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TWF - Tex Willer Forum

[Speciale Tex Willer N.9] Jesse James


MacParland

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  • Sceriffi

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Soggetto:  Boselli Mauro

Sceneggiatura:  Boselli Mauro

Disegni:  Brindisi Bruno

Copertina:  Dotti Maurizio

 

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Chi era Jesse James? Un patriota, un ribelle, un moderno Robin Hood, un sanguinario assassino... o tutto questo assieme? Dopo la guerra civile, la banda dei fratelli James e dei fratelli Younger sparge terrore e insicurezza nel West. Il clan fuorilegge è intoccabile e protetto nel nativo Missouri e i detectives inviati da Allan Pinkerton vanno tutti incontro a morte o sconfitta.  Riuscirà Tex, dove gli altri hanno fallito, a portare l’inafferrabile Jesse a tiro delle sue colt?

 

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Spesso e volentieri quando Tex incontra la Storia non riescono mai delle buone storie, perchè ovviamente non la può

sovvertire, ma visto come viene scritto e sceneggiato Tex Willer è lecito sperare in qualcosa di piacevole per il palato

di noi lettori.

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Letto oggi.

E' una storia sicuramente ben scritta e ben disegnata; ma non mi ha trasmesso molto.

Il precedente speciale a mio avviso era di ben altro spessore.

 

Chiaro qui si parla di un personaggio storico e bisogna fare i conti con la storia; c'è meno spazio per inventiva, colpi di scena ed emozioni. Però come dire la lettura non mi ha trasportato... si legge benissimo e non ci sono magagne... ma manca quel quid in più che c'era a mio avviso nello speciale estivo.

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, cuervojones dice:

Letto oggi.

E' una storia sicuramente ben scritta e ben disegnata; ma non mi ha trasmesso molto.

Il precedente speciale a mio avviso era di ben altro spessore.

 

Chiaro qui si parla di un personaggio storico e bisogna fare i conti con la storia; c'è meno spazio per inventiva, colpi di scena ed emozioni. Però come dire la lettura non mi ha trasportato... si legge benissimo e non ci sono magagne... ma manca quel quid in più che c'era a mio avviso nello speciale estivo.

 

Sono d'accordo.  La storia è tutto sommato bella, ma non mi ha emozionato .

  • +1 1
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Vale il prezzo dell'albo? Sì.

 

Sono soddisfatto? No.

 

Chiarisco il primo punto: rispetto alle ultime prove di Rujo o (Dio ce ne scampi) Nizzi, si vede che c'è un livello diverso, che non c'è solo una accozzaglia di cliché e frasi fatte, si vede una storia con un senso. Rispetto a troppi albi recenti di Tex che ho letto, non mi sono chiesto "perché spendo ancora soldi per questa roba?"

 

Ma questo DAVVERO dovrebbe essere il "minimo sindacale" per un fumetto degno di essere comprato: il problema è che questo albo non si alza poi tanto sopra al minimo sindacale...

 

Ci sono alcuni aspetti, presenti magari da sempre nelle storie di Boselli, che mi stanno dando recentemente molto più fastidio. Sono diventato più ipersensibile io? può darsi, ma sospetto che sia anche lui che li utilizza in maniera più grossolana, frettolosa e fastidiosa.

 

Li elenco:

 

1) I terrificanti "dialoghi esplicativi", o più precisamente, "gli estenuanti spiegoni fatti da un personaggio all'altro senza un senso". Qui iniziano dalla prima pagina, e per tutto l'albo gente parla, parla e spiega cose che sono successe fuori campo.

 

Qui la colpa non si può dare solo a Boselli: nel fumetto bonelliano ormai da decenni LI USANO TUTTI: sono ancora tutti preda dell'"incantesimo di Berardi", quando quel furbone spacciò un meschino "gioco di prestigio" ("guarda! Niente didascalie") per "la nuova frontiera del fumetto", e da allora tutti vogliono spiegare tutto senza didascalie, senza narratori onniscienti, ma con personaggi che SI DESCRIVONO COSE CHE GIÀ SANNO FRA DI LORO. una cosa DEMENZIALE, ma che FANNO TUTTI. Una delle tante cose TAFAZZIANE del fumetto italiano (anzi, Bonelliano: Zerocalcare che è più bravo quando deve fare spiegoni si rivolge direttamente al lettore, tranne quando il suo personaggio scopre davvero cose in quel momento)

 

Tutti gli sceneggiatori di fumetti hanno, nelle loro storie, la necessità di spiegare cose al lettore. Se hai lo spazio puoi farle vedere, se non ce l'hai ti tocca raccontarle. I grandi maestri del fumetti argentino, francese, americano, giapponese sono grandi maestri anche nello scegliere il metodo migliore: didascalie, voce narrante, narratore onnisciente, lettere fra personaggi, rapporti di agenti, articoli giornalistici... i metodi sono davvero tanti! Pensate per esempio a GL Bonelli e allo scheletro che inizia "il figlio di Mefisto" con il suo perentorio "ricordate?". Anche gli autori italiani erano bravi in questo, ho appena citato GL Bonelli, ma anche D'Antonio nella Storia del West, guardate che range di opzioni usa!

