual era l'intento sotteso al rapimento? La Tigre voleva attirare Tex nel Borneo? Non l'ho capito... qualche anima pia potrebbe spiegarmelo? Evidentemente ottenebrato da altri topic :D non sono riuscito a capire un punto fondamentale di questa storia. Se non capisco la logica di questo snodo, non posso darne un giudizio equo. Grazie a chi vorrà aiutarmi.

All'interno della storia si dice che è per ricattare Tex costringendolo a smettere di inseguirli. Ma la cosa aveva già lasciato perplesso anche me, ne parlavo in un post precedente (e se ne parla nei seguenti)

 

La Tigre ormai dovrebbe conoscere Tex, non sa che rapire Kit è proprio la maniera più sicura per far sì che NON si fermi? Oltretutto, senza Kit.. si sarebbe probabilmente dovuto arrendere al fatto che la Tigre era fuggita (la missione di Tex e degli altri in Tigreland è praticamente suicida, li vogliono ammazzare tutti quanti, ogni singola fazione nessuna esclusa, si salvano perchè muoiono le persone giuste nella sequenza giusta e vengono "graziati" dalla Tigre... Tex avrebbe davvero inseguito la Tigre nel paese dove era sovrano (dei pirati ma comunque sovrano) da solo con i pards senza alcuna copertura e nessuna autorità? Per me non avrebbe avuto senso)

 

Più plausibile forse la soluzione "alternativa" proposta da alcuni: che la Tigre lo faccia apposta proprio perchè vuole che Tex lo insegua... ma poi quando scopre che L'HANNO inseguito si infuria, sorpresissimo, e ordina che Kit venga subito ucciso. Quindi anche questa mi sembra smentita dagli eventi.

 

In realtà, l'UNICO a cui serve che Kit venga rapito è... Boselli! Che così risolve il problema del giustificare che Tex si butti in un impresa praticamente suicida! :lol:

 

Se avesse conservato la caratterizzazione della Tigra come il Vil Coyote (Wile E. Coyote) del mondo di Tex usata da Nizzi, non sarebbe sembrato out-of-character questo autolesionismo (nella sua prima apparizione è la Tigre stessa che li porta nel suo covo, gli spiega tutti i suoi piani, e poi tenta di ammazzarli con trappole malfunzionanti in modo ridicolo: quindi ci sta che in ogni circostanza faccia cose autolesioniste), però Boselli ne ha cambiato radicalmente la caratterizzazione (da criminale sanguinario folle e megalomane che vuole conquistare gli USA a patriota che vuole liberare la sua patria).

 

Diciamo che, come in ogni trasformazione Jekyll - Hyde che si rispetti, ogni tanto la trasformazione si inverte in maniera incontrollabile e imprevista proprio nel momento meno indicato: la pozione boselliana ha terminato l'effetto nel momento sbagliato e la Tigre è tornata quella di prima proprio mentre doveva spiegare ai suoi sgherri cosa fare con Kit Willer...  :laugh:

 

 

  • +1 1
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In effetti non ha molto senso rapire Kit per dissuadere Tex dall'inseguirlo, non puoi che ottenere l'effetto contrario. E poi, David Silva conosce Kit? È Kit a recarsi nella taverna dove lo incontra, quindi non è stata preventivamente orchestrata una trappola. Se è solo il caso a far capitare Kit dalle parti di Silva, questi aveva magari già in animo l'idea di rapirlo e ha colto l'occasione? Boh.

 

Ad ogni modo, questo è un punto un po' fumoso secondo me. L'avventura comunque è ricchissima ed esotica, molto particolare e con una Tigre Nera non edulcorata. Ciò che di positivo poteva esserci infatti nel vilain di Nizzi è di fatto trasferito nella figura del figlio, che ha quella nobiltà d'animo che nel padre era offuscata da una malvagità folle e deleteria. Non mi è piaciuta molto la fascinazione immediata di Silva per Kit (ricambiata): insomma, i due sembravano essere amici da una vita, tanto che la Tigre grazia Kit perché è amico del figlio; e invece si sono appena conosciuti. Alcuni passaggi non sono riusciti, a mio modo di vedere. Resta comunque una storia memorabile, molto bella in alcuni suoi punti. 

