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TWF - Tex Willer Forum

[Tex Willer N.58/60] Raza il Comanchero


MacParland
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Soggetto:  Boselli Mauro

Sceneggiatura:  Boselli Mauro

Disegni:  Gomez Carlos

Copertina:  Dotti Maurizio 
 

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Tex non ha rinunciato a cercare le tracce e di Felix Ward, il ragazzo scomparso che ha involontariamente causato la guerra tra Cochise e i soldati americani. Dopo aver salvato Carlos, un ex componente della banda di Santiago Querquer, da un attacco di feroci Hualpai, Tex lo costringe a unirsi a lui: i due, fingendosi mercanti d’armi, cercheranno Felix tra le tribù dell’Arizona. Ma il nostro eroe non ha fatto i conti con il nuovo capo di Carlos... Pedro Raza, il crudele comanchero, sarà anche lui della partita!

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Disegni bellissimi! Non vedo l'ora di leggere questa storia. Gomez è sempre stato uno dei miei disegnatori preferiti e ha già dimostrato quanto vale su Tex con lo splendido cartonato alla francese dell'anno scorso e con il Texone di anni fa.

Speriamo di vederlo presto anche sulla serie regolare e che la coppia Boselli/Gomez diventi fissa e ci stupisca come a suo tempo il duo Boselli/Marcello. :lol: Lo vedrei bene anche per un eventuale ritorno di Lena Parker e Donna.

 

P.S.: peccato invece che il suo Color estivo scritto da Manfredi sia stato rinviato (sorry ma io "I lupi di Shannonville" lo lascio in edicola, ho un problema con Cossu).

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  • 2 settimane dopo...
  • 2 settimane dopo...

Bastano solo le tre tavole in anteprima per evidenziare una qualità grafica straordinaria!

Gomez è un artista con i controfiocchi; poter disporre di un disegnatore simile, per uno sceneggiatore, equivale a iniziare una sfida calcistica sul 2-0. :D

 

Non vedo l'ora di poter arricchire la mia raccolta con albi di tale caratura.

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Letto il primo albo. Non credo di esagerare nel dire che i disegni di Gomez sono strepitosi, davvero un grande artista. Spero proprio che continui a deliziarci a lungo con tante altre storie come questa, e che sia lui il misterioso disegnatore a cui è stato affidato il ritorno di Lena e Donna sulla regolare: è il migliore e più adatto a raccogliere il testimone di Marcello. E tra l'altro - fatto non secondario - è veloce.

 

Consiglio amichevole a chi non legge o non ama il giovane Tex: prendete almeno questi tre albi, che meritano e che si possono leggere, seppur in continuity, anche autonomamente. (Do per scontato che anche i prossimi due siano dello stesso livello). La storia è fin da subito avvincente, con bei personaggi tridimensionali e un Tex "centrale" e in gran forma, che riesce a districarsi alla grande tra comancheros, hualpai e apaches. E' un Tex giovane ma già molto simile, in questa storia, al Tex maturo. La vicenda è lineare: chi non ama gli intrecci complessi o i troppi riferimenti storici ne sarà felice. 

 

Per l'angolo del rompibal... cioé del lettore scrupoloso, l'unico appunto che si può fare è qualche dialogo o pensiero un pochino ridondante. Come notato anche da Bob Rock nel Texone in alcuni casi (pochi a dir la verità) le informazioni sono inutili, e forse dialoghi più secchi ci starebbero meglio. Es. a p. 21 Tex che dopo aver strisciato tra i cespugli, nota la sentinella e pensa: "L'uomo di sentinella ha scelto la posizione più dominante. Ma non sembra che mi abbia visto. E' stata un'idea saggia quella di strisciare al riparo dei cespugli" Ora, secondo il mio modesto parere, la prima frase è inutile: abbiamo appena visto che la sentinella è in alto nel canyon e che non si è accorta di Tex che striscia. Al massimo poteva bastare un: "Non mi ha visto. Ho fatto bene a strisciare tra i cespugli" 

Anche poco dopo Tex pensa: "Per fortuna non ho portato con me il mio fedele Dinamite. Ora devo provare ad arrivargli addosso inaspettato. Di sicuro si guarderà alle spalle." Anche qui, secondo me, la prima frase è inutile, abbiamo visto Tex strisciare, è chiaro che Dinamite non sarebbe servito, e anche la terza frase si poteva togliere: è evidente che la sentinella si guarda alle spalle, se no che sentinella è! Bastava un: "Cercherò di arrivargli addosso di sorpresa!"