 

Ma dopo Berardi no. Le discalie sono cattive, cacca! (lasciamo stare che subito dopo Alan Moore, Neil Gaiman, e Frank Miller fra gli altri hanno fatto vedere quanto potevano essere efficaci, in Italia non contano come la voglia di "Berardeggiare"). I narratori onniscienti, peggio. Da quasi quarant'anni "l'autore di fumetti alla page", in Italia, deve SEMPRE mettere due tizi che parlano, parlano, parlano facendosi estenuanti spiegoni a vicenda di cosa che sanno benissimo...

 

E QUESTO è una cosa che mostra davvero come IRRIMEDIABILMENTE VECCHI i fumetti Bonelli! Fuori da questa "bolla", di "Berardeggiare" non frega niente a nessuno, e non sono limitati allo "spiegone in character"

 

Cheppalle! Ma ve lo immaginate il finale de "il veliero maledetto" se, invece della voce narrante che parla della leggenda del veliero nero, avessimo dovuto sorbirci "dialoghi esplicativi" di marinai che si raccontavano questa cosa e la raccontavano a Tex? GL Bonelli era molto più "moderno" di tutti gli attuali sceneggiatori Bonelli!

 

in questo caso specifico, dobbiamo credere che, dopo un viaggio relativamente lungo insieme, dove sono sempre stati zitti, Nat chieda a Dave "perchè siamo qui?" una volta arrivati, e lì inizia tutto lo spiegone... 

 

Ora, Boselli è un autore italiano immerso nel tafazziano mito del "dialogo esplicativo", quindi ce li ha sempre messi. Ma una volta era più attento a renderli almeno un minimo naturali. Qui sembra che non gliene fregasse niente, deve spiegare cose e va con la scelta più banale. E quindi subito a pagina 1 mi sono beccato un bel dialogo innaturale con spiegone...

 

2) La maniera migliore per essere più veloci a sparare è avere la pistola ancora nella fondina! Sul serio! Sparerai SEMPRE prima di chi ha l'arma già puntata! È OVVIO, tanto che è un cliché: pagina 17, 55, 84  (a pagina 18 c’è una variante con un trucchetto vecchio come il cucco che frega tutti, compreso Arkhansas Joe, e arriva alla pari con Carson che aveva l'arma già puntata, e pagina 124 Tex ancora a pari merito, ma aveva la pistola già puntata anche lui).

 

Davvero, se dovete minacciare qualcuno... non puntategli l'arma addosso! Tenetela nella fondina! Sarete MOLTO PIÙ VELOCI A SPARARE, così, e sparerete per primi!  :lol:

 

3) Ribadite le cose un sacco di volte! Che il lettore è tonto! Pagine su pagine con Jesse James che si finge un ladro gentiluomo, ogni volta con qualcuno che dice che sta fingendo o che sta dando retta ai consigli e che bei consigli gli hanno dato! Altrimenti il lettore non capisce mica e magari ci crede! :lol:

 

4) Il lettore non capisce che Tex è bravo ed eroico, ci vuole sempre un bambino che glielo spieghi! Antica mania Boselliana che ritorna anche stavolta...  :rolleyes:

 

--------

Ora, la storia sotto questa sovrastruttura sarebbe anche bella e appassionante, se non ci fosse questi elementi a dare continuamente fastidio, e allungare inutilmente il brodo: pagine e pagine di "spiegoni" in character invece di una mappa con didascalia, sparatorie ridicole con gente con le armi puntate che viene sorpresa sempre, cose rispiegate continuamente, anche i bambini fastidiosi e troppo enfatici...   vuoi sapere come va a finire e devi superare pagine e pagine di questa roba che ogni volta ti estrania dalla storia e...  non finisce.

 

5) Niente finisce, tutto è in continuity: perché fare ancora storie vecchie e superate come quelle di una volta, dove ogni storia aveva un inizio e una fine? Oggi "è tutta continuity", abbiamo qui una storia che NON INIZIA (il suo inizio è in "Minstrel Show") e NON FINISCE.

 

E quel che è peggio...  nelle sue 126 pagine, se gli togli gli spiegoni nei dialoghi che ti raccontano la rava e la fava comprese le cose storiche, i bambini enfatici e cringe, le ripetizioni didattico-esplicative, i richiami alle storie passate, accade davvero poco...

 

Insomma, "il grande scontro fra Tex e Jesse James" è rinviato alla prossima volta...