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<span style="color:red">5 ore fa</span>, Leo dice:

In effetti non ha molto senso rapire Kit per dissuadere Tex dall'inseguirlo, non puoi che ottenere l'effetto contrario. E poi, David Silva conosce Kit? È Kit a recarsi nella taverna dove lo incontra, quindi non è stata preventivamente orchestrata una trappola. Se è solo il caso a far capitare Kit dalle parti di Silva, questi aveva magari già in animo l'idea di rapirlo e ha colto l'occasione? Boh.

 

Ad ogni modo, questo è un punto un po' fumoso secondo me. L'avventura comunque è ricchissima ed esotica, molto particolare e con una Tigre Nera non edulcorata. Ciò che di positivo poteva esserci infatti nel vilain di Nizzi è di fatto trasferito nella figura del figlio, che ha quella nobiltà d'animo che nel padre era offuscata da una malvagità folle e deleteria. Non mi è piaciuta molto la fascinazione immediata di Silva per Kit (ricambiata): insomma, i due sembravano essere amici da una vita, tanto che la Tigre grazia Kit perché è amico del figlio; e invece si sono appena conosciuti. Alcuni passaggi non sono riusciti, a mio modo di vedere. Resta comunque una storia memorabile, molto bella in alcuni suoi punti. 

Concordo Leo...La fascinazione immediata e quello che porta non mi ha convinto.

Sul rapimento...Non ci avevo pensato perché mi ero fatto trasportare dal racconto, però pensandoci non ha molto senso.

Comunque storia coinvolgente che ti vien voglia di rileggere.

 

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Bellissima questa storia che vede il ritorno della Tigre Nera nella sua terra a caccia di una giusta vendetta contro l'usurpatore.

 

Boselli costruisce una trama molto avvincente ed infarcita di tantissimi personaggi interessanti, primo fra tutti il figlio della Tigre.

 

Catapultati fuori dal classico contesto western, all'interno di un vero e proprio romanzo d'avventura, Tex e soci fanno come al solito la loro parte e si mostrano a loro agio anche in un ambiente molto diverso e distante dagli abituali territori di azione; a Kit Willer in particolare viene riservato un posto in prima fila nella battaglia tra Sumankan ed il rajah bianco.

 

Il finale è perfetto per chiudere il cerchio intorno al personaggio della Tigre Nera.

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Per quanto riguarda il rapimento di Kit, poichè l'incontro con il figlio dell Tigre Nera è stato casuale, si può ipotizzare che questi non conoscesse il figlio di Tex e, quando Kit si è presentato come Kit Willer, abbia deciso su due piedi di rapirlo di sua iniziativa.

Non è poi rilevante il fatto che la Tigre fosse o meno consapevole che il rapimento di Kit avrebbe indotto Tex a seguirlo fino al Borneo.

Le sue opzioni erano tre: liberare Kit, ucciderlo, portarlo prigioniero al Borneo.

Voi cosa avreste deciso?

Bravi, anch'io.

Certe volte la soluzione è la più semplice.

Ma non nascondo che al Bos facesse molto comodo la terza.

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Io credo che la Tigre abbia semplicemente non compreso il carattere di Tex.

Fino a tempi relativamente recenti  in Europa occidentale fino al seicento circa, in Oriente un po' di più, era una prassi diffusa prendere in ostaggio uno o più membri del gruppo avversario per assicurarsi il rispetto dei patti. L'ostaggio non era tecnicamente un prigioniero.

Diciamo che Sumankan ha peccato di ingenuità pensando che Tex si sarebbe attenuto al patto propostogli.

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<span style="color:red">5 ore fa</span>, Carlo Monni dice:

Io credo che la Tigre abbia semplicemente non compreso il carattere di Tex.

Fino a tempi relativamente recenti  in Europa occidentale fino al seicento circa, in Oriente un po' di più, era una prassi diffusa prendere in ostaggio uno o più membri del gruppo avversario per assicurarsi il rispetto dei patti. L'ostaggio non era tecnicamente un prigioniero.

Diciamo che Sumankan ha peccato di ingenuità pensando che Tex si sarebbe attenuto al patto propostogli.