 

Ma queste sono piccolezze, che potrebbero rendere i dialoghi e i pensieri più scorrevoli, ma che nulla tolgono a questo gran bell'albo. :lol:

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Non ho letto questo thread prima di leggere l'albo per evitare spoiler. Ma giuro che mentre lo leggevo, mi hanno dato fastidio alcune delle stesse frasi ridondanti che cita Poe, e già pensavo di parlarne commentando l'albo!

 

Ma partiamo dal principio: torna Borden, e torna pure il Western. Non sto facendo il confronto con la storia precedente di Rauch (che ormai, con la sovrapproduzione attuale, un Tex Willer di un mese fa vuol dire tanti di quegli albi fa che a malapena lo ricordo) quando al Tex più recente che ho letto, il ritorno di Wolfman di Ruju, e in quell'occasione avevo detto che Ruju, come Nizzi e come quasi tutti gli autori Bonelli attuali, ha un impostazione "gialla" e un west che somiglia a "quella casa nella prateria"

 

Avendo ancora in mente quella storia (e il mio commento) mi sono chiesto in cosa consista il fatto che invece questa storia di Boselli è invece un western. È una di quelle cose che riconosci anche se fai fatica a spiegarle a parole, ma ci provo. In gran parte è l'ambientazione: le ultime storie di Ruju erano spesso gialli o slasher movies (anche il Mostro del Lago Salato era la stessa roba, il mostro che arriva e ammazza tutti quanti scena dopo scena, idem il Pistolero Vudù). Ma uno slasher movie ha senso se le vittime sono un gruppo di studenti imbranati o scemi in vacanza, o gente "come noi" chi si fanno macellare incapaci di opporre resistenza. Come se arrivasse un mostro nella Casa nella Prateria.

 

Il Western invece è un genere per tipi duri. Solo in queste 62 pagine Boselli presenta un campionario di tipi tosti, fra indiani e comancheros, che ti immagini Wolfman che si presenta e un minuto dopo scappa via piangendo in mutande come il killer in "lo chiamavano Trinità". Altro che "vittime indifese". Non ci sono assassini misteriosi da scovare, sono TUTTI assassini (nel senso che tutti hanno già ucciso qualcuno, per le più svariate ragioni), tranne probabilmente il bambino, ma non lo nascondono mica, anzi è motivo di vanto e di orgoglio l'avere ucciso tanti nemici.

 

Non è ovviamente solo quello, non è che se ambienti una storia in un carcere fra assassini diventa un western, è un insieme di tante cose, ho citato la differenza che salta all'occhio con gli slasher movie e le ultime di Ruju, con altri generi (o anche sempre con gli slasher) potrei citare differenze diverse. Si fa prima a imparare a vedere la differenza che a spiegarla. Ma si vede, eccome.

 

E quando la vedi ti rendi conto di quanto davvero siano diventati rarissimi gli autori Western: e mica solo nel fumetto! Pensateci un attimo: ancora oggi in TV i western hanno un sacco di pubblico. Quelli che non vanno sono i western MODERNI (e fatti male, quando li fanno bene incassano anche quelli moderni). C'è stato sicuramente un "effetto rigetto" negli anni 70-80 dopo decenni in cui sono stati fatti centinaia di western ogni anno, in maggior parte di pessima fattura, e il pubblico è calato. Ma oggi? Oggi non c'è più il rigetto da sovrapproduzione, anzi sono rari e solo il fatto che si faccia un western genera interesse. C'è il problema del fatto che senza più la "catena produttiva" di una volta (che generava stuntman e cavalli addestrati, location ricorrenti, etc) farli è più costoso e difficile, e oggi con la Computer Grafica è più economico ambientare un film su Marte o su Tatooine che non in un set western. Ma allora bisogna chiederci perchè quella catena produttiva non esiste più, e altri generi con location più costose vanno ancora.

 

Credo che la crisi del western sia un caso abbastanza unico oggi, perchè non è data tanto dal disinteresse del pubblico, quando dalla generale incapacità di farli. Cioè di scriverli. Gli autori "moderni" non sono proprio più capaci. E si vede benissimo da tante cose. Come se ci fosse qualcosa nei western che si è persa completamente nei nuovi autori.