Edited by Diablero
  • +1 3
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<span style="color:red">1 ora fa</span>, Diablero dice:

Qui la colpa non si può dare solo a Boselli: nel fumetto bonelliano ormai da decenni LI USANO TUTTI: sono ancora tutti preda dell'"incantesimo di Berardi", quando quel furbone spacciò un meschino "gioco di prestigio" ("guarda! Niente didascalie") per "la nuova frontiera del fumetto", e da allora tutti vogliono spiegare tutto senza didascalie, senza narratori onniscienti, ma con personaggi che SI DESCRIVONO COSE CHE GIÀ SANNO FRA DI LORO. una cosa DEMENZIALE, ma che FANNO TUTTI.

 

Oddio, Berardi non usava le didascalie ma a onor del vero nemmeno i dialoghi esplicativi (almeno su Ken Parker)...

  • +1 2
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Grazie, @Diablero! La copertina e anche l'ambientazione mi attiravano molto, con la prospettiva di leggere una storia autoconclusiva di Boselli, per giunta con i disegni di un Brindisi che, almeno a giudicare dalle anteprime, negli ultimi anni mi sembra aver raggiunto livelli di eccellenza... Ma visto che si tratta della solita roba in continuity, mi rileggerò "La corona dei sette smeraldi", risparmierò soldi e mi divertirò di più.

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Incredibile, io e @Diablero siamo concordi nel definire una storia.

 

Unica cosa su cui la penso diversamente è che la storia a mio avviso finisce. Nel senso che Tex e James non si incontreranno più.

 

Questo perchè James storicamente verrà ucciso da Ford e non da Tex. Quindi non credo ci saranno altri incontri fra i due.

 

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, cuervojones dice:

Incredibile, io e @Diablero siamo concordi nel definire una storia.

 

Unica cosa su cui la penso diversamente è che la storia a mio avviso finisce. Nel senso che Tex e James non si incontreranno più.

 

Questo perchè James storicamente verrà ucciso da Ford e non da Tex. Quindi non credo ci saranno altri incontri fra i due.

 

 

Infatti, non mi ha dato alcun fastidio che la storia sia in continuity, anzi per me è un valore aggiunto dell'approccio di @borden.

 

E la certosina scelta di cosa raccontare e cosa tralasciare, rappresenta a mio parere il sottile gioco dello sceneggiatore nella gestione del racconto di fantasia immerso in un contesto strettamente storico. Per tutto questo quindi mi congratulo con @borden.

 

Sono tuttavia d'accordo con @Diablero sulla questione dialoghi e assenza di didascalie esplicative. Si tratta di una problematica generale, quindi non riguardante soltanto questo albo: le didascalie non hanno nulla di obsoleto se devi raccontare storie complesse, articolate e necessarie di riepiloghi temporali. Se invece utilizzi soltanto i dialoghi ... davvero, puoi rovinare tutto. Il lettore s'infastidisce e talvolta può anche "incavolarsi", soltanto per usare un eufemismo.

 

Mi ha fatto specie al riguardo il commento di @Carlo Monni, per non aver emozionato lui, ciò significa che questo modo artefatto di raccontare, in realtà facilmente emendabile, ha ormai fatto il suo tempo. Pertanto, viva le didascalie !

 

Per dovere di cronaca e correttezza nei giudizi, segnalo che ad esempio in Dampyr, sebbene cose da raccontarsi le migliaia di personaggi ne abbiano tonnellate in più rispetto a Tex, @borden gestisce i dialoghi con maggiore accuratezza e stile, per quanto qualche didascalia non faccia male neanche in quella testata.

 

Nella da eccepire sul tratto e stile grafico di Brindisi, garanzia assoluta di qualità.

 

Piuttosto banale la copertina, avrei dato maggiore spicco alla figura di Jesse James.

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7 ore fa, Magic Wind dice:

Oddio, Berardi non usava le didascalie ma a onor del vero nemmeno i dialoghi esplicativi (almeno su Ken Parker)...

In effetti anch'io non ho ben capito la critica a Berardi e perché sarebbe "un furbone". Ken Parker è un capolavoro del fumetto (almeno la prima serie di 59 albi), che ha influenzato come stile e come linguaggio il Dylan Dog di Sclavi e Magico Vento di Manfredi, solo per citare i casi più felici.

Berardi ha tolto le didascalie e le ha sostituite non con dialoghi esplicativi o ridondanti ma con una narrazione cinematografica veloce, ellittica, con un montaggio rapido e con disegni che "raccontano" anche senza bisogno di parole, un modo di sceneggiare moderno e apprezzabile (Ken Parker si legge ancora come fosse stato scritto ieri), non l'unico possibile ma sicuramente efficace. Cosa ci sia di sbagliato non lo so.

Che poi ci siano sceneggiatori che l'abbiano imitato malamente, e abbiano aggiunto un eccesso di dialoghi, questo non credo che c'entri con Berardi. Probabilmente sarebbero prolissi anche nelle didascalie, se le reintroducessero.

 

Tra l'altro in Ken Parker si alternano storie con pochissimi dialoghi ("Lily il cacciatore") ad altre piene di balloon ma perfette ("Sciopero"), ad altre ancora con didascalie ("Adah").