 

È un po' tirata per i capelli. In fin dei conti, perché Tex dovrebbe andare fin nel Borneo? Rapirgli il figlio è il modo migliore per dire: vieni. Mai e poi mai tex avrebbe potuto pensare che l'ostacolo non sarebbe stato tecnicamente un prigioniero. La Tigre odia Tex, quale migliore occasione per colpirlo tramite il figlio? 

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<span style="color:red">5 minuti fa</span>, Leo dice:

 

È un po' tirata per i capelli. In fin dei conti, perché Tex dovrebbe andare fin nel Borneo? Rapirgli il figlio è il modo migliore per dire: vieni. Mai e poi mai tex avrebbe potuto pensare che l'ostacolo non sarebbe stato tecnicamente un prigioniero. La Tigre odia Tex, quale migliore occasione per colpirlo tramite il figlio? 

Questa è una di quelle situazioni dove urge una seconda lettura (o che ci risponda Boselli😉). Detto questo la storia acchiappa...

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<span style="color:red">3 minuti fa</span>, Diablorojo82 dice:

Questa è una di quelle situazioni dove urge una seconda lettura (o che ci risponda Boselli😉). Detto questo la storia acchiappa...

 

Io "stavo sfuggendo" dalle mani della storia nei primi due albi. Non mi hanno preso. Ho cominciato a divertirmi con l'apparizione di Daniel Silva, e da lì fortunatamente non ho più smesso fino alla fine ;)

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Secondo me è uno di quei passaggi narrativi "forzati" che alle volte occorrono per dare sviluppo al proseguo della trama.

 

Da notare come Mauro, che ultimamente non si risparmia in descrizioni di piani e spiegazioni, abbia diligentemente bypassato per non metterlo troppo in evidenza.

 

In effetti analizzandolo con attenzione la logica traballa, ma nel complesso della scoppiettante narrazione lo si accetta senza eccessive pretese.

 

Ripeto: nella narrativa di passaggi simili ce ne sono tanti e fanno parte di quel patto d'intesa stipulato da autore e lettore, e un'opera per goderla appieno bisogna giudicarla nel complesso. Poi è ovvio che se le forzature sono macrosopiche, il patto decade e l'opera può essere valutata negativamente. 

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<span style="color:red">12 ore fa</span>, Leo dice:

La Tigre odia Tex, quale migliore occasione per colpirlo tramite il figlio? 

 

Non sono d'accordo. Prova invece tanta ammirazione, tanto che sognerebbe di farne un suo alleato, prova compiacimento che quello che non è riuscito a lui è accaduto invece al figlio Daniel che si è legato d'amicizia con il figlio di Tex, giudica padre e figlio degli uomini eccezionali e superiori e si rammarica di non averli come alleati, poi certo prova rancore e stizza per esserseli sempre trovati in mezzo alla sua strada, ma siamo secondo me ben lontani dall'"odio" che prova Mefisto e in parte il figlio Yama. La scena finale che abbiamo letto sull'albo non l'avremmo mai vista con il negromante, segno che Boselli non la pensa come te e secondo me neanche Nizzi, che già nel terzo capitolo aveva aperto ai lettori il cuore della Tigre, la pensa allo stesso modo. Rispetto al soggetto originario di Nizzi quello nuovo di Boselli dovrebbe rispecchiarne in larga misura le intenzioni, certo non sapremo mai che sorte aveva previsto Nizzi per il suo antagonista ma alla fine conta poco, l'unica cosa che cambia in effetti resta il capitano van Horn che sostituisce il capitano Barbanera, con il quale Tex avrebbe dovuto fare la lunga traversata.

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Storia nel complesso buona, bella l'ambientazione esotica e non mi è dispiaciuta neanche la parte introduttiva con la riproposizione dei neri del voodo, anzi. Capisco chi ha trovato non adeguatamente preparata la trasformazione della Tigre da criminale megalomane a "patriota" (pur mantenendo comunque tratti oscuri e da despota), ma come scelta alla base di tutta l'avventura la accetto e la preferisco ad un ennesima rivisitazione delle precedenti storie con tale antagonista. Però non posso che concordare con il Condor su quello che secondo me è il difetto principale della vicenda

 

Il 14/1/2024 at 00:05, Condor senza meta dice:

Una caratteristica che ultimamente riscontro in Boselli e che spesso rende più faticosa la lettura: premetto che è una valutazione soggettiva la mia, comunque trovo una tendenza ad appesantire i dialoghi, rendere farraginose alcune sequenze con troppe informazioni e spiegazioni di piani d’azione.