 

Pensate, per fare un altro esempio, a Deadwood Dick. Si parte da tre racconti dallo stesso autore, Lansdale, uno dei pochi che i western li sa ancora scrivere. Tre autori Bonelli devono "solo" sceneggiarli a fumetti. E il risultato per me è davvero "western" solo con quello sceneggiato da Boselli (Colombo ha preso praticamente solo la parte genericamente "pulp", poteva ambientarlo anche a Roma contro la banda della Magliana negli anni 70, e quello di Masiero è un miscuglio di cose woke con humor scatologico e brani di Lansdale)

 

Se ci pensate, è il problema principale di Tex attualmente, almeno secondo me: la sovrapproduzione a portato alcuno autori per me totalmente non adatti su Tex, ma sono ancora pochissimi, in gran parte il livello dei disegni è ancora ottimo. Sono le storie il problema.

 

(poi vabbè, magari sono l'unico a cui frega qualcosa, sotto Nizzi per anni e anni tutte le storie erano su Tex e Carson che "investigavano su delitti" con tecniche alla Nick Raider (compreso l'abuso di "soffia") e pare che piacesse a tutti lo stesso...)

 

Ma a parte queste disquisizioni sull'atmosfera e sul genere, come mi è parsa la storia? Beh, per adesso è presto per un giudizio complessivo, ma finora la storia fila e appassiona, i personaggi sono tutti ben caratterizzati, e Gomez si conferma abilissimo (anche se un po' forse "strafà", andando davvero a dettagliare tutto, sarà che sono abituato a leggerlo su Dago dove doveva andare molto più di corsa, ma con meno dettagli i suoi disegni mi parevano più "ariosi". E poi se con meno dettagli riuscisse a fare ancora più pagine noi lettori ne avremmo solo da guadagnarci...)

 

Tutto bene allora? Quasi. Ci sono le frasi e dialoghi "esplicativi" citati da Poe che ormai sono un po' una brutta abitudine di Borsden (bisognerebbe dirgli come con le sigarette, "nuoce gravemente alla sintesi", "Just Say No!")

 

Inizia a pagina 13 quando c'è un pesante "dialogo esplicativo" in cui i due fanno il riassunto di una storia risalentre a TRE NUMERI FA, mica centocinquanta, e per cui quindi non c'è nessun bisogno di "rinfrescare la memoria" (un nuovo lettore confuso può semplicemente comprarsi l'albo arretrato nella stessa edicola, se non ce l'hanno glielo trovano in pochissimo tempo... ma il fatto è che oltretutto NON SERVE A NIENTE, la storia sarebbe perfettamente comprensibile anche senza, a che serve sapere i dettagli della morte di Querquer?)

 

idem per il successivo "spiegone per lettori non capenti"... ma davvero Tex deve spiegare perchè non si è portato dietro il cavallo MENTRE STRISCIAVA DI NASCOSTO FRA GLI ARBUSTI? Ci sono lettori che davvero si chiedevano "ma perchè a strisciare sui gomiti vicino a lui non c'è Dinamite"?

 

Sono momenti "wtf" in cui, anche se la storia è appassionante, ti stacchi per forza dall'immersione nelle vicende raccontare e ti scappa da ridere...

 

P.S.: ma solo a me Gomez così dettagliato ricorda un sacco Barry Windsor-Smith?

 

 

Modificato da Diablero
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La risposta di @Diablero é lunga e articolata non tanto perché sia difficile spiegare cosa sia veramente "western" ma perché esistono varie sfumature del western, da Tom Mix a Quentin Tarantino, passando per i vari Ford, Zinneman, Peckinpah, Sturges, Leone, Corbucci... Probabilmente, lì in mezzo abbiamo anche visto qualche western "alla Ruju", io ricordo "Killer adiós" ma i più esperti sapranno individuarne altri. Peró Ruju non scrive solo "gialli" (che gialli non sono, direi piuttosto mistery).