Ken Parker è semmai un esempio di quello che dovrebbe fare uno sceneggiatore: adattare il suo linguaggio al tipo di storia e all'argomento che sta raccontando.

 

Per quanto riguarda Boselli, non ho ancora preso "Jesse James" quindi non posso giudicare, ma non mi sembra che nelle sue ultime prove (sia di Tex che di Dampyr) il buon Mauro stia "berardeggiando", anzi, al contrario, più che cinematografiche le sue sceneggiature sembra che tendano al letterario. I dialoghi a volte sono troppo esplicativi, è vero, ma molto più spesso sono dialoghi che hanno lo scopo di presentarci il contesto in cui si muovono i personaggi, le relazioni tra loro, il loro passato, i loro obiettivi, ecc.

Di positivo c'è che le storie guadagnano profondità e credibilità, non sembrano cloni di cose già viste.

Di negativo c'è che lo sceneggiatore sembra voler dire troppe cose, forse per un eccesso di documentazione storica o di analisi delle motivazioni dei personaggi, finendo per perdersi in dettagli a volte non così necessari, e che rischiano di spezzare il ritmo della narrazione.

E qui però non c'entrano le didascalie: anche se Boselli usasse le didascalie non cambierebbe proprio niente, perché nessuna didascalia potrebbe riassumere quello che i personaggi vogliono comunicare, le varie sfumature. 

 

A me, semmai, le ultime prove di Boselli (anche di Dampyr) fanno pensare che lui in questo periodo abbia voglia di scrivere un bel romanzo, magari storico/fantastico, in cui riversare tutto quello che sa e che vuole dire (magari "frenato" da un buon editor), e che gli albi della Bonelli gli stiano piuttosto stretti. :laugh:

Edited by Poe
  • +1 2
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<span style="color:red">1 ora fa</span>, Poe dice:

In effetti anch'io non ho ben capito la critica a Berardi e perché sarebbe "un furbone". Ken Parker è un capolavoro del fumetto (almeno la prima serie di 59 albi), che ha influenzato come stile e come linguaggio il Dylan Dog di Sclavi e Magico Vento di Manfredi, solo per citare i casi più felici.

Berardi ha tolto le didascalie e le ha sostituite non con dialoghi esplicativi o ridondanti ma con una narrazione cinematografica veloce, ellittica, con un montaggio rapido e con disegni che "raccontano" anche senza bisogno di parole, un modo di sceneggiare moderno e apprezzabile (Ken Parker si legge ancora come fosse stato scritto ieri), non l'unico possibile ma sicuramente efficace. Cosa ci sia di sbagliato non lo so.

Che poi ci siano sceneggiatori che l'abbiano imitato malamente, e abbiano aggiunto un eccesso di dialoghi, questo non credo che c'entri con Berardi. Probabilmente sarebbero prolissi anche nelle didascalie, se le reintroducessero.

 

Tra l'altro in Ken Parker si alternano storie con pochissimi dialoghi ("Lily il cacciatore") ad altre piene di balloon ma perfette ("Sciopero"), ad altre ancora con didascalie ("Adah").

Ken Parker è semmai un esempio di quello che dovrebbe fare uno sceneggiatore: adattare il suo linguaggio al tipo di storia e all'argomento che sta raccontando.

 

Per quanto riguarda Boselli, non ho ancora preso "Jesse James" quindi non posso giudicare, ma non mi sembra che nelle sue ultime prove (sia di Tex che di Dampyr) il buon Mauro stia "berardeggiando", anzi, al contrario, più che cinematografiche le sue sceneggiature sembra che tendano al letterario. I dialoghi a volte sono troppo esplicativi, è vero, ma molto più spesso sono dialoghi che hanno lo scopo di presentarci il contesto in cui si muovono i personaggi, le relazioni tra loro, il loro passato, i loro obiettivi, ecc.

Di positivo c'è che le storie guadagnano profondità e credibilità, non sembrano cloni di cose già viste.

Di negativo c'è che lo sceneggiatore sembra voler dire troppe cose, forse per un eccesso di documentazione storica o di analisi delle motivazioni dei personaggi, finendo per perdersi in dettagli a volte non così necessari, e che rischiano di spezzare il ritmo della narrazione.

E qui però non c'entrano le didascalie: anche se Boselli usasse le didascalie non cambierebbe proprio niente, perché nessuna didascalia potrebbe riassumere quello che i personaggi vogliono comunicare, le varie sfumature. 

 

A me, semmai, le ultime prove di Boselli (anche di Dampyr) fanno pensare che lui in questo periodo abbia voglia di scrivere un bel romanzo, magari storico/fantastico, in cui riversare tutto quello che sa e che vuole dire (magari "frenato" da un buon editor), e che gli albi della Bonelli gli stiano piuttosto stretti. :laugh:

 

Certo ... citare il Ken Parker di Berardi serve soltanto a mettere in evidenza approcci diversi di sceneggiatura. Per quel tipo di storie le didascalie non servivano. E il Berardi di Ken Parker scrive in maniera totalmente differente su Julia.