In storie con molti personaggi e vari cambi di scenari, questo aspetto si avverte parecchio e la narrazione in alcune sessioni perde di fluidità e interferisce con i ritmi di sceneggiatura.

 

Non me ne voglia ma secondo me Borden, pur presentando ancora soggetti vari ed interessanti, ha perso un po' il tocco magico a livello di sceneggiatura e appunto dialoghi, che ahimé trovo a volte poco incisivi e troppo prolissi o nozionistici, poco adatti insomma ad un fumetto come Tex, e che finiscono per minare il coinvolgimento del lettore nella vicenda.

Altra cosa che non mi ha fatto impazzire è il rapporto tra Kit e Daniel: pur riconoscendo che l'ammirazione è maggiormante del secondo verso il primo, ho trovato davvero troppo repentina questa amicizia e troppo "zuccheroso" il loro rapporto, con qualche sequenza davvero stucchevole.

Rimane comunque apprezzabile lo spazio concesso al figlio di Tex, vero protagonista insieme al rampollo reale quando la vicenda entra nel vivo, dimostrandosi deciso e combattivo.

Per come si era messa la faccenda e visti i rapporti creatisi il finale si è svolto nell'unico modo possibile, con Tex che di fatto non combatte al fianco del vecchio nemico ma del di lui figlio, personaggio interamente positivo. Certo, anche un confronto più articolato tra Willer senior e Tigre nera non sarebbe stato sgradito, ma tant'è, per come è stata impostato il tutto un incontro-scontro sarebbe stato di difficile gestione. Poca roba il Rajah bianco ed i suoi accoliti.

Disegni di Venturi buoni, con un secondo me leggero calo sul finale.

Senza dubbio storia migliore del 2023 sulla regolare (e purtroppo non ci voleva molto), in generale buona ma non eccelsa.

In ogni caso, adios principe Sumankan!

 

 

 

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3 ore fa, ymalpas dice:

Non sono d'accordo. Prova invece tanta ammirazione, tanto che sognerebbe di farne un suo alleato, prova compiacimento che quello che non è riuscito a lui è accaduto invece al figlio Daniel che si è legato d'amicizia con il figlio di Tex, giudica padre e figlio degli uomini eccezionali e superiori e si rammarica di non averli come alleati, poi certo prova rancore e stizza per esserseli sempre trovati in mezzo alla sua strada, ma siamo secondo me ben lontani dall'"odio" che prova Mefisto e in parte il figlio Yama.

 

Sono stato poco chiaro prima. Quanto dici tu è evidente lungo la narrazione. Ma questo lo sa il lettore, non Tex. Quest'ultimo può ricordare le parole di stima che la Tigre gli riferì sullo spuntone di roccia del loro duello, ma da qui a immaginare che la Tigre non gli uccida il figlio ce ne corre. Tex crede che la Tigre lo odi e che possa colpirlo tramite il figlio, non può non andare. Questa io continuo a trovarla una forzatura; come ho detto, tuttavia, la storia è bella e a suo modo memorabile, quindi va bene così. 

Modificato da Leo
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Letta tutta! Bella, bella, soprattutto nella seconda parte. Non ho visto finali veloci o affrettati, anche se una parola in più per Loana poteva essere spesa. 

La tendenza gay di Kit, già sommessamente sospettata con altri giovani partner, sia bianchi che indiani, qui diventa palese. E, intendiamoci, non lo dico in termini negativi. 

 

Ps. La stessa tigre si lascia sfuggire la definizione di "amore" tra i due.

Emergono altre due cose: sia Burattini che Boselli hanno un substrato salgariano dovuto ale letture giovanili. Boselli ha preso l'impronta (anche su Dampyr) del ciclo malese e del corsaro nero, Burattini mi pare più tendente verso il ciclo della Jungla nera (faccio riferimento alla bella storia sul passato di Ramath). In entrambi con effetti positivi. 

 

 

I disegni, invece, non mi hano fatto impazzire. 

Modificato da Angelo1961
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