 

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Ho letto con particolare interesse la prima parte della storia con il mio "omonimo" e suo padre Pedro Raza, dunque profittando del mio primo giorno di libertà dal lavoro (sperando di poter tornare ad essere più presente quanto prima) ho deciso di scrivere questo post per esprimere un rapido e non troppo esplicito commento. Assai apprezzabile l'idea del Bos di fare apparire nelle vicende del giovane Tex il famigerato Pedro Razza, che anche tramite i superbi disegni di Gomez esce perfettamente caratterizzato sin da questo primo albo: spietato, senza scrupoli, crudelmente sarcastico e disposto a tutto pur di trarre guadagno, eppure a suo modo molto legato al figlio Juan (a ben osservarli, impossibile non notare la somiglianza tra Pedro ed il Juan "maturo" del presente texiano).

 

Gli elementi per un'ennesima storia di alto livello sembrano esserci tutti, confido nel seguito. Ed ancora di più, confido che Tex possa incontrarsi faccia a faccia con Pedro Raza.

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Anche per me un inizio di storia molto bello e intrigante, con un Tex che ancora una volta dimostra grande intraprendenza e amore per il rischio e ho anche molto gradito il fatto di riprendere il filo del discorso di una narrazione lasciata interrotta in una storia precedente.

Poi il personaggio di Pedro Raza appare fin da subito dotato di una sua "grandezza", non solo per il timore che suscita (e che sa ben coltivare nei suoi sottoposti), ma anche perché, pur essendo spregiudicato e attento anzitutto agli affari, si coglie che ha un affetto sincero per il figlio (certo, anche nella prospettiva di farne l'erede del suo "impero"). Quindi, si profila un incontro/scontro degno di nota tra lui e Tex.

L'unica nota che mi pare un pochino esagerata in questo albo è la considerazione di cui Tex pare godere da parte dei vari capi delle tribù indiane. Non solo riescono a riconoscerlo, nonostante non stia ancora indossando la sua fatidica camicia gialla, ma non si lasciano neppure ingannare dal nomignolo di Teobaldo (notoriamente, santo protettore dei Carbonari). E il suo vero nome è talmente degno di riverenza che - pur conoscendolo - neppure lo pronunciano, quasi presi da sacro timore...

Scherzi a parte, mi sembra che l'autorevolezza che viene riconosciuta a un giovane uomo bianco come Tex anche da chi può averne sentito parlare poco e lo incontra per la prima volta e il prestigio di cui sembra godere presso queste tribù (che gli permette fra l'altro di uscire indenne, anzi con un aiuto, da situazioni difficili), pare quasi già prerogativa di Aquila della Notte...  

 

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Il 15/8/2023 at 11:51, texwiller.cover dice:

Gomez eccezionale!

Questo sempre. Tant'è che per me il suo Dago è quello vero, più di Salinas che era stato il creatore. Per cui attendo con gioia questa storia anche se, dalle immagini postate, sinceramente non riconosco il "mio" Tex Willer. 

Vedo che sono solo 3 albi. Peccato. Avrei preferito una lunga storia in stile Cochise, che, peraltro, devo ancora leggere.

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<span style="color:red">6 ore fa</span>, Angelo1961 dice:

Questo sempre. Tant'è che per me il suo Dago è quello vero, più di Salinas che era stato il creatore. Per cui attendo con gioia questa storia anche se, dalle immagini postate, sinceramente non riconosco il "mio" Tex Willer. 

Vedo che sono solo 3 albi. Peccato. Avrei preferito una lunga storia in stile Cochise, che, peraltro, devo ancora leggere.

 

Che aspetti ad acquistare e leggere l'albo @Angelo1961 ? Sono d'accordo con te, per me Dago è più di Gomez che di Salinas, per quanto grande fosse comunque. Immagino che in compenso tu abbia sbavato per Salinas nel classico Cisco Kid del 1951. Gli indiani di Gomez qui su Tex Willer sembrano molto simili a quelli di Serpieri, rispetto all'esperienza su Dago.

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Ancora non ho letto l'albo; l'ho solo sfogliato e già questo mi è bastato per confermare il giudizio espresso in un mio recente commento: Gomez è un autentico fuoriclasse, un rinforzo davvero prezioso per la scuderia texiana, visto che, da quel che ho capito, dovrebbe essere ormai arruolato stabilmente in via Buonarroti.

 

Lasciatemi comunque spendere anche qualche parola su Dotti e le sue copertine: dopo un rodaggio iniziale, ha raggiunto un livello davvero notevole di espressività e composizione. Complimenti davvero! La cover dell'albo attuale e anche quella mostrata in anteprima per il prossimo numero, mi piacciono davvero tanto.