 

Su Tex il ritorno ad alcune didascalie e mappe, non sarebbe male per i motivi già ampiamente espressi.

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Ho cominciato la lettura ieri notte, anzi dovrei dire stamattina presto e, dopo aver letto di Sibari e Tex che parla di Camelot, ho interrotto la lettura, sono andata a letto e ho ripreso, a malavoglia, la lettura dopo una buona colazione.

A proposito (non barate e non cercate su Wikipedia), c'è qualcuno che conosce Sibari?

Dialoghi estenuanti e pleonastici.

Già è stato detto tutto quindi faccio solo un'osservazione.

Jesse James era un tiratore formidabile...

Spoiler

Jesse James era un tiratore formidabile, Tex, lo conosciamo tutti, è un tiratore formidabile, i due si incontrano, sono a tre metri di distanza, entrambi hanno già le colt in mano, pronti a far fuoco (non devono neanche estrarre), sparano tutti e due e con quale risultato?

Mi vergogno a dirlo: leggetevi l'albo!

No, ho mentito, faccio un'altra osservazione.

La bambina.

Era una guida turistica diplomata, sotto mentite spoglie.

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@Diableroun po' è anche colpa tua che insisti :P

 

Dovremmo ritornare a leggere solo i dodici numeri di sempre.

Otterremo alcuni effetti positivi:

1º con numero così ridotto di albi basta un solo sceneggiatore. Le storie potranno continuare a essere pessime, ma almeno il personaggio non è schizofrenico!

2º con meno uscite ci si arrabbia di meno.

3º forse in SBE capiscono che è ora di cambiare registro.

4º facciamo fuori la continuity.

 

Possono esserci anche la negativi, ma sforziamoci di essere ottimisti :D

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Il commento che segue contiene spoiler. 

 

L'albo in questione non è una storia di Tex, ma e' la storia di Jesse James. Questo l'intento dichiarato dell'albo, Tex è sostanzialmente un ospite. Non considero la cosa come un difetto, siamo anzi perfettamente nel solco della filosofia di questa pubblicazione speciale. 

 

È dunque la storia di Jesse James, da un lato, e dell'incontro di quest'ultimo con Tex, dall'altro. Partiamo dalla prima.

 

La vicenda del celebre bandito è declinata a partire dal peculiare modus operandi, mostrato in occasione della rapina al treno e nella successiva scena a pranzo in casa della madre, con i banditi che leggono gli articoli di giornali che li ritraggono come eroi romantici. 

 

Più tardi c'è il matrimonio di Jesse, tra i cui invitati c'è il cadavere del suo amico John, davanti alla bara del quale il bandito proferisce una promessa solenne: ucciderà Allan Pinkerton. 

 

La scena più cruda, più drammatica, deve tuttavia ancora venire: il braccio strappato di mamma James, e soprattutto la vignetta del patrigno col ragazzino esanime tra le braccia, hanno una cupezza tutta particolare, quella cupezza della realtà storica che fa capolino in una storia di fantasia, quasi a dimostrare quanto la storia sappia essere più crudele della fiction. La scena dell'attacco a casa James da parte degli uomini di Pinkerton è a mio parere molto forte emotivamente, con l'alone della tragedia che si fonde nel fuoco della bomba e prende corpo in una voce fuori campo che grida, straziata dal dolore, "aveva solo nove anni". 

 

La vicenda si conclude, infine, con la fallita rapina in Minnesota e la fuga disperata tra le paludi, entrambe raccontate con grande efficacia narrativa. 

Efficacia narrativa, appunto. Per me la storia non si perde in spiegoni inutili, o almeno se c'erano non me ne sono accorto, non hanno per nulla appesantito la lettura. È stato anzi un gran bel leggere, con una narrazione serrata e dall'ottimo ritmo, che in poche pagine è riuscita a compendiare una parte importante della vicenda umana della banda di fuorilegge più nota e romanzata del West.

 

Nelle scene da me sopra citate manca la parte di Chicago, che ho voluto tenere per ultima. Qui, infatti, la vita del bandito si interseca con quella del nostro ranger. Qui sta il "succo" dell'albo: l'incontro-scontro tra i due personaggi. Jesse James è un bandito del Sud, e non nego che avrei voluto vederlo lì, nel Missouri, e nei panni da bandito di campagna, a scontrarsi con Tex. Non nella sfavillante e "moderna" città di Chicago, vestito da damerino. A parte questo mio desiderio, capisco però la scelta narrativa di Boselli che ha voluto ambientare il confronto tra i due durante la realmente avvenuta sortita di Jesse nella grande città nel tentativo di vendicarsi di Pinkerton. Mi limito quindi a commentare solo il momento dello scontro a fuoco, che ha lasciato senza parole @Letizia e che è stato oggetto di ironica critica anche da parte di @Diablero: entrambi sparano ed entrambi evitano di essere colpiti con un agile balzo. Di fatto il "duello" finisce in parità e forse e' questo che impedisce a Letizia di commentare oltre. Tuttavia, io penso che, trovandoci di fronte a una guest star, che per forza di cose non può né morire né essere catturata, non sia poi così inappropriato attribuirgli importanti capacità di velocità nel colpire e di destrezza nel fuggire. Uno scontro tra due leggende del West, insomma, può anche andare in questo modo. 

 

Ritengo questo albo felicemente scritto e altrettanto felicemente disegnato. Brindisi è molto bravo, e se un "berardeggiare" nella storia davvero c'è, non sta nel mancato uso delle didascalie, che ripeto io non ho affatto notato durante la mia prima, agile lettura (magari rileggendolo potrei farci caso, ma qui sto solo riportando le mie impressioni a caldo), ma nel tratto "milazziano" della parte grafica, che ho trovato stupenda.

 

In estrema sintesi, gran lettura!

  • +1 2
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1 hour ago, Exit said:

@Diableroun po' è anche colpa tua che insisti :P

 

Dovremmo ritornare a leggere solo i dodici numeri di sempre.

Beh, con il crollo qualitativo della serie regolare, ormai regno incontrastato delle tamarrate di Ruju e delle ciofeche di Nizzi, se dovessi limitarmi a 12 numeri all'anno sarebbero quelli di Tex Willer! :lol:

 

E anche per questo mi preoccupa il calo che vedo anche lì. Negli ultimi anni la serie Tex Willer era un piccolo porto sicuro dove riprendere un po' del gusto di leggere, messo a dura prova dalla roba (anche Boselliana) propinata sulla serie regolare.

 

Ma finché il calo evidente di Boselli era limitato alla serie regolare potevo pensare che avesse perso interesse al Tex "canonico" e dedicasse le sue energia soprattutto alla Tex Willer. Se cala anche quest'ultima... beh, o Boselli sta perdendo il gusto anche a scrivere quella, o il problema è a monte.

 

Sgombriamo subito il campo dai soliti "straw man": nessuno qui sta dicendo che Boselli è diventato un incapace, che è bollito, che è da pensionare: a parte il fatto che ancora (tranne che nella esecrabile Cavalcata del Meschino, peggiore persino degli albi di Nizzi e persino della roba di Masiero su Mister No) mangia in testa a tutti gli altri su Tex, i difetti delle sue storie recenti NON SONO i difetti di un autore "bollito". Se si vuole vedere come scrive un autore bollito basta leggere Nizzi: trame inconsistenti e banalissima, scopiazzate in ogni dettaglio da qualche altra opera, dialoghi piatti, sempre gli stessi cliché che si ripetono stancamente. i difetti del Boselli attuale sono praticamente OPPOSTI: trame complicatissime, infodump con dialoghi artefatti e innaturali, TROPPO invece che POCO (sempre con l'eccezione della Cavalcata del Meschino che l'avevo già detto all'epoca, nella sua sciatteria e insensatezza pareva scritto da Nizzi o da Masiero)

 

I difetti del Boselli che vedo su Tex Willer, più che difetti da "sceneggiatore", sembrano difetti da "editor". Lo sceneggiatore si lascia prendere la mano e sbrodola senza rendersene conto, dovrebbe essere l'editor (anche "interiore")) in fase di editing che gli dice "qui taglia, troppo lungo e stai spiegando la stessa cosa due volte", "questo infodump è innaturale, vuoi dire che ha viaggiato per giorni senza mai chiedere perchè?", "questo clichè della pistola nella fondina che spara prima di quelle già puntate l'hai già usato tre volte in questa storia, cambia un minimo".

 

Ho l'impressione che:

1) Boselli sia stressato dal superlavoro editoriale e non ha tempo (o voglia) di controllare le storie come prima (sia le sue che le altre)

2) Abbia perso la fiducia nelle capacità di comprendonio dei lettori, e quindi gli spiega puntigliosamente ogni costa stroncandone la sopportazione.

3) Abbia scelto di abbracciare la Burattiniana teoria dei "detrattori", alla "sono tutti detrattori, non sono da ascoltare", con lo stesso effetto che ha avuto su Burattini:  "se tutti quelli che mi criticano sono detrattori, vuol dire che non c'è nessun problema e i lettori non hanno motivi per lamentarsi, proseguo esattamente così", Dritto come un fuso verso il baratro.

 

Se "l'editor" è stressato,  ed è convinto che "tutti quelli che mi criticano vuol dire che ce l'hanno con me, non devo mai ascoltarli", cosa dice allo sceneggiatore (specialmente se è lui stesso)? "vai avanti così, è tutto perfetto, nessun problema". Dando libertà ai difetti dello sceneggiatore, fino a quel momento tenuti sotto controllo, di dominare incontrastati e rovinare le storie...