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  • 2 settimane dopo...
  • co fondatore

Mamma mia, che disegni meravigliosi :wub:!

Anche la prima parte della storia è promossa, al massimo c'è da limare il contenuto di qualche balloon un po' spiegazionista qua e là.

Modificato da Mister P
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I disegni di Gomez, esattamente come ce li si aspettava, sono un qualcosa di mastodontico. Lui è veramente un disegnatore fuori scala : quando mi trovo a leggere fumetti illustrati così ci metto molto più tempo, rimango a rimirare le pagine come ipnotizzato... A livello di storia, si pongono le basi per dare un seguito come si deve alla vicenda cominciata nel "Passato di Cochise". La parte finale al covo di Pedro Raza è davvero intensa, col ritorno del figliol prodigo Rayo, e il gioco-crudele- sulla sua sorte. Raza è ben delineato con pochi tratti affilati : un leader carismatico, spietato ma con una sua ferrea e coerente linea di condotta. In compenso non ho capito la cosa della pelle di lupo. Ma Tex se la portava veramente dietro in previsione di poterla usare per un'eventualità del genere ?? Sul discorso "spiegazionismo" sottolineato da qualcuno : si, nella parte iniziale c'è qualche dialogo e monologo che si attorciglia un po' su sé stesso, ma poca roba...

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  • 2 settimane dopo...

Letto il secondo capitolo della saga. Senza fare spoiler dico che mi è parso un ottimo albo. Disegni di Gomez fantastici, la storie fila via che è una meraviglia, Boselli si districa alla grande fra Coyoteros, Hualpai, comancheros, Felix Ward e un amico che gli presta un grosso aiuto.

Aspettando il terzo e ultimo albo per un giudizio generale e spoileroso la serie "Tex Willer" si conferma in splendida forma.

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Attendo la conclusione della storia per formulare un giudizio complessivo, anche se fin d'ora posso tranquillamente affermare che FINALMENTE Tex torna ad essere protagonista in solitaria, cioè in azione individuale come era nelle prime storie di GLB, e non come "aiutante" del vero personaggio principale.

Dopo l'iniziale periodo di "Tex Willer" in cui il nostro agiva da fuorilegge solitario (diciamo fino a "Un giovane bandito" incluso), nei successivi albi lo abbiamo visto spessissimo nel ruolo di co-protagonista (per non dire comprimario), cioè come uno che sembra finisca dentro una storia in cui gli interessi e gli sviluppi sono tutti incentrati su altri. Ritengo che questo "effetto collaterale" sia dovuto al fatto che le storie sono via via diventate sempre più lunghe e articolate in molti albi, 4, 5, fino addirittura a 6 (Juan Cortina e Cochise), con un universo di personaggi sempre più ampio, in cui il vero attore principale, con relativi moventi, è quello che compare nel titolo (appunto Cortina, Cochise).

L'auspicio, che ho già espresso in altro intervento, è che "Tex Willer" non si trasformi editorialmente e narrativamente in un "Tex 2", solo con una frammentazione in albi da 64 pagine anzichè 112. Con quest'ultima terzina (ancora da chiudere) ho appunto tirato un sospiro di sollievo e una boccata di sano western, polveroso e brutale, dove Tex è centrale, anzi centralissimo e determinante.

Modificato da PapeSatan
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Letto anche io il secondo albo e l'ho trovato molto buono, la storia sta scorrendo bene tra agguati e sparatorie nella selvaggia Arizona non ancora popolata dai pionieri ma da indiani bellicosi e comancheros. La ricerca di Felix Ward in un territorio del genere è un impresa ardua per chiunque tranne per Tex stavolta in compagnia di Carlos, comanchero al servizio di Raza, riescono a trovare il ragazzo.

Spoiler!

Però la situazione si complica per via della fuga dei due ragazzini e l'arrivo degli hualpai, purtroppo ci rimettono la vita alcuni componenti della famiglia indiana e il povero Carlos che anche se era un criminale è rimasto fino all'ultimo per cercare di difendere la famiglia indiana. Alla fine grazie anche all'aiuto di Jesse Hawks Tex e Felix riescono a salvare in bambini indiani rapiti. Non vedo l'ora di vedere come finirà lo scontro con Raza 

 

 

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