 

P.S.:

 

42 minutes ago, Leo said:

L'albo in questione non è una storia di Tex, ma e' la storia di Jesse James. Questo l'intento dichiarato dell'albo, Tex è sostanzialmente un ospite. Non considero la cosa come un difetto, siamo anzi perfettamente nel solco della filosofia di questa pubblicazione speciale. 

 

Ma un conto è dedicare lo speciale a Kit Carson, o anche a Mefisto, che sono personaggi importanti DI TEX, ben noti ai lettori. Un altro, e ben differente, il dedicarlo a un tizio mai visto e sentito prima SU TEX, che finora SU TEX si era visto in un paio di pagine, solo perchè "è un personaggio storico".

 

Su queste basi chi saranno i protagonisti dei prossimi speciali? Buffalo Bill? Mark Twain? Il Conte di Cavour? Bismark? Genghis Khan?

 

Capisco che non c'è più la collana "le storie", ma per me con la fame di volumi da libreria che c'è oggi in Bonelli,  se voleva fare una graphic novel autoconclusiva sulla vita di Jesse James gliela pubblicavano (in libreria a 19 Euro, ovviamente). E non doveva scervellarsi per trovare la maniera di infilarci Tex.

 

(e se stava in un volume autoconclusivo non aveva bisogno dei due personaggi che dopo aver cavalcato insieme per giorni si fanno il riassunto puntate precedenti a vicenda da pagina uno...)

  • +1 2
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Preferisco di gran lunga l'incontro tra Jesse James e Tex che la storia dello sconosciuto fratello di Tex o del protoMefisto, francamente. Poco importa che nella saga non fosse ancora apparso, se non fugacemente. Il volume è autoconclusivo e la continuity anche con la storia precedente è talmente blanda da essere totalmente irrilevante. 

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28 minutes ago, Leo said:

la continuity anche con la storia precedente è talmente blanda da essere totalmente irrilevante. 

Vero.  TUTTI i riferimenti alla storia precedente potevano essere tranquillamente saltati. Potevano non nominare nemmeno il Minstrel Show.  Tutto lo spiegone, il "dialogo esplicativo" all'inizio, non serve assolutamente a nulla. (tutta la scena alla fine serve solo a far vedere Kit Carson e non aggiunge nulla, ma visto che l'ha pubblicata in uno speciale Tex Willer e già Tex si vede poco si può considerare una "tassa da pagare"). Potevano essere alla caccia di chiunque senza tanti dettagli.

 

Torniamo alla mancanza di comunicazione fra sceneggiatore che pensa che i lettori che si lamentano sono solo detrattori, e che tutti vadano in brodo di giuggiole come lui quando recupera elementi di continuity (penso a quando diceva che gli dava fastidio che Tex tornasse in un paese e ci trovava uno sceriffo diverso senza spiegazioni... penso che non desse fastidio a nessun altro o quasi, mentre invece ora che fastidio è ogni volta che incontra uno sceriffo lo spiegone di tutte le volte precedenti che si sono visti?). lo sceneggiatore che pensa che lo spiegone farà felici i lettori che diranno "ma è gente da una storia precedente! Che felicità!" (questa cosa del dire "ma è dal numero x! Ma è dal numero y!" mi fa venire sempre in mente questo pitch meeting oltre alle battute di Leo Ortolani sulle strizzatine d'occhio di J J Abrams), e i lettori come me che vorrebbero leggere storie e non "riassunti puntate precedenti" seguiti da "spiegoni" seguiti da "prossimamente"...  Tex non è (e non dovrebbe essere) il Marvel Cinematic Universe...

Edited by Diablero
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<span style="color:red">4 minuti fa</span>, Diablero dice:

Vero.  TUTTI i riferimenti alla storia precedente potevano essere tranquillamente saltati. Potevano non nominare nemmeno il Minstrel Show.  Tutto lo spiegone, il "dialogo esplicativo" all'inizio, non serve assolutamente a nulla. (tutta la scena alla fine serve solo a far vedere Kit Carson e non aggiunge nulla, ma visto che l'ha pubblicata in uno speciale Tex Willer e già Tex si vede poco si può considerare una "tassa da pagare"). Potevano essere alla caccia di chiunque senza tanti dettagli.

 

Su questo concordo

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<span style="color:red">29 minuti fa</span>, Leo dice:

impedisce a Letizia di commentare oltre

Mi impedisce?

Sono a tre metri e si mancano?

Ma neanche la lepre mutata dell'"Eternauta parte seconda" è così veloce!

Non si possono poi negare i dialoghi pallosi che, in verità (te lo concedo), sono presenti molto di più nella prima parte.

Io non sono Tex ma, se avessi sparato 6 colpi, anche a occhi chiusi, almeno uno sarebbe andato a segno di sicuro. 

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Boselli non potrebbe mai "deragliare" come Nizzi o Ruju.

Troppo diversi come autori.

 

Io semplifico la critica affermando che sta dampyreggiando.

Ormai imho scrive per sé stesso, gli piace leggersi e dei lettori della testata che pubblica le sue storie pensa che sono solo una scocciatura inevitabile :D

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<span style="color:red">45 minuti fa</span>, Exit dice:

Ormai imho scrive per sé stesso, gli piace leggersi e dei lettori della testata che pubblica le sue storie pensa che sono solo una scocciatura inevitabile :D

Perdonami Exit, ma cosa significa scrivere per se stesso?

Definire un autore un vanesio che se ne infischia dei lettori e fa il capriccioso per leggersi davanti allo specchio, sebbene pagato da un'editore, mi pare un po' fuori luogo a dire il vero e conferma in me l'impressione che il livello di certe critiche stanno prendendo la tangenziale. Permettimi.

 

Sono il primo a notare che ultimamente lo stile di Mauro si è fatto alquanto compassato, ma l'impegno nel cercar di proporre trame impegnative e non banali non è mai venuto meno. Concordo con Diablero che forse la stanchezza e i troppi impegni redazionali di curatore, con le uscite moltiplicate all'ennesima potenza, lo portino a non fare troppo "l'editor di se stesso" e ciò alla lunga si sente nel livello complessivo della sua opera, specie nei dialoghi, ma non credo affatto che, da amante e conoscitore di Tex (oltre a un evidente rispetto per il creatore) di colpo lo consideri un suo giocattolo personale da giocarci a piacimento, mandando al diavolo quei lettori che lo sostengono in edicola. Dai!

 

 

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<span style="color:red">4 ore fa</span>, Letizia dice:

Mi impedisce?

Sono a tre metri e si mancano?

Ma neanche la lepre mutata dell'"Eternauta parte seconda" è così veloce!

Non si possono poi negare i dialoghi pallosi che, in verità (te lo concedo), sono presenti molto di più nella prima parte.

Io non sono Tex ma, se avessi sparato 6 colpi, anche a occhi chiusi, almeno uno sarebbe andato a segno di sicuro. 

 

I dialoghi più "pesanti" stanno nella prima parte di Carson, che in effetti sembra gratuita. Ma a parte queste pagine, il resto mi è parso avere un bel fluire narrativo.

 

Sui tre metri: Jesse James non può morire né essere catturato. Tex nemmeno. Quindi se vuoi proporre un confronto devi fare in modo che entrambi siano lesti a non farsi ferire. Una forzatura come le tantissime di cui è costellata, da sempre, la saga.

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5 hours ago, Leo said:

Sui tre metri: Jesse James non può morire né essere catturato. Tex nemmeno. Quindi se vuoi proporre un confronto devi fare in modo che entrambi siano lesti a non farsi ferire. Una forzatura come le tantissime di cui è costellata, da sempre, la saga.

Non mi sembra un motivo valido. Tex non può nemmeno uccidere Carson. Quindi gli autori non mettono Tex e Carson a spararsi addosso da 3 metri. Semplice, no?

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<span style="color:red">2 ore fa</span>, Diablero dice:

Non mi sembra un motivo valido. Tex non può nemmeno uccidere Carson. Quindi gli autori non mettono Tex e Carson a spararsi addosso da 3 metri. Semplice, no?

 

Con questa logica molti pericoli a cui è stato sottoposto Tex negli anni non andavano scritti. È un fumetto d'avventura, zeppo di questo tipo di forzature. Se andiamo a rileggere la collana pretendendo il realismo penso che bocceremmo i tre quarti delle storie.

Una convenzione fumettistica vuole che Tex e Carson riescano a disarmare i loro avversari sparando all'arma che hanno tra le mani, senza nemmeno ferirli. Anche questa è una forzatura, ma la accettiamo in nome di una convenzione tacita tra lettore e sceneggiatore. 

Per una volta, possiamo accettare anche che Tex possa non riuscire, di fronte a un avversario così lesto a gettarsi a terra e fuggire. D'altronde, è Jesse James, un nemico "straordinario" nel senso letterale del termine.

La forzatura di questa storia non mi sembra davvero la peggiore.

 

Sarà che in questo periodo sto leggendo La storia del West, e che questa storia in qualche modo la richiama, ma a me è piaciuta davvero tanto. Una storia western che attinge dalla storia reale e che inserisce Tex in maniera non forzata. Avercene di storie scritte così bene. Ormai mi sembra che qui ci sia il tiro allo sceneggiatore, e tranne questa storia in soldoni parlo anche di me. Ormai non ci va più bene niente. Ma siamo sicuri che sia un problema solo di autori? Non è che anche noi lettori siamo usurati nello stesso modo in cui diciamo lo siano Boselli e Co? Ripeto, tranne che per questa storia parlo anche di me eh! ;)

 